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Autore: AlessiaCo    15/06/2016    2 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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 Eccomi qui con un nuovo capitolo. Buona lettura :) 

ELYZA
 
Ci misi un po' a rielaborare la frase appena udita. Era davvero possibile che Nick si riferisse a Lincoln, Jasper e Monty? Aggrottai la fronte con ancora un lieve colorito sulle gote, per il modo in cui si era posto con me. - Si... Cioè... Stiamo cercando dei nostri amici ma non so se/ - - Non c'è bisogno che tu prosegua oltre - mi stoppò lui mettendomi una mano alla bocca. " questo tipo è davvero strano" - Devi essere sicuramente tu l'Elyza di cui ho sentito parlare. Non scherzavano quando dicevano che eri davvero bella - mi disse sornione. Lanciai uno sguardo imbarazzato ad Alicia che, presa dalla gelosia, serrò visibilmente la mascella socchiudendo le palpebre. - Siete arrivati con quella? - chiese superandomi e avviandosi verso la nostra vettura, senza nemmeno darmi il tempo di parlare. - Hey Hey, aspetta, rallenta - gli ordinai arrestando il suo passo e costringendolo a voltarsi nuovamente verso di me - Di che stavi parlando? Conosci i nostri amici? - - Molto meglio! Ci vivo insieme ! -. Guardai Bellamy e Octavia stringersi in un veloce abbraccio, felici nel sentire finalmente qualche bella notizia. - Ma cosa... Come, come è possibile? - spalancai gli occhi, ancora incredula di quanto il destino fosse curioso. Quante possibilità c'erano che una cosa del genere potesse accadere?
Il profumo di Alicia mi inondò il respiro, facendomi capire che si era portata al mio fianco e, con molta probabilità, stava osservando la mia espressione stupita con un sorriso in faccia. - Hai visto? Avevo ragione - mi disse infatti accarezzandomi il braccio. Rimasi ancora qualche momento in trance, prima di incontrare i suoi occhi ridotti a due fessure a causa dell'enorme sorriso che mi stava rivolgendo. - Già - mi limitai a rispondere con un velo di lacrime per la gioia.
 
.- Non vorrei disturbare questo momento di felicità ma... Dobbiamo andare - ci disse indicando qualcosa dietro le nostre spalle.
.- Cazzo ! -
 
Sentendo quell'esclamazione poco fine di Alicia, mi girai a mia volta a guardare il punto indicato dal ragazzo. I miei occhi si spalancarono e, come ogni volta, l'adrenalina cominciò a pervadere ogni centimetro del mio essere. Restai immobile ad osservare quell'orda di zombie venirci incontro, non avevo mai visto un gruppo di non morti così numeroso. Cercai frenetica qualche sguardo intorno a me, ma mi resi conto di essere l'unica ancora impalata nella stessa posizione - Elyza! - mi sentii chiamare a gran voce. Io non sapevo che mi stesse succedendo, ma non riuscivo... Non riuscivo a muovermi. - Elyza! -. niente. I miei piedi sembravano cementati in quei pochi centimetri d'asfalto. Cominciai ad annusare l'aria, di gran lunga molto più maleodorante man mano che si portavano più vicino.
 
.- Elyza! Ma che ti prende? - Sentii una mano afferrare la mia.
 
Tre zombie ormai erano a pochi metri da me, ma non potevo far altro che osservare il putrido sangue uscire dai loro indumenti bucati e logori. Sangue... sangue... sangue... non riuscivo a vedere altro. Quel sangue, così simile a quello di cui le mie mani erano sporche. Sangue... Come quello che sentivo inondare il mio cervello, sarei svenuta di lì a poco, me lo sentivo.
 
E poi fu nero.
 
