CAPITOLO 1
UN ANNO NON DEL TUTTO
PRECISATO
(Dove scopriamo che
Mamma Weasley è babbanofoba, Ron trova lavoro nei campi, Harry conosce una tipa
e ci pianta una tolla assurda, Draco viene marchiato ed Hermione aspetta l’uomo
della sua vita)
A casa di Ron, il suo migliore amico.
«Ronaaaald!!! Sai che giorno è oggi, brutto
zoticone di uno scansafatiche!?»
«Illuminami mamma…» cantilenò il rosso
cercando di farsi il nodo della cravatta. Era davanti ad uno specchio voncio e
indossava una giacca nera da sera, sotto una camicia bianca, ma bianca che più
bianca non si può.
«Oggi pomeriggio io e tuo padre andiamo a
prendere quel pirla buono a nulla del tuo amico, mettendo a rischio la nostra
vita, perché –se ben ricordi- c’è un manipolo di pazzi incappucciati che si
aggirano per le strade a rubare, uccidere e violentare le povere fanciulle
indifese!» strepitò sua madre con tono risentito. «E tu stai lì a farti bello
mentre io e tuo padre rischiamo la vita! Adesso scendi e vieni in cucina a
preoccuparti come fanno i tuoi fratelli!»
«Sta’ tranquilla mamma che nessuno ti
violenterà…» borbottò Ron ancora concentrato sul nodo della cravatta.
«…e si può sapere dov’è finita tua sorella??
Ho bussato alla porta della sua camera ma non ha risposto. Ho paura che si
senta poco bene, perché non vai a vedere come sta?» incalzò
«Perché mi sto facendo questo dannatissimo
nodo e non riesce nemmeno a venirmi in una maniera più o meno decente!!!» gridò
frustrato quello in risposta.
«Beh, dovresti andare a controllare! E non
capisco dove tu abbia trovato quei vestiti…»
«Me li hanno regalati Fred e George un ciospo
di tempo fa, con i soldi che ha stupidamente regalato loro quel mio amico pirla
che tu e papà andate a cattar su.» rispose pigro Weasley junior.
«Ma sono nuovi! Perché non ti metti quelli
smessi di tuo padre? Il marrone letame s’intona così bene alla tua carnagione!»
protestò smielata la donna.
Il figlio sbuffò e si strappò la cravatta
«Mamma, per favore!»
«…e poi non capisco perché tu ti debba sempre
barricare per ore in camera quando sta per arrivare Harry. Voglio dire, passi
l’estate sempre con su lo stesso pigiama viola moscio, e poi, ecco che arriva
Harry, e tu ti devi tirare a lucido! Eppure a scuola ti avrà pur visto in pigiama!
E anche in mutande… e pure nudo suppongo…»
«…MAMMA!!! Ma che razza di discorsi pervertiti
sono? Cioè, secondo te dovrei andare incontro a Harry nudo solo perché lui,
qualche volta, mi ha visto svestito negli spogliato!? Ma che ragionamento è!?»
sbraitò il giovane Weasley arrossendo in zona orecchie.
«Ma no, ma no!!! È solo che non dovresti
consumare tutta la brillantina di papà, che conserva dal 1950 oltretutto, per
impomatarti quei capelli schifidi solo per non sfigurare accanto a quello
sfregiato di un eroe... » la madre, dal vano della porta, trotterellò fino allo
specchio dove l’ultimo dei suoi maschi stava ingoiando la propria cravatta per
la rabbia.
«GRRRR… Mamma ma allora sei proprio tarda!!!
Ti pare che io mi vesta bene solo per vedere quel puzzone di un nerd che mi starà appiccicato tutto
l’anno? Ma dove hai la testa!?»
«Non faresti prima a usare la magia, caro?»
chiese dolciastra come liquore indicando con un cenno del capo la cravatta
sbavasciata che pendeva agli angoli della bocca del ragazzo. «Allora… perché ti
sei conciato così? Sembri uno spaventapasseri in viaggio di nozze.»
«Grazie del complimento mamma… comunque mi
sembra ovvio: anche quest’estate andremo a prendere Hermione a casa sua, cioè
di solito viene lei, ma siccome ci sono dei pazzoidi in giro è più prudente
andare di persona ha detto papà, quindi mi devo presentare bene ai suoi sporchi
genitori babbani. La chiave del cuore di una donna è conquistare i suoi
genitori!» sorrise Ron superbo agitando la bacchetta e trasformando la cravatta
in un papillon, cosa che lo trasformò da
«Ah, volevo ben dire…»
«…»
«…»
«…»
«Ronald?»
«Mmm…»
«E’ tempo che tu ed io facciamo un
discorsetto…»
Il figlio si girò di scatto orripilato «Oddio,
non vorrai farmi un’altra predica sulle donne
scarlatte!!! Ti assicuro e spergiuro: Cindy era convinta che non sapessi
allacciarmi le scarpe da solo, solo per questo era in ginocchio…»
«No, non intendevo questo… è solo… tu sai che
noi siamo in una famiglia purosangue…»
«Malfoy mi ricorda che sono un traditore del
mio stesso sangue con la stessa frequenza della madre di Sirius…» mormorò cupo.
«Beh, sai com’è… a differenza di Arthur che li
adora, io non mi fido molto di loro… babbani
intendo.» specificò
«Hermione non è una babbana.»
«Certo caro, lo so… E’ solo che… è come se lo
fosse, no? Voglio dire… Vive nella loro società, mangia il loro cibo e i suoi
genitori sono due babbani di sinistra…
non mi sembra molto adatta a te…» cominciò sua madre in tono precario.
«Mamma… sarai mica razzista?»
*
Meanwhile, chez Hermione…
«No, senti Vicky, ti ho già detto che mi porta
Ron a scuola!!! Non ci puoi venire pure tu!» Hermione stava preparando i
bagagli, ovvero beveva limonata mentre i libri e i vestiti entravano da soli
nel baule.
