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Autore: terrastoria    16/04/2009    7 recensioni
"Tu sei un caso a parte"
Sasuke le tamburella il dito sulla fronte per tre volte, animato da un’improvvisa infantile vitalità. Infantile? Un caso a parte?
Sakura trattiene il fiato.
"Tu hai sempre visto solo me"
Non le concede nemmeno il tempo di rispondere, lui, perché si avvicina, si avvicina silenzioso e appoggia le labbra sulle sue.
[SasuSaku]
Seconda classificata a parimerito con Rota23 al "Puppy contest" di Dreaming Ferret.
Spero di avervi incuriosito, un bacione
terrastoria ^^
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fic si è classificata seconda in ex- equo con Rota23 al “Puppy contest” di Dreming ferret.

E’ con sorpresa e piacere che vi propongo questa SasuSaku di cui sono veramente orgogliosa.

La dedico alle partecipanti al contest, ai fan delle fan fic e della coppia, e alla Coppia in sé.

Buona Lettura ^^

 

 

 

 

Reincarnazione

 

 [Sakura - Sasuke]

 

 

 

 

 

“Sakura, che cos’hai tra le braccia?”

 

 

Annuisce e schiude le labbra in un sorriso.

- Lo sapevo che ti avrei trovato qui – asserisce calma, fissando i propri occhi in quelli profondamente neri del ragazzo dinnanzi a lei, appoggiato ad una grande quercia.

- Ah sì? – è l’interrogativo senza particolari accenti che riceve come risposta, ma le basta e come se le fosse stato chiesto lo affianca, le mani dietro la schiena, assumendo quell’aria composta con cui spesso si mostra.

- Avevi ragione tu – asserisce come riprendendo un discorso lasciato a mezzo precedentemente e fissa lo stesso punto che Sasuke fissa assorto, un punto tra i tanti infiniti punti della linea d’orizzonte, mai stata tanto vasta. Le sembra che sia là solo per loro.

- Hai sbagliato a dubitare – replica egli, vago, e si siede sul prato soffice. Lo imita, lasciandosi scivolare giù dolcemente, spalla contro spalla con l’uomo di maggior peso della sua breve e fragile vita. E’ bella la sensazione dei loro corpi che si toccano: l’ha desiderata a lungo. Non osa fare alcunché che le possa togliere quell’attimo d’estasi.

Restano in silenzio a lungo, la stessa visuale, diversi pensieri. Dio solo sa quanto le piacerebbe poter entrare nella testa di Sasuke almeno per un istante, alla ricerca di quelle riflessioni che sa lui fare continuamente. Vorrebbe alleggerirgli un po’ la mente. Vorrebbe alleggerirgli un po’ il cuore.

Il canto degli uccelli va via spegnendosi, e con loro vanno calando la luce e i colori pastello che tanto la rincuorano, per lasciare spazio ad una notte che si preannuncia essere stellata come non se ne vedevano da anni, a Konoha. Le viene una specie di idea di presagio, e alza la testa rosa al cielo che scruta intensamente, credendo quasi di trovare, tra le tante stelle, una che brilla di più, una stella che le possa rivelare qualcosa.

- Non diranno mai niente, gli astri – pare che invece lui le sia riuscito a leggerle nel pensiero. Annaspa un istante per la sorpresa, indecisa se girarsi ad osservarlo o se continuare nella sua ricerca quasi ossessiva. S’aggrappa con le mani a dei fili d’erba, e decide di seguire la prima.

- Credi che siano solo un estatico e romantico sfondo per il mondo? – gli chiede, stupendosi delle sue stesse suggestive parole – credi che non abbiano alcun potere, Sasuke? – la voce le suona sommessa e un po’ infantile, a tradire l’intromissione del suo animo adulto. Lui resta in silenzio, non la osserva, ma ammicca alla volta celeste, il volto alla prima timida falce di luna.

- Gli uomini si confondono nel cercare il futuro ovunque – fa una pausa, lui, e finalmente abbassa lo sguardo - il più delle volte possono contemplare per ore ed ore le stelle senza che da esse arrivi mai alcunché – conclude gelido,ma con in fondo in fondo una punta di incrinatura, come un remoto segno di un remoto ghiacciaio che sta perdendo la sua prima goccia. E, quel primo segno di scioglimento, è esattamente ciò che lei sente e ciò a cui subito si aggrappa: ha udito male? Chiude gli occhi, la voce pacata che ancora le risuona nelle orecchie. No.

