Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: ShanHoward    20/06/2016    2 recensioni
Seguito di My Unintended...Era trascorso poco più di un anno dagli ultimi eventi narrati. Nuove esperienze, nuove risate, nuovi colpi di scena e chi più e ha più ne metta...Cosa succederà ai nostri personaggi? Per scoprirlo vi basti cliccare e leggere!!!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Chapter, spero vi piaccia...lasciate qualche commento altrimenti mi autocommisero =) 


I belong to you


 

Il rumore della vibrazione di un cellulare, seguito dalla breve suoneria, riscosse Dominic dal suo sonno. 
Aprì lentamente gli occhi per abituarsi alla luce che entrava nella stanza, guardandosi poi intorno in cerca del suo Iphone.
Allungò il braccio e lo recuperò sopra il tavolino che aveva vicino, e lesse.
Era un messaggio di Matt che lo informava che sarebbe passato a breve per sapere come stavo. Rispose al volo, poggiando di nuovo il telefono dove lo aveva trovato, per poi abbassare lo sguardo su di me che gli dormivo ancora addosso, indossando la sua felpa verde.
Sorrise lievemente lasciandomi un bacio fra i capelli.
Era indeciso se svegliarmi o concedermi ancora qualche altro minuto, finendo poi per optare per la seconda idea.
Restò lì ad osservarmi calma ed addormentata, nello stato di quiete più estremo del mondo; il respiro regolare ed il viso rilassato.
Di lì ad una decina di minuti, il campanello suonò. Dom afferrò al volo il telefono e digitò un nuovo sms.

 
“Matt, se sei tu alla porta, usa le tue chiavi per entrare. Non posso venire ad aprirti.”

 
Ancora qualche manciata di secondi, e la porta si spalancò lentamente, mostrando le facce sorridenti di Chris e Matt che cercavano di localizzare il loro migliore amico. Vendendoli in difficoltà, Dom alzò un braccio, facendo notare che si trovava sul divano.

 
“Oh, eccoti!” disse Matt “allora? Come sta?” disse avvicinandosi
“Giudica tu!” sorrise Dom
“Direi che sta meglio!” azzardò Chris sedendosi sul divano a destra
“Si, adesso si. Ieri quando siamo rientrati è crollata per il nervoso, ha pianto per un po', ma ora va tutto bene. Ci credereste mai che dorme da ieri sera alle 21:00?” chiese
“C’è riuscita, finalmente!” sorrise Matt sollevato
“Come avete capito il motivo?” domandò Chris, serio
“I medicinali non duravano a lungo, poi dopo alcune osservazioni, mi sono reso conto di una cosa” spiegò
“Ovvero?” chiesero in coro curiosi
“Riusciva a dormire solo se io ero lì con lei. Perché…” arrossì titubante
“Bastava saperti lì, per sentirsi al sicuro” completò la frase Chris

 
Dom sorrise dolcemente arrossendo e guardandomi con tenerezza.

 
“Bimba?” sussurrò scuotendomi piano “c’è qualcuno che vuole salutarti!” esclamò

 
Feci un profondo sospiro e mi stiracchiai leggermente, prima di aprire gli occhi e visualizzare le facce dei Muse che mi stavano sorridendo curiosi. Affondai di nuovo il viso nel petto di Dom, prima di mettermi a sedere.

 
“Buongiorno ragazzi, come state?” esordii
“Noi bene, e tu?” disse Chris “ti abbiamo portato una scatola di cioccolatini” rise
“Oh, grazie” dissi prendendola “concedetemi 10 minuti e sono da voi” promisi
“Io intanto vado a prendere Will e ti preparo la colazione, ok?” disse Dom
“Grazie” dissi dirigendomi verso il bagno

 
Quando tornai, Will era seduto sul pavimento fra i divani che mostrava un giochino nuovo a Matt; Dom era in cucina.


“Allora, ti va di dirmi come è andata ieri?” disse Chris
“È stata una lunga giornata…sono uscita di casa molto agitata, non avevo idea di cosa mi aspettasse. Quando sono entrata ed ho visto quelle persone oltre il vetro, inizialmente non avevo capito che avrei dovuto controllare se fra loro riconoscessi qualcuno” sorrisi imbarazzata
“Ma ci sei riuscita, no?” mi incoraggiò Matt che voleva ascoltare
“Si…si ci sono riuscita! Ma…” mi soffermai qualche secondo
“Ma cosa, bambolina?” mi esortò Chris
“È solo…che è stata più dura di quanto credessi. Ho dovuto sforzarmi a ricordare tutto dall’inizio alla fine; ma mi ha anche aiutata ad incastrare gli ultimi tasselli di ciò che avevo rimosso o cercato di rimuovere. Ho preso coraggio ed ho affrontato la cosa; è andato tutto bene, ma Dom è testimone di come ho reagito una volta tornati a casa” conclusi
“Tremava come una foglia, ha pianto per mezz’ora, ma è stata anche colpa dell’adrenalina” sorrise
“L’ importante è che hai risolto tutto, tesoro” sorrise Matt
“Posso farti una domanda, un po' personale?” domandò Chris avvicinandosi
“Certo” risposi
“Quando…insomma…quando quelle persone ti hanno fatto del male, hai pensato a cosa sarebbe successo se…” si bloccò non riuscendo a proseguire
“Se non ce l’avessi fatta, intendi?”

