Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: ilariadragonfly    18/06/2016    1 recensioni
//Hello I' m Back//Tratto Per Una Parte Da Una Leggenda//KirinoXSorpresa//
Kirino e Kariya Erano Di Ritorno Dagli Allenamenti, Il Rosa Riceve Una Chiamata Da Parte Della Madre Che Gli Ordina Di Andare A Comprare Del Pane, Lui Da Bravo Figlio Le Dà Retta.
Mi Chiedo Come Sarebbe Andata Se Non Lo Avesse Fatto.
Non Posso Spoilerare Altro
Ila
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirino Ranmaru, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
(La macchina del tempo è momentaneamente fuori uso dopo il viaggio nella preistoria, i ragazzi si allenano tranquillamente alla Raimon)
(Ho utilizzato un nome giapponese e un nome italiano,mi spiace)
(So che questa coppia non è particolarmente apprezzata e non la amo nemmeno io, ma vi chiederei di esprimere un giudizio magari sullo stile o sull' inventiva, prima che nei commenti mi venite a scrivere che questa coppia fa schifo)
 



PUNTO DI VISTA: KIRINO

-Ciao ragazzi, a domani- saluto i miei compagni e insieme a Kariya esco dallo spogliatoio.
-Mi tocca ammetterlo, la tua mossa speciale che usi quando hai il mixmax sta diventando sempre più forte!- dice Maki e io lo guardo strano.
-Era un complimento?- chiedo incredulo dal suo commento.
-Sì, quindi segna questa giornata sul calendario perché sarà l’ ultimo complimento che riceverai da me!-  urla con un velo di rossore sul viso e io rido allegramente.
Il mio telefono prende a squillare.
-Pronto?- rispondo annoiato.
-Figliolo ciao tutto bene?- urla mia madre dall’ altro capo del telefono e il mio Kohai si fa una bella risata.
-Una meraviglia, successo qualcosa?- rispondo ironico sbuffando.
-Ho bisogno che tu vada a comprare del pane al negozietto sulla strada di casa- dice lei e io faccio roteare gli occhi mentre il mio amico continua a ridere delle mie espressioni buffe.
-Per forza?-chiedo speranzoso. Come risposta ottengo solo un secco “sì” e non ho la possibilità di ribattere visto che ha chiuso.
-Maki vieni con me?- chiedo a modi “cane bastonato”.
-Non se ne parla! Se Riuuji non mi vede rientrare mi becco la ramanzina del secolo!- sbotta lui girando il capo dalla parte opposta in segno di disapprovo totale.
-Ma se sanno che sei con me, poi ci mettiamo poco! Guarda, siamo già arrivati!-ribatto con un tono che di solito riesce a convincerlo.
-A una condizione- sapevo che non avrebbe accettato senza- mi devi comprare delle caramelle!- mi impone con tono altezzoso.
-Va bene, va bene, infondo rimani sempre un bambino!- scherzo mentre varchiamo la soglia del negozio.
Entriamo e io vado nell’ area est dove ci sono tutti i tipi di pane mentre lui va nell’ ala ovest a cercare le sue caramelle, non cambierà mai!
Arrivo al bancone e prendo 2 baguette che sono state appena sfornate: che profumo meraviglioso, mi ricorda tanto quello che si respirava nell’ antica Francia.
Tengo in mano i due filoni di pane e mi avvio velocemente dal mio amico: non ha ancora deciso le caramelle!
Mi affianco a lui per aiutarlo nella scelta, guardando i ripiani superiori essendo più alto di lui.
Un sacchettino solitario attira la mia attenzione: è fatto di stoffa marrone molto vecchia con un nastrino rosso che finisce in un fiocco.
Sulla stoffa sotto il fiocchetto è cucita una frase:
“Per Kirino Ranmaru”.
In quel momento ho un tonfo al cuore.
Rileggo la frase un paio di volte prima di assimilare.
Quelli sono il mio nome e il mio cognome, su un pezzetto di stoffa.
La mia mano si muove da sola, non la comando più.
Tocco il muo nome su quella stoffa.
Poi, il nulla.
Il mondo intorno a me inizia a decomporsi.
Io sono in questo spazio nero pece.
Intorno a me non c’ è niente: il supermercato e Masaki sono spariti nel nulla, o forse sono io ad essere sparito.
Il paesaggio inizia a ricomporsi a modi pixel.
Riconosco il posto anche se ancora non ci credo: siamo sulla torre della città di Voucouleurs.
Poi qualcos’ altro si sta materializzando.
È la figura di una ragazza.
“Sto solo sognando”
Ha lunghi capelli che sembrano fili d’ oro legati con un nastro rosso sulle punte.
“Non può essere lei”
Indossa un’ armatura e legati alla vita sul lato sinistro ci sono un sacchettino e una spada di ferro nella propria fodera.
“Non ci credo”
Ella porta le mani, che prima erano al petto, verso l’ elmo prendendolo dai lati e  alzandolo delicatamente dal capo.
Scuote la testa per liberare i capelli impigliati.
-Ciao Ranmaru - la ragazza si gira- Sono lieta di rivederti- dice sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
-Giovanna!- urlo, poi mi fiondo su di lei per abbracciarla, ma finisco con la faccia a terra, attraversandola:  non ci sto capendo più niente.



