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Autore: AlessiaCo    19/06/2016    1 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buona lettura ;)


ELYZA

Uno strano tepore cullò il mio risveglio. I capelli sul mio viso, il respiro sulla mia spalla nuda, era lei... L'avrei riconosciuta anche solo dal profumo della sua pelle. Il fatto che io stessi abbracciando lei, e non il contrario, mi stupì parecchio. Ero sempre stata io quella che si aggrappava al suo corpo in cerca di un appiglio nei miei sogni, e invece... Ora, vederla accucciata sotto il mio braccio, mi diede l'impressione che fosse molto più piccola della sua età. La testa iniziò a tormentarmi, costringendomi a massaggiare le tempie con l'unica mano libera. La sera prima non ci accontentammo di qualche birra ma, una dopo l'altra, finimmo tutti i cartoni che Jasper ci portò dinnanzi. Solo in quel momento mi resi conto di non ricordare nemmeno come fossi arrivata a letto, avevo preso proprio una gran sbronza. Sorrisi sentendo qualche movimento di fianco a me e le preoccupazioni svanirono, lasciando posto a pensieri non proprio "puri" verso quella meravigliosa ragazza. In fin dei conti quella serata ce l'avevano meritata tutta e, notando quanto lei fosse radiosa anche nel post-sbornia, mi ripromisi di farla ubriacare più spesso.
.- nuo... Dai...ti prego... - sentii mugugnare. Mi girai a guardare il suo volto, tirato dall'enorme sorriso che aveva sulle labbra. Non era la prima volta che la sentivo parlare nel sonno, ma quella fu l'unica in cui la vidi ridere con gusto. " Chissà cosa sta sognando " mi chiesi continuando ad osservarla intensamente. Molto delicatamente sfilai il mio braccio da sotto le sue spalle e, portandomi su un fianco, mi poggiai con la testa sul palmo per bearmi ancor meglio di quella esilarante scena. Era sempre difficile rubarle una sana risata, e io fui quasi gelosa di quel sogno che ebbe quel potere su di lei. Mentre una mano era intenta a sorreggere la mia testa, l'altra iniziò quasi istintivamente ad accarezzarle la pelle del braccio accaldata. La sentii rabbrividire al mio tocco, ma la sua mente continuò imperterrita a rimanere immersa nel suo immaginario. Era così strano desiderare che i suoi occhi si aprissero al più presto? Era così strano voler che il suo primo sorriso fosse solo e soltanto dedicato a me e a nessun altro?
Il mio sguardo diede inizio alla perlustrazione millimetrica dei suoi lineamenti, soffermandosi un po' troppo su quelle labbra in cui non vedevo l'ora di posare le mie.
Una nuova risata riempì il silenzio della stanza, ma questa volta anche la mia si unì alla sua. La vidi svegliarsi di soprassalto, senza però spegnere quel sorriso idiota dal sul viso. Gli angoli della sua bocca iniziarono man mano ad abbassarsi notando il mio sguardo divertito nel suo - Ma che... Cosa.. - tentò di chiedere, provando a mettere in moto il suo cervello ancora addormentato - Stavi ridendo nel sonno - le spiegai regalandole un dolce sorriso. Le sue guance divennero rosee e io non riuscii a non metterle la mano sul volto notando il suo imbarazzo. - Stai tranquilla... Ormai sono abituata ai tuoi monologhi notturni -. Lei sbuffò soffocando il respiro sul cuscino prima di portarselo sopra la testa e nascondersi timidamente sotto di esso. - Ahahah dai idiota, esci di lì - la invitai tentando di togliere il guanciale che teneva stretto con forza - No! Mi imbarazza questa cosa - - Sapere che parli nel sonno? - chiesi attirando la sua attenzione e convincendola a tornare verso di me - Non so se mi imbarazza di più sapere che parlo nel sonno o sapere che mi fissi mentre lo faccio - - Guarda che è una cosa normale - - Come sbavare sul cuscino ? –
Questa volta fui io ad arrossire portandomi una mano sugli occhi - Ancora con questa storia!? - chiesi non riuscendo a imitare bene una voce scocciata. Scoppiammo entrambe a ridere al pensiero di quella scena e di come avevo faticosamente tentato di far passare tutto come una cosa usuale. - Buongiorno comunque - mi disse sporgendosi dalla mia parte in attesa che io facessi la stessa cosa. Mi avvicinai al suo volto, ormai inarrestabile dalla mia voglia di baciarla. Le sue morbide labbra accesero il mio animo ozioso e, in men che non si dica, mi ritrovai a cavalcioni su di lei.
.- Cosa vuole fare signorina Lex...Aaaaa!!! –
Non la lasciai finire la domanda... Iniziai a riempirla di pizzicotti che la costrinsero a dimenarsi tra risa misto dolore.
. - Lex..aaaa?!? - la presi in giro imitando la sua voce. - No dai! Ti scongiuro lasciami! - - Ah si? E dimmi... Cosa stavi sognando di così divertente prima? - - questo... Giuro questo... Dai smettila! - mi pregò ancora.
Ascoltai la sua supplica e piano tornai a sedermi sulle sue gambe lasciandole il tempo di riprendersi. Dopo aver preso lunghi respiri si mise sui gomiti puntando i suoi occhi nei miei - Stavo sognando questa scena, giuro - mi rispose stupita e divertita allo stesso tempo. Sorrisi nel sapere che, in parte, ero io il soggetto della mia precedente gelosia. " Quindi sono nei suoi sogni" pensai soddisfatta.
Mi ributtai pesantemente nella mia parte di letto, ancora felice di averle strappato il primo sorriso della giornata. Guardammo il soffitto, rimanendo in silenzio per lunghi istanti. Ritornai a ridere ripensando alla sua vocina stridula di pochi istanti fa.
. - Lex...aaaa - la imitai nuovamente beccandomi una cuscinata in piena faccia
.- Smettila ! - mi ordinò ribaltando le posizioni e trovandomela sopra. - Lexa Lexa Lexa Lexa Lexa - continuai a scimmiottarla, evitando di farmi catturare le mani nelle sue. - Eddaiiii non mi dispiace come nomignolo - - Ah si? E tu chi saresti, sentiamo ? - chiese fingendosi offesa e portandosi le braccia al petto - Beh... Se tu sei " Lex" più "A" io... Sono "Clark" più "E" - - Clarke? - - Almeno l'iniziale del mio nome lasciamela!!! E comunque... Tu un nome me lo hai già affibbiato! E in più mi imbarazza ogni volta che lo sento! - confessai ricominciando a giocare.
 