- Allora può arrivare qualcosa, eh, Sasuke? Mi stai dicendo questo? – è insistente ed è conscia di esserlo, eppure non si reprime: si zittisce un istante, trattenendo il fiato e aggrappandosi tanto forte ai sottili steli da strapparli. Lo implora con gli occhi di parlare. Tante volte ha fatto così.

- Non ho mai asserito il contrario, Sakura –

Ha detto… Sakura?

E allora la tensione accumulata pare venir meno in una manciata di secondi, il diaframma si rilassa, può finalmente respirare liberamente godendo di ogni singolo espiro come se fosse l’ultimo; gli occhi si spalancano, bruciano, le labbra incoscientemente si schiudono, tremante. Il peso sul corpo del ragazzo si fa maggiore. E’ ancora possibile tutto.

- …è scritto il futuro, lassù? Il nostro futuro, vero? – non l’allontana, Sasuke, e così lei affonda la testa nella sua veste, lasciando una volta per tutte che sia quello strofinare il capo sull’indumento di Sasuke a liberarla dalle lacrime. L’ha sempre voluto. Ha sempre desiderato un contatto fisico: anche soltanto quello, anche soltanto un abbraccio.

- Esatto –

Due braccia la sfiorano, indi la stringono forte, e subito vi si ritrova totalmente, a piangere e ridere come una bambina scossa da singhiozzi e brividi intrattenibili. Il mondo potrebbe anche finire in questo istante, a condizione ch’egli le rivelasse che lassù è scritto. Naruto capirebbe, la stessa Konoha se ne farebbe una ragione: non è questione di egoismo; per un ninja potrebbe anche esserlo, per una donna no. E Sakura, ora che l’ha trovato, non può che non pensare al resto, e concentrarsi unicamente su sé stessa, l’attimo e le stelle. A proposito di stelle…lassù ce ne dovrebbe essere una che porta un messaggio per lei.

- E tu puoi comprendere i segni degli astri, Sasuke? – un mormorio sommesso, mani che stringono energicamente la veste del ragazzo, lembi di stoffa che si spezzano.

- Sì – nuovamente una punta rauca e nella voce di lui, la stessa immagine del ghiacciaio sul punto di sciogliersi, esasperazione della speranza, profondo e strafottente senso di vittoria.

 

“Ma è un essere vivente!”

Sono uno affianco all’altra, le schiene appoggiate al tronco di una grande quercia alla luce della luna. Il respiro di Sasuke è calmo ed ha la capacità di calmare anche quello di Sakura, affannato dagli ultimi non frenati singhiozzi. Entrambi guardano il cielo, gli occhi si perdono nell’impossibile individuazione e fissazione di un luminoso punto o di più luminosi punti accostati uno all’altro tra i tanti, nel tentativo di cogliere un significato anche laddove apparentemente non pare esserci. Solo che Sasuke non si perde nell’infinità da osservare, non si fa sopraffare dall’imponenza di quella che pare divenire di lì a poco una pioggia di astri sulle loro teste, è riuscito ad individuare un disegno, lassù, mentre gli occhi di Sakura passano da punti a punti, repentinamente: quando le pare d’aver identificato più punti ecco che i suoi occhi balzano da un’altra parte. Non vede alcunché, se non la totalità che si presenta palesemente lassù. E uno strano senso di impotenza le attanaglia lo stomaco.

- Non vedi ciò che io vedo, vero Sakura? – è la domanda che le porge tutto a un tratto, colpendola nel segno della sua stessa debolezza d’occhi. Si fosse ritrovata anche solo qualche mese addietro in questa situazione sarebbe sicuramente arrossita per la vergogna, invece ora non lo fa, rimanendo composta, un lieve accenno ad un sorriso consapevole.

- Lo desidererei tanto – dice istintivamente, sospirando – l’hai mai capito, Sasuke? – gira il capo: lui non la guarda, ma sembra almeno averla udita a giudicare dal piccolo cenno col capo ch’egli fa. E ancora una volta non prova vergogna per la sua sincerità: la luna non serve che gli nasconda le gote arrossate.