 
PUNTO DI VISTA: NARRATORE

-Ranmaru, non possiamo toccarci, io al momento sono uno spirito, solo una visione. Non abbiamo tempo da perdere quindi ho bisogno che mi ascolti- chiede la ragazza dalle iridi acquamarina, molto gentilmente.
Il ragazzo la guarda basito e molto confuso,  ovviamente decide di ascoltarla.
Entrambi si siedono per terra e Giovanna prende parola:
-Vedi Kirino, una strega che studia magia nera,mentre io studio quella bianca, ha fatto in modo di farti trovare quel sacchetto nel tuo tempo e mondo. Io volevo a tutti i costi rivederti e così mi sono rivolta a questa famosa strega. Mi ha offerto di cambiare vita, trasferendomi in un’ altro tempo a mia scelta, a patto che la persona che è la causa del mio trasferimento riesca a risolvere il suo indovinello: “ Esiste in entrambi i tempi e che accomuna le due persone, è concreto e allo stesso tempo astratto”- poi continua -dentro quel sacchetto che hai toccato c’ è la mia collana che farà da teletrasporto: il mio ciondolo può portarti da me solo un’ altra volta,andata e ritorno, la prossima volta che ci vedremo tu dovrai avere la risposta. Devi trovare la soluzione all’ enigma entro questa sera a mezzanotte altrimenti questo incontro non sarà mai esistito e  la fiamma in te, che è dovuta dalla mia aura, cesserà di bruciare- dice Giovanna con molta timidezza e paura di un possibile rifiuto da parte dell’ amico, che poi tanto amico non è.
-In pratica devo risolvere questo indovinello e tornare qui, e se sbaglio non ci saremmo mai incontrati e la tua forza in me scomparirà, ma se indovino tu verrai con me. Esatto?- chiede Kirino per niente spaventato, solo un po’ confuso, tutto questo gli sembra impossibile.
Poi un’altra domanda gli esce spontanea:
-Ma la storia non avrà ripercussioni?- chiede gesticolando involontariamente.
-No, io il mio compito qui in Francia l’ ho svolto- risponde semplicemente con un’ altro dei suoi sorrisi e il rosa finisce quasi per perdersi dentro quegli occhi acquamarina, completamente diversi e allo stesso tempo simili dai suoi.
-Smettila, mi fai arrossire- dice la ragazza mentre il compagno la guarda imbambolato.
-Ma sei così bella e delicata…- risponde quasi soffiando con lo sguardo ancora su di lei, non riesce a staccarle gli occhi di dosso, non ce la fa.
Il tempo sembra essere fermo e lo spazio per loro non conta, sono troppo impegnati a scrutare il viso l’ uno dell’ altra.
-Lo sai che staresti meglio senza occhiali?- considera a un tratto il ragazzo che prova inutilmente a toglierglieli dal viso, lei è ancora un fantasma.
-Senza però non ci vedo- sostiene la ragazza, togliendoseli.
-Wow- è l’ unica parolina che riesce a uscire dalla bocca dell’ amico.
-Allora sai che ti dico? Quando io risolverò questo indovinello e tu verrai a vivere nel mio mondo ti regalerò delle lenti a contatto!- esclama il ragazzo vittorioso, quando è felice i suoi occhi diventano ancora più brillanti.
-Cosa sono???- chiede lei guardandolo come se fosse su un’ altro pianeta, in effetti è così.
- Lo scoprirai molto prest…ma cosa succede?- sobbalza mentre il corpo di entrambi si sta illuminando.
-Dobbiamo andare- dice la ragazza notando che i loro corpi si stanno smaterializzando.
-Kirino, io ho piena fiducia in te, so che non mi abbandonerai e anche se non…-
La ragazza non termina la frase che il rosa la interrompe:
-Giovanna riuscirò a risolvere l’ indovinello e a portarti nel mio mondo, vinceremo-
La ragazza, con le lacrime agli occhi, sorride.
-A presto, Ranmaru- conclude ella e si smaterializza definitivamente.
Poco dopo anche il rosa torna al suo mondo.
 




 
-Kirino sveglia! Kirino dai mi stai facendo preoccupare- urla il blu che poi gli tira uno schiaffo dritto sula guancia sinistra
-Ma sei scemo!- urla Ranmaru che si è appena svegliato dalla sua catalessi.
-Io lo scemo? Ma se ti sei addormentato in piedi!- gli urla ridendo a crepapelle dalla strana affermazione dell’ amico.
-Non stavo dormendo, Giovanna mi ha parlato!-
-Giovanna chi?-
-Giovanna d’ arco, la ragazza con cui ho eseguito il mixmax!- insiste, ma il blu non sembra volergli credere.
-Impossibile, lei è morta!-
-No, non è vero! Lei mi ha parlato! Mi ha detto che verrà a vivere con me-
Lui lo guarda come se stesse delirando.
Escono dal negozio dopo aver comprato il pane, le caramelle e il sacchettino di Giovanna d’ arco.
Il ragazzo dai capelli rosa inizia a spiegare al blu del suo incontro.
 