 
 
 
Il profumino in corridoio prometteva delizie e la mia pancia non tardò ad emettere strani brontolii. Con ancora la felicità sul viso, ci recammo entrambe in cucina, desiderose di mettere qualcosa sotto i denti - Ummmm che odorino! - esclamai poggiando lo sguardo sullo zio di Alicia intento a cucinare con addosso uno strano grembiulino, molto femminile, che mi fece fuggire una veloce risata. - Sexy zio! - la sentii dire superandomi e avvicinandosi alla pietanza ormai pronta - siete fortunate. Sarete le prime a mangiare stamane, quindi vi meritate una doppia razione - scherzò portandoci i piatti sul tavolo dove ci eravamo accomodate - Nessuno sveglio? - chiesi considerando quell'evento strano, di solito ero io quella da buttare giù dal letto - Ieri sera vi siete ridotti tutti uno schifo - ci riproverò senza troppe cerimonie, sedendosi a sua volta di fianco a noi. - Effettivamente non ricordo nemmeno di essere andata a letto - confessai portandomi la forchetta alla bocca - Non te lo ricordi perché ti ci ho portato io - mi rispose con una risata che non prometteva niente di buono. " Che cosa ho combinato?" Pensai immaginando il peggio. - Ma tranquilla... Alzo pesi peggiori - continuò rompendo l'imbarazzo e vantandosi dei suoi muscoli che sfoggiò mimando la posizione da lottatore.
 