«Non kapisko perké non ci puoi fenire kon me…»
il cercatore della Bulgaria era sdraiato sul letto che faceva bolle di sapone
con l’aggeggio babbano.
«Perché gliel’avevo già promesso e non è
carino non mantenere la parola data.» la ragazza indossò il suo completo
migliore: uno scamiciato nero con su la scritta CREPA fatta di pelo fucsia e
collant in tinta a righe.
«…Però tu afermi promesso focosa notte di
‘ginnastika’ in cambio di pertere torneo, però io mai avuta focosa notte,
eppure afere perso torneo, coppa e afere dovuto remare fino a casa mia perké
Karkaroff non facefa un pel niente, stafa in sua kabina e faceva laforare noi
come Elfi Domestici!» borbottò cupo il ragazzo che ormai è un uomo, avendo più
o meno 20 o 21 anni. Neanche troppi.
«Davvero??? Come un povero Elfo Domestico???»
si girò dolce la fanciulla mossa a compassione.
«Ja, come Helfi Tomestici!!! Almeno kome li
trattate foi qvi, noi in Pulgaria li trattare in modo molto diferso!!! Loro
essere nostri piccoli amici!» mentì spudoratamente il furbo ragazzo.
«Oooohhhh...» sospirò Hermione smettendo di
fare i bagagli e saltando addosso a Krum che –siccome non se l’aspettava- si
prese un bello spavento e gli vennero i capelli bianchi.
«AAAAHHHH!!! I miei kapelli!!!» gemette il
povero Viktor.
«Viktor smettila di agitarti!!! Voglio farlo
qui, ora e con te!!! Hai capito!? Subito!!!!» ma quello non la finiva di
gridare a proposito dei suoi capelli, così Hermione si stufò e decise di
innamorarsi di qualcuno di più intelligente.
“Il primo bel ragazzo che vedo, me lo faccio…”
rimuginò pensierosa. Poi, rivolta a Vicky «Smettila di gridare che svegli i
miei genitori!!!»
«Ma è pomeriggio…»
«Li ho fatti svenire dicendo loro che mi
aggregavo a Forza Italia. E il bello è che non sanno nemmeno cos’è.» rise
quella con leggerezza.
«E kos’è?»
«Non ne ho la minima idea.»
*
Cià, prima di andare a posare la telecamera
sopra la cicatrice di Harry, andiamo a vedere cosa combina il nostro furetto
preferito.
Villa di Draco Malfoy, ore 17:00. Casino
generale.
Nell’enorme sala da ballo e in tutta la
dimora, c’è una confusione da Festa degli Studenti. Solo che non ci sono
studenti ma vecchiacci, streghe vestite di velluto verde o di seta nera che
terrorizzano gli elfi domestici, e una ventina di Mangiamorte (che non sono
terrorizzati dalle streghe, erano solo gli E.D. nda).
MANGIAMORTE 1 «Dai, facciamo a chi si sbronza
meglio e più in fretta!!!»
MANGIAMORTE 2 «Ok, ci sto!!!»
E mentre i piccoli esseri-servetti portavano
barili di Firewhisky Ogden Very Old, Draco era impegnato a scollarsi Pansy di
dosso.
«Ma perché non mi vuoi, ciccino???» si lamentò
Pansy ficcandosi tovagliolini nella scollatura con l’intenzione di essere più
intrigante, ma riuscendo solo a sembrare una cleptomane.
«Primo, perché mi dai un sacco di nomignoli
deficienti; secondo, sto cercando di studiare e mia mamma non fa altro che
organizzare una festa dopo l’altra…» protestò cupo Draco.
«Ma dai, chissene della scuola… a proposito,
il vecchiaccio è ancora vivo quest’anno?»
«Spero di no, ma è un personaggio troppo
esilarante per non inserirlo, quindi temo che ci sia. Comunque devo sapere a
memoria questo Manuale del Bravo
Mangiamorte, scritto da Gilderoy Allock…»
«Dracuccino Cuoricino, andiamo a ballare!!!»
si scatenò Pansy afferrandolo per una manica e trascinandolo in pista, dove si
muoveva con la stessa grazia di un pesce in un anfibio (lo scarpone, intendo!!!
Nda). «Amorino, smettila di leggere! Devi ballare!!»
«…odio ballare. E devo STU-DI-A-RE!!!» il biondino la scaricò senza tanti complimenti
nella ciotola del ponche.
«Merlino… Draco, quanto sei arrapante…»
gemette la ragazza sputacchiando ponche in testa agli ospiti tra cui c’erano
anche Piton e
“Devo trovare mia madre in questo casino…”
pensò il giovane di casa Malfoy andando a sbattere contro qualcosa di molto
grosso.
«Ehi, fa’ attenzione!» lo ammonì una voce.
«E tu non stare in mezzo ai piedi! replicò
quello stizzito.
«Ma tu sei Malfoy!» realizzò la voce.
«Ma bravo! Hai visto mia madre?» chiese Draco
spiccio.
«L’ultima volta che l’ho vista stava
partecipando alla gimcana con i tricicli, laggiù, accanto alla slot machine.»
Il maghetto si avviò in quella direzione,
mentre il suo interlocutore sbottò: «Ma che razza di educazione è? Non si dice
nemmeno più ‘grazie’, ora? Io quel ragazzo lo vedo male, molto male…» precisò Lord Voldemort che non si riconosceva perché
era mascherato da Darth Vader.
Il pallido adolescente, intanto, stava ancora
cercando sua madre. Finalmente la trovò che rideva come un’ossessa ad una
battuta di Avery.
«Madre, ti devo parlare. In privato.» aggiunse
il baby D.E. serissimo.
«Aspetta, c’è Avery che sta raccontando delle
barzellette… sono una vera Tortura!!! (Non nel senso che fanno pena, anche se
suppongo sia plausibile. È come dire “sono
una vera bomba!” nda)» affermò Narcissa ridacchiando e accecando i presenti
con i suoi denti bianchissimi.
«Ma io ho bisogno di disquisire con te, ora!» protestò Draco.
