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Autore: Echocide    16/06/2016    6 recensioni
Secoli fa, furono creati sette gioielli magici che donavano dei poteri fantastici: I Miraculous.
Durante la storia, questi gioielli sono stati usati dagli eroi per salvare l’umanità.
Due di questi erano più potenti degli altri: gli orecchini della coccinella, con il potere della creazione; e l’anello del gatto nero, con il potere della distruzione.
La leggenda dice che a colui, che avrebbe avuto entrambi i gioielli, sarebbe stato donato il potere assoluto.

Sono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir sono riusciti a battere Papillon e a portarlo dalla parte del bene: Adrien e Marinette sono ormai una coppia e hanno appeso al chiodo la maschera da supereroi.
Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e nuovi eroi affiancheranno il duo...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.528 (Fidipù)
Note: Bene, bene! Eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo! Yeeeeehh! Ad ogni capitolo la fine si avvicina inesorabile e...beh, in questo saluteremo un personaggio che è stato con noi per un po' di tempo.
Bene, qualche informazione random...mh, vediamo, vediamo...beh, in verità non c'è niente da dire (questi ultimi capitoli sono stati un po' carenti sulle mie informazioni random su Parigi!) e quindi passo subito ai ringraziamenti.
Un grazie a chi legge, a chi commenta sia qui che su FB (Sì, sono di nuovo indietro con le risposte, appena mi libero di almeno un esame, riprenderò a rispondervi. Scusatemi ancora, ma sappiate che leggo sempre ogni commento!), a chi ha inserito questa storia nelle sue liste e a chi, nonostante tutto, mi sta ancora sopportando!
Grazie, immensamente grazie!


Marinette non ricordava che il suo letto respirasse.
Per niente.
Lentamente aprì gli occhi, ritrovandosi a osservare il suo cuscino e ridacchiò, puntellando il mento contro il petto del ragazzo sul quale era si era addormentata e osservando il volto dormiente di Adrien: era diventata abitudine per lei averlo al proprio fianco; eppure alle volte, come quel momento, si stupiva ancora di quanto era fortunata.
Quante volte aveva sospirato sulle immagini ritagliate dalle riviste, studiando quel volto, che ancora aveva i lineamenti morbidi e acerbi della fanciullezza? Tante. Tantissime.
E quante altre volte aveva osservato lo stesso volto, nascosto dietro una maschera nera, con quel sorriso beffardo che sembrava prenderla perennemente in giro? Tante. Tantissime.
Ogni tanto si dava ancora della stupida per non essersi accorta subito della somiglianza che c’era fra Adrien e Chat Noir, pensando poi a quanto tempo avevano perso, rincorrendosi a vicenda...
Erano stati ciechi, tremendamente ciechi.
Allungò la mano sinistra, carezzando la guancia del ragazzo, sorridendo all’anello che ormai era diventato parte di lei: «Marinette?» mormorò la voce di Adrien e la giovane sorrise, osservando le palpebre sbattere sugli occhi verdi, che si guardavano intorno confusi: «Buongiorno.»
«Ciao.»
«Mh. Penso di aver avuto un incubo…» bofonchiò Adrien, sistemandosi meglio nel letto e catturando fra le dita una ciocca di capelli scuri, iniziando a giocherellarci, mentre la ragazza si accomodava nell’incavo del suo braccio, posandogli una mano all’altezza del cuore.
«Davvero?»
«Ho sognato Plagg con le dieci vergini.» borbottò il biondo, concentrandosi sulle punte scure che si era intrecciato fra le dita e sorridendo, quando la sentì sghignazzare contro il suo corpo: «E lui non era in forma umana ma…»
«Versione kwami?»
«Esatto! Solo a grande quanto una persona e…» Adrien scosse il capo, sospirando rumorosamente: «No, sinceramente preferisco dimenticare il seguito.»
«Non sono neanche tanto sicura di volerlo sapere.» dichiarò Marinette, intrecciando una gamba lasciata scoperta dalla misé notturna a quella del giovane, coperta dal jeans: «Quella storia di Plagg ti ha veramente sconvolto.»