ALICIA
 
Ero sicura che mio zio e Elyza si sarebbero trovati in perfetta sintonia. In modo in cui scherzarono tranquillamente durante colazione, mi fece sentire in famiglia e piena di speranza. Mi trattenni un paio di volte infatti, la voglia di confessare tutto lì.. su due piedi... mi sfiorò più di una volta la mente. " Non è il momento Alicia!" Mi rimproverai continuando a osservare i loro volti divertiti.
.- E quindi sei riuscita a sopportare mia nipote per tutti questi giorni? - - Certo! Sa essere piacevole e simpatica quando vuole... Non è vero Lexa? - bloccai la forchetta a mezz'aria, iniziando a battere sul petto nel tentativo di non affogarmi con il cibo che mi era rimasto in gola sentendo quel nome.
.- Si... Si... - tentai di rispondere con la voce ancora rauca e le lacrime agli occhi per lo sforzo. - Bevi questo - mi disse lo zio passandomi un bicchiere d'acqua. Fortunatamente lui non sembró assolutamente badare al modo in cui mi chiamò Elyza, e io di certo non ero dell'idea di rimarcare la cosa.
Mi alzai dalla sedia, decisa a dare una mano sparecchiando e inserendo tutto nel lavandino. - Che programmi abbiamo oggi? - chiesi curiosa osservando mio zio raggiungermi - Devo parlarvi di una cosa seria. Preferirei aspettare tutti - si limitò a rispondermi sforzandosi nel mantenere un sorriso sul volto.
 
 
 
.- Buongiorno... - - Oooo ecco arrivato il poeta dell'anno! - guardai Nick stropicciarsi gli occhi e lanciare uno sguardo strano a mio zio - Di che stai parlando? - - Sto parlando delle frasi d'amore che hai dedicato, dopo 10 birre, alla graziosa signorina dagli occhi castani - - Ahahah Nick? Davvero!? - chiesi iniziando a ridere immaginando mio fratello alle prese nel formulare una frase romantica in balia dell'alcol - Ma smettila tu! Che cazzo ridi? - mi farfugliò portandosi a sedere vicino a Elyza. - E tu come stai? Non ho mai conosciuto nessuno che regge l'alcol come te - lo sentii dire interessandosi delle sue condizioni in maniera troppo curiosa per i miei gusti - Non direi dato il cerchio alla testa che ho questa mattina - rispose lei mimando una aureola sopra la sua testa.
 
 
 
Dopo una decina di minuti la cucina si era popolata, l'ultima ad arrivare fu Raven, decisamente sconvolta dalla serata appena passata - Ho bisogno d'ari ! - Sbottò incamminandosi verso la balconata esterna con un pallore in viso che non prometteva niente di buono. Osservai Bellamy inseguirla nel caso avesse bisogno e il mio sangue iniziò a ribollire notando con quanta premura andò dietro alla ragazza " Per Raven si e per Elyza no" pensai stringendo i pugni. Non rivolsi più parola a Bellamy dopo il suo comportamento al porto. I suoi tentativi di scambiare quattro chiacchiere non mancarono, ma io mi limitai sempre a rispondere con un secco NO o Si, lasciandolo ogni volta dubbioso. Sinceramente non ne avevo voglia... Stavo bene, e non avevo alcuna intenzione di farmi rovinare quei momenti di tranquillità. Aspettammo che il resto del gruppo finisse la propria colazione, scambiandoci qualche battuta sulla nottata che nessuno di noi ricordava perfettamente. Più di una volta guardai in malo modo mio fratello, occupato a fare colpo su Elyza, ma sperai che l'interessamento per Raven fosse più forte di quello per la MIA bionda.  
.- Andiamo fuori ragazzi, vi devo parlare - intervenì mio zio raggiungendo Raven e Bellamy ancora fuori nel ponte principale.
 