Possibile che il sangue diventasse nero? Non ne ero sicura, ma quello che vedevo intorno a me era solo nero. Ma... Non era un brutto colore . L'unica cosa che potevo sentire era un calore, un calore strano. Non uno di quelli con cui ti puoi scottare,no... Era un calore confortante, intimo. Uno di quelli dove vorresti rimanere per sempre. Stavo bene, mi sentivo al sicuro, anche se non potevo vedere niente. Strano come il nulla potesse farmi sentire così al mio agio. Forse tutto quello era solo un sogno e ora mi stavo svegliando. Si... Doveva essere sicuramente così. Ma i sogni potevano essere neri? Non ne ero sicura, ma quello che vedevo intorno a me era solo un sogno, nero.
 
ALICIA
 
. - Elyza! Ma che ti prende? - le urlai afferrandole la mano nel tentativo di trascinarla via con me. Osservai terrorizzata l'orda sempre più vicina, dovevo fare qualcosa, alla svelta. Guardai dietro di me in cerca di aiuto, ma mi si raggelò il sangue nel notare tutti seduti dentro l'auto, troppo codardi per intervenire  - Elyza! - cercai di chiamarla di nuovo, nel tentativo di scuoterla dal suo coma. Le misi una mano sulla guancia, facendo ruotare il suo volto verso di me, per osservarne le fattezze. Gli occhi grigi, le labbra gonfie e livide. Abbassai lo sguardo, portandomi la sua mano più fucina per osservare le unghie violacee... " Shock " diagnosticai sommando tutti gli indizi. Non so dove trovai la forza, ma ci riuscii, l'adrenalina fece miracoli. La presi in braccio a peso morto e, il più velocemente possibile, la portai verso il portellone dell'auto, dove Octavia e Raven se la tirarono per le gambe nei sedili posteriori per poi lasciare me per ultima, con sopra il suo busto.
 
Sentii il rumore dello sportello chiudersi, ma non mi preoccupai di chi fosse stato a farlo. Ero dentro. Al sicuro.
.- PARTI PARTI PARTI - incentivò Bellamy a una persona alla guida che mi resi conto, solo in quel momento, essere mio fratello.
I finestrini ancora abbassati fecero entrare aria che io respirai a pieni polmoni. - Alicia... - mi sentii chiamare. Abbassai lo sguardo sperando che Elyza si fosse ripresa, ma la guardai ancora senza sensi tra le mie braccia. - Alicia... - sentii nuovamente il mio nome. Mi voltai a guardare di fianco a me e vidi le espressioni preoccupate di Octavia e Raven - Stai bene ? - mi chiese la prima, reggendo saldamente le gambe di Elyza. “ No. Non andava bene un cazzo “ - Aspetta... Tieni... - mi disse cercando qualcosa in una tasca e porgendomi, successivamente, un fazzoletto. Guardai interdetta il pezzo di stoffa, non capendo a cosa mi servisse. La vidi fissarmi con insistenza e, istintivamente, portai la mia mano sul viso sentendo del liquido sporcarmi le dita. Afferrai il fazzoletto e prontamente lo portai sul naso per bloccarne il sangue. Fu solo allora che notai la mia mano tremare... La paura scorreva ancora nelle mie vene.
.- Dove stiamo andando ? - sentii chiedere, da non so chi -  A casa - rispose semplicemente Nick, decelerando dato che ormai eravamo fuori pericolo.
 