«Traumatizzato rende meglio l’idea.» sospirò Adrien, allungando un braccio indietro e afferrando il proprio cellulare, sbloccando e osservando l’orario: «Devo andare.»
«Mh. Di già? E’ domenica!»
Adrien la strinse a sé, baciandole la fronte: «Oggi ci sono le prove della sfilata di mio padre e, se per caso tua madre sale su…beh, sarà difficile spiegarle la mia presenza nel tuo letto...» le spiegò, sciogliendo l’abbraccio e mettendosi seduto, passandosi una mano sul volto e osservando la ragazza ancora sdraiata: «Anche se devo dire, sono molto tentato di rimanere qui con te. L’ho già detto che adoro questa tua camicia da notte?»
«Sì, hai preteso che la indossassi ogni notte.» dichiarò Marinette, mettendosi seduta e afferrando la felpa che il ragazzo che le aveva lanciato, indossandola: «Sono le prove per la settimana della moda?»
«Sì.» assentì Adrien, scendendo velocemente le scale e recuperando le scarpe da ginnastica vicino alla chaise longue: «Ormai è alle porte e papà deve controllare il tutto nel suo insieme: la musica, le tempistiche di noi sul palco, la scaletta dei modelli…» le spiegò, alzando lo sguardo e osservandola seduta sul soppalco, mentre dondolava le gambe nel vuoto: «Se mi libero presto ci vediamo?»
«Oggi pomeriggio dobbiamo andare all’aeroporto…»
«Giusto! Alex torna a casa!» esclamò il ragazzo, battendosi la mano sulla fronte: «Me l’ero dimenticato. Ok, salutiamo Alex e poi andiamo da qualche parte?»
«Mi piacerebbe, ma sono piena di compiti.»
«Quello pure io. Vengo a farli qui da te.»
Marinette annuì, poggiandosi contro la balaustra di ferro e osservando il ragazzo svegliare il proprio kwami e poi trasformarsi in Chat Noir: «Allora ci sentiamo dopo, ok?» le domandò, mentre risaliva le scalette del soppalco e l’affiancava, allungando le mani per aprire la botola sopra il letto: «Se mio padre non fa il solito Gabriel Agreste dovrebbe essere una cosa veloce.»
«Se tuo padre non fa tuo padre?» chiese la ragazza, ridendo e seguendolo nel terrazzino sopra la sua camera: «Non pensi che c’è qualcosa che non va in quello che hai detto?»
«Tu dici?» Chat scosse il capo, balzando sulla ringhiera e voltandosi verso di lei: «Ti chiamo, allora.»
«D’accordo. E adesso vai, prima che tuo padre faccia tuo padre e…beh, ti akumatizzi perché sei arrivato in ritardo!» sentenziò la ragazza, alzandosi sulle punte dei piedi e baciandolo sulle labbra; si ritrasse poi, rossa in volto: «Adrien?»
«Mh?»
«T-ti amo.»
«Ti amo anch’io, Marinette.» le mormorò il ragazzo, facendole l’occhiolino e poi balzando giù dal terrazzo; atterrando sul tetto di un bus e correndo per tutta la lunghezza del mezzo, aiutandosi con il bastone per raggiungere il tetto dell’edificio di fronte.
Marinette si poggiò alla ringhiera, osservando l’orizzonte e stringendosi nella felpa color crema: «Oops.» esclamò una voce maschile, mentre un qualcosa di blu atterrò alla sinistra della ragazza, facendola sobbalzare: «Buondì, boss!»
«Peacock!»
«Salve! Bel vestito!» buttò lì il ragazzo, osservando la mise della giovane e sorridendo: «Immagino che a Perfettino sia piaciuto parecchio.»
«Co-cosa fai qui?» domandò Marinette, stringendosi addosso la felpa e osservando il compagno di squadra.
«Prima che tu parta con chissà quali castelli…» iniziò l’eroe, poggiandosi alla ringhiera e incrociando le braccia: «Sono venuto perché Nino mi ha detto che tuo padre fa i migliori macarons al cioccolato di tutta Parigi e…» si fermò, sciogliendosi e passandosi una mano sulla nuca: «Beh, l’ho detto a Flaffy e voleva assaggiarli…»
Marinette ridacchiò, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche scure: «Sai, non si direbbe che tu sia così dolce con il tuo kwami.» dichiarò, sorridendo: «Sinceramente, non pensavo che facevi tutto questo per Flaffy.»