«Ah! Ah! Va bene andiamo, su!» i due si
allontanarono di tre centimetri e gli ospiti bevvero in fretta i loro cocktail
per poter utilizzare i bicchieri come origliatori.
«Madre, c’è qualcosa che non capisco…»
cominciò il platinato.
«As usual… ‘sa ghé ke nun va!?» (TRADUZIONE : as usual = come al solito, in inglese; ‘sa ghé ke nun va? = cosa c’è che non
va?, in dialetto piacentino.)
«Perché fai festa ora che papà è in prigione?
Non dovresti essere molto triste e consolarlo, e cercare di farlo evadere, e
passargli la bacchetta attraverso le sbarre o nasconderla in una ciotola di
porridge o qualcosa del genere?» chiese il piccolo confuso.
La madre scoppiò in una risata che fece
accapponare la pelle ad ogni presente. Nagini dovette perfino fare la muta,
tanto se l’era accapponata. «Morgana, sei molto più spiritoso di Avery e della
sua storiella del puzzle!»
«Non ci trovo nulla di divertente…» sbottò
Draco irato.
«Come no? Uno che ci mette otto anni a fare
uno stupidissimo Puzzle da cinque pezzi e lo chiama Puzzle del Millennio per
far vedere a tutti che ci ha messo molto meno di un millennio a farlo, per te
non è divertente? Ma che razza di senso dell’umorismo hai!?» si scandalizzò
Narcissa agitando il ventaglio di pizzo nero.
«Intendevo la faccenda di papà!!! Non è
divertente dare feste ed escluderlo!»
«Ma lo escludiamo solo perché ora lui vive ad
Azkaban ed è troppo impegnato con le feste dei Dissennatori per venire alle
nostre!» spiegò la moglie.
«Beh… Però… non ti sei ancora vendicata…» fece
notare Malferret.
«Vendicarmi? E su chi? Su Potter? E privarti
di questo piacere? Non ci penso nemmeno! E poi ora che l’intestatario di ogni
nostra proprietà è momentaneamente assente, ho il controllo io del bilancio
familiare. Tanto per cominciare, voglio farti una tessera di abbonamento al
D.E. Club e regalarti un’auto nuova, perché quella Testarossa che ti ha regalato
Zabini per il tuo compleanno fa a pugni col colore dei tuoi occhi. Pensavo ad
una Porsche nera…» cantilenò Narcissa.
«Non voglio uno schifoso mezzo di trasporto
babbano, voglio…»
«Pagnottazza, quanto rompi! Ecco a te un
videofonino 3, con fotocamera, videocamera, radio, lettore mp3, internet e
tutto quanto!»
«Ma è uno solo!» esclamò Draco.
«Perché, quanti ne vuoi?»
«Hai detto che me ne davi tre…»
«No, ho detto videofonino 3 che è la marca, tanto non te ne fai niente di uno
solo, figuriamoci di tre!»
«E poi non mi va che continui ad invitare
Pansy alle nostre feste, già la devo anestetizzare a scuola…» piagnucolò il
piagnone.
«Che flebo!!! Non ti sopporto più! Rookwood,
Lestrange… fatelo stare zitto!!!» arrivarono i due Mangiamorte che si erano
ubriacati all’inizio della storia. «Portatelo via!!!»
«Subito!!!» obbedirono servizievoli e brilli.
Lo portarono nella vigna e lo marchiarono a fuoco con uno di quegli aggeggi con
cui si marchiano le mucche.
«AAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!»
«Rodolphus, guarda che il
Marchio mica si fa così…»
«Hic…
Credi di s’perlo meglio di me…???» ribatté Lestrange
«Io so solo che ora il ragazzo ha tatuato a
fuoco sull’avambraccio destro,
oltretutto…»
«Desstra e scinistra sono… Hic… due conscetti relativi…» sbottò
ciocco 2.
« …comunque sono scicuro che il Marchio doveva
essere un teschio, e invece tu hai inciso indelebilmente Lola _ Proprietà Granarolo sul braccio del ragazzo…»
«COOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAA!?!??!?!?!?! » l’urlo dell’interessato squarciò l’aria.
«Non sottilizziamo… sempre
di mafia si tratta…»
*
Nel frattempo, a casa dei Dursley, Harry
aspettava pazientemente che Ron lo venisse a prendere. Duddley era impegnato
nella sua collezione di sassi numerati e ogni tanto ne tirava uno in testa al
cugino. Zia Petunia aveva invitato un’amica per il the, credendo si trattasse
di una famosa scrittrice, mentre invece era una parente di Mundugus Fletcher,
posta lì per sorvegliare il bambino sopravvissuto. La zia continuava a
blaterare sui gialli che l’ospite aveva presumibilmente scritto, mentre
quest’ultima stava zitta e sorrideva ogni tanto, lanciando occhiate omicide a
chiunque fosse nella stanza, Harry compreso. Ah, non vi ho detto qual era la
sua specialità: uccidere gente che non conosceva (in trasferta, compiva i
propri delitti sempre come ospite) e incolpare poi qualche poveraccio.
All’improvviso zio Vernon entrò in casa con in
mano un ammasso di pelo e borbottando imprecazioni tra i denti. «Petunia!!!
Dammi la zappa! Dobbiamo seppellire questa bestiaccia prima che quella vecchia
pazza piena di gatti si accorga che gliene manca uno…» si arrestò sulla soglia
vedendo un’ospite.
«E tu chi diavolo sei?» sbottò risentito.
«Tua moglie mi ha invitato per il the.»
puntualizzò la donna in impermeabile giallo canarino nonostante fosse il 15 di
Agosto.
«Petunia, perché mi porti a casa tutta ‘sta
feccia? Non ti bastava il ragazzo?» bofonchiò Vernon gettando un’occhiata
sprezzante a Harry che replicò «Zio, oggi me ne vado!»
«E la
saris anca ura!!! (E sarebbe anche
l’ora! trad. dal dialetto piace)» sbottò lo zio.
