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Autore: Carla Marrone    17/06/2016    1 recensioni
Un'avventura umoristica, in cui, il mio OC, una glottologa, finirà nel mondo di Lost Canvas. Il suo scopo? Tradurre delle antiche pergamene, che conducono ad un misterioso, magico tesoro. Il tutto, possibilmente, prima che queste cadano nelle mani degli Specter. Ad aiutarla, i Cavalieri di Atena, che avrà occasione di conoscere.
Come unica avvertenza, il linguaggio, solo in alcuni punti, un po' scurrile. Mi piace illudermi che, talvolta, fosse più che necessario. Quando ci vuole, ci vuole.
Spero vi divertiate a leggere questa breve incursione nella realtà dei Saint Seiya, almeno quanto mi sono divertita io ad inventarla. Fatemi sapere, ci conto!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. PATTO DI SANGUE

Il Patriarca ordina a Manigoldo e Shion di tornare alla Fortezza e recuperare la parte mancante. Poi, aggiunge una certa cosa che mi lascia un po’ interdetta. 

“Tu andrai con loro, stavolta, Miranda. - Oh cazzo! E se incontriamo gli Specter? – All’interno della Fortezza vi sono delle iscrizioni murali che non sappiamo interpretare. Potrebbero suggerire come arrivare alla chiave. Per questo, la tua presenza è assolutamente necessaria. Se rifiutassi, i cavalieri sarebbero allo sbando in un luogo simile ad un labirinto ed irto di trabocchetti. Per tanto, spero vivamente che accetti.” 

Il capo del Grande Tempio che (quasi) mi supplica? Poco male, ci sono i Cavalieri con me, sono sicura che sapranno proteggermi. Non devo temere nulla. Nonostante ciò, sono un po’ titubante. Sul braccio di Shion c’è una cicatrice fresca piuttosto vistosa… Io ho una soglia di sopportazione del dolore e della fatica piuttosto bassa, anche di quelli altrui. Ho paura anche solo di restare ferita, pur riuscendo a sopravvivere. Penso sia normale. Voglio dire, io sono una persona normale. E questo dovrebbe spiegare tutto. 

Poi, il mio sguardo cade sulla faccia da schiaffi di Manigoldo, inginocchiato accanto a Shion ai piedi del Sacerdote. Si sta prendendo gioco di me. Mi guarda e se la ride sotto i baffi. 

“Accetto.” Tiè! 

“Allora è deciso, partirete non appena Shion avrà ultimato la riparazione delle armature.” Fermate il mondo, voglio scendere! Perché cazzo ho accettato? A sì, perché Manigoldo mi sfotteva. Allora, va bene.

Comunque, ho tutto il tempo di questo mondo per prepararmi psicologicamente. Probabilmente, ci vorranno giorni, prima che Shion riesca ad aggiustare dei vestimenti da battaglia d’oro zecchino.

Il Patriarca, che aveva preso ad allontanarsi, seguito dai due Cavalieri, si volta e si rivolge nuovamente a me. Sbaglio, o sta ridendo?

“Non temere, comunque, Miranda. Per proteggere entrambi sarebbe bastato Shion. Manigoldo verrà con voi solo perché ha tanto insistito.”

Manigoldo, a queste parole fa, letteralmente, un salto. Poi, si affretta a dire, mentre si gratta la testa convulsamente con una mano, l’altra aperta in una posizione rigida, lungo il fianco:- L-lo faccio perché tengo molto ad ultimare come si deve la missione che mi è stata comandata, maestro!- 

“Certo, Manigoldo, tutti sappiamo benissimo quanto tieni alle missioni.” Gli risponde il Patriarca, ma mi sembra vagamente sarcastico. Quindi, lui è il suo maestro. Se tanto mi da tanto, questo Manigoldo deve essere una sorta di pezzo da novanta. Lo guardo e cerco qualcosa da dirgli. Per la prima volta, lo vedo irreparabilmente in imbarazzo. Strano. 

Il pezzo da novanta, però, decide di sparire dalla circolazione, con un salto da far impallidire un campione olimpico di lungo e di alto, messi insieme. Si è completamente eclissato, giù dal parapetto. Sarà sopravvissuto? Non ho assistito ad un tentativo di suicidio, vero? 

