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Autore: nephaelibatha    16/06/2016    4 recensioni
Tortuoso sarà il percorso che porterà Lucius e Narcissa al coronamento di un amore travagliato, frutto di incontri-scontri degni di una delle storie d’amore più belle di tutti i tempi. Una relazione segnata da numerose avversità, non ultime i caratteri decisi e forti di entrambi i personaggi; ma l’amore trova sempre un modo per esistere, e nonostante tutto, i due riusciranno finalmente a trovarsi.
Dalla storia:
“Dovrei dirti che al mondo ci sono ragazzi migliori di me, ma sono un terribile egoista, e l’idea che un altro uomo che non sia io possa baciarti o godere della tua vicinanza mi porterebbe alla pazzia. Sono follemente innamorato di te, Narcissa Black, e spero che questo basterà a tenerti al mio fianco.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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25. La Quiete prima della Tempesta




I primi giorni di febbraio si erano abbattuti su Hogwarts sottoforma di violente tormente di neve alternate ad acquazzoni sporadici che avevano spazzato via dalle menti affaticate degli studenti bisognosi di aria fresca ogni prospettiva delle più innocue passeggiate all’aperto. Quella mattina Lucius, Lestrange, Bellatrix, Mulciber, Rosier, Nott, Tiger e Goyle si erano riuniti in Biblioteca prima dell’alba per discutere di determinate faccende urgenti. Erano passati alcuni mesi dall’ultimo incontro, svoltosi tra l’altro in circostanze critiche, ed era proprio a tal proposito che i giovani avevano indetto quell’adunanza eccezionale.
<< Non c’è altra soluzione, a mio avviso, che quella di espellere Yaxley dal gruppo, considerati i suoi comportamenti recenti a dir poco discutibili >> sentenziò Lucius, con un tono risoluto che dava adito ad intendere il termine della loro breve riunione.
<< E su quali basi proferiresti un’affermazione così incriminante? Solo perché Yaxley ha la fortuna di possedere la facoltà di ragionare con la sua testa e si rifiuta di scodinzolarti dietro come tutti i tuoi amichetti? >> sibilò Bellatrix, scostandosi da uno dei grandi tavoli della Biblioteca dal quale aveva seguito in silenzio l’intero corso della riunione.
Si fece avanti incedendo a braccia conserte, posizionandosi al centro del piccolo cerchio che avevano formato i compagni affinché tutti potessero osservarla mentre teneva testa a Lucius.
<< Purtroppo non posso contagiare tutti con la mia intelligenza, c’è sempre qualche mela marcia da scartare nella cesta delle eccellenze e questo è il caso di Yaxley.
Ad ogni modo, non credo che i nostri amici abbiano voglia di udire da me l’elenco di tutte le mancanze di cui si è macchiato ultimamente, Bellatrix. Basterà accennare al divertente scherzetto che ha preparato per me qualche settimana fa, costringendomi ad aspettare invano per ore sotto una pioggia incessante. Sono certo che per la sicurezza del nostro operato sia saggio estromettere chi non merita la nostra fiducia. Non possiamo rischiare di essere scoperti o traditi, questo lo sai benissimo anche tu, voglio sperare >> le rispose Malfoy molto placidamente, camminando avanti e indietro davanti a tutti i presenti per cercare di calmare le acque che l’intervento della giovane aveva increspato.
<< Non mi incanterai con questi paroloni, Malfoy. Io ho capito dove vuoi arrivare: detesti Yaxley perché non ti viene dietro come tutti gli altri e quindi vuoi farlo fuori, facendo passare degli sciocchi rancori personali per un finto senso di protezione comunitaria >> ringhiò la fanciulla, i muscoli del viso tesi e concentrati in una minacciosa espressione di rabbia. Tutto il suo corpo era un fascio di nervi pronto a scattare alla prima provocazione da parte di quello che oramai era divenuto il suo avversario.
<< Dubito fortemente che tu possegga delle formidabili doti intuitive. Ma permetti che sia io ad interrogare la mia mente: a me sembra piuttosto che sia tu quella che si lascia governare da motivi personali. E preciserei anche che si tratta di invidia nei confronti di, vediamo … me >> sussurrò Lucius assottigliando i lampeggianti occhi grigi in atto di sfida. Se quella che stava avendo luogo era una lotta fra serpenti, di certo lui era il più scaltro fra i due e avrebbe conseguito molto facilmente la vittoria, date le circostanze. Giravano in circolo l’uno attorno all’altra, scambiandosi stoccate velenose.
Ormai Lucius l’aveva circondata, gli occorreva solo chiudere il cerchio e spingere quella testa calda di Bellatrix a prendere fuoco, scottandosi con le sue stesse fiamme.
<< Non hai nessuna autorità che ti permetta di prenderti carico di una decisione simile, Malfoy! Non sei il nostro capo, dunque io propongo di mettere ai voti la questione in modo che ognuno di noi possa ugualmente incidere sulla scelta finale >> strillò lei, accendendosi all’istante e trattenendo a stento la furia che soggiogava i suoi muscoli, le sconquassava il petto e le stravolgeva il volto.
