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Autore: Fay    15/04/2009    6 recensioni
"Ron!" "Che vuoi Harry?" "Devi dire qualcosa di esilarante per attirare i lettori, così leggeranno questa fic numerosi!" "EH!?" Harry lo guarda con aria critica "No, non direi che hai centrato il problema. 'Eh' non è neanche lontanamente una cosa interessante da dire." "Ma Harry, cosa dici!?" "...Che puzzi." "Cosa!? Io non puzzo!" "Certo che puzzi Ron! Non senti questo olezzo disgustoso?" DRACO: "Lo sento perfino io dalla Sala Comune. La mia Sala Comune. Quella figa per intenderci" (Draco sorride alle telecamere) AUTRICE: "WAAAARGH!!! Avete sprecato un sacco di righe senza dire niente! Lo sapevo che dovevo noleggiare Hermione per questo genere di cose!" HARRY: "Perchè non ci metti una di quelle massime filosofiche alla Silente?" "Buona idea." SILENTE: "Una bella staccionata fa buon vicinato!" TUTTI: ".............................." AUTRICE: "Tu alla mia fiction non sopravvivi."
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

UN ANNO NON DEL TUTTO PRECISATO

(Dove scopriamo che Mamma Weasley è babbanofoba, Ron trova lavoro nei campi, Harry conosce una tipa e ci pianta una tolla assurda, Draco viene marchiato ed Hermione aspetta l’uomo della sua vita)

 

 

 A casa di Ron, il suo migliore amico.

 

 «Ronaaaald!!! Sai che giorno è oggi, brutto zoticone di uno scansafatiche!?»

 

 «Illuminami mamma…» cantilenò il rosso cercando di farsi il nodo della cravatta. Era davanti ad uno specchio voncio e indossava una giacca nera da sera, sotto una camicia bianca, ma bianca che più bianca non si può.

 

 «Oggi pomeriggio io e tuo padre andiamo a prendere quel pirla buono a nulla del tuo amico, mettendo a rischio la nostra vita, perché –se ben ricordi- c’è un manipolo di pazzi incappucciati che si aggirano per le strade a rubare, uccidere e violentare le povere fanciulle indifese!» strepitò sua madre con tono risentito. «E tu stai lì a farti bello mentre io e tuo padre rischiamo la vita! Adesso scendi e vieni in cucina a preoccuparti come fanno i tuoi fratelli!»

 

 «Sta’ tranquilla mamma che nessuno ti violenterà…» borbottò Ron ancora concentrato sul nodo della cravatta.

 

 «…e si può sapere dov’è finita tua sorella?? Ho bussato alla porta della sua camera ma non ha risposto. Ho paura che si senta poco bene, perché non vai a vedere come sta?» incalzò la Signora Weasley.

 

 «Perché mi sto facendo questo dannatissimo nodo e non riesce nemmeno a venirmi in una maniera più o meno decente!!!» gridò frustrato quello in risposta.

 

 «Beh, dovresti andare a controllare! E non capisco dove tu abbia trovato quei vestiti…»

 

 «Me li hanno regalati Fred e George un ciospo di tempo fa, con i soldi che ha stupidamente regalato loro quel mio amico pirla che tu e papà andate a cattar su.» rispose pigro Weasley junior.

 

 «Ma sono nuovi! Perché non ti metti quelli smessi di tuo padre? Il marrone letame s’intona così bene alla tua carnagione!» protestò smielata la donna.

 

 Il figlio sbuffò e si strappò la cravatta «Mamma, per favore

 

 «…e poi non capisco perché tu ti debba sempre barricare per ore in camera quando sta per arrivare Harry. Voglio dire, passi l’estate sempre con su lo stesso pigiama viola moscio, e poi, ecco che arriva Harry, e tu ti devi tirare a lucido! Eppure a scuola ti avrà pur visto in pigiama! E anche in mutande… e pure nudo suppongo…»

 

 «…MAMMA!!! Ma che razza di discorsi pervertiti sono? Cioè, secondo te dovrei andare incontro a Harry nudo solo perché lui, qualche volta, mi ha visto svestito negli spogliato!? Ma che ragionamento è!?» sbraitò il giovane Weasley arrossendo in zona orecchie.

 

 «Ma no, ma no!!! È solo che non dovresti consumare tutta la brillantina di papà, che conserva dal 1950 oltretutto, per impomatarti quei capelli schifidi solo per non sfigurare accanto a quello sfregiato di un eroe... » la madre, dal vano della porta, trotterellò fino allo specchio dove l’ultimo dei suoi maschi stava ingoiando la propria cravatta per la rabbia.

 

 «GRRRR… Mamma ma allora sei proprio tarda!!! Ti pare che io mi vesta bene solo per vedere quel puzzone di un nerd che mi starà appiccicato tutto l’anno? Ma dove hai la testa!?»

 

 «Non faresti prima a usare la magia, caro?» chiese dolciastra come liquore indicando con un cenno del capo la cravatta sbavasciata che pendeva agli angoli della bocca del ragazzo. «Allora… perché ti sei conciato così? Sembri uno spaventapasseri in viaggio di nozze.»

 

 «Grazie del complimento mamma… comunque mi sembra ovvio: anche quest’estate andremo a prendere Hermione a casa sua, cioè di solito viene lei, ma siccome ci sono dei pazzoidi in giro è più prudente andare di persona ha detto papà, quindi mi devo presentare bene ai suoi sporchi genitori babbani. La chiave del cuore di una donna è conquistare i suoi genitori!» sorrise Ron superbo agitando la bacchetta e trasformando la cravatta in un papillon, cosa che lo trasformò da 007 in missione ‘segreta’ a pinguino.

 

 «Ah, volevo ben dire…»

 

 «…»

 

 «…»

 

 «…»

 

 «Ronald?»

 

 «Mmm…»

 

 «E’ tempo che tu ed io facciamo un discorsetto…»

 

 Il figlio si girò di scatto orripilato «Oddio, non vorrai farmi un’altra predica sulle donne scarlatte!!! Ti assicuro e spergiuro: Cindy era convinta che non sapessi allacciarmi le scarpe da solo, solo per questo era in ginocchio…»

 

 «No, non intendevo questo… è solo… tu sai che noi siamo in una famiglia purosangue…»

 

 «Malfoy mi ricorda che sono un traditore del mio stesso sangue con la stessa frequenza della madre di Sirius…» mormorò cupo.

