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Autore: cin75    20/06/2016    4 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie, di pezzi di vita, di tanti "diversi" Jared e Jensen. A volte saranno storie tristi, a volte comiche, a volte romantiche. Saranno quello che mi ispirerà il mio animo nel momento in cui le scrivo. Quindi sperate sempre che io sia felice!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jensen se ne stava vicino al bancone del bar , in attesa che il barman lo servisse.
Misha, ormai, lo aveva convinto ad accompagnarlo a tutte le sue manifestazioni benefiche. E lui aveva le sue buone ragioni per assecondare l’amichevole richiesta del suo fraterno amico.
“Cosa le porto, signore?!” fece il barman , avvicinandosi a lui.
“Cosa avete di buono?!” chiese fissando un po’ il barman e un po’ la vetrina degli alcolici alle sue spalle.
“Tutto ciò che vede!”, rispose con un tono gentile ma che onestamente sembrò anche leggermente allusivo. E quando sul volto del suo cliente, il barista, notò un leggero sorriso di approvazione, volle come sviare l’attenzione su altro. “E’ qui per la raccolta fondi della Collins Society ?”
“Anche per quello.”
“Anche ?!” chiese stupito il ragazzo che stava per servirgli un flute di spumante italiano.
“Mi hanno detto che il bar è gratis e che molto probabilmente anche il ….barista… lo è!” azzardò guardandolo con malizia , ma anche timorosa attesa.
Il barman per un attimo si guardò intorno, per accertarsi che il suo collega non gli fosse troppo vicino. Poi fissò quello splendido uomo dagli occhi verdi che lo stava fissando di rimando in attesa della sua risposta.
Gli sorrise e si sporse appena sul bancone. Discretamente , Jensen , seguì lo stesso movimento, sporgendosi verso di lui.
“Per il bar, non ci sono problemi. E’ gratis. Per il barista….”, e attese quel tempo giusto per far fremere di attesa anche il suo interlocutore.
“…dovrà fare decisamente  di meglio che una semplice allusione!” e dicendo così, gli poggiò davanti il calice ancora spumeggiante e si allontanò richiamato da un altro ordine.

Jensen rimase a fissarlo , rapito dalla bellezza e dal modo con cui si era approcciato a lui. Perso in quei pensieri, venne raggiunto da Misha.
“Allora amico!? Come va?” chiese il moro notando lo sguardo completamente disinteressato alla festa di Jensen. “Fatto nuove amicizie!?” azzardò puntando lo sguardo verso il punto in cui Jensen guardava e finendo a fissare il barman , da loro, poco distante. “Ancora??!” fece quasi esasperato, quando capì.
“Credo di essermi innamorato, Mish!” affermò senza ombra di dubbio.
“ Di Jared?!” fece stranito il giovane manager.
“Jared!!” ripetendo quasi con tono ipnotico quel nome. “Già!!” ammise e in quel momento il suddetto Jared si voltò verso di loro e sorridendo in modo decisamente sexy, gli fece anche un occhiolino a dir poco allusivo, passandosi lentamente una mano tra i capelli fluenti.
“Cazzo!” esclamò con discrezione Misha dopo aver sospirato pesantemente.
“Che c’è?!” fece Jensen, senza mai smettere di guardare il ragazzo intento nel suo lavoro.
“Devo andarmi a cambiare i pantaloni!”
“Cos…perché?!” domandò perplesso Jensen.
“Perché sono etero e sposato eppure quel tipo mi ha fatto appena venire nei pantaloni!” asserì senza mezzi termini.
“Ma sarai scemo!?!” esclamò tra il nervoso e il derisorio, Jensen.
“Ti piace? Conquistalo. Te lo porti a letto? Sposalo!” dichiarò Misha con tono solenne poggiando una mano sulla spalla dell’amico.
“Addirittura!!” fece sbalordito Jensen per quella cosiddetta perla di saggezza.
“Ehi!! sono un tipo all’antica io.“ affermò quasi offeso Misha, mente sistemava la cravatta perennemente ribelle.
“Già. Perché ti sei sposato tutte quelle che ti sei portato a letto?!” domandò ironico Jensen, mentre toglieva le mani dell’amico e lo aiutava a sistemarsi.
“No, ma ho sposato quella che mi ha conquistato!” e lo lasciò proprio per raggiungere sua moglie che faceva ancora gli onori agli ospiti della festa.
 