 

-DOPO CENA A CASA DI KIRINO-



PUNTO DI VISTA: NARRATORE
 
-Qual’ è questo indovinello?- chiede per l’ ennesima volta il blu che ora crede alle parole dell’ amico.
- “Esiste in entrambi i tempi e che accomuna le due persone, è concreto e allo stesso tempo astratto”- dice il rosa cercando di pensare al significato di quelle parole: come fa un’ oggetto a essere concreto e astratto contemporaneamente.
-Sono le 23:00, non ce la faremo mai, abbiamo cercato ovunque e su internet non c’ è niente a riguardo. Prima ho dato anche un’ occhiata ai libri di grammatica, da che mondo è mondo a scuola ci hanno sempre insegnato che i sentimenti sono astratti e gli oggetti concreti- dichiara sconsolato il numero 3 che è sul suo letto con la testa a penzoloni fuori dal materasso, non sa veramente come uscirne: non vuole tradire la fiducia di Giovanna ma non vuole nemmeno gettare la spugna. Sa benissimo che se non riuscirà a risolverlo non potrà salvare il calcio, ha ancora bisogno della aura di Giovanna e senza essa sarà impossibile portare a termine la missione.
-Non lo so Ran, non lo so, sono così confuso- dice l’ amico a cui sta per venire un’ emicrania, poi fa una strana quanto sensata osservazione –ma non ci starà per caso ingannando per mandarci fuori pista?- borbotta il blu, tra sé e sé, ma il rosa ci sente bene.
-Spiegati meglio- lo incoraggia Kirino tirandosi su a gambe incrociate con il telefono tra le mani affianco a lui.
-Sappiamo che qualcosa di astratto non si può ne vedere, ne sentire e nemmeno toccare. Ma la parola sentire ha due significati: sentire con il cuore e sentire con l’ udito. Se prendiamo in considerazione la prima, ovvero “sentire con il cuore” possiamo dire che….- Masaki continua a fare ragionamenti senza né capo né coda e Kirino non lo sta ascoltando da un pezzo: non che non gli voglia bene, ma non ci sta capendo niente ed entrare nella confusione potrebbe mandarlo totalmente fuori pista.
L’ ultima frase di quella cantilena lo fa riflettere:
-Potrebbe essere un’ oggetto come una persona-
Ranmaru ci pensa su qualche secondo per poi sobbalzare:
-Maki, devo andare, ho risolto l’ enigma, devo salvare Giovanna!- esclama trionfante sotto gli occhi confusi del suo compagno.
-Qual’ è la risposta?- chiede a questo punto.
-Lo saprai quando tornerò!- dice facendogli l’ occhiolino in segno d’ intesa.
Il rosa apre il sacchettino in tessuto rovinato, prende delicatamente il ciondolo come se fosse fatto di cristallo, quando invece è in ferro battuto, e se lo mette al collo facendolo passare da sopra la testa per poi tirare fuori i due codini.
La collana brilla di una luce intensa tre volte per poi smaterializzarlo davanti agli occhi increduli del più piccolo, che in cuor suo avrebbe tanto voluto seguirlo.