 
Annuì in silenzio, in imbarazzo…

 
“A dire la verità ci ho pensato quando mi hanno trascinata ai piedi di quelle scale. Ma ho continuato a farlo anche quando mi hanno addormentata in ospedale. Ho pensato ininterrottamente a come sarebbero andate le cose senza di me. Alla reazione che avreste avuto quando Dom ve l’avrebbe detto; a mia sorella; al figlio che credevo di portare ancora in grembo; a tutti voi. Anche lì in ospedale avevo sempre il pensiero costante che non ce l’avrei fatta, che la fortuna non è mai stata mia alleata nella vita”
“Immagino che non deve essere stato facile per te, pensare a tutto questo. Più di tutto, credo che Will sia stato il pensiero maggiore; insomma avrai pensato a cosa avrebbe passato tuo figlio, come sarebbe cresciuto senza di te, cosa avrebbe fatto…” aggiunse Chris
“Oh, no. Potrà sembrarti brutto da dire, ma vedi, è capitato in un paio di occasioni, che io e Dom discutessimo proprio di questo. Se mai accadesse qualcosa di brutto ad entrambi, William verrebbe affidato a voi due, senza pensarci nemmeno due volte. Non è per questo che mi preoccupo”
“Cosa ti spaventa, allora?” chiese Chris stringendomi la mano
“Se fosse accaduto qualcosa di brutto a me, sapevo già che tutti voi avreste superato la mia morte, in qualche modo e con i tempi giusti; sareste andati avanti con le vostre meravigliose vite avreste continuato a riempire gli stadi e le arene; a fare esplodere i cuori di milioni di persone; a dare un senso ed una ragione per cui lottare; avreste cresciuto Will nel migliore dei modi e con tutto l’amore di cui so che siete capaci. Ma poi ho iniziato a pensare ad una cosa…quando le giornate sarebbero terminate; quando stanchi sareste tornati a casa dopo una lunga giornata; quando avreste chiuso il resto del mondo fuori dalla porta di casa; quando nel buio delle vostre camere da letto, avreste abbracciato le vostre mogli…chi si sarebbe preso cura di quella meraviglia dagli occhi grigio-verde?” domandai al nulla

 
Un singhiozzo soffocato proveniente dalla cucina, mi fece sobbalzare.
Mi alzai con un sospiro, pronta ad affrontare le conseguenze di quella mia esposizione di pensieri, notando l’intervento tempestivo di Chris e Matt nel portare Will a giocare in giardino.
Dom, era poggiato con le mani sulla penisola con il volto bagnato.
Lo raggiunsi lentamente e lo abbracciai da dietro, stringendolo, poggiando la testa sulla schiena, dopo aver lasciatoci sopra un bacio.
Era ancora scosso da piccoli singhiozzi; così lo oltrepassai passandogli sotto un braccio e posizionandomi difronte a lui.
Lo guardai dritto negli occhi, prendendogli il viso fra le mani.

 
“Bimbo…” dissi lasciandogli un casto un bacio sulle labbra “perché stai piangendo?”
“Perché…” la voce che tremava

 
Mi scrutò per qualche secondo con quei suoi occhi grigi, prima di cedere, poggiando la fronte sulla mia scapola sinistra.
Un singhiozzo ancora, che ebbe come risultato quello di farmi poggiare la testa sulla sua, per poi baciargli la tempia mentre gli accarezzavo i capelli.
Lasciai che piano piano i suoi singhiozzi si placassero, dopodiché, allontanai il suo viso per poterlo guardare meglio negli occhi.

 
“Credo tu abbia bisogno di uscire un pochino, a prendere un po' d’aria. Vuoi che ti prendo il giacchetto?” chiesi
“Si, grazie” disse ricomponendosi

 
Tornai un minuto dopo, indossò la sua giacca, prendendo poi il cellulare e mettendolo in tasca. Restò ad osservarmi un paio di minuti, immobile, mentre cercavo di decifrare cosa gli passasse per la testa.

 
“Tornerò più tardi” disse all’improvviso

 
Fece per uscire di casa, quando all’ultimo momento tornò indietro e mi trovai stretta fra le sue braccia, mentre le sue labbra prendevano possesso delle mie, in un bacio lungo ed appassionato al punto tale da stringere con forza i lembi del colletto della sua giacca di pelle.
Quasi a non volermi staccare mai più.

 
“E questo per che cos’era?” sorrisi
“Per nulla di particolare” rispose, chiudendosi poi la porta alle spalle

 
 
Dieci minuti più tardi, mentre finivo la mia colazione, i ragazzi rientrarono tutti sorridenti.

 
“Ehy” mi apostrofò Matt “che ci fai qui da sola? Dom?”
“Gli ho consigliato di uscire a ripulire un po' la mente” risposi
“Oh, bene…”
“Spero soltanto che abbia compreso il senso delle mie parole”
“Ma certo, tesoro” rispose lui
“Devo uscire a far la spesa, restate per pranzo?” domandai
“Per me non ci sono problemi, faccio venire Spencer” disse componendo il numero
“Cavolo, bambolina, io non posso. Ho la partita di Alfie, fuori città” disse dispiaciuto
“Non fa nulla, Chris. Sarà per un’altra volta” feci spallucce
“Perché non vi unite a noi? Vediamo la partita e poi andiamo a cena fuori!” propose

 
Guardai Matt speranzosa, che si aprì ben presto in un sorriso di assenso.
Così ci preparammo, lasciai un paio di sms e un biglietto a Dom per dirgli dove eravamo diretti nel caso fosse tornato presto…


Quando tornai a casa, lui non era ancora rientrato, perciò gettai il biglietto nella spazzatura e provai a chiamarlo…
Segreteria telefonica, per tre volte di fila. Sconfitta, me ne andai a letto.
Il mattino dopo, mi svegliai sola e nessuno straccio di Dom in casa. Non feci altro che chiamare e lasciare messaggi.
Quando giunse la sera, ero a dir poco spaventata.

