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Autore: Ilenia_Pedrali    15/06/2016    3 recensioni
Clarke e Bellamy sono vicini di casa e non si sopportano. Tuttavia c'è qualcosa che li lega, qualcosa che nemmeno loro riescono a spiegarsi e che riguarda il loro passato e i loro demoni interiori.
Fanfiction tutta Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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9.
 
La voce di Bellamy si incrinò leggermente: «Si, ehm…  e qui è dove puoi trovare gli asciugamani, se ti servono. Qua c’è la, ehm, doccia, si. E, ehm, è tutto… credo» borbottò, accompagnandola nel suo bagno privato, in camera sua. Immaginarla in camera sua mentre si faceva una doccia era abbastanza sconcertante per Bellamy. Ed eccitante.
Clarke gli sorrise: «Grazie» lo ringraziò.
Sembrava che la ragazza ora fosse in pace. Pareva più rilassata e a suo agio. Come se sfogarsi le avesse fatto bene; sembrava rigenerata.
E, se possibile, ancora più bella.
«Vuoi qualcosa da mangiare?» le chiese, cercando di distrarsi da quei pensieri.
«Perché, cucini?» gli chiese Clarke, alzando un sopracciglio con aria divertita.
«Molto bene anche, cara la mia scettica» disse lui facendo l’offeso.
Risero entrambi, poi calò il silenzio.
«Ok, allora… io scendo e cucino qualcosa e, ehm, ti aspetto in cucina. Ciao» borbottò Bellamy e scese velocemente in cucina.
 
 
Appena si ritrovò al sicuro vicino ai fornelli, Bellamy tirò un immenso sospiro di sollievo. Clarke era lì, in casa sua, e lui le aveva chiesto di rimanere per la notte. E, cosa ancora più sorprendente, lei aveva accettato.
Che diavolo stava succedendo? C’era una sorta di eccitazione nell’aria.
Bellamy aveva timore di ciò che sarebbe potuto accadere quella notte. La sola immagine di Clarke che dormiva al suo fianco gli fece irrigidire il membro. Si riscosse velocemente. Sicuramente Clarke non avrebbe dormito con lui, ragionò. Avrebbe dovuto prepararle il letto di Octavia, anche per non metterla in imbarazzo. Un po’ gli dispiacque. Alla fine, l’aveva invitata da lui anche per sentirla più vicina a lui.
Che assurdità.
“Blake, che cazzo stai dicendo. Calmati, per l’amor di Dio, calmati”.
Cercò di concentrarsi in cucina e si affaccendò a preparare qualcosa per cena.
 
 
Dal canto suo Clarke, avvolta in un asciugamano, non riusciva a capacitarsi di essere lì con la prospettiva di rimanere la notte. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
E se lui avesse provato a…?
Rabbrividì, constatando con una certa apprensione che la prospettiva di un Bellamy a letto con lei non le sarebbe dispiaciuta affatto. In tutti i sensi.
“Clarke, controllati” si rimproverò, asciugandosi.
Dal suo zaino, afferrò la biancheria intima che si era portata dietro, un grazioso e comodo completino in pizzo, e una maglietta con un paio di pantaloni comodi. La maglietta, si rese conto con orrore, era davvero attillata. Come avrebbe fatto a nascondere le sue… doti? Uno dei limiti di un seno prosperoso, purtroppo. Avrebbe aumentato l’imbarazzo.
Forse rimanere non era stata una grande idea. Ma allora perché si sentiva in quel modo? Come se volesse stare lì e vedere ciò che sarebbe successo.
Per una volta, Clarke Griffin lasciò da parte cervello e controllo per concentrarsi sul suo cuore.
 