«E’ mio amico.»
Il sorriso della ragazza si allargò, annuendo con la testa: «Sono contenta che sei in squadra, sai?»
«Anche se ci ho provato con te?»
«Anche se ci hai provato con me.» dichiarò Marinette: «Anzi, devo scusarmi per come ho reagito…»
«Scusarti per come hai reagito?» domandò Peacock, scuotendo la testa: «Se un coglione come il sottoscritto ci prova con te, devi reagire in quel modo! Capito?»
«Sono completamente d’accordo.» mormorò la voce di Chat, facendo sobbalzare i due: Marinette e Peacock si voltarono, trovando l’eroe nero appollaiato sul tetto sopra il terrazzino: «Cosa ci fai qui Peacock?»
«Non è come sembra…» iniziò il Portatore del Miraculous del Pavone, allungando le mani in avanti e saltando sopra la ringhiera: «Davvero.»
«Oh. Certo. Anche il mio pugno non sarà quello sembra…»
«Come mai sei tornato?»
«Ho dimenticato il cellulare, my lady.» le spiegò il biondo, sorridendole dolcemente: «Sistemo un attimo il pennuto e poi sono da te.» dichiarò velocemente, voltandosi e notando che Peacock era sparito: «Dov’è andato?»
«Nel negozio dei miei. A comprare dei macarons per il suo kwami.»
«Certo, ed io sono Volpina.»


Lila sorrise, stringendo il braccio del ragazzo al suo fianco e marciando allegra per la strada, dando un’occhiata a ogni vetrina che incontravano sul loro cammino: Wei era molto più alto e grande di lei, al suo fianco sembrava una cosa piccolina e delicata.
Ridacchiò nuovamente, attirando su di sé l’attenzione del ragazzo: «Niente.» mormorò di fronte all’occhiata incuriosita di Wei, alzando il viso verso il cielo e offrendolo ai primi raggi del sole: «Grazie per essere venuto con me. Sono talmente abituata a fare colazione fuori casa che…beh, non mi piace prepararmela.»
«Nessun problema.» sentenziò Wei, abbozzando un sorriso: «Stamattina non lavoravo e quindi…»
«Come? Niente giro sporco di carta la domenica?»
«No, la domenica è sacrilega per monsieur Mercier.»
«Forse sacra.»
«Sì, sacra.»
«Quel tipo è assurdo.»
«E’ interessante.» mormorò il ragazzo, sorridendo: «Mentre lavoro mi racconta un po’ della sua vita e da quel che ho capito è stato una specie di…di…» si fermò, aggrottando la fronte e mordendosi il labbro inferiore: «Come è che Peacock chiama Ladybug?»
«Mh. Boss?»
«Ecco, Mercier è stato una specie di boss dell’industria della carta da giovane.» spiegò Wei, massaggiandosi la nuca con la mano libera: «Mi ha raccontato di un suo rivale e di quello che ha fatto per farlo…farlo…come si dice?»
«Mh. Farlo fallire?»
«Esatto!» esclamò il ragazzo, fermandosi e chinandosi per baciarla, sorridendo poi e riprendendo a camminare: «Ha fatto le peggio cose.»
«A-ha.» mormorò Lila, le labbra piegate in un’espressione gioiosa, ascoltando attenta il ragazzo che le narrava tutto ciò che sapeva su Mercier, ignorando bellamente il mondo che la circondava.
«Lila?»
«Mh?»
«Il locale per fare colazione?»
L’italiana si guardò intorno, osservando il grande incrocio all’inizio degli Champs-Élysées: «Come ci siamo arrivati qui?» domandò, voltandosi indietro e guardando la strada che avevano appena percorso: «L’abbiamo superato!»
«Io seguivo te.»
«Non seguirmi, soprattutto dopo che mi hai baciata.»
«Perché?»