Il suggerimento di Bellatrix, giunto inaspettato alle orecchie dei giovani – i quali si erano ormai persuasi di aver guadagnato l’opportunità di tornare nei Dormitori per conquistarsi le ultime ore di sonno – aleggiò qualche istante nell’aria, ricevendo in risposta un pigro silenzio. La giovane donna non si lasciò disamorare e fece un passo in avanti, scrutando con sguardo torvo i propri compagni ad uno ad uno, nell’inconfondibile intento di costringerli a stare dalla sua parte. Tuttavia a deludere ogni sua aspettativa giunse un ulteriore muro di passività. Lucius sapeva perfettamente perché si stava dimostrando tanto accanita quella mattina: non aveva mai sopportato il fatto che lui fosse considerato il leader di quel gruppo, e ora cercava a qualunque costo la propria rivalsa per recuperare il terreno perduto. Sorrise deliziato nel constatare che la fedeltà di tutti gli altri nei suoi confronti fosse così cieca da dar loro il coraggio di affrontare la minaccia scagliata dalla ragazza.
<< Ebbene, Bellatrix, mi duole comunicarti che a tutti gli effetti sono io il capo >> affermò il giovane con una sottile nota di compiacimento nella voce, inserita appositamente per provocare ancora di più la fanciulla, già furiosa per quell’evidente presa di posizione collettiva contro di lei.
<< Lucius ha ragione, Bella. Non c’è motivo di prendersela così tanto. Infondo si tratta solo di Yaxley … >> intervenne Rodolphus nell’inutile tentativo di placare la secondogenita dei Black. Quest’ultima si girò di scatto verso di lui, lo afferrò per la divisa e lo sbatté addosso al primo scaffale nelle vicinanze con una violenza inaspettata per la sua corporatura.
<< Non c’è motivo di prendersela così tanto? Dovevo immaginarlo che il cagnolino fedele di Malfoy fosse stato sottoposto al lavaggio del cervello, era fin troppo ovvio. Quante cose fai per lui? Gli scrivi anche i discorsi, o ci pensa quel genio di Mulciber? >> domandò la ragazza facendo il verso a Lestrange, che intanto tremava leggermente sotto la sua presa. Sentitosi chiamato in causa, Mulciber alzò istintivamente lo sguardo come per voler difendere quei pochi neuroni rimastigli, ma poi ci ripensò e tornò a fissare il pavimento semibuio della biblioteca.
<< Noi ci fidiamo di Lucius perché ha sufficientemente dimostrato di meritare il titolo di capo, e dovresti farlo anche tu, Bellatrix >> si aggiunse Nott molto spavaldamente, muovendo un passo in avanti quasi per fronteggiare direttamente la compagna. Quest’ultima lasciò con non molta gentilezza la presa sul povero Rodolphus – che intanto cercava di sistemare le grinze lasciate sulla camicia dagli artigli della donna – e cominciò a camminare lentamente come a voler misurare la stanza con i propri passi.
<< Vi fidate di lui? E su quali basi, solo perché è un belloccio senza cervello? >> domandò sconcertata Bellatrix, non perdendo occasione di lanciare un fugace sguardo sprezzante in direzione del bel volto di Lucius, che nel frattempo era rimasto ad osservare la scena in silenzio.
<< Ti ricordo che il padre di Malfoy lo conosceva di persona, erano allo stesso anno ad Hogwarts, proprio come noi. Di conseguenza Lucius è la persona più vicina a lui, e questo mi sembra un ottimo motivo per affidarci alle sue decisioni >> continuò Nott con tranquillità, sorridendo di fronte ai primi segni di tentennamento da parte della ragazza.
I compagni presero coraggio e si unirono alla risata, assaporando per la prima volta in vita loro la vista di Bellatrix Lestrange all’angolo, e per di più a disagio.
<< Questo non è altro che un allenamento per il grande cambiamento che a breve sconvolgerà il Mondo Magico e voi già vi comportate come dei rammolliti! Puoi ridere quanto vuoi, Malfoy, goditi questi insulsi giorni di gloria. Quando giungerà la resa dei conti sarà Tom Riddle in persona a valutare ognuno di noi e a scegliere il più meritevole. Per allora preparati a raccogliere le briciole del tuo maledettissimo orgoglio >> sibilò la fanciulla, mentre si affrettava ad abbandonare la sala per impedire agli altri di notare l’espressione delusa che le stava increspando il viso. Spinse di lato con poca grazia il corpo di Malfoy che le bloccava il passaggio ed infine si congedò dal gruppo come una furia, lasciandosi alle spalle una schiera di volti sbigottiti. In seguito a quell’uscita teatrale ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Nott parlò senza riuscire a trattenersi . << Secondo voi questo significa che ce la siamo levata dai piedi? >>
Tutti risero nuovamente, e quella battuta fece capire loro che potevano sciogliere la riunione e riabbracciare i rispettivi cuscini ancora per un po’ prima della colazione.
Mulciber, Rosier, Tiger e Goyle furono i primi ad abbandonare la Biblioteca, come se una forza magnetica li avesse attirati irresistibilmente verso i dormitori.