Quando il party ormai giunse al termine, Jensen si avviò all’uscita della grande sala addobbata per l’occasione. Era notte inoltrata e l’aria , anche se appena autunnale, era ancora piacevolmente tiepida.
“Aspetta qualcuno?!” fece una voce alle sue spalle.
“In effetti , sì.” rispose Jensen voltandosi e trovandosi di fronte lo sguardo sorridente del barman.  Jared.
Jared gli si fece appena più vicino. I suoi occhi percorrevano l’intera figura di Jensen, che non riusciva a capire se ci fosse solo sfrontatezza in quello sguardo o anche …altro. Il che, lui, l’avrebbe decisamente preferito.
“Appuntamento di fine serata?!” azzardò Jared.
“No, decisamente. Solo una cosa innocente tra amici, ma di certo nessuno si offenderà se cambio i miei programmi per qualcosa di più….interessante.” disse sorridendo al barman con cui non aveva fatto altro che scambiarsi occhiate languide e ammiccanti per tutta la sera da dopo quel piccolo scambio di battute.
“Perfetto!” fece il giovane barista, che senza esitare, azzerò lo spazio fra di loro, e catturò, in un bacio quasi famelico, le labbra dell’altro.

Una mano del barista andò a catturare la nuca di Jensen, così da avere una presa decisa su di lui. Mentre l’altra, il barista, la fece scivolare velocemente e languidamente , al di sotto della giaccia , in modo da poter accarezzare con decisione la schiena forte che , a causa di quel bacio così irruento, si era inarcata istintivamente contro di lui.
Le bocche si cercavano con desiderio, le labbra godevano della perfezione con cui si incastravano. Ma in quel bacio appassionato fu la lingua di Jensen ad oltrepassare il dolce valico delle labbra di Jared. I loro sapori di mischiarono. Birra, scotch e il loro semplice sapore.
Per entrambi fu come bere un cocktail perfetto.

Quando solo la maledetta necessità di respirare costrinse i due giovani ad interrompere il bacio, Jensen rimase a fissare il ragazzo di fronte a lui. Si perse nell’ambra dei suoi occhi, ritrovò la strada sul sorriso che Jared gli faceva e decise di perdersi di nuovo, quando un altro leggerissimo bacio di Jared dato a fior di labbra, gli carezzò piano la bocca ancora schiusa e in cerca di altro.
“Vieni, ti porto in un posto!” gli sussurrò Jared , piano, come se ci fosse qualcuno intorno a loro che potesse sentirli.
“Devo preoccuparmi?!” domandò perplesso Jensen.
“Non tanto. Solo che, per dove ti voglio portare , il tuo Armani, sarà un tantino fuori luogo!” sembrò amareggiarsi il barista.
“Se ne farà una ragione!” asserì Jensen, cercando di riprendere il controllo. “E poi almeno che non sia un rave party sotto un ponte, il mio Armani , fa’ sempre la sua figura.” asserì orgoglioso.
“In verità, io pensavo al mio appartamento!” lo spiazzò decisamente. “Non è una gran sala come questa, ma nemmeno un sottoponte da rave party.”
Jensen deglutì all’idea e poi, con aria complice, replicò. “Come dicevo: il mio Armani se ne farà una ragione.”