Rimasi in silenzio per tutto il tragitto. Mentre con una mano sorreggevo il fazzoletto, con l'altra cingevo le spalle di Elyza, cullandola al mio petto. Notando l'arresto del flusso, appallottolai il pezzo di carta e lo gettai fuori dal finestrino, cosa che non avrei mai fatto pochi mesi fa. Ormai era tutto cambiato, sia in questa assurda Terra, sia in me stessa. Osservai a lungo il viso rilassato di Elyza che sembrava semplicemente immersa in uno dei sui tanti sogni. Con la mano libera, ora, iniziai ad accarezzarle i capelli portandole qualche ciocca dietro l'orecchio per poterla osservare meglio " stai tranquilla " le dissi in un sussurro riservato solo a lei. Le mie parole sembrarono rilassare anche me e, per qualche assurdo motivo, i miei occhi decisero di riempirsi di lacrime che non riuscii più a mandare giù. "Come potevano lasciarla lì?" pensai, passando velocemente in rassegna i volti dei miei compagni di viaggio. Mi avevano delusa tutti, Bellamy più di chiunque altro. Avrei potuto davvero perderla. Asciugai il mio pianto col dorso della mano ancora tremante.
.- Al...y - inclinai il mio volto sentendo il mio nome pronunciato così dolcemente. Le palpebre di Elyza cominciarono ad aprirsi, prima fermandosi a mezz'asta e poi spalancandosi rivelando quel meraviglioso color del mare. Il suo sguardo non tardò a cercare il mio e io sorrisi lasciando scendere le ultime lacrime di quello sfogo - Alicia... - - Shhh siamo salvi - le dissi sorridendo e stringendola ancora di più a me.
Appoggiai il mento sulla sua testa e guardai fuori dal finestrino gli stabili balneari passarmi davanti silenziosi.
. - Il porto? - chiese Bellamy, intuendo il percorso che stava facendo Nick - Esattamente. - Rispose lui continuando la sua guida silenziosa.
 
La macchina si fermò pochi istanti dopo e io ne fui sollevata, dato che avevo ormai perso la sensibilità in un braccio a causa della mia scomoda posizione. I due ragazzi scesero per prima e subito vennero ad aprirci le portiere per facilitarci la discesa. - Passami Elyza, così puoi scendere - mi disse Bellamy allungando le sue braccia verso di me - No! -.
Lui mi guardò stranito e intimorito allo stesso tempo. Portai una dopo l'altra le gambe fuori dalla vettura, invitando Elyza ad aggrapparsi al mio collo per rendermi la presa più facile. Lei sembrò capire perché, in pochi secondi, sentii le sue dita stringere la stoffa della mia maglia - Tu non la tocchi! - sbottai al ragazzo ancora impalato davanti a me.
.- Che state facendo? - chiese Nick vedendoci ancora fermi nella stessa posizione. - Niente- risposi io avanzando di qualche passo con Elyza ormai in braccio.
 
 
La lunga passerella del molo versava in ottime condizioni e non feci fatica a camminare con quel pesante peso addosso. - Alicia... Sei sicura di farcela ? - - Si Nick, sono sicura - - Ok... –
 
Una ventina di pescherecci erano attraccati nella parte sinistra della pedana, si potevano riconoscere sia dalle numerose reti ancora attorcigliate ai motori, sia dall'odore pungente di pesce. - Qual è la vostra? - gli chiesi facendo ormai fatica a reggere il corpo di Elyza. - Quella lì - mi indicò allungando il passo e invitandomi a salire su una bagnarola da quattro soldi. Osservai l'imbarcazione disgustata, sia per il sudiciume della corda di attracco, sia per le dimensioni, di gran lunga più misere di quelle che ci circondavano. Allungai, anche se mal volentieri, Elyza tra le braccia di mio fratello che, lentamente, l'adagiò dietro di se facendo attenzione a non farle male. - Perché ti sei scelto un gommone? - gli chiesi prendendo posto a mia volta sul l'imbarcazione - Perché non ti fidi di me? - mi rispose in tono sarcastico attendendo gli altri rimasti un po’ distando da noi.
Bellamy si accomodò di fronte a me ma, anche se sentivo i suoi occhi su di me, continuai a guardare le numerose barche intorno a noi, soffermandomi, di tanto in tanto, a leggere i nomi che i proprietari scelsero per loro. " Tutti nomi di donne " osservai avendo modo di leggerne una decina.
 