 

 «Beh, sai com’è… a differenza di Arthur che li adora, io non mi fido molto di loro… babbani intendo.» specificò la Signora Weasley con aria disgustata.

 

 «Hermione non è una babbana.»

 

 «Certo caro, lo so… E’ solo che… è come se lo fosse, no? Voglio dire… Vive nella loro società, mangia il loro cibo e i suoi genitori sono due babbani di sinistra… non mi sembra molto adatta a te…» cominciò sua madre in tono precario.

 

 «Mamma… sarai mica razzista?»

 

*

 

 Meanwhile, chez Hermione…

 

 «No, senti Vicky, ti ho già detto che mi porta Ron a scuola!!! Non ci puoi venire pure tu!» Hermione stava preparando i bagagli, ovvero beveva limonata mentre i libri e i vestiti entravano da soli nel baule.

 

 «Non kapisko perké non ci puoi fenire kon me…» il cercatore della Bulgaria era sdraiato sul letto che faceva bolle di sapone con l’aggeggio babbano.

 

 «Perché gliel’avevo già promesso e non è carino non mantenere la parola data.» la ragazza indossò il suo completo migliore: uno scamiciato nero con su la scritta CREPA fatta di pelo fucsia e collant in tinta a righe.

 

 «…Però tu afermi promesso focosa notte di ‘ginnastika’ in cambio di pertere torneo, però io mai avuta focosa notte, eppure afere perso torneo, coppa e afere dovuto remare fino a casa mia perké Karkaroff non facefa un pel niente, stafa in sua kabina e faceva laforare noi come Elfi Domestici!» borbottò cupo il ragazzo che ormai è un uomo, avendo più o meno 20 o 21 anni. Neanche troppi.

 

 «Davvero??? Come un povero Elfo Domestico???» si girò dolce la fanciulla mossa a compassione.

 

 «Ja, come Helfi Tomestici!!! Almeno kome li trattate foi qvi, noi in Pulgaria li trattare in modo molto diferso!!! Loro essere nostri piccoli amici!» mentì spudoratamente il furbo ragazzo.

 

 «Oooohhhh...» sospirò Hermione smettendo di fare i bagagli e saltando addosso a Krum che –siccome non se l’aspettava- si prese un bello spavento e gli vennero i capelli bianchi.

 

 «AAAAHHHH!!! I miei kapelli!!!» gemette il povero Viktor.

 

 «Viktor smettila di agitarti!!! Voglio farlo qui, ora e con te!!! Hai capito!? Subito!!!!» ma quello non la finiva di gridare a proposito dei suoi capelli, così Hermione si stufò e decise di innamorarsi di qualcuno di più intelligente.

 

 “Il primo bel ragazzo che vedo, me lo faccio…” rimuginò pensierosa. Poi, rivolta a Vicky «Smettila di gridare che svegli i miei genitori!!!»

 

 «Ma è pomeriggio…»

 

 «Li ho fatti svenire dicendo loro che mi aggregavo a Forza Italia. E il bello è che non sanno nemmeno cos’è.» rise quella con leggerezza.

 

 «E kos’è?»

 

 «Non ne ho la minima idea.»

 

*

 

 Cià, prima di andare a posare la telecamera sopra la cicatrice di Harry, andiamo a vedere cosa combina il nostro furetto preferito.

 

 Villa di Draco Malfoy, ore 17:00. Casino generale.

 

 Nell’enorme sala da ballo e in tutta la dimora, c’è una confusione da Festa degli Studenti. Solo che non ci sono studenti ma vecchiacci, streghe vestite di velluto verde o di seta nera che terrorizzano gli elfi domestici, e una ventina di Mangiamorte (che non sono terrorizzati dalle streghe, erano solo gli E.D. nda).

 

 MANGIAMORTE 1 «Dai, facciamo a chi si sbronza meglio e più in fretta!!!»

 

 MANGIAMORTE 2 «Ok, ci sto!!!»

 

 E mentre i piccoli esseri-servetti portavano barili di Firewhisky Ogden Very Old, Draco era impegnato a scollarsi Pansy di dosso.

 

 «Ma perché non mi vuoi, ciccino???» si lamentò Pansy ficcandosi tovagliolini nella scollatura con l’intenzione di essere più intrigante, ma riuscendo solo a sembrare una cleptomane.

 

 «Primo, perché mi dai un sacco di nomignoli deficienti; secondo, sto cercando di studiare e mia mamma non fa altro che organizzare una festa dopo l’altra…» protestò cupo Draco.

 

 «Ma dai, chissene della scuola… a proposito, il vecchiaccio è ancora vivo quest’anno?»

 

 «Spero di no, ma è un personaggio troppo esilarante per non inserirlo, quindi temo che ci sia. Comunque devo sapere a memoria questo Manuale del Bravo Mangiamorte, scritto da Gilderoy Allock…»

 

 «Dracuccino Cuoricino, andiamo a ballare!!!» si scatenò Pansy afferrandolo per una manica e trascinandolo in pista, dove si muoveva con la stessa grazia di un pesce in un anfibio (lo scarpone, intendo!!! Nda). «Amorino, smettila di leggere! Devi ballare!!»

 

 «…odio ballare. E devo STU-DI-A-RE!!!» il biondino la scaricò senza tanti complimenti nella ciotola del ponche.

 

 «Merlino… Draco, quanto sei arrapante…» gemette la ragazza sputacchiando ponche in testa agli ospiti tra cui c’erano anche Piton e la Regina Elisabetta.

 

 “Devo trovare mia madre in questo casino…” pensò il giovane di casa Malfoy andando a sbattere contro qualcosa di molto grosso.

 

 «Ehi, fa’ attenzione!» lo ammonì una voce.

 

 «E tu non stare in mezzo ai piedi! replicò quello stizzito.

 

 «Ma tu sei Malfoy!» realizzò la voce.

 

 «Ma bravo! Hai visto mia madre?» chiese Draco spiccio.

 

 «L’ultima volta che l’ho vista stava partecipando alla gimcana con i tricicli, laggiù, accanto alla slot machine.»

 

 Il maghetto si avviò in quella direzione, mentre il suo interlocutore sbottò: «Ma che razza di educazione è? Non si dice nemmeno più ‘grazie’, ora? Io quel ragazzo lo vedo male, molto male…» precisò Lord Voldemort che non si riconosceva perché era mascherato da Darth Vader.