Il soggiorno di casa nemmeno li vide, tanto i loro movimenti erano pieni dell’urgenza di raggiungere la camera da letto. I vestiti furono lasciati via via lungo il tragitto e di tanto in tanto qualche risata nervosa dovuta alla difficoltà nel finire di spogliarsi, spezzava il ricorrersi dei loro ansimi.
Quando finalmente il letto li accolse, fu Jared ad avere la meglio in quella loro lotta sensuale.
Essere più alto di Jensen lo aveva decisamente messo in vantaggio, ma di questo certamente non se ne rammaricava.
Il biondo si lasciò baciare e accarezzare e plasmare dalle grandi mani di quell’amante così appassionato e ricambiava con la stessa passione, torturando con baci languidi il collo del più giovane. E poi le labbra più sottili che sparivano tra le sue più carnose. E poi quei leggeri morsi appena sotto l’orecchio , seguiti immediatamente da altri baci che facevano fremere di piacere , Jared sdraiato sopra di lui.
Tutto divenne più caldo ed esigente, quando le mani di Jared si spostarono tra le gambe dell’altro, che concedendogli il permesso, lasciava loro lo spazio per addentrarsi verso un piacere più profondo.
E se Jensen tremava ad ogni tocco di Jared, quei tocchi che si facevano sempre più intimi nel corpo del biondo, Jared, si costringeva a controllare il respiro per non farsi sopraffare da quello che gli procurava il vedere Jensen abbandonarsi a lui in quel modo.
Poi, non ci fu più spazio per l’attesa.
L’urgenza di arrivare alla fine di quel piacere che entrambi si stavano donando, divenne insopportabile e Jared scivolò piano dentro il corpo del compagno, ormai, pronto ad accoglierlo. I movimenti furono sincroni , perfetti. Lenti e veloci al momento giusto. Appassionati e dolci ogni volta che dovevano essere appassionati e dolci. E quando torturarsi oltre non era più possibile, i due amanti lasciarono che l’amplesso esplodesse avvolgente e forte, lasciandoli senza fiato. Lasciandoli tremanti e affannati , uno tra le braccia dell’altro.
 
Le gambe ancora allacciate dietro la schiena di Jared.
Le braccia ancora strette intorno ai fianchi di Jensen.
Fin quando il respiro non ritornò , più o meno, normale e un sorriso appagato e soddisfatto, piegò le labbra di entrambi, che poco dopo si ritrovarono distesi, uno accanto all’altro.
In silenzio. Solo a fissarsi.
 
 

Quando Jensen si svegliò in quel letto che era ancora così accogliente, accanto a lui vide  Jared. Ancora profondamente addormentato.
Dio! quanto era bello quel ragazzo.
Jensen sentì una morsa allo stomaco ripensando al modo veloce con cui quegli occhi dolci e ambrati, quel sorriso dolce e ammiccante, quello sguardo intelligente ma anche molto furbo, l’avevano velocemente conquistato.

Possibile che una cosa del genere potesse accadere in quella maniera? A lui?

Si alzò piano dal letto, per non disturbare il sonno dell’altro e sempre in silenzio, andò verso il bagno, recuperando dei pantaloni di tuta dimenticati su una sedia. Chiuse con attenzione la porta e per un attimo si fermò a guardare la persona che lo fissava con la sua stessa espressione dallo specchio.
“Sei davvero nei guai, Ackles!” fece a colui che lo guardava e che gli aveva appena detto la stessa cosa.
Aprì il rubinetto dell’acqua e si sciacquò il viso, sperando che quella confusione un po’ a causa dei pensieri e un po’ causa del sonno , andasse via. Prese l’asciugamano e se la passò sul viso.
 
In quel momento due braccia forti lo strinsero da dietro incrociandosi con dolcezza sul suo petto e attirandolo verso un corpo ancora più forte.
L’asciugamano cadde dalle mani di Jensen, colto di sorpresa.
Un bacio calmo e caldo appena nella curvatura tra spalla e collo lo fece tremare. Quell’odore dolce e mascolino che lo aveva inebriato tutta la notte e gli si era stampato nel cervello, lo invase di nuovo. Mentre delle mani grandi ed esperte avevano preso ad accarezzargli il torace , ora, leggermente ansante.
Deglutì per riprendere il controllo.

“Mi dispiace , non volevo svegliarti!” fece al ragazzo che gli stava alle spalle e che non accennava a lasciarlo andare o solo liberarlo dal suo abbraccio.
“Non mi hai svegliato. È che mi piace vederti camminare nudo per la stanza!” disse sorridendo malizioso.
“Abbiamo dei vizi a quanto pare!” scherzò Jensen.
“Tu… sei il mio vizio!” replicò Jared , baciandolo ancora , solo dall’altro lato del collo che Jensen gli offriva con molto piacere.
“Buono a sapersi!” ironizzò, cercando di farsi spazio tra quelle braccia e rigirandosi verso di lui. Si ritrovò così faccia a faccia con il suo amante.
 