 
PUNTO DI VISTA: RANMARU

Non vedo, intorno a me è tutto bianco, di un bianco accecante.
Il mondo intorno a me lentamente inizia a ricomporsi, sono all’ entrata di una grotta molto grande, dall’ aspetto tetro e sinistro.
Mi accorgo di non avere i miei vestiti ma indosso un’ armatura come quella di Giovanna quando ci siamo rivisti in quella visione.
Mi avvicino alla grotta e entro.
- Giovanna – urlo, e il mio eco si dirada per tutta la galleria.
-Sono qui- mi risponde la sua voce, la riconoscerei tra mille.
-Sto arrivando!- urlo di rimando e inizio a correre dentro a quel “tubo” immenso, per quanto io continui a correre la galleria sembra infinita.
Giovanna continua a urlare, ma la voce è ferma, per quanto io avanzi la sua voce non si avvicina.
-Giovanna, perché non riesco a avvicinarmi!- le chiedo ma la sento solo mugolare dal pianto.
Poi un’ idea.
-MixMax trans Giovanna!- urlo e la sua aura si fa vedere rivelando i capelli dorati e gli occhiali come i suoi.
-La Flamme!- continuo e le scie infuocate mi mostrano la strada: non riuscivo a arrivare alla meta perché questa strada è una trappola che fa in modo di farti correre senza avanzare, una sorta di tapis roulans.
La strada giusta è alla mia sinistra in un piccolo vicolo non illuminato dalle fiaccole.
Passo attraverso quel sentiero molto stretto e poi la vedo, anzi, le vedo.
Una donna con un lungo vestito scuro, di cui non riesco a vedere il volto, è seduta su una specie di trono in pietra, Giovanna è alle sue spalle in un’ enorme gabbia appesa al soffitto.
La luce è molta di più grazie all’ enorme falò dietro al trono e milioni di fiaccole ovunque.
-Vedo che sei arrivato- dice quella donna con aria superficiale con una smorfia.
-Sono qui per riprendermi Giovanna!- le dico con un tono di voce molto alto.
-Non così facilmente- ghigna e con un balzo me la ritrovo davanti: faccia a faccia.
-Non ci hai mai pensato?- mi chiede con un sorrisetto.
-A cosa?- domando.
-Non pensi che una volta arrivata nel tuo mondo possa abbandonarti? Rifletti, non capita a tutti un’ occasione del genere- dice lievemente al mio orecchio.
-Non ascoltarla, io non ti abbandonerei mai- mi urla Giovanna, ma io la sento poco e niente.
-Tu hai un grandissimo debito nei confronti del tuo amico Masaki, vero?- dice ancora e io spalanco gli occhi.
-Tu, cosa ne sai?- ringhio, il mio migliore amico non me lo deve toccare.
-Io so tutto, io ne so una in più di tutti. Tu ti senti in debito con lui perché ti ha fatto partire per la Francia e non sai come ripagarlo, non è vero?-
-Sì, mi sento in debito, ma non cederò alle tue provocazioni, mi stai ingannando- le urlo e lei si allontana dal mio orecchio.
-Devo portare via Giovanna da qui, scordati di tenertela- dico a denti stretti cercando di vederla, ma la sento solo ridere di gusto girandomi intorno.
-Sei più tenace degli altri… allora eccoti il ben servito- dice e poi non ci vedo più, sento solo delle labbra premere sulle mie.
Il vuoto.
Il nero.
Il nulla.
Apro gli occhi e vedo solo quella donna oscura.
-Non ti spaventare, voglio metterti davanti a una scelta senza che quella lì ti possa influenzare:
Giovanna verrà a vivere con te e la tua vita riprenderà normalmente se mi darai la risposta corretta, ma anche in tal caso, lei rimarrà comunque un fantasma, tutti potranno toccarla tranne te, per te sarà come aria. Se preferisci, il tuo amico Masaki diventerà un’ anima al suo posto e lei sarà in carne ed ossa.
Se la risposta sarà sbagliata mi prenderò tutti e tre e vivrete con me per l’ eternità.- ghigna lei che è davanti a me, ma il volto è coperto da un velo nero.
-Masaki non c’ entra, lascialo stare che lui non ha niente a che vedere con questa storia- le urlo e lei quasi non ride.
-Allora ritiro la seconda proposta: se la risposta sarà sbagliata tu rimarrai qui con me e Giovanna potrà andare nel tuo mondo al tuo posto e tu non sarai mai esistito: decisione presa- cambia le regole del gioco.
Non so cosa pensare, non so cosa fare.
Non voglio tradire nessuno dei miei amici, anche se Giovanna per me è qualcosa in più di un’ amica.
-Ho deciso, eccoti la risposta: ciò esiste in entrambi i mondi e tempi e che accomuna le due persone in questo caso è Giovanna- esclamo a gran voce.
-Spiegati perché sono tutta orecchi- ghigna la ragazza, riuscendo a intravedere un inquietante sorriso.
-Giovanna esiste in entrambi i tempi e mondi grazie a me: io all’ interno della mia aura ho anche una parte della sua, quindi questo significa che lei vive nel mio mondo e nel mio tempo. È concreta la sua tecnica che uso io, è astratta la sua anima in me, è astratto anche l’ amore che io provo nei suoi confronti. La risposta è lei- esclamo speranzoso, spero vivamente di aver fatto giusto perché ormai indietro non si torna.
-Non ti credevo così intelligente, ebbene hai vinto, ora la tua scelta: Masaki o Giovanna, in carne ed ossa?-
-Masaki- rispondo di getto.
-Come preferisci- ghigna e con uno schiocco di dita torniamo nella caverna da dove siamo partiti.
-Conosci la leggenda di Orfeo e Euridice?- mi chiede la ragazza oscura mentre io la guardo in cagnesco non vedendo Giovanna fuori dalla gabbia.
-Sì, la leggenda narra che Orfeo sposa la bella Euridice che quello stesso giorno ella viene morsa da un serpente e muore. Orfeo decide di andare negli inferi per riprendersi la sua sposa. Molto brevemente, la regina Persefone e il re Ade decidono di metterlo alla prova: i due sposi  cammineranno uno dietro l’ altro fino all’ uscita della grotta  e se Orfeo si girerà per guardare se la sua sposa lo segue entrambi sprofonderanno negli inferi da cui nessuno questa volta uscirà vivo- concludo a fatica, ho capito dove vuole trascinarci con questa storia.
-Perfetto, quindi ora tu tornerai indietro, se ti volterai entrambi ricadrete con me nell’ oscurità- dice ridendo di gusto.
-Sei una disonesta- e estraggo la mia spada dalla fodera pronto per conficcagliela nel petto.
Faccio un’ attacco con la mia spada e lei si polverizza, per poi ricomporsi.
-Non ti conviene, la vostra vita è appesa a un filo, non credi sia incauto da parte tua?- mi sussurra al mio orecchio da dietro le mie spalle.
Le rivolgo un ultimo insulto per poi camminare in direzione dell’ uscita, senza guardarmi indietro.
 
Il tempo che trascorre sembra infinito, non posso guardarmi le spalle, se lo faccio siamo tutti morti.
-Giovanna ci sei?- le chiedo
Nessuna risposta.
Stringo i denti.
Non girarmi per vedere se effettivamente mi sta seguendo è davvero difficile,  e se scopro, una volta uscito e tornato nel mio mondo, che lei non c’è, che questa è solo pura follia?
No, non mi sarei nemmeno scomodato a venire se non fosse che ci credo.
Cammino ormai da un casino di tempo e finalmente scorgo l’ uscita.
Corro, corro, corro, voglio solo uscire.
Un’ urlo mi distoglie dalla mia corsa: è la voce di Giovanna che sta urlando il mio nome.
-Ranmaru aiutami- continua a urlare e ho un momento di esitazione: cosa faccio? Mi giro per aiutarla, non mi giro e vado via sperando che sia tutto vero.
Poi mi tornano in mente le parole di Giovanna che parla del suo ciondolo: “può teletrasportarti solo una volta, andata e ritorno”.
Ma certo!
Corro indietro e con la mia spada allontano il licantropo da Giovanna, dopodiché uso la mia tecnica speciale, che la avvolge, tocco il ciondolo contemporaneamente.
SPERIAMO FUNZIONI
 












































Cosa succede?
Giovanna è qui con me?
Dove mi trovo?
Perché non riesco a aprire gli occhi, sono troppo pesanti.
Masaki è vivo come da promessa?
Sto pensando troppo, vedo solo una luce, piccola, molto piccola.
Lo sento, sto tornando nel mio mondo, non so per quanto tempo resisterò, non riesco a muovermi.
 




