Amaranth dream
10.
-Alza
leggermente quelle braccia, altrimenti il tuo avversario avrà campo libero
verso il tuo naso.-
-Accidenti,
non voglio il naso rotto..- sussurrò Emma, facendo come le aveva detto la sua
allenatrice.
-Certo
che no.-
Era da
quasi quattro ore che lei e Nath si erano rinchiuse nella palestra e si stavano
allenando. Emma si sentiva la schiena a pezzi, le braccia doloranti e le gambe
che cedevano, ma non aveva nessuna intenzione di smettere: Nath le aveva
promesso che quando sarebbe stata sufficientemente brava con il corpo a corpo
le avrebbe insegnato ad usare un’arma ed Emma non vedeva l’ora. Dopotutto non
poteva scendere in battaglia senza nulla tranne i suoi pugni.
-Ti
ringrazio per oggi.- disse Nath ad un tratto, parando un suo pugno. –Bruce
stava perdendo la pazienza.-
Emma
rimase un po’ sorpresa per quelle parole, ma si costrinse a non mostrarlo alla
donna di fronte a lei. –Credimi se ti dico che è stato un immenso piacere.-
-Per
quale ragione?- chiese Nath, alzandosi dalla posizione di difesa e andando
verso la sua borraccia. Le rivolse un sorrisino divertito che Emma non fu in
grado di non ricambiare.
Sospirò.
–Sono gelosa. E lo è anche Jane.-
Nath
scoppiò a ridere. –Più che lecito.- disse, passandole a fianco e dirigendosi
verso l’uscita. –Ma non avete nulla da temere.
A domani.-
-Buonanotte
Nath, e grazie.-
-E’ stato
un piacere.-
Emma
sorrise e si avviò anche lei verso la sua stanza per una doccia rinfrescante.
Aveva anche voglia di stare un po’ con sua sorella, ma era certa che l’avrebbe
trovata accoccolata da qualche parte con Thor ed era parecchio restia a
disturbarla.
Fece
spallucce.
-Jane?-
chiamò, entrando di soppiatto in salotto, sperando di non imbattersi in scene..
imbarazzanti. Quasi immediatamente, tre paia di occhi si alzarono verso di lei
e la squadrarono da capo a piedi.
-Ehi..-
sussurrò, sentendosi fin troppo sciatta nella sua tuta –larga e comoda-,
soprattutto agli occhi di Loki, comodamente stravaccato su una poltrona con un
libro tra le mani.
-Emma!-
esclamò Jane, come se fosse sorpresa di vederla lì. –Pensavo saresti andata
diretta a letto.-
-Natasha
ci ha detto che oggi ti sei allenata duramente.- aggiunse Thor, passando un
braccio intorno alle spalle di Jane e tirandola leggermente verso di se; lei lo
lasciò fare e si strinse a lui.
Emma
sorrise, stanca di stare in piedi, si andò a sedere vicino ai due,
accoccolandosi su un fianco. Oh, si
sarebbe anche potuta addormentare.
-Ha detto
così?-
-Ha detto
anche che sei migliorata parecchio.-
-Bene.-
rispose lei, con un leggero sorriso. –A proposito Jane, devo sapere la tua
opinione riguardo una questione che mi tormenta da giorni.-
La
sorella aggrottò un sopracciglio. –Dimmi.-
-Secondo
te.. tra Bruce e Nath c’è qualcosa?-
-Allora te ne sei accorta anche tu!- trillò
Jane, saltando sull’attenti. –Credevo di essere l’unica!-
Thor alzò
le mani, assumendo un’aria confusa. –Ferme, ferme. Di cosa state parlando?-
-Ma come,
Thor, non ti sei mai reso conto che tra Nath e Bruce c’è del tenero? –
Lui
scosse la testa, guardando Jane con sguardo di scuse.
-E vi
ostinate ancora a domandarlo?- borbottò Loki, girando pigramente una pagina.
-Non
essere acido, fratello. Vuoi dirmi che tu ci eri arrivato?-
-Non mi
interessa.- rispose quello, scorbutico. Emma si chiese per quale motivo fosse
così di cattivo umore. –E ad ogni modo, non potrebbe mai funzionare.- aggiunse,
con un ghigno.
