Sehun non aveva mai pensato al
fatto che il Jongin che vedeva regolarmente non era lo stesso Jongin
che vedevano le altre persone. Non lo aveva mai sfiorato l'idea che
Jongin potesse comportarsi in modo differente con lui rispetto ad
altri. Sehun aveva interagito con lui solo faccia a faccia o con Luhan
vicino, quindi fu una sorpresa come il ragazzo alla festa di Jongin
fosse... non fosse esattamente la stessa
persona.
Non lo notò subito.
Entrò nel luogo della festa, un piccolo ristorante nel quale
potevi accomodarti da solo al tavolo, con Luhan che lo seguiva come una
sorta di chaperone, e nel momento in cui lo vide, Jongin
saltò su dalla sedia ed esclamò, “Sei
venuto!”
Sehun fece una smorfia,
cercando di non mostrare alcuna reazione a quanto sembrasse soddisfatto
Jongin. “Luhan mi ha costretto,” disse, anche se
non era del tutto vero. Sehun sarebbe semplicemente potuto restare a
casa e non incontrare Luhan all'angolo di strada che gli aveva detto il
maggiore. Si sarebbe potuto rifiutare di andare. Eppure era qui. Non
era nemmeno sicuro del perché. Ma lui non aveva bisogno di
saperlo.
Jongin sorrise come se lo
avesse saputo, comunque. Il suo naso era ancora un po' gonfio e livido
da quando lo aveva colpito. Sehun lo aveva sentito dire in giro che
aveva sbattuto contro una porta. “Mi fa davvero piacere che
sia venuto,” disse lui, sembrando un po' timido.
“Anche tu, Luhan-hyung,” aggiunse poco dopo.
“Grazie per essere venuto.”
Luhan rise e disse,
“Piacere mio.”
“Come è
andato il tuo weekend, Sehun?”
chiese allegro Jongin, ma prima che Sehun potesse rispondere (o non
rispondere, che era quello che faceva di solito), un gomito
colpì il ragazzo, facendolo sussultare. “Oh!
Giusto. Um, Sehun, questi sono i miei amici.”
Sehun fece un passo avanti per
guardare il tavolo, dove erano già seduti quattro ragazzi.
Sehun li riconobbe immediatamente come i ragazzi con cui Jongin sedeva
sempre a pranzo, ma non disse niente.
“Questo è
Taemin,”
cominciò Jongin, indicando il ragazzo che gli aveva appena
dato la gomitata. Quindi questo era il ragazzo che a quanto pare lo
aveva cambiato così tanto, anni fa? Non sembrava nessuno di
speciale. “Questi sono Kibum-hyung, Jinki-hyung, e
Jonghyun-hyung. Minho-hyung non è riuscito a venire,
è a qualche cosa sportiva.”
“Quindi questo
è l'Oh Sehun di cui abbiamo sentito taaaanto parlare,” disse Taemin,
guardando Jongin e sorridendo.
Sehun si aspettava che Jongin
abbassasse la testa e si coprisse il viso, come faceva sempre quando si
sentiva in imbarazzo parlando con lui, ma la prima sorpresa della
serata fu quando, invece, Jongin diede un calcio all'amico e gli fece
una boccaccia, facendo ridere Taemin che rispose a sua volta con una
smorfia.
“È un piacere
conoscerti finalmente,” disse Jonghyun, ignorando i due.
“Di persona, intendo. Jongin parla così tanto di
te che è come se ti conoscessimo già.”
Ora era Sehun che voleva abbassare la testa
e coprirsi il viso. Invece lottò contro il rossore che
minacciava di colorargli le guance e disse, “Di voi non parla
mai.”
I ragazzi risero, inclusi
Jongin e Luhan, e Sehun non seppe come reagire. Stavano ridendo di lui?
Nessuno rideva mai alle cose che diceva Sehun se non per ridere di
lui.
Alla fine si sedettero, e
Jongin spinse Taemin sulla panca in modo che Sehun potesse stringersi
accanto a lui. Luhan si sedette di fronte a loro, troppo lontano. Le
gambe di Jongin e Sehun e premute insieme, dal ginocchio al fianco, e
le loro spalle continuavano a sfiorarsi, e Sehun si rese conto che non
erano mai stati così vicini per tanto tempo. Di solito,
Sehun odiava stare così vicino ad altre persone, odiava toccare
le persone, ma... beh, non
aveva altra scelta in uno spazio così ristretto, no? E
Jongin era così... caldo.
Cosa che avrebbe dovuto
metterlo ancora più a disagio, perché mancava
già l'aria nel ristorante, ma per qualche ragione non fu
così.
