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Autore: Fiamma Drakon    15/04/2009    1 recensioni
D’un tratto, Alphonse impallidì ancora di più e i suoi occhi vuoti si dilatarono, venati di terrore puro. Le braccia si mossero verso il viso, arpionandosi alla carne livida delle guance esangui, mentre un lacerante grido di agghiacciante agonia tracimava dalla sua gola e risuonava nell’aria, sovrastando gli ululati del vento.
Spero di avervi incuriositi almeno un po'. I primi due capitoli sono una sorta di premessa. La storia vera e propria inizia dal terzo capitolo.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che mi recensiranno.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Pride
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12_Conversazione Edward e Mustang camminavano fianco a fianco, circondati da uno strano silenzio che faceva presagire una conversazione assai spinosa.
Il silenzio era carico di spasmodica tensione, una tensione che era quasi possibile percepire a tatto.
Quello strano silenzio era rotto solo dal lieve rumore dei loro passi sul selciato.
- Allora colonnello, di cosa voleva parlarmi? - domandò Edward con voce fredda e distante.
Mustang rimase in silenzio, continuando a camminare, osservando il paesaggio intorno a sé. Solo dopo qualche minuto, finalmente parlò.
- Non dovreste cacciarvi nei guai... ne venite coinvolti già abbastanza da soli... - disse.
Edward continuava a guardarlo senza capire bene dove stesse cercando di arrivare, così rimase in silenzio.
- Tu e i tuoi fratelli siete strani... passate tutta la giornata in casa, senza avere contatti con l’esterno. Uscite solo la sera per... andare a caccia, dico bene? - proseguì il colonnello.
Edward serrò i pugni: come diavolo faceva a sapere delle loro battute di caccia?
- Su Acciaio, non fare quella faccia... credevi davvero che fossi tanto idiota da non rendermi conto della strage di vampiri che state facendo in città da ben due anni? - chiese il colonnello.
“Certo” avrebbe tanto voluto rispondergli Edward, ma si limitò a rimanere in silenzio, cercando di distendere i muscoli.
- Se posso farti una domanda, tu e i tuoi fratelli siete così superdotati fin dalla nascita? Perché saltare da un palazzo all’altro come fate voi non è normale... - disse il moro, ostentando la sua solita calma.
Edward si alterò nuovamente, ma si trattenne dal malmenarlo. Li aveva spiati? Aveva mobilitato tutto l’esercito per stare dietro a loro e osservarli andare a caccia?!
- E ora, veniamo al dunque... - Mustang si voltò verso il biondo - ... volevo parlarti di quella... ragazza -.
Edward rimase ancora in silenzio: il colonnello aveva capito tutto fin lì. Poteva esserci un barlume di speranza per la salvezza di sua sorella? Una piccola probabilità che almeno quell’intuizione fosse sbagliata? Ne dubitava fortemente. Maledetto Mustang!
- Non so perché, ma ho la netta impressione che quella ragazza non sia proprio una... ragazza. Com’è che è spuntata dal nulla all’improvviso? Di solito non sei il tipo da vivere con le ragazze, Acciaio... ma quella mi è parso di capire che ti stia molto a cuore... che cosa state nascondendo tu e i tuoi fratelli di così prezioso? Altri guai con i vampiri? - chiese.
Il biondo notò con timore che negli occhi del moro era apparsa una scintilla di maliziosa curiosità.
- La finisca con le stupidaggini, colonnello! Io e i miei fratelli è vero, siamo cacciatori di vampiri, siamo superdotati fin dalla nascita e non ci piace mescolarci con voi altri umani. Ma lei non deve assolutamente toccare quella ragazza! - esclamò Edward, infervorandosi.
- Allora è vero che nascondete qualcosa. Acciaio, come tuo superiore ti ordino di... -
- Lei non mi ordina un bel niente! Non sono tenuto a dirle tutto ciò che vuole sapere solo perché è un mio superiore! La mia vita privata non riguarda né lei né tantomeno l’esercito, quindi non deve interessarle! - ribatté secco il ragazzo, lasciando Mustang basito.
Si voltò e si allontanò a grandi passi, senza più degnare il militare della benché minima attenzione.
- Acciaio! Perché è così importante per te quella ragazza? - domandò il colonnello da lontano.