 
Dalla tavola un profumino invitante avvolgeva l’intero spazio. Bellamy aveva cercato di apparecchiare la tavola nel modo più carino possibile, con risultati non troppo elevati. Ma, Clarke, quando entrò in cucina, non lo notò. Si era cambiato, indossando una maglietta nera attillata che sottolineava ogni bicipite e ogni addominale. I pantaloni che aveva addosso mettevano in risalto un fisico atletico e muscoloso. Sentì qualcosa muoversi dentro di sé mentre lo guardava.
«Ehi» la salutò lui con un sorriso, «Tutto ok?»
«Benissimo» sospirò lei, distogliendo l’attenzione da quel corpo perfetto, «La doccia è decisamente migliore della mia»
«Vorrà dire che te la cederò per quando vorrai farti una doccia come si deve» sorrise Bellamy.
Clarke aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle, dei pantaloni stretti e una maglietta deliziosa che non lasciava immaginare quasi nulla di ciò che c’era sotto. Sentì una fitta di eccitazione percorrergli il corpo.
Si affrettò dunque a servire la cena: aveva preparato fajitas messicane e ne andava palesemente fiero. Mangiarono completamente a loro agio, parlando del più e del meno.
«Bellamy, grazie. Per avermi aiutata col tornado, per avermi ascoltata, per tutto. Non sono abituata a qualcuno che si prenda cura di me» sussurrò la ragazza, guardandolo dritto in faccia.
«Clarke, tu non hai bisogno di qualcuno per sopravvivere. Sei talmente intelligente da non avere questi problemi. Ma anche tu sei umana e hai bisogno di essere protetta. E io… sono qui per questo, che tu lo voglia o no» le rispose il ragazzo, afferrandole la mano.
Si sorrisero e qualcosa, nell’atmosfera, sembrò scaldarsi.
«Ti va di guardare un film?» le chiese, cercando di apparire disinvolto, mentre in realtà fremeva per il contatto con quella mano.
«Si… di che genere?»
«Sopravvivenza?»
Lei si entusiasmò, «Fantastico! Hunger Games?»
«Fatta!»
 
 
Dieci minuti più tardi erano seduti vicini sul divano, in silenzio.
Clarke era irrequieta. La sua presenza, così vicina adesso, la tormentava. Sentiva il suo corpo fremere.
Voleva Bellamy.
Se ne rendeva conto solo adesso. Voleva sentirlo vicino, baciarlo, sentire come la stringeva.
Bellamy non fece neanche in tempo a mettere play, che la ragazza lo guardò fisso negli occhi, avvicinandosi a lui.
«Bellamy…» sussurrò, lentamente.
Lui voltò la testa di scatto, notando quanto Clarke gli fosse vicina e sentendo un moto di eccitazione e desiderio scoppiargli dentro.
«Clarke…» sussurrò, una mano corse velocemente ad accarezzare il viso di lei.
Le loro teste erano vicinissime.
Clarke sorrise.
«Che sta succedendo?»  gli chiese.
«In che senso?» rispose Bellamy, incapace di smettere di sorridere.
«Tra di noi, io…»
«Non lo so, Clarke…» disse avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, la mano sempre sul suo viso «So solo che…»
Ma Bellamy fu interrotto dalla porta di ingresso che si spalancò improvvisamente: Octavia e una serie notevole di amici piombarono in casa facendo un gran baccano. Bellamy e Clarke si allontanarono alla velocità della luce, alzandosi di colpo dal divano, ai poli opposti della stanza.
«Clarke! Che ci fai qui?!» domandò Octavia stupefatta, lanciando un’occhiata al fratello.
«Oh, io… Bellamy mi ha aiutata con il tornado. Io non ho un rifugio per queste emergenze» balbettò Clarke, imbarazzata.
Come aveva fatto a non pensare ad Octavia? Probabilmente non sarebbe stata affatto felice di sapere di loro due.
Loro due.
Clarke arrossì fino alla radice dei capelli per averlo pensato.
Ma cosa c’era tra di loro?
«Beh, hai fatto benissimo! Ehi Bellamy ti devo presentare qualcuno… lui è Lincoln!» annunciò Octavia, spingendo verso il divano un ragazzo alto e palestrato.
«Ehi…» borbottò il ragazzo tatuato, per niente contento di quella presentazione in famiglia.
Bellamy cambiò espressione.
«E chi diavolo saresti?» commentò, aggressivo.
«Lui è il mio ragazzo, Bellamy» sibilò Octavia, rivolgendogli un’occhiataccia.
«Come sarebbe a dire “il tuo ragazzo”?» borbottò Bellamy, entrando in modalità “fratellone iperprotettivo”
«Bellamy, posso parlarti un attimo? Piacere di conoscerti Lincoln» esclamò Clarke mettendo fine a quella quasi discussione.
Trascinò Bellamy vicino alla porta di ingresso e lo osservò divertita mentre sbirciava Lincoln di sottecchi.
«Bellamy, io… vado a casa ora» gli comunicò.
L’espressione rabbiosa di Bellamy si trasformò in delusione.
«Cosa? E perché?»
«È meglio così, credimi» constatò Clarke. Prese lo zaino che aveva lasciato accanto alla porta di ingresso. Si alzò sulle punte e gli diede un tenero bacio sulla guancia, che fece infiammare il ragazzo.
«Ci vediamo» sorrise, e poi tornò a casa sua.
 
