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Autore: Chasity22    18/06/2016    0 recensioni
Sigyn si era appena laureata in medicina, prima del suo corso, con un futuro brillante davanti a sè. Il suo destino, però, si incrocia con le vicende di esseri sovrannaturali in guerra fra loro, scoprendo che il mondo come lo conosceva era solo una piccola parte di ciò che realmente c'era là fuori. L'incontro con Klaus cambierà per sempre la sua vita. Cosa accadrà a questa ingenua umana catapultata in un mondo dove i mostri delle favole diventano reali? Leggete e lo scoprirete! Pairing: Klaus/nuovo personaggio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Futura Mystic Falls, 1000 anni nel passato.

 
Aveva la testa pesante, come fosse il sintomo della peggior sbornia che avesse mai preso. Tutto il suo corpo, in effetti, era pesante ed indolenzito. Aprì gli occhi, richiudendoli immediatamente per la luce del sole che le illuminava il volto. Tutti i suoi sensi si stavano a poco a poco risvegliando: udito, sentiva il cinguettio degli uccelli e il frusciare dei rami degli alberi; olfatto, sentiva l'odore di terra e di natura che la circondava; tatto, sotto di sé era freddo e umido ed era come se avesse aghi di pino che le pungessero la pelle attraversando il vestito leggero che indossava; gusto, aveva la bocca secca con il retrogusto metallico di quel drink che le aveva offerto Damon; vista, aprì di nuovo gli occhi, adattandosi alla luce e per poco non le venne un infarto. Era nel mezzo di una foresta, una stramaledetta foresta! Si sollevò, mettendosi seduta e guardandosi meglio attorno. Non riconosceva il luogo in cui era, non aveva idea di dove fosse. Pensò al peggio e guardò per bene in che condizioni era : i suoi vestiti erano al loro posto, era già qualcosa. L'idea che qualcuno potesse aver abusato di lei era la prima a cui aveva pensato, considerato il suo passato. Si tirò su a fatica e iniziò a fare respiri profondi, cercando di evitare l'attacco di panico che avanzava prepotente dentro di lei. Era un medico, per la miseria, doveva mantenere la calma! Scrutò attorno a sé, in cerca della sua borsetta. Niente. Che fosse stata aggredita da qualche ladro? Ma perché portarla in un bosco in quel caso? Doveva fare qualcosa, l'idea di restare lì le faceva solo perdere quel poco controllo che le rimaneva.
Iniziò a camminare per il bosco, senza meta, le sembrava di girare intorno, i tacchi le facevano male, aveva sete, i suoi capelli erano pieni di aghi di pino, aveva fame e l'attacco di panico era dietro l'angolo. Si poggiò ad una roccia e si sfilò i tacchi , tenendoli in mano e camminando scalza sperando di non schiacciare del vetro. Ci mancava solo che si ferisse! L'odore di terreno bagnato e il rumore di acqua corrente che sentiva in lontananza le diede un minimo di speranza in quello che sembrava essere un incubo da cui non riusciva a svegliarsi. Sorrise e iniziò a correre verso quella direzione, arrivando senza fiato davanti alle rive di un lago. Cadde sulle sue ginocchia e iniziò a tirar su acqua con le mani, bevendo quanto poteva, fregandosene del suo buonsenso che le ricordava che l' acqua sicuramente era piena di agenti chimici e che stava per prendersi probabilmente una salmonellosi, al meglio. Finalmente sazia, quasi non bevesse da una vita, sollevò lo sguardo per guardare meglio i dintorni. Le sembrava di riconoscere il posto, come se ci fosse già stata. Somigliava al lago dove , da bambina, lei e le sue amiche andavano in campeggio, ma mancavano le strutture e tutto il resto, perciò escluse l'idea. Eppure l'isolotto al centro del lago era identico a quello che ricordava. Osservò l'acqua, era così limpida e incontaminata, tutta la natura attorno a lei sembrava essere intatta, come se non esistesse inquinamento , come se questo posto fosse immune dalla contaminazione. “Persino il cielo sembra più limpido”, pensò fra sé. Tutto ciò non aveva senso. Prese dell'acqua e se la buttò sul viso per svegliarsi. Doveva essere un incubo, stava sognando, sicuramente, non poteva star accadendo a lei tutto questo, non aveva già avuto la sua dose di orrore nella vita? Non era abbastanza quello che le era successo? Batté coi pugni chiusi sulla riva del lago, facendo schizzare l'acqua. Era stanca, troppo stanca per essere lucida e per tenere sotto controllo il marasma che provava. Iniziò a piangere, smarrita, sola, spaventata, senza sapere cosa fare. Singhiozzava disperata finché non avvertì una presenza dietro di sé. Era terrorizzata, non sapeva se girarsi o restare immobile. E se fosse la persona che l'aveva portata lì? Se fosse tornato a farle del male? Si fece coraggio, prese un respiro profondo e si voltò. Ancora una volta erano due brillanti e vivi occhi azzurri a incontrare quelli di lei. Aveva già visto quegli occhi , ne era certa.

