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Autore: samy_97_    17/06/2016    2 recensioni
[Emma si risveglia nell'Avengers Tower completamente priva di memoria. Chi è? Come è arrivata in quel posto pieno di mutanti, dei e guerrieri? Perché si sente così spaesata in mezzo a persone che, teoricamente, conosce da tempo? Inizia per la ragazza una lotta contro la sua stessa mente per far affiorare i ricordi che ha perduto, le sue origini e, soprattutto, gli affetti e gli amori che si è lasciata indietro a causa di un nuovo nemico che minaccia la Terra.]
"Un uomo, molto alto e dall’aspetto un tantino trasandato, entrò con foga, spalancando gli occhi non appena la vide. Un sorriso sostituì quasi immediatamente lo stupore ed egli si avvicinò a grandi passi a lei, chiudendosi con un tonfo sordo la porta alle spalle. –Emma!- esclamò, facendo risuonare nella stanza la sua voce, tanto elevata da procurarle dolore alle tempie. –Sei sveglia! Come ti senti, come stai?- le domandò affannosamente, sedendosi a fianco a lei e prendendole le mani che, solo ora se ne rendeva conto, erano piene di graffi. Chiuse gli occhi, ripetendosi nella mente il nome che lo sconosciuto aveva appena pronunciato. Emma, Emma, Emma."
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amaranth dream

 

10.

 

-Alza leggermente quelle braccia, altrimenti il tuo avversario avrà campo libero verso il tuo naso.-

-Accidenti, non voglio il naso rotto..- sussurrò Emma, facendo come le aveva detto la sua allenatrice.

-Certo che no.-

Era da quasi quattro ore che lei e Nath si erano rinchiuse nella palestra e si stavano allenando. Emma si sentiva la schiena a pezzi, le braccia doloranti e le gambe che cedevano, ma non aveva nessuna intenzione di smettere: Nath le aveva promesso che quando sarebbe stata sufficientemente brava con il corpo a corpo le avrebbe insegnato ad usare un’arma ed Emma non vedeva l’ora. Dopotutto non poteva scendere in battaglia senza nulla tranne i suoi pugni.

-Ti ringrazio per oggi.- disse Nath ad un tratto, parando un suo pugno. –Bruce stava perdendo la pazienza.-

Emma rimase un po’ sorpresa per quelle parole, ma si costrinse a non mostrarlo alla donna di fronte a lei. –Credimi se ti dico che è stato un immenso piacere.-

-Per quale ragione?- chiese Nath, alzandosi dalla posizione di difesa e andando verso la sua borraccia. Le rivolse un sorrisino divertito che Emma non fu in grado di non ricambiare.

Sospirò. –Sono gelosa. E lo è anche Jane.-

Nath scoppiò a ridere. –Più che lecito.- disse, passandole a fianco e dirigendosi verso l’uscita. –Ma non avete nulla da temere.  A domani.-

-Buonanotte Nath, e grazie.-

-E’ stato un piacere.-

Emma sorrise e si avviò anche lei verso la sua stanza per una doccia rinfrescante. Aveva anche voglia di stare un po’ con sua sorella, ma era certa che l’avrebbe trovata accoccolata da qualche parte con Thor ed era parecchio restia a disturbarla.

Fece spallucce.

-Jane?- chiamò, entrando di soppiatto in salotto, sperando di non imbattersi in scene.. imbarazzanti. Quasi immediatamente, tre paia di occhi si alzarono verso di lei e la squadrarono da capo a piedi.

-Ehi..- sussurrò, sentendosi fin troppo sciatta nella sua tuta –larga e comoda-, soprattutto agli occhi di Loki, comodamente stravaccato su una poltrona con un libro tra le mani.

-Emma!- esclamò Jane, come se fosse sorpresa di vederla lì. –Pensavo saresti andata diretta a letto.-

-Natasha ci ha detto che oggi ti sei allenata duramente.- aggiunse Thor, passando un braccio intorno alle spalle di Jane e tirandola leggermente verso di se; lei lo lasciò fare e si strinse a lui.

Emma sorrise, stanca di stare in piedi, si andò a sedere vicino ai due, accoccolandosi su un fianco. Oh, si sarebbe anche potuta addormentare.