Nott era rimasto al suo posto per discutere con Lucius di alcune tattiche di gioco in vista della partita di Quidditch che avrebbe visto scontrarsi Serpeverde e Corvonero quel venerdì, mentre Rodolphus sostava immobile a fissare un punto indefinito, incapace di proferire parola.
<< Ottimo. Allora ci vediamo dopo a colazione, così approfondiamo meglio il discorso su quei pulcini spelacchiati. Direi che adesso possiamo concederci qualche ora di sonno
extra >> sentenziò Nott, il volto affilato ricoperto da un’espressione allegra.
<< Certamente. Ti seguo fra qualche minuto, Nott, devo ancora trattenermi qui >> rispose Lucius, le labbra tese in un sorriso tirato.
<< Ahi … non starai diventando un secchione a furia di frequentare Narcissa Black? >>
Malfoy si passò una mano tra i folti e lunghi capelli biondi, mentre intanto si lasciava andare ad una risata che racchiudeva in sé l’eco dell’innamoramento. Scosse la testa al pensiero di se stesso chino sui libri fino a notte tarda, eppure trascorrere ore intere ad incanalare nozioni impossibili nel cervello sarebbe stato piacevole se al suo fianco ci fosse stata la deliziosa Narcissa Black. Una volta che Nott fu uscito dalla stanza, gli occhi grigi di Lucius si posarono sulla figura di Rodolphus, che ancora sostava accanto a lui senza battere ciglio, come se fosse stato folgorato.
<< Rod, che ci fai ancora qui? Vai a dormire, approfittane per recuperare qualche ora di sonno >> lo incitò con una certa impazienza, posandogli le mani sulle spalle per cercare di scuoterlo dallo stato di paralisi in cui inspiegabilmente versava.
<< Credi che mi odi? >> domandò per tutta risposta il compagno, spostando le iridi affrante sull’amico, che ora lo fissava con maggiore perplessità.
<< Chi dovrebbe odiarti? >> chiese Malfoy, un sopracciglio inarcato di stupore di fronte alla domanda del ragazzo.
<< Bellatrix … hai sentito cosa mi ha detto? >>
<< Lo ha urlato, Rod, era impossibile non udirla >>
<< Bene, ora tutta la scuola sa che Bellatrix Black mi detesta >> sospirò Rodolphus, incupendosi sempre di più man mano che acquistava maggiore consapevolezza dei fatti avvenuti.
<< Bellatrix odia chiunque, perciò non è una novità >> commentò Lucius, tentando invano di risollevare l’umore tetro del giovane.
<< Sì, ma odia me più di tutti gli altri. E poi tu e Nott sapete tenerle testa, io sono rimasto imbambolato come uno scemo, lasciandomi prendere di mira senza fiatare >>
<< Beh, questo è un punto a tuo favore, Rod, dal momento che se le fossi andato contro non saresti stato in grado di proteggerti da una sua più che probabile maledizione. >>
Lestrange si appoggiò stancamente ad una colonna, come se fosse stato incaricato di sorreggere un peso per lui eccessivo. Respirava velocemente, spostava lo sguardo da un punto all’altro con una rapidità nauseante, dando mostra di un consistente grado di ansia: a Lucius ricordava un annegato in cerca di salvezza.
<< So che al momento non ti sarà di grande aiuto, ma vedila così: sei riuscito nell’impossibile, ti sei innamorato di Bellatrix Black >> commentò Malfoy, incapace di nascondere un sorrisetto maligno volto a schernire – anche se in sua assenza – la fanciulla.
Rodolphus emise un gemito sofferente di fronte allo spirito poco solidale dell’amico e, ormai privo di qualsiasi forza, si staccò dalla colonna alla quale aveva affidato i suoi tormenti per dirigersi stancamente verso il proprio dormitorio.
<< Vado a soffrire nella mia stanza, di sicuro i muri saranno più utili di te nel
consolarmi >> si congedò il ragazzo, strusciando i piedi per terra a mo’ di carcerato.
<< Perdona la mia insolenza, Rod, dopo parleremo con calma e ti prometto che ascolterò ogni tua pena d’amore >> assicurò Malfoy, stavolta mantenendo un’espressione seria e comprensiva.
Una volta rimasto solo, Lucius si sedette al tavolo più vicino, là dove il primo raggio di sole della giornata filtrava da una delle alte finestre della Biblioteca e si proiettava in una danza di particelle di polvere, rendendo l’ambiente circostante maggiormente luminoso.
La luce accarezzò il bel volto del giovane, ora ancora più splendente grazie al tiepido tocco del sole. I capelli biondi apparivano più chiari sotto quel fascio di luce, i muscoli erano visibilmente tesi anche attraverso la divisa scolastica, nonostante la posa apparentemente rilassata. Con movimenti stanchi il ragazzo infilò una mano nella tasca destra dei pantaloni e ne estrasse un foglietto ripiegato più volte, che rimase ad osservare tra le mani per alcuni secondi. Aveva trascorso l’intera riunione a riportare costantemente l’attenzione sul presente, giacché essa non faceva altro che divergere verso quel messaggio che gli era stato recapitato prima dell’alba. Gli occhi grigi erano concentrati e fissi su quel pezzo di carta non ancora dischiuso, intenti a valutare il da farsi. Quella lettera giunta così inaspettatamente aveva generato in lui un turbine di emozioni talmente contrastanti che ora egli non riusciva a far prevalere nessuna di esse. Dopo qualche secondo di ulteriore indecisione, come se si fosse trattato di strappare un cerotto, Lucius espirò velocemente e al contempo aprì il foglio, leggendo con rapidità il contenuto espressovi in poche righe.
