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Autore: _BlackAngel_    17/06/2016    1 recensioni
Poggia le sue labbra sulle mie, e contorna con la lingua il mio labbro inferiore, facendomi schiudere le labbra. Quello era il mio primo bacio, cavolo!
Quasi mi stavo trattenendo per evitare di staccarmi e fare uno dei soliti urletti entusiasti che faccio in compagnia di Rosie.
Cerco di ricambiare il suo bacio, seppur in modo impacciato. Le sue mani mi accarezzano il viso, mentre le mie braccia finiscono sui suoi fianchi.
Si stacca per riprendere fiato. Sembriamo essere scesi in apnea per un lungo periodo, così ansimiamo insieme.
“ Che stiamo facendo, Bri? N-noi non possiamo... non voglio innamorarmi” mi dice. Non voglio neanch'io, ma pensare che lui possa amare un'altra mi distrugge e mi fa venire l'istinto omicida.
“ non lo so, Shane”- mi aggrappo a lui, abbracciandolo- “ ma vorrei che non finisse mai”.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo primo.

 

Tiro fuori dalla borsa le chiavi di casa, e, appena trovata la chiave giusta dal mazzo, giro tre volte verso sinistra nella toppa.

Mi sta quasi venendo una paralisi a forza di sorridere, ma non riesco a farne a meno.

Sono entusiasta non so nemmeno io di cosa.

Apro la porta e me la chiudo alle spalle, lasciando il cappotto all'appendiabiti e buttando in modo sgraziato la borsa sul divano.

Mamma non è nell'open-space di casa nostra, così credo che sia in camera sua, dato che di solito esce la sera dopo cena.

“ Mamma!” la chiamo, mentre mi tolgo le scarpe e la cerco all'interno dell'appartamento.

Passo in camera mia sfilandomi il maglioncino e i jeans, indossando finalmente il mio comodo pigiamino con le scimmiette sulla maglia.

“Mamma” continuo a urlare; d'altronde sempre detto da mia nonna che avrei potuto lavorare come pescivendola al mercatino.

Passo in camera sua e la trovo a dormire.

Sospiro, raccogliendo da terra dei vestiti che probabilmente erano stati abbandonati sulla testiera del letto, caduti.

Con i jeans di mia madre in mano, vado ad aprire le tende, sospirando.

Della luce entra nella stanza facendomi strizzare gli occhi.

Mi siedo sul lato destro del suo letto matrimoniale, la parte che lei non occupa.

Le accarezzo i capelli biondi ramati, e la richiamo dolcemente. Lei mugola e si stiracchia.

“ Buongiorno...” mugugna, con la voce impastata dal sonno. Le sorrido.

“ Buongiorno! Ho una sorpresa per te!” lei si alza di colpo: ha un debole per le sorprese.

“ Che genere di sorpresa?” mi chiede, scostando le coperte e mettendosi seduta.

“ Ho fatto un tatuaggio”.

“ Davvero?” sorrido. Lei è abbastanza stupita, non si sarebbe mai aspettata questo tipo di risposta.

Mi alzo senza risponderle e alzo la maglietta. Le mostro la pancia indicando con l'indice la parte coperta.

Sorride anche lei.

“ Cos'è?” mi chiede, mentre si avvicina. Con le dita tocca il perimetro della pellicola. Mi fa un po' di solletico, e trattengo un leggero risolino. E' da tanto tempo che non abbiamo un contatto del genere, e mi piace starle tanto accanto.

“ Una fenice”. Lei annuisce, smettendo di toccare la mia pancia e andando verso la porta del bagno.

Io invece mi incammino verso il soggiorno, con un'improvvisa voglia di buttarmi a peso morto con cibo spazzatura.

“ Briana!” mi chiama. Mi secco ad alzarmi, così mi metto ad urlare anch'io.

“ Dimmi!” rispondo. Per me la situazione è davvero strana. Mai mi era capitato di sentirmi tanto apprezzata da lei, o magari era solo un fattore psicologico derivato dal tatuaggio.

“ Ti va di uscire questa sera? Io sono troppo stanca, magari puoi andare con qualche tua amica... o amico” sorrido. Aspettavo solo quello. Non era mai successo che mi invitasse di sua spontanea volontà ad uscire, ed ero felicissima.