PUNTO DI VISTA: MASAKI

Sono preoccupato: quanto ci vuole a rispondere a una domanda e filarsela?
Dal nulla un portale si materializza al centro della stanza: escono una ragazza e Kirino.
Ma qualcosa non va.
Il confetto appena uscito dal portale non si regge in piedi e cade a pancia sopra, solo a quel punto noto l’ enorme macchia di sangue sui suoi vestiti.
Mi soffermo per un momento a guardare quella ragazza, è veramente incantevole.
-Giovanna chiamo dei medici- le chiedo intuendo che sia lei, non ho detto ambulanza per non spaventarla.
-Non c’ è tempo, dammi le tue mani- mi dice e io gliele porgo senza dire o fare niente.
Ci ritroviamo entrambi in ginocchio per terra, io da una parte, lei dall’ altra, del suo corpo.
-Alza la maglietta e metti le tue mani sulla ferita- mi ordina e un po’ disgustato da tutto quel sangue scarlatto mi preparo a far quello che mi ha detto.
Alzo la maglia: la ferita è enorme e gli prende gran parte dell’ addome.
Metto le mani sul corpo e lei immediatamente ci appoggia sopra le sue.
Le sue mani emanano un calore molto intenso
-Perché ti servono le mie mani?- le chiedo timidamente, lei ora è viva e teoricamente non avrebbe bisogno di supporti, le mani le ha.
-Io non posso toccarlo, per lui io sono aria, tutti possono avere un contatto fisico con me tranne lui, è una maledizione ed è colpa mia- dice quasi piangendo.
Le sue mani continuano a irradiare calore, che attraversano le mie e vanno a incontrare il corpo del mio amico, che emana una luce intensa quanto fosse l’ alba di primo mattino.
La stanza si illumina completamente.
-Come lo stai curando?-chiedo continuando a guardare le nostre mani e Kirino che non accenna a muoversi.
-Si chiama magia bianca, questo incantesimo dovrebbe avere del potere curativo- risponde la ragazza per poi tornare a concentrarsi.
È un calore molto piacevole, fa sentire meglio anche me, ma in questo momento è importante che sia lui a riprendersi, non può lasciarci proprio ora che Giovanna è qui come lui ha sempre desiderato.
Kirino ha un sussulto, spalanca gli occhi e io alzo le mie mani: la ferita non c’ è più e la pelle è tornata normale.
-Ran- sussurro in piene lacrime per poi saltargli addosso e abbracciarlo.
-Tu chi sei?- mi chiede con una faccia confusa e stordita.
-Io sono Masaki, il tuo migliore amico, davvero non ti ricordi?- gli dico mentre gli sono abbracciato che quasi piango e lui mi accarezza lentamente i capelli coccolandomi .
-Sì che mi ricordo, tranquillo, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me- e continua a tenermi abbracciato.
Ci stacchiamo da quella stretta infinita e ora tocca a Giovanna, io intanto sto per andare via che si è fatto molto tardi.




