Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Roxar    19/06/2016    2 recensioni
E se una pozione fosse in grado di mostrarti cosa sarebbe successo, quella volta, se le cose fossero andate diversamente?
"Sirius ha sempre rifiutato di conoscersi bene. Non si è mai posto quel genere di domande, ma alla magia non si può nascondere nulla, suppone. E così, a quanto pare, il suo più grande rimorso è Regulus.
Regulus.
Ci ripensa con una vertigine nello stomaco; non è ancora pronto a ragionare su tutto quello che ha perso a causa di un verdetto diverso da quello che si aspettava. Ma di una cosa è certo: il sangue non è stato più forte dei colori. Il sangue è stato solo... sangue."

[Fratelli Black | What If?]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Brother mine

Crew&Ship: Sirius Black, Regulus Black, Remus Lupin | Sirius/Remus accennata
Warning: Angst, Sentimentale, What If?
Varie ed eventuali: ero lì che ponderavo sul voto del mio ultimo esame, domandandomi cosa avrei potuto fare per averne uno più alto, quand'ecco che ho pensato ai fratelli Black. Non chiedete dove sia la correlazione; non esiste. Tant'è, mi sono venuti in mente loro. Il che mi ha spalancato oceani di dolore e no, non che mi servissero particolarmente. Non ha aiutato, poi, che il leit motiv di questa storia sia Daughter, degli Sleeping at last, le cui parole vanno bene per una figlia così come possono andare bene per un fratello minore. E sì, quindi, non ha aiutato affatto.
Ultimo ma non ultimo: il titolo è tratto dal bellissimo modo che Mycroft Holmes (♥) ha di riferirsi a suo fratello Sherlock.
Bene, basta ciarle.
Buona lettura!

 

___

 

I want to see
You lift your chin a little higher,
Open your eyes a little wider,
Speak your mind a little louder,
’cause you are royalty.

 

È uno Smistamento bagnato, questo; la pioggia cola sulle grandi vetrate alle spalle dei bambini – infagottati stretti nei loro mantelli umidi e appesantiti dall'acqua – e traccia disegni fantasiosi che sembrano volergli dire qualcosa, metterlo in guardia. Ma Sirius scuote la testa e sorride, teso e nervoso. Sotto il tavolo, dove nessuno può vederlo, sta stringendo forte un lembo della tovaglia, fino a sbiancare le nocche. Da questa sera, dal verdetto del Cappello, dipenderà il resto della sua vita. Che è stupido da dire, perché si tratta solo del suo fratellino, perché il sangue deve essere più forte di un paio di colori, no? Vero? Vero?

"Black, Regulus," chiama la McGonagall, puntando gli occhi sulla figuretta tremante che si guarda alle spalle, incespica fino allo sgabello, vi siede goffamente sopra e punta gli occhi su suo fratello. Sirius ingoia saliva e pensa che Regulus non gli è mai sembrato così piccolo. I suoi occhi sono grandi, spalancati e grigi, di un colore uguale al suo, interamente, fino all'ultima venatura azzurro cupo. Gli sorride, lo incoraggia, fa un cenno affermativo con la testa, ma dentro si sente fremere e morire. Remus Lupin, che gli siede accanto, lo occhieggia di sottecchi e osa premere una mano lieve alla base della sua schiena, discretamente, senza far rumore, senza farsi vedere. Sirius sente l'impronta di quel piccolo palmo fin nel midollo e, miracolosamente, riesce a calmarlo. Quando Remus sposta le dita e le riporta in grembo, una parte di lui ruggisce di protesta.

Il Cappello viene calato sui suoi capelli neri spettinati e bagnati, scivola sulla pelle e gli copre gli occhi. Sirius può giurare di sentire il cuore del suo fratellino rimbombare nella sua testa, battere accanto al suo, stesso passo, stesso ritmo, stesso terrore. Stringe i denti, la mano di Remus torna su di lui e adesso sta pregando, oh, ti prego, Grifondoro, Grifondoro, Grifondoro...

