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Autore: Eloise_Hawkins    15/06/2016    2 recensioni
[ Missing Moment da "Cenerentola e altre fiabe" ]
Quando Draco la vede il suo cuore lo tradisce. È da anni che cerca un nome per quella pellicola che resta sulle donne che abbiamo amato quando il tempo è passato, né mai ci si è davvero lasciati, o odiati, o combattuti – semplicemente ci si è staccati. Ogni volta che pensa di averlo trovato, però, proprio quando è a un soffio dal beccarlo, quel nome maledetto si infila in una crepa invisibile del muro, e non c'è più verso di tirarlo fuori. Resta il profumo di un'attrazione senza nome, e ciò che non ha nome, sgomenta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Cenerentola e altre fiabe'
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Biancaneve e i sette nani

« Quei giorni passati a rincorrere il vento,

a chiederci un bacio e volerne altri cento,

un giorno qualunque, li ricorderai,

amore che fuggi da me tornerai »

[ Amore che vieni, amore che vai – Fabrizio De Andrè ]





Biancaneve


Una luna d'argento, gravida di tutta la sua bellezza, brilla sulla superficie del Lago Nero. Pennellate di un candore opaco, velato di nubi leggere dense di ghiaccio, si stendono come filamenti perlacei su dita maldestre, tra mani intrecciati e brividi leggeri – non sapranno mai se è il freddo o la sorpresa di scoprirsi così, senza pudori, giocando a fare l'amore.
Il ghiaccio che come una ragnatela superba ha conquistato la riva eleggendola a sua preda dell'inverno scricchiola quando il respiro del vento accompagna le onde per spezzare la gelida agonia della sponda su cui i due riposano. Lo sciabordio dell'acqua è delicato quanto i baci di lui sui seni di lei - sospiri.
Le stelle sono timide testimoni che si specchiano dentro occhi castani sfumati di grigio - sguardi.
Le loro bocche sono troppo vicine per non attrarsi a vicenda – sorrisi – divorati da baci.
Pelle. E occhi. Non esiste altro che questo, al mondo, di vero. Viaggiare sulla pelle di Draco, e dentro gli occhi di Draco, è un viaggio di scoperta, e di ritorno, verità incontrovertibile che non si sfalderà il mattino seguente, come quei sogni così vividi che aveva fatto quando lui ancora si ostinava ad arroccarsi dentro la sua caparbietà di ghiaccio.
Alla fine non è altro che questione di pelle – come quella di Hermione, bianca come la neve che li circonda – e di ossa. È una sorta di nascondino, il che significa anche che è una questione di scoperta. È ancora possibile nascondere qualcosa, così, nuda sotto di lui, a tremare al solo contatto con il suo corpo, a fremere al primo sguardo d'argento che lui le rivolge? È ancora possibile continuare a nascondersi? La pelle nasconde qualcosa o non esiste nient'altro che pelle? Pelle che strofina pelle, pelle, pelle, bocca, mani, sospiri, pelle.


