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Autore: RachyChan_99    18/06/2016    1 recensioni
Tutti abbiamo sognato di vivere un' avventura nel mondo dei Pokèmon, di diventare allenatori e conoscere queste magnifiche creature! Ma ovviamente non è possibile, è un mondo fittizio...
Almeno così credevano Sumire, Kyoko, Hotaru e Kira, quattro amici del nostro mondo, che durante una gita si trovano improvvisamente catapultati nel mondo dei Pokèmon!
Ma non sarà affatto semplice come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James, Nuovo personaggio, Team Rocket
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Manga
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokèmon Reverse World'
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Pokèmon Rverse World
Capitolo 2: Oscura Verità
 
Fu un momento di panico, i ragazzi correvano su e giù per la casa alla ricerca di bende e disinfettante per curare James. Sulla sua spalla destra si apriva un tremendo squarcio, Sumire pensò che fosse stato attaccato da qualche Pokèmon nella foresta e preferì non fare domande mentre imbeveva del cotone nel disinfettante.
Dopo qualche minuto tornò la calma: James era seduto sul suo letto con una fasciatura forse più grande del dovuto e storta in alcuni punti, ma comunque efficace, mentre i ragazzi erano tutti intorno a lui che lo guardavano con aria incuriosita.
“Grazie a tutti, me la sono vista brutta… almeno sono riuscito a portare a casa qualcosa da mangiare, spero possiate perdonarmi per questo inconveniente!” si scusò il ragazzo ferito.
“Figurati, non potevamo mica lasciarti a sanguinare in salotto!” rispose Sumire, visibilmente imbarazzata. Non le sembrava vero che una persona che aveva sempre visto su uno schermo fosse lì davanti a lei in carne ed ossa.
“Spero solo che non sia una trappola.” Intervenne Kira in tono gelido. Era appoggiato allo stipite della porta e lanciò uno sguardo minaccioso a James.
“Kira, ma che dici?!” Hotaru era scioccata.
“Capisco il tuo scetticismo, amico, ma non vi dovete preoccupare: non faccio più parte del Team Rocket ormai da un paio d’anni.”
“Davvero?” esclamò Kyoko, che era seduta in fondo al letto. “E Jessie e Meowth invece?”
“Jessie è rimasta nel Team, a quanto ho capito ricopre un grado importante… mentre Meowth è scomparso.”
“SCOMPARSO?” la domanda uscì contemporaneamente dalla bocca di tutti e quattro.
“Già… Eravamo contrari ai nuovi piani del Capo e non volevamo essere più trattati come zerbini, ma non ci lasciavano andare così siamo scappati. Abbiamo preso strade diverse e io mi sono rifugiato qui, non ho più avuto sue notizie. Questa è una vecchia baita dei miei nonni, l’ho messa a posto e ho sperato che il Team Rocket non mi trovasse.”
“Cavoli… a quanto pare le cose sono un po’ diverse da quel che sappiamo…” Kira scambiò un’occhiata con Sumire, che stava pensando la stessa cosa.
James chiuse gli occhi e iniziò a spiegare la piega presa dagli eventi nell’ultimo periodo, mentre si massaggiava la spalla dolorante: “Sono successi fatti strani, terribili, in questo mondo. A quanto pare è Giratina che ha deciso di fare casino per qualche motivo, risucchia Pokèmon e Persone nel mondo distorto tramite dei varchi e nessuno sa più che fine fanno. Il Team Rocket ovviamente ha approfittato di questo caos per rubare e compiere crimini, ma forse mirano a qualcosa di più grande. Me ne sono andato prima di scoprire di più, mi sembrava già abbastanza tremendo…” si interruppe, scosso da un brivido, e guardò malinconico le stelle che brillavano fuori dalla finestra.
“E noi in tutto questo cosa c’entriamo?” La voce di Kira era ancora tagliente e scettica, non del tutto convinta da quella storia, ma aveva assunto anche una sfumatura di angoscia.
James guardò i quattro amici con compassione. “Voi… voi siete fin troppo importanti per tutto questo. Sia in modo positivo che negativo, intendo. La Guardiana di Arceus ha convocato alcune persone, tra cui me, dandoci il compito di proteggervi e aiutarvi.
Se ricordo bene quanto mi ha detto, esistono dei varchi tra la nostra dimensione e la vostra, solo alcuni Pokèmon leggendari possono aprirli. Voi ne avete attraversato uno e vi siete ritrovati qui.”
“Mi sa che anche Satoshi Tajiri ne ha attraversato uno…” Bisbigliò Sumire a Kira, poi James riprese a parlare.
“Comunque il problema è un altro e ve lo dirò senza mezzi termini: Giratina deve eliminarvi, nessuno conosce le vostre capacità per cui vi ritiene una potenziale minaccia, oltre al fatto che la vostra morte riaprirebbe il varco, un’ottima occasione per espandere il caos anche nel vostro mondo. La Guardiana è stata piuttosto esplicita su questo.”
Quando finì di parlare, calò un silenzio di piombo nella stanza e i ragazzi si guardarono confusi.
“Non… non credo di aver capito…” mormorò Hotaru “Non è uno scherzo, vero?”
“Temo di no…” rispose James.
Kyoko si mise a piangere e Sumire si alzò di scatto, urlando contro l’ex membro del Team Rocket: “Quindi mi stai dicendo che io arrivo qui, nel mondo dei Pokèmon, realizzando il mio più grande sogno… E DEVO MORIRE?!” Lacrime di rabbia scivolarono dagli occhi della ragazza e James distolse lo sguardo.
Rimasero tutti in silenzio. I quattro amici volevano ritornare a casa loro adesso, mentre il ragazzo ferito avrebbe voluto non dire quelle cose… ma era stata la Guardiana a ordinarglielo, non poteva disobbedire a lei. La Guardiana di Arceus, la massima autorità spirituale, unico vero contatto con i leggendari… “Ma certo!” James sforzò al massimo la sua memoria per ricordare il lungo discorso che la Guardiana gli aveva fatto quando l’aveva scelto per ospitare i viaggiatori.
“Ehm…” si schiarì la voce “forse c’è un modo per risolvere la questione, ma è piuttosto difficile…”
Sumire alzò la testa e guardò il ragazzo con occhi pieni di speranza: “Dillo comunque!”
“Beh, bisognerebbe uccidere Giratina, questo è quanto.” James si grattò la testa perplesso, pensando che forse non era il caso di spingere dei ragazzini a un omicidio.
Tra i quattro ospiti ci fu un rapido scambio di sguardi, giusto il tempo di realizzare anche questa faccenda.
“U- uccidere… un leggendario!!!” Hotaru si alzò di scatto e si mise a urlare e saltare di gioia per la stanza “Questa sì che è una sfida, raga! Un leggendariooo!”
Kyoko scoppiò a ridere mentre Sumire cercava di tenere ferma la sua amica salterina, così Kira prese parola: “Beh, con un po’ di allenamento potremmo anche farcela. Non dico a ucciderlo, ma sicuramente possiamo dargli una bella batosta, io e Sumire ne sappiamo qualcosa di Pokèmon, vero?” “Sì, penso di sì. Comunque dobbiamo organizzarci per bene.” Rispose la ragazza, prima di fare un grande sbadiglio.
“E’ meglio se adesso andate a dormire, sarete sicuramente stanchi.” Suggerì James, così i quattro si avviarono verso le loro stanze.
Sumire, però, si fermò sulla porta e guardò indietro. “Sai James, penso che in questo mondo… riuscirò a dare il meglio di me, sicuramente!”
Tuttavia non ottenne risposta perché il ragazzo dai capelli celesti si era già addormentato.
“Fa niente” pensò sorridendo, chiuse la porta e attraversò il buio corridoio verso la sua stanza.
 