Emma alzò
un sopracciglio. –E per quale ragione?-
-Banner è
un mostro.-
Tutti e
tre –Emma, Jane e Thor- rimasero senza parole. Come poteva dire una cosa del
genere con tanta nonchalance?
-Bruce
non è un mostro.- ribatté Emma, stranamente colta sul vivo. –E’ la persona più
gentile che abbia mai conosciuto.-
Loki
scoppiò a ridere, sarcastico. –Dimentichi forse cosa accade quando si
arrabbia?-
-Tutte le
persone quando sono arrabbiate diventano cattive, dicono cose che non pensano.
Lui fa cose che non vuole fare.- rispose Emma, a denti stretti. –Lui non è
cattivo ne tantomeno un mostro. Si merita di avere accanto a sé la persona che
ama come chiunque altro sulla faccia dell’universo.-
-Ben
detto, cognata!- esclamò Thor, ma Emma era troppo intenta a guardare Loki per
farci caso. Il dio aveva gli occhi fissi sui suoi e la ragazza poteva vedere la
mascella serrata e il respiro veloce che faceva alzare il suo petto più
velocemente del normale.
Fu quando
si rese conto di star davvero
guardando i pettorali di Loki, che capì che era ora per lei di andare a
dormire. Decisamente.
-Credo
che andrò a dormire, Jane: sono stanchissima.- sussurrò, dando un bacio sulla
guancia alla sorella e ricevendo una strizzatina d’occhio. Sorrise a Thor e
uscì dalla stanza, percorrendo il tragitto fino alla sua camera nel minore
tempo possibile.
Chiuse la
porta alle sue spalle con forza, tirando poi un sospiro di sollievo più
profondo di quello che, probabilmente, era necessario, ma la sensazione di
essere ormai lontana da possibili figuracce era davvero rincuorante.
Fece un
altro sospiro e si buttò di peso sul letto, trovando estremamente confortante
il materasso e le coperte morbide sotto di lei, in particolare dopo una
giornata di duro allenamento. Si concesse qualche istante per pensare a tutto
quello che era successo negli ultimi giorni: grazie a quella crisi di panico
era riuscita a recuperare tutti i suoi ricordi, che ormai si incastravano alla
perfezione nella sua mente; tuttavia, ciò che non era riuscita a recuperare era
il rapporto con suo marito ed era abbastanza convinta che avrebbe fatto molta
fatica a far tornare tutto come prima. Sempre se ci fosse riuscita: quello che
aveva imparato di Loki da quando lo conosceva era che la sua paura più grande
era di soffrire a causa delle persone che amava. E lui aveva sofferto a causa
sua, sebbene farlo soffrire fosse il suo ultimo desiderio, come d’altronde perdere
la memoria ed essere quasi uccisa da un essere orribile.
-Stai
dormendo?-
Emma
sussultò e spalancò gli occhi, incontrando quelli verdi di Loki, a poca
distanza da lei.
-No..
Come hai fatto ad entrare?- domandò lei, saltando a sedere sul letto, sorpresa.
Loki alzò
le spalle. –La porta era aperta.-
La
ragazza assottigliò gli occhi e guardò nella penombra la sagoma dell’uomo
davanti a lei: riusciva a immaginare con precisione i suoi tratti del viso, la
sua espressione, il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, sebbene nella
stanza fosse buio pesto.
-Cosa..
come ti posso aiutare?-
Lui
rimase in silenzio per qualche secondo. –Pensi davvero quello che hai detto
prima?- disse infine.
-Loki..
tu mi conosci. Sai che lo penso
davvero.- sussurrò lei, alzandosi e avvicinandosi a lui.
-Sapevo
cosa pensavi prima, non ora.-
-Loki..-
sospirò di nuovo lei, azzardandosi a mettergli una mano su un braccio. –Sono
sempre io, tutto il mio passato è sempre stato nella mia testa, al suo posto.