Il rumore del motore mi risvegliò dai pensieri. Octavia cominciò a mangiarsi le unghie dal nervoso e Raven più volte la richiamò per farla smettere - Non mi piace il mare Reyes! - cercò di giustificarsi continuando a portarsi la mano alla bocca.
Fortunatamente il mare era calmo e alcune nuvole ricoprivano il sole donandoci un pò di sollievo da quella luce cocente. Lo sciabordare delle onde cullò i miei pensieri e, chiudendo i miei occhi stanchi, immaginai di tornare indietro nel tempo, quando ancora quello poteva essere un bellissimo giro in barca. Aprii le palpebre ma, a causa del vento, feci fatica a focalizzare immediatamente una sagoma all'orizzonte. Mi trattenni i capelli lontano dal viso, socchiudendo i miei occhi per poter focalizzare meglio - Dimmi che non scherzi ! - urlai presa dall'euforia. Mi girai a guardare l'espressione divertita e soddisfatta di mio fratello - Lo sai che mi tratto bene -.
Raven e Octavia lasciarono le loro posizioni per avvicinarsi a me e guardare nella mia stessa direzione - Ma è enorme! Guarda O! - la sentii dire puntando il dito verso l'imbarcazione.
 
 
 
Quello che pensavo fosse un enorme motoscafo, si rivelò essere un meraviglioso yacht a più livelli. I miei occhi si spalancarono dallo stupore nel vedere mio Zio Gustus salutarci dal ponte principale. Al nostro arrivo la passerella rientrante si allungò verso di noi, rendendo più facile il nostro imbarco.
.- Zio! - Senza pensarci troppo, spiccai un balzo atterrando sulla pedana e, non curante delle persone intorno a me, mi gettai al suo collo - Ma quanto sei cresciuta! - mi disse lui stringendomi nell’abbraccio e accarezzandomi i capelli. Mi staccai leggermente dal suo corpo possente per osservarlo... non era cambiato di una virgola. I capelli a spazzola continuavano a dargli quell'aria militaresca che tanto mi affascinava, mentre il suo corpo sembrava sempre più ricoperto di strani tatuaggi di cui ero estremamente curiosa. La vista dei numerosi disegni sulla sua pelle mi riportarono alla mente la Rosa dei Venti di Elyza e, a quel pensiero, mi voltai per cercarla con lo sguardo. La vidi alzarsi con difficoltà dal gommone, in prenda ancora ai postumi del suo malessere. - Mi potresti aiutare? Non sta bene - gli chiesi cercando di mantenere la calma. Lui mi sorrise e percorse la pedana per raggiungerla e sorreggerla da sotto le spalle - Forza bambina, con calma... un passo alla volta - lo sentii dire con tono rassicurante.
 
 
ELYZA
 
A ogni minimo movimento che compissi, il mio corpo esplodeva di dolore. Con gli occhi ancora chiusi tentai di capire in che posto mi stessi trovando. Portai la mano accanto a me, scoprendo di essere sopra qualcosa di morbido. Aprii un occhio non facendo però molta fatica ad abituarmi alla luce dato che, a illuminare la stanza, era solo una piccola finestrella posta in alto. Mi stropicciai gli occhi, come se mi stessi risvegliando da un lungo letargo, mentre con un colpo di bacino mi alzai a sedere. La testa mi girò leggermente e fui costretta a chiudere le palpebre per non guardare la stanza girare. Improvvisamente sentii il mio corpo ondeggiare e un senso di nausea prese il sopravvento. Lo scricchiolio del legno mi riportò alla realtà, facendomi ricordare la barca in cui ero salita ore prima. Alcune scene mi passarono annebbiate nella mente, ma non fui del tutto sicura che si trattassero di cose realmente accadute o semplicemente di sogni in cui mi ero imbattuta. Sentii una porta scorrevole aprirsi di fianco a me ma, ancora frastornata, ci misi un po’ a girarmi e sorridere alla persona che mi si presentò davanti - Sei sveglia! - mi disse sorridendomi e avvicinandosi. - Alicia... - risposi come se quella fosse l'unica parola che potessi pronunciare. Mi spostai leggermente verso destra, lasciandole sufficiente spazio per potersi sedere. - Come ti senti? - mi chiese portando una mano sulla mia fronte - Mi gira tutto... E ho la nausea - - Mi hai fatta preoccupare - mi rimproverò accarezzandomi ora il volto. Chiusi gli occhi, appoggiando ancora di più la mia guancia al suo palmo per sentirne il calore e goderne l'effetto rassicurante. - Cosa è successo? Dove siamo? - - Non è successo nulla di grave, tranquilla, hai solo perso i sensi - la sentii mentire dolcemente, sapevo che era successo qualcosa - Siamo al sicuro sullo yacht di mio zio - - Allora è vivo! - asserii curiosa di conoscerlo.
 