Venne fuori che il ristorante
era della madre di qualcuno – Sehun pensava di Taemin
– e venne loro assicurato che il conto oggi era offerto dalla
casa, e fu un sollievo per lui perché non aveva davvero
soldi. Poté vedere un nuovo lato di Jongin mentre
battibeccava con i suoi amici su cosa ordinare, lamentandosi e dando
ordini testardi tra le risate che sorprendevano sempre Sehun. Jongin
non aveva mai riso così quando era con lui. Era tutto
così diverso fino a che il ragazzo non si voltò
verso di lui, con un sorriso sincero sulle labbra, e gli chiese cosa lui
volesse mangiare. Questo era il
Jongin al quale era abituato Sehun, ma l'improvviso cambiamento lo
colse di sorpresa e riuscì a malapena a mormorare una
risposta, dicendo che non gli importava e cercando di ignorare gli
sguardi che gli amici di Jongin stavano lanciando al festeggiato. Sehun
non aveva idea di cosa quegli sguardi potessero significare, comunque.
Jongin fece così per
tutto il tempo, e Sehun non poté fare a meno di osservarlo
mentre scherzava e rideva con i suoi amici, mordendo il pollo fritto e
facendo stupide imitazioni e penosi riferimenti a qualche film. Qualche
volta tornava il solito Jongin a cui Sehun era abituato, coprendosi il
viso imbarazzato quando faceva qualcosa di eccezionalmente stupido, ma
per la maggior parte del tempo sembrava semplicemente... a suo agio.
Come se non avesse dovuto forzare niente, o nascondere niente. Si
comportava in modo diverso rispetto a quando era con Sehun, e questo lo
confondeva, lo infastidiva.
Luhan fu il primo ad andarsene,
dicendo che doveva essere da qualche parte e salutando tutti, in
particolare Sehun, in modo affettuoso. Il ragazzo voleva quasi
chiedergli di restare. Almeno Luhan era qualcosa di familiare in un
oceano di diversità. Ma se ne andò, e Sehun
rimase, e si chiese se forse fosse rimasto solo perché
sapeva quanto sarebbe sembrato deluso Jongin se non l'avesse fatto.
Poco dopo qualcuno portò una torta, e Jongin sorrise e
soffiò le candeline, chiudendo gli occhi ed esprimendo un
desiderio.
“Beh sappiamo tutti
cosa ha desiderato,” disse Kibum,
alzando gli occhi al cielo e facendo un sorrisino malizioso. Gli altri
ragazzi risero, e Sehun era abbastanza sicuro di aver visto un paio di
sguardi voltarsi verso di lui. Lo resero stranamente inquieto.
Quando arrivò il
momento dei regali, Sehun scoprì di essere l'unico ad essere
arrivato a mani vuote. Persino Luhan aveva lasciato una scatolina di
biscottini alla crema fatti in casa prima di andare via. Jongin non
disse niente sul fatto che Sehun non gli avesse regalato niente, ma
Jonghyun si sporse sul tavolo e chiese, “Cos'hai preso al
nostro Jongin-ah, Sehun?”
“Sono venuto alla sua
festa,” mormorò
Sehun, e tutti risero ancora. Sorprese Sehun tanto quanto la prima
volta.
“Solo in fatto che
Sehun si sia presentato è un regalo per Jongin,” disse
Taemin, e Jongin sorrise imbarazzato.
Sembrava che tutti gli amici di
Jongin facessero battute segrete di cui Sehun non faceva parte. Non che
Sehun si aspettasse di venire incluso. Non erano i suoi
amici.
Sehun non era mai stato incluso
in una battuta segreta.
Le persone cominciarono ad
andarsene poco a poco. Jinki se ne andò per studiare per un
compito, Kibum e Jonghyun andarono a lavorare ad un progetto, Taemin
scivolò via subito dopo con un saluto e un occhiolino che
gli costò un calcio da parte di Jongin. Lasciarono Jongin e
Sehun da soli al tavolo, e c'era un sacco di spazio ora sulla panca, ma
Jongin sedeva ancora troppo vicino a Sehun, il quale era troppo
preoccupato a pensare a questo nuovo lato del ragazzo per dirgli di
spostarsi.
“Allora…” disse
lentamente Jongin, strofinandosi i palmi sui jeans e sorridendo
allegro. Il Jongin a cui era abituato Sehun era tornato. “Che
ne pensi dei miei amici?”
E di solito Sehun non avrebbe
risposto, non era così facile farlo conversare, ma oggi
aveva davvero qualcosa da dire. “Ti comporti in
modo diverso quando sei con loro.”
“Cosa?” Jongin
sbatté le palpebre sorpreso.
Sehun tenne lo sguardo sul
tavolo davanti a loro. “Non sei lo stesso con loro rispetto a
quando sei con me. Ti comporti come un'altra persona. Allora qual
è il vero te?”