 
19:30 - “Dom…ma dove diavolo sei? Rispondi, per favore!”
20:40 - “Ti prego…”
22:00 - “Dom…sto impazzendo, rispondimi!!!”

 
Inutile dire che non ricevetti mai risposta a quei messaggi, e che tutto ciò non fece altro che farmi stare peggio.
William era agitato e non faceva che cercare suo padre senza sosta, e pertanto, non era mai contento dei giochi che gli proponevo.
La terza sera non riuscii a prendere sonno agitandomi e cambiando posizione in quantità infinitesimali.
Proseguii così per diverse ore, fino a che non composi il numero di cellulare ed attesi, paziente.
Linea libera…
Uno squillo…
Due…
Tre…

 
“Pronto?” una risposta appena udibile
“Ehy…sono io”
“Tesoro…è tutto ok?” la voce impastata dal sonno
“Oh, si…perché non dovrebbe?” domandai sarcastica qualche secondo dopo

 
Lo sentii sorridere all’altro capo del telefono.

 
“Perché sono le 3 del mattino, e tu sei al telefono con me” rispose dolce
“Hai ragione…” confessai
“Non è ancora tornato, vero?” rifletté sospirando
“No” ammisi tradendo un singhiozzo che colse al volo
“Vuoi che venga da te?”
“Chris…sei a casa tua, sei stanco ed hai il bisogno ed il diritto di dormire come tutti gli esseri umani. Volevo sentire la voce di qualcuno, che fosse diversa dallo squillare a vuoto del cellulare di Dom. Ce la farò da sola, come sempre”
“Come preferisci, bambolina, ma chiuditi bene in casa ed inserisci l’allarme. Ti prometto che domani starò con te, magari porto Buster, almeno Will si diverte. E…tesoro…non piangere, ti prego!”
“Ci proverò, Wolsten. Ci proverò…” risposi asciugando le lacrime

 
 
Conclusa la chiamata, scesi dal letto ed entrai in bagno per sciacquare il viso, e non appena ne uscii, il mio cuore perse una decina di battiti.
Col viso stanco, le mani nelle tasche della giacca, i capelli leggermente spettinati; un accenno di barba; se ne stava lì immobile sulla soglia della porta della nostra camera da letto.

 
“Dominic!” esclamai quasi avessi visto un fantasma
“Piccola!” rispose facendo un paio di passi

 
Il sorriso gli si spense sul volto, subito dopo avergli fatto cenno di non avvicinarsi.

 
“Dove diavolo sei stato?” domandai
“Un po' in giro. Poi sono andato nell’appartamento di Matt. Avevo bisogno di riflettere” disse
“E non hai avuto tempo di far caso alle mille telefonate e cinquecento messaggi che ti ho lasciato su quel fottutissimo cellulare???”
“Bimba…il telefono è morto; non avevo un carica-batterie. Matt non ha un telefono fisso in casa ed io…io…” cercò di giustificarsi
“Hai idea di quante cose orribili sono accadute a Londra in questi tre giorni? Eh?” urlai indicando la tv “ho perso il conto delle volte in cui ho tentato di mettermi in contatto con te! Non avevo idea se fra gli ostaggi della rapina in banca ci fossi anche tu; se fossi fra le vittime di quel terribile incidente d’auto accaduto in centro! Lo capisci? Non sapevo dove tu fossi, dove dovessi cercarti. Se fossi finito in ospedale; se saresti tornato sano e salvo a casa; se semplicemente non volessi parlarmi; se fossi morto e nessuno mi aveva avvertita…se…”

 
In una frazione di secondo era lì che mi stringeva fra le sue braccia, mentre io davo libero sfogo ad una tempesta di lacrime, tenendomi saldamente alla pelle della sua giacca. Mi diede un bacio delicato fra i capelli, scendendo poi, lentamente, verso il collo.

 
“Fai l’amore con me, ti prego!” sussurrò ad un centimetro dal mio orecchio
“Non posso, Dom” lo allontanai controvoglia, lentamente “sono ancora arrabbiata con te!” esclamai
“Capisco” rispose “andrò a dormire nella stanza di Chris” concluse abbattuto

 
Così lasciai che mi baciasse la fronte, prima che entrambi andassimo a dormire ognuno nella propria stanza.
Il mattino seguente, fui svegliata dalle urla di Chris e Matt che inveivano contro Dom.
Li sentivo gridare in continuazione: botta – risposta, botta – risposta.
Decisi così, di lasciare che tutti e tre si sfogassero e cercassero di chiarire e sistemare la questione dell’allontanamento improvviso di Dom.
Li sentii rimproverarlo su quanto fosse stato idiota a non pensare di chiamare nessuno, anche solo per dire che stava bene; sulla sua incoscienza; e su quanto tutti quanti ci fossimo preoccupati a dismisura.
Li raggiunsi un paio di ore dopo, tenendo Will in braccio fresco fresco di bagnetto; e li guardai uno per uno con attenzione, per tastare in qualche modo il terreno.