Rimango indietro assieme a Sasha, la quale mi sia avvicina e mi parla con un filo di voce. Lo sguardo dolce ed un lieve sorriso sulle labbra. “Non so come ringraziarti, Miranda. Mi spiace, però, ho dovuto raccontargli che vieni da un altro mondo…” 

“Figurati, se non dispiace a voi di avere a che fare con una specie di extra terrestre!” Ridacchio. 

“Una specie di cosa?” La piccola sgrana gli occhi e socchiude le labbra. 

“Lascia perdere. – nella mia mente sorge un dubbio. – E quel ragazzo, Alone, giusto? Gli hai raccontato anche di lui? E' venuto al Tempio in segreto, vero?”

La giovane scuote la testa. Se possibile, abbassa ancora di più la voce. “Gli ho solo detto che si era aperto un varco dimensionale e che tu ci sei finita dentro. Non ho fatto menzione del quadro di Alone. – mi guarda seria e preoccupata. – Nessuno deve saperlo.” 

“D’accordo, allora sarà il nostro piccolo segreto.” Le strizzo l’occhio. Lei mi prende le mani, mi sorride e mi fa un piccolo inchino. 

“Shion è in fondo a quella scala, nel gazebo. – Mi indica un punto alla mia destra. - Puoi stare con lui, intanto che aspettate di partire. Fra poco, dovrebbe aver finito.” Mi sbagliavo, non ho affatto il tempo di prepararmi psicologicamente. E chi lo sapeva che per riparare un’armatura d’oro ci volesse tanto poco! 

“Io devo andare, ora. Ciao Miranda.” 

“Ciao, Sasha.” 

Mi reco nel gazebo e vorrei tanto non averlo fatto. Quello che vedo, mi lascia senza parole. Nel senso negativo del temine. Shion ha in mano gli attrezzi da lavoro e, fin qui, tutto bene. Tuttavia, ha dei tagli sulle braccia dai quali fuoriesce del sangue, che cola sulle armature. 

“Posso aiutarti?” Mi chiede come nulla fosse, senza staccare gli occhi dal suo lavoro. 

“N-no… Sasha mi ha detto di stare con te, intanto che aspettavo arrivasse il momento di partire. Ma credo che andrò da qualche altra parte. – Mi accorgo di stare facendo una faccia disgustata e mi sforzo di cambiare espressione. – Sai, non sopporto tanto la vista del sangue.” 

Finalmente, alza lo sguardo e me lo rivolge. Spalanca la bocca, poi, la richiude. “Mi dispiace. La signora Atena non ti ha detto che le armature vengono riparate in questo modo?” 

Intende dire, “svenando” il fabbro? “No, non me l’ha detto. Per questo, sono rimasta sorpresa.” 

“Le nostre armature sono come esseri viventi, per tanto, hanno bisogno di nutrimento per rifocillarsi. Quel nutrimento è il sangue, purtroppo.” Mi spiega con voce calma. I tagli sembrano non infastidirlo minimamente. Secondo me, se quelle armature esistessero nel mio mondo, per farle tornare in vita, basterebbe un panino del Mc Donald’s. Ehi, potrebbero provare a dargli la crostata salata della mensa! Quasi, quasi, glielo dico. No, meglio di no. 

“Vuoi dire che, con il tuo sangue, compi una specie di magia?” 

“Più o meno.” 

“Non potete utilizzare, che so, il sangue di un animale?” 

Shion abbassa la testa, poi, prende ad osservare la sua armatura allo stesso modo in cui io guardo la lasagna di mia madre. Come una figlia, una compagna, un’amante. Lo so, mi sono lasciata trasportare. 

“Ciò che il cavaliere indossa, solo dal cavaliere può essere riparato.” Wow, ha parlato come il grande Yoda! 

“Quindi, i legami tra voi cavalieri sono fortissimi.”

“Cosa intendi dire?” Probabilmente Shion non ha capito il mio ragionamento. Allora, siamo in due. 

Cerco di spiegare, più che altro a me stessa; magari, poi, Shion mi traduce, in un linguaggio comprensibile, il mio ragionamento.