Jongin rimase in silenzio per
qualche minuto, e Sehun sollevò lo sguardo su di lui,
trovandolo pensieroso. “Um…entrambi?”
“Com'è
possibile?” chiese Sehun,
sentendosi stranamente agitato per la faccenda.
“Non lo so? Voglio
dire, non ti comporti anche tu in modo diverso quando sei con certe
persone? Tipo a casa con i tuoi genitori, o…” Jongin
si bloccò, sussultando. “No, voglio
dire—scusa—”
“No,” rispose Sehun,
ignorando l'errore di Jongin. “Non lo faccio.”
Jongin si morse il labbro,
guardando Sehun, poi continuò, “Nemmeno con
Luhan-hyung?”
Ci pensò un secondo.
“Non proprio. Semplicemente lo sopporto più della
maggior parte delle persone.”
“Anche me,” disse Jongin,
quasi orgoglioso. Poi, “Beh, non so... la maggior parte delle
persone si comporta in modo diverso a seconda di chi ha intorno. Tipo,
mi comporto in modo diverso anche quando sono solo con Taemin rispetto
a quando sono con tutti gli altri ragazzi. Di sicuro mi comporto in
modo diverso a casa e a scuola. Immagino dipenda da quanto conosci le
persone con cui stai, e da quanto ti conoscano loro?”
“Questo non ti rende
falso?” Chiese Sehun, e
gli uscì più tagliente di quanto non avesse
voluto.
Jongin si accigliò.
“No, non penso. Penso sia solo... un gesto di fiducia, o
qualcosa del genere. Puoi decidere quali persone possono vedere un
certo lato di te. Quando ti fidi completamente di qualcuno, puoi
mostrare loro anche le parti peggiori di te che non piacerebbero a
nessuno sano di mente. Ma visto che ti conoscono così bene,
a loro non importa. O qualcosa del genere.” Annuì
pensoso. “Ad esempio, quando incontri qualcuno per la prima
volta, cerchi di mostrare le parti migliori di te, in modo che possa
piacere. E poi quando incominci a conoscerlo meglio, ti senti
più a tuo agio a mostrare altri lati di te, e a seconda
della persona, le mostri parti diverse.” Guardò
Sehun con un sorriso. “Penso che tu faccia al
contrario.”
Sehun sapeva che era una
battuta, ma non rise. “Non è vero,”
disse. “Questi sono
i miei lati migliori. Da qui in
poi peggiora soltanto.”
Gli occhi di Jongin si oscurarono un poco.
“Non dire così,” ribatté
piano, sorprendentemente deciso. “Più ti conosco,
più mi piaci. Quindi non dirlo.”
Sehun non sapeva come
rispondere.
“Non voglio che pensi
che indosso una maschera quando sono con te, o con qualcun altro,” disse alla fine il
ragazzo. “Voglio dire, è più come se
stessi vedendo un lato speciale di me? Che nessun altro può
vedere. Non sono nessun altro se non me stesso. Questo è
solo l'io che esiste quando sono con te.” Jongin
ridacchiò imbarazzato. “Non so se ha senso. Ma...
non pensare che ti stia mentendo, perché non lo farei mai.
Piuttosto, lavoro ogni giorno di più per essere
più onesto.”
Sehun trovava difficile
incontrare lo sguardo di Jongin. “Beh allora
perché io mi comporto allo stesso modo con tutti?”
chiese.
Jongin rimase in silenzio per
qualche momento. “Perché…non lasci che
nessuno veda oltre il primo strato. Come ho detto, lasci che le persone
vedano qualcosa in più di te man mano che il rapporto
cresce, ma tu sei bloccato alla prima fase con tutti. Devi... aprirti
con le persone.”
“Più ti
apri con le persone, più è facile per loro ferirti,” disse Sehun, e
voleva smettere di parlarne, desiderava non aver mai cominciato questa
conversazione.
“Questo è
quello che intendevo con gesto di fiducia,” rispose piano
Jongin. “Devi fidarti delle persone.”
“Sì, beh,
scusa se trovo difficile farlo,” mormorò
Sehun, fissando il tavolo.
“Io ci sto lavorando,”
fu tutto quello che disse Jongin, e quando Sehun lo guardò,
stava sorridendo gentilmente.
Sehun deglutì e
cominciò ad infilarsi il cappotto. “Devo andare a
casa,” disse.
“Aspetta!” esclamò
Jongin, spaventando Sehun. Il ragazzo lo guardò mestamente.
“Devo chiederti una cosa.”
“Cosa?” Sehun si
infilò il cappello.
“Io…ah, è
difficile per me dirlo.” Jongin stava sorridendo imbarazzato,
grattandosi il collo. “Ho una... cosa fra poco.”
“Una cosa,” ripeté
lui impassibile.