«Però non so come me ne vado, penso che il mio
amico Ron mi venga a prendere in macchina…» proseguì il moro pacato, aspettando
la reazione dello zio.
«Chi, il tuo amico pel di carota? Quello con
le pulci???» esalò rabbioso l’altro.
«Che orrore!!!» squittì la zia mentre
«Ron non ha le pulci! …credo.» ribatté Harry
esitante.
«Però ha le lentiggini, vero!?»
«Beh… sì, ma…» cominciò il ragazzo confuso.
«Tu sai che sono contagiose, vero?» incalzò
zio Vernon.
«Contagiose? Le lentiggini???» chiese confuso.
«Hai sentito cos’ha detto papà!!!» proferì
Diddy lanciandogli un pesce surgelato mentre apriva il freezer per prendere
fresco.
«E dici che ti viene a prendere in macchina?
Sa guidare il tuo amico???» borbottò
mellifluo lo zio.
«No, non è ancora maggiorenne…»
«Allora come fa a venirti a prendere?
Volando?» tutti scoppiarono in una risata scema, mentre la sig.ra Fletcher
prendeva appunti per il suo prossimo libro: un ragazzo che viene portato via
dalla casa degli zii da un amico pel di carota alla guida di un’auto volante.
Originale.
«No, mi viene a prendere suo padre…» spiegò
paziente il protagonista pensando che non fosse saggio da parte sua rammentare
a zio Vernon quella famosa estate e l’accordo andato a farsi friggere.
«Allora ti viene a prendere il padre di pel di
carota? Devi specificare! È il padre il tuo amichetto
o il tuo amico è anche il tuo amichetto,
o te li fai tutt’e due in un menage a
trois???»
«NON FATEMI SCLERARE!!! MI VIENE A PRENDERE
RON, PUNTO E BASTA!!!! Cioè, volevo dire suo padre, insomma… BASTA!!!!»
In quel momento si sentì suonare il
campanello.
«Certo che non sei stata tu, è stato il
campanello, rompiscatole di una pazzoide…» borbottò zio Vernon.
«Dev’essere il mio amichetto, cioè il mio amico e solo un amico, Ron…» Harry si
alzò dalla piramide di sassi numerati da cui era stato sepolto e andò ad
aprire. Ma sull’uscio non c’era Ron.
C’era Albus Silente.
«Ah, te la fai con i vecchiacci ora?»
intervenne lo zio mentre il nipote iniziava a sclerare.
*
A
casa di colui che avrebbe dovuto esserci al posto di Dumbledore…
Ron era riuscito a liberarsi della madre
razzista e babbanofoba con la scusa di andare a controllare se la sorellina
stesse bene, comunque era già vestito e impeccabile, una volta tanto. Arrivato
alla porta della camera di Ginny, bussò tre volte anche se aveva già ricevuto
il permesso di entrare alla prima.
Una volta dentro la camera però, si accorse
che Ginny non c’era.
«Perché Ginny non è in camera ad ammalarsi
come supponeva la mamma?» chiese una voce da calderone dietro le spalle di Ron.
«Percy??? Cosa ci fai qui?»
«Credi di essere l’unico a voler sfuggire alla
mamma?»
«Ma tu non te n’eri andato perché dicevi che
papà è un bugiardo, eccetera? O sei tornato strisciando a supplicare perdono
dal padre misericordioso che ucciderà il bue grasso per te?»
«Non c’è bisogno che papà ammazzi la mamma per
farmi tornare: il vero motivo della mia sfuriata con Arthur è di natura
piuttosto diversa. Ecco, il Signor Crouch…» cominciò Percy in tono tra il
pratico e il pomposo.
«Ma Crouch è MORTO, non lo puoi lasciare in
pace almeno ora? Guarda che non ti promuoverà mai suo vice nell’aldilà, se gli
fai fischiare le orecchie!» protestò Ron.
«…aveva una fantastica bicicletta di una
prestigiosa marca italiana. Era molto fiero di quell’oggetto, nonostante fosse
babbano. Beh, insomma… lanciò una nuova moda, tutti volevano una Ganna perché è in grado di volare, ma al
mondo ne esistono pochi esemplari. Io ho chiesto a papà una Ganna per il mio compleanno, ma lui ha
capito un’altra cosa e mi ha regalato un foglietto di carta pieno di erbette
secche da pozioni. Solo un deficiente poteva capire male! Così gli ho detto che
era un vecchio scemo e lui mi ha detto che… che… non ce la faccio, lui mi ha detto che… non riesco neppure a dirlo! Qui
ci vuole una preghierina!» cavò fuori di tasca un rosario fatto di nodi a
vari fazzoletti annodati tra di loro, appunto, e iniziò a delirare «Oh, Potente
Signor Crouch… io so che tu fosti il
Messia venuto sulla Terra e sacrificatosi per noi! Per me, cioè, plurale maiestatis…»
«Chissà perché Ginny non è in camera sua…»
mormorò Ron che era appena tornato dal bagno e non aveva sentito una parola del
discorso senza senso del fratello.
«Io avevo capito che doveva andare a un
concerto di Celestina Warbeck…»
«Prima era qui, mi ha invitato a entrare!»
obiettò Ron.
«Non è esatto.» spiegò Percy «Era solo il suo Magic Magnétophone che trasmetteva la
colonna sonora del suo film horror preferito: ascolta.» premette un tasto sopra
quello che sembrava un pallone da calcio.
Entraaaaa… Entraaaaa…che ti squartoooooo…”
gracchiò il registratore.
RON «…»
PERCY «…»
RON «Mi sembrava strano che mi volesse
squartare, infatti. Di solito minaccia di lanciarmi una Cruciatus e non mi fa
entrare.»
PERCY
«…»
RON «E perché si è attivato?»
«E’ a tempo. Programmato con la magia.»
«Ginny dov’è?»
«Secondo me al concerto.»
«Allora perché non ti smaterializzi e vai a
cercarla?» chiese Ron.