 
“Vedi Will, erano loro tre che facevano baccano” li indicai sorridendo
“Ranocchietta!” rise Dom, protendendo le braccia “ti abbiamo svegliato? Vieni con me!”
“Ciao, tesoro!” mi abbracciò Matt
“Ciao Bells!” risposi
“Allora…” esordì Chris “dato che di recente si è respirata aria di bufera e negatività un po' in casa di tutti noi e soprattutto in questa, il tuo adorato Chris ha prenotato 10 giorni di totale relax e divertimento in uno chalet in montagna tutti insieme, contenta?”
“Sembra molto divertente, Chris, ma credo che io e Dom non verremo con voi” risposi riflettendo
“Cosa? Perché?” rispose spaesato
“Perché io e Dominic abbiamo ancora delle questioni in sospeso”
“Ma…veramente…”
“Veramente cosa?” dissi alzando il tono della voce
“Dom ha detto che non c’erano problemi” si giustificò guardandolo
“Dai, ne parleremo più tardi” si intromise Dom con tono quasi scocciato
“Vedo che prendi sempre tutto con molta leggerezza!”
“No, è solo che…” proseguì
“Lascia perdere, non voglio nemmeno starti a sentire” lo zittii salendo le scale
“Adesso dove vai?” sospirò
“Dove vuoi che vada? A preparare le fottute valigie!” esclamai in conclusione

 
Finii così di salire le scale ed entrai in camera a raggruppare tutti gli indumenti necessari per il viaggio, mentre Chris, Matt e Dom cercavano di mettersi d’accordo per i turni di guida, dato che a detta di Chris, almeno 5 o 6 ore le avremmo perse guidando.
Due ore e mezza dopo, eravamo fuori casa in attesa che Chris tornasse a prenderci con il furgoncino dei Wolstenholme.
Io e Dom non c’eravamo rivolti la parola per niente, e lo osservavo mentre tentava di instaurare un briciolo di discorso, ma senza successo.
Ci evitammo al punto tale da non voler nemmeno sederci vicini in auto.
Partimmo alla volta della nostra meta, Chris guidava e Kelly e Spencer gli erano accanto; dietro, Dom, Matt e Tom, parlavano senza sosta di videogames e vecchi aneddoti di quando erano teenager. Alle loro spalle, Will dormiva nel seggiolino ed al suo fianco c’ero io, che crollai addormentata dopo un’ora circa.
Terminata, poi, la 4 ora di tragitto ed aver lasciato Tom da sua madre, ci fermammo a mangiare qualcosa in un fast-food, risalendo in auto appena un attimo prima che l’acqua iniziasse a scrosciare sull’auto e ci bagnasse tutti.
Io tornai al mio posto, in modo da poter tenere impegnato William in quell’ultima ora e mezza, prima di arrivare a destinazione.  Più ci avvicinavamo e più entravamo nel vivo della tempesta, fra tuoni, acqua incessante e fulmini che rischiaravano il cielo.
Il più vicino si scagliò ad un centinaio di metri da noi.

 
“Mamma!” disse Will seduto in braccio a me
“Si?”
“Boom!!!” indicò il vetro “è brutto e cattivo?” chiese impaurito
“Oh, no tesoro” replicai cercando di mantenere la calma “boom non fa paura!”

 
Mi guardò dritta negli occhi, mi diede un bacio sulle labbra e sorrise poggiando la testa sul mio petto.

 
“Boom è buono” disse convinto chiudendo gli occhi “boom è papà!”
“Si, amore mio…boom è papà” lo rassicurai asciugando una lacrima invisibile

 
Un minuto ancora ed il cellulare vibrò nei miei jeans.

 
“Tieni duro, bimba…siamo quasi arrivati”

 
Alzai velocemente gli occhi dallo schermo del cellulare per fissarli sullo specchietto retrovisore dal quale, Dom mi stava tenendo d’occhio.
Rimasi a fissarlo ancora qualche secondo, prima di manifestare un leggero sorriso. Quaranta minuti dopo, Dom stava posteggiando seguendo le indicazioni di Chris, che, giusto un paio di anni prima aveva portato i suoi figli in vacanza nello stesso posto.
Sotto la pioggia battente, e con Will avvolto nella coperta, corsi per raggiungere l’ingresso del nostro chalet. Una volta all’interno, rimasi estasiata dalla bellezza e l’accoglienza della casa: tre camere da letto, due delle quali al piano superiore; una cucina spaziosa collegata ad un salone altrettanto grande; un tavolo da biliardo; una vista incantevole e niente di più confortevole ed accogliente del calore e rumore proveniente dalla legna che ardeva nel camino.
Kelly mi indicò la stanza al piano terra, dicendomi che lei e Chris ritenevano più opportuno evitare che Will uscisse dalla stanza e capitombolasse giù dalle scale; così andai a sistemare le mie cose e a mettere mio figlio a dormire in pace.
Una volta terminato, mi gettai sotto la doccia, approfittando del calore sprigionato dall’acqua e dalla stanchezza che avevo in corpo.
Qualche minuto dopo, silenziosamente, Dom mi abbracciò da dietro, baciandomi una spalla per poi voltarmi e costringermi a guardarlo dritto negli occhi.