Edward s’immobilizzò per qualche istante, prima di voltarsi.
- Perché so cosa ha passato! Voglio proteggerla. Voglio impedire che altri la facciano soffrire ancora! -.
Non se ne era accorto, ma le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso, lasciando al loro passaggio piccole striature bagnate sul suo pallido volto.
Si volse di nuovo e se ne andò, lasciando il colonnello solo ad osservare il vuoto posto precedentemente occupato dal biondo, negli occhi ancora impressa l’immagine del suo sguardo vivo e infuocato.
Edward era arrabbiato. No, arrabbiato era dir poco: era furioso. Che cosa gli importava al colonnello di Kathleen?! Perché non riusciva a farsi i fattacci suoi senza preoccuparsi delle angosce altrui?
Il biondo sentiva la rabbia rifluire in lui come fiele, un qualcosa di velenoso che a tratti gli impediva di pensare con lucidità.
Quanto avrebbe voluto potersi sfogare con qualcuno: lo stress che aveva accumulato in poco più di un’ora era notevole e bastava a farlo innervosire più di ogni altra cosa.
Marciava a grandi e svelti passi verso casa, sperando di trovare, almeno lì, un po’ di pace.
Quando arrivò, trovò la porta socchiusa.
Aprì uno dei due battenti ed entrò.
Sentiva l’aura della sorella provenire dal soggiorno, dal quale sentiva anche arrivare un concitato chiacchiericcio.
Si avvicinò e s’affacciò: Havoc, i suoi fratelli e Kathleen erano tutti impegnati in una conversazione del quale ignorava del tutto l’argomento.
Quando si accorsero della sua presenza, tacquero.
- Edward, dov’è il colonnello? - chiese Pride.
- È rimasto indietro... forse voleva stare un po’ da solo... - rispose Edward.
Havoc si alzò.
- Sarà il caso che lo raggiunga... arrivederci - disse.
Fece un veloce inchino a Kathleen prima di uscire.
Edward attese finché non sentì la porta chiudersi, prima di voltarsi verso i familiari.
Pride lo stava già scrutando con sguardo indagatore.
- Hai visto tutto nella mia testa? - domandò Edward, un po’ risentito.
- Sì. Come ha fatto a capire tutto così in fretta? -
- State parlando di Mustang? Ha scoperto di Kathleen? - s’intromise Alphonse preoccupato.
Kathleen seguiva in silenzio la discussione.
- Non lo so... sembra che abbia capito che non è come le altre ragazze... però sul fatto che siamo anormali ha azzeccato in pieno, dannazione! - esclamò Edward.
- E ora che si fa? - chiese Alphonse.
- Non ne ho idea, ma dobbiamo far sì che Kathleen sia al sicuro... - disse Pride.
- Ragazzi... io non voglio causarvi tutto questo fastidio, non voglio alimentare le vostre discussioni... - intervenne lei, guardandoli con i suoi occhi rossi e brillanti.
- Non devi preoccuparti. Lascia fare a noi! - la rincuorò Alphonse, sorridendole.
Kathleen non poté che provare un profondo affetto per la famiglia che tanto aveva desiderato avere.




Nota autrice:
Scusate se aggiorno tanto in fretta, ma sono avanti di parecchio con i capitoli rispetto a quelli pubblicati (una decina circa) e se rimango a lungo senza aggiornare e finisco la ff poi mi dimentico di aggiornarla.
Spero che non ve ne abbiate a male.
Sono contenta che la ff vi piaccia. Anche se mi sono fatta viva solo alla fine di alcuni capitoli per ringraziare delle recensioni, sono costantemente attiva per quanto riguarda questa e le altre mie ff (per quanto i compiti a casa me lo permettono...).
Per quanto riguarda la recensione di AliDiPiume del precedente capitolo rispondo che Mustang mi dà l’idea che gli affaracci suoi se li faccia di rado (ma moooolto di rado) e che Edward non disprezzerebbe affatto l’idea di dargliele, solo che il colonnello mi serve intero per la fine della ff (più avanti capirete perché).
Un ultima cosa: se c’è qualche domanda inerente la ff, non fatevi scrupoli a chiedere.
   
 
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