Al termine della lettura la sua mascella si irrigidì, tradendo una rabbia che, alla stregua di una bestia in gabbia, attendeva soltanto di essere liberata. Le dita si mossero quasi autonomamente quando accartocciarono la pagina con un movimento brusco, e Lucius non poté fare a meno di emettere una bassa imprecazione. Probabilmente avrebbe dato in escandescenza se un rumore soffocato qualche metro più avanti non avesse catturato la sua attenzione, arrestando l’epifania della sua rabbia.
Colto dal panico, il giovane infilò il foglio nuovamente in tasca e affinò i sensi per intercettare la fonte del rumore, in modo da stanare chiunque si fosse nascosto tra i libri per spiarlo. Seguì l’istinto, inoltrandosi in un corridoio di scaffali e svoltando verso un altro, cercando di muoversi il più silenziosamente possibile per evitare di tradirsi.
Girò alla cieca un’altra volta e per poco non andò a sbattere contro una figura rannicchiata vicino ad un tavolo molto distante rispetto a quello cui si era seduto il ragazzo.
<< Narcissa … che diamine ci fai qui? >> esclamò Lucius, trattenendo a stento lo stupore. La fanciulla trasse un sospiro di sollievo e lo colpì alla spalla con il libro che teneva in mano, lieta che si trattasse del giovane Malfoy.
<< Per la barba di Merlino, Lucius, mi hai fatta spaventare! Credevo di essere stata scoperta da un professore e invece per fortuna sei tu. >>
<< Da quanto tempo sei qui? >>
<< Sono appena arrivata. >>
Nell’udire quella risposta Lucius si rilassò e distese tutti i muscoli che si erano allarmati di fronte all’eventualità che la ragazza avesse potuto udire anche solo una parola proferita durante la riunione conclusasi qualche minuto prima. Si concesse qualche secondo per constatare la portata del pericolo appena scampato e il suo sguardo finì automaticamente sulla figura di Narcissa: indossava la divisa scolastica, con la variante della gonna che mostrava parte delle sue gambe lunghe e tornite, avvolte nelle pesanti calze invernali che lasciavano ampio spazio all’immaginazione. Lucius si soffermò qualche secondo ad ammirare il corpo di Narcissa, che ora gli appariva chiaramente come una sorta di angelo, giunto insieme ai timidi bagliori dell’alba. Il viso, incorniciato dai suoi biondi capelli acconciati in una treccia che le scivolava lungo una spalla, splendeva nella penombra dell’aurora e gli regalava un benessere di cui voleva essere il solo a godere; gli occhi adesso sorridevano nella sua direzione, brillando pazientemente in attesa di una sua reazione. Senza riuscire a resistere un istante di più, Malfoy si alzò immediatamente e prese la fanciulla tra le braccia, desideroso di stringerla a sé per evitare che quel sogno paradisiaco svanisse, riportandolo alla tetra realtà. Narcissa stava per rispondere alla domanda del giovane, ma Lucius non le diede il tempo di formulare alcunché, dal momento che si avventò sulle sue labbra e divorò le parole invisibili che la ragazza stava per pronunciare.
Quello non era il tempo di parlare. Esistevano solo i baci con cui il giovane voleva ricoprire ogni lembo di pelle che le sue labbra assetate riuscivano a raggiungere.
Narcissa rispose con passione a quei richiami disperati, aggrappandosi alle spalle forti di Malfoy. Si lasciò addossare alla libreria e improvvisamente desiderò di uscire dal proprio corpo per donarsi completamente a Lucius, sfiorare la sua anima con la propria e rimanere ancorata a lui per sempre. Il ragazzo le afferrò entrambe le gambe sollevandole lievemente da terra e si fece ancora più vicino, accarezzando le cosce tese di Narcissa, ricoperte dal pesante strato delle calze che egli avrebbe voluto strappare via per poter sentire il calore della pelle della fanciulla. Si cercarono l’anima mediante quei baci appassionati per diversi minuti, immersi in un silenzio interrotto esclusivamente dai loro gemiti e sospiri.
Infine si separarono quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi, ma Lucius non smise di tenerla fra le sue braccia. Le accarezzava la schiena e, mentre faceva scorrere le dita sui vestiti, il pensiero gli ricordava quanto aveva assaggiato l’ultima volta che le sue mani avevano sfiorato la camicetta profumata di Narcissa.
<< Aggredisci tutte le fanciulle che trovi all’alba in biblioteca? >> gli domandò lei in tono di sfida, inarcando un sopracciglio per metterlo alla prova.