 

 Il pallido adolescente, intanto, stava ancora cercando sua madre. Finalmente la trovò che rideva come un’ossessa ad una battuta di Avery.

 

 «Madre, ti devo parlare. In privato.» aggiunse il baby D.E. serissimo.

 

 «Aspetta, c’è Avery che sta raccontando delle barzellette… sono una vera Tortura!!! (Non nel senso che fanno pena, anche se suppongo sia plausibile. È come dire “sono una vera bomba!” nda)» affermò Narcissa ridacchiando e accecando i presenti con i suoi denti bianchissimi.

 

 «Ma io ho bisogno di disquisire con te, ora!» protestò Draco.

 

 «Ah! Ah! Va bene andiamo, su!» i due si allontanarono di tre centimetri e gli ospiti bevvero in fretta i loro cocktail per poter utilizzare i bicchieri come origliatori.

 

 «Madre, c’è qualcosa che non capisco…» cominciò il platinato.

 

 «As usual‘sa ghé ke nun va!?» (TRADUZIONE : as usual = come al solito, in inglese; ‘sa ghé ke nun va? = cosa c’è che non va?, in dialetto piacentino.)

 

 «Perché fai festa ora che papà è in prigione? Non dovresti essere molto triste e consolarlo, e cercare di farlo evadere, e passargli la bacchetta attraverso le sbarre o nasconderla in una ciotola di porridge o qualcosa del genere?» chiese il piccolo confuso.

 

 La madre scoppiò in una risata che fece accapponare la pelle ad ogni presente. Nagini dovette perfino fare la muta, tanto se l’era accapponata. «Morgana, sei molto più spiritoso di Avery e della sua storiella del puzzle!»

 

 «Non ci trovo nulla di divertente…» sbottò Draco irato.

 

 «Come no? Uno che ci mette otto anni a fare uno stupidissimo Puzzle da cinque pezzi e lo chiama Puzzle del Millennio per far vedere a tutti che ci ha messo molto meno di un millennio a farlo, per te non è divertente? Ma che razza di senso dell’umorismo hai!?» si scandalizzò Narcissa agitando il ventaglio di pizzo nero.

 

 «Intendevo la faccenda di papà!!! Non è divertente dare feste ed escluderlo!»

 

 «Ma lo escludiamo solo perché ora lui vive ad Azkaban ed è troppo impegnato con le feste dei Dissennatori per venire alle nostre!» spiegò la moglie.

 

 «Beh… Però… non ti sei ancora vendicata…» fece notare Malferret.

 

 «Vendicarmi? E su chi? Su Potter? E privarti di questo piacere? Non ci penso nemmeno! E poi ora che l’intestatario di ogni nostra proprietà è momentaneamente assente, ho il controllo io del bilancio familiare. Tanto per cominciare, voglio farti una tessera di abbonamento al D.E. Club e regalarti un’auto nuova, perché quella Testarossa che ti ha regalato Zabini per il tuo compleanno fa a pugni col colore dei tuoi occhi. Pensavo ad una Porsche nera…» cantilenò Narcissa.

 

 «Non voglio uno schifoso mezzo di trasporto babbano, voglio…»

 

 «Pagnottazza, quanto rompi! Ecco a te un videofonino 3, con fotocamera, videocamera, radio, lettore mp3, internet e tutto quanto!»

 

 «Ma è uno solo!» esclamò Draco.

 

 «Perché, quanti ne vuoi?»

 

 «Hai detto che me ne davi tre…»

 

 «No, ho detto videofonino 3 che è la marca, tanto non te ne fai niente di uno solo, figuriamoci di tre!»

 

 «E poi non mi va che continui ad invitare Pansy alle nostre feste, già la devo anestetizzare a scuola…» piagnucolò il piagnone.

 

 «Che flebo!!! Non ti sopporto più! Rookwood, Lestrange… fatelo stare zitto!!!» arrivarono i due Mangiamorte che si erano ubriacati all’inizio della storia. «Portatelo via!!!»

 

 «Subito!!!» obbedirono servizievoli e brilli. Lo portarono nella vigna e lo marchiarono a fuoco con uno di quegli aggeggi con cui si marchiano le mucche.

 

 «AAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!»

 

 «Rodolphus, guarda che il Marchio mica si fa così…»

 

 «Hic… Credi di s’perlo meglio di me…???» ribatté Lestrange

 

 «Io so solo che ora il ragazzo ha tatuato a fuoco sull’avambraccio destro, oltretutto…»

 

 «Desstra e scinistra sono… Hic… due conscetti relativi…» sbottò ciocco 2.

 

 « …comunque sono scicuro che il Marchio doveva essere un teschio, e invece tu hai inciso indelebilmente Lola _ Proprietà Granarolo sul braccio del ragazzo…»

 

 «COOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAA!?!??!?!?!?! » l’urlo dell’interessato squarciò l’aria.

 

 «Non sottilizziamo… sempre di mafia si tratta…»

 

*

 

 Nel frattempo, a casa dei Dursley, Harry aspettava pazientemente che Ron lo venisse a prendere. Duddley era impegnato nella sua collezione di sassi numerati e ogni tanto ne tirava uno in testa al cugino. Zia Petunia aveva invitato un’amica per il the, credendo si trattasse di una famosa scrittrice, mentre invece era una parente di Mundugus Fletcher, posta lì per sorvegliare il bambino sopravvissuto. La zia continuava a blaterare sui gialli che l’ospite aveva presumibilmente scritto, mentre quest’ultima stava zitta e sorrideva ogni tanto, lanciando occhiate omicide a chiunque fosse nella stanza, Harry compreso. Ah, non vi ho detto qual era la sua specialità: uccidere gente che non conosceva (in trasferta, compiva i propri delitti sempre come ospite) e incolpare poi qualche poveraccio.

 

 All’improvviso zio Vernon entrò in casa con in mano un ammasso di pelo e borbottando imprecazioni tra i denti. «Petunia!!! Dammi la zappa! Dobbiamo seppellire questa bestiaccia prima che quella vecchia pazza piena di gatti si accorga che gliene manca uno…» si arrestò sulla soglia vedendo un’ospite.

 

 «E tu chi diavolo sei?» sbottò risentito.

 

 «Tua moglie mi ha invitato per il the.» puntualizzò la donna in impermeabile giallo canarino nonostante fosse il 15 di Agosto.