“Buongiorno , piccolo!”
“Buongiorno , amore mio!”
 


“Allora, quando la smetterai di venire a tutte le feste organizzate da Misha e in cui io devo lavorare?!” chiese Jared sorridendogli amorevolmente.
“Non lo so. Il fatto è che il sabato sera senza di te è noioso e dato che Misha vuole una compagnia che ogni tanto non parli solo di soldi, affari e incassi vari, mi sacrifico per la causa.” esclamò con tono nobile. “E poi sono una meraviglia con quell’Armani, no?!”
“Un vero splendore. Anzi, fin troppo, direi. Ho beccato uno o due facoltosi, mogli comprese, a fissarti con uno sguardo che non mi piaceva affatto!” e invece nel tono di Jared non c’era niente di nobile, anzi era decisamente seccato.
“Non mi fare il geloso, Jared. Lo sai che vengo solo per te!” fece baciandogli le labbra incredibilmente invitanti.
“Cos’è? Una velata battuta con  doppio senso volgare?!” lo richiamò strusciandosi appena su di lui.
“Andiamo , non cadrei così in basso. E poi…”
“E poi?”
“Non pensi che stanotte sia stata già abbastanza movimentata, perfino per noi due!?” gli ricordò sorridendo, sbirciando appena verso la camera da letto alle loro spalle, dove un letto decisamente sotto sopra, mostrava ancora i segni della loro passione.
“Direi…fantasticamente movimentata.”, fece orgoglioso il giovane sistemando meglio contro il corpo di quel meraviglioso compagno con cui ormai condivideva la sua vita da più di tre anni. “Ascolta….Lunedì ho un giorno libero.  Che ne dici se dopo che hai restituito il vestito, ce ne andassimo da qualche parte, almeno nel pomeriggio, quando hai finito di lavorare?!” suggerì, Jared, sperando in un sì come risposta.
“Sarebbe magnifico!! Dall’ufficio mi avevano già avvisato che avevo qualche giorno da prendermi, quindi potrei approfittarne e poi non devi preoccuparti per il vestito.” acconsentì Jensen, mentre gli carezzava pigramente la schiena.
“Come e perché? Il negozio che lo affitta è chiuso di lunedì?” chiese tranquillamente mentre lasciava piccoli baci sul volto del compagno.
“No , è che io….insomma….l’ho acquistato!” ammise, anche se con titubanza, Jensen, tra un bacio e l’altro.
“Tu..hai …comprato quell’Armani?!” fece mentre l’abbraccio in cui ancora teneva stretto Jensen perse improvvisamente vigore. “E quanto lo hai pagato, scusa?!” domandò poi, decisamente serio, mentre si allontanava solo di un po’ da Jensen, ma il giusto per poterlo guardare meglio.
Jensen si sentì improvvisamente sotto esame.
Non navigavano nell’oro.
Jared si faceva in quattro per racimolare più serate possibili e da quando Misha lo aveva ben inserito nel giro delle cene di beneficenza, le cose cominciavano ad andare per il meglio. Le mance a volte erano anche più alte del salario. Ma era comunque solo un barman e Jensen era un responsabile di reparto di elettronica in un Wallmarket.
Arrivare a fine mese non era una tragedia, ma nemmeno potevano permettersi…un Armani.

Il maggiore bisbigliò qualcosa di incomprensibile  di cui Jared capì solo: “.. e 200 dollari!”
Jared lo guardò perplesso, confuso. “Scusa , non ho capito?....hai detto 200 dollari? Hai pagato quel vestito di alta moda solo 200 dollari?”
“ Già!!” fece Jensen sorridendogli.
“Ma è fantast…”
“Più mille!” frenò il suo entusiasmo Jensen.
L’espressione di compiaciuta sorpresa di Jared, divenne una più gelida e furiosa, in meno di un secondo.
“1200 dollari?” ripetè attonito. “Hai pagato quel vestito 1200 dollari?” acuendo il suo tono di voce che ormai era decisamente contrariato.
“Ma vedi…” provò a spiegare Jensen che ormai era completamente libero dalla presa di Jared.
“Cosa devo vedere Jensen!?!”, inveì seccato.
Si allontanò definitivamente dal compagno e uscì dal bagno.