 
Niklaus si recava al lago con suo fratello Elijah. Quella mattina Mikael aveva ordinato ai due di pescare, mentre lui, Finn, Kol ed Henrik sarebbero andati a caccia di selvaggina. Inutile dire che non aveva mancato di ricordare a Niklaus quanto lui fosse incapace perfino di provvedere da solo alla pesca, imponendo ad Elijah di seguire quell'incapace del fratello, sotto lo sguardo impassibile di Esther. Lungo la strada i due si erano separati, Elijah doveva prima provvedere alla legna e poi lo avrebbe raggiunto. Niklaus cercava di non pensare troppo alle parole meschine che Mikael gli rivolgeva ogni momento di ogni giorno della sua vita, eppure esse non facevano altro che annidarsi dentro di lui, nel profondo della sua anima. E se Mikael avesse ragione? Se lui fosse davvero indegno, come suo padre ripeteva? Con questi pensieri che gli giravano in testa, non si accorse subito della esile figura accovacciata davanti alle rive del lago. La prima cosa che notò erano dei lunghi capelli scuri, quasi neri,con il sole che dava loro dei riflessi ramati su tutta la loro lunghezza. Notò due spalle nude che sembravano sobbalzare su e giù, scendendo con lo sguardo su tutta la schiena, coperta più della metà da onde di capelli, fino a posarsi sul fondoschiena sotto cui spuntavano dei delicati piedi nudi. Si avvicinò alla figura di donna che gli stava davanti, notando dall'immobilizzarsi di lei, che la fanciulla doveva aver sentito la sua presenza. La fanciulla si voltò, tirandosi in piedi e Niklaus rimase fulminato sul posto. Era come se un fulmine lo avesse colpito, come se ogni sua terminazione nervosa fosse stata allarmata. Lei era bellissima, la luce del sole brillava sul suo vestito bianco e le dava un'aurea eterea, la sua pelle era chiarissima e i suoi occhi color cielo facevano un netto contrasto con i suoi capelli scuri. Notò che stava piangendo, aveva gli occhi rossi e leggermente gonfi, le guance rigate da lacrime e le sue labbra, le sue splendide carnose labbra a cuore stavano tremando. Era come imbambolato da quella visione che aveva davanti. Si destò dal suo stupore e fece un passo avanti, verso di lei.
-Signorina sta bene?- Le chiese dolcemente, facendo un altro passo verso di lei. La fanciulla davanti a lui non rispose, si limitava a fissarlo. -Signorina...si sente bene?- Chiese ancora una volta, accorciando le distanze, standole praticamente ad un braccio di distanza.
-Io non...non saprei…- Niklaus sentì la melodia che era la sua voce in quello che era solo un sussurro.
-Ha bisogno di aiuto?- Posò la mano sulla sua spalla, notando il calore che lo invase in quello stesso istante, che saliva dalla loro pelle a contatto , lungo la mano, il braccio e si spargeva in tutto il suo corpo. Inspirò.
Sigyn si rilassò improvvisamente, come se quel contatto avesse placato il caos dentro di lei, o per lo meno lo aveva attenuato. Guardava fisso nello sguardo del ragazzo davanti a lei, finché non lo osservò meglio. Aveva lunghi capelli dorati, annodati dietro al capo in modo che le ciocche frontali non cadessero sul viso; aveva un lieve accenno di barba, così poca che fosse stata più lontana non l'avrebbe nemmeno notata; la sua espressione era preoccupata, le sue labbra schiuse come se stesse prendendo fiato. Ciò che la colpì maggiormente fu il modo in cui quell'uomo era vestito. Sembrava uscito da un film medioevale. Sigyn si irrigidì, le mancava l'aria ancora una volta, iniziò a tremare.
-Va tutto bene, state tranquilla non voglio farvi del male, ve lo assicuro!- L'uomo cercava di tranquillizzarla , ma lei cadde sulle sue ginocchia, in preda al panico.
Niklaus non sapeva cosa fare. Si inginocchiò davanti alla fanciulla e la prese fra le braccia, dondolandola col suo corpo, passando la mano sulla schiena di lei come a confortarla ma non avendo idea di quello che faceva. Finalmente sembrò che la fanciulla si fosse calmata, le mani di lei stringevano la maglia di lui sui lati, come a volersi reggere. Sentì i respiri di lei farsi più profondi, stava certamente cercando di calmarsi.