 
 
Il sole splendeva alto, la brezza spazzò via tutte le nuvole e il cielo non era mai stato più azzurro di così. Il clima temperato diede la possibilità a tutti di sopportare la luce abbagliante del mattino, e nessuno cercò di rifugiarsi in qualche pezzo d'ombra.
Io, Elyza, Monty e Jasper ci sedemmo nel comodi divanetti esterni, non concedendo a nessun altro la possibilità di accomodarsi - Ho capito... Tocca mettermi per terra - rispose Octavia dopo averci tirato un'occhiataccia.
.- Di cosa devi parlarci? - chiesi curiosa notando l'aria nervosa di mio zio.
.- Bene... Allora... Dovete sapere che/ -
.- Come fa muoversi questo bestione?- interruppe Bellamy guardandosi attorno, notando quanto ci trovassimo più a largo rispetto al giorno precedente
.- Se mi stai chiedendo che cosa lo alimenta, ti rispondo "energia solare". L'ingegnere Thomas Wells aveva parecchi assi nella manica - - Ecco come si fanno i soldi... Risparmiando sulla benzina... - constatò divertita Octavia, molto interessata sull'argomento - Tranquilli... C'è anche un serbatoio di carburante se le cose dovessero andare male e avessimo bisogno di più potenza. Ma per ora, di quello, non dobbiamo preoccuparcene -
.- Bisogno di più potenza? - chiese Bellamy accorgendosi, forse solo in quel momento, di averlo interrotto.
.- Si... È di questo che vi devo parlare. Dopo una settimana dallo scoppio del virus, la Guardia Nazionale decise di mettere sotto controllo tutta la città, dando inizio a dei veri e propri sequestri di persona. Naturalmente la chiamata verso il mio cellulare non tardò ad arrivare... - - Avevi detto di aver chiuso con la carriera militare!!! - lo rimproverai sapendo quante volte aveva rischiato la vita - Lo so... E mi dispiace avervi mentito, ma grazie ai miei informatori sono riuscito a mettermi in salvo. Il mio Comandante mi informò di una certa " Operaziome Cobalt ", solo i militari sarebbero sopravvissuti. –
 
Mandai giù faticosamente la saliva, un groppo alla gola mi costrinse a rimanere in silenzio, mentre tutta la rabbia iniziò a pervadermi.
. - Cosa vuol dire? - chiesi cercando di avere una spiegazione più chiara. Lui distolse lo sguardo e lo appoggiò in direzione della costa, puntando il dito verso un punto indefinito.
. - A circa un miglio da qui, i militari hanno costruito una zona recintata, munita di ospedale da campo e posti letto per le persone prelevate non ancora infette. Io non potevo permettermi di unirmi a loro... Sapevo che Nick avrebbe cercato di raggiungermi, non potevo lasciarvi morire - spiegò con quasi le lacrime agli occhi. Quella fu la prima volta che vidi mio zio vicino a una crisi di pianto, era un lato di lui che non ebbi mai occasione di conoscere.
 