<< Esiste una sola fanciulla che mi fa gli agguati in questa biblioteca e si lascia divorare di baci da me. Ed è la sola che desidero >> sussurrò Lucius, posando le sue labbra su un orecchio della ragazza. << E’ anche l’unica che elude le mie domande: cosa ci fai qui a quest’ora? >>
<< Non sei nella posizione di chiedermi una cosa simile, visto che ti trovi qui anche tu >> gli fece notare tranquillamente Narcissa, posando una mano sul petto del giovane, là dove attraverso i vestiti era possibile percepire, seppur lievemente soffocato, il battito del suo cuore. Lo sguardo di Malfoy divenne più penetrante, chiaro segno che non ci si poteva sottrarre alla sua richiesta.
<< Sono venuta qui per studiare prima della colazione e dell’inizio delle lezioni; lo faccio spesso, mi rilassa, anche perché solitamente la Biblioteca è affollata di giorno e non riesco a concentrarmi del tutto >>
<< Perciò sei stata qui altre volte? >> chiese Lucius, la mascella visibilmente contratta per via della tensione che quel dialogo stava instillando nel suo animo.
<< Sì, mi piace godermi la pace dei libri senza avere troppa gente intorno, in più oggi non avevo sonno, perciò ne ho approfittato. Perché ti interessa tanto? >> domandò lei incrociando le braccia sulla difensiva. Malfoy deglutì di fronte a quella richiesta, e capì che d’ora in avanti avrebbe dovuto essere più cauto nella scelta del luogo e dell’orario delle adunanze con i suoi compagni. L’idea che Narcissa potesse scoprire quegli incontri segreti faceva nascere nel giovane un moto vorticoso di apprensione: non si trattava più della promessa stipulata con Bellatrix, era qualcos’altro, la paura che la curiosità della piccola Black potesse danneggiarla in qualche modo.
<< Ti rechi qui da sola? >> domandò il ragazzo a sua volta, ignorando completamente la domanda della fanciulla.
<< Perché mi stai sottoponendo ad un interrogatorio? Non mi sono intrufolata da sola nella Foresta Proibita, sono semplicemente venuta in Biblioteca per studiare un po’ prima dell’inizio della giornata >> esclamò Narcissa, incredula di fronte alla raffica di domande eccessivamente accorate da parte del giovane.
<< Non è saggio aggirarsi da soli per il castello a quest’ora, potresti passare dei guai >>
<< Per fortuna che ci sei tu a darmi il buon esempio >> commentò lei con un sorriso furbo, cercando di penetrare al di là della coltre di preoccupazione che aveva coperto il viso di Lucius. 
<< Io non faccio testo, stiamo parlando di te >> tagliò corto Malfoy, evitando però di incontrare lo sguardo di Narcissa fisso su di lui.
<< Ah no? E tu invece cosa stavi facendo qui? Mi è sembrato che stessi quasi
imprecando … >>
<< Stavo cercando di studiare degli schemi di gioco per la prossima partita di Quidditch, ecco perché mi hai sentito inveire. Non abbiamo ancora una strategia >> la interruppe bruscamente il giovane, staccandosi definitivamente da lei e infilando entrambe le mani in tasca per assicurarsi che il foglietto accartocciato in precedenza fosse ben nascosto.
<< Prendi le tue cose, è quasi ora di colazione, dobbiamo andare nella Sala Grande >> le disse poi, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento con lo scopo di far morire sul nascere ogni eventuale tentativo da parte della fanciulla di indagare ulteriormente. Narcissa rimase qualche secondo a bocca aperta per via dell’improvviso atteggiamento di chiusura da parte del ragazzo, ma poi si riscosse e si diresse al tavolo dove aveva adagiato i libri e la borsa. Lasciarono in silenzio la Biblioteca e nel giro di qualche minuto furono nell’atrio principale, dove il consueto brusio della mattina regnava sovrano sulle quattro grandi tavolate. Lucius e Narcissa erano in anticipo, eppure una cospicua quantità di studenti occupava già buona parte del tavolo dei Serpeverde. Non appena videro Malfoy, Nott e Rodolphus gli fecero segno di sedersi vicino a loro. Lucius si girò verso Narcissa per salutarla brevemente e quest’ultima si diresse con una strana espressione verso Alanis, che intanto le sorrideva paciosa qualche metro più avanti. << Narcissa! Tutto … bene? >> la accolse, togliendo la sua borsa dalla panca per liberare il posto che aveva tenuto occupato in attesa dell’arrivo dell’amica.
<< Sì, a parte il fatto che Malfoy si comporta in modo strano >> rispose lei, cercando di cacciare via la sensazione spiacevole lasciatale addosso dalle ultime parole scambiate con il ragazzo.
<< E’ possibile che sia solo stressato, ricordati che frequenta l’ultimo anno e in più è il capitano della squadra di Quidditch, ha molte responsabilità >>
<< Hai ragione. Non voglio pensarci, adesso. A proposito di Quidditch, oggi vengo ad assistere agli allenamenti visto che ho un’ora libera >> la informò Narcissa, lieta che nel frattempo il resto degli alunni avesse raggiunto la Sala Grande e il Preside avesse dato inizio alla colazione. Non c’era niente di meglio di un po’ di torta alla melassa per far evaporare quella lieve nota amara di cui si era condita la sua mattinata.