“Voglio dire, che tu sei disposto a rischiare la tua salute, per proteggere il corpo di un compagno. Nell’armatura che Manigoldo indosserà, ci sarà una parte di te. Questo, un compagno non può ignorarlo. E’ come se foste legati da un patto di sangue. E’ un patto di sangue bello e buono!” Gesticolo con le mani, mentre guardo in alto, come ad aspettarmi che le parole scendano dal cielo. 

“Io faccio semplicemente il mio lavoro.” Shion ritorna tutto intento alla sua previa occupazione, senza aggiungere altro. 

Per qualche istante lo guardo lavorare, poi, decido che non ce la faccio più ed esco dalla stanza. Mi siedo sui gradini, a pochi passi da dove mi trovavo. Da questo punto, riesco a vedere il villaggio. Chissà come stanno Ivan e Paul? Mi piacerebbe tanto rivederli. Magari, scusarmi con loro di persona, per essere sparita. Ho portato con me i fan veli, apposta perché mi piacerebbe esibirmi per Atena, mentre loro suonano. Spero di poterli portare al tempio con me. Far uscire Sasha, credo sia impossibile. Mi lego la corda della custodia dei veli ad un passante del pantalone. Così non devo tenermeli tutto il tempo in mano. 

Sento un rumore alle mie spalle e mi volto. Shion sta uscendo, con due enormi cubi sulla schiena. 

“Hai già finito?” Mi sposto per lasciarlo passare.

“Sì. Sei pronta?” 

“Diciamo di sì…” Il mio tono non è esattamente entusiasta, devo riconoscerlo. 

Mi guarda intensamente come se volesse dirmi qualcosa. In quel momento, sopraggiunge Manigoldo, da chi sa quale altura. Sono contenta non sia morto, quando si è buttato giù dal balcone, prima. Atterra proprio davanti a noi e s’impossessa del suo “zaino”. A quanto pare, quella di apparire e scomparire saltando, è una sua abitudine. Spero di riuscire ad adattarmici. Stavolta, mi ha fatto prendere un colpo. Ho quasi ingoiato la mia lingua. 

“Con quell’ attitudine svogliata non andremo da nessuna parte. – Mi rimprovera. – Ti credevo più avventurosa.” 

“E io non credevo esistesse una chiave dello scrigno.” Manigoldo ha riso, possiamo partire. 

Raggiungiamo la Fortezza dopo una mezza giornata di cammino, a passo piuttosto sostenuto. Sono certa, tuttavia, che i due Cavalieri, che mi accompagnano, abbiano rallentato la loro andatura, per consentirmi di stare al passo. Di ciò, gli sono grata. Ora non me ne starei, in piedi, ancora relativamente carica di energie a studiare le iscrizioni murali, se avessimo corso, anche solo un po’ di più. Ma non esiste una qualche specie di genio della meccanica, in questo mondo? Che si sbrighi ad inventare le macchine! Anche gli autobus vanno ancora bene. Ah, già, in questo mondo, non esiste la meccanica. 

Conduco i cavalieri in una grande stanza, piena zeppa di disegni geometrici, che non so interpretare. L’intera Fortezza assomiglia molto ad un’immensa Zigurrat ed il suo interno è una specie di labirinto. Ho seguito tutte quelle scritte che sembravano portare ad un luogo importante, stando molto attenta ai segnali di pericolo. Probabilmente, se ne avessi anche solo ignorato uno, saremmo finiti dritti, dritti in una trappola.

E finalmente, in fondo alla sala, la vedo. 

“Guardate, è la chiave!” Indico un’oggetto luminescente grande, più o meno, quanto un mio braccio. E’ messa in verticale e sembra fluttuare nell’aria. Come nella visione di Sasha. 

“Io non vedo proprio nulla.” Mi dice Manigoldo. 

“Ma come? E’ proprio davanti a…” Un momento. E se la vedessi solo io? In tal caso, il mio sogno avrebbe un senso.  

“Miranda.” Shion chiama il mio nome con voce solenne. 

“Sì?” 

“Prendi la chiave e scappa.”

Non faccio a tempo a chiedere il perché, che una nuvola di fumo nero si materializza davanti a noi. Al suo interno, quello che ipotizzo essere uno Specter. Indossa, infatti, un’armatura nerissima. Certo, che sono parecchio vanitosi. Non  poteva arrivare e basta. No, aveva anche bisogno del fumo, come le rock star. 

