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Autore: Amantea    17/06/2016    15 recensioni
"- André, ma dove...
Lo vide raccogliere un indumento dall'erba, infilarselo in fretta, e poi avviarsi a passo svelto verso il fiume.
E dopo poco la sua voce, che la chiamava. Sorrise, del timbro da uomo che aveva pronunciato il suo nome con urgenza, e del tono che pure era lo stesso di sempre, come se il tempo avesse lasciato intatta in lui la capacità di meravigliarsi, adesso come allora[...] ".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA NOTTE DELLE LUCCIOLE DANZANTI


- Oscar corri!
Fu appena un bisbiglio, ma imperioso, nel silenzio di quella notte di luna piena, così tonda e arancione da sembrare quasi appesa e dimenticata lì, dalla mano di un pittore distratto.
André sentì dei fruscii frettolosi, e una vocina di rimando tutt'altro che gentile: - Ma perché mi hai portato qui! Sai che non sopporto quest'erba alta, pizzica!
- Corri ho detto, sbrigati.
Oscar riuscì a districarsi dalle piante palustri che l'avevano avvinghiata, e lo scorse finalmente, nel chiarore di quel cielo quasi estivo, in piedi, il busto inclinato, e gli occhi puntati in mezzo a un nulla fatto di ombre e chiaroscuri ondeggianti.
- Se mi hai fatto venire fino a qui per ...
La frase restò sospesa, perché André aveva allungato le mani nel buio fitto e qualcosa di luccicante adesso brillava intrappolato tra le sue piccole dita.
- Che cos'è ...
Anche Oscar inclinò il busto, una manina sulla sua spalla.
- E' una lucciola.
- Una lucciola?
- Sì. Un piccolo insetto vedi... che fa luce... 
- Oh! Ma non ti bruci?!
André rise sommessamente.
- No, non brucia... fa luce da dentro, non so come faccia... qui vedi... 
- Sì... proprio da lì...
Anche Oscar rise sommessamente. 
- Non farle male però.
- Come potrei farle male Oscar? 
- Non so... non si illumina più... mica l'avrai...
- Niente affatto!
ribatté stizzito il bimbo.
- Forse ha solo paura... non l'ho uccisa... nemmeno ho stretto le dita, vedi?
- Allora lasciala andare.
Il tono suonò deciso.
- Sei sicura?
- Sì. Lasciala andare... avrà i suoi motivi per accendersi e spengersi... e non credo lo faccia per farsi bella ai nostri occhi... come una damina qualunque.
- Va bene, Oscar... allora la poso qui su questa foglia...
André sciolse la conca delle mani, lasciò che il piccolo insetto scendesse. Lo sentì camminare, poco più di un solletico sul palmo della mano, e poi, una piccola luce apparve poco oltre. E un'altra, e un'altra ancora.
Fluttuavano tra i fili d'erba e l'aria carica d'acqua vicino allo stagno, disegnando ondivaghe traiettorie indecifrabili.
I due bambini restarono incantati, ad osservarle.
Poi la mano di Oscar sfiorò quella di André, e la strinse. 
Rimasero così, stretti, senza parlare, ad osservare lo spettacolo del buio e delle lucciole danzanti per un tempo che non avrebbero saputo dire... fu poi l'umidore della notte che li riscosse, e nel silenzio fu solo un trepestio di gambette svelte e piedini nudi, che presto si perse nel segreto delle voci del  bosco.