<< Ma sentila: e ti aspetti che io creda che verrai a vedere me e non quel bell’imbusto del tuo fidanzato! >> ridacchiò Alanis, riempiendosi il piatto come se digiunasse da giorni.
Narcissa si unì alla risata e si lasciò travolgere dall’allegria del momento, godendosi la colazione in totale serenità, come non faceva da giorni.






La mattinata trascorse in fretta fra un cambio d’aula e l’altro, e a Narcissa non parve vero di finire le lezioni così velocemente, dal momento che un evento del genere non capitava spesso. Quando si affacciarono le prime ore del pomeriggio si recò con il cuore leggero verso il campo da Quidditch. Il vento aveva dosato la sua ira, concedendo un po’ di tregua agli studenti che finalmente potevano godersi qualche ora all’aperto, in compagnia di una brezza fresca, ma sopportabile. Una volta raggiunti gli spalti, Narcissa si accomodò al posto che solitamente occupava quando assisteva alle partite o agli allenamenti che aveva seguito sporadicamente in passato. Da quando era stata alla partita con Lucius nel periodo natalizio aveva iniziato a capire molto di più su quello sport, anche grazie alle spiegazioni minuziose e appassionate del ragazzo, che l’aveva introdotta in un mondo di cui lei aveva ignorato il fascino fino a qualche tempo prima. Sul campo si poteva intravedere parte della squadra a terra, intenta a portare avanti alcuni esercizi di riscaldamento, e parte in sella ai manici di scopa nell’atto di provare alcune virate ad effetto. Lucius vigilava sui vari componenti dall’alto, controllando che ogni membro si esercitasse a dovere, in attesa che la sua squadra fosse al completo per iniziare con gli allenamenti veri e propri.
Completamente rapita dai movimenti aggraziati del giovane, che volteggiava nell’aria con una facilità disarmante, la fanciulla non si era accorta che qualcuno si stava avvicinando a lei. L’ultimo arrivato trotterellò fino a sedersi accanto a Narcissa, che intanto rivolgeva i suoi occhi ricolmi di amore e di stima nei confronti del giovane Malfoy. Quando si voltò distrattamente alla sua sinistra, per poco non saltò sul posto, tale era lo stupore di trovarsi in compagnia e non più sola ad ammirare Lucius.
<< Severus … perdonami, non ti avevo sentito arrivare >> si scusò lei con un sorriso imbarazzato, scostandosi alcuni boccoli che il vento le aveva portato davanti al viso.
Il ragazzino le restituì un sorriso timido e rivolse il proprio sguardo teso in direzione del campo da Quidditch, cercando nervosamente di concentrarsi su un punto indefinito.
<< Severus, tutto bene? Mi sembri scosso >> gli domandò piano la fanciulla, avvicinandosi a lui in modo da proteggerlo dallo sguardo del mondo esterno con la propria figura.
Severus serrò la piccola mascella affilata e spostò gli occhi neri sui propri piedi, apparentemente incapace di formulare alcuna frase. Narcissa attese pazientemente che il bambino si prendesse il tempo per rispondere, tuttavia ciò che ricevette fu solo un forzato silenzio.
Fu mentre stava cercando di raccogliere i pensieri per dire qualcosa in grado di aiutarlo che la notò: una lacrima, piccola e limpida, scivolò lungo la guancia magra del ragazzino prima che egli la cancellasse con un gesto rabbioso della mano.
<< Questo cappello … lo odio. Mi stringe e mi fa prudere la testa, ma non posso
toglierlo >> provò a spiegarsi Severus, la voce velata dalla vergogna di aver pianto di fronte ad una Black, per giunta di diversi anni più grande di lui.
Narcissa spostò gli occhi sull’oggetto di odio del bambino e si ritrovò ad osservare un cappello di lana nero infeltrito, dall’aria tutt’altro che confortevole.
<< Come mai lo indossi? >> gli domandò cauta, addolcendo la voce come in passato aveva sentito fare a sua madre con lei quando da bambina si era trovata in una condizione di disagio.
<< James Potter. Si diverte a prendermi in giro per qualunque cosa, ultimamente ha preso di mira i miei capelli. Dice che sono brutti perché sono sporchi e informi, così mi … mi ha fatto un incantesimo che non conoscevo, deve essere uno dei suoi trucchetti stupidi.
Sta di fatto che ha trasformato la mia testa in un cespuglio e i miei capelli sono più brutti di prima, anche se lui sostiene di averli migliorati. Non posso farmi vedere così, sono terribile >> raccontò con un filo di voce il bambino, tenendosi il cappello ben piantato sulla testa nel timore che potesse volargli via e rivelare il suo aspetto ai presenti.
Narcissa aveva ascoltato con attenzione il resoconto, sentendo montare dentro una rabbia crescente per quanto accaduto al suo giovane amico.
<< Questo James Potter oltre ad essere un codardo deve essere anche molto invidioso per averti preso così di mira. Andrà punito come merita, ma a questo penseremo dopo, non ti preoccupare. Adesso mi occuperò personalmente dei tuoi capelli >> gli promise Narcissa, posandogli una mano sull’esile spalla nell’intento di rassicurarlo.