 
“Basta litigi, basta provocazioni. Non ce la faccio a non parlarti...” sibilò

 
Abbassò lo sguardo lentamente.

 
“Mi dispiace di averti dato così tanta preoccupazione in questi giorni. Volevo restare da solo per un po', ma ho gestito la cosa in maniera totalmente sbagliata. Mi rendo conto che sarebbe bastato un semplice messaggio. Ma cavolo, ero furioso con te!” disse iniziando ad urlare

 
Istintivamente, arretrai verso il muro, aderendovi spaventata.

 
“Con che coraggio riesci a dire che tutti noi supereremmo la tua morte, come se nulla fosse? Tutte quelle stronzate sul proseguire con la nostra musica, sul riempire le arene e gli stadi, sul dare agli altri un motivo in più per lottare… devi smetterla di vederti come se fossi qualcuno di poco conto!” mi sgridò “e sei solo una stupida, se credi di non essere poi così importante. Dio, ero così arrabbiato!!! Non hai idea di quanto mi sia costato, il trattenermi dal lanciarti anche l’oggetto più stupido ed insignificante contro. Volevo che la smettessi con quelle parole…più raccontavi, e più non facevo che immaginarti in un letto d’ospedale o distesa in una bara, immobile...” urlava, urlava ed urlava ancora

 
Si prese qualche secondo…il rumore dell’acqua della doccia in sottofondo. Poi, il suo viso da rosso, riassunse un colorito naturale.

 
“Poi, hai detto quella frase su di me. Hai detto che più di ogni altra cosa, la tua preoccupazione, ricadeva su di me. Come se tutto quello che io dico o faccio dipendesse da te…come se, nonostante ciò che hai subito, tu pensassi solo a me”
“Dom…” mormorai cercando di riavvicinarmi
“Per una frazione di secondo, la mia rabbia è salita leggermente, più per un fatto di orgoglio che per altro. Non riuscivo a credere che potesse essere davvero così; ma, avevi pienamente ragione… probabilmente mollerei tutto, non sarei più in grado di fare nulla, e mi mancheresti da morire ed io…io non voglio sentire la tua mancanza. Io ti amo, e mi spaventa a morte il non saperti più con me” confessò inerme “quelle parole…le pensavi sul serio?”
“Cosa?” sorrisi “che sei la mia meraviglia dagli occhi grigio verdi?”
 
 
Annuì, tirando su con il naso, cercando di trattenere una lacrima.
Abbassò lo sguardo lentamente…lui, più alto di me, ma così piccolo e fragile in quel momento.

 
“Dom, Dom! Calmati, adesso…prometti solo che non sparirai più. Vivere quei tre giorni, è stato orribile per tutti non solo per me. Non ce la farei, non di nuovo!” dissi col suo viso fra le mani
“Si…si, te lo prometto. Te lo prometto, sopra ogni cosa…” rispose baciandomi

 
Ci lasciammo trasportare dal flusso delle emozioni, finendo per fare l’amore e dimenticando tutto ciò che era accaduto.
Il mattino dopo, i ragazzi non vedevano l’ora di poter assaporare l’ebrezza di una buona e sana sciata, ma furono delusi da un violento temporale che fece in modo di far chiudere la pista; concedendoci solo qualche raggio di sole per un paio d’ore e lasciarci esplorare i boschetti circostanti.
Il secondo giorno, mentre giravamo nella piccola cittadina a fondovalle, il vento iniziò a soffiare talmente forte da farci rinchiudere in un piccolo locale al caldo. In breve tempo fummo talmente stanchi e spossati da cenare al volo, per poi filare dritti a casa e riposarci.
All’incirca verso le 4 del mattino, rigirandosi nel letto, Dominic aprì gli occhi e tentò di focalizzare al meglio la mia figura che senza sosta, si muoveva avanti e indietro per la stanza. Non facevo che aprire e chiudere i cassetti, frugare nella borsa, controllare in bagno e ricominciare da capo. Al terzo giro, Dom scese dal letto e mi raggiunse.

 
“Cosa stai cercando?” domandò bloccandomi
“Non ricordo dove ho messo le gocce per le orecchie” risposi
“Sei certa di averle prese?”
“Non lo so” tirai su col naso
“Ti aiuto a cercarla, ma tu devi respirare e rilassarti, ok?” tentò di rassicurarmi

 
Annuii con il capo e lo seguii passo passo mentre cercava in tutti i luoghi in cui io avevo già controllato. 
Alla fine, prendendomi per mano, andammo in salotto per controllare se per sbaglio, non le avessi messe nella borsa delle cose di William.
Arresosi, iniziò a salire le scale e bussò alla porta di Chris, che sbucò di corsa dalla stanza non appena Dom lo informò che non stavo bene.
La stessa sorte toccò anche a Matt e Spencer…

 
“Tesoro, stai bene?” mi chiese Matt semi sveglio

 
Ebbi un improvviso attacco di vertigini che mi fece cadere il bicchiere d’acqua dalla mano, frantumandosi ai miei piedi, ed io, colta dal giramento di testa, vi caddi esattamente con un ginocchio sopra…