 
 
.- QUINDI LA PRINCILESSA SI È SVEGLIATA! - mi voltai questa volta di scatto, riconoscendo quella voce che pensavo di non ascoltare più. - Jasper! oh mio Dio! - lo vidi entrare velocemente per fiondarsi addosso a me con tutto il suo corpo, per nulla preoccupato di farmi male. - Elyza! - sentii chiamare un'altra voce associabile a quella di Monty. Purtroppo non riuscii a vederlo in faccia ma, sentendo un altro peso aggravare sul mio corpo, capii che anche lui doveva essersi buttato in mezzo all'abbraccio - Vi prego ragazzi! Non respiro - cercai di gridare tra le risa. In quel momento avrei voluto davvero vedere la faccia di Alicia, chissà cosa stava pensando di quei due idioti. - State attendi dai... - la sentii dire preoccupata. I due ragazzi le diedero retta e, uno alla volta, mi liberarono del loro peso lasciandomi finalmente la possibilità di respirare a pieni polmoni - Voi siete matti - esordii portando una mano davanti alla bocca tossendo per l'imminente scadore alla gola. Mi misi nuovamente a sedere, incrociando le gambe come quando, durante i pigiama party, si era soliti assumere quella posizione in attesa che le amiche ti informassero delle news riguardo la loro vita amorosa. Questa volta, di romantico, non ci sarebbe stato niente, ma ero comunque intenzionata a sapere che fine avessero fatto per tutti quei giorni.
 
.- No no no! Non ci provare nemmeno! - mi anticipò Jasper senza che io potessi formulare una domanda - Prima andiamo a mangiare che muoio di fame! - Gli sorrisi divertita, era bello vedere come nulla fosse cambiato.
 
 
Monty e Jasper uscirono la mia cabina, lasciandomi l'opportunità di rinfrescarmi prima di raggiungere tutti della zona living - Ho pensato che potessero piacerti - mi disse Alicia rimasta lì con me. Mi voltai nella sua direzione, notando alcuni vestiti appesi alla maniglia dell'armadio - Forse ti stanno un po' grandi, ma meglio di niente - continuò sfilando una maglia da una gruccia per porgermela. Afferrai l'indumento per portarmelo addosso e osservare la taglia. Anche se risultò decisamente larga, ne apprezzai la morbidezza e la fantasia. La parte davanti raffigurava una spiaggia con delle alte palme che arrivavano all'altezza del seno e, nella parte dietro, una scritta orizzontale, "Miami" . - È perfetta ! - le dissi avanzando verso di lei e stampandole un bacio fugace sulla labbra. Il mio gesto, anche se senza secondi fini, sembrò lasciarla col fiato sospeso, ma fui felice nel vederla arrossire come la prima volta. Naturalmente cominciai a pensare a NOI. Alla piega che avrebbe preso la nostra relazione e il modo in cui l'avremmo portata avanti. Io non mi vergognavo di dirlo ai miei amici, tanto è vero che preferii mostrarlo con i fatti, il giorno prima sulla macchina con quel bacio. Non sapevo quello che ne pensava Alicia, ma di certo non l'avrei forzarla... Avrebbe deciso lei quando dirlo a suo zio e a suo fratello. Pensai anche a quella sera... Quella in cui stavamo per consumare la nostra prima volta. Il pensiero di non averla ancora fatta mia mi torturava, ma con tutta quella gente intorno, non era facile per me trovare il momento giusto.
 