“Già. Una
cosa di danza. Un recital di danza classica.” Jongin si morse il
labbro, guardando Sehun e abbozzando un sorriso. “Mi stavo
solo chiedendo... se ti andrebbe di venire?”
“Al tuo recital?” chiese, sollevando
le sopracciglia. “Non hai detto che permetti solo a Taemin di
vederti ballare?”
Jongin annuì timido,
passandosi una mano tra i capelli. “Sì ma, voglio
dire... mi piacerebbe se venissi.”
Questo sì che colse
Sehun di sorpresa, perché Jongin conosceva i suoi altri
amici da molto più tempo, quindi perché lui?
“Perché?” chiese.
Jongin sembrava stesse lottando
contro l'istinto di nascondersi dietro alle mani. “Solo
perché... la danza è una cosa che considero
davvero privata. E tu... hai condiviso qualcosa di provato con me.
Della tua famiglia e tutto.” Guardò Sehun,
sorridendo leggermente. “Quindi anche io volevo condividere
qualcosa con te.”
Ci volle un bel po'
perché Sehun si riprendesse. “Davvero?”
“Sì,” disse Jongin,
giocherellando con le dita e guardandolo attraverso la frangia.
“Quindi verrai?”
La sensazione martellante nelle
orecchie di Sehun gli rendeva difficile concentrarsi.
“Io—io—”
“Ti prego
dì di sì,” disse piano
Jongin. “Altrimenti mi sentirò davvero stupido per
averlo chiesto.”
Questo lato timido e insicuro
di Jongin era nuovo e sorprendente e Sehun... Sehun si chiese se questo
fosse un altro di quegli 'atti di fiducia'. Sentiva davvero che era
così. “Okay.”
“Davvero?” Jongin lo
guardò, le guance rosse e gli occhi luccicanti.
“Verrai?”
Sehun annuì
lentamente, guardandolo. “Sì. Se vuoi.”
Era passato tanto, tanto tempo dall'ultima volta che aveva fatto
qualcosa solo perché glielo aveva chiesto qualcuno. Era
strano.
Jongin si illuminò.
“Sì! Lo voglio. Mi eserciterò davvero
tanto per te, okay?”
Sehun annuì,
cercando di mantenere un'espressione neutrale. “Ora
vado,” disse.
“Okay. Grazie per essere venuto
oggi, Sehun. E per aver parlato con me e... per tutto.
Grazie.”
Se la gratitudine di Jongin non
era stata abbastanza da travolgere Sehun, di sicuro lo era stata la sua
sincerità. “Ciao,”
disse, chiudendosi il cappotto.
“Ciao. Torna sano e
salvo. Ci vediamo domani a scuola.”
E poi Sehun se ne
andò, uscendo dalla porta e andando incontro all'aria fredda
della sera, premendo una mano contro la bocca per evitare che le labbra
gli si sollevassero agli angoli. Lo facevano spesso negli ultimi tempi,
ed era tutta colpa di Jongin.
Non era sicuro di come si
sentisse al riguardo.
C'erano davvero poche cose
piacevoli dell'inverno, ma Minseok in qualche modo si era dimenticato
della Cosa Peggiore #1 dei mesi più freddi dell'anno, fino a
che Luhan non fu assente a scuola il lunedì, una settimana
dopo il compleanno di Kyungsoo e di Jongin. Minseok lo aveva visto
sabato, quando era venuto a casa sua per vedere Yixing su Skype e
portare a Kyungsoo qualche altra foto che aveva sviluppato. Ma era
stato impegnato la domenica, quindi Minseok non lo aveva sentito, e ora
era lunedì e non aveva idea di dove fosse il ragazzo. Non lo
aveva chiamato stamattina, quindi pensò che potesse
semplicemente essere in ritardo, ma mentre il giorno andava avanti il
posto accanto a lui rimaneva vuoto. Chiamò casa di Luhan ad
ogni pausa, ma non rispose nessuno. A pranzo, Minseok mise da parte
l'orgoglio e andò a chiedere a Sehun e
Jongin se lo avessero sentito,
ma nessuno dei due sapeva niente, e a questo punto non sapeva se
sentirsi preoccupato o sollevato. (Cosa? Si sarebbe sentito
offeso se Luhan avesse chiamato uno di loro,
e non lui.)
Il nodo che gli attanagliava lo
stomaco si fece sempre più stretto con il passare della
giornata, che sembrava durare più del solito, e quando
l'ultima campanella suonò, era mezzo convinto che Luhan
giacesse morto in qualche canale (le pazze teorie di Chanyeol a
pranzo di certo non avevano aiutato). Con quell'immagine in testa,
Minseok corse da scuola fino a casa di Luhan, con il petto che gli
bruciava mentre respirava l'aria fredda, ma si rifiutò di
rallentare, anche quando cominciò a sentire la testa girare.
