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Autore: _laragazzadicarta_    17/06/2016    5 recensioni
«John, stringimi.»
«Non posso, Paul.»
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Può una foto mostrare più di quanto il volto della persona stessa possa fare? Questi sono gli interrogativi che si pone la giovane Pattie Boyd quando trova una misteriosa foto a casa di sua nonna. La giovane scoprirà la storia del ragazzo ritratto nella foto e ne rimarrà molto colpita. Una storia tra passato e presente, amore e vizio, bianco e nero. Un viaggio oltre oceano alla ricerca della felicità.
Genere: Angst, Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wanderlust.

Capitolo primo.

Può una semplice fotografia dirti più di quanto il volto stesso di una persona possa realmente fare? Può una foto rovinata e ingiallita trovata per caso in un cassetto abbandonato della dimora della propria zia mostrarti l'amore, quello vero intendo, che si cela dietro una posa forse troppo intima? Se la fotografia ritrae l'oggetto del desiderio di un fotografo, allora la fotografia assume un significato personale. Molti lo chiamano amore, altri ispirazione. Un fotografo nel suo tempo libero ritrae solo ciò che è degno di essere tramandato.
La fotografia che la giovane Pattie Boyd stringeva tra le sue mani risaliva sicuramente a più di mezzo secolo prima e benché l'identità del giovane uomo ritratto le fosse ignota, se ne innamorò. Non di quell'amore fisico, ma di quell'amore che ogni scrittrice prova verso il protagonista della sua storia. Quell'uomo dalle folte ciglia e le labbra carnose divenne la sua Musa. Non conosceva la sua storia e non intendeva conoscerla, ne avrebbe semplicemente creata una. Pattie Boyd, ragazza incantevole ma ingenua, raccontò a chiunque le avvincenti sventure del suo “William Stuart Campbell ” [1], l’uomo del ritratto, finché la storia non interessò un'anziana madama dai vispi occhi color ghiaccio.
L'anziana donna gemette alla vista di quella fotografia e si sfilò il guanto dalla mano destra per delineare il contorno di quelle labbra eteree.
« Vorresti conoscere la vera storia del tuo Billy Boy? » chiese la donna sorridendo e sedendosi su una poltrona color avorio.
« Cosa? » chiese confusa Pattie « Voi lo avete conosciuto, madame Asher? »
« Il suo nome è Paul, James Paul McCartney. »