 

 «Petunia, perché mi porti a casa tutta ‘sta feccia? Non ti bastava il ragazzo?» bofonchiò Vernon gettando un’occhiata sprezzante a Harry che replicò «Zio, oggi me ne vado!»

 

 «E la saris anca ura!!! (E sarebbe anche l’ora! trad. dal dialetto piace)» sbottò lo zio.

 

 «Però non so come me ne vado, penso che il mio amico Ron mi venga a prendere in macchina…» proseguì il moro pacato, aspettando la reazione dello zio.

 

 «Chi, il tuo amico pel di carota? Quello con le pulci???» esalò rabbioso l’altro.

 

 «Che orrore!!!» squittì la zia mentre la Signora Fletcher svuotava il suo the in una pianta lì vicino che appassì subito.

 

 «Ron non ha le pulci! …credo.» ribatté Harry esitante.

 

 «Però ha le lentiggini, vero!?»

 

 «Beh… sì, ma…» cominciò il ragazzo confuso.

 

 «Tu sai che sono contagiose, vero?» incalzò zio Vernon.

 

 «Contagiose? Le lentiggini???» chiese confuso.

 

 «Hai sentito cos’ha detto papà!!!» proferì Diddy lanciandogli un pesce surgelato mentre apriva il freezer per prendere fresco.

 

 «E dici che ti viene a prendere in macchina? Sa guidare il tuo amico???» borbottò mellifluo lo zio.

 

 «No, non è ancora maggiorenne…»

 

 «Allora come fa a venirti a prendere? Volando?» tutti scoppiarono in una risata scema, mentre la sig.ra Fletcher prendeva appunti per il suo prossimo libro: un ragazzo che viene portato via dalla casa degli zii da un amico pel di carota alla guida di un’auto volante. Originale.

 

 «No, mi viene a prendere suo padre…» spiegò paziente il protagonista pensando che non fosse saggio da parte sua rammentare a zio Vernon quella famosa estate e l’accordo andato a farsi friggere.

 

 «Allora ti viene a prendere il padre di pel di carota? Devi specificare! È il padre il tuo amichetto o il tuo amico è anche il tuo amichetto, o te li fai tutt’e due in un menage a trois???»

 

 «NON FATEMI SCLERARE!!! MI VIENE A PRENDERE RON, PUNTO E BASTA!!!! Cioè, volevo dire suo padre, insomma… BASTA!!!!»

 

 In quel momento si sentì suonare il campanello.

 

 La Signora Fletcher si alzò e proclamò: «Non sono stata io!!!!»

 

 «Certo che non sei stata tu, è stato il campanello, rompiscatole di una pazzoide…» borbottò zio Vernon.

 

 «Dev’essere il mio amichetto, cioè il mio amico e solo un amico, Ron…» Harry si alzò dalla piramide di sassi numerati da cui era stato sepolto e andò ad aprire. Ma sull’uscio non c’era Ron.

 

 C’era Albus Silente.

 

 «Ah, te la fai con i vecchiacci ora?» intervenne lo zio mentre il nipote iniziava a sclerare.

 

*

 

A casa di colui che avrebbe dovuto esserci al posto di Dumbledore…

 

 Ron era riuscito a liberarsi della madre razzista e babbanofoba con la scusa di andare a controllare se la sorellina stesse bene, comunque era già vestito e impeccabile, una volta tanto. Arrivato alla porta della camera di Ginny, bussò tre volte anche se aveva già ricevuto il permesso di entrare alla prima.

 

 Una volta dentro la camera però, si accorse che Ginny non c’era.

 

 «Perché Ginny non è in camera ad ammalarsi come supponeva la mamma?» chiese una voce da calderone dietro le spalle di Ron.

 

 «Percy??? Cosa ci fai qui?»

 

 «Credi di essere l’unico a voler sfuggire alla mamma?»

 

 «Ma tu non te n’eri andato perché dicevi che papà è un bugiardo, eccetera? O sei tornato strisciando a supplicare perdono dal padre misericordioso che ucciderà il bue grasso per te?»

 

 «Non c’è bisogno che papà ammazzi la mamma per farmi tornare: il vero motivo della mia sfuriata con Arthur è di natura piuttosto diversa. Ecco, il Signor Crouch…» cominciò Percy in tono tra il pratico e il pomposo.

 

 «Ma Crouch è MORTO, non lo puoi lasciare in pace almeno ora? Guarda che non ti promuoverà mai suo vice nell’aldilà, se gli fai fischiare le orecchie!» protestò Ron.

 

 «…aveva una fantastica bicicletta di una prestigiosa marca italiana. Era molto fiero di quell’oggetto, nonostante fosse babbano. Beh, insomma… lanciò una nuova moda, tutti volevano una Ganna perché è in grado di volare, ma al mondo ne esistono pochi esemplari. Io ho chiesto a papà una Ganna per il mio compleanno, ma lui ha capito un’altra cosa e mi ha regalato un foglietto di carta pieno di erbette secche da pozioni. Solo un deficiente poteva capire male! Così gli ho detto che era un vecchio scemo e lui mi ha detto che… che… non ce la faccio, lui mi ha detto che…  non riesco neppure a dirlo! Qui ci vuole una preghierina!» cavò fuori di tasca un rosario fatto di nodi a vari fazzoletti annodati tra di loro, appunto, e iniziò a delirare «Oh, Potente Signor Crouch… io so che tu fosti il Messia venuto sulla Terra e sacrificatosi per noi! Per me, cioè, plurale maiestatis…»

 

 «Chissà perché Ginny non è in camera sua…» mormorò Ron che era appena tornato dal bagno e non aveva sentito una parola del discorso senza senso del fratello.

 

 «Io avevo capito che doveva andare a un concerto di Celestina Warbeck…»

 

 «Prima era qui, mi ha invitato a entrare!» obiettò Ron.

 

 «Non è esatto.» spiegò Percy «Era solo il suo Magic Magnétophone che trasmetteva la colonna sonora del suo film horror preferito: ascolta.» premette un tasto sopra quello che sembrava un pallone da calcio.

 

 “Entraaaaa… Entraaaaa…che ti squartoooooo…” gracchiò il registratore.

 

 RON «…»

 

 PERCY «…»

 

 RON «Mi sembrava strano che mi volesse squartare, infatti. Di solito minaccia di lanciarmi una Cruciatus e non mi fa entrare.»

 

PERCY «…»

 

 RON «E perché si è attivato?»

 

 «E’ a tempo. Programmato con la magia.»