<< Invidioso? E cosa mai dovrebbe invidiarmi? >> chiese incredulo Severus, fissando i suoi grandi occhi neri nelle iridi azzurre della fanciulla.
<< Tu sei intelligente, Severus, e sei più maturo dei ragazzi della tua età. Possiedi qualcosa che quelli come James Potter non si sognano nemmeno lontanamente, ecco perché ti prende in giro pubblicamente, così può nascondere la sua miseria tramite gli scherzi che ti vedono come vittima. Se giocasse pulito si mostrerebbe per quello che è, ovvero una persona mediocre, e nessuno sarebbe suo amico. Tu non hai bisogno di questi mezzucci, ti sei conquistato la mia fiducia e quella di Lucius onestamente. Potrai sempre contare su di noi, perché sei una persona di valore >> rispose lei con un sorriso materno che il bambino catturò con il suo sguardo affamato. Nessuno mai gli aveva parlato in quel modo, nemmeno sua madre; nessuno mai gli aveva indirizzato delle parole gentili, né nel momento del bisogno né nelle situazioni più ordinarie. I suoi genitori avevano sempre ignorato di avere un figlio e di conseguenza lui non si era mai sentito tale; era piuttosto un peso, qualcuno da prendere costantemente in giro, il capro espiatorio che all’occorrenza poteva smettere di essere considerato invisibile per divenire vittima dei peggiori scherzi. Eppure in quel momento pensò di sapere cosa provava la maggior parte dei bambini della sua età quando guardava in direzione del volto della propria madre: in quel viso vi era incastonato il riflesso del Paradiso, la promessa di una felicità beata che fungeva da carezza balsamica contro gli schiaffi del mondo esterno. Conscio di fissare il volto di Narcissa con occhi adoranti da parecchi minuti, Severus distolse lo sguardo e avvicinò le sopracciglia con un’aria grave. << Perché vuoi aiutarmi? >> chiese il bambino, colto dal timore che la fanciulla non avesse preso seriamente in considerazione l’idea di tendergli una mano.
<< Ormai dovresti averlo capito: sei mio amico e non ho intenzione di lasciarti da solo. Anzi, saresti dovuto venire a cercarmi prima, così almeno avrei potuto risparmiarti questa tortura >> rispose la ragazza, inserendo una lieve nota di rimprovero nella voce di miele che aveva riservato al piccolo Severus. << E ora togliti questo cappello, conosco un incantesimo molto efficace, che di solito uso quando l’umidità si impossessa dei miei capelli rendendoli inguardabili. Aggiungerò una formula che annullerà gli effetti del brutto scherzo che ti ha fatto quell’odioso Potter >> aggiunse con decisione, sfoderando la bacchetta da sotto il mantello che la proteggeva dal freddo pungente di febbraio.
<< Ma così tutti gli altri mi vedranno e rideranno di me >> protestò il bambino, portandosi istintivamente una mano alla testa in segno di protezione.
<< Nessuno riderà di te finché ci sarò io, non temere. >>
Severus ubbidì e si tolse il cappello di lana infeltrito che lasciò posto ad una matassa informe di ricci neri finissimi. L’espressione di Narcissa restò invariata, e dopo qualche secondo in cui richiamò alla memoria la formula dell’incantesimo, agitò la bacchetta sulla testa del ragazzino e pronunciò al contempo delle strane parole cantilenanti che Severus non aveva mai udito prima. In un batter d’occhio i capelli del bambino tornarono lisci ed assunsero un aspetto più vivo del solito, regalandogli un’aria più sana.
<< Ecco fatto! Non avrai più problemi d’ora in poi. Più tardi penseremo alla punizione per Potter, ma ora voglio che tu ti goda serenamente gli allenamenti >>
<< G-grazie, Narcissa, io … mi sento meglio >> mormorò Severus, imbarazzatissimo di fronte all’aiuto appena ricevuto.
Felice di aver dato conforto al suo amico, Narcissa tornò a prestare attenzione ai componenti della squadra di Quidditch ormai al completo, eccetto che per Lucius.
La ragazza lo cercò con lo sguardo e lo trovò: era fra gli spalti, qualche metro più sotto rispetto a lei e stava chiacchierando amabilmente con qualcuno. Una volta sportasi oltre la ringhiera per scorgere il suo interlocutore una morsa di ghiaccio attanagliò le viscere della fanciulla, paralizzandola lì dov’era. Sorridente, civettuola e insopportabile come di consueto da quando era arrivata ad Hogwarts, Nadiya faceva sbattere le sue ciglia in direzione di Lucius, mostrandosi interessata alle sue parole. Il ghiaccio che poco prima Narcissa aveva percepito dentro di sé si sciolse fino a diventare lava bollente e prese a scorrerle nelle vene, irradiata dallo stomaco, ormai incandescente. All’improvviso il freddo dell’inverno sembrava essersi trasformato in un lieve tepore tale era l’energia che si era sprigionata in lei alla vista di quella scena. Il caldo veleno della gelosia si stava diffondendo in ogni fibra del suo essere, obbligandola a rimanere immobile ad osservare quell’immagine dolorosa di cui si nutriva il sentimento infernale appena germogliato. Sentendosi improvvisamente mancare, Narcissa fu costretta ad abbandonare la visione dello spettacolo e a sedersi, sebbene l’idea di non poter tenere sotto controllo gli artigli di quell’odiosa russa la angosciasse oltremodo.