Dovette fermarsi un attimo all'interno del palazzo di Luhan per
riprendere fiato prima di fare le dieci rampe di scale, ma alla fine
raggiunse la porta dell'appartamento ed aveva quasi paura di bussare.
Se Luhan era a casa, perché non aveva chiamato o risposto al
telefono? Mordicchiandosi il labbro ansioso, alzò il pugno e
bussò.
All'inizio dall'altra parte
della porta c'era il completo silenzio, e lo stomaco di Minseok si
strinse così tanto che pensò di poter vomitare da
un momento all'altro, ma poi sentì un lieve fruscio, e dei
deboli passi, e la porta si aprì.
“Lu,”
ansimò Minseok sollevato quando vide il ragazzo in piedi
davanti alla porta, vivo.
Il gracchiare che
uscì dalle labbra di Luhan poteva essere un tentativo di
dire il suo nome, ma non poteva esserne sicuro, perché venne
interrotto subito da una serie di colpi di tosse, e Minseok si rese
conto finalmente che il ragazzo aveva un aspetto terribile.
Era infagottato in una coperta,
per iniziare, che sarebbe stato una palese indizio se Minseok avesse
prestato attenzione. I suoi capelli erano umidi e scompigliati, come se
non si fosse mosso dal letto per tutto il giorno, i suoi occhi erano un
po' lucidi e le guance arrossate, aveva delle profonde occhiaie e
all'improvviso il panico cominciò ad artigliare Minseok da
dentro.
Malattia. Era praticamente un
tabù a casa di Minseok, ed era per questo
che odiava così
tanto l'inverno. Ogni malattia conosciuta dall'uomo cominciava a girare
ed era abbastanza da instillare il terrore in chiunque, e Minseok non
era semplicemente chiunque.
Tre pensieri gli invasero la
mente, ognuno dei quali lo tirava in una direzione diversa. Per un
lungo momento rimase là in piedi, con la bocca spalancata e
in silenzio, mentre Luhan tossiva ed emetteva suoni pietosi e rochi.
Poi il ragazzo lo guardò, portandosi una mano alla gola e
rabbrividendo, e Minseok entrò in azione, coprendosi la
bocca e chiedendo strozzato, “Oh cavoli, stai
bene Lu?”
Luhan scosse la testa,
sembrando depresso mentre Minseok faceva un passo indietro. Si diede un
colpetto alla gola e scosse ancora la testa, aprendo la bocca ma senza
che uscisse alcun suono, e oh, quindi era per questo che non
aveva chiamato né risposto al telefono.
Minseok si sentì
andare in iperventilazione, non sapendo cosa fare.
“Io—mi dispiace,” disse, deglutendo a
fatica. “Io non—non posso, non posso aiutarti.
È solo che,” prese un profondo respiro.
“il diabete mi incasina tutto il sistema immunitario quindi
non posso stare troppo vicino alle persone malate e non posso essere
contagiato e—”
Gli occhi di Luhan si
spalancarono all'improvviso, e cacciò via Minseok
velocemente, dicendogli di andare, allora. Anche con il suo permesso,
Minseok si sentì il più grande stronzo di sempre,
e disse, “Torno subito,
giuro. Devo solo... devo chiamare Kyungsoo, lui—”
Si morse il labbro. “Stai bene?”
Luhan annuì
insistentemente, anche se Minseok vedeva benissimo che non era
così, ma annuì comunque, indietreggiando e
cercando di calmare il proprio battito. Sentì la porta
chiudersi dietro di sé mentre percorreva il corridoio,
prendendo il telefono dalla tasca. Le dita gli tremavano mentre cercava
il numero di Kyungsoo tra i contatti. Doveva controllare come stava.
Aveva visto Luhan solo due giorni prima.
Il più piccolo
rispose al terzo squillo. “Pronto?”
“Soo,” disse Minseok,
mandando giù il nodo che aveva in gola. “Stai
bene?”
Kyungsoo fece una pausa,
chiaramente confuso dalla domanda improvvisa. “…Sì?”
La sua risposta non lo fece
sentire meglio. “Sei sicuro? Al
cento per cento?”
Kyungsoo rise leggermente. “Beh,
non sono sicuro di sentirmi mai al cento per cento bene...
Tu stai
bene?”
Minseok fece un respiro
profondo. Non proprio. “Sì, sto bene,”
disse comunque. “Solo che... Luhan è
malato.”
Ci fu un lungo silenzio
sull'altra linea. “Quanto
malato?” chiese alla fine Kyungsoo.
“Abbastanza,” fu tutto quello
che poté rispondere.
“Che
tipo di
malattia?”
“Non te lo dico,”.
“Hyung,”
sbuffò Kyungsoo.
