Voglio che tu sappia che durante tutto questo tempo che abbiamo passato insieme non ti ho mai considerato un amico. Non proprio.
C’era qualcosa in te che mi aveva affascinata, fin dal primo momento in cui hai varcato la soglia della porta in terza superiore. Ti avevano bocciato, e a prima vista mi hai dato l’impressione di uno a cui non importasse molto. Ricordo quella volta: i tuoi capelli lunghi, il volto ossuto e magro, la schiena storta, e quell’aria annoiata. Non ci conoscevi nemmeno.
Stavi passando un momento difficile, nemmeno oso immaginare quanto tu abbia sofferto in quel periodo, né posso immaginare quanto tu soffra ancora, perché adesso che è tutto più chiaro riesco a vederti meglio, e sappi che questa nuova luce di te non mi fa paura. Sappi anche che niente, di te, mi metterebbe paura. L’unica paura che io posso avere è quella di essere così invaghita di te da riuscire a buttare giù parole che non ho mai detto a nessuno. Ma, anche questa un giorno sparirà, tu non saprai mai niente. Rimarrà una piccola confessione in un sito qualunque.
Due anni. Erano passati due anni prima che tu ti accorgessi di me. Ti avevo inquadrato e non mi piacevi per niente, l’aria da saccente che se ne frega di tutto era la mia, mica la tua. Ero io quella che se ne fregava del mondo intero, non tu. Poi cosa è successo? Alla fine della quarta superiore mi hai abbracciato. Io. Non mi lasciavo abbracciare mai da nessuno, perché da te si? Ho respirato per un millesimo di secondo il tuo profumo e mi vergogno a dire che stavo bene. Giuro, non ho pensato ad altro che al tuo abbraccio quella volta. Poi più niente.

Sei riapparso così dal niente una volta in quinta superiore, e ci siamo avvicinati grazie ad un’amica in comune, che tu stavi conoscendo. Non so cosa hai pensato di me in quel momento, ma so che ti sei affezionato perché vedevi qualcosa che le altre non avevano. Diciamo spesso che le persone fra di loro sono tutte uguali, ma in realtà alcuni di noi hanno quelle caratteristiche che ci rendono speciali agli occhi di qualcun altro, e questo tu l’avevi notato. Siamo diventati così buoni amici.
Poi le cose si complicano, io passo momenti strani della mia vita, chi c’è a farmi compagnia? Tu.

Il peggio, che ha fatto nascere in me l’illusione, quella fottuta illusione che spinge a credere in qualcosa di reale, è arrivato ad una festa di compleanno, quando, dopo avermi vista, hai detto sbalordito “Che bella che sei”.
Io non sono una che si illude, non più, anche perché ho passato così tante delusioni in questi anni che di illusioni proprio non me ne potevo permettere. Ma il nostro rapporto era cambiato. Mi lasciavo abbracciare da te, mi lasciavo coccolare, e tu, ogni volta, mi lasciavi senza parole.
Non avrei mai voluto confidarti ciò che provo, anche perché ero sicura non l’avresti capito. Come ogni storia dal triste finale, io non ti piaccio, però, nonostante tutto, hai consentito quel bacio innocuo che ti ho dato, e, spinto dalla pietà, mi hai anche ribaciato per l’ultima volta.
Ma tu ci credi a questo, adesso?
Perché non faccio altro che pensarci e tormentarmi.
Se non ti avessi detto niente sarebbe rimasto tutto uguale, o avrei sofferto il doppio di come sono adesso?
Ora il nostro rapporto se n’è andato, nonostante tu continui a fingere, ma io non voglio accettare il fatto di averti perso per sempre e di mettermi il cuore in pace.
Perciò per adesso rimango qua, ferma al computer, a scrivere di te. Forse a qualcuno interesserà ciò che ho da dire.