"Grifondoro!" esclama il Cappello e Regulus se lo strappa letteralmente di dosso, si guarda intorno, ride, ha gli occhi un po' spiritati, ma è Sirius che sta cercando.

"Grifondoro. Ha detto Grifon– Ha detto GRIFONDORO! EHI, QUELLO È MIO FRATELLO, GENTE!" Sirius sta praticamente urlando, sta stringendo la mano di James – che continua a battergli forte sulla schiena – e quella di Remus – che è meno violento dell'amico e si limita a guardarlo con occhi pieni di sollievo, probabilmente replica dei suoi. Regulus avanza ciondolando, barcollando sotto il peso di quel mantello umido, in un movimento oscillante che si accompagna alle ovazioni della sua nuova Casa.

Molte mani si tendono, molte voci lo chiamano, ma sono le braccia di Sirius che sta cercando. Sono le uniche a cui permette di chiuderlo in una morsa piena di cose non dette che comunque riesce a capire. Chiude le mani piccole e bianche sul maglioncino di suo fratello e gli preme il viso contro il collo, per un secondo soltanto, come quando era bambino. Il sorriso che si scambiano è lo stesso.

Negli occhi di Regulus c'è, però, un'ombra e per un attimo Sirius si domanda se sarà capace di sopportare quello che gli piomberà addosso domani. Se sarà abbastanza forte. Se non finirà per odiarlo.

"Andrà tutto bene," gli promette, lo dice a bassa voce, ma Regulus comprende ugualmente e gli fa eco.

"Sì, Sirius, andrà tutto bene."

 

This is your kingdom,
This is your crown,
This is your story.
This is your moment,
Don’t look down.

 

Dopo averlo cercato ovunque, in ogni aula, stanza o passaggio segreto, Sirius lo trova nell'ultimo posto in cui s'aspettava di trovarlo: dietro casa di Hagrid, nello spazio vuoto tra il suo cortile e la linea di confine della Foresta Proibita. È seduto per terra, con la camicia che sporge dai pantaloni come una piccola coda e la polvere che gli svolazza tutt'intorno. È un casino totale e Sirius esplode nel sorriso più fiero di cui dispone. Con il giusto supporto, Regulus somiglia ogni giorno meno al ragazzino che sua madre vorrebbe che fosse e più al fratello che ha sempre voluto che fosse. Ma no, si corregge immediatamente; Regulus non è solo l'uno o l'altro. Regulus sta nel mezzo. È l'uno e l'altro, ma c'è anche qualcosa di interamente suo, una nota di carattere che non appartiene né ai suoi né a lui.

Regulus, pensa, è esattamente la persona che lui vuole essere.

Nonostante gli attacchi della famiglia, nonostante l'offensiva spietata di sua madre, Regulus incassa, sanguina, ma non cede. E soprattutto, va avanti.

"Ehi. Che stai facendo?"

"Shh," lo ammonisce a dito teso, scoccandogli poi un sorriso e invitandolo, con quello stesso dito, ad avvicinarsi con cautela. Sirius obbedisce e, per un attimo, quello che vede non ha senso.

"Quelli sono..."

"Cuccioli di Snaso. Li ho trovati... ehm..."

"Ce ne andiamo a zonzo per la Foresta, mh?" lo rimprovera, ma non c'è particolare sentimento. Anzi, Sirius si china su un ginocchio e sfiora il musetto morbido di una creatura addormentata. Sono in quattro e stanno tutti dormendo. Ognuno di loro ha accanto un penny evidentemente lucidato con un qualche incantesimo. Regulus non finge neppure di essere dispiaciuto. Quello, forse, è un lato che sta ereditando troppo in fretta da lui, e non sa quanto la cosa gli faccia effettivamente piacere. Un fratello ribelle può essere un problema, specialmente se ha il chiodo fisso degli animali e sembra aver fatto della loro salvezza la sua missione di vita.