“Soo, lo sai come diventi quando
pensi di poterti ammalare,” disse Minseok, quasi disperato.
“Reagisci ammalandoti davvero, senza ragione. Non te lo
dirò, perché in quel caso, se ti ammalerai,
sapremo che è vero.”
Kyungsoo sospirò,
facendo arrivare rumori statitici sulla sua linea. “Fammi
parlare con Luhan-hyung.”
“No.”
“Voglio
solo assicurarmi che stia bene.”
“Sta bene. Lo so che
gli farai delle domande, Kyungsoo. Solo... prendi tante vitamine e
tutto, okay?” Minseok di certo
lo avrebbe fatto.
Kyungsoo sospirò
ancora, più forte. “D'accordo.
Sto bene.”
“Stai bene,” ripeté
Minseok, per assicurare se stesso.
“Non
ammalarti.”
“Ci proverò.”
“Farai
meglio.”
Minseok sorrise leggermente.
“Prenditi cura di te, okay?”
“Lo
farò,” disse Kyungsoo, e la sua voce
era debole, e gli faceva venire voglia di piangere più di
quanta già non ne avesse. “Ciao,
hyung.”
“Ciao,”
sussurrò Minseok, per poi chiudere la chiamata. Facendo un
paio lunghi, profondi respiri, tornò verso la porta di Luhan
e bussò ancora.
Luhan rispose quasi
immediatamente stavolta, sembrando nervoso e titubante.
“Sei andato dal
dottore?” chiese subito
Minseok, tenendosi a un metro buono di distanza.
Luhan scosse la testa
lentamente.
“Per i soldi?” chiese, sperando
di non sembrare troppo maleducato o qualcosa del genere. Doveva
semplicemente andare via da lì il prima possibile, ma allo
stesso tempo non voleva lasciare Luhan da solo – non voleva
che rimanesse solo quando era malato, ma soprattutto non nella sua
fredda casa vuota.
Luhan esitò, poi
annuì.
Minseok sospirò,
strofinandosi il collo agitato. “Vuoi che venga mia madre?
Potrebbe aiutarti.”
Luhan scosse la testa
velocemente, facendo un cenno verso casa propria. Diede un calcio al
muro a fianco a sé sembrando imbarazzato.
Ovviamente. Non voleva che
altre persone vedessero dove viveva. Minseok sussultò e poi
disse, “Allora, uh... la chiamo, immagino. Un
secondo.” Tirò di nuovo fuori il cellulare,
lanciando uno sguardo dispiaciuto a Luhan quando il ragazzo
ricominciò a tossire.
“Hey, mamma?” disse
quando la donna accettò la chiamata. “Hai un
secondo?”
“Dove
sei?” chiese lei. “Non
dovresti già essere a casa ormai?”
“Sì, sono
da Luhan,” rispose
accigliato. “Non è venuto a scuola oggi...
è malato.”
“Se
è malato non dovresti stare a casa sua,
Minseok,” lo interruppe
subito la madre, severa. “Lo
sai questo.”
“Lo so
mamma, ma non sapevo
che fosse malato. Comunque,
voleva... uh, sapere come fare per star meglio.”
La donna sospirò,
non sapendo se preoccuparsi per il figlio o se fare il suo lavoro da
infermiera. “Beh,
quali sono i sintomi?”
Minseok guardò
Luhan, che osservava in silenzio la scena dalla porta.
“Um, tosse?” Sposto leggermente il telefono
dall'orecchio e disse, “Quali sono i tuoi sintomi,
Lu?”
Luhan si indicò la
gola e fece una smorfia.
Beh, Minseok l'aveva intuito. “Mal di gola. Ha
perso la voce.”
“Febbre,
naso che cola, starnuti?” continuò la madre.
“No per le ultime
due,” rispose immediatamente. “Lu, hai la
febbre?” Il ragazzo fece una faccia confusa, e Minseok si
portò una mano alla fronte e disse,
“Caldo?” Luhan annuì, stringendosi la
coperta intorno alle spalle. “Sì per la
febbre.”
Fecero una lista dei sintomi
– tosse secca, gola infiammata ecc ecc – e sua
madre gli disse che Luhan sarebbe dovuto andare in ospedale per fare un
esame per la faringite, ma—“Sembra
un'infezione virale.”
Minseok sussultò.
“E quindi cosa dovrebbe fare?”
“Non
c'è molto che può fare,
sfortunatamente. Bisogna semplicemente aspettare che passi. Digli di
riposarsi, di bere tanto e di prendere qualche anti-infiammatorio. E
poi vai via di lì, giovanotto. Non voglio che ti ammali.”
Minseok sospirò e
mormorò una risposta, poi chiuse la chiamata e si
voltò verso Luhan, che era poggiato allo stipite con gli
occhi chiusi. La scena gli fece stringere il petto. “Vado a
prenderti qualche medicina, okay?” disse.