«Perché non ne ho voglia, primo. In secondo
luogo, nessuno deve sapere che mi sono intrufolato in casa.» spettegolò Percy.
«Allora non hai fatto pace con papà?» domandò
il Re sorpreso.
«Certo che no. A differenza di te, io ho una
dignità!» proclamò sbaciucchiando il santino del Signor Crouch che teneva nel
portafoglio (era l’unica cosa che c’era…).
«Ma perché ti sei rivelato solo a me? È perché
mi vuoi bene!?» chiese il più piccolo con le lacrime agli occhi abbracciandolo forte-forte.
«Non dire scempiaggini!!!» sbottò il fratello
maggiore scrollandoselo di dosso «Non avevo fatto caso a te. Ma grazie di
avermi ricordato della tua esistenza: chiunque scopra che vengo in casa ogni
tanto ad aggiungere la mia biancheria sporca al mucchio e a ritirarla una volta
pulita, deve morire!»
«Cosa!? Mi vuoi uccidere!?! Ma sono tuo
fratello!» protestò Ron che sorprese tutti rivelando di avere un minimo di
perspicacia.
«Solo per un mero dato anagrafico, e poi mica
voglio ucciderti. Ti faccio solo un oblivious.
Oblivious!!!» Ron fu preso in pieno
dall’incantesimo e mentre Percy scappava toccando una passaporta a forma di
pollo morto per influenza aviaria, il Re si chiese «Ma che ci faccio io qui?»
«Che ci fai tu qui?» chiese una voce che lo
smemorato riconobbe come quella di sua sorella.
«Che ci fai tu qui, piuttosto!» sbottò Ron.
«Questa è camera mia, scemo. Tu, cosa ci fai qui!?»
«Ma non dovevi andare al concerto di quella
rompi della Warbeck?» domandò il rosso confuso.
«Eh? Ma sei scemo? Ti pare che ci sia un
concerto a quest’ora? E poi io devo riordinare la camera che oggi viene
Hermione.» spiegò la sorellina.
«Smettila di darmi dello scemo quando non è
dimostrato che io lo sia pienamente. Io pensavo stessi male, per questo sono
entrato.»
«Non dire assurdità. Ti pare che io stia
male?»
«Ma la mamma ha detto…»
«Quella non capisce una zucca!! È tutta
preoccupata perché deve andare nel quartiere babbano e non ha neanche preparato
la cena.»
«Ma giù, c’è un intero arrosto di bue…» disse
Ron.
«Quello è per Harry, mamma pensa che i babbani
non abbiano ancora scoperto il fuoco e che sia per questo che Harry è denutrito
e che Hermione è così intelligente: secondo lei è da quando è nata che si nutre
di dizionari.» spiegò la piccola.
«Ma tu dove sei stata fino ad ora?» incalzò lo
spilungone sorvolando sull’idiozia materna.
«Ero nell’armadio che telefonavo.»
«Nell’armadio?» chiese il fratello confuso.
«Esatto.»
«Che telefonavi?»
ripeté quello ancora più disorientato.
«Proprio.»
«Ma noi non abbiamo il feletono!» s’illuminò improvvisamente.
«Io ho il cellulare! Me lo ha regalato
Hermione con i punti della Vodafone!» cinguettò allegra.
«A me non ha mai regalato niente del genere.»
«Tu non fai mai regali costosi e uno agisce di
conseguenza.» ipotizzò Ginny.
«Guarda che quel profumo al sapore di
maionese, l’avevo trovato nella tasca del mantello di Goyle… e tutti sanno che gli Slytherin sono
ricchi e comprano solo roba costosa!!!» cominciò Ron arrabbiato.
«Non ti è mai venuto in mente che forse era maionese che quel gorilla s’era
ficcato in tasca per condirci uno spuntino in dormitorio???»
«Mmm… no.»
«Beh, devo riordinare, fuori dalle scatole!»
«Ma io non sono in una scatola!!!» obiettò
quello.
Ginny lo scaraventò giù dalla finestra ma lui
non si fece nulla perché atterrò in un barile di catrame che chissà perché era
lì. Quando si mise in piedi si accorse che non poteva togliersi il catrame di
dosso e neppure il barile, perché c’era rimasto incastrato dentro. Solo che,
per stare in piedi, aveva spinto via il fondo della botte, col risultato che il
catrame s’era esteso anche sui pantaloni.
Orripilato per aver rovinato l’unico suo
vestito decente, si mise a correre all’impazzata intorno alla casa, ma mise per
sbaglio un piede in un secchio e capitombolò nel pozzo. Però non si lavò via il
catrame, in quanto era finito nel secchio
che stava in fondo al pozzo che oltretutto era a secco.
Per fortuna Nicole Kidman che stava girando il
film Ritorno a Cold Mountain ma s’era
concessa una pausa per osservare il fondo del pozzo dei Weasley, lo vide e lo
tirò su. Essendo però incatramato, venne scambiato per un nero, quindi
Finita la giornata lavorativa, il rosso (che a
causa del catrame ora è nero) conobbe due ragazzini: uno nero che suonava il
banjo e una bambina dai capelli biondi che ricordava oltremodo Draco in
versione femmina con i capelli lunghi. Le sue nuove conoscenze però non gli
servirono a un tubo, in quanto la ragazzina non faceva altro che cantare
«Fioooochiiii di cotoooooneeeee biaaancoooo come neve lieve… lieeeeeeveeeee
neeeeveeeeee…» ed era stonata. Il bambino, invece, qualche volta lavorava come
raccoglitore di cotone, ma il più delle volte fugava e andava a suonare il
banjo. Da schifo, oltretutto.
Avendo abbastanza cervello da capire che
poteva tornare a casa con la magia, lo fece. Spezzando il cuore alla ragazzina
che si era innamorata di lui e al povero negretto che su di lui voleva
addirittura scrivere una canzone intitolata “Ho visto un re”.
