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Autore: Dark prince    18/06/2016    2 recensioni
Movierse.
Stony.
" Mi guardava ferito.
Nel sogno, non ho cercato neanche di bloccare l'emorragia.
Restavo lì, seduto sopra di lui, a godermi la scena, con un sogghigno che non era mio.
un sogghigno che mi ha spaventato. "
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cari lettori, salve a tutti.
Volevo solo avvisare che la pubblicazione dei capitoli sarà rallentata a causa impegni personali, quali lavoro e studio, ma cercherò di impegnarmi per pubblicare almeno una volta a settimana.
Grazie di cuore a chi ha messo tra i preferiti, seguiti o ricordati la mia storia, chi ha recensito o semplicemente chi si è soffermato a leggerla.
Grazie al mio Cap che mi carica di energie per continuare questa storia.


"Piano."
La voce che pronunciava questa parola era tesa, spaventata da qualcosa di non ben chiaro al momento, ma si notava che voler nascondere, celare quella paura.
"Ti ho detto piano."
Si ripete ancora, come una filastrocca che i bambini spesso si raccontano credendo che questa potesse indurre qualche sorta di coraggio ma, nella realtà, era solo una bugia in cui credere.
Dei passi si muovo incerti in quello stretto corridoio fatto di sbarre laterale dove potersi sostenere, passi ancora deboli e braccia che faticavano a tenere il peso di quel corpo per così tanto tempo: Erano già sei ore che ci stava provando, non aveva fatto pausa neanche per mangiare, cosa che aveva fatto preoccupare molto il suo amico.
Ormai vegliava su di lui come una sorta di angelo custode.

Dei sospiri scappano dalla bocca di Tony che si lascia andare sulla sedia, appena alza lo sguardo, si ritrova quello di Rhodey, scrutatore lo scrutano ma questo scuote appena il capo, distogliendolo quasi subito.
"Bisogna ancora perfezionare quella struttura che potrebbe permettere ad un paraplegico di camminare... "
Stark sorride e annuisce, battendo entrambe le mani con forza sulle gambe, una potenza tale che sembrava volerle strappare dal suo corpo.
"Lo so lo so!
Ci sto solo lavorando da un mese, dammi tempo, mi sono trasferito qui per avere anche un po' più di tranquillità."
Il suo tono era gioviale anche se, appena l'amico si distrae per una chiamata improvvisa da parte della sua di qualche segretario importante di stato , il suo sguardo fa intuire i suoi veri e puri pensieri: Paura, disorientamento, frustrazione.
La sua mente sembrava incapace di pensare.
Il suo cervello era spento.
A quelle parole che solo lui poteva sentire perché erano nella sua mente, scuote il capo con violenza e si passa una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi, concentrandosi per recuperare tutte le sue forze.
In quei momenti non si rende conto di quello che attorno a lui accade.
Non percepisce Rhodey che gli parla, che fa cenno verso la porta.
No, appena apre gli occhi il suo sguardo si dirige verso il bancone piccolo e di legno.

Oh, il bancone: Ormai era quasi sempre vuoto, Tony si rende conto solo delle bottiglie vuote che giacciono ovunque sulla superficie liscia di marmo nero e lucido.
I suoi sensi non erano acuti visto la quantità di alcolici che ormai aveva preso l'abitudine di bere, soprattutto da quel fatidico giorno, la situazione si era aggravata talmente tanto che era stato portato in ospedale diverse volte e, per questo, ormai tendeva a nascondersi e farlo senza essere visto, in modo da non avere anche gli occhi dei suoi amici addosso.

Quando riesce a tornare in sè, si ritrova a fissare la faccia dell'amico vicinissimo a lui, e si rende conto che la sua gamba destra sta sanguinando: Si era ferito alla gamba ,inconsciamente.
Aveva preso la penna posta sul tavolino vicino dove lui era seduto, ben stretta tra le mani e, in uno scatto di frustrazione, si era conficcata nella sua gamba guidata dalla sua mano.
Guarda la ferita, il macello che ha appena combinato come un bambino curioso, non avvertendo il dolore, forse per l'adrenalina o perché si stava estraniando da tutte quelle cose: Semplicemente la toglie dalla gamba, dove inizia a uscire parecchio sangue, senza preoccuparsi minimamente di curarla o tamponare: Ci pensa Pepper a farlo, con una espressione spaventata, la pelle ancora più chiara di quello che i principio fosse, e le mani ormai sporche del sangue di Tony.
Erano mesi che ormai loro due non stavano più assieme e lui, per la prima volta, si rende conto di non essere triste per questo fatto.
C'era un nuovo dolore.

Un dolore più forte e vivido.
Un dolore che voleva estirpare dal suo cuore passando per l'enorme cicatrice che aveva sul petto, segno concreto del suo passato, che era stato in bilico tra vita o morte in continuazione. E ancora lo era.