-Ha detto così?-

-Ha detto anche che sei migliorata parecchio.-

-Bene.- rispose lei, con un leggero sorriso. –A proposito Jane, devo sapere la tua opinione riguardo una questione che mi tormenta da giorni.-

La sorella aggrottò un sopracciglio. –Dimmi.-

-Secondo te.. tra Bruce e Nath c’è qualcosa?-

-Allora te ne sei accorta anche tu!- trillò Jane, saltando sull’attenti. –Credevo di essere l’unica!-

Thor alzò le mani, assumendo un’aria confusa. –Ferme, ferme. Di cosa state parlando?-

-Ma come, Thor, non ti sei mai reso conto che tra Nath e Bruce c’è del tenero? –

Lui scosse la testa, guardando Jane con sguardo di scuse.

-E vi ostinate ancora a domandarlo?- borbottò Loki, girando pigramente una pagina.

-Non essere acido, fratello. Vuoi dirmi che tu ci eri arrivato?-

-Non mi interessa.- rispose quello, scorbutico. Emma si chiese per quale motivo fosse così di cattivo umore. –E ad ogni modo, non potrebbe mai funzionare.- aggiunse, con un ghigno.

Emma alzò un sopracciglio. –E per quale ragione?-

-Banner è un mostro.-

Tutti e tre –Emma, Jane e Thor- rimasero senza parole. Come poteva dire una cosa del genere con tanta nonchalance?

-Bruce non è un mostro.- ribatté Emma, stranamente colta sul vivo. –E’ la persona più gentile che abbia mai conosciuto.-

Loki scoppiò a ridere, sarcastico. –Dimentichi forse cosa accade quando si arrabbia?-

-Tutte le persone quando sono arrabbiate diventano cattive, dicono cose che non pensano. Lui fa cose che non vuole fare.- rispose Emma, a denti stretti. –Lui non è cattivo ne tantomeno un mostro. Si merita di avere accanto a sé la persona che ama come chiunque altro sulla faccia dell’universo.-

-Ben detto, cognata!- esclamò Thor, ma Emma era troppo intenta a guardare Loki per farci caso. Il dio aveva gli occhi fissi sui suoi e la ragazza poteva vedere la mascella serrata e il respiro veloce che faceva alzare il suo petto più velocemente del normale.

Fu quando si rese conto di star davvero guardando i pettorali di Loki, che capì che era ora per lei di andare a dormire. Decisamente.

-Credo che andrò a dormire, Jane: sono stanchissima.- sussurrò, dando un bacio sulla guancia alla sorella e ricevendo una strizzatina d’occhio. Sorrise a Thor e uscì dalla stanza, percorrendo il tragitto fino alla sua camera nel minore tempo possibile.

Chiuse la porta alle sue spalle con forza, tirando poi un sospiro di sollievo più profondo di quello che, probabilmente, era necessario, ma la sensazione di essere ormai lontana da possibili figuracce era davvero rincuorante.

Fece un altro sospiro e si buttò di peso sul letto, trovando estremamente confortante il materasso e le coperte morbide sotto di lei, in particolare dopo una giornata di duro allenamento. Si concesse qualche istante per pensare a tutto quello che era successo negli ultimi giorni: grazie a quella crisi di panico era riuscita a recuperare tutti i suoi ricordi, che ormai si incastravano alla perfezione nella sua mente; tuttavia, ciò che non era riuscita a recuperare era il rapporto con suo marito ed era abbastanza convinta che avrebbe fatto molta fatica a far tornare tutto come prima. Sempre se ci fosse riuscita: quello che aveva imparato di Loki da quando lo conosceva era che la sua paura più grande era di soffrire a causa delle persone che amava. E lui aveva sofferto a causa sua, sebbene farlo soffrire fosse il suo ultimo desiderio, come d’altronde perdere la memoria ed essere quasi uccisa da un essere orribile.

-Stai dormendo?-

Emma sussultò e spalancò gli occhi, incontrando quelli verdi di Loki, a poca distanza da lei.

-No.. Come hai fatto ad entrare?- domandò lei, saltando a sedere sul letto, sorpresa.

Loki alzò le spalle. –La porta era aperta.-

La ragazza assottigliò gli occhi e guardò nella penombra la sagoma dell’uomo davanti a lei: riusciva a immaginare con precisione i suoi tratti del viso, la sua espressione, il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, sebbene nella stanza fosse buio pesto.

-Cosa.. come ti posso aiutare?-

Lui rimase in silenzio per qualche secondo. –Pensi davvero quello che hai detto prima?- disse infine.