 

 «Ginny dov’è?»

 

 «Secondo me al concerto.»

 

 «Allora perché non ti smaterializzi e vai a cercarla?» chiese Ron.

 

 «Perché non ne ho voglia, primo. In secondo luogo, nessuno deve sapere che mi sono intrufolato in casa.» spettegolò Percy.

 

 «Allora non hai fatto pace con papà?» domandò il Re sorpreso.

 

 «Certo che no. A differenza di te, io ho una dignità!» proclamò sbaciucchiando il santino del Signor Crouch che teneva nel portafoglio (era l’unica cosa che c’era…).

 

 «Ma perché ti sei rivelato solo a me? È perché mi vuoi bene!?» chiese il più piccolo con le lacrime agli occhi  abbracciandolo forte-forte.

 

 «Non dire scempiaggini!!!» sbottò il fratello maggiore scrollandoselo di dosso «Non avevo fatto caso a te. Ma grazie di avermi ricordato della tua esistenza: chiunque scopra che vengo in casa ogni tanto ad aggiungere la mia biancheria sporca al mucchio e a ritirarla una volta pulita, deve morire

 

 «Cosa!? Mi vuoi uccidere!?! Ma sono tuo fratello!» protestò Ron che sorprese tutti rivelando di avere un minimo di perspicacia.

 

 «Solo per un mero dato anagrafico, e poi mica voglio ucciderti. Ti faccio solo un oblivious. Oblivious!!!» Ron fu preso in pieno dall’incantesimo e mentre Percy scappava toccando una passaporta a forma di pollo morto per influenza aviaria, il Re si chiese «Ma che ci faccio io qui?»

 

 «Che ci fai tu qui?» chiese una voce che lo smemorato riconobbe come quella di sua sorella.

 

 «Che ci fai tu qui, piuttosto!» sbottò Ron.

 

 «Questa è camera mia, scemo. Tu, cosa ci fai qui!?»

 

 «Ma non dovevi andare al concerto di quella rompi della Warbeck?» domandò il rosso confuso.

 

 «Eh? Ma sei scemo? Ti pare che ci sia un concerto a quest’ora? E poi io devo riordinare la camera che oggi viene Hermione.» spiegò la sorellina.

 

 «Smettila di darmi dello scemo quando non è dimostrato che io lo sia pienamente. Io pensavo stessi male, per questo sono entrato.»

 

 «Non dire assurdità. Ti pare che io stia male?»

 

 «Ma la mamma ha detto…»

 

 «Quella non capisce una zucca!! È tutta preoccupata perché deve andare nel quartiere babbano e non ha neanche preparato la cena.»

 

 «Ma giù, c’è un intero arrosto di bue…» disse Ron.

 

 «Quello è per Harry, mamma pensa che i babbani non abbiano ancora scoperto il fuoco e che sia per questo che Harry è denutrito e che Hermione è così intelligente: secondo lei è da quando è nata che si nutre di dizionari.» spiegò la piccola.

 

 «Ma tu dove sei stata fino ad ora?» incalzò lo spilungone sorvolando sull’idiozia materna.

 

 «Ero nell’armadio che telefonavo.»

 

 «Nell’armadio?» chiese il fratello confuso.

 

 «Esatto.»

 

 «Che telefonavi?» ripeté quello ancora più disorientato.

 

 «Proprio.»

 

 «Ma noi non abbiamo il feletono!» s’illuminò improvvisamente.

 

 «Io ho il cellulare! Me lo ha regalato Hermione con i punti della Vodafone!» cinguettò allegra.

 

 «A me non ha mai regalato niente del genere.»

 

 «Tu non fai mai regali costosi e uno agisce di conseguenza.» ipotizzò Ginny.

 

 «Guarda che quel profumo al sapore di maionese, l’avevo trovato nella tasca del mantello di Goyle… e tutti sanno che gli Slytherin sono ricchi e comprano solo roba costosa!!!» cominciò Ron arrabbiato.

 

 «Non ti è mai venuto in mente che forse era maionese che quel gorilla s’era ficcato in tasca per condirci uno spuntino in dormitorio???»

 

 «Mmm… no.»

 

 «Beh, devo riordinare, fuori dalle scatole!»

 

 «Ma io non sono in una scatola!!!» obiettò quello.

 

 Ginny lo scaraventò giù dalla finestra ma lui non si fece nulla perché atterrò in un barile di catrame che chissà perché era lì. Quando si mise in piedi si accorse che non poteva togliersi il catrame di dosso e neppure il barile, perché c’era rimasto incastrato dentro. Solo che, per stare in piedi, aveva spinto via il fondo della botte, col risultato che il catrame s’era esteso anche sui pantaloni.

 

 Orripilato per aver rovinato l’unico suo vestito decente, si mise a correre all’impazzata intorno alla casa, ma mise per sbaglio un piede in un secchio e capitombolò nel pozzo. Però non si lavò via il catrame, in quanto era finito nel secchio che stava in fondo al pozzo che oltretutto era a secco.

 

 Per fortuna Nicole Kidman che stava girando il film Ritorno a Cold Mountain ma s’era concessa una pausa per osservare il fondo del pozzo dei Weasley, lo vide e lo tirò su. Essendo però incatramato, venne scambiato per un nero, quindi la Kidman lo mandò a raccogliere cotone in Guatemala. Ron pensò che avrebbe dovuto avvisare la madre di non aspettarlo a cena, poi si ricordò che non c’era nulla per cena e si depresse. Il nostro eroe non sapeva che di lì a poco sarebbe stato salvato dalla Guerra di Secessione che come tutti sanno non c’entra una mazza né con il Guatemala, né tantomeno con l’Inghilterra, quindi al nostro eroe fu di scarsissima utilità.

 

 Finita la giornata lavorativa, il rosso (che a causa del catrame ora è nero) conobbe due ragazzini: uno nero che suonava il banjo e una bambina dai capelli biondi che ricordava oltremodo Draco in versione femmina con i capelli lunghi. Le sue nuove conoscenze però non gli servirono a un tubo, in quanto la ragazzina non faceva altro che cantare «Fioooochiiii di cotoooooneeeee biaaancoooo come neve lieve… lieeeeeeveeeee neeeeveeeeee…» ed era stonata. Il bambino, invece, qualche volta lavorava come raccoglitore di cotone, ma il più delle volte fugava e andava a suonare il banjo. Da schifo, oltretutto.