Non rispondo e vado a guardare un po' la roba presente nel mio armadio.

Come un fulmine a ciel sereno, mi ricordo del numero di Shane nella mia borsa. Corro come un'idiota verso il salone, segnando il recapito telefono nel cellulare.

Ormai ero completamente andata, così decisi di scrivergli, in modo da fargli avere il mio numero.

 

A: Shane

 

Ehilà. Hai qualcosa da fare stasera?

 

Invio. Okay, mi ero praticamente buttata da un grattacielo senza sapere cosa ci fosse ad attendermi. Magari non ci sarebbe stato nulla e sarei solo arrivata a terra, facendomi tanto male. O forse ci sarebbe stato uno di quei materassini che mettono i pompieri, uno di quelli che comunque ti fanno venire la voglia di buttarti di nuovo.

Avrebbe potuto umiliarmi benissimo dicendo di aver altro da fare, che perdere tempo con una ragazzina più piccola in cerca di attenzioni, ragion per cui mi sentivo un po' idiota.

Decido dunque di cercare la mia migliore amica, chiedendole se fosse libera per uscire con me. La sua risposta non si fa attendere.

 

Da: Rosie

 

certo, bella. Tua madre ti ha dato il via libera?

 

A: Rosie

 

ebbene sì, tesoro. Vedi se puoi chiamare anche qualcun altro, ho voglia di conoscere gente. Ci vediamo sotto casa mia alle 21:00, ti voglio bene.

 

Da: Rosie

 

lo farò senz'altro, pupattola. Ci vediamo, non farmi aspettare. Anch'io.

 

Non sapeva se Shane avrebbe accettato o rifiutato, e tutto ciò la metteva un po' in ansia. Insomma, le era sembrato interessato, almeno un poco.

Ma in fondo, lei cosa ne sapeva di ragazzi? Aveva passato la sua adolescenza senza un ragazzo, nonostante non fosse affatto brutta. Certo, non era una modella, ma poteva permettersi di mettere un vestito corto e di fare la cretina coi suoi coetanei maschi.

Timidezza a parte, ovviamente.

Aveva deciso di prendere la non-risposta come un no.

Sebbene fosse rimasta delusa, decise di non darlo a vedere. Prese accappatoio e beauty-case, andando in bagno a lavarsi e truccarsi.

Fece una doccia più o meno veloce: più tempo passava sotto la doccia, quanto più profonde sarebbero state le sue riflessioni.

Uscì dal box doccia grondante d'acqua e indossò subito l'accappatoio, non volendo morire a causa del freddo.

I capelli continuavano a sgocciolare, così decise di prendere un asciugamano per tamponarli.

Ne frattempo si era riscaldata ed era pronta ad asciugare ricci i suoi capelli, forse modellandoli più del solito. Appena ebbe finito quest'operazione, decise di truccarsi leggermente. Nulla di particolare, un po' di fondotinta per quelle stupide imperfezioni, cipria per fissare il tutto, eyeliner, mascara e un rossetto di una tonalità più scura rispetto alle sue labbra.

L'unica cosa che mancava era il vestito.

Sebbene non uscisse spesso, l'armadio era ben fornito di alcuni degli abiti che a sua madre parevano un po' piccoli, ma che a lei calzavano alla perfezione.

Decise di indossare un abito nero, in pizzo, con una manica sola.

A quel punto mise dei tacchi alti dello stesso colore del vestito.

Sperava solo di non cadere come una pera cotta e di non fare una figura alquanto magra.

Alle 20:55 andò a controllare che il telefono fosse carico abbastanza da reggere una serata, accorgendosi solo allora di alcuni messaggi. Quattro solo di Shane.

 

Da: Shane

 

no.

 

Da: Shane

 

ho da fare, scusa.

 

Da: Shane

 

potremmo vederci qualche altra volta, dopo esserci conosciuti meglio.

 

Da: Shane

 

se ne hai voglia.

 

Incoerente, eh! Prima le offriva il suo numero, il suo aiuto, un passaggio e poi per una serata faceva casini e si comportava come se fosse la Santa Vergine!