-Loki.. tu mi conosci. Sai che lo penso davvero.- sussurrò lei, alzandosi e avvicinandosi a lui.

-Sapevo cosa pensavi prima, non ora.-

-Loki..- sospirò di nuovo lei, azzardandosi a mettergli una mano su un braccio. –Sono sempre io, tutto il mio passato è sempre stato nella mia testa, al suo posto. Dovevo solo ricordarmelo. So che ti ho fatto soffrire in più di un’occasione, ricordo l’espressione ferita che hai avuto, e non dire che non è così, ma in quei momenti non riuscivo più a leggerti; ora, però me ne rendo conto e ti chiedo scusa.-

A quel punto, si azzardò a far risalire la mano sino alla sua guancia e si sorprese parecchio quando lui non la scansò. –Ma non puoi farmene una colpa..- sussurrò, mentre sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.

Loki sbuffò, facendo un passo indietro e ad Emma sembrò che le si spezzasse il cuore.

-Certo che non è colpa tua. La colpa è mia, perché non ho saputo proteggerti.- disse duramente, iniziando a percorrere la stanza a grandi falcate, come faceva quando era nervoso e non sotto sguardi di estranei. –La colpa è sempre stata mia, non sono mai stato un figlio di cui andare fieri, un fratello da ammirare, un compagno da amare.- alzò lo sguardo e fissò Emma da capo a piedi, ma lei non osò dire una parola per paura che lui smettesse di parlare, chiudendosi per l’ennesima volta.  –Non mi creerò più aspettative. Ti sbagliavi, non tutti si meritano di avere a fianco le persone che amano. Puoi considerarti libera dal nostro vincolo matrimoniale.-

Emma riuscì solo a spalancare la bocca e a borbottare un “Cosa?!?” a mezza voce, ma non riuscì a fermare il dio che scomparve, letteralmente, nel nulla.

Non appena si rese conto dell’accaduto uscì dalla stanza, dimentica del sonno e della stanchezza, e corse in tutte le stanze della torre, dalla cucina alla palestra, dal laboratorio fino alla lavanderia; alla fine, entrò anche nelle stanze degli Avengers, svegliandoli tutti, in preda al panico.

-Si può sapere che diavolo succede a quest’ora?- le domandò ben poco elegantemente Tony, mentre cercava un paio di pantaloni da indossare sopra i boxer. Emma scosse la testa, spalancò la porta del suo bagno, ci guardò dentro e trovandolo irrimediabilmente vuoto fece dietro front verso la camera di Thor e di Jane. Sentì Tony unirsi al gruppetto degli Avengers –Nath, Bruce e Cap- che l’avevano seguita, preoccupati, guardandola come se fosse stata una pazza isterica.

-Cap, che diavolo le succede?- domandò il multimiliardario, ma Emma non sentì la risposta poiché era già dentro la camera dei due. Accese la luce e subito Thor scattò a sedere, rintontito e biascicando alcune parole, mentre Jane mugugnò nel sonno.

-Lo avete visto?-

-Mmm, di chi stai parlando Emma?- sussurrò Jane, stropicciandosi gli occhi e arrossendo non appena vide tutti gli Avengers riuniti sulla soglia della porta della loro camera.

-Di Loki.- sussurrò lei, lasciandosi cadere su una poltrona. Aveva guardato ovunque, ma lui era sparito. Nel nulla. Totalmente.

-Cosa è successo?- saltò sull’attenti Thor, nel sentire il nome del fratello. –Ha combinato qualcosa? Ti ha fatto qualcosa?-

Emma scosse la testa, stentando ancora a credere a quello che era successo. –E’ sparito. E’ venuto da me per parlare e.. mi ha lasciata. Poi è sparito.-

Immediatamente, tutte le voci degli Avengers si sovrapposero l’una all’altra, ma furono interrotte da una sirena e dalla voce meccanica di Jarvis che esplose forte e chiara nella stanza.

Signore, devo dare l’allarme. Le nostre misure di sicurezza sono state oltrepassate. Ci sono intrusi nella torre.

Tutti si zittirono e Tony prese subito la parola. –Fammi vedere le telecamere, Jarvis.-

Immediatamente, uno schermo tridimensionale comparve a mezz’aria e tutti furono testimoni di chi fossero gli intrusi: le streghe erano riuscite ad entrare nella torre e stavano salendo velocemente le scale, diretti verso di loro.