Abbassai gli occhi verso il piccolo getto d'acqua del lavandino, mi sciacquai velocemente il viso e presi l'asciugamano per tamponarmelo. Uscii velocemente da piccolo bagno, rendendomi conto di aver passato un buon quarto d'ora immersa nei pensieri.
 
.- Allora? Come mi sta? - le chiesi notandola ancora nella stanza in mia attesa - Ti starebbe bene qualunque cosa - mi rispose facendomi arrossire.
 
.- Elyza... Vieni un secondo qui - mi pregò picchiettando il materasso con una mano. Mi misi a sedere al suo fianco, un po’ in ansia a causa del suo atteggiamento serio. - Devo dirti una cosa e... È al quanto imbarazzante per me -. Il mio cuore iniziò ad accelerare, costringendomi a prendere un profondo respiro
.- Tu mi piaci davvero tanto, dico sul serio, farei qualunque cosa per vederti felice. Io però... Sono sempre stata un disastro nelle relazioni ed è per questo che non sono molto abituata a mostrare i miei sentimenti in pubblico. Io voglio che questa cosa funzioni, lo voglio davvero. - - Mi stai dicendo che non sai come dirlo a tuo zio e a Nick? –
La vidi spalancare gli occhi e portarsi una ciocca dietro l'orecchio, come ogni volta quando era nervosa - Si... Cioè... - - Tranquilla... In realtà, ci stavo pensando poco fa - - Davvero? - - Si... Anche io voglio che questa cosa funzioni Alicia. Ma non voglio di certo farti soffrire a causa mia. Prenditi il tuo tempo. Io conosco i miei amici, non si permetterebbero mai di parlarne - - Mi sento davvero un’idiota - mi confessò sorridendo e iniziando a giocherellare con le mie mani - Il punto è che non ho mai avuto una ragazza e quindi non penso che loro se lo aspettino –
Sorrisi all'idea di essere la sua prima ragazza. In realtà non ne ero sicura... il mondo in cui mi toccava... Mi aveva fatto pensare il contrario - Credo però che mi debba sbrigare a dirlo - - Perché? - - Perché non so per quanto ancora riuscirò a starti lontana –
 
ALICIA
 
Continuai per lunghi istanti a osservare le nostre dita intrecciate, pregando che Elyza non notasse troppo quanto la mia fosse sudata. Avevo una paura tremenda. Paura di perderla, paura di sbagliare tutto, paura che le uniche persone rimaste della mia famiglia non mi appoggiassero. Era vero... Non ero mai stata brava a portare avanti una relazione. Sapevo di avere un carattere del cazzo e, ogni volta, finivo con l'incolpami di tutte le esperienze finite male. Avevo timore potesse capitare con lei, avevo timore di non essere alla sua altezza.
.- Forza, andiamo di là - mi invitò alzandosi in piedi e trascinandomi su dal letto. - Aspetta -
Prima di darle possibilità di compiere qualsiasi altro movimento, l'attirai a me per posare le mie labbra sulle sue. Non fu un bacio come gli altri... Volevo davvero farle capire che quello che le stavo facendo era una promessa, la promessa di impegnarmi qualunque cosa dovesse accadere. Nessuna delle due approfondì il bacio e ci sorridemmo prima di separarci e uscire, una dopo l'altra, dalla stanza.
Per accedere alla zona pranzo percorremmo un lungo corridoio interamente ricoperto di legno. Sopra, sotto, persino i muri presentavano lo stesso materiale lucido. – Che classe – disse Elyza poggiando, per la prima volta, lo sguardo sull’arredo dello Yacht.
L’angolo cottura si trovava adicente alla zona living, dove due divanni a “L”  racchiudevano, davanti a se, un piccolo tavolino con delle riviste sopra. Il chiacchiericcio cominciò ad arrivarmi alle orecchie forte e chiaro, e sorrisi sentendo la voce di mio zio sormontare tutte le altre.
 