<< Narcissa, cosa succede? >> le domandò Severus, notando il cambiamento repentino di espressione sul viso della fanciulla. Prima di replicare, Narcissa cercò di recuperare il fiato che la visione precedente le aveva strappato via, tuttavia senza troppo successo.
<< Lucius sta parlando con Nadiya, la ragazza di Durmstrang, quella smorfiosa che si crede l’unica donna del Mondo Magico. Non capisco cosa ci faccia lei qui >> rispose la fanciulla con voce tetra, lo sguardo rivolto verso un punto lontano nell’intento di ripristinare una parvenza di calma dentro di lei. Esprimere a voce alta quanto aveva visto rese la scena ancora più minacciosa, dal momento che Lucius era solitamente affabile con il genere femminile e al contempo Nadiya si era mostrata fin troppo disponibile con i ragazzi. Severus soppesò per qualche secondo le parole dell’amica, trovandosi lievemente a disagio nel doversi confrontare con un sentimento così familiare come la gelosia. Essa si impadroniva di lui ogniqualvolta che lo sguardo della bella Lily Evans si posava sulla rozza figura di James Potter, o le sue labbra rosate pronunciavano il nome del giovane, anche se con rabbia; in tutte quelle occasioni, il cuore del ragazzino si sgretolava a poco a poco, ingoiato dalle profondità violacee della gelosia.
<< Gira voce che sia interessata ad entrare nella squadra di Serpeverde >> raccontò Severus, il volto teso diretto verso la ragazza, in attesa della sua reazione.
<< Cosa? E tu come fai a saperlo? >> domandò Narcissa, girandosi di scatto in direzione del ragazzino con un’espressione allarmata dipinta sul bel viso.
<< L’ho sentita parlare con il cugino questa mattina … >>
Tuttavia Narcissa non gli stava prestando più attenzione; la sua mente aveva perso qualsiasi interesse per il presente e aveva iniziato a viaggiare in un futuro minacciosamente vicino: Nadiya e Lucius che parlottavano tra loro di alcuni schemi di gioco, mentre lei veniva trascurata perché ormai aveva perduto ogni tipo di attrattiva per Malfoy. Se quell’odiosa civetta fosse stata presa nella squadra, quanto tempo avrebbe impiegato per intromettersi negli affari del giovane e dunque anche nella relazione con Narcissa? L’idea che Lucius potesse discorrere o semplicemente condividere del tempo con un’altra donna gettò un carico insopportabile sul petto della fanciulla, trasportandola in una dimensione lontana, intrisa di rabbia e tristezza.
<< Narcissa, mi hai sentito? Non devi allarmarti, sono sicuro che Lucius non la prenderà mai. Si vede benissimo che non è portata per il Quidditch, non resisterebbe in campo senza lamentarsi dei capelli e delle unghie nemmeno per gli allenamenti base … >>
<< Quella matrioska non resisterà a lungo in questa scuola se ha deciso di avvicinarsi a Lucius >> minacciò Narcissa, gli occhi ridotti a fessura che lampeggiavano in direzione del punto in cui ipotizzava dovesse esserci Nadiya. Severus la guardava a distanza, impressionato dalle svariate sfumature del carattere della fanciulla, e istintivamente la paragonò nella sua mente alle onde maestose dell’oceano: prima dolci, delicate come la carezza di una madre, in grado di condurre lontano i pensieri affannosi per restituirne di nuovi, decorati di conforto, potevano trasformarsi successivamente in fruste violente, foriere di un impeto selvaggio, caratteristica esclusiva della natura più autentica. In quel preciso momento sul mare del viso di Narcissa imperversava il principio di una tempesta: la marea si ritraeva, dando l’impressione di una calma apparente, ma in fondo, negli abissi nascosti allo sguardo esterno, un potente tumulto si preparava ad esplodere in una sinfonia di ondate distruttive.




Spazio Ringraziamenti: Dopo aver constatato che l’ultimo aggiornamento risale al 2015, sono disposta a flagellarmi pubblicamente per questo ritardo. Spero possiate capirmi e perdonarmi, non è semplice per me riuscire ad incastrare ogni cosa, specie quando si avvicinano gli esami. Però eccomi qui con un nuovo capitolo, che mi auguro possa piacervi e catapultarvi ancora una volta nel meraviglioso mondo di Lucius e Narcissa, stuzzicando sempre di più la vostra curiosità.
Ringrazio le persone che recensiscono e contribuiscono allo sviluppo di questa creatura:
BekkaMalfoy, Felix394, Jude88 e Krys, siete preziosi.
Un saluto va anche alle 16 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 21 persone che la seguono e le 3 persone che l’hanno annoverata fra le ff da ricordare.

Vi abbraccio,
Cissy

 

  
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