L’attimo delle piccanti coccole mattutine era definitivamente diventato… “fuggente”!!

 “Porca miseria!! Ma che ti dice la testa?” lo ammonì decisamente infuriato mentre finiva di rivestirsi. “Fra due settimane ci scade l’affitto. La nostra macchina sta esalando i suoi ultimi respiri. E Dio non voglia, vada definitivamente in malora anche il tritarifiuti della cucina. E tu? Tu che fai?” , continuava in quel più che meritato rimprovero, mentre si aggirava infuriato nella loro camera da letto. “Hai la felice idea di spendere 1200 dollari per un  vestito?!”
“Jared per favore, stammi a sentire. Io…” provò a giustificarsi Jensen, uscendo anche lui dal bagno e raggiungendo il giovane in camera.
“No, senti. Ora, lascia perdere. Questo è troppo!!” sbottò esasperato. “Sono talmente incazzato con te, che non riuscirei ad essere lucido e potrei dire cose di cui potrei o anche no, pentirmi. Ma una cosa ti dico e di questo sono sicuro: Lunedì, cerca di fare di tutto per restituire quel coso!” fece indicando il vestito riposto sulla poltrona e uscendo furioso dalla loro camera da letto, dopo essersi sbattuto la porta alle spalle.
 
Jensen era il maggiore tra i due, ma decisamente in quel frangente si era dimostrato essere quello più irresponsabile. Jared aveva ragione. Una dannatissima ragione, ma anche lui aveva le sue ragioni per aver agito in quel modo.
Non aveva mai visto Jared così infuriato. Mai!
Avevano avuto le loro liti. Chi non ne aveva?! Anzi, a volte Jensen se le andava a cercare , perché il sesso rappacificatore con Jared, era qualcosa di meravigliosamente estasiante.
Ma ora, consapevolmente, Jensen, aveva capito di averla fatta davvero grossa. E capì anche che sarebbe stato inutile provare a giustificarsi con Jared. Sapeva che il giovane compagno aveva bisogno di tempo per calmarsi. Ma, in tutta franchezza, quel “Adesso è troppo!” gli risuonava ancora furioso nelle orecchie e lo spaventava a morte.
Non voleva perdere Jared. Non a causa di uno stupido vestito.

Decise di lasciare al compagno tutto il tempo di cui aveva bisogno e così, Jensen, si costrinse a restare in camera da letto. Cercò di occupare il tempo rimettendo in ordine la camera, il bagno, alcuni vestiti messi più o meno alla rinfusa nel loro armadio.
I Vestiti.
Il Vestito.
L’Armani.
Jensen si girò e lo vide ancora lì. Appoggiato malamente sulla piccola seduta ai piedi del letto. Tutto quel casino per uno stupido vestito. E se quando lo aveva preso sapeva bene perché lo faceva, ora lo avrebbe davvero fatto a brandelli con le proprie mani.
Quando era uscito dalla camera, per mangiare qualcosa o almeno provarci anche se aveva lo stomaco chiuso, si accorse che Jared non era in casa.
E a malincuore si rese conto che il compagno aveva lasciato il cellulare sul tavolo, segno palese che non voleva essere disturbato.
“Che cazzo hai combinato Jensen!” si ammonì da solo. “ Se qualcosa va male , sarà solo colpa tua!”
Aprì il frigo , vide della frutta. Ne immaginò solo il sapore e già aveva la nausea, così richiuse tutto e si sedette pesantemente sul divano. Sentì il silenzio della casa. E lo odiò.
Jared portava la vita in quella quattro mura. Jared era la vita.

Si guardò in giro, senza aver una meta concreta per il suo sguardo e quando arrivò a fissare il suo cellulare sul tavolino di fronte al divano, si sporse e compose un numero.
“Jensen, amico mio?!” squillò la voce amica dall’altro parte del telefono.
“Ho fatto un casino, Mish!”
“Ok! Sputa il rospo e dimmi tutto!” rispose apprensivo l’amico.









N.d.A.: Era da tanto che non aggiornavo le Slice. E così, eccomi qui!!Spero che questa mia ultima vi piaccia.
Il finale entro Mercoledì. GIURO!
Divertitevi (spero!!)


Baci, Cin!
   
 
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