"Credo che la mamma gli abbia abbandonati. Vedi come sono piccoli? Non vanno bene. Le femmine di Snaso vogliono solo cuccioli sani e forti. Loro sono... diversi."

Sirius adesso lo sta fissando. C'è una nota triste, nella sua voce. E dopotutto, come non potrebbe? Anche la loro madre gli ha abbandonati – non nel vero senso della parola, certo, ma il suo atteggiamento di disprezzo e distacco è un giusto equivalente – perché diversi.

"Ma loro ce la faranno. Sono fratelli, si aiuteranno. Si prenderanno cura gli uni degli altri, vedrai." E la sua mano si chiude sulla spalla di Regulus, che non lo guarda, però sorride, annuisce e dice: "Andrà tutto bene, mh?"

"Sì, Reg," e ride un po', spettinandogli i capelli. "Andrà tutto bene."

 

If only you knew
The forests grew a little greener,
The roots reach in little deeper,
The birds all sing a little sweeter,
All to welcome you.

 

 

Il Boccino è ad una spanna dal suo palmo aperto.

Sirius – e l'intera curva dei Grifondoro – trattiene il fiato e il suo cuore da fratello maggiore fa un piccolo salto quando Regulus si dà lo slancio e balza via dalla scopa. C'è un istante in cui resta sospeso in aria e il suo corpo sembra leggerissimo, come il braccio teso e le dita che si serrano intorno alla pallina d'oro. E poi la gravità lo reclama, un vuoto di quindici metri si apre sotto di lui. Qualcuno urla, Dumbledore è già in piedi, ma Regulus non ha paura e tira fuori la bacchetta da sotto la maglia, Appellando la scopa, che, con una manovra spaventosa, lo recupera a solo un paio di metri dal terreno. Lo stadio esplode, i Grifondoro perdono il controllo. E Sirius... Sirius sta già correndo lungo le tribune, ancora una volta sta aprendo le braccia e poco importa che tra quattro secondi netti suo fratello gli volerà letteralmente addosso, poco importa che ruzzoleranno tra la folla, poco importa tutto.

Grifondoro ha vinto, suo fratello ha vinto.

Tutto l'orgoglio umano appartiene a Sirius.

 

I want to see
Your happily ever after,
That you know in your heart that you matter,
That you are royalty.

 

Sta gettando tutte le sue cose alla rinfusa nel baule quando finalmente registra la sua presenza. È furioso, si sente instabile, ma ciononostante rallenta e, voltandosi, lo fissa dritto in faccia.

"Cosa stai facendo?" gli chiede e la sua voce, Dio, la sua voce trema come quella di un bambino perché Regulus è un bambino e quando andrà via non resterà nessuno a proteggerlo.

Dovrai essere forte. Dovrai... Dio, Regulus, sii forte.

"Me ne vado."

Sono solo tre parole, ma sembrano stordirlo, percuoterlo. Colpirlo dritto al cuore.

"Dove? E quando torni?" chiede proprio mentre Sirius torna a chinarsi sul baule, solo per fermarsi e concentrarsi nuovamente su di lui. Regulus non sta capendo. Regulus non vuole capire quanto ormai sia spessa la linea di demarcazione tra lui e la sua famiglia. Non resta abbastanza spazio per entrambi; qualcuno deve andarsene.

"Regulus. Io non tornerò, mai più." Immobili, braccati dal veloce precipitare degli eventi, restano a guardarsi ancora un attimo. E poi, semplicemente, Sirius non ce la fa più. Chiude forte il baule e si incammina giù, lungo le scale. Scende a fatica, la cassa è pesante e sbatte contro ogni gradino, ma anche a costo di farsi del male, non resterà in questa casa un minuto di più.

"Sirius, tu non... non... Sirius."

Non riesce a sopportarlo. Non riesce a tollerare, neppure in minima parte, l'idea di lasciare suo fratello qui. Non riesce a voltargli le spalle, non a lui, che c'è sempre stato. Non a lui, che ha sempre teso la mano verso di lui in ogni singolo momento in cui ne ha avuto bisogno. Ripensa a quel giorno di due anni prima, a quei cuccioli di Snaso che la madre non aveva voluto. Gli aveva detto che sarebbero sopravvissuti perché erano fratelli, avrebbero badato gli uni agli altri. Perché è questo che fanno i fratelli, no?