*
Hermione aspettava sulla soglia di casa sua
con impazienza, ma non si fece vivo nessuno a parte il postino che suona sempre
due volte (il che ti secca se hai aperto alla prima), due testimoni di Geova e
un piazzista che cercò di venderle un Chirby senza sapere egli stesso a cosa
servisse (o cosa fosse, cosa che mi chiedo anch’io… in realtà il piazzista è un
mio amico e il Chirby un aspirapolvere…).
Finalmente, dopo la vicina che voleva il sale
e il Grana Padano, un San Bernardo che aveva perso il senso dell’orientamento,
il fan Club di Krum (che lo aveva pedinato fin dalla Bulgaria), Shaman King, un
pazzoide mascherato da pazzoide incatenato che quando parlava faceva il verso
del rombo di una moto (ragion per cui Hermy si prese un coccolone ma non capì
cosa volesse), il lattaio della Granarolo, un avvocato di nome Gran Paradiso
che adorava le focaccine dolci, il Tenente Colombo con in mano due occhi di
vetro di cui uno era il suo e l’altro di Moody, Lord Voldemort che voleva
sapere se l’autrice fosse ancora intenzionata a scrivere qualcosa di diverso da
un elenco della spesa, Draco Malfoy in mutande e braccio destro ustionato
inseguito dal lattaio di prima, e il Frate Latino che confabulava con un
rumeno, FINALMENTE dopo un pomeriggio in cui non si fece vivo praticamente
nessuno, arrivò una limousine rosa shocking a stelle azzurro fotonico.
Dall’auto scese il Signor Weasley che la fece
salire in macchina e le ruppe le scatole per tutto il tragitto con una serie di
domande una più cretina dell’altra «A che serve il cucchiaio? A che servono i
cartelloni pubblicitari? Come funziona un’arma da fuoco? Tu e mio figlio Ron
non avete fatto niente di sozzo, vero? A cosa serve guardare la televisione? E
andare a scuola? E vivere? Qual è lo Scopo Vero dell’esistenza? Chi ha inventato
i Reality Show era stato precedentemente ricoverato per lesioni cerebrali e
conseguente asportazione del membro cervicale? Che cos’è il Comunismo? Perché…»
Invece Mamma Weasley trascorse il viaggio
rammentandole quanto fosse buona a venirla a prendere a casa, quando avrebbe
benissimo potuto abbandonarla come un cane sull’Autostrada del Sole. Hermione
provò a rispondere ad entrambi ma capì di essere in territorio nemico e
concentrò ogni sua forza nel tentativo di focalizzare, nella sua mente, l’immagine
di Malfoy in mutande. Poiché la ragazza pareva soffrire l’auto, furono
costretti a fermarsi e quindi a tacere. Per fortuna c’era poco traffico per via
delle targhe alterne, così la limousine plenotopica arrivò alla Tana entro
l’ora di cena.
Sentendo arrivare l’amica, Ron scese a
perdifiato le scale, accecato dalla felicità, quindi inciampò e ruzzolò giù
fino a sbattere il muso sullo zerbino. Irritato, se lo mise in tasca e si
appropinquò alla strega ma venne rimandato indietro con un poderoso pugno in
scatola. (il Pugno in Scatola, utile per ogni occasione, è un apparente regalo
che, quando viene aperto, colpisce chi compie tal gesto per mezzo di un
guantone da boxe sostituito al classico clown.)
«E non osare mai più avvicinarti a me prima di
aver fatto almeno 5 bagni e 6 docce!!!» e con una smorfia snob sul volto,
«Accidenti, ce ne vorrà prima che io diventi
un muratore…» mormorò depresso l’incatramato.
*
Il povero Draco, ancora alle prese con i due
mangiamorte ubriachi, era riuscito a sottrarsi alle loro grinfie, grazie al
fatto che le loro grinfie si erano accidentalmente attaccate ai pantaloni e
levandoseli era riuscito a scappare.
Non s’era allontanato che di pochi passi,
quando sentì una voce stridula gracchiare «Drachinoooo
Cucciolinoooooo… dove seeeeei??? Ho voglia di stringerti, di coccolarti...»
«Ho voglia di vomitare…» mormorò il biondo
riconoscendo la voce di Pansy.
«Eccoti qui!!!» strillò tutt’allegra afferrandolo
per il maglione «Oh… e sei già svestito… porcellino!!!»
«NOOOOOOO!!!» ruggì il mago e –ribaltando la
ragazza con una mossa di karaté – corse a perdifiato dalla madre che stava
facendo a pezzi una fotografia di Potter con un paio di forbicine per unghie.
«Madre!!! Invece di tagliuzzare un’icona,
perché non fai qualcosa di più utile come maciullare quello vero o licenziare
Rookwood e lo zio!? Guarda cosa mi hanno fatto!!!» piagnucolò Draco.
«Non vedi che sto triturando un puzzle? Non
rompere l’anima già di prima mattina…»
«Non è mattina!!! Sono le sette di sera! E poi
perché distruggi un puzzle innocente?»
«Ha su la faccia di Potter… l’ho vinto con il
concorso Cavati gli occhi e gusta!
offerto dalla Patatine da Macchinette
s.p.a. , comunque ha solo dieci pezzi, così lo faccio a pezzi fino ad
ottenerne 5000, e poi lo rivendo alla Granger che è una cervellona e sa
finirlo, perché io già non lo so fare così…» spiegò la donna.
«Ma mammaaaaa…» si lagnò il rompiscatole
«Perché non mi ascolti? E poi come mai conosci
Narcissa si girò con fare maligno «A questo
penserai tu, mio caro. Vai a casa sua
e non farti pagare meno di sei galeoni!!!»
«Quella è una sporchissima e puzzolentissima
mezzosangue, figlia di babbani che, come ben sai, non hanno scoperto l’acqua!
Io non ci vado! E poi non mi hai spiegato come mai la conosci…»
«La conosceresti anche tu se leggessi cose
intelligenti come il Settimanale delle Streghe!!!» protestò Narcissa agitando
la bacchetta e impacchettando quel che rimaneva del puzzle.