 
“Dom…ti prego…sto male” urlai sull'orlo del panico

 
Ci mise circa tre secondi per scendere le scale e precipitarsi lì dov’ero, raggomitolata su me stessa.
In un baleno, era vicino a me e teneva la mia testa sulle proprie gambe. Ma solo dopo aver spostato i capelli di lato, si accorse di quanto stessi soffrendo. Un’enorme macchia rossa ed ustionante, partiva dal mio orecchio sinistro per poi scendere fino alla base del collo.
Quando poi, con l’aiuto di Matt, mi adagiarono sul divano, constatarono che avevo la febbre alta.
Ma cosa avrebbero potuto fare a quell’ora? Dove sarebbero andati? A chi avrebbero chiesto aiuto?
Fortunatamente, Chris e Kelly, conoscevano bene alcune persone della cittadina e pertanto, avevano una precisa idea di dove andare a chiedere aiuto.
Tornarono circa un’ora dopo con un dottore al seguito.
Dopo un’accurata visita, riferì a tutti i presenti che sarei dovuta restare a riposo per qualche giorno e che dovevo assumere medicinali per curare la febbre.

 
“Andiamo, Dom, ti accompagno a comprare le medicine” suggerì Chris
“Vai tranquillo, ci pensiamo noi a lei” assicurarono Matt e Spencer

 
Fece cenno di assenso nella loro direzione ed uscì di casa insieme a Chris.
Quel 39.5 di temperatura corporea non faceva che rimbalzargli in testa di continuo, rimproverandosi di non essere rimasto al mio fianco e mandare qualcuno al suo posto.
Una volta tornati, i suoi tormenti, terminarono.
Pranzò al volo e poi si sedette a terra con la schiena contro il divano a vegliare su di me tenendomi la mano, e lì rimase fino a che non diedi segni di miglioramento. Per tre giorni non mosse un muscolo se non per andare in bagno, misurarmi la temperatura, mettere le gocce nell’orecchio e tamponarmi la fronte con un panno bagnato. Era talmente stressato ed esausto, che Chris e Matt dovettero trascinarlo di peso fino al letto.
Il mattino dopo, fui svegliata da una luce accecante che mi costrinse ad aprire gli occhi lentamente.
Avevo completamente dimenticato il fatto che da tre giorni dormivo sul divano. Avendo il sonno leggero, ogni minimo barlume di luce mi rendeva il sonno difficile, figurarsi una così forte! All’inizio, credevo fossa la tv lasciata accesa per farmi compagnia, ma quando aprii gli occhi, rimasi di stucco.
Mi alzai in fretta, correndo ed urlando.

 
“Dom! Dom! Dom! Dom! Dom! Dom!” urlai
“O mio Dio! Che c’è? Stai bene?” urlò svegliandosi all’improvviso
“Alzati, alzati, alzati!!!” continuai saltando sul letto
“Ti senti male? La febbre è risalita? La casa sta bruciando? Che cosa c’è? Dimmelo!!!”
“No, Dom…nevica!!” esclamai indicando la finestra
“C-cosa?” domandò sgranando gli occhi
“Nevica!” risi, cadendogli a cavalcioni

 
Voltò la testa verso la finestra, focalizzando l’enorme quantità di neve che si era depositata a terra e di quella che ancora stava cadendo. Fissò gli occhi nei miei tentando di risultare severo, ma non ci riuscì. Cedette poco dopo, arrotolando una ciocca dei miei capelli fra le sue dita, aprendosi in un dolce sorriso caloroso. Grato che del fatto che stessi bene.

 
“Mi hai fatto spaventare, lo sai?” disse stringendomi a sé e baciandomi
“Ti chiedo scusa” lo abbracciai
“È tutto ok” sorrise “che ore sono?”
“7:30” dissi sottovoce “aspettiamo le 8 per svegliare Will?” domandai
“Vieni sotto le coperte con me, abbiamo ancora mezz’ora” rise
“Dom!” finsi di rimproverarlo
“Shh…zitta ed amami” rise di gusto coprendoci entrambi con il lenzuolo
 
 
 
Un’ora e mezza dopo, eravamo tutti diretti verso le piste da sci, pronti per goderci la tanto agognata neve. Kelly e Spencer portavano le borse con quello che sarebbe stato il nostro pranzo, dirette verso l’esterno dello chalet. Appena una frazione di secondo prima che aprissi la porta, fui superata da tre ragazzini esultanti ed urlanti, prigionieri nei corpi di tre uomini adulti. Chris non faceva che urlare al mondo intero quanto avesse atteso quel momento; Matt, con tuta improponibile e glitterata, rideva senza sosta lanciando qualche grido di gioia; Dom, superò tutti alla velocità della luce, con la sua tavola da snowboard fra le braccia.
Sorrisi, per lui, e per l’euforia che senza alcun dubbio, avrebbe accompagnato la nostra giornata, e così fu…
Mentre Dom e gli altri si divertivano a sfidarsi l’un l’altro lungo le piste, io scattavo milioni di foto a loro ed anche a Kelly e Spencer che insegnavano a Will come tirare una palla di neve.
Dopo pranzo organizzammo una vera e propria guerra con la neve: volavano cappelli, guanti, urla risate e tanta tanta neve…

 
“Smettila di usare mio nipote come scudo” urlò Matt al mio indirizzo, ridendo
“Ti prego Bells, giuro che non ti infilerò più la neve dietro il collo!!” pregai
“Troppo tardi!” minacciò

 
Presi a correre cercando rifugio verso Dom e Chris, ma si sa, non potevano voltare le spalle al proprio migliore amico. Così finsero di proteggermi, per poi riempirmi la tuta ed il cappuccio di neve, sotto i miei rimproveri.
Risi talmente forte, da piangere e non avere più fiato; e tutto ciò si protese per i due giorni seguenti fra scherzi, risate e vendette.