"Vieni con me," sbotta di punto in bianco. "Regulus, vieni con me." Si sente nuovamente quel bambino dodicenne che strepita sulla panca, in attesa del verdetto di un Cappello che avrebbe potuto cambiare la sua vita. Sente perfino lo spettro della mano piccola e pallida di Remus. Tende la mano e attende solo che Regulus la prenda, proprio come faceva quando era un bambino ed era terrorizzato dall'idea di restare indietro, lontano da Sirius.

E, oh, Dio, e potrebbe quasi piangere quando, dopo un eterno attimo di indecisione, Regulus sorride e scende la scala, con le scarpe che picchiano forte contro il legno e la mano che s'incastra salda nella sua, proprio come erano bambini. E anche se adesso sono già alle porte dell'adolescenza, Regulus gli passa un braccio intorno alle spalle, lo stringe forte per un momento e gli chiede solo di aspettare di radunare le sue cose, che poi lo seguirà ovunque, che è lui la sua famiglia e che la casa è dove c'è la famiglia.

Qualche ora più tardi James Potter spalancherà la porta di casa e guarderà entrambi i fratelli prima di prendere le loro cose, fare un passo indietro e gridare, "Ehi, mamma, mi sa che è ora di sistemare le camere degli ospiti!". ***

 

____

 

Si sente come se  qualcosa l'avesse arpionato in pancia e strattonato lungo il diametro del pianeta, senza alcuna interruzione. E quando quell'assurdo giro di dolore finisce, riapre gli occhi e la prima cosa che vede è il viso pieno di aspettativa di James e, poco più lontano, quello critico di Slughorn.

La classe tutta lo sta fissando.

"Allora, Black?"

"Cosa?"

"La pozione, Black. Ha funzionato? Ho un voto da mettere a voi due ragazzi, sa," e sventola l'indice come per ammonirlo, ma il sorriso bonario sul suo viso lascia intendere altro. Dopotutto, non è un mistero che l'uomo sia particolarmente generoso con chi rappresenta un pezzo di valore per la sua collezione di trofei umani.

Lentamente, gli eventi recenti tornano a galla, portando via quelle immagine fasulle di cui la mente è ancora piena e che il battito accelerato del cuore non è ancora in grado di lasciare andare. Ogni coppia ha estratto a sorte una pozione da preparare, questo lo ricorda bene. A lui e a James è toccata la Pozione dell'Alternativa, sostanzialmente innocua per il corpo ma, ha scoperto, devastante per il cuore. Una pozione molto complicata e molto potente, che ha  individuato il suo più grande rimorso, mostrandogli poi quello che sarebbe potuto essere se le cose fossero andate diversamente.

Sirius ha sempre rifiutato di conoscersi bene. Non si è mai posto quel genere di domande, ma alla magia non si può nascondere nulla, suppone. E così, a quanto pare, il suo più grande rimorso è Regulus.

Regulus.

Ci ripensa con una vertigine nello stomaco; non è ancora pronto a ragionare su tutto quello che ha perso a causa di un verdetto diverso da quello che si aspettava. Ma di una cosa è certo: il sangue non è stato più forte dei colori. Il sangue è stato solo... sangue.

"Sì, ha funzionato." E ritrovando un poco di lucidità, mente spudoratamente, inventa su due piedi qualcosa che ha a che fare con i suoi GUFO. Ma allo sguardo consapevole di Remus, a tre banchi di distanza da lui, non si sfugge. Da qualche parte, sente ancora il fantasma della sua mano. Lo sguardo scivola via dal suo, perché quel dannato ragazzo è maledettamente intelligente e lo sa leggere meglio di chiunque altro, perfino meglio di James.