- Vorresti che ti si piazzasse dinnanzi il futuro come tutti gli altri – è l’apatica replica, quasi allora lui non l’avesse udita e riprendesse un discorso che credeva d’aver fatto ad alta voce e all'opposto aveva fatto con sé stesso. Qui vorrebbe dargli torto, si vede che lotta contro stessa per trovare le parole da obiettargli: mi accontento che tu sia qui, mi basta la tua presenza , eppure non può davvero dare loro voce. Non le pensa. Segretamente muore dalla voglia di sapere di lui nel domani. E’ questa la condizione per la quale, se fosse realizzata, il mondo potrebbe anche finire per lei. Non avrebbe mai creduto di poter arrivare a tanto. Eppure è così.

- Tu vedi qualcosa, in questo medesimo istante, lo sento – lo tira per un lembo della veste – ed è qualcosa che ci, ti riguarda – asserisce Sakura tutto d’un fiato, decisa come non mai. L’influenza della luna fa miracoli.

- Mi stai chiedendo di vedere, Sakura? – finalmente si gira verso di lei, gli occhi più pieni di una profonda verità. Ha detto Sakura… Gli afferra una mano, tremante per un’ingenua eccitazione.

- Sì – e Sakura percepisce che sta per giungere il momento cruciale dell’incontro e non solo: il momento cruciale della sua, loro stessa esistenza. D’altronde ci deve pur essere un pegno per aver potuto trovarsi e godere con e di Sasuke in un effimero periodo di tempo relativamente lungo, per essere stata baciata dalla fortuna di averlo avuto tutto per sé, nell’effimero giro di un ciclo lunare.

 

“E’ un cucciolo…”

 

Sasuke si alza, si staglia nel semi buio, avvolto da un manto di stelle. A vederlo, in tutta la sua struggente bellezza, illuminato da quella nivea luce lunare, il cuore si riempie di gioia e melanconia e può a stento respirare, gli occhi sgranati, la bocca leggermente aperta. Nessuno al mondo potrebbe negarle il fatto che Sasuke è bello, così come nessuno mai potrebbe convincerla ad accontentarsi di un altro tipo di bellezza, molto più semplice, molto più a portata di mano. E’ sempre stato l’Uchiha l’essere più vicino alla perfezione sulla faccia della terra. Non fosse stato per l’ossessione della vendetta e tutte le inutili conseguenze avrebbe potuto esserlo davvero, perfetto. Lei lo ha costantemente pensato, anche quand’era ancora la Sakura petulante ed ingenua. E’ così affascinata dalla sua presenza che per un attimo dimentica il fulcro di quel momento, perciò comprende dopo svariati preziosi secondi che il cenno della mano che le sta facendo Sasuke, è un ordine di alzarsi.

- Illuminami – adocchia lo sguardo tanto serio quanto forse intrinsecamente appagato di Sasuke lì dinnanzi, gli regala l’ultimo sorriso dolce – amaro al che, lui, si smuove dalla sua immobilità e gli punta un dito alla fronte, tutto a un tratto. La fronte per la quale è famosa fin da bambina, giocosamente famosa. Sembra che ora anch’gli se ne sia accorto, e proprio come Ino anni addietro non pare minimamente attribuirle un senso negativo. Il tocco sulla fronte è sì gelido ma piacevole. Così si sente appagatamene al centro della sua attenzione: Sakura sa che Sasuke l’ha in pugno. E non ne è affatto impaurita.

La fissa senza quasi mai batter ciglio, la maschera della durezza che perde consistenza man mano che i loro occhi continuano a perdersi gli uni negli altri. Il verde nel nero e il nero nel verde. L’oscurità su una collina fertile. Perfettamente in sintonia con il luogo sacro dove si trovano.

- Non puoi immaginare quanto sia difficile possedere questi occhi – afferma Sasuke, una evidente punta di sofferenza nella voce, e non solo in quella. Egli strizza gli occhi, una spia di sforzo nella contrazione dei muscoli del viso. Sembra quasi che faccia fatica a vedere. Questo pensiero s’insinua forte nella mente di Sakura: non riesce a vederle? Non la focalizza ma la immagina? Percepisce il cuore pompare più forte. Parrebbe sia così.