.... 
 
 
Ci stavamo preparando per partecipare alla fiera che si teneva in paese proprio quel fine settimana.
Non avevamo fatto altro che parlarne nei giorni precedenti, sperando che il maltempo non finisse per rovinare la festa, anche se erano abituati e preparati per ogni evenienza. Finii di truccarmi e guardando l’orologio, mi resi conto del fatto che forse avevo trascorso troppo tempo sotto la doccia, e che ero in lieve ritardo. Uscii dalla camera e trovai Chris in pigiama abbandonato sul divano a fare zapping; Spencer dormiva in camera sua; Kelly cucinava e Matt era in tuta che sfogliava distrattamente un libro, sorseggiando un thè.
Rimasi inebetita ed un po' irritata.

 
“Scusate se disturbo la vostra quiete, ma non avevamo dei progetti per stasera?”
“Bambolina, io sono stanco…non ce la faccio!” Chris
“Tua sorella dorme, tesoro, ed io non ho voglia di stare fra la gente” Matt
“E tu Kelly, ovviamente resti con Chris…perfetto” conclusi io
“Mi dispiace” mormorò lei
“Si, anche a me. Avrei quantomeno voluto saperlo prima” ammisi scocciata
“Dom…tu?” aggiunsi poco dopo
“Io sono con te” sorrise dolce
“Perché non vi prendete una serata per voi? Penserò io a Will” propose Matt

 
Guardai Dom in cerca di una qualunque approvazione, prima di cedere e permetterci di stare fra di noi, senza dover pensare alle esigenze di William per una sera. Così, uscimmo di casa e percorremmo il sentiero in discesa che portava in paese e goderci la serata. Ed infatti, fu tutto stupendo anche solo ad una prima occhiata. Era stracolmo di persone che passeggiavano avanti e indietro, fermandosi o curiosando fra le bancarelle.
C’era così tanta gente che riuscivamo a camminare a stento, in alcuni punti, addirittura una dietro l’altro.
 
 
 
“Ehy” mi apostrofò ad un certo punto
“Mh?” alzai lo sguardo io
“Ci sei rimasta male per gli altri?” chiese con un braccio sulle mie spalle
“Un po' si…infondo ne parlavamo da giorni” risposi
“Mi dispiace…dai, non pensarci…che c’è? Il tuo Dom non ti basta più?” finse un broncio
“Sei un idiota” sorrisi “è ovvio che ti voglio con me”
“Bianco o blu? Scegli un colore” disse all’improvviso
“Mhh…blu! Perché?”
“Aspetta qui” disse sparendo
“Dom, comunque stavamo ancora parlando” urlai al nulla

 
Tornò cinque minuti dopo con in mano una nuvola blu di zucchero filato accompagnato da un sorriso divertito ed al contempo dolce.
Ne prese un pezzo, lo mangiò, e mi spiegò che lo aveva comprato in previsione di una mia eventuale richiesta futura, sapendo quanto ne andassi matta; ed anche per risollevarmi il morale. Dom sapeva alla perfezione quanto tornassi bambina durante le fiere: le luci, le giostre, lo zucchero filato, l’odore di caramelle nell’aria.
Era tutto così magico!

 
Circa un’ora dopo, un’orda di ragazzi urlanti ci accerchiò supplicando Dom di autografare i loro cd o di poter avere una foto insieme. Così, dopo avergli fatto il piacere di scattarne alcune, compresi che la sua fama lo aveva preceduto e mi allontanai lasciando a tutti i propri spazi. Fece un cenno di assenso verso di me, mimando poi uno “scusa” con le labbra.
Poco dopo, mi localizzò e si avvicinò cauto.

 
“Dom…possiamo prendere un gattino?” chiesi quasi avessi tre anni
“No, piccola” rispose
“Un cagnolino?”
“Neanche” sorrise
“Una paperella?”
“Non possiamo, amore…lo sai” ripeté accarezzandomi i capelli
“Uffa…” mi arresi

 
Tenendoci per mano, proseguimmo il nostro giro, fino a che non udimmo urlare, di nuovo.

 
“Dominic! Dominic?”

 
Diressi gli occhi all’indirizzo da cui proveniva la voce, ovvero, dritto davanti a noi.

 
“Santo cielo, che sbadata! Prima ho preso l’autografo, ma ho dimenticato la foto!”
“Oh” rispose spiazzato “va bene, facciamo questa foto”
“Ma con questo telefono, non riesco a farla bene” aggiunse
“Sono più alto di te, potrei scattarla io. Se posso, ovvio” propose
“Ma io vorrei una foto degna di lode…falla scattare a lei” mi indicò

 
La accontentai scattando due foto, una mentre lo abbracciava ed un’altra ancora, mentre lo teneva sotto braccio.

 
“Possiamo farne ancora una? Non vorrei fossero venute male!”
“Non è mica un servizio fotografico!” commentai
“Non sono affari tuoi!”
“Oh lo sono eccome!” la fulminai con lo sguardo
“Ok va bene, basta! Dammi il telefono, la scatto io l’ultima e poi ci separiamo” s’intromise Dom

 
Una volta concessagli l’ultima foto, se ne andò lasciandogli un bacio sulla guancia.