Sigyn aveva trovato calma fra le braccia di quell'uomo sconosciuto, quell'uomo vestito in modo strano, quell'uomo con gli occhi più belli che avesse mai visto. Si rese conto della posizione imbarazzante in cui era e si allontanò da lui, guardandolo negli occhi. -Grazie…-
-Ce la fa ad alzarsi?- Chiese lui gentilmente, con la sua voce vellutata.
-Si , dovrei farcela…- Si sollevò lentamente, reggendosi a lui, che la aiutava ad alzarsi.
Niklaus notò solo in quel momento l'abbigliamento della fanciulla. Le sue spalle e le sue braccia erano scoperte. Le sue gambe, al di sotto del ginocchio, scoperte anch'esse e aveva una scollatura che mostrava accenni dei suoi seni. Si sentì il viso in fiamme e si voltò dall'altro lato, imbarazzato. Appena si accertò che la fanciulla fosse in grado di reggersi, si allontanò da lei, tenendo lo sguardo basso e lontano dalla sua figura.
-Qualcosa non va?- Chiese lei allarmata dall'atteggiamento così distante di lui.
-Non voglio offendervi, signorina, ma il vostro abbigliamento non è consono, non dovreste farvi vedere in questo stato da nessuno eccetto vostro marito...-
Sigyn era sconvolta. Quest'uomo le aveva appena dato della poco di buono ma quello che la sconvolgeva ancora di più era che stava iniziando a fare due più due. “No, non può essere...non è possibile”. Continuava a ripetere fra sé e sé , come un mantra. Eppure tutto era troppo evidente. O questo era uno stupido e ben elaborato scherzo delle sue amiche, oppure si trovava in un'altra epoca. Il suo istinto non l' aveva mai delusa, ma in questo momento non voleva credere a ciò che le stava dicendo. Questa era la sua vita, la vita reale, non una puntata di Doctor Who!
Niklaus sentì il respiro di lei farsi più affaticato. Aveva forse esagerato? Si voltò e notò la fanciulla con il capo fra le mani che scuoteva la testa a destra e sinistra.
-Mi dispiace, non volevo offendervi o mancarvi di rispetto!- Cercò di scusarsi lui, sollevando le mani come in segno di resa.
-In che anno siamo?-
Niklaus aggrottò la fronte, non capendo il senso della domanda che la fanciulla gli aveva appena rivolto, ma rispose non di meno. - Siamo nell'anno 985 , mia signora.-
Sigyn percepì la terra venirle meno da sotto i piedi. Era peggio di un incubo, era la realtà. Ma come era successo? Come era possibile che al mondo potessero succedere cose del genere?
Niklaus si avvicinò a lei, posando la sua mano sulla spalla di lei, mentre con l'altra le alzava il mento per incontrare il suo sguardo. Sapeva che non avrebbe dovuto toccarla in quel modo, non era decoroso, ma in quel momento sentì che doveva farlo. Lo sguardo di lei era spaventato, terrorizzato addirittura. Lui non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, il perché delle sue bizzarre reazioni.
-Niklaus!- I due si voltarono verso la terza persona appena apparsa sul ciglio della foresta.
-Ayana…- L'uomo additò la donna.
Sigyn restò in silenzio ad ammirare la donna che si avvicinava a loro. Era una donna di colore, di mezz'età, vestita con una lunga veste scura, con vari ciondoli e ninnoli. C'era qualcosa in lei che Sigyn non si spiegava, emanava un'aura potente.
-Ayana, ho trovato questa fanciulla mentre piangeva sulle rive del fiume…- Cercò di spiegare lui come a giustificarsi.
-Sò già tutto Niklaus, gli spiriti hanno conferito con me, raccontandomi del suo arrivo. Và, Niklaus, lasciaci sole.-
-Ma…- Provò ad aggiungere lui.
-Và, ho detto.- Interruppe la donna, castigandolo con lo sguardo per non averle obbedito subito.
Sigyn vide l'uomo, Niklaus a quanto pare, guardarla per un ultimo momento prima di allontanarsi e lasciarla sola con questa donna sconosciuta. Che diavolo stava succedendo!?
-Sò che hai molte domande, figlia mia, ma questo non è il luogo più adatto per delle risposte…- disse la donna pragmaticamente.
-Io non capisco, che mi è successo? Dove mi trovo? E tu chi diavolo sei??- finì la fanciulla urlando.
-Sii calma, figliola. Agitarsi non cambierà la tua condizione. Seguimi e risponderò come posso a tutte le tue domande.- La donna si voltò e iniziò ad incamminarsi verso la foresta.
Sigyn la fissò interdetta, immobile. Poteva fidarsi di questa donna misteriosa? C'era qualcosa di sensato in tutto questo? “Al diavolo!” decise di seguirla, peggio di così non poteva andare comunque.
   
 
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