- Vorresti possedere quelli di noi comuni viventi? Vediamo male, capiamo male. Prendi me, ad esempio, buona vista in battaglia, ma dopo? Non potrò mai vedere le cose segrete del mondo né creare mondi. Posso unicamente fare uso di collettive illusioni – parla accesa, ma non ha detto nulla. C’è altro, innegabilmente.

- Tu sei un caso a parte – Sasuke le tamburella il dito sulla fronte per tre volte, animato da un’improvvisa infantile vitalità. Infantile? Sakura trattiene il fiato – tu hai sempre visto solo me – non le concede nemmeno il tempo di rispondere perché si avvicina, si avvicina silenzioso e appoggia le labbra sulle sue.

 

“Dove hai trovato questo cucciolo?”

 

Il distaccamento avviene veloce com’è stata l’unione: il tempo di un respiro spezzato e il volto di Sasuke è di nuovo lontano, a portata di visuale. Rimangono solo la morbida percezione delle sue labbra e la vertigine che non si decide a sparire dal suo corpo. Vorrebbe riavvicinarlo e baciarlo ancora. Vorrebbe, ma non lo fa, nuovamente colta dal pensiero di tutta la serata: le stelle, e da una illimitata curiosità che sconfina addirittura la paura: cosa vede l’Uchiha?

- E’ arrivato il momento – asserisce lui solennemente, il capo corvino alzato; le volta le spalle e lei lo affianca. E’ pronta. Sembra quasi che stia andando incontro ad un rito di iniziazione, come può esserlo l’esame per entrare veramente nel mondo dei ninja, l’esame dei chunin ad esempio; è tornata un po’ bambina, ma solo un po’, senza che l’impronta di donna se ne vada via. Tra l’altro lei, nonostante la sua giovane età, è una donna vissuta.

Sasuke alza un braccio ad indicare luminosi punti precisi nella volta celeste.

Sakura lo segue con lo sguardo, fissa e fissa ancora la miriade di punti, affannata perché non riesce a trovare alcunché, ma proprio quando sente che sta per arrivare il panico ecco che ce la fa. Vede. E, pur non apparendole all’istante nessuna cosa chiara se non la figura precisa e riconoscibile che le stelle formano lassù, segretamente è certa di comprendere. Non sa perché ci sia l’immagine di un cane lassù né tanto meno cosa voglia dire, ma indubbiamente sa che, se Sasuke glie lo ha voluto far vedere, è certo sia qualche cosa di estremamente importante. Tanto per lui e per loro, quanto per lei.

 

“…”

 

- Ora lo vedi, Sakura? –

- E’…è un cane –

- E sai chi è ? –

Sasuke abbassa braccio e sguardo. La scruta sospeso e come uno che sa, che ha in mano ogni risposta, avente tra le mani la consapevolezza. Non risponde alcunché, lei, scuote lievemente la testa e lo implora con gli occhi di proseguire, di parlare, di rivelarle.

Cala il silenzio e l’aria pare farsi più densa. Ne ha già incontrati tanti, di silenzi, però come quello mai: non è né palpabile né teso, preannuncia qualcosa di grande ed irripetibile. Sakura immagina che possa essere proprio quel silenzio che accompagna la fine del mondo, preannuncia il giudizio Universale. Un silenzio placido, sottile, profondamente armonioso.

Ancora una volta in quella lunga sera, Sakura si ritrova a pensare che potrebbe davvero morire lì, così, se quel morire vuol significare divenire l’unica persona nell’Universo cui Sasuke ha deciso di rivelare qualcosa di sé, di condividersi, di mettersi a nudo.

Ma il suo essere non può più resistere, sente che non potrebbe più sopportare un minuto un più: la fatica di rimanere vigili e onirici è troppo forte. Aspetta la rivelazione lottando contro il suo stesso fisico, stanco, debole, mortale, lotta aspettando la fine e non farsi soprattutto fuggire l’occasione di vederlo per l’ultima volta.

“L’hai trovato per caso, Sakura?”

 

Sasuke schiude le belle labbra sottili. Sta per pronunciare le sue ultime parole.

Lei lo sa bene: o ora o mai più.

- Presto quel cane sarò io, alla fine dei miei giorni in questa vita, Sakura

Sasuke tende le braccia, giusto in tempo per poterla afferrare, priva dei sensi.

 

“E’ venuto da me”

 

 

 

 

***

 

Apre a fatica gli occhi, s’alza a fatica dal prato umido di rugiada.