.- BRINDIAMO –
.- Cosa ci stiamo perdendo? – chiesi annunciando il nostro arrivo. Mio zio rimase con il bicchiere sospeso in aria, bloccando quello che sembrava essere l’inizio di un monologo. – Forza forza, unitevi a noi, prendete dei bicchieri – ci incentivò indicandoci due calici sul tavolo. Guardai Elyza nauseata solo all’idea di buttare giù dell’alcool nello stomaco ma, per non deludere le aspettative, ne prese uno e rimase in attesa che io facessi la stessa cosa.
.- Brindiamo a questo giorno e a questo gruppo di scellerati che mi hanno riportato mia nipote – disse rivolgendo lo sguardo al gruppetto di ragazzi intorno a lui. Mio zio era completamente matto e io mi sentii in imbarazzo sentendo pronunciare il mio nome in quel ringraziamento.  Tutti alzammo i propri bicchiedi e bevemmo quel buonissmo champagne “ chissà dove lo ha trovato” mi chiesi gustandone l’ottimo gusto.
Appoggiai il bicchiere sul tavolo e, successivamente, seguii con lo sguardo Elyza andare ad abbracciare Lincoln, l’unico che non aveva ancora avuto modo di salutare.
 
 
 
Il sole non tardò a tramontare e dovetti amettere che, il crepuscolo visto dal mare, era qualcosa di meraviglioso. Il sole colorava l’acqua di rosso e  di giallo, tuttavia il blu dell’Oceano sembrava avere la meglio in quel dipinto.  Avanzai  verso il ponte principale, decisa a osservare la palla di fuoco fin quando non fosse sparita giù nell’abisso.
. – Bello, non è vero? -  Mi girai a osservare il viso sereno di mio zio – Molto di più – risposi mettendomi a sedere sul divanetti bianchi del ponte distendendomi con le gambe. Lui non mi seguì in quel gesto, ma rimase accanto a me ad ammirare quel splendido panorama.
. – Come stai Alicia? - - Bene, date le circostanze - - Mi sembri cambiata - - Lo sono – affermai decisa.
Mi erano successe talmente tante cose per le quali sarebbe stato inutile dire che, in me, non fosse cambiato niente.  – Indra? -.
Sapevo che quella domanda mi sarebbe giunta presto alle orecchie ma, nonostante mi fossi preparata il discorso mentalmente, le parole mi rimasero in gola aggrovigliandosi tra loro. Tornai a guardare l’orizzonte mutato in pocchissimi istanti. Non riuscivo ad ammettere ad alta voce quello che avevo fatto, non a lui. Lo sentii prendere un sonoro respiro e io gioii di quanto il silenzio valesse più di mille parole – Hai fatto quello che dovevi, come sempre - - Un giorno, anche io, mi ribellerò ai miei doveri -  - Mi stupisco come ancora tu non l’abbia fatto -. Sentii la sua mano acarezzarmi le spalle e mi lasciai confortare – Ti fidi di loro? - .
A quella domanda rimasi in silenzio alcuni istanti. Mi fidavo davvero di loro? Se me lo avesse chiesto il giorno prima, gli avrei risposto subito di si. Mi avevano accettata nel loro gruppo, mi avevano sfamata, mi avevano donato un tetto sotto cui stare e, anche se per pochi giorni, mi avevano rigalato una famiglia. E Ora? Dopo che li ho visti esitanti nel salvare Elyza… Cosa potevo pensare di loro?
Guardai  accanto a noi Raven, Elyza e Bellamy intenti a chiacchierare tra di loro, ma le loro parole non mi giunsero alle orecchie.
. – Mi fido di alcuni di loro – risposi stringendomi nelle spalle a causa di quella brezza fredda.
 
. – Dove hai trovato questa barca? - - Era di un certo Thomas Wells, un migliardario giunto due settimane fa nelle nostre acque, per godersi una meritata vacanza.  Quando l’intero villaggio sembrava essersi trasformato in un film horror, ho pensato che l’Abigail fosse l’idea migliore - - Abigail? -  - Si… si chiama così -.
 