«Perché divento come Marinette!» bofonchiò la ragazza, percorrendo a passo svelto la strada appena fatta e sorridendo alla vista del tendaggio verde pistacchio: «Café le carré élysée!» esclamò allegra, sorridendo al compagno: «Uno dei posti dove ho trovato un caffè abbastanza decente.»
«Mh.»
«Fanno anche il the, ho controllato ieri.»
«Ottimo!»


Sarah alzò la testa, osservando la parte posteriore del Sacré Coeur e poi abbassò lo sguardo, abbozzando un sorriso all’amico: «Devi per forza andare?» domandò, prendendolo sottobraccio e posando la testa sulla spalla di Alex: «Praticamente sei arrivato, sei finito nelle mani di Coeur Noir e…»
«E sono stato salvato.» concluse il ragazzo, sorridendole: «Beh, mi sarebbe piaciuto visitare Parigi un po’ di più: salire sulla Tour Eiffel, andare al Louvre, vedere Notre-Dame…ah, aspetta. Notre-Dame l’ho vista, ero Mogui ma ci sono stato. Dovevo farmi un selfie, maledizione!»
«Dubito che da Mogui ti saresti fatto un selfie.»
«Ah già. Avevo dei problemi con la mia immagine. E dire che non sono mai stato molto vanitoso!» sospirò Alex, scuotendo il capo: «Ah, prima che me ne dimentichi! Stamattina mi sono ricordato una cosa di Coeur Noir.»
«Davvero?»
«Sì, avrei voluto fare una specie di riunione, ma non c’è il tempo quindi lo dico a te e…beh, ci penserai tu a riferirlo a tutti: quando ero sotto il suo controllo, sono stato suo ospite – diciamo così – e…» si fermò, scuotendo la testa e sospirando: «Per quanto sia tutto assolutamente confuso, ricordo vagamente il suo volto: è una donna, avrà sui trenta, quarant’anni, ed è ancora molto bella.» Alex si fermò, portandosi due dita al setto nasale: «Il suo specchio. Nella sua stanza c’era uno specchio e il suo riflesso era strano…»
«Strano?»
«Sì, sembrava vivo.»
«Ma che cosa…?»
«Non mi ricordo altro, mi spiace.»
«Alex, già questo è tanto!» esclamò Sarah, posandogli le mani sulle spalle e alzandosi sulle punte dei piedi, per dargli un bacio sulla guancia: «Specchio. Sembra che quasi tutto giri attorno agli specchi: per sconfiggere Mogui dovevamo farti specchiare per mostrarti la tua vera natura, Coeur Noir ha uno strano specchio…» la ragazza scosse il capo, facendo danzare la coda bionda e sospirò: «Spero che il maestro Fu abbia qualche risposta.»


Rafael sbadigliò, osservando il biondo sfilare sulla passerella e guardarlo male, quando gli passò davanti: «Adrien.» lo riprese immediatamente Gabriel, avanzando sul défilé con una cartellina fra le mani: «Potresti fare uno sguardo meno arrabbiato?»
«Ci posso provare.» sbuffò il ragazzo, incrociando le braccia al petto e sospirando all’espressione del genitore: «D’accordo lo farò.»
Rafael abbozzò un sorriso, salendo sul palco e avvicinandosi al collega: «Non stavo facendo niente.» spiegò, mettendo le mani in avanti: «Davvero. Nino mi…»
«Ti ha parlato dei macarons che fa Tom e tu volevi comprarli per il tuo kwami.» concluse Adrien, portandosi le mani alla fronte e passandosele fra i capelli: «Me l’ha spiegato Marinette.»
«Perfetto, quindi è tutto…»
«Fatto sta che ti sei avvicinato a lei!»
«Non è che puoi ringhiare contro ogni ragazzo che le parla, Perfettino.»
«Posso e lo faccio.»
«Stai messo proprio male, amico.» sentenziò Rafael, scuotendo il capo e abbozzando un sorriso: «Insomma, non è brutto?»
«Essere totalmente presi da una ragazza? Sapere che lei è come l’aria che respiri e che senza moriresti?»
«Riesci a essere un po’ meno sdolcinato? Seriamente, fai venire il diabete.»