 
PUNTO DI VISTA: KIRINO

E dire che ce l’ avevo quasi fatta, quella strega mi ha messo alle strette.
Sono ancora seduto per terra sulle ginocchia e sto guardando il pavimento: mi odia sicuramente, ora sì che andrà via.
-Posso prendere questa caramella?-chiede la ragazza a Masaki e lui gliela porge.
-Ranmaru- mi chiama e io con le lacrime agli occhi alzo leggermente la testa- ti spiacerebbe usare la tua aura su questa caramella?- mi chiede e io sono sicuro di non star capendo.
-Come faccio?- domando mentre mi passo il dorso del braccio sul viso per asciugare le lacrime accumulate sugli occhi.
-Devi solo concentrarti, è più semplice di quello che pensi: metti le tue mani qui e spingi la tua aura verso l’ esterno- mi dice dolcemente allungando le mani come dovrei fare io.
Mi concentro e a fatica continuo a provare, non so perché ne ha bisogno, ma non sarò certo io a negare del mio potere a chi me ne ha dato tanto.
Dalle mie mani, molto fiaccamente, cade una piccola scintilla blu che va a posarsi sulla caramella,  Giovanna la butta in bocca immediatamente.
Il suo corpo, per un momento ha dei piccoli riflessi blu che spariscono quasi subito.
Mi sembra diversa, ma cosa è cambiato?
Al suo corpo iniziano ad attaccarsi delle piccole palline celesti, come quello della mia scintilla di poco fa.
Poi, dopo che le piccole scintille hanno cosparso tutto il suo corpo molto delicatamente come schizzetti di colore, esplodono in dei brillantini che si lasciano cadere a terra per poi svanire nel nulla.
La ragazza è di fronte a me, esattamente come poco fa.
E quindi?
Lei va a chiudere la porta della stanza, che è dal lato opposto da dove sono io, inizia a correre venendomi in contro, io non mi sposto e chiudo gli occhi rimanendo fermo: non possiamo toccarci, non voglio altre illusioni.
Qualcuno  mi abbraccia e cadiamo a terra, sento sul mio viso una massa fluente di capelli, capelli che quando apro gli occhi scopro essere biondi.
Una guancia di quella persona sulla mia e a entrambi escono delle lacrime.
-Kirino,sono Giovanna, sono viva in carne ed ossa, ora possiamo essere felici, è come hai detto tu, abbiamo vinto!- esclama piangendo, capisco che non sto sognando e che il mio sogno è diventato realtà, Giovanna è qui con me e ancora non ci credo, non riesco a trattenere le lacrime dalla felicità.
-Giovanna, ti amo…- le sussurro a un’ orecchio e lei per un’ attimo si stacca da quell’ abbraccio.
Le sue gambe vanno a scivolare sul pavimento affianco alle mie anche, le sue mani e le sue braccia, che prima mi stringevano da dietro la testa, ora sono dritte e affianco al mio viso, lei è a carponi sopra di me e per un minuto rimaniamo a fissarci negli occhi, i suoi e i miei, ma soprattutto i suoi, che occhi indescrivibili.
-Cosa significa?- mi chiede titubante con del rossore sulle gote.
È a qualche centimetro dal mio viso, la voglia di baciarla è tanta.
-Non sai cosa significa?- le chiedo.
-No- risponde facendo cenno con la testa.
A quel “no” detto con così tanta semplicità non resisto più.
-Posso dartene una dimostrazione?- dico con voce calda togliendole gli occhiali da sopra il naso, guardandola ancora di più in quegli occhi meravigliosi.
-Ranmaru, non ci vedo- ride, probabilmente ha capito dove voglio andare a parare.
-Non hai bisogno di vedere, ora lascia parlare il cuore- sussurro e finalmente faccio combaciare le sue labbra con le mie con un rapido scatto verso di lei sollevandomi da terra e poggiandomi sui gomiti.
Le sue labbra sono qualcosa di unico, sono minute e dolci, persino meglio di come me le aspettassi.
Mi tiro a sedere senza staccare il contatto con le sue labbra e le cingo i fianchi con le mie mani, lei avvolge le sue gambe dietro la mia schiena e continuiamo a baciarci ininterrottamente.
A un certo punto mi avvolge il viso con le sue mani e delicatamente lo sposta dal suo, ma rimaniamo comunque a pochi centimetri di distanza.
-Ti amo- mi sussurra con la voce spezzata, evidentemente ha bisogno di riprendere fiato.
-Giovanna, tu non puoi immaginare da quanto tempo io aspetto questo momento, non c’ è stato un momento, neanche uno, in cui io abbia smesso di pensarti. Sei sempre stata la luce dei miei pensieri, ti ho amato dalla prima volta che ti ho vista, quando mi hai offerto quella caramella di cui ancora ricordo il sapore, che è così simile a quello delle tue labbra, ti amo Giovanna. Ora che sei nel mio mondo potrai farti una tua vita e potremo prendere strade diverse, ma sappi che il mio amore per te rimarrà immutato per sempre- le dichiaro apertamente, ora che è qui non mi voglio tenere dentro nulla.
-Per me è stato lo stesso: mia madre mi aveva già decisa in sposa a un signore di buona famiglia della zona, e per quanto io provassi a oppormi  lei non voleva sentire ragioni. Quando sei arrivato tu mi sono completamente persa, ti ho guardato e mi sono sistemata gli occhiali, non potevo credere ai meravigliosi occhi che la mia vista mi offriva. Poi mi ha fatto innamorare come tu abbia assunto il controllo e deciso su due piedi di aiutarmi, e di questo te ne sarò sempre grata. Mi ero innamorata di te, non potevo mentire a me stessa- termina di parlare e io la guardo, non faccio altro che guardarla.
-Ora che sei qui scordati che io ti lasci sola anche solo per un secondo-  la informo con voce provocante.
-Scordati che io mi faccia lasciare da sola, ora che ti ho ritrovato- ride anche lei e riprendiamo a baciarci, il bacio più lungo che tempo e spazio abbiano mai visto.
-Sai, ancora non ci credo che il mio sogno si sia avverato, averti qui in carne ed ossa, poterti finalmente baciare… è qualcosa in cui non avrei mai più sperato, dopo il primo bacio veloce che mi hai lasciato, quel giorno, sulla torre- dice sussurrando e io mi incanto al suono di quella voce così perfetta.
-Già, ti assicuro che non me ne sarei andato senza quel bacio strappato alle tue labbra- concludo.
Dopo quel momento rimaniamo sdraiati, lei sopra di me accoccolata sul mio petto, rimaniamo in quella posizione per un bel po’ di tempo e noto poco dopo che lei si è addormentata.
Per nulla al mondo vorrei svegliarla, ma sono costretto a farlo quando la posizione inizia a farsi parecchio scomoda.
-Pulzella… Pulzella...- la chiamo dolcemente e lei apre gli occhi a malavoglia.
-Il Re di Francia mi chiama?- risponde divertita alle mie parole.
-Già, il Delfino le comunica che ci si sta spaccando la schiena a stare sdraiati sotto di lei- rido a mia volta parlando al plurale come lui.
La ragazza ha un sussulto notando che è completamente sdraiata sopra di me e si sposta velocemente con quel suo abito lungo, a mio parere troppo largo e fuori secolo, ma che le sta d’ incanto.
-Non sono mica una bilancia!- rido vedendo la velocità supersonica con cui se ne è andata.
-Dai, ti do un pigiama- le dico mentre mi dirigo verso il cassetto e cerco il pigiama più femminile che ho.
-Potremmo chiedere a tua madre, se non ne hai uno per me- mi dice e io la guardo stranito.
-Ma mia madre non ti conosce- preciso.
-Evidente che non conosci la magia bianca- conclude per poi pronunciare una formula magica per me indecifrabile, visto che non so il francese e a malapena me la cavo con l’ inglese!
-Possiamo andare da tua madre- annuncia e la polverina di brillanti bianca, che si era creata, svanisce dopo uno schiocco di dita.
-Sei sicura?- domando, chissà cosa penserebbe mia madre se mi vedesse con una ragazza bellissima come lei in camera e da soli.
-Certo, cosa c’ è non ti fidi?- recita divertita con le mani sui fianchi.
-Che domande sono, certo che mi fido! A proposito, hai visto Masaki? A un certo punto è sparito-  domando.
-Sì, mi ha detto che andava via e credo che abbia fatto così- risponde mentre apre la porta della mia stanza e sta per uscire.
Non mi faccio troppe domande su dove sia il mio migliore amico e scendo le scale che ci separano dalla cucina, da dove viene il rumore della televisione, insieme a lei.
-Ciao mamma- la saluto e noto che è seduta sulla sedia in pigiama mentre si sta guardando un film di fantasia sui draghi.
-Cos’ è questo?!?!?- urla Giovanna tremolante mentre si nasconde dietro di me.
-Giovanna, tranquilla, non avere paura. È normale che tu non capisca, adesso che andiamo su ti spiego tutto quello che devi sapere. Non è vero, guarda- le sussurro dolcemente e lei mi tiene per un braccio, con l’ altro avvicino il mio dito allo schermo e la rassicuro facendole vedere che sono finti.
-Avete bisogno?- domanda mia madre e Giovanna si affretta a risponderle per poter andare via il prima possibile.
-Avresti un pigiama da prestarmi - dice la ragazza e io la guardo stupita dalla tanta sicurezza di quella frase.
-Certo tesoro, vieni pure- esclama mia madre che la prende  per un braccio, staccandola dal mio corpo e portandola a passi svelti al piano di sopra dove si trova anche la sua stanza.
 