- André, ma dove...
Lo vide raccogliere un indumento dall'erba, infilarselo in fretta, e poi avviarsi a passo svelto verso il fiume.
E dopo poco la sua voce, che la chiamava. Sorrise, del timbro da uomo che aveva pronunciato il suo nome con urgenza, e del tono che pure era lo stesso di sempre, come se il tempo avesse lasciato intatta in lui la capacità di meravigliarsi, adesso come allora, per qualcosa di cui lei forse, da sola, non si sarebbe nemmeno accorta. 
- Vieni Oscar, svelta.
Oscar si sollevò dalla coperta che avevano gettato su quella piccola radura per non sentire troppo la scabrosità e l'umidità del terreno. Cercò la giacca e la indossò. Era abbastanza lunga per coprirle le cosce, e sorrise di nuovo, di un imbarazzo lieve, al ricordo di dita che quella giacca l'avevano sganciata con una maestria inaspettata, in fretta, eppure con infinita dolcezza.
- André, ma cosa...
Si era quasi inginocchiato in mezzo alle erbe alte che svettavano non lontano dalla sponda del fiume, il dorso nudo e le culottes della divisa abbottonate, per la fretta, solo per metà, sul fianco.
- Guarda...
Aveva gli occhi affissi nel fitto della vegetazione, e Oscar si accomodò accanto a lui, serrando le ginocchia, stringendosi al seno la giacca, lasciando scivolare gli occhi da quel profilo deciso e perfetto, fino al buio che sembrava inghiottire i contorni delle canne e dei piccoli fusti palustri.
E poi le vide.
Le vide, minuscole luci danzanti, piccole stelle cadute dalla volta siderale, e adesso semoventi, tremule e senza fine, occhieggiare nel nero della notte, risplendere per il tempo di un battito di ciglia. Abbuiarsi, ma non morire, e accendersi di nuovo, e di nuovo ancora.
André allungò le mani, le chiuse una sull'altra, girò il volto verso di lei.
Eccolo quel sorriso. La stessa aria trionfante, lo stesso spirito fanciullo.
- Ne ho presa una, Oscar.
Dischiuse appena l'incastro dei pollici per mostrargliela.
- Sì.
Oscar posò una mano sulla sua spalla, vi appoggiò poi la gota, e restò ad osservare quella minuscola prigioniera, che lampeggiava fissa, tra le mani di André.
Poi un pensiero sembrò riscuoterla.
- Non ti bruci? -.
Andrè girò di scatto la testa, ad incontrare i suoi occhi. 
E fu uno sguardo che non si può narrare. 
Come descrivere l'amore che passa in un istante solo, e si fa brivido, e ricordo, e raccoglie tutto, tutto l'universo in quell'attimo, perché tutto l'universo obbedisce all'amore (1), e quella sera di amore il cosmo ne aveva visto e ne aveva goduto, e molto.
- No, non brucia... fa luce da dentro... da lì.
- Sì... -, mormorò Oscar, sfiorando con le labbra il suo collo, per adagiarvisi meglio. - Sì, proprio da lì.
André accostò il viso al suo, ne percepì il calore, l'odore di bosco e acqua che le era rimasto tra i capelli, da quando, prima, su quella coperta, avevano fatto l'amore.
- Vuoi che la liberi?
Oscar annuì nel buio.
- Sì... lasciala... che danzi, con le altre, in questa notte... libera... 
Libera... che buffo il cuore quando inciampa. 
Quella parola le risuonò dentro con forza. Anche lei lo era, finalmente... libera. Di amare. Di essere ciò che il cuore le urlava di essere. E forse anche splendente, come quelle lucciole. Perché la paura ti spenge, dentro... 
Ma lei paura non ne aveva... non più. 
Nessun ripensamento, nessun timore, nessun rimpianto.
André sciolse l'incastro dei palmi, e la lucciola divenne un punto di luce, confuso tra decine gli altri. 
Oscar cercò la mano di André. Fece scivolare le dita tra le sue, e le intrecciò.
- C'è ancora un po' di tempo prima dell'alba -, mormorò. 
Aveva alzato gli occhi oltre il fiume, scrutando il blu ancora indistinto dell'orizzonte.
- Sì. Ancora un po' di tempo per noi.
André mosse un passo, e si fermò. Una carezza tra i capelli, e un bacio lieve, a cogliere con dolcezza il suo sapore.
E poi nel silenzio fu solo un fruscio di passi nudi, e scie di lucciole danzanti, una notte di luglio, di un tempo senza tempo, come chi è destinato ad amarsi per l'eternità. 




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(1) omaggio al titolo di una meravigliosa canzone di Franco Battiato.

Grazie a chi leggerà questa mia piccola storia.
Un abbraccio affettuoso,
Amantea
   
 
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