«Ma se quell’articolo l’ho scritto io! Ero io
che spifferavo tutto a Rita Skeeter, ero io che…»
«Sì, sì, bravo… ora vai a fare il bravo
gentiluomo educato. E non lasciare schifezze per la strada, come cartacce o
babbani o cicche. Sono stata chiara?»
«Mamma, forse non hai afferrato il concetto:
io da quella schifosissima intelligentona saputella figlia di pezzenti, ci vado
col…»
«DRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACOOOOOOOOOOOO!!!
Eccoti!!! Guarda che bel vestito che mi sono messa!!!» squittì una voce dietro
le spalle di Malfoy.
«…Nottetempo!!! Anzi, è meglio che parta immediatamente!» decise afferrando il
pacco bomba e ficcandosi in bocca alcune tartine che stavano nel piatto di
Voldemort («Io quel ragazzo lo vedo male…» ripeté l’Oscuro Signore).
«Ma come, non saluti la tua amichetta?» si
stupì Narcissa ponderando la possibilità che l’unico erede dei Black e dei
Malfoy fosse dell’altra sponda.
L’Erede si fermò, afferrò Pansy per i capelli
(il suo meraviglioso vestito consisteva in NESSUN vestito) e la lanciò nel
camino dove uno spazzacamino e una strega di nome Mary stavano limonando in
allegria.
«Questo sì che è vero amore…» sospirò la
nobildonna non riferendosi a Mary Poppins.
Ma Draco era sfigato per natura, infatti non
appena arrivò a casa della Granger (lo aveva portato lì il Nottetempo, in
effetti, come poteva il nostro furetto gagliardo sapere dove abitasse
Hermione?) fu inseguito da un lattaio pazzo della Granarolo che appena aveva
visto il marchio dell’omonima marca (per colpa di Pansy che gli aveva smollato
il maglione, ora gli arrivava alle ginocchia), decise che Draco era di certo
una mucca O.G.M. da latte che era scappata dall’allevamento.
Arrivato finalmente davanti alla porta di casa
della Granger, suonò il campanello, stupendo tutti con il fatto che sapesse
usare un aggeggio babbano, ma a quanto pareva la streghetta se n’era andata in
una macchina ridicola, infatti:
- Non rispondeva nessuno;
- Per strada c’erano
stelline azzurre adesive per automobili.
Non
sapendo cosa farsene del puzzle, decise che glielo avrebbe sbolognato sul
treno. Poi, siccome era quasi notte, decise di divertirsi andando in giro
incappucciato e decapitando i babbani. Ma a quanto pareva, qualcuno lo aveva
preceduto. Draco arrabbiato diede un calcio a un bidone dell’immondizia
svegliando Pezza che ci dormiva dentro, dopodichè si accoccolò sui gradini di
un edificio.
All’improvviso
una vecchia pazza piena di gatti (ce li aveva addosso) gli si avvicinò «Ciao
bello, io sono Arabella e tu?»
«Io no.» rispose scioccato da quanto un nome
potesse essere così poco appropriato.
«Cosa stai facendo?» chiese di nuovo
petulante, la vecchia. Malfoy non rispose e si limitò a pensare che quella era
una schizzoide e non valeva la pena risponderle.
«Ti ho fatto una domanda, maleducato!» e per punizione fece roteare una
borsa di plastica piena di cibo per pulci sulla zucca del biondino.
«Ahia!!! Vecchia scema, vattene al diavolo!!!»
sbottò irritato alzandosi in piedi e dando un calcio alla vagabonda che ruzzolò
giù dai gradini. «E poi chi è che compra il cibo per le pulci? Solo una
sclerata!»
«Che maleducazione i giovani d’oggi! È per i
miei gatti: loro hanno le pulci e nutrendole non avranno più bisogno di
attentare alla salute dei miei micetti!»
Draco
fece una faccia a metà tra il “Se, se… fai quello che vuoi, tanto io non ho
pregiudizi…” e il “Sei solo una vecchia demente e mi viene l’acne a parlare con
te, quindi credo che smetterò immediatamente”.
«Comunque» riprese
Il mago alzò lo sguardo e vide che l’edificio
era un liceo socio-psico-pedagogico. «Questo è un liceo, quindi non è tuo e non
è neppure prestigioso… è tutta robaccia babbana!»
«TI DEVI ALZARE IMMEDIATAMENTE!!!»
«NO!!! NON LO FARO’!!!» sbraitò scattando in
piedi e tirando il pacco bomba in testa alla vecchia che ruzzolò giù di nuovo, con
tutto l’impegno che aveva impiegato a salire i gradini un’altra volta.
L’incarto, a contatto con la capoccia della schizzata, si ruppe e 5000
frammenti minuscoli con su la faccia ebete di Potter si sparpagliarono ovunque.
«NOOOOOOOOO!!!»
ululò Draco temendo l’ira materna «Se fossi maggiorenne, potrei raccoglierli
con la magia… ora come faccio?» ne arraffò la maggior parte, quella che stava
in mucchietti (non poteva certo toccare terra con le sue manine di seta), e la
ficcò nel pacchetto, ricomponendolo alla bell’e meglio.
La vecchia dai piedi delle scale dov’era
capitombolata, rise sadicamente. Ma tacque all’istante non appena vide una
donna alta quanto un puffo appropinquarsi a lei.
«Cosa stai facendo?» sbottò la nuova arrivata
occhieggiando
«Sono caduta!» protestò Arabella, indispettita
dal fatto che le si desse del ‘tu’ da parte di sconosciuti.
«Beh, non farlo più. Infanghi l’immagine del nostro prestigioso istituto.» specificò
quella. Poi, rivolta a Draco «Che ci fai lì con quei bastaglini?»
«Miglioro
l’immagine dell’istituto costruendo un mosaico!!!» replicò quello sarcastico.
«Se ti aspetti di essere pagato sei in errore:
noi non diamo soldi a gente strana come te!» gli intimò la puffa dai capelli
tinti di rosso cupo.