Non riesco proprio a capire come io mi sia ritrovato qui, nella stanza di questo ragazzo che sembra conoscere Tony meglio di me.
Parla, lascia degli indizi a me e Clint ma non rivela mai la postazione esatta di Iron man: Forse aveva ancora timore?
Eppure mi sembra che io sia stato ben chiaro sulle mie intenzione.
Beh, ora come ora, stanno vaneggiando su qualcosa che parla di fumetti e ne approfitto per scrivere i miei pensieri su questo Diario, in modo da imprimerli meglio.
Tornando al punto principale, sembra che dobbiamo tornare velocemente a New York, prima che Stark parta per l'Italia: A quel punto sarebbe quasi impossibile rintracciarlo senza che venga a saperlo prima lui, bisogna agire senza che abbia solo il minimo sospetto altrimenti...

... Ci attaccherà?
Sbeffeggerà?
O semplicemente scapperà di nuovo per evitarci?.
Non so precisamente cosa pensare o credere di pensare: Ho scoperto questa necessità di contattarlo quando non ha più risposto neanche a Bruce, che ho trovato nascosto sulle isole Galapagos: Ha gusti particolari su le zone dove rintanarsi quando non vuole essere trovato da nessuno.
O da qualcuno in particolare, ma questi non sono affari che rientrano dei miei interessi personali o che mi riguardano: Ad ognuno la sua privacy.

Solo ora, mentre sto scrivendo, mi rendo conto del quadro generale di tutta la squadra: Ho imparato a conoscerli bene, alcuni si sono anche confidati con me, tranne lui: Tony.
E' sempre stato un puzzle che non riesco mai a finire e mi rendo conto, solo ora, molte delle pagine del mio Diario riportano il suo nome o cognome e non so bene come interpretare il tutto.

Oh, finalmente hanno smesso di parlare delle loro cose: Il ragazzo, Peter, ha detto che verrà con noi per trovare di persona Tony visto che sono alcune settimane che anche lui non ha più sue notizie e sembra davvero preoccupato: Buffo pensare che si sia affezionato a Stark in questo modo.


Attimi.
In pochi attimi, Peter, si era fiondato a preparare il piccolo zainetto con tutte le cose che per lui erano essenziali ma per Steve erano solo cianfrusaglie: No, ancora non comprendeva tutte le cose utili della tecnologia il povero capitano ma se sarebbe serviti al loro scopo, ben venga.
Clint nota che Parker prende anche il suo costume ed è stato un gesto che l'ha fatto sorridere, lasciandosi andare ai ricordi della sua età più giovane dove era pronto a combattere e pregava per un minimo di azione.
Per quel ragazzino doveva essere lo stesso, almeno questo pensava l'arciere, ma c'era anche un'altro dettaglio che lo incuriosiva: Peter sembrava davvero agguerrito di trovare Tony ma non capisce se è solo per stima, per i soldi che gli fornisce per andare in università o se hanno stretto qualche sorta di legame, ma conoscendo Stark era poco probabile.

O forse no?
Quel ragazzino aveva tutte le carte in regola per essere un genio e tutti sanno bene quando l'uomo più eccentrico del mondo ama circondarsi di geni-
Clint ha il sospetto che il rapporto tra il Miliardario e il piccolo ragnetto sia molto più profondo di quello che sembri e per questo avrebbe indagato a fondo; Era il suo lavoro, no?

Quando escono fuori, si ritrovano con un vento freddo da est e una nube che si stava avvicinando, una nube che noteranno accompagnarli appena si mettono in viaggio.

Non hanno molto da parlare, almeno il capitano che guarda a turno i due, ma aveva uno sguardo abbastanza perso in altri lidi, spesso, non seguiva i discorsi dei due.
Voleva solo arrivare il prima possibile a New York anche se era consapevole che ci sarebbero volute almeno 5 ore: Sarebbero arrivati di sera e questo, almeno per il biondo, sembrava una cosa buona in modo da poter agire indisturbato: Era convintissimo che era meglio fare le cose di nascosto, senza farsi scoprire.

Il cielo sembrava pronto a fare rissa, cosa che avviene non appena arrivano nella grande mela dove la pioggia si scatena con fulmini, minacciando anche di creare qualche tornado ma non c'erano stati allarmi sulle questioni meteorologiche, quindi si limitano a seguire le indicazioni di "Spider man",anche se a Rogers sembrava ancora impensabile che fosse proprio lui sotto quella tutina rossa.
Lui, nota il piccolo Peter alzare il capo, come un furetto curioso che si guardava attorno in cerca di cibo, scrutando ogni minimo vicolo come se stesse cercando qualche entrata o un simbolo per entrare in un labirinto.