 

 Avendo abbastanza cervello da capire che poteva tornare a casa con la magia, lo fece. Spezzando il cuore alla ragazzina che si era innamorata di lui e al povero negretto che su di lui voleva addirittura scrivere una canzone intitolata “Ho visto un re”.

 

*

 

 Hermione aspettava sulla soglia di casa sua con impazienza, ma non si fece vivo nessuno a parte il postino che suona sempre due volte (il che ti secca se hai aperto alla prima), due testimoni di Geova e un piazzista che cercò di venderle un Chirby senza sapere egli stesso a cosa servisse (o cosa fosse, cosa che mi chiedo anch’io… in realtà il piazzista è un mio amico e il Chirby un aspirapolvere…).

 

 Finalmente, dopo la vicina che voleva il sale e il Grana Padano, un San Bernardo che aveva perso il senso dell’orientamento, il fan Club di Krum (che lo aveva pedinato fin dalla Bulgaria), Shaman King, un pazzoide mascherato da pazzoide incatenato che quando parlava faceva il verso del rombo di una moto (ragion per cui Hermy si prese un coccolone ma non capì cosa volesse), il lattaio della Granarolo, un avvocato di nome Gran Paradiso che adorava le focaccine dolci, il Tenente Colombo con in mano due occhi di vetro di cui uno era il suo e l’altro di Moody, Lord Voldemort che voleva sapere se l’autrice fosse ancora intenzionata a scrivere qualcosa di diverso da un elenco della spesa, Draco Malfoy in mutande e braccio destro ustionato inseguito dal lattaio di prima, e il Frate Latino che confabulava con un rumeno, FINALMENTE dopo un pomeriggio in cui non si fece vivo praticamente nessuno, arrivò una limousine rosa shocking a stelle azzurro fotonico.

 

 Dall’auto scese il Signor Weasley che la fece salire in macchina e le ruppe le scatole per tutto il tragitto con una serie di domande una più cretina dell’altra «A che serve il cucchiaio? A che servono i cartelloni pubblicitari? Come funziona un’arma da fuoco? Tu e mio figlio Ron non avete fatto niente di sozzo, vero? A cosa serve guardare la televisione? E andare a scuola? E vivere? Qual è lo Scopo Vero dell’esistenza? Chi ha inventato i Reality Show era stato precedentemente ricoverato per lesioni cerebrali e conseguente asportazione del membro cervicale? Che cos’è il Comunismo? Perché…»

 

 Invece Mamma Weasley trascorse il viaggio rammentandole quanto fosse buona a venirla a prendere a casa, quando avrebbe benissimo potuto abbandonarla come un cane sull’Autostrada del Sole. Hermione provò a rispondere ad entrambi ma capì di essere in territorio nemico e concentrò ogni sua forza nel tentativo di focalizzare, nella sua mente, l’immagine di Malfoy in mutande. Poiché la ragazza pareva soffrire l’auto, furono costretti a fermarsi e quindi a tacere. Per fortuna c’era poco traffico per via delle targhe alterne, così la limousine plenotopica arrivò alla Tana entro l’ora di cena.

 

 Sentendo arrivare l’amica, Ron scese a perdifiato le scale, accecato dalla felicità, quindi inciampò e ruzzolò giù fino a sbattere il muso sullo zerbino. Irritato, se lo mise in tasca e si appropinquò alla strega ma venne rimandato indietro con un poderoso pugno in scatola. (il Pugno in Scatola, utile per ogni occasione, è un apparente regalo che, quando viene aperto, colpisce chi compie tal gesto per mezzo di un guantone da boxe sostituito al classico clown.)

 

 «E non osare mai più avvicinarti a me prima di aver fatto almeno 5 bagni e 6 docce!!!» e con una smorfia snob sul volto, la Muggleborn si ritirò nelle sue stanze, che poi era la camera di Ginny.

 

 «Accidenti, ce ne vorrà prima che io diventi un muratore…» mormorò depresso l’incatramato.

 

*

 

 Il povero Draco, ancora alle prese con i due mangiamorte ubriachi, era riuscito a sottrarsi alle loro grinfie, grazie al fatto che le loro grinfie si erano accidentalmente attaccate ai pantaloni e levandoseli era riuscito a scappare.

 

 Non s’era allontanato che di pochi passi, quando sentì una voce stridula gracchiare «Drachinoooo Cucciolinoooooo… dove seeeeei??? Ho voglia di stringerti, di coccolarti...»

 

 «Ho voglia di vomitare…» mormorò il biondo riconoscendo la voce di Pansy.

 

 «Eccoti qui!!!» strillò tutt’allegra afferrandolo per il maglione «Oh… e sei già svestito… porcellino!!!»

 

 «NOOOOOOO!!!» ruggì il mago e –ribaltando la ragazza con una mossa di karaté – corse a perdifiato dalla madre che stava facendo a pezzi una fotografia di Potter con un paio di forbicine per unghie.

 

 «Madre!!! Invece di tagliuzzare un’icona, perché non fai qualcosa di più utile come maciullare quello vero o licenziare Rookwood e lo zio!? Guarda cosa mi hanno fatto!!!» piagnucolò Draco.

 

 «Non vedi che sto triturando un puzzle? Non rompere l’anima già di prima mattina…»

 

 «Non è mattina!!! Sono le sette di sera! E poi perché distruggi un puzzle innocente?»

 

 «Ha su la faccia di Potter… l’ho vinto con il concorso Cavati gli occhi e gusta! offerto dalla Patatine da Macchinette s.p.a. , comunque ha solo dieci pezzi, così lo faccio a pezzi fino ad ottenerne 5000, e poi lo rivendo alla Granger che è una cervellona e sa finirlo, perché io già non lo so fare così…» spiegò la donna.

 

 «Ma mammaaaaa…» si lagnò il rompiscatole «Perché non mi ascolti? E poi come mai conosci la Granger? E chi ti dice che lei lo comprerà?»

 

 Narcissa si girò con fare maligno «A questo penserai tu, mio caro. Vai a casa sua e non farti pagare meno di sei galeoni!!!»

 

 «Quella è una sporchissima e puzzolentissima mezzosangue, figlia di babbani che, come ben sai, non hanno scoperto l’acqua! Io non ci vado! E poi non mi hai spiegato come mai la conosci…»

 

 «La conosceresti anche tu se leggessi cose intelligenti come il Settimanale delle Streghe!!!» protestò Narcissa agitando la bacchetta e impacchettando quel che rimaneva del puzzle.