«Posso provarci. Comunque non è brutto, anzi tutt’altro…» Adrien infilò le mani nelle tasche dei jeans, sorridendo: «Quando ancora non stavamo insieme…beh, alle volte ha fatto male, così tanto che non riuscivo a respirare; ma ogni volta che lei mi guardava, che mi sorrideva era come…»
«Come se tu fossi invincibile e potevi fare di tutto?»
«Sembra che tu conosca la sensazione.» dichiarò Adrien, inclinando la testa: «Chi è la sfortunata?»
«Ti sembro tipo da legarmi come te?»
«Per niente. Ma Marinette dice che sei un bravo ragazzo e che hai un certo interesse per qualcuna; ed io credo a quello che lei dice…»
«Ha sbagliato totalmente stavolta. Fidati.»
«Mh. Sarà…»
«Vogliamo riprendere le prove o vi faccio portare un po’ di caffè e biscotti?» sbottò Gabriel, fissando male i due modelli, voltandosi poi verso uno degli addetti: «E tu! Ti ho detto che non volevo quel modello qui! Imbecille!»


Alex sospirò, osservando il piccolo gruppetto riunito per salutarlo: «Beh. E’ stato breve ma intenso.» dichiarò, sorridendo e facendo passare lo sguardo su tutti: «Proverò a tornare, magari senza che qualche germe malvagio mi faccia diventare cattivo…»
«Nino ha detto di scusarlo, oggi aveva un lavoro come dj e non ha potuto rimandare…» mormorò Adrien, passandosi una mano fra i capelli e sorridendo all’americano: «Sono stato felice di conoscerti, anche se avrei preferito evitare di fare la conoscenza di Mogui: simpatico ragazzo, ma un po’ troppo arrabbiato.»
«Mi hanno detto che non era facile parlare con lui.»
«Per niente, quando urlava poi…»
Marinette sorrise, affiancando Adrien: «Alya è con Nino, quindi anche lei non è potuta venire…»
«Tranquilla.»
«Spero davvero che tornerai.»
«Devo assolutamente venire ad assaggiare i dolci di tuo padre! Ieri sera ne ho sentite talmente tante su questi croissants, che devo provarli!»
«Quando vuoi, Alex.»
L’americano sorrise, osservando la coppia: «Beh, posso dire di aver conosciuto Ladybug e Chat Noir. Gli eroi di Parigi.»
«E non dimenticarti di Volpina e Tortoise.» esclamò Lila, avvicinandosi e sorridendo: «Torna, mi raccomando.»
«Tornerò, Lila.»
«Fai il bravo, ok?»
«Lo farò Wei. E tu studia il francese, per quando tornerò voglio sentirti parlare da dio!»
«Lo farò.»
Alex sorrise, voltandosi poi verso Rafael: «Grazie, amico.» mormorò, allungando una mano e sorridendo quando vide l’altro titubare nel prendergliela e stringerla: «Grazie per avermi ospitato a casa tua e per avermi salvato. Sei un tipo a posto e…» scoccò un’occhiata a Sarah, sorridendo: «Ti affido la mia sorellina. Proteggila.»
Rafael fissò l’altro negli occhi, annuendo con la testa e aumentando la presa della mano: «Lo farò.» dichiarò sicuro e sentendosi soddisfatto dell’espressione convinta che vide nello sguardo di Alex; dietro di lui qualcuno sbuffò e si voltò, osservando Adrien portarsi una mano alla bocca e Marinette fissarlo male.
Sarah chinò lo sguardo, sentendosi le guance andare a fuoco: «Alex…» mormorò, venendo subito catturata dall’abbraccio dell’amico: «Tornerai, vero?»
«Appena mia madre finirà di sclerare, salto sul primo aereo e torno da te. Da voi.» sentenziò il ragazzo, accentuando la stretta: «Sei la mia migliore amica e la mia sorella mancata, non ti lascerò mai sola. E adesso sono anche più tranquillo perché hai dei compagni con te: fai il culo a Coeur Noir e falla pentire di tutto ciò che ha fatto a New York e qui, ok?»
«Lo farò.» mormorò Sarah, voltandosi verso gli altri e sorridendo: «Lo faremo.»

   
 
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