Un po’ distratto dai miei pensieri, un po’ da come spiegherò a Giovanna come tutto è cambiato vedo scendere mia madre, ma solo lei.
-Dov’ è Giovanna?- chiedo a mia madre che mi risponde con un dito che indica verso l’ alto, segno che lei è di sopra.
Salgo le scale e sbircio dalla fessura cosa sta facendo.
Ha già finito di cambiarsi e si sta guardando attorno scrutando tutto quello che vede con molta attenzione.
Busso,come se non fosse la mia stanza, e entro.
-Posso?- chiedo.
-Sì, entra- mi dice ma lei non si accorge che sono nella stanza già da un pezzo.
-Cosa stai guardando?- le chiedo, ha tra le mani un libro che non esce dalla mia biblioteca.
-E’ il mio libro di magie bianche, sto cercando quella per imparare tutto ciò che non è del mio tempo- mi risponde tirandosi su gli occhiali e sfogliando con l’ altra mano il grosso libro appoggiato sulle sue ginocchia, intanto io mi siedo a fianco a lei sul mio letto.
-Esiste un incantesimo per essere “non innamorati” della persona che ti ama? Nel senso, che fa in modo che uno non sia innamorato?- chiedo malizioso, ma lei non lo percepisce e mi guarda storta.
-Sì, esiste- dice secca a quella mia domanda.
-Io mi sottoporrei a quel sortilegio solo per farti capire che nulla è mai stato così forte come il nostro amore, che niente e nessuno ci potrà mai separare- le sussurro prendendo il suo mento tra il pollice e l’ indice della mia mano sinistra per girarlo verso di me e costringerla a guardarmi negli occhi.
Ci baciamo ancora, questo bacio però è molto meno casto di tutti gli altri, continuiamo a assaggiarci, mordendoci le labbra a vicenda per farci dei piccoli scherzi, abbastanza dolci quanto dolorosi per le nostre povere labbra, o perlomeno per le mie: non voglio farle del male e so che se inizio potrei non fermarmi più, quindi lascio che sia lei a prendere le redini del nostro bacio, che di casto, ormai, non ha proprio nulla.
Lei stacca per qualche secondo il suo contatto con le mie labbra, lasciandomi insoddisfatto, per respirare e andarsi a sedere sulle mie gambe, per poi riprendere da dove aveva interrotto.
Si capisce da ogni sua azione e movimento che è una ragazza che necessita d’ amore.
Mi tocca ammettere che per non aver mai flirtato con qualcuno non se la cava affatto male, e non lo dico solo perché la amo, ma anche perché è la mia vita.
La serata più bella dei tutte con la persona che amo di più, con la persona che riesce a rendere ogni momento magico.