. - È per questo che non siamo riusciti a tornare a casa - continuò Monty rivolgendosi a Elyza - Durante il nostro ritorno a casa abbiamo incrociato un auto militare. Tre tizi armati ci hanno puntato le armi contro, costringendoci a salire nel furgone e fare come ci dicevano. Più volte ci chiesero dove eravamo diretti, ma non potevamo mettere in pericolo anche voi - lo sentii dire con tono di scuse. Vidi Elyza portarsi una ciocca svolazzante dietro l'orecchio, al quanto dispiaciuta per la brutta situazione in cui si erano ritrovati i suoi amici.
.- E come avete fatto a scappare ? - - Grazie a me ovviamente! - rispose quello spaccone di mio fratello. - Anche io mi trovavo in quel furgone. Insieme a me ce n‘erano altri due prima che arrivassero loro. Non sapevo dove ci stessero portando, ma ero troppo intento a trovare un modo per scappare piuttosto che soffermarmi a chiedere informazioni. L'occasione ci si presentò la fermata successiva. Li sentimmo urlare e sparare, ma essendo il furgone blindato non potemmo vedere niente. Aspettammo una decina di minuti... O forse qualcosa di meno... - disse cercando conferma nei volti dei suoi ex compagni di disavventura - Il qui presente, " Genio del male", ha scassinato la portiere, offrendoci la via di fuga e naturalmente, vista la bravura dei tre, li ho invitati a seguirmi... - specificò battendo una mano sulla spalla a Jasper, intento a strofinarsi le unghie sulla giacca in segno di vanto.
Per quanto i ragazzi cercarono di rendere tutto l'accaduto esilarante, descrivendolo con il sorriso sulle labbra, io non riuscii a tranquillizzarmi per niente. Avevo sempre avuto fiducia nei militari, ero cresciuta con due persone facenti parte dell'arma, e a me la vita da soldato aveva sempre affascinato.
Cosa mi sarebbe successo se il virus fosse scoppiato dopo il mio arruolamento negli Sniper? Avrei dovuto anche io prendere la decisione di lasciare morire centinaia di civili per salvarmi la pellaccia?
 
Caddi in un momento di trance, le voci continuavano a risuonare ma io non ne colsi alcun significato. Mi alzai dal divanetto, decisa a prendere un bicchiere di qualcosa di forte, di molto forte. Non badai agli sguardi curiosi che mi scrutarono durante il mio percorso, ma nessuno mi invitò a fermarmi. Guardai il mobile del soggiorno, dove il giorno prima notai alcune bottiglie di Whiskey e Gin, perfettamente conservate. Ne afferrai una al volo, senza nemmeno guardare su quale delle due bevande la mia mano si era andata a posare. Presi un bicchiere dal lavandino, forse un po' troppo grande, ma me ne fregai altamente, concedendomi tre dita in più di quel liquido che, dalla colorazione, riconobbi fosse il Whiskey.  Il fluido iniziò a bruciarmi in tutta la gola, ma in quel momento mi sembrò l'unico antidolorifico efficace per il mio stato d'animo.
.- Tutto bene? - Mi sentii chiedere alle spalle. Finii anche l'ultima goccia rimasta nel fondo del bicchiere, portando la testa molto indietro per facilitare la discesa di quella lacrima di Whiskey che non ne voleva sapere di scendere - Si... - risposi asciugandomi la bocca con in dorso della mano, per niente fine.
L'alcolico arrivò quasi subito nel mio stomaco e io potei sentire già qualche sensazione nauseante spingermi da dentro la pancia. Chiusi gli occhi, tentando di non rimettere il liquido appena ingerito.
.- Non dovresti bere. Non dopo ieri sera - mi disse Elyza prendendomi il bicchiere dalle mani e poggiandolo sul tavolino basso tra i divani. - Forza siediti... Non hai una bella faccia - ordinò trascinandomi praticamente al suo fianco. Mi lasciai andare, appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre un suo braccio mi strinse le spalle con fare protettivo. - Vedrai che andrà bene. Tuo zio mi sembra una persona in gamba, sa quello che fa - - Lo è. È una persona eccezionale. -
 