Dovevo solo ricordarmelo. So che ti ho fatto soffrire in più di un’occasione,
ricordo l’espressione ferita che hai avuto, e non dire che non è così, ma in
quei momenti non riuscivo più a leggerti; ora, però me ne rendo conto e ti
chiedo scusa.-
A quel
punto, si azzardò a far risalire la mano sino alla sua guancia e si sorprese
parecchio quando lui non la scansò. –Ma non puoi farmene una colpa..- sussurrò,
mentre sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.
Loki
sbuffò, facendo un passo indietro e ad Emma sembrò che le si spezzasse il cuore.
-Certo
che non è colpa tua. La colpa è mia, perché non ho saputo proteggerti.- disse
duramente, iniziando a percorrere la stanza a grandi falcate, come faceva
quando era nervoso e non sotto sguardi di estranei. –La colpa è sempre stata
mia, non sono mai stato un figlio di cui andare fieri, un fratello da ammirare,
un compagno da amare.- alzò lo sguardo e fissò Emma da capo a piedi, ma lei non
osò dire una parola per paura che lui smettesse di parlare, chiudendosi per
l’ennesima volta. –Non mi creerò più
aspettative. Ti sbagliavi, non tutti si meritano di avere a fianco le persone
che amano. Puoi considerarti libera dal nostro vincolo matrimoniale.-
Emma
riuscì solo a spalancare la bocca e a borbottare un “Cosa?!?” a mezza voce, ma
non riuscì a fermare il dio che scomparve, letteralmente, nel nulla.
Non
appena si rese conto dell’accaduto uscì dalla stanza, dimentica del sonno e
della stanchezza, e corse in tutte le stanze della torre, dalla cucina alla
palestra, dal laboratorio fino alla lavanderia; alla fine, entrò anche nelle
stanze degli Avengers, svegliandoli tutti, in preda al panico.
-Si può
sapere che diavolo succede a quest’ora?- le domandò ben poco elegantemente
Tony, mentre cercava un paio di pantaloni da indossare sopra i boxer. Emma
scosse la testa, spalancò la porta del suo bagno, ci guardò dentro e trovandolo
irrimediabilmente vuoto fece dietro front verso la camera di Thor e di Jane.
Sentì Tony unirsi al gruppetto degli Avengers –Nath, Bruce e Cap- che l’avevano
seguita, preoccupati, guardandola come se fosse stata una pazza isterica.
-Cap, che
diavolo le succede?- domandò il multimiliardario, ma Emma non sentì la risposta
poiché era già dentro la camera dei due. Accese la luce e subito Thor scattò a
sedere, rintontito e biascicando alcune parole, mentre Jane mugugnò nel sonno.
-Lo avete
visto?-
-Mmm, di chi stai parlando Emma?- sussurrò Jane,
stropicciandosi gli occhi e arrossendo non appena vide tutti gli Avengers
riuniti sulla soglia della porta della loro camera.
-Di
Loki.- sussurrò lei, lasciandosi cadere su una poltrona. Aveva guardato
ovunque, ma lui era sparito. Nel nulla. Totalmente.
-Cosa è
successo?- saltò sull’attenti Thor, nel sentire il nome del fratello. –Ha
combinato qualcosa? Ti ha fatto qualcosa?-
Emma
scosse la testa, stentando ancora a credere a quello che era successo. –E’
sparito. E’ venuto da me per parlare e.. mi ha lasciata. Poi è sparito.-
Immediatamente,
tutte le voci degli Avengers si sovrapposero l’una all’altra, ma furono interrotte
da una sirena e dalla voce meccanica di Jarvis che esplose forte e chiara nella
stanza.
Signore, devo dare l’allarme. Le nostre misure di sicurezza
sono state oltrepassate. Ci sono intrusi nella torre.
Tutti si
zittirono e Tony prese subito la parola. –Fammi vedere le telecamere, Jarvis.-
Immediatamente,
uno schermo tridimensionale comparve a mezz’aria e tutti furono testimoni di
chi fossero gli intrusi: le streghe erano riuscite ad entrare nella torre e
stavano salendo velocemente le scale, diretti verso di loro.
Captain
America prese subito in mano la situazione. –Thor, tu e Stark, che siete i più
veloci, andate verso di loro, per fermarle. Io e Natasha andremo a vestirci.