La stanchezza prese il sopravvento e mi ritrovai a sbadigliare due o tre volte consequtivamente – Sei stata tutto il giorno a prenderti cura della tua amica. Perché non ti vai a stedere? Domani è un nuovo giorno. - - Magari tra un po’ -.  Gli risposi alzandomi e scoccandogli un bacio nelle sue guance infossate .
 
 
ELYZA
 
Per quanto mi ero ripromessa di non farlo, i miei occhi continuavano ad appoggiarsi su Alicia intenta a parlare con suo zio. La sua espressione triste e sconsolata mi mise una strana sensazione addosso, come se il suo malessere fosse, in qualche modo, legato a me. Le voci di Raven e Bellamy giungevano a malapena alle mie orecchie, nonostante tentassi di rimanere concentrata nella conversazione – Vado a chiamare gli altri – lo sentii dire attirando finalmente la mia attenzione.  Lo seguii con lo sguardo rientrare dentro, fin quando non scomparve dietro la porta.
 
.- Devo parlarti –
Un brivido mi attraversò il corpo, ma non riuscii a capire se fosse dato dalle sue parole o a causa del vento gelido che mi invase il viso. Era la prima volta che mi ritrovavo sola con lei dopo quello che era successo e temevo che avrebbe ricominciato con le sue accuse, capaci di distruggermi l’anima. Mi girai verso di lei, pronta a incassare qualunque colpo mi avesse inferto.
.– Mi dispiace per come ti ho trattata – mi disse invece contro mia ogni aspettativa.
. – Raven… - - Lo so Ely… Lo so che ti dispiace. Ero arrabbiata, volevo davvero ucciderti alla prima occasione. Ma poi… - la vidi abbassare il suo sguardo e strofinarsi nervosamente il palmo delle mani nel tentativo di mantenere un contegno. – Ma poi ho parlato con Alicia e… mi ha fatto capire che sono stata un’idiota. L’hai fatto per me. Io non avrei davvero sopportato di vedere Finn trasformato, ma per me era talmente assurda come cosa che trovavo più facile addossarti la colpa di tutto. – Le lacrime iniziarono a inondare i nostri visi, incapaci entrambe di metterne freno. Ero felice di sentirmi perdonata, sentirmi graziata da un nuovo rimpianto.
Ci lasciammo andare a un pianto liberatorio e non passarono neanche pochi attimi prima di sentirmi avvolta in un abbraccio. La mia mano si intrufolò tremante tra i suoi capelli lisci e setosi. Annusai il suo profumo che avevo ormai imparato a riconoscere in anni di amicizia. Per quanto la maggior parte delle volte mi ritrovassi in disaccordo con lei, rimaneva l'amica migliore che potessi avere. Ancora stretta dal suo corpo, mi ritrovai a incrociare gli occhi verdi di Alicia che, sorridente nel notare la scena, avanzava nella nostra direzione. Mi allontanai da Raven, sorridendole e ringraziandola di quel faticoso perdono che ero riuscita ad ottenere.
 
.- CHI VUOLE UNA BIRRA ? - sentii urlare alle mie spalle. Mi voltai ad osservare Jasper con due cartoni di Guinness in mano ormai a pochi metri da noi.
. - Signore... - ci disse allungandoci una bottiglia a testa.
. - E lei signorina? Ha la faccia di una astemia, ma spero di sbagliarmi - disse porgendone una anche ad Alicia. - Direi che posso fare un'eccezione - rispose lei ammiccando divertita.
 
I nostri occhi si incontrarono nuovamente e io potei giurare di vederci dentro un nuovo colore. Non riuscii a capire se fosse dato dalla tenue chiarore della Luna o dal mio sorriso che si specchiava in essi. Mi misi al suo fianco, cercando di instaurare quella solita intimità composta dai nostri corpi. - A cosa brindiamo? - le chiesi in un sussurro - A noi, Elyza. Voglio brindare a noi -
 
  
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