***


È una delle estati più torride degli ultimi cinquant'anni – chissà perchè, dicono sempre così per giustificare quell'afa, appiccicosa come miele, che era scivolata sulle campagne inglesi due giorni prima e che, da allora, dispettosa e instancabile, non aveva più abbandonato la sua postazione, costringendo a una forzata reclusione per ricercare un po' di frescura al sicuro dai raggi di un sole feroce.
Nel giardino della Tana, però, si intravedono di tanto in tanto lampi in movimento; si sentono sbuffi indispettiti e persino insulti caustici, e soprattutto, è chiaro che, se anche fosse pieno inverno e cadesse una fitta coltre di neve, l'aria sarebbe ugualmente bollente: basta intercettare il suo sguardo – occhi grigi, bocca tesa in una linea sottile per seppellire tutto nel silenzio in cui ha deciso di arroccarsi.
« Ti arrendi, Malfoy? » La maglietta di Ron è diventata una seconda pelle: è fradicia dello stesso sudore che gli ha appiccicato i capelli rossissimi alla fronte lentigginosa, e che continua a disegnare i suoi lineamenti percorrendo anfratti di pelle nascosti. La violenza con cui scaglia la Pluffa contro il petto di Draco lampeggia nei suoi occhi azzurri, prima di essere spedita al destinatario insieme alla palla rossa.
Se Draco fosse stato più attento ai dettagli, si sarebbe reso conto che avrebbe dovuto ringraziare suo padre, se non aveva lo sterno fracassato: se Lucius non gli avesse comprato l'ammissione in squadra, forse non avrebbe sentito addosso tanta pressione, ogni volta che scendeva in campo – quella che aveva lottato per mandare via, quella che affrontava ogni giorno, quando si allenava di nascosto perchè doveva tenere alto il nome dei Malfoy, doveva dimostrare a tutti che non era il suo nome, né il denaro di suo padre, a renderlo un bravo Cercatore, dagli ottimi riflessi. Riflessi. Quello con cui afferra bruscamente la Pluffa è un lampo che gli costa uno sbuffo – qualcosa di simile a un ringhio, mescolato a un « Mai » masticato tra i denti.
Hermione, nascosta dietro la cornice della finestra, spia con cipiglio scettico e diffidente insieme, incerta se intervenire o meno. Ha i capelli raccolta sulla nuca, e solo un ricciolo le solletica la pelle morbida e bianca del collo, imperlata di sudore.
« Per me vince Ron » Ginny è appoggiata al tavolo della cucina, con un bicchiere di succo di zucca gelido tra le dita e un sorriso divertito su quel visetto lentigginoso e impertinente.
« Non essere sciocca, Ginny. Non vincerà nessuno perchè... »
« Mi devi una camicia nuova, Weasley. Sempre che tu possa permetterte- »
« … non si scontrerà nessuno »
« Questo tonfo secondo te era Malfoy o Ron? » Ginny tende l'orecchio verso la finestra, chiudendo gli occhi come se volesse concentrarsi meglio sull'orchestra di urli, sbuffi, gemiti, rumori sordi e scricchiolii inquietanti.
Hermione dà le spalle alla finestra, ora, e potrebbe anche apparire perfettamente calma e padrona della situazione, se non fosse che sobbalza ad ogni urlo di Draco.
« Io non sento niente »
Hermione si domandò, non per la prima volta, se davvero sarebbe bastato semplicemente ignorare, per far finta di niente.


***

« Non lasciare la mia mano... »
Le luci di un albero di Natale scintillanti si riflettono sui vetri immacolati di un salotto aristocratico. Occhi grigi a spiare di nascosto tutte le scappatotie di sguardi troppo uguali al suo, tutti i sentieri che lentamente si disegnano su quei lineamenti di cui è custode e che ha ereditato a metà. Una chioma bionda, un cipiglio altero, uno sguardo disgustato, un ammonimento che è come una morte – morire dentro, perchè lo stanno soffocando, lo stanno annegando in un mare gelido, acque scure che gli si chiudono sopra la testa, e non c'è scampo, non si vede la superficie, guarda in alto ma non c'è –
ed è lì l'errore, perchè deve guardare in basso,
ed infatti eccola lì, la salvezza, sul fondo della paura più lacerante – aveva guardato ma non aveva visto, aveva dimenticato quant'era dolce la carezza del sole – eccola lì, la salvezza. Sotto il grande tavolo di legno, le dita bianchissime di Hermione sfiorano la sua mano, di nascosto. Draco capisce in quel momento di essere a casa.
Dopo qualche minuto, la carezza della sua pelle si è trasformato nella solida arroganza dei Malfoy. Quando Draco lascia la sua mano, non sa che quel gesto minuscolo, gesto da nulla – le dita intrecciate che scivolano le una sulle altre, si stringono, si toccano, si sfiorano, si lambiscono appena, poi è l'aria gelida della notte a toccarla, e allora quel gesto non è più un gesto minuscolo, o da nulla, è una preghiera disattesa, una promessa disintegrata da una sciocca disattenzione; ma basta, a innescare l'ingranaggio di quel che è a un passo dal diventare dolore, e che ancora resta sopportazione e compromesso. L'ingranaggio schiaccia Hermione con ferocia disumana, e quando Draco, con qualche minuto di ritardo, se ne accorge e le riprende la mano, non ha più la sensazione di essere a casa.