- Sasuke… –

Porta lo sguardo intorno a sé, battendo accecata più volte le ciglia.

- Sasuke? –

Muove passi incerti sul terreno, gira intorno alla grande quercia.

- Sasuke –

S’arresta, improvvisamente.

Lui non c’è più.

E’ difficile ricordare ciò che è avvenuto la sera precedente, se è la sera precedente (a quanto ne sa lei può aver dormito anche per due notti consecutive). Seppur recenti, i ricordi sono vaghi, indefiniti come i sogni. Alza lo sguardo al cielo: il cielo è solo cielo, le stelle se ne sono andate, la luna è una falce opaca.

Si lascia cadere a terra, abbandona il proprio peso alla quercia, affonda il capo tra le ginocchia, nude.

“Quel cane sarò io, Sakura”

Ma nella confusione di dubbiosi ricordi e parole vaghe, questa frase arriva repentina e tagliente a prova efficace che, quella sera, è davvero avvenuto qualcosa. Non è stato solo un sogno.

Lì c’era lui.

Percepisce gli occhi bruciare, li strizza per non voler piangere. Cominciare la giornata piangendo…non lo vuole. E’ come cominciare la vita piangendo, sarebbe triste, triste, triste iniziare così.

Lui non ci sarà più.

Un singhiozzo rauco, profondo, amaro le scuote il corpo infreddolito; si rannicchia cercando calore nel proprio calore, d’un tratto tremante.

Scende una lacrima, calda, non la manda via.

“Quel cane sarò io, Sakura”

Sente una strana sensazione di bagnato nelle mani. Possibile che le lacrime siano già così copiose?

Quella sensazione si propaga, sempre più cetra, accompagnata da un’altra, più morbida. Cosa le sta succedendo?

Alza piano la testa, porta gli occhi dinnanzi a sé, e incontra un altro paio di occhi.

Neri, penetranti.

Sobbalza singhiozzando ed un cucciolo di cane le salta addosso, piombandole fra le braccia e andando a lavarle via le lacrime prima ancora che riescano a solcarle le guance.

- Un cane…?  -

Sakura ride a fior di labbra dapprima spiazzata, e rimane immobile.

- Un cane… -

Lo accarezza leggermente, esitante.

- Un cane –

E poi lo abbraccia, più forte che può.

Sasuke….

 

 

 

 

 

“Non ti chiederò niente a proposito di ciò che è avvenuto”

“…grazie, Ino”

Sakura tiene un cucciolo di cane nero stretto al suo petto.

“Ma almeno mi dici come vorresti chiamarlo?”

“No”

Lo osserva intensamente, consapevole.

“Sei distrutta, fronte spaziosa, mollalo e fila a riposare”

Scuote il capo, un po’ bambina.

Oooh, che noia….Vabbè, è solo un cane dopotutto”

Incrocia lo sguardo altezzoso dell’amica, un bagliore negli occhi.

“Ti sbagli di grosso”

E s’incammina risoluta, la spia di una lacrima tanto di tristezza quanto di conforto tra le palpebre, Sasuke tra le braccia forti.

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto ringrazio infinitamente la “giudiciaDreming Ferret, per l’ottimo lavoro e la gentilezza che ha sempre dimostrato ^^

…e quanto a me…

…davvero non ci credo ancora d’essermi classificata seconda, a pari merito con Rota23: è…una sensazione bellissima, che aspettavo da tanto.

I miei più sentiti complimenti vanno alla prima classificata e alle altre podiste *-* ; non vedo l’ora di leggere tutte le fan fic partecipanti al contest ^^

 

Mi sono impegnata molto nello scrivere questa fan fi che, ancor più delle precedenti SasuSaku che ho scritto, mi ha preso un po’ l’anima.

 

Ho sentito il bisogno di non rendere vana l’anima di Sasuke, di darle una seconda chance, in una vita e un corpo radicalmente diversi; così come ho sentito il bisogno di accontentare, almeno in parte, Sakura.

 

 

Spero vi possa essere piaciuta e possa avervi donato almeno un’emozione…

Ringrazio infinitamente la “giudiciaDreming Ferret, per l’ottimo lavoro e la gentilezza sempre ^^

 

 

Ringrazio affettuosamente chi leggerà/recensirà ^^

 

Affettuosi saluti

terrastoria

 

   
 
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