***
 



PUNTO DI VISTA: GIOVANNA
 
Saranno le tre di notte? Bho, non lo so.
So solo che il sonno sta per calare inarrestabilmente, l’ avventura di oggi mi ha stancato molto, per non parlare dello sbalzo spazio-temporale che mi ha stremata.
Non posso ancora capacitarmi del fatto che sono nella casa di colui che amo, e che vivremo insieme per sempre.
-Dormi- mi chiede prima che il sonno cali irreparabilmente.
-Sì- mento – mi hai svegliata- sussurro, sono di nuovo accoccolata sul suo petto, sento il suo cuore battere forte, il mio batte di conseguenza.
-Ma è per una buona causa- mi risponde ridendo.
-Questo sarò io a deciderlo- ribatto ridendo, accarezzandogli il viso
-Vuoi essere la mia ragazza?- mi chiede timidamente, io alzo la testa e lo guardo negli occhi: è completamente rosso ma in particolare le gote sono in fiamme, i suoi capelli sciolti e liberi da quei due codini sono qualcosa di troppo incantevole per essere descritto a parole.
-Sì, Ranmaru, tu mi fai sognare- gli dico per poi baciarlo appassionatamente.
-Questo è il nostro sogno divenuto realtà- replica lui, dopo aver ricambiato il mio bacio.
-Noi resteremo insieme per sempre?- gli chiedo tra un bacio e l’ altro.
-Sempre, per l’ eternità- risponde scivolando dal cuscino per raggiungere la mia altezza e lasciarmi un altro bacio a fior di labbra.
-Anche a costo di rischiare di nuovo la vita?- gli chiedo subito dopo.
-Per te rischierei la vita altre mille volte ancora, vederti sorridere è tutto per me-












 
 
 
 
 
 
*UNA SETTIMANA DOPO*


PUNTO DI VISTA: GIOVANNA
 
-Ran, ma cosa sono?-chiedo mentre prende il nulla da una scatoletta e me lo avvicina.
-Tu fidati di me-ribatte per poi aprirmi l’ occhio e metterci qualcosa.
-Sì ma così mi fai male, ridammi i miei occhiali- cerco di convincerlo.
-Quelli vanno dritti in spazzatura- ridacchia per prendere qualcos’ altro dalla scatolina.
-Non scherzare, Ran non ci vedo!- lo rimprovero
-Se avessi un minimo di pazienza avremmo già finito- risponde avvicinando le sue dita al mio occhio sinistro.
-Ti detesto quando insisti- dichiaro, ma lui non si scompone:
-Ti amo quando ti arrabbi- mi dice per poi allontanarsi.
-Abbiamo finito?-domando impaziente quanto rossa.
-Sì, chiudi e riapri gli occhi- mi dice e io ubbidisco.
-Ran ma cosa…. Oddio! Ci vedo, guarda, non ho gli occhiali e vedo lo stesso! Allora anche qui esiste la magia!- esulto contenta continuando a strizzare gli occhi per capire se è vero quello che sta succedendo, per poi andare ad abbracciarlo emozionatissima.
-Te le avevo promesse… guarda qui!- mi dice per poi staccarsi e farmi dei numeri con le dita.
-5……4……..3……..2……..1- dico, non mi ero accorta fosse un conto alla rovescia e lui mi bacia dolcemente non appena finisco di contare, un bacio bellissimo perché finalmente sono riuscita a guardarlo, visto che mi fa togliere sempre gli occhiali.
-Ti amo- mi sussurra mentre ci baciamo
-Anche io- rispondo

Ora So Per Cosa Ho Lottato Fino Adesso
Amo Qualcuno Che Mi Ha Dato Tutto
Che Mi Stringe Al Suo Petto
Che Per Me Ha Dato Tutto Se Stesso
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Angolino Della Dragonfly*
Ciao a tutti!
Ragazzi ho il diabete e per questa fic ho usato tutto quello che c’ era nella mia riserva di fluff.
Dopo questo mi sa che abbandonerò il genere “romantico” per un pochino, giusto il tempo di far tornare la fantasia!
(Masaki: dice sempre così, poi tra due giorni leggerete di me che mi bacio con Kirino! Non può farne a meno)
Ho scritto questa storia perché ho letto troppe “KiriJeanne” che sono finite in tragedia quindi ho voluto farne una che finisce bene, amo il lieto fine anche se molti dei miei personaggi non lo vedono.
Ran:  Ila voglio farti notare che le tue vittime siamo sempre io, Takuto e Masaki, non credi sia ora di cambiare personaggi?
Ila: Dipende da quanto mi va. Anzi, non mi va!
Mido-chan: Meno male, ho temuto il peggio.
Règa siamo ai saluti.
 (Fatevene una ragione, io ho scritto questa storia in cui la ragazza si chiama Giovanna… sappiate che sono io quella che lo bacia, nella mia testa!)


Quindi, se la storia ti è piaciuta o meno, hai trovato errori di ortografia oppure hai dei dubbi fammelo sapere con un commentino qui sotto.
Ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono le mie storie ma anche quelli che la leggono semplicemente perchè sono tanti.

A prestissimo al più presto
IlariaDragonfly     Ran        Masaki    e     Mido-Chan
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: ilariadragonfly