Gli occhi del ragazzo si
aprirono e annuì, senza nemmeno discutere.
“Torno subito. Tu vai
a letto, okay? Bevi tanta acqua e dormi.”
Luhan annuì ancora,
e cominciò a dirigersi verso camera sua mentre Minseok
chiudeva la porta e scendeva le scale per andare alla farmacia
più vicina, dove prese qualche farmaco da banco prima di
tornare a casa del ragazzo e dargli tutto. “Prendine due
adesso, e poi una ogni sei ore,” gli disse Minseok,
perché non pensava che Luhan fosse dell'umore per leggere il
bugiardino. Il ragazzo annuì, aprendo la scatola.
“Mi dispiace davvero non poter restare, Lu.”
Luhan scosse la testa, cercando
di sorridere. Sto
bene, mimò con le labbra.
Minseok rise leggermente.
“No, non è vero,” disse, e il ragazzo
scrollò le spalle tristemente. “Riprenditi, okay?
Io... prenderò gli appunti per te, a scuola. E ti
chiamerò. Non devi parlare, ma almeno rispondi
così che sappia che sei vivo, okay?” Luhan
annuì ancora. “Che brutta situazione.”
Luhan fece una piccola
risatina, poi tossì ed emise un lamento. Minseok si
coprì la bocca con la manica e sussultò.
Se ne andò qualche
minuto dopo, scusandosi ancora e augurandogli di riprendersi presto, e
si diresse a casa, sentendo il cuore pesante.
Minseok riuscì a
malapena a fare i suoi compiti quella sera, troppo preoccupato sia per
Luhan che per Kyungsoo. Questa era davvero la peggiore situazione di
sempre. Chiamò entrambi prima di andare a dormire
– Luhan aveva risposto, ma tutto quello che fece fu tossire,
e Kyungsoo gli giurò che non si stava ammalando,
né psicosomaticamente né nella realtà
– e quando si svegliò la mattina seguente, dopo
una notte piena di orribili incubi, chiamò ancora. Luhan
ebbe la stessa risposta della prima volta, ma Kyungsoo sembrava strano
mentre Minseok gli chiedeva come si sentisse.
“Stai bene?” chiese, sentendosi
già esausto dallo stress e dai suoi livelli di zucchero
sfasati.
“Io... sì, sto
bene,” disse Kyungsoo con voce debole.
Cinque o sei ore dopo, Minseok
ricevette un messaggio dal vicino, di sole due parole. Non bene.
Minseok sentì di
poter rimettere da un momento all'altro.
Con Luhan bloccato a casa e
Kyungsoo all'ospedale, Minseok aveva troppo, sin
troppo tempo per pensare a quanto
tutto facesse schifo. Tipo, c'erano così tante cose a fare
schifo nell'attuale situazione. Stare male era già
abbastanza brutto, ma stare male e
da soli praticamente sempre, in
una casa a malapena riscaldata – i genitori di Luhan avevano
stretto i denti e comprato una piccola stufetta dopo che i tubi di un
altro inquilino erano esplosi lasciando al freddo tutto l'edificio – era anche peggio. E Minseok
non poteva nemmeno andare a fargli visita o controllare come stesse,
perché sua madre gli aveva proibito di avvicinarsi a Luhan.
E Kyungsoo. Pensare a Kyungsoo gli faceva
seriamente venir voglia di piangere (anche se forse era
perché lo stress faceva fare cose strane ai livelli di
zucchero nel suo sangue rendendolo decisamente emotivo). Kyungsoo stava
andando così bene, non si era ammalato in
così tanto tempo, era rimasto lontano dall'ospedale per
oltre un anno, finalmente aveva fatto qualche progresso. Minseok aveva mantenuto alte
le speranze per lui, aveva pensato che finalmente Kyungsoo stesse
migliorando, ma questo episodio aveva rovinato tutto. Non solo malattie
di questo genere erano davvero pericolose per Kyungsoo,
perché anche un semplice raffreddore poteva diventare
qualcosa di molto più grande, portando ad infezioni e tanti
altri tipi di problemi, ma le cose si facevano sempre più
difficili per Kyungsoo dopo essersi ammalato. Paranoia, OCD, a volte
depressione. Minseok soffriva vedendolo così – non
che potesse vederlo quando raggiungeva quella fase. Quando era
più piccolo, Kyungsoo si liberava di tutte le sue cose, per
la paura che potessero essere infette. Tutti i suoi libri, tutti i suoi
vestiti, tutto. Non faceva mai in tempo ad
accumulare tanta roba, prima che un'altra malattia lo colpisse. Ma era
passato così tanto tempo ora, e Kyungsoo aveva davvero tanta
roba in camera sua; Minseok sperava solo che avrebbe lasciato che la
disinfettassero invece di buttare via tutto.