«Stavo scherzando… e poi perché sarei strano?»
domandò Draco che iniziava a sentirsi stufo marcio di vecchiette rompic******i
sempre tra i suoi divini piedi.
«SAI CHE ORE SONO!?» ruggì la donnina.
Draco gettò un’occhiata al suo Rolex d’oro
«Secondo quest’orologio babbano, l’ora babbana è… _MUSICA DI TROMBE IN
SOTTOFONDO_ sono le otto e mezza di sera.»
«COOOOSAAAA, LE OTTTTTOOOOO E
MEEEEEZZAAAAAAAA!!!???» della serie “piccola ma potente la donnina” «E perché
non sei in classe!?»
«Eh, in classe? Ma se è notte, ma se è estate,
ma se non è la mia scuola…» blaterò Draco.
«TUTTE SCUUUUSEEEEEEE!!!!» Draco sobbalzò e si
sentì afferrare per il maglione già smollato «E SEI ANCHE SVEEEESTIIITOOOOO!!!!
COSA SONO QUESTI MAGLIONI CHE LASCIANO STRATEGICAMENTE
LE GAMBE SCOPERTE!?»
«Cosa!?!?!?»
protestò il mago ma Daisy The
Headmistress lo trascinò di peso nella sua scuola, e gli fece anche molto
male trascinandolo sui gradini di pietra.
*
Beh, non è che il cicatrizzato se la passasse
molto meglio. O meglio, lui se la passava bene perché se n’era andato dalla
casa stcionsa dei suoi zii, era il
vecchietto che si stava pentendo della sua decisione di venire a prendere
l’Eletto. Quest ultimo infatti, non aveva fatto altro che urlare come un pazzo
contro il canuto mago e lanciargli addosso qualsiasi oggetto individuasse nel
suo campo visivo (Albus ringraziò il Cielo per la miopia di Potter. Il Cielo
non rispose. Maleducato.).
Finora Potter gli aveva tirato: il pesce
surgelato di Diddy, Diddy, la pianta morta per colpa del the di zia Petunia, lo
zerbino, un sasso trovato per strada, un pezzo del cemento della strada, un
gatto pulcioso che stava sull’ultimo oggetto lanciato, la maniglia di una
porta.
«Si può sapere dove stiamo andando!?» gli urlò
Harry nelle orecchie.
«Harry, non gridarmi nei timpani, non sono
sordo!» protestò il vecchio scemo.
«Questo lo dici tu!»
«Cosa? Non ho sentito!»
«DOVE ANDIIIIAAAAAMOOOOO!!!???» esplose il
moro.
«A casa dei Weasley, mi pareva di avertelo già
detto!» spiegò Silente.
«Di quello che pareva a te non importa un fico
secco a nessuno! E perché andiamo lì!?» gridò tirandogli addosso un bidone
dell’immondizia.
«Molly mi ha chiesto di scortarti per la tua
sicurezza, lei non è abbastanza potente per
salvarti nel caso arrivasse Voldemort!» nel sentire pronunciare il nome
dell’Oscuro Signore, un albero rabbrividì.
«Guarda! Un albero che ride!» Harry indicò con
voce allegra un punto alla sua destra.
«Ma dove???» il nonnetto si chinò dalla cima
dei suoi tre metri per cercare l’albero sghignazzante, ma tutto quello che
ottenne fu ricevere un pizzicotto da Harry dritto sul naso, che gli fece cadere
gli occhiali «AHIO!!!»
«Ah-ha!!! Ci sei cascato come un’acciuga!!!»
rise di lui il ragazzo. Silente lo guardò comprensivo.
«Forse tra un anno cambierà… manca ancora un
libro, ancora un libro… e io sarò lì a vedere questo birbante diventare adulto…
e io sarò lì a dire “Modestamente è SOLO merito mio…” e tutti mi venereranno,
oh, sì…»
«BASTA PARLARE!» Harry lo colpì con la bacchetta.
«Non si può usare la bacchetta fuori da
Hogwarts…» constatò debolmente il povero senex.
«Ah, non ti preoccupare: quest’anno ho
intenzione di usarla MOLTO la bacchetta
a Hogwarts!!!» si esaltò l’esaltato.
«Harry… stai per caso facendo doppi sensi
sconci?» gli domandò placido ma incacchiato Dumbledore.
«Scemo… mi stai per caso rimproverando?» gli
fece il verso quello.
«Tanto nessuna te la darà, al confronto me ne
faccio di più io al Ministero…» mugugnò il barbone (nel senso che ha una grossa
barba).
«Cosa???»
«Niente, niente…» sospirò il mago.
«Si può sapere perché stiamo andando a piedi
invece di smaterializzarci, o di usare le scope, o il Notte, o qualcosa del
genere?
«Te l’ho detto Harry: Molly ritiene che tu sia
più al sicuro con me.»
«Diciamo che non aveva voglia di venire in un
quartiere babbano…» sussurrò Potty.
«Come dici? Guarda che Molly è tutto tranne
che razzista!»
“Xenofoba, segregazionista, bigotta, ipocrita,
discriminatoria, dalla mentalità chiusa o assente, scema, sciovinista,
babbanofoba, ecc…” pensò Harry.
«Andiamo, non è segregazionista!» esclamò
Percival.
«HAI LETTO NEI MIEI PENSIERI!!! HAI USATO
«Non è vero!! Era collegato a quello che avevo
detto prima…» piagnucolò Silente, ma Harry lo buttò in mezzo alla strada dove
venne cattato sotto dal Nottetempo.
«Non è un po’ presto per morire? Siamo solo al
primo capitolo!» Silente tornò in vita e salì con l’occhialuto sull’autobus.
Mentre erano sul Nottetempo, Harry ci provò
con una ragazza mora che era lì, ma Silente da dietro le fece delle boccacce
senza dentiera e quella – traumatizzata - se ne andò sei posti più in là.
«Grande… ora ho perso anche la donna della mia
vita!» e sputò sul naso del vecchio - che non si irritò minimamente! Aria di esasperata serenità, ecc ecc...
***