ELYZA
 
 
Vederla in quello stato mi scatenò un malessere fisico non indifferente. Non ebbi il coraggio di chiederle quale fosse davvero il suo problema, quale fosse il pensiero capace di ridurla in quello stato. Non glie lo chiesi anche perché, molto probabilmente, non mi avrebbe risposto. Tutti i nostri sentimenti ormai erano un mix di stati d'animo non decifrabili. Troppe cose a cui non eravamo abituati, troppe cose che i nostri occhi avevano veduto e non erano stati ancora in grado di immagazzinare. Cose che, ragazzi della nostra età, non avrebbero mai immaginato di vedere e provare. Rimanemmo in perfetta solitudine per una decina di minuti. Le voci provenivano ancora chiare e forti dal ponte,ma io me ne disinteressai, pensando che in quel momento la cosa più importante fosse Alicia tra le mie braccia. - Vorrei che almeno qualcosa andasse nel verso giusto - la sentii sussurrare come fosse una preghiera. Avrei davvero voluto baciarla in quel momento, farle capire che qualcosa di bello esisteva, esistevamo noi, io e lei.
 
.- Elyza - mi sentii chiamare appena mi presi la libertà di socchiudere leggermente le palpebre. - Dobbiamo metterci d'accordo - - Per cosa? - chiesi a Raven giunta davanti a noi e staccandomi leggermente da corpo caldo di Alicia - Devo costruire una nuova radio, ma non ci sono pezzi utili a bordo - - E cosa pensate di fare? - - Gustus dice che dobbiamo scendere a terra per l'ultima volta. Non si aspettava tutta questa gente, dobbiamo procurarci anche altri viveri -.
 
La paura di intraprendere un altro viaggio verso la terraferma mi trattenne da commentare in modo impulsivo. Le immagini di centinaia di zombie mi passarono veloci sotto le palpebre e con esse una sensazione di panico mi percorse il corpo " E se mi fossi bloccata un'altra volta?". Non avevo mai avuto un attacco di panico e, anche se Alicia non voleva ammetterlo, se non ci fosse stata lei io sarei morta. Qualcosa, nel rapporto che aveva con il gruppo, si era incrinato quel giorno, ma ancora non avevo avuto modo di capire e di chiedere. Qualunque cosa fosse successa non ero intenzionata a discuterne in quel momento, soprattutto quando la vidi pronta ad accettare la proposta di Raven e partire il prima possibile.
. - Tu non vai da nessuna parte! - sbottai appigliandomi al suo polso - Ci vanno i ragazzi! - continuai cercando di convincerla a rimanere a bordo ritenendo che i "maschi" se la sarebbero cavata meglio.
. - Ho bisogno di Jasper e Monty a bordo - - Cosa? E perché? - chiese questa volta Alicia, speranzosa che forse, questa volta, se la sarebbe cavata con un " va bene... Come vuoi " .
.- Monty è riuscito a disattivare il dispositivo di localizzazione dello Yacht, è per questo motivo che ancora non ci ha disturbato nessuno. Devo costruite una linea trasmissione privata per collegare i nostri woki-toki, senza che nessuno riesca a sentire i nostri messaggi - - E lo sai fare? - - Alicia... Continui a sottovalutarmi per caso? -.
 Le guardai scambiarsi un veloce sorriso complice, era strano come ancora riuscissimo a prenderci in giro nonostante quelle situazioni di merda - Il punto è che appena collego la nuova trasmissione ho bisogno che Monty e Jasper si occupino del GPS e tenerlo disattivato nella speranza che non ci localizzino. - continuò a giustificarsi spiegandoci, nel modo più chiaro possibile, quello che per noi era una lingua sconosciuta - Va bene... Non ti preoccupare. Mi metterò d'accordo con Nick -
 
 
Osservai Raven dirigersi in camera, ero felice che si fosse ripresa in quel poco tempo, ma ero anche sicura che il dolore era forte nel suo petto come nel mio. Per quanto mi sforzassi di non pensarci durante il giorno, il viso di Finn mi appariva come un fantasma alla sera, come uno spettro deciso ad acchiapparmi durante il sonno e trascinarmi via con se nel più profondo degli incubi.
Alicia si rimise a sedere al mio fianco, spostandosi i capelli dietro alla schiena visibilmente irritata da quella situazione.
. - So cosa stai pensando Elyza... e la mia risposta è No. Non verrai con me - - E cosa ti fa pensare che me ne starò qua senza fare nulla? - - Andrò con mio fratello e Bellamy. In più abbiamo armi ora, andrà bene. - I suoi occhi, improvvisamente seri, mi costrinsero a tacere e non proseguire con quella conversazione dove sembravo non avere voce in capitolo. Lei si alzò all'improvviso, lasciandomi sola con l'immagine del suo viso duro ancora in mente.
 