***

Per non perderlo veramente, Hermione ha dovuto imparare che in realtà nessuna qualità di Draco – o dettaglio, o meraviglia – è sufficiente ormai a colmare il baratro della lontananza, perchè nessun uomo, per quanto amato, basta da solo a sconfiggere il potere distruttivo dell'assenza.
Quel che Hermione, sdraiata sul tappeto, accartocciata sotto quel lenzuolo impolverato, capisce, è che solo pensando a loro due, insieme, lei è in grado di sprofondare dentro se stessa fino a dove, intatta, dimora la permanenza del suo amore. Risale allora a certi stati d'animo, a certi modi di percepirsi, che ancora ricorda benissimo. Pensa a loro due, insieme, e può risentire un certo tepore, o il tono di certe sfumature, persino la qualità di un certo silenzio. Una luce particolare. Allora le è dato di ritrovare quel che cercava, nella sensazione certa che esiste un luogo in cui il mondo non è ammesso, e che coincide con il perimetro disegnato dai loro due corpi, suscitato dal loro stare insieme e reso inattaccabile dalla loro anomalia. Se riesce ad accedere a quella sensazione, tutto torna inoffensivo. Perchè le vite intorno a lei non sono più, così, un'insidia alla sua felicità, ma piuttosto il contraltare che rende ancora più necessario e inespugnabile il covo che lei e Draco hanno generato amandosi. È la dimostrazione di un teorema che confuta il mondo, e quando le riesce di tornare a questa convinzione ogni paura la abbandona e una nuova sicurezza, dolce, si impossessa di lei.
« Tornerà... Tornerà... »


***


« Che bisogno hai di mentirmi? Ti ho chiesto solo sincerità. E invece non fai altro che regalarmi bugie! »
Lacrime. Le vede brillare su quel viso di porcellana che ama tanto baciare, di cui conosce i particolari più minuscoli – il piccolo neo che le macchia la pelle al di sotto dell'angolo dell'occhio sinistro, nascosto dal modo in cui stringe gli occhi quando sorride, ombreggiato da quella ciglia che ogni tanto gli precludono la verità dei suoi occhi.
Lacrime. Tremule sull'orlo delle ciglia scurissime, si lanciano nel baratro dolcissimo del suo viso di seta dopo un'indecisione che sembra durare un'eternità, e poi scivolano con lascivia sulla sua gota, lasciando del loro passaggio una traccia in apparenza invisibile, ma che scava dentro di lui baratri infuocati di dolore.
È per non vederle che le volta le spalle e marcia a passi decisi verso la porta. Ha già la mano sulla porta, il cuore al sicuro, rinchiuso in uno scantinato buio e ben protetto; ma ha anche il respiro corto, e una strana, inspiegabile sensazione di pesantezza gli artiglia ora le dita, e lo stomaco, e quel cuore che bussa alla porta dello scantinato.
Lacrime e urla. Le sente rimbombare nella testa come eco confusamente assorbite dal disegno di quella lacrima sulla sua pelle – sarebbe mai stato capace di amarla così? Con quella forza? Con la forza di una lacrima che sa quando lanciarsi nel vuoto, sa quanto rimanere sospesa, e con quanto calore dovrà riscaldare il gelo del suo cuore passando dalla pelle, dagli occhi, dal viso?
Draco smette di respirare nel momento esatto in cui si accorge che la sua mano è scivolata dalla maniglia della porta per posarsi sulla pelle bianchissima della sua guancia imperlata di lacrime grevi. Con un’occhiata premurosa, cerca di capire quanto profonda sia la delusione inflitta. Si sorprende a scoprirsi così desideroso di asciugare il suo viso, si terrorizza nel vedere le sue dita che accarezzano piano i capelli di Hermione, il naso di Hermione, la fronte di Hermione, il collo di Hermione. D'improvviso, non c'è altro che Hermione, e questo rimette a posto il mondo, è giusto, non fa paura.
Sono carezze calde, lente, dolcissime, sono occhi sgranati, enormi, spaesati, sono occhi che hanno paura.
Lacrime. Urla. Ferite – ricucite su corpi sudati.
E così, nel silenzio della notte inglese, impastato di rimorsi e parole non dette, spezzato dai singhiozzi argentati di Hermione, Draco si accorge di amarla di un amore nero e infame, che lo avrebbe ucciso lentamente e inesorabilmente, senza scampo. Ma mentre guarda la minuscola crisalide di quella ragazzina tremante che stringe tra le braccia, non riesce a frenare un sorriso spontaneo.