 

 «Ma se quell’articolo l’ho scritto io! Ero io che spifferavo tutto a Rita Skeeter, ero io che…»

 

 «Sì, sì, bravo… ora vai a fare il bravo gentiluomo educato. E non lasciare schifezze per la strada, come cartacce o babbani o cicche. Sono stata chiara?»

 

 «Mamma, forse non hai afferrato il concetto: io da quella schifosissima intelligentona saputella figlia di pezzenti, ci vado col…»

 

 «DRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACOOOOOOOOOOOO!!! Eccoti!!! Guarda che bel vestito che mi sono messa!!!» squittì una voce dietro le spalle di Malfoy.

 

 «…Nottetempo!!! Anzi, è meglio che parta immediatamente!» decise afferrando il pacco bomba e ficcandosi in bocca alcune tartine che stavano nel piatto di Voldemort («Io quel ragazzo lo vedo male…» ripeté l’Oscuro Signore).

 

 «Ma come, non saluti la tua amichetta?» si stupì Narcissa ponderando la possibilità che l’unico erede dei Black e dei Malfoy fosse dell’altra sponda.

 

 L’Erede si fermò, afferrò Pansy per i capelli (il suo meraviglioso vestito consisteva in NESSUN vestito) e la lanciò nel camino dove uno spazzacamino e una strega di nome Mary stavano limonando in allegria.

 

 «Questo sì che è vero amore…» sospirò la nobildonna non riferendosi a Mary Poppins.

 

 Ma Draco era sfigato per natura, infatti non appena arrivò a casa della Granger (lo aveva portato lì il Nottetempo, in effetti, come poteva il nostro furetto gagliardo sapere dove abitasse Hermione?) fu inseguito da un lattaio pazzo della Granarolo che appena aveva visto il marchio dell’omonima marca (per colpa di Pansy che gli aveva smollato il maglione, ora gli arrivava alle ginocchia), decise che Draco era di certo una mucca O.G.M. da latte che era scappata dall’allevamento.

 

 Arrivato finalmente davanti alla porta di casa della Granger, suonò il campanello, stupendo tutti con il fatto che sapesse usare un aggeggio babbano, ma a quanto pareva la streghetta se n’era andata in una macchina ridicola, infatti:

 

  1. Non rispondeva nessuno;

 

  1. Per strada c’erano stelline azzurre adesive per automobili.

 

Non sapendo cosa farsene del puzzle, decise che glielo avrebbe sbolognato sul treno. Poi, siccome era quasi notte, decise di divertirsi andando in giro incappucciato e decapitando i babbani. Ma a quanto pareva, qualcuno lo aveva preceduto. Draco arrabbiato diede un calcio a un bidone dell’immondizia svegliando Pezza che ci dormiva dentro, dopodichè si accoccolò sui gradini di un edificio.

 

All’improvviso una vecchia pazza piena di gatti (ce li aveva addosso) gli si avvicinò «Ciao bello, io sono Arabella e tu?»

 

 «Io no.» rispose scioccato da quanto un nome potesse essere così poco appropriato.

 

 «Cosa stai facendo?» chiese di nuovo petulante, la vecchia. Malfoy non rispose e si limitò a pensare che quella era una schizzoide e non valeva la pena risponderle.

 

 «Ti ho fatto una domanda,  maleducato!» e per punizione fece roteare una borsa di plastica piena di cibo per pulci sulla zucca del biondino.

 

 «Ahia!!! Vecchia scema, vattene al diavolo!!!» sbottò irritato alzandosi in piedi e dando un calcio alla vagabonda che ruzzolò giù dai gradini. «E poi chi è che compra il cibo per le pulci? Solo una sclerata!»

 

 «Che maleducazione i giovani d’oggi! È per i miei gatti: loro hanno le pulci e nutrendole non avranno più bisogno di attentare alla salute dei miei micetti!»

 

Draco fece una faccia a metà tra il “Se, se… fai quello che vuoi, tanto io non ho pregiudizi…” e il “Sei solo una vecchia demente e mi viene l’acne a parlare con te, quindi credo che smetterò immediatamente”.

 

 «Comunque» riprese la Signora Figg «Non puoi sostare lì. Infanghi l’immagine del nostro prestigioso istituto

 

 Il mago alzò lo sguardo e vide che l’edificio era un liceo socio-psico-pedagogico. «Questo è un liceo, quindi non è tuo e non è neppure prestigioso… è tutta robaccia babbana!»

 

 «TI DEVI ALZARE IMMEDIATAMENTE!!!»

 

 «NO!!! NON LO FARO’!!!» sbraitò scattando in piedi e tirando il pacco bomba in testa alla vecchia che ruzzolò giù di nuovo, con tutto l’impegno che aveva impiegato a salire i gradini un’altra volta. L’incarto, a contatto con la capoccia della schizzata, si ruppe e 5000 frammenti minuscoli con su la faccia ebete di Potter si sparpagliarono ovunque.

 

 «NOOOOOOOOO!!!» ululò Draco temendo l’ira materna «Se fossi maggiorenne, potrei raccoglierli con la magia… ora come faccio?» ne arraffò la maggior parte, quella che stava in mucchietti (non poteva certo toccare terra con le sue manine di seta), e la ficcò nel pacchetto, ricomponendolo alla bell’e meglio.

 

 La vecchia dai piedi delle scale dov’era capitombolata, rise sadicamente. Ma tacque all’istante non appena vide una donna alta quanto un puffo appropinquarsi a lei.

 

 «Cosa stai facendo?» sbottò la nuova arrivata occhieggiando la Signora Figg.

 

 «Sono caduta!» protestò Arabella, indispettita dal fatto che le si desse del ‘tu’ da parte di sconosciuti.

 

 «Beh, non farlo più. Infanghi l’immagine del nostro prestigioso istituto.» specificò quella. Poi, rivolta a Draco «Che ci fai lì con quei bastaglini?»

 

«Miglioro l’immagine dell’istituto costruendo un mosaico!!!» replicò quello sarcastico.

 

 «Se ti aspetti di essere pagato sei in errore: noi non diamo soldi a gente strana come te!» gli intimò la puffa dai capelli tinti di rosso cupo.

 

 «Stavo scherzando… e poi perché sarei strano?» domandò Draco che iniziava a sentirsi stufo marcio di vecchiette rompic******i sempre tra i suoi divini piedi.