Era il tardo inverno dell'anno domini 1890. L'Irlanda era in preda a rappresaglie e disordini : il popolo aveva fame.
Gli irlandesi amavano la loro terra, quella terra rossa e argillosa che donava vita, ma erano anche esausti di subire le angherie dei grandi latifondisti. L'inverno che portava terribili malattie e desolazione era alle porta e la paga non bastava nemmeno a comprare un tozzo di pane duro e nero come il catrame. Figuriamoci dei vestiti invernali.
Anche James Paul McCartney, come ogni irlandese che si rispetti, amava la sua terra, ma in modo diverso. Sin dalla più tenera età gli era stato insegnato a ricavare il più possibile dai campi e i rispettivi lavoratori, anche se ciò significava sfruttare la povera gente.
Paul, primogenito dei McCartney della montuosa contea di Wicklow, era un ragazzo vivace che amava trascorrere le giornate cavalcando la sua amatissima Martha, la puledra color della notte regalatagli da suo padre al compimento dei sedici anni. Quel giorno il sole era alto e il vento caldo, un giorno perfetto per cavalcare sino al lago che confinava con la tenuta dei McCartney, ma i piani del capofamiglia, James, erano ben diversi: quello era un giorno speciale.
« Signorino Paul, suo padre la attende in salotto per l'ora di cena, ci saranno gli Eastman . » sussurró la giovane cameriera osservandolo un'ultima volta prima di svanire lungo il corridoio, sembrava quasi dispiaciuta.
Paul, gli occhi lucidi e il volto corrugato, annuí.
Il ventiduenne si sentiva così stupido in quel vestito color crema. Sembrava un bignè, pensò guardando il suo riflesso allo specchio.
I McCartney, malgrado le apparenze, non erano ricchi, anzi rischiavano la bancarotta se Paul non avesse sposato la secondogenita di Lord Lee Eastman. Linda era il nome della giovane dal temperamento ribelle. In paese si diceva che fosse stata guastata da un soldato, tale Joseph Melville See. Quindi il giovane Paul era condannato, per salvare le sorti della sua famiglia, a sposare una donna che non amava e che non avrebbe mai amato.
Improvvisamente un rumore fece fremere il giovane dagli occhi color nocciola, qualcuno bussava alla sua finestra. Velocemente Paul aprì la grande finestra accanto al suo letto e trovò ad attenderlo un giovane dalla corporatura estremamente gracile .
« George che ci fai qui? » sussurrò sorpreso Paul .
George Harrison era il figlio dello stalliere nonché l’ unico amico sincero che Paul avesse mai avuto. George benché avesse una corporatura molto gracile era dotato di una notevole forza che gli permetteva di addomesticare anche lo stallone più ribelle.
« Ti porto via, amico. » sorrise George mostrando la sua dentatura imperfetta e lanciando a Paul una veste femminile «.. è un vestito di mia madre.»
Paul arrossì intuendo ciò che l'amico aveva in mente. Lo aveva fatto tante volte da bambino per sfuggire a stupidi pranzi formali, uscire dalla tenuta di famiglia vestito da serva, ma ormai era troppo grande per continuare a scappare dalle sue responsabilità.
« Paulie, non abbiamo tutto il giorno. » incalzò George sedendosi sul cornicione della finestra «...la nave parte tra meno di un'ora. »
« Non vado da nessuna parte. » disse il maggiore voltandosi .
« Paul, non essere stupido. » obbiettò il minore tirando l'altro per un braccio «..se resti non sarai mai felice. »
« Non so nemmeno cos'è la felicità.. » affermò ridendo amaramente e guardando il vestito tra le sue mani.
Com'è che si dice? Chi scappa una volta lo fa per tutta la vita.
Il giovane McCartney s’infilò velocemente il vestito grigio e logoro, legò i lunghi capelli corvini in una cuffia e mise un po’ di belletto[2] portatogli da George sulle gote per renderle più rosee. I lineamenti femminili di Paul ereditati dalla madre in questo caso erano di notevole aiuto.
« Se non ti conoscessi ti strapperei un bacio. » rise George .
« E ti guadagneresti anche una ginocchiata lì dove non batte il sole! Sono una ragazza per bene, io! » rise Paul « .. dici che sono credibile? »
George annuì, meditando sulle conseguenze di quell’ azioni, probabilmente erano due pazzi, ma era in gioco la felicità di Paul e George avrebbe fatto di tutto per renderlo felice.
« Scendiamo dalla finestra? » chiese Paul.
« Scendi da solo, io resto qui. Cercherò di rallentare le ricerche quando tuo padre scoprirà che sei scappato. »
« George, no. Mio padre ti farà del male… »
« Ma almeno tu sarai in salvo. » sorrise George accarezzando il volto di Paul con il dorso della mano e asciugando una lacrima ribelle che inquinava quel volto innocente. Nulla corrode l’animo umano quanto le lacrime, è come l'acqua sul ferro.
Paul posò la sua mano delicata su quella ruvida ed abituata al lavoro di George per poi portarla alla bocca e stamparvi un tenero bacio.
« Su, vai. Giù c’é un calesse, ti porterà al porto. »
« Occupati di Martha, curatevi a videnda. »
George annuì e Paul si calò giù dalla finestra e dall'albero adiacente ad essa.
Il giovane si voltò un’ ultima volta verso la finestra e salutò George con la mano.
George ripensò molto a quella sera chiedendosi cosa sarebbe successo se quel giorno avesse seguito Paul in quel viaggio verso l’ignoto. Ma il destino di Paul era già stato deciso dalle Moire e il filo della sua vita vagava inesorabile verso l’inizio della fine.

[1] Non ho potuto resistere ad un toccò di humor. William Stuart Campbell, per altri William Sheppard, è il nome che chi crede al PID attribuisce a Faul.
[2] Trucco.

ANGOLO DELLA PSICOPATICA:
Se avete letto fino a qui vi ringrazio, spero di non avervi annoiato.
Spero di ricevere i vostri pareri, sono qui per migliorare il mio rozzo modo di scrivere e spero anche di intrattenervi.
Spero di aggiornare mercoledì, se non arriva, siete liberi di lapidarmi su twitter. ( Sono @thedarkerdaisy)
Un Macka petaloso,
Vit.
   
 
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