No, quello era solo nel libro che recentemente aveva letto il buon capitano, libro che gli aveva suggerito di leggere Bruce d'altronde.

"FERMO!"
la voce del ragazzino rimbomba per tutta la vettura, sovrastando per pochi secondi quella della pioggia battente. I due notano che stava indicando quella che sembra una villa di un colore bianco, abbandonata, con dei cancelli arrugginiti e alcune parti delle mura ormai cadute.
Il giardino era abbandonato a se stesso, pieno di erbacce e selvaggio e questo rendeva più cupo tutto l'insieme: Sembrava una villa infestata dagli spettri.
I due adulti, scettici, guardano prima l'abitazione e poi l'altro, che con dito tremulo continuava a puntare in quella direzione.
"Sei proprio sicuro?"

La voce di Clint non era canzonatoria, ma voleva solo accertarsi che fosse quella prima di accostare, scendere e beccarsi tutta l'acqua che stava cadendo in quel momento.
Ma Peter scuote il capo, deciso.
Il biondo Capitano sospira, voltandosi verso di lui per poterlo guardare negli occhi con quella espressione da comprensivo comandante.
"Si può sbagliare a volte. Se non sei sicuro o hai cercatodi proteggere Tony, fa nulla."
"No, è questa. L'indirizzo è proprio questo."
Il suo tono imperioso viene seguito dai movimenti fluidi che compie per aprire lo lo zaino, dove rovista per una manciata di secondi, riportando alla luce una lettera: L'indirizzo combaciava davvero e Steve non poteva fare altro che mordersi le labbra, far accostare Clint e prepararsi a scendere anche se le gambe gli tremavano. E non per il freddo.

"Al mio "Via", usciamo tutti fuori."
Gli altri due annuiscono appena il capitano parla e al suo via, si fiondano verso il il muro ormai crollato, scavalcandolo senza problemi tutti e tre ma il buon Steve si volta per controllare il ragazzino e gli viene da sorridere nel scorgere sul suo viso una certa emozioni in quella azione.
Non puntano alla porta,ma ad una delle finestre senza vetro al piano di sotto, entrandoci dentro quasi a tuffo uno ad uno: Come sospettavano era tutto abbandonato, con solo qualche vecchio mobile sparso per quello che un tempo doveva essere uno sfarzoso salone, neanche del lampadario c'era più traccia.
Clint nota solo quello che sembra uno scivolo di lato alle scale centrali, ma non era così ripido o del materiale adatto per poterci effettivamente scivolare.
Non fanno in tempo ad esaminare tutta la zona che il suono di un pianoforte perfettamente accordato si diffonde per tutta casa, una melodia poco conosciuta che Steve riconosce come Chopin: Era la Tristesse.
E lui il primo ad avanzare verso le scale deciso a salirle, gli altri si limitano a seguirlo anche se abbastanza circospetti.

I loro passi erano leggeri, come se camminassero sulla neve, e le loro orecchie ben tese per ascoltare ogni minimo rumore e capire da dove provenisse la musica.
La cosa che lascia sbalordita Steve era il fattore che, appena messo piede nel piano superiore, questo risultasse completamente nuovo.
Perfino tecnologico.
Ed è qui che accelera il passo, ignorando i segnali di Clint.
Appena si avvicina alla porta di legno nero, da dove si sentiva provenire quella melodia, afferra la maniglia e la apre con uno scatto.

"Tony???"
Aveva agito d'istinto: Si era convinto che fosse davvero lui, che fosse lì grazie alle parole convincenti di Peter.
Silenzio.
La musica si ferma improvvisamente.
Una figura, illuminata solo da una fioca luce, sembra muoversi e alzare il capo.
Tony riconosce subito quella voce.
Quegli occhi che lo scrutano con apprensione e disapprovazione.
Resta fermo dietro al pianoforte, poggiando le dita ai bordi senza più suonare, con addosso il suo tipico vestiario da lavoro in laboratorio e Dummy di fianco a lui che sorreggeva un bicchiere di Martini.
Non si alza per andargli incontro e resta lì, seduto, fissandolo negli occhi con decisione.

"Di solito prendo appuntamenti per ricevere le persone."
Il tono era sarcastico come suo solito e lo dimostra quel sorrisino che rivolge a Steve e gli altri due quando finalmente si erano decisi ad entrare.
"Capitano."
Allarga appena le mani, come ad accoglierlo, chiudendo la tastiera del pianoforte con un tonfo.


"Sai, ho sempre desiderato una vita tranquilla, una bella famiglia, una fidanzata, magari.
Ma poi ho conosciuto un miliardario e Capitan America.
No, non è una barzelletta.
Cioè, se lo fosse, sarebbe la barzelletta più bella del mondo.
" ~Peter.
  
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