ALICIA
 
 
Non l'avrei mai lasciata venire con me. Non le avrei permesso di rischiare, o forse ero io che non potevo permettermi di perderla. A lunghe falcate mi allontanai da lei, impegnandomi a non voltarmi per non dare adito a altre sue opposizioni. Il lungo corridoio mi portò davanti alla porta della stanza di Nick ma, una volta davanti a essa, esitai nel bussare, preferendo calmarmi prima di intavolare un discorso così importante, almeno per me. Alcuni rumori provenienti da dentro la stanza suscitarono la mia curiosità e non ci pensai due volte a porre il mio orecchio sul liscio legno per udire meglio. - Cazzo! - sentii brontolare dietro la porta e, presa dalla confusione, spalancai la porta dimenticando di informare della mia presenza.
. - Nick!? -
Lo vidi arrotolare qualcosa in mezzo alle coperte con fare molto agitato, ma sfortunatamente per lui, avrei riconosciuto quelle scatoline anche a metri di distanza.
Chiusi sonoramente la porta alle mie spalle, ero davvero incazzata, delusa e... Disperatamente nauseata. - Che cazzo stai facendo !? - gli chiesi sapendo in realtà quale fosse la sua risposta - Alicia... Tu non capisci! - - Io non capisco? Ne sei davvero sicuro Nick!? Non sei cambiato per un cazzo! E io che pensavo che tutta questa merda intorno a noi ti avesse dato la forza di pensare ad altro! E invece eccoti qui... Con le solite droghe e le solite siringhe buttate nel comodino. Sei un... un... - Mi buttai addosso a lui, in lacrime, iniziando a battergli dei pugni sul petto in balia della disperazione. Lui tentò di stringermi per farmi calmare, ma io mi dimenai tra le sue braccia, trovando ogni suo minimo contatto impuro e disgustoso. - Sei una merda... - dissi soffocandomi da sola nel mio stesso pianto. Quello era Nick, il solito egoista e testa di cazzo. Si... Sapevo che non erano parole da usare contro il proprio fratello, ma purtroppo la pensavo così. Solo dio sa quanto ho dovuto soffrire a causa sua, a causa di tutta quella merda che era solito prendere. Notti passate insonni a vegliarlo, pregando che non avesse nessuna crisi. Giorni passati a cercarlo nel quartieri bassi, sperando di trovarlo ancora vivo senza sensi in un angolo della strada. Non volevo e non potevo credere di essere imparentata con quella sottospecie di idiota. E io... ? Di chi potevo fidarmi? Ci sarebbe stato qualcuno per me nel caso avessi avuto bisogno? Come potevo pensare di rischiare la mia vita con accanto una persona non sana di mente?
 
Mi staccai velocemente dalla sua stretta in cui mi ero ritrovata senza più forze in corpo, lo schiaffeggiai e lui accusò il colpo senza opporre resistenza. Il suoi occhi non ebbero il coraggio di posarsi nei miei, e io ne fui quasi irritata, avrei preferito che ci leggesse tutta la delusione e la rabbia che mi aveva provocato.
. - Io non so se ti sei reso conto in che situazione ci troviamo. Stiamo cercando di sopravvivere giorno per giorno e tu... Senza nemmeno pensarci, continui a bucarti... Io non ho davvero parole Nick - gli dissi seria rimettendomi in posizione eretta senza staccargli gli occhi di dosso.
.- Sappi solo che lì fuori ci sono persone che amo, e che sono pronta a difendere con tutta me stessa. Ma ora come ora, non so se sprecherei le energie per salvare anche te. Mi fai schifo - finii portandomi verso l'uscita e richiudendo la porta alle mie spalle.
 