Slughorn, dopo aver esaminato la loro pozione, assegna loro una O e passa avanti, sottoponendo un altro studente a quella brodaglia che vorrebbe solo scaricare nel water e non ritrovarla mai più sulla sua strada, per tutto il resto della sua vita. Lo pensa e lo ripensa tre ore dopo, quando Remus lo rinviene in un sottoscala polveroso e pieno di ragnatele. Un ragno gli sta zampettando sui capelli, ma a Sirius non sembra importare.

"Bel posticino appartato. Mi fai spazio?" e senza aspettare il consenso Remus si infila a forza nello spazio soffocante, le sua ginocchia ossute che premono forte contro quelle di Sirius.

Diretto come sempre, arriva subito al punto. "Ti va di parlarne?" La sua voce è ferma, ma gentile. È Remus.

Sirius si stringe nelle spalle, gli scocca un'occhiata sbilenca e infine sbuffa. "Come se non lo sapessi, cosa ho visto."

"Regulus."

"Appunto. Cosa ne parliamo a fare? Ormai è tardi," sbotta e si passa la lingua sul labbro inferiore. Lo pensa veramente. Pensa veramente che sia troppo tardi per loro, che le cose si sono danneggiate così in profondità da non essere più riparabili. Il solito senso di angoscia gli riempie la pancia e di punto in bianco ricorda perché non parla mai di Regulus, perchè non osa farlo neppure con se stesso. È una ferita ancora troppo fresca, un dolore troppo recente. Non ha senso togliere la benda se quella riprende puntualmente a sanguinare. Ha bisogno di tempo per cicatrizzare. Allora, e solo allora, quando tutto sarà finito, Sirius potrà parlarne, ma non prima. Mai prima.

"È tardi solo se tu vuoi che sia tardi. È tuo fratello, dopotutto. Non può non volerti bene."

"Okay, adesso stiamo sfociando in uno di quei discorsi da donna che sono inutili e imbarazzanti. Piantala."

Remus lo guarda torvo. "I sentimenti–"

"Non dire quella parola, grazie. Siamo uomini, dannazione. Ci manca solo che tu mi faccia una dichiarazione o solo il cielo sa cos'altro."

"Non è necessario," ribatte Remus placidamente, premendo la mano sul suo ginocchio e chinandosi in avanti per lasciargli un bacio nell'unico punto che riesce a raggiungere, la curva stretta della sua mandibola. "Ti ho già fatto una dichiarazione." Sguscia via dal sottoscala ma esita prima di andarsene.

"Sai qual è la cosa positiva di quella pozione? Ti fa capire che sei ancora in tempo per rimediare, nella maggior parte dei casi. Pensaci," e dopo un sorriso lento Remus si volta e va via. Sirius lo fissa con ostinazione, finché la sua schiena non scompare dietro il primo angolo, il mantello che lo segue con un secondo di ritardo, strisciando contro il muro. Remus si sbaglia. Remus non c'era quella volta in cui Sirius ha teso la mano a suo fratello, lì, ai piedi di quella maledetta scala, e lui non l'ha presa.

Lui non l'ha presa.

Remus non ha visto gli occhi di Regulus, non ha visto il dolore sul suo viso. Non era quello di qualcuno che vede andare via qualcun altro. Era il dolore di uno che sta elaborando un lutto. Quel giorno qualcosa si è strappato e Sirius non sa più dove trovare quelle due metà imperfetta, non sa neppure cosa si sia strappato. Sa che è tardi, che al passato non si rimedia e che il futuro, il suo futuro, non è stato scritto per essere condiviso con Regulus.

Premendo la testa contro le ginocchia, Sirius fissa il muro e i suoi occhi bruciano.

Regulus non è l'unico a dover elaborare una perdita, dopotutto.

 

This is your kingdom,
This is your crown,
This is your story.
This is your moment,
Don’t look down.

 

 

____

 

*** Questa parte è un What If? di una mia storia che tratta del fatidico giorno in cui Sirius andò via di casa e che, se vi interessa, potete trovare qui.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Roxar