Tu, Bruce, porta Jane ed Emma in laboratorio: è il posto più sicuro.-
Tutti
fecero immediatamente come ordinato e Jane, dopo essersi vestita in velocità,
prese per mano la sorella correndo dietro a Banner; Emma, ancora stordita, la
seguì senza protestare e rischiò più volte di inciampare a causa di
un’improvvisa goffaggine.
Fu solamente
quando Bruce sbarrò la porta dietro di loro che la ragazza rinsavì e si
costrinse ad allontanare la mente dall’improvvisa partenza di Loki. –Bruce, c’è
per caso qualcosa che possa usare come arma in questo posto? Non possiamo
rimanere qui e aspettare che gli altri facciano tutto il lavoro. E poi non
sappiamo nemmeno quante siano e se siamo davvero al sicuro..- disse, iniziando
a far lavorare la mente a velocità supersonica.
Bruce si
passò una mano sul volto, stancamente e poi annuì. –Hai ragione.- sussurrò tra
sé e sé, iniziando a rovistare tra i vari oggetti presenti nel laboratorio.
–Dovrebbero esserci un paio di prototipi di un bastone elettrico, ma non è
ancora stato brevettato quindi potrebbe trattarsi di un semplice pezzo di
metallo.-
-Non fa niente.-
rispose la ragazza, stringendo forte la mano a Jane. –L’importante è che
possiamo difenderci in qualche modo.-
Lo
scienziato annuì e, qualche secondo dopo, passò ad entrambe due bastoni, di
circa un metro e mezzo, leggeri e maneggevoli. Emma si ripromise di chiedere a
Nath di insegnarle ad usarli al meglio se fossero usciti vivi da quella storia.
-Dovete
premere il bottoncino per far attivare l’energia elettrica. State attente a non
tenerli a contatto con l’acqua, altrimenti finirete abbrustolite.- le istruì,
prima di lisciarsi la maglietta, sistemarsi gli occhiali e posizionarsi davanti
alla porta del laboratorio.
-Dove
vai?- domandò Jane con la voce che tremava.
-Esco da
qui e vado ad aiutare gli altri. Appena esco, serrate di nuovo la porta e non
aprite per nulla al mondo.-
Le due
ragazze guardarono lo scienziato fare un respiro profondo, aprire la porta del
laboratorio e correre fuori. Pochi secondi dopo sentirono in lontananza l’urlo
di Hulk e il suono di qualcosa che si frantumava. Emma sperò si trattasse del
cranio di una di quelle streghe.
-Cosa
facciamo, Emma?- Jane era molto molto vicina ad una crisi di panico.
-Intanto,
ti calmi e ti tranquillizzi. Qua dentro non ti farà nessuno del male. Riguardo
a quello che faremo- disse, azionando i marchingegni di Tony e la sua
mini-armatura. –tu, rimarrai qui, al sicuro. Io, invece, andrò li fuori a
spaccare qualche culo.-
-Non
puoi…!-
-Non era
un consiglio, Jane.- prese in mano il suo nuovo bastone e cercò di capire come
funzionava. –Io ho avuto un allenamento da Natasha in queste due ultime
settimane, tu no; io ho un’armatura e tu no; io sono incazzata nera perché sono
stata lasciata da mio marito meno di un’ora fa e tu no; quindi io ora andrò lì
fuori e tu no. Tutto chiaro?-
Jane la
guardò, palesemente contrariata, ma annuì e corse ad abbracciarla. –Quando
finirà questa storia dobbiamo mettere in chiaro chi delle due è la sorella
maggiore.-
-D’accordo
Jane. Riguardati e se hai problemi, urla.-
Emma le
voltò le spalle e aprì la porta del laboratorio, buttandosi nella mischia,
forte d’adrenalina.
Angolino dell’autrice: Mi
scuso tantissimo del ritardo, la maturità mi sta letteralmente uccidendo.
Finalmente, in questo capitolo, inizia un po’ di azione.
Non
spendo troppe parole: lascio a voi l’ardua sentenza e spero, ora che è estate,
abbiate un po’ di tempo per farmi sapere cosa ne pensate. Le risposte alle
recensioni del capitolo precedente arriveranno il prima possibile.
Un
abbraccio e alla prossima,
Sami