Mi appoggiai pesantemente con la schiena contro la superficie, scivolando man mano con i piedi fino a raggiungere il pavimento mettendomi a sedere. Sapevo che qualcuno mi stava osservando, ma in quel momento non avevo la minima voglia di alzare il mio volto per soddisfare la mia curiosità.
.- Non è un cattivo ragazzo, lo sai... - - Zio... Non continuare a giustificarlo - risposi riconoscendo subito la sua voce. Lui si portò a sedere di fianco a me, imitando la mia posizione accovacciata contro la parete - Ce la sta mettendo tutta. È difficile disintossicarsi e sai benissimo che si deve fare gradualmente - - Davvero? Davvero si sta impegnando? Perché io questa frase l'ho sentita talmente tante volte che ormai non ho nemmeno più voglia di crederci. -
 
.- Alicia... - la figura di Elyza fece capolino dal fondo del corridoio. Il suo sguardo mi scrutò a lungo, balzando, di tanto in tanto, anche su mio zio - Vi lascio sole... - Disse quest'ultimo dando una lieve carezza al braccio di Elyza prima di superarla. In quel momento pensai che mio zio aveva capito tutto, si... Era lei l'unica che aveva il potere di calmarmi, l'unica che avrei sopportato, l'unica che avrei voluto avere a mio fianco in quei momenti. La sua mano tesa mi invitò ad alzarmi e seguirla, ma ci misi qualche secondo prima di assecondare la sua richiesta e portarmi alla sua altezza - Andiamo... - disse tenendomi per mano e entrando nella nostra camera da letto.
 
Sentivo i miei occhi estremamente gonfi e non avevo di certo bisogno di uno specchio per intuire  quanto fossero rossi. - Mi dispiace... Non lo sapevo - la sentii dire invitandomi a sedere sul ciglio del letto. Mi portai la mano sul volto, stropicciando gli occhi a causa di quella stanchezza che, come un macigno, si era abbattuta prepotente nel mio corpo. Lei gattonò dietro di me, allargando le gambe per portare di fianco a me e poggiare il suo petto sulla mia schiena. Le sue mani iniziarono a regalarmi un massaggio rilassante, soffermandosi sulle spalle visibilmente incurvate dalla tensione. - Alicia... - disse in un sussurrò nel mio orecchio. Il suo fiato sul collo mi donò una sensazione di pura follia. " Ripeti il mio nome ancora" pregai nella mia mente e, lei... Come se potesse sentire i miei pensieri, lo fece  - Alicia... - pronunciò questa volta portando una mano sul mio viso e invitandomi a girarmi verso di lei. I suoi occhi blu mi invasero l'animo e improvvisamente mi sentii a casa, al sicuro, fuori pericolo. Esistevamo solo noi, solo i suoi occhi nei miei -  Io sono qui, ok? - mi disse in attesa di qualche mia conferma. Lasciando scendere una lacrima sul mio volto, mi avvicinai alle sue labbra, catturandole e bloccandole sulle mie. Assaggiai il suo sapore che mi parve un elisir d'amore, veleno per qualunque essere umano e, come una droga, il mio corpo ne fu completamente inebriato. Perché cercare sostanze stupefacenti quando si poteva avere tutto quello? Perché offuscare la propria mente quando si aveva la possibilità di godere a pieno di tutti quei piaceri?
Le nostre fronti si incontrarono ed entrambe facemmo fatica a riprendere il respiro regolare, momentaneamente affaticato da quel bacio. - Grazie... - le risposi rimanendo con gli occhi chiusi, inspirando il suo stesso respiro.
  
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