 
Quando piombò in casa sua, Clarke corse subito in camera e si buttò sul letto. Si sentiva strana. Possibile che l’odio che aveva sempre provato verso Blake, ora si stesse trasformando in qualcos’altro? Perché lei si rendeva conto di troppe cose… Le piccole rughe che spuntavano sul suo volto quando sorrideva, i capelli scuri che a volte gli coprivano gli occhi… e gli occhi. Clarke avrebbe potuto scrivere una tesi su quegli occhi. Così scuri, così penetranti… così intensi. Occhi che sembravano scrutarla, leggerla dentro. Occhi che Clarke non vedeva l’ora fossero posati su di lei.
E pensare che un attimo prima si stavano per baciare…
Maledetta Octavia e il suo pessimo tempismo…
Chissà cosa provava Bellamy?
La risposta le arrivò in un batter d’occhio.
Un forte bussare alla porta.
Possibile che fosse Bellamy? Si domandò Clarke speranzosa.
Corse ad aprire e lui era lì. Di fronte a lei, un sorriso di scusa stampato in faccia e gli occhi scintillanti.
«Bellamy» balbettò Clarke, stupefatta, sentendosi arrossire, e facendolo entrare e chiudendo la porta, «Cosa…?»
Lui piombò dentro e le si avvicinò pericolosamente.
«Clarke. Non riuscivo più ad aspettare. Non ho finito di dirti ciò che volevo, prima. Io non so cosa stia succedendo. So solo che penso a te costantemente, Principessa. E l’unica cosa che sogno, è baciarti» confessò il ragazzo, gli occhi puntati su di lei.
«Bellamy, io…» balbettò la ragazza, rossa in faccia e imbarazzata.
Ma Bellamy non si aspettava una risposta. Le prese il volto tra le mani e le diede un dolce, dolcissimo bacio sulle labbra. Seguito da un altro e un altro ancora. Baci piccoli, leggeri, delicati. Le loro bocche che improvvisamente danzavano assieme, sempre più aperte e speranzose.
Clarke sentiva che anche lei aveva atteso a lungo quel momento, il sapore di Bellamy era il migliore del mondo. Lui, così vicino, era un sogno.
Si fece coraggio e gli buttò le braccia al collo, baciandolo a sua volta, con più desiderio di quanto lei stessa immaginasse.
Il ragazzo accolse volentieri quell’ardore, lo stava trattenendo lui a stento, appoggiando le mani sulla sua schiena e stringendola a sé il più possibile. La spinse sul muro con foga, continuando a baciarla, le mani che percorrevano quella schiena e quei fianchi, senza osare di più. Clarke gli afferrò la testa, affondando le mani nei suoi capelli. Le loro bocche divennero avide, insaziabili. Si morsero a vicenda, ridendo, desiderosi di esplorare quanto più possibile dei loro corpi. Le loro lingue si incontrarono per la prima volta ed entrambi furono sommersi da una scarica di eccitazione incredibile.
Bellamy si costrinse al controllo, mentre con ogni fibra del suo corpo voleva trascinare Clarke sul letto.
Clarke da parte sua, fece altrettanto, un po’ stupita da tutta quella passione da cui si sentiva travolgere nei confronti del suo vicino di casa.
La passione li travolse, come se entrambi non avessero aspettato altro che quel momento.
E in effetti, era proprio così.
«Clarke… Finalmente» sussurrò Bellamy, appoggiando la fronte a quella di lei, per riprendere fiato.
«Vuoi rimanere stanotte?» chiese Clarke di getto, insieme eccitata e spaventata.
Lui la guardò e la scrutò, come per assicurarsi che non stesse sognando.
Lei rispose a quell’incertezza afferrandogli il volto tra le mani e baciandolo molto lentamente. Bellamy pensò di impazzire dall’eccitazione, le mani che accarezzavano una schiena per lui incredibilmente sexy.
«Si…» sussurrò, guardandola negli occhi, «Si»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! :D
Eccomi con il nuovo capitolo… che ne pensate?? Finalmente il bacio Bellarke! <3 Vi è piaciuto?
Sono stata super veloce ad aggiornare, come potete vedere, ma ero super ispirata ahaha :)
Fatemi sapere che ne pensate! Attendo con ansia le vostre opinioni! Per me è stato un capitolo molto bello da scrivere, spero altrettanto per voi da leggere!
Un bacio gigante,
Ile
   
 
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