“Non mi direte certo che non avete ancora trovato lo scrigno. – parla con voce roca, in tono acuto, deformando, con una smorfia, la sua faccia da bull dog. – Sarebbe proprio un peccato, se qualcuno ve lo portasse via proprio ora che ci siete così vicini…” 

Per fortuna, non ha capito che cerchiamo la chiave. Credo che, anche lui, non riesca a vederla. Bene.

“Io non vedo nessuno in grado di farlo.” Parla Manigoldo. 

In un attimo, lo Specter è sdraiato sul corpo di Manigoldo ed ha scavato una crepa nella sua armatura, all’altezza dello stomaco, con un pugno. Non sono neanche riuscita a seguire i suoi movimenti con lo sguardo. 

“Non avresti dovuto osare insultare Shaktish della Stella Nera. Non  c’è Specter più veloce di me. Siete tutti destinati a soccombere. – Poi, con voce profonda, aggiunge. – Comunque, non temete, non avrete neanche il tempo di accorgervene.” 

D’istinto, tiro fuori i miei fan veli ed inizio a sventolarli davanti alla sua faccia, per distrarre la sua attenzione da Manigoldo. Lo Specter fa un salto indietro. 

“Che cosa hai fatto, piccola bastarda! Mi hai bruciato gli occhi!” Strilla il nemico. Un lamento ferale insopportabile.  

Io? Davvero? Con i miei fan veli posso fare questo agli Specter? Non ne ero al corrente. Buono a sapersi. 

L’aggressore prende a lanciarsi per tutta la stanza, sbattendo contro i muri, a velocità supersonica. Così è impossibile prenderlo. Poi, ad un certo punto, sembra inciampare in qualcosa. Abbasso lo sguardo e scopro che quel qualcosa sono i miei veli. Sono avvolti tutt’intorno alle sue gambe e, come cosa ancor più strabiliante, la sua armatura si sta rompendo, nei punti in cui viene toccata dalla stoffa dei miei attrezzi. 

“Bel lavoro Miranda!” Mi dice Manigoldo, con un sorrisone.

“Non so come l’ho fatto, però l’ho fatto.” Gli rispondo, allibita. E aggiungerei anche che sono proprio figa. Accidentalmente, ma figa.  

“Adesso, però, direi che tocca a noi. Non pensi, Shion?” Il ragazzo annuisce. In sincrono, i due Cavalieri acquisiscono un assetto da combattimento e, presto, dalle loro mani inizia ad emanare un’intensa luce. Dorata, quella di Shion e bluastra, per Manigoldo. Lanciano i pugni contro lo Specter e, in un batter di ciglia, questo viene sbalzato contro la parete, dalla parte opposta della stanza. Dopo qualche secondo, svanisce nella stessa nuvola nera, nella quale era apparso. Non ho mai visto qualcosa di tanto incredibile in vita mia. 

“Presto, Miranda. Prendi la chiave ed andiamocene, prima che ne arrivino altri.” Mi ordina Shion. Non sembra minimamente provato da quanto ha appena fatto. Lo stesso, dicasi per Manigoldo, nonostante la ferita all’addome. 

Mi avvicino alla fonte di luce e m’inginocchio, incerta sul da farsi. Così, provo ad avvicinare cautamente le mani. Il luccichio si fa più intenso. 

“Oh, adesso la vedo anch’io.” Esclama Manigoldo. 

Nel giro di pochi secondi, la chiave svanisce tra le mie mani, disintegrandosi in una miriade di scintille. 

“E adesso? La chiave è sparita!” Urlo quasi, agitata. 

“Non temere. – mi tranquillizza Shion. – E’ perché ora ce l’hai tu.” 

Quindi, ora si troverebbe nel mio corpo? Spero che non mi facciano una gastroscopia per recuperarla. Forse, sono salva. Non credo l’abbiano ancora inventata, qui. 

“Andiamo.” Manigoldo mi tende la mano. 

Annuisco e la prendo. Mi sento stanca morta, ma so che dobbiamo sbrigarci. Gli Specter, probabilmente, sono in allarme.

   
 
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