 
“Deficiente” mormorò
“Questo è troppo!”

 
Mi voltai all’istante pronta ad affrontarla, venendo istantaneamente bloccata dalla mano di Dom che afferrò il mio braccio, trattenendomi.

 
“Lascia perdere…non dargli importanza”
“Non gli do importanza, semplicemente ho voglia di picchiarla!” esclamai
“Smettila. Non ne vale la pena; così ti abbassi solo al suo livello”
“Basterebbe anche solo un occhio nero!” mi impuntai
“Lo so…tu hai ragione. Dimenticala e basta, ok? Non facciamoci rovinare la serata”
“Va bene” annuii “ma togliti quel rossetto dalla guancia, altrimenti picchio anche te”

 
Rimase qualche passo indietro, strofinando il viso con un fazzoletto e sorridendo della mia gelosia.
Il cellulare di Dom prese a squillare, ma lui non rispose. Il resto della serata si protese con tranquillità e spiensieratezza, anche se l’episodio accaduto, non era propriamente sparito dalla mia mente.

 
“Guarda, aveva ragione Chris! Hanno saputo che eravamo qui e hanno deciso di proiettare uno dei nostri live per omaggiarci. Vuoi andare a vederlo?”
“Sai che non c’è bisogno di chiederlo” sorrisi
“Lo so!” disse baciandomi le labbra

 
Cercammo un posto che non fosse troppo scomodo, tentando di non cadere, dato che il cinema era quasi completamente buio, fatta eccezione per le piccole luci che segnalavano le file di sedili. Seguii Dom alla cieca, fin quando decise di fermarsi alla fila centrale del secondo blocco; fece accomodare prima me e poi si sedette al mio fianco.
Tolsi la giacca e sprofondai nel sedile in attesa trepidante…
Ancora una volta il telefono squillò, ma riagganciò, non appena lesse il nome di Matt.

 
“Vieni a sederti in braccio a me?” sussurrò

 
Mi alzai lentamente ed andai a sedermi mentre mi cingeva la vita in un abbraccio, approfittando delle luci spente e della pubblicità per baciarci.

 
“Ti sei calmata?” chiese poi
“Si, tranquillo. Anche se ci sono ancora tracce di rossetto sul tuo viso, stupido donnaiolo del cavolo”

 
Sorrise di gusto, buttando la testa indietro, per poi poggiarla sulla mia spalla.
Finalmente, la proiezione iniziò…

Era un montaggio di vari live nel corso degli anni; si partiva da Showbiz fino ad arrivare a Drones. Una specie di diario dei ricordi in cui li vedevo crescere brano dopo brano; da piccoli ed impacciati a dominatori di folle e palchi. Una vera e propria forza della natura.
Ero completamente rapita ed euforica, che per un momento dimenticai persino dove mi trovavo.
Tutto quello che vedevo e sentivo, era l’eco di quella che era la musica che predominava nella mia vita.

Due ore dopo, i titoli di coda occuparono lo schermo…
Come al solito, era finito tutto troppo in fretta, un battito di ciglia.
Ci alzammo tutti lentamente, dato il buio persistente che regnava in sala, talmente fitto da non vedere nemmeno me stessa.
Le uniche luci, i titoli di coda.
Bloccati nel mezzo della scala centrale, mi resi conto che ciò che passava sullo schermo, erano foto dei Muse alternate a stralci di citazioni e titoli delle loro canzoni.
Trattenni Dom per la giacca perché volevo continuare a vedere, mentre lui, qualche scalino sopra il mio, tentava di scrivere un messaggio a Matt.
Io non ci feci per niente caso, talmente rapita dalle immagini.
Le foto terminarono e rimasero solo le frasi…


 
"Knights of Cydonia…Plug in baby…Bliss…
 
Come ride with me, through the veins of History…Bliss…
 
You, could be my Unintended…Bliss
 
Showbiz…Starlight…Bliss"


 
Una luce abbagliante mi accecò gli occhi, fino a sfumare lentamente…


 
"Everything about you is so easy to love…
So…
Bliss…
Will you marry me?"

 
Solo quando le luci brillarono di più, vidi Dom in ginocchio al mio fianco.
Il sorriso più dolce e bello del mondo; quegli occhi grigi a tratti trasparenti, in quell’istante lucidi. Un anello in una mano, un mazzo di rose nell’altra. Matt, Spencer, Kelly, Will e Chris commossi, mi sorridevano dall’entrata della sala.
Tutti i presenti erano in piedi, in attesa. Guardai ognuno di loro con una fitta al cuore, il respiro che non bastava più, le lacrime che salivano mentre cercavo di temporeggiare.
Inevitabilmente, incontrai i suoi occhi, e la risposta riecheggiava da secoli indietro nel tempo, sin dalla prima volta che l’avevo visto.
Così, scossa dai tremiti, lo guardai dritta negli occhi e pronunciai quel “si” che non sembrava arrivare mai, e lo baciai con tutti i sentimenti e le emozioni che mi esplodevano in corpo.
Dopo avermi messo l’anello, sprofondai fra le sue braccia piangendo, mentre un fragoroso applauso prendeva vita tutto intorno. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: ShanHoward