E anche se sapeva di non aver
alcun diritto di provare pena per se stesso a questo punto, Minseok si
sentiva terribilmente solo senza Luhan a scuola, o Kyungsoo a casa, e
capì ancora una volta quanto dipendesse da loro, quanto importanti
fossero per lui.
Aveva ancora Jongdae, certo. E
Jongdae svolse con lealtà il suo ruolo di migliore amico,
notando immediatamente che Minseok era turbato e facendo tutto
ciò che aveva in potere (seppur limitato) per farlo sentire
meglio. Saltò l'incontro che avrebbe dovuto avere a pranzo e
invece lo accompagnò nell'auditorium, dove Baekhyun e
Chanyeol stavano provando la loro commedia. Questo lo aiutò
a pensare ad altro, guardando Chanyeol inciampare per il palco e
recitare a gran voce il suo monologo che non aveva mai senso
perché continuava a dimenticarsi le battute; Baekhyun
cercava di fare cinque o sei lavori contemporaneamente, dicendo alle
persone dove dovevano stare o quando entrare in scena o come dire o
fare certe cose, mentre lui stesso provava le battute. Jongdae poi
ridacchiava ogni volta che uno degli attori si riferiva al personaggio
di Baekhyun come un lui,
e Baekhyun rispondeva urlando , “Per l'amor del
cielo, sono una ragazza”
Se non altro, l'intera cosa era
estremamente divertente, e Minseok avrebbe mentito se avesse detto che
non aspettava con impazienza il risultato finale.
Jongdae gli promise che sarebbe
passato da lui mercoledì sera per fargli un po' di
compagnia, dopo il suo incontro per il progetto con Junmyeon. Questo
significava che Minseok sarebbe tornato a casa da solo, che non era
molto divertente, ma non importava troppo. A fine giornata si
infilò il giubbotto e il cappello, preparandosi al freddo
del tragitto, ma proprio quando stava prendendo lo zaino
dall'armadietto, sentì qualcuno picchiettargli la spalle e
si voltò.
Sehun era di fronte a lui,
l'espressione impassibile se non per gli angoli della bocca leggermente
tesi. Minseok lo guardò sorpreso.
“Sì?”
Il ragazzo sembrava stesse per
cambiare idea e andare via, ma poi chiese, “Dov'è
Luhan?”
Oh. Giusto. Sehun non aveva
idea di dove fosse il ragazzo. Il fatto che lo stesse davvero chiedendo
a lui, però, era abbastanza scioccante. “Sei
preoccupato per lui?” gli chiese incredulo.
Sehun sbuffò,
evitando il suo sguardo. “No. Sono solo... curioso. Di dove
sia. Non viene a disturbarmi da venerdì.”
Minseok dovette sforzarsi di
mantenere un'espressione seria. “È a casa.
Malato.”
Sehun rimase in silenzio per un
momento. “Non me l'ha detto.”
“Ha perso la voce. Non
può dirlo a nessuno,” rispose lui.
“Allora come fai tu a
saperlo?”
continuò il ragazzo, accigliato.
Minseok non poté
fare a meno di sorridere a questo punto, e pensò che fosse
abbastanza infantile sentirsi arrogante per questa cosa, ma lo fece
comunque. “Sono andato a casa sua per controllare.”
“Non mi ha mai detto
dove abita,”
borbottò Sehun, poi sembrò rendersi conto di
quanto fosse sembrato preso e chiuse la bocca.
Minseok cercò
davvero di non sembrare troppo soddisfatto. “Hmm,”
fu tutto quello che disse, trattenendosi dal sbatterglielo in faccia
ancora un po', come se la preferenza di Luhan fosse una specie di
premio che entrambi stavano cercando di vincere.
“Beh,” riprese Sehun,
tirando leggermente su con il naso. “Fa niente. Mi stavo solo
chiedendo dove fosse.” E girò sui tacchi per
andare via.
Minseok rise leggermente,
trovando divertente come Sehun avesse cercato di non dar a vedere
quanto fosse preoccupato per il bene di Luhan – o per Luhan
in generale. Lo avrebbe di certo dovuto dire al ragazzo la prossima
volta che lo avesse visto.
Poi si fermò e penso
che forse non avrebbe dovuto.
No, doveva farlo. Luhan sarebbe
stato felice di sentire che Sehun era preoccupato per lui. Minseok
doveva fare le cose che avrebbero reso felice Luhan. Giusto? Anche se
si trattava di Sehun.
Per una volta, Minseok era
leggermente felice che Kyungsoo non fosse lì per dirgli cosa
significassero i suoi sentimenti. Pensava fosse meglio non pensarci.