- - -
 
Il vizio del fumo l’aveva preso ormai da un bel po’ di tempo, le piaceva ammirare le forme delicate che prendeva il fumo salendo verso l’alto, simili a sottili veli di stoffa, e illuminare la buia stanza del quartier generale con la fiamma del suo accendino. Si sentiva elegante e forte allo stesso tempo.
Così si accese una sigaretta, contemplando l’espressione corrucciata della donna che era seduta di fronte a lei.
“Jessie cara, non preoccuparti!” le disse, in tono smielato “non ci vorrà molto per trovarli, ora che sono qui!”
“Lo spero.” tagliò corto Jessie. Era stufa di ricevere esiti negativi, così come era stufo Giovanni.
Bevve un sorso di vino rosso dal suo calice; se Cassidy aveva iniziato a fumare, lei si era appassionata al vino, forse per dimenticare gli errori del passato.
Improvvisamente la porta dell’ufficio si spalancò e una Recluta si precipitò davanti a loro ansimante. “Capitano Cassidy, Capitano Jessie!” disse portandosi una mano alla fronte nel tipico saluto militare. “Li… Li abbiamo trovati!”
Le due donne si guardarono e un bieco sorriso spuntò sulle loro labbra cariche di rossetto.
“A te l’onore, Jessie!”
“Sono miei.”
 
   
 
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