***


Tutti Eccezionale. Un posto già pronto al Ministero. Un futuro roseo. Due occhi che guardano e vedono solo bellezza.
Soprattutto Accettabile. Qualche Oltre Ogni Previsione. Nessun Eccezionale. Intorno, solo pregiudizi. Due occhi che guardano e vedono solo oscurità.
Poi però lei gli prende la mano, e il mondo torna a girare nella direzione giusta. Capita quando intercetta il suo sorriso – il sorriso di Hermione, una cosa rara e preziosa di cui ha l'esclusiva, perchè lei sa quando tirarlo fuori, con quella genuina semplicità che lo fa diventare matto – di desiderio, d'amore – quel particolare sorriso di Hermione, che significa tutto – tutto quello che sa e tutto quello che la curva delle labbra nasconde – e non significa niente – perchè è solo un sorriso d'amore – ma quello che gli rivolge subito dopo aver ricevuto i suoi M.A.G.O. è uno di quei sorrisi che significano tutto, Draco lo sa prima ancora che lei apra bocca, e pronuncia una semplice frase, fresca come un vento di primavera; ma tace lo stesso, perchè vuole assaporare quella pace.
« Partiamo. Solo noi due »

Un posto non è niente se non hai qualcuno con cui condividerlo. È uno slogan francese che promuove un'offerta di coppia per una crociera, e che Draco ha trovato sinceramente interessante per la particolare inquadratura della modella che ha posato per lo scatto. La pubblicità è squallida e volgare, ma Hermione non può in tutta onestà negare la veridicità di quella frase.
Con Draco, ogni cosa è meraviglia, come se una patina dorata avesse avvolto ogni cosa. Anche lui ha una luce diversa, nonostante quella falsa aria perennemente annoiata che ostenta, dietro cui si nasconde il velo d'uno stupore che ogni tanto lei riesce a strappare.
Loro due a Parigi sono una fiaba che lei non avrebbe mai osato nemmeno immaginare; desiderarlo era permesso solo perchè la fantasia la solleticava quando, poco prima di addormentarsi, la razionalità perdeva presa sul suo cuore; vederla realizzata, le fa dimenticare di raccontare a Draco la storia del Gobbo di Notre Dame.
Se ne ricorda dopo, quando sono sotto la Torre Eiffel, ai piedi di un albero che li vede consumare l'attimo. Luna crescente. Mormorio di gente intorno. Un incatesimo sussurrato di nascosto, tra labbra troppo vicine – denti lingua labbra. Mani timide e incerte che si avventurano su curve non più acerbe. Il tremito dell’emozione e il baluginio di quegli occhi che dicono solo amore.
Un viaggio per ricordare che le fiabe non sono solo racconti inventati dalla fantasia di una ragazzina.


***


« Non dirmi cazzate! Sta cercando di dividerci, ma sei così accecata dall’amicizia che non te ne rendi conto »
« Solo perchè si preoccupa per me, non significa che...»
« Lui è innamorato di te! »
« Siamo solo amici! »
« O lui o me. Scegli »
Hermione sgrana gli occhi come se fosse stata colpita al cuore da un proiettile invisibile che la squarcia da dentro e le spappola il cuore. Per un attimo le manca il fiato e ha bisogno di chiudere le palpebre per metabolizzare l'ondata di nausea che l'ha travolta. L'orrore acre di quelle parole riecheggia dentro di lei con un'eco sorda, le rimbalza dentro come una biglia impazzita, e diventa più vera e atroce ad ogni rimbombo. Non si affievolisce, cresce d'intensità, e si accompagna a un'improvvisa spossatezza che lei non sa spiegarsi.
« Non puoi chiedermi... » La sua voce è un pigolio che fatica ad uscire dal nodo stretto che è la sua gola, tradotto malamente dalla lingua improvvisamente impastata.
« Te lo sto chiedendo. Lui o io? »
Cicatrici su cicatrici.
« Io... non... tu... » La sua esitazione è benzina sul fuoco, sale sulle ferite.
« Lo capisci? Lo capisci che non ne posso più? »
« Nessuno ti obbliga a rimanere! Puoi andartene quando vuoi, non devi stare con me per forza! » Hermione sente la sua voce sorda, lontana, come dimenticata. Non riesce a riconoscerla e quando accusa il senso di malessere e nausea che la assale, è già troppo tardi.
La mano di Draco, che riposa gelida lungo il fianco, ha un fremito del tutto simile a quello che agita come una scossa tellurica il corpo di Hermione. Un attimo dopo, lui è già tra le preziose lenzuola del suo letto, nel suo costoso baldacchino, a rigirarsi dentro la convinzione che c'è qualcosa di drasticamente, dolorosamente sbagliato in tutto quello che è successo, a partire da quell'estenuante odore di silenzio cupo. Sotto le palpebre chiuse, vibra un pensiero, una paura.
Hermione è rimasta a guardare, muta e immobile, la porta da cui lui è uscito. Passano ore, poi si decide anche lei: per sempre. Quando si richiude la porta alle spalle, serra fuori non solo l’amore, ma anche il perdono.









   
 
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