Certo, magaeri era stata lei ad aver interpretato quel numero di telefono come altro. Non aveva mai avuto un ragazzo, ma ciò non significava mica che lei non capisse certe cose.

Ok, si disse, la prossima volta, se mi venisse voglia di scrivergli, mi siederò, in attesa che la voglia passi.

Incredibile, cercavi qualcuno per farci amicizia e loro si comportavano come se avessi voluto stuprargli il criceto!

Ancora indignata, lesse il messaggio di Rosie, che era proprio sotto casa sua.

Gridando un saluto a sua madre, uscì di casa, lasciandosi la porta alle spalle.

Sorrise a vedere la sua migliore amica, che, comodamente seduta al posto del conducente, utilizzava lo specchietto retrovisore per mettere una buona quantità del lucida-labbra che le aveva regalato Briana.

“ ciao, amica!” salutò quindi. Ok, era decisamente entusiasta, a dispetto di ciò che era successo poco prima e che avrebbe dovuto deluderla.

Briana prendeva le cose con filosofia. Un ragazzo l'aveva praticamente detto che era presto per uscire insieme. Poco importava, non si sarebbe rovinata una serata del genere per un idiota che, ci scommetteva, sarebbe uscito comunque.

“ tesoro mio, come sei bella! Entra pure in macchina. Ho chiamato un amico, dovrebbe portare alcuni suoi amici.”- abbassò la voce, facendole l'occhiolino- “a suo dire, sono dei fighi da mangiarseli!”

Briana scoppiò a ridere, chiudendo la portiera e allacciando la cintura di sicurezza.

“ stasera mi voglio divertire”, confidò, quasi in un sussurro, più a se stessa che all'amica.

 

* * *

 

“mi voglio divertire”, aveva detto. Eccola lì, appena entrata nella discoteca del fratello di Ro'.

La sua amica aveva deciso di andare a salutare alcuni amici, abbandonandola vicino al bancone.

“ Briana! Da quanto tempo non ci si vede! Finalmente mamma chioccia ti fa uscire dal guscio, eh?” le chiese ammiccante Lorenzo, il barman.

Era un uomo sulla trentina. Capelli biondi, occhi azzurri, poca barba. Una sorta di principe azzurro un po' cresciuto.

“ desideri che ti faccia qualche tipo di drink?” le chiese, strizzandole l'occhio. Briana gli era sempre stata simpatica e, nonostante non la vedesse spesso, gli faceva piacere averla lì quella sera.

“ niente di troppo alcolico, Lore. Sai che non reggo, questa sera voglio essere lucida”.

Lorenzo annuì, cimentandosi a preparare qualcosa che lei non avrebbe mai saputo definire con un nome esatto.

“ cos'è?” chiese, un po' intimorita. Poi si ricordò la storia del divertimento. “ no, lascia stare. Non lo voglio sapere” rise leggermente, sedendosi su uno degli sgabelli alti.

“ come vuoi tu, bella”.

Aveva appena finito il drink, mettendolo sul bancone, per poi andare a servire altri clienti arrivati da meno due cinque secondi.

Briana spostò l'ombrellino, prendendo un po' della sostanza con la cannuccia. Il sapore non era male, tutto sommato. Si sentiva molto la coca-cola e qualcos'altro che non avrebbe saputo riconoscere.

“ tesoro! Ma sei qui? Ti stavo cercando!” Si voltò verso Rosie, che si trovava in mezzo a due ragazzi.

C'era buio, non avrebbe saputo riconoscerli, se anche avesse saputo chi fossero.

“ ti presento Leon. Viene dall'Argentina”. Briana si mise a ridere.

“Rosie, non siamo mica a Take me out”.

“ che cattiva che sei!” mise il broncio “ e lui invece è Shane, ha un negozio di tatuaggi qui vicino. A proposito, tu dov'è che hai fatto il tuo?” la sua domanda non ebbe risposta.

Briana si era girata a guardarlo negli occhi proprio quando le luci viola e fucsia avevano fatto il giro della discoteca. Era proprio lui, il tatuatore. La guardava esattamente come lei osservava lui. Curioso, lui. Indignata, lei.