 

 «SAI CHE ORE SONO!?» ruggì la donnina.

 

 Draco gettò un’occhiata al suo Rolex d’oro «Secondo quest’orologio babbano, l’ora babbana è… _MUSICA DI TROMBE IN SOTTOFONDO_ sono le otto e mezza di sera.»

 

 «COOOOSAAAA, LE OTTTTTOOOOO E MEEEEEZZAAAAAAAA!!!???» della serie “piccola ma potente la donnina” «E perché non sei in classe!?»

 

 «Eh, in classe? Ma se è notte, ma se è estate, ma se non è la mia scuola…» blaterò Draco.

 

 «TUTTE SCUUUUSEEEEEEE!!!!» Draco sobbalzò e si sentì afferrare per il maglione già smollato «E SEI ANCHE SVEEEESTIIITOOOOO!!!! COSA SONO QUESTI MAGLIONI CHE LASCIANO STRATEGICAMENTE LE GAMBE SCOPERTE!?»

 

 «Cosa!?!?!?» protestò il mago ma Daisy The Headmistress lo trascinò di peso nella sua scuola, e gli fece anche molto male trascinandolo sui gradini di pietra.

 

*

 

 Beh, non è che il cicatrizzato se la passasse molto meglio. O meglio, lui se la passava bene perché se n’era andato dalla casa stcionsa dei suoi zii, era il vecchietto che si stava pentendo della sua decisione di venire a prendere l’Eletto. Quest ultimo infatti, non aveva fatto altro che urlare come un pazzo contro il canuto mago e lanciargli addosso qualsiasi oggetto individuasse nel suo campo visivo (Albus ringraziò il Cielo per la miopia di Potter. Il Cielo non rispose. Maleducato.).

 Finora Potter gli aveva tirato: il pesce surgelato di Diddy, Diddy, la pianta morta per colpa del the di zia Petunia, lo zerbino, un sasso trovato per strada, un pezzo del cemento della strada, un gatto pulcioso che stava sull’ultimo oggetto lanciato, la maniglia di una porta.

 

 «Si può sapere dove stiamo andando!?» gli urlò Harry nelle orecchie.

 

 «Harry, non gridarmi nei timpani, non sono sordo!» protestò il vecchio scemo.

 

 «Questo lo dici tu!»

 

 «Cosa? Non ho sentito!»

 

 «DOVE ANDIIIIAAAAAMOOOOO!!!???» esplose il moro.

 

 «A casa dei Weasley, mi pareva di avertelo già detto!» spiegò Silente.

 

 «Di quello che pareva a te non importa un fico secco a nessuno! E perché andiamo lì!?» gridò tirandogli addosso un bidone dell’immondizia.

 

 «Molly mi ha chiesto di scortarti per la tua sicurezza, lei non è abbastanza potente per salvarti nel caso arrivasse Voldemort!» nel sentire pronunciare il nome dell’Oscuro Signore, un albero rabbrividì.

 

 «Guarda! Un albero che ride!» Harry indicò con voce allegra un punto alla sua destra.

 

 «Ma dove???» il nonnetto si chinò dalla cima dei suoi tre metri per cercare l’albero sghignazzante, ma tutto quello che ottenne fu ricevere un pizzicotto da Harry dritto sul naso, che gli fece cadere gli occhiali «AHIO!!!»

 

 «Ah-ha!!! Ci sei cascato come un’acciuga!!!» rise di lui il ragazzo. Silente lo guardò comprensivo.

 

 «Forse tra un anno cambierà… manca ancora un libro, ancora un libro… e io sarò lì a vedere questo birbante diventare adulto… e io sarò lì a dire “Modestamente è SOLO merito mio…” e tutti mi venereranno, oh, sì…»

 

 «BASTA PARLARE!» Harry lo colpì con la bacchetta.

 

 «Non si può usare la bacchetta fuori da Hogwarts…» constatò debolmente il povero senex.

 

 «Ah, non ti preoccupare: quest’anno ho intenzione di usarla MOLTO la bacchetta a Hogwarts!!!» si esaltò l’esaltato.

 

 «Harry… stai per caso facendo doppi sensi sconci?» gli domandò placido ma incacchiato Dumbledore.

 

 «Scemo… mi stai per caso rimproverando?» gli fece il verso quello.

 

 «Tanto nessuna te la darà, al confronto me ne faccio di più io al Ministero…» mugugnò il barbone (nel senso che ha una grossa barba).

 

 «Cosa???»

 

 «Niente, niente…» sospirò il mago.

 

 «Si può sapere perché stiamo andando a piedi invece di smaterializzarci, o di usare le scope, o il Notte, o qualcosa del genere? La Signora Weasley poteva venire a prendermi in macchina, mi sento ridicolo ad andare in giro con un individuo così ridicolo! (a parte che non è che la macchina dei Weasley sia molto meno ridicola di Dumby… ndHermy)»

 

 «Te l’ho detto Harry: Molly ritiene che tu sia più al sicuro con me.»

 

 «Diciamo che non aveva voglia di venire in un quartiere babbano…» sussurrò Potty.

 

 «Come dici? Guarda che Molly è tutto tranne che razzista!»

 

 “Xenofoba, segregazionista, bigotta, ipocrita, discriminatoria, dalla mentalità chiusa o assente, scema, sciovinista, babbanofoba, ecc…” pensò Harry.

 

 «Andiamo, non è segregazionista!» esclamò Percival.

 

 «HAI LETTO NEI MIEI PENSIERI!!! HAI USATO LA LEGILIMANZIA!!!! IO TI DOOOOOOO!!!!!» sbraitò Harry gonfiandosi e diventando verde.

 

 «Non è vero!! Era collegato a quello che avevo detto prima…» piagnucolò Silente, ma Harry lo buttò in mezzo alla strada dove venne cattato sotto dal Nottetempo.

 

 «Non è un po’ presto per morire? Siamo solo al primo capitolo!» Silente tornò in vita e salì con l’occhialuto sull’autobus.

 

 Mentre erano sul Nottetempo, Harry ci provò con una ragazza mora che era lì, ma Silente da dietro le fece delle boccacce senza dentiera e quella – traumatizzata - se ne andò sei posti più in là.

 

 «Grande… ora ho perso anche la donna della mia vita!» e sputò sul naso del vecchio - che non si irritò minimamente! Aria di esasperata serenità, ecc ecc...

 

***

 

 

   
 
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