Captain America prese subito in mano la situazione. –Thor, tu e Stark, che siete i più veloci, andate verso di loro, per fermarle. Io e Natasha andremo a vestirci. Tu, Bruce, porta Jane ed Emma in laboratorio: è il posto più sicuro.-

Tutti fecero immediatamente come ordinato e Jane, dopo essersi vestita in velocità, prese per mano la sorella correndo dietro a Banner; Emma, ancora stordita, la seguì senza protestare e rischiò più volte di inciampare a causa di un’improvvisa goffaggine.

Fu solamente quando Bruce sbarrò la porta dietro di loro che la ragazza rinsavì e si costrinse ad allontanare la mente dall’improvvisa partenza di Loki. –Bruce, c’è per caso qualcosa che possa usare come arma in questo posto? Non possiamo rimanere qui e aspettare che gli altri facciano tutto il lavoro. E poi non sappiamo nemmeno quante siano e se siamo davvero al sicuro..- disse, iniziando a far lavorare la mente a velocità supersonica.

Bruce si passò una mano sul volto, stancamente e poi annuì. –Hai ragione.- sussurrò tra sé e sé, iniziando a rovistare tra i vari oggetti presenti nel laboratorio. –Dovrebbero esserci un paio di prototipi di un bastone elettrico, ma non è ancora stato brevettato quindi potrebbe trattarsi di un semplice pezzo di metallo.-

-Non fa niente.- rispose la ragazza, stringendo forte la mano a Jane. –L’importante è che possiamo difenderci in qualche modo.-

Lo scienziato annuì e, qualche secondo dopo, passò ad entrambe due bastoni, di circa un metro e mezzo, leggeri e maneggevoli. Emma si ripromise di chiedere a Nath di insegnarle ad usarli al meglio se fossero usciti vivi da quella storia.

-Dovete premere il bottoncino per far attivare l’energia elettrica. State attente a non tenerli a contatto con l’acqua, altrimenti finirete abbrustolite.- le istruì, prima di lisciarsi la maglietta, sistemarsi gli occhiali e posizionarsi davanti alla porta del laboratorio.

-Dove vai?- domandò Jane con la voce che tremava.

-Esco da qui e vado ad aiutare gli altri. Appena esco, serrate di nuovo la porta e non aprite per nulla al mondo.-

Le due ragazze guardarono lo scienziato fare un respiro profondo, aprire la porta del laboratorio e correre fuori. Pochi secondi dopo sentirono in lontananza l’urlo di Hulk e il suono di qualcosa che si frantumava. Emma sperò si trattasse del cranio di una di quelle streghe.

-Cosa facciamo, Emma?- Jane era molto molto vicina ad una crisi di panico.

-Intanto, ti calmi e ti tranquillizzi. Qua dentro non ti farà nessuno del male. Riguardo a quello che faremo- disse, azionando i marchingegni di Tony e la sua mini-armatura. –tu, rimarrai qui, al sicuro. Io, invece, andrò li fuori a spaccare qualche culo.-

-Non puoi…!-

-Non era un consiglio, Jane.- prese in mano il suo nuovo bastone e cercò di capire come funzionava. –Io ho avuto un allenamento da Natasha in queste due ultime settimane, tu no; io ho un’armatura e tu no; io sono incazzata nera perché sono stata lasciata da mio marito meno di un’ora fa e tu no; quindi io ora andrò lì fuori e tu no. Tutto chiaro?-

Jane la guardò, palesemente contrariata, ma annuì e corse ad abbracciarla. –Quando finirà questa storia dobbiamo mettere in chiaro chi delle due è la sorella maggiore.-

-D’accordo Jane. Riguardati e se hai problemi, urla.-

Emma le voltò le spalle e aprì la porta del laboratorio, buttandosi nella mischia, forte d’adrenalina.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Mi scuso tantissimo del ritardo, la maturità mi sta letteralmente uccidendo. Finalmente, in questo capitolo, inizia un po’ di azione.

Non spendo troppe parole: lascio a voi l’ardua sentenza e spero, ora che è estate, abbiate un po’ di tempo per farmi sapere cosa ne pensate. Le risposte alle recensioni del capitolo precedente arriveranno il prima possibile.

Un abbraccio e alla prossima,

Sami

 

  
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