“ piacere di conoscerti, Shane. Sono Briana”. Si comportò come se fino a qualche ora prima lei non fosse stata sdraiata su un lettino in attesa del suo tatuaggio.

Lui la guardò con un sopracciglio inarcato, sorridendo maliziosamente.

“ piacere mio, tesoro”.

Gli unici esasperati da quei giochi di sguardi erano Rosie e Leon, che li osservavano come se fossero stati pazzi.

Rosie fu la prima a riprendersi, prendendo a braccetto l'amica.

“ ora che le presentazioni sono state fatte, andiamo nel privè”.

Si spostarono tra gente che si strusciava, altra che ballava, altra che pomiciava allegramente.

Quando giunsero a destinazione, Briana decise di andare a buttarsi su un divanetto color porpora, mentre gli altri andavano a prendere da bere.

“ Shane, dove vai?” gli chiese Leon.

Leon era davvero molto carino. I capelli castano chiaro, gli occhi azzurri e la sua vivacità lo rendevano un po' un'eterno Peter Pan.

Indossava dei pantaloni di un beige chiaro con abbinata una camicia azzurrina. Il papillon blu faceva sfoggio di sé, così come le scarpe, dello stesso colore.

Shane indossava invece dei jeans scuri stretti, una maglia di un colore non bene identificato con quella luce e le Air Force nere.

Niente male neanche lui, non avesse avuto quel carattere ci avrebbe provato. Ma quale carattere, poi? Non lo conosceva nemmeno. Era solo indignata a causa del suo 'rifiuto'.

Con lei non voleva uscirci perché era troppo presto, ma la biondona andava bene per ficcargli la lingua in bocca?

Tutto ciò era talmente disgustoso, che decise di togliere la cannuccia e bere tutto d'un fiato il suo drink. Ecco, così andava decisamente meglio. Sentiva meno il suono dei pensieri, così, sulle note di una canzone che le dava carica ma che non conosceva, si trascinò nella pista da ballo, cominciando a muoversi come faceva un po' Rosie, appena tornata dal bancone, con un drink in mano.

In poco tempo accanto a lei si formò una schiera di pretendenti, che volevano a tutti i costi un ballo con la principessa dai capelli ricci.

Accettò il primo invito che le capitò a tiro. Era un ragazzo niente male, da ciò che poteva vedere sotto quella luce. Capelli tirati su in una cresta, lisci, neri. Occhi nocciola e labbra carnose. Possibile che lei riuscisse a focalizzarsi solo su quelle? Probabilmente un solo drink era ciò che riusciva a farla impazzire, in poco tempo. Cominciò a muoversi, cercando di non cadere, mantenendosi in equilibrio sui trampoli che non portava spesso.

Alla sua sinistra, a circa sei metri, su un divanetto, stava Shane. Biondona incollata, ovviamente. Sembrava quasi che fossero diventati un corpo solo.

Non sapeva come, non sapeva perché, ma questa situazione le aveva dato fastidio.

Senza nemmeno accorgersene, il ragazzo con cui stava ballando, si era posizionato dietro di lei.

“ sono Lucas, bella”. Il suo alito profumava di sigarette alla menta, il suo corpo di One Million. Senza nemmeno darle il tempo di rispondere, cominciò a baciarle il collo, lasciato scoperto a sinistra dai capelli, malamente portati a destra.

Stava quasi per fermarlo, quando si ricordò di ciò che aveva detto.

Lasciamolo fare, si disse, mi voglio divertire.

 

 

Angolo autrice:

ok, ehm, scusatemi davvero tanto. Non ci sono parole per descrivere quanto sia odioso il fatto che io ritardi sempre.

Ho pensato di smettere seriamente di scrivere quando, una sera, ho deciso che avrei continuato a farlo.

Questa decisione è stata presa tipo due o tre sere fa, e mi sono mossa da subito per scriverci questo capitolo. Ci, esattamente. Scrivo per voi e per me, perché è una delle cose che mi rende più fiera. Spero in alcune vostre recensioni, nonostante io non me ne meriti nessuna.

Ci sentiamo presto,

xoxo

yle :*

 

p.s.: scusate per gli errori e anche per il capitolo, le idee sono diverse da quelle che avevo in mente all'inizio.

  
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