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Autore: Tem_93    21/06/2016    19 recensioni
Lexa Woods è la giovane CEO di una società di costruzioni, fredda come il ghiaccio e bella come la neve.
Clarke Griffin è un'artista mancata e una barista che ha appena perso il proprio lavoro. Ora come ora ha davvero bisogno di soldi ed è disposta a tutto per guadagnarli.
[AU Clexa]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo 13~


 

Lexa fu turbata nel sonno dal canticchiare a labbra chiuse di Clarke. Pian piano aprì gli occhi e li stropicciò un poco col pugno chiuso, ambientandosi gradualmente allo spiraglio di luce che irraggiava la camera. Di fronte a lei Clarke si stava sistemando i capelli scompigliati nel riposo, osservando il proprio riflesso nel grande specchio.

Il fatto che fosse sveglia prima di lei la stupì non poco.

-Buongiorno bella addormentata- squillò Clarke quando si accorse dei suoi movimenti.

-Buongiorno- mugugnò la mora, mettendosi a sedere e rimanendo ad osservare la ragazza – che ore sono? - chiese poi, cercando il suo telefono.

-Quasi le dieci- rispose la bionda, tornando sul letto con lei. Lexa spalancò la bocca incredula.

-La sveglia..- provò a dire, ma Clarke le sorrise dolcemente.

-E' suonata, ma tu non ti sei svegliata. Quindi l'ho spenta e ti ho lasciata riposare ancora un po'- spiegò la giovane scrollando le spalle. Lexa le mostrò un'espressione di scuse, spostandosi poi i capelli da un lato con una mano.

-Hey, eri molto stanca. Siamo in vacanza, non dovresti avere sveglie – disse solo Clarke, mettendosi a gambe incrociate di fronte a lei.

-In realtà avrei da..- cercò ancora di dire, ma nuovamente Clarke la bloccò.

-Ho pensato ad una cosa mentre dormivi. E' solo un consiglio da una persona che sicuramente non sa nulla del tuo lavoro, ma che ha capito un po' il Signor Murphy- sussurrò, mantenendo un timido sorriso. Lexa serrò le labbra, ma il suo viso era molto tranquillo.

-Dimmi pure- assentì, curiosa.

-Ho pensato ad una soluzione che penso sia abbastanza realizzabile – iniziò Clarke, tenendo gli occhi fissi su quelli dell'altra – Io convincerò il Signor Murphy ad accettare le tue condizioni su suo figlio. Mi sembra un uomo ragionevole e credo capirà che non lo vuoi escludere, ma solo trattarlo come faresti con chiunque altro- propose decisa.

-Il Signor Murphy ha già fatto capire più volte quanto gli stai simpatica, quindi penso proprio tu possa riuscirci – annuì Lexa, aspettando ora la parte in cui lei sarebbe dovuta scendere a compromessi.

-D'altra parte tu accetterai di non licenziare nessuno per un periodo di prova di qualche mese – svelò la giovane, alzando un dito per fermare una risposta affrettata dell'altra – Hai ragione, hai fatto tutto con precisione e senza prendere nulla con leggerezza, ma non tutto quello che è sulla carta è effettivamente realtà. Magari uno che è diventato dirigente solo perché conosceva bene Alex Murphy in questi anni ha acquisito molta esperienza proprio per fare gli interessi di un amico; forse geometri incompetenti hanno progetti molto visionari e non vengono capiti, ma affiancati da qualcuno che veda le cose in modo diverso potrebbero dare di più di altri; ed è possibile che i capi cantiere con problemi di autocontrollo siano però i migliori a far funzionare un team. Allo stesso modo un impiegato impeccabile potrebbe rubare all'azienda di nascosto, la segretaria fidata potrebbe sputare nel caffè!- scherzò la bionda, aprendo le braccia – queste cose non le puoi sapere da un curriculum - concluse Clarke, osservando ora Lexa in attesa di una qualche reazione.

La donna ora stava facendo quello che sapeva fare meglio. Valutava la sua proposta, ma Clarke questo non lo sapeva.

-Potresti metterli sotto la supervisione di una persona fidata tipo Indra, o Lincoln ..capisco che tu sia impegnata..- cercò di continuare, non capendo perché Lexa non le dicesse nulla.

-Va bene, può andare- decise Lexa, annuendo un poco col capo.

-Davvero?- domandò Clarke spalancando un po' più gli occhi, quasi incredula di quella risposta. A Lexa scappò un sorriso.

-Sì, è una buona idea!- confermò, continuando a guardarla col sorriso sulle labbra. Clarke le rispose con un'espressione altrettanto gioiosa. Il loro sguardo fu legato ancora per alcuni secondi, che probabilmente apparirono davvero lunghi.

Ad un certo punto Clarke abbassò gli occhi, arrossendo confusa, senza nemmeno sapere perché le punte delle sue orecchie ora erano così rosse e calde.

-Bene, mi...preparo- mormorò indicando il suo pigiama per poi dirigersi verso il bagno. Lexa annuì, accoccolandosi ancora sotto le coperte mentre la vedeva allontanarsi, cercando di nascondere quel sorriso che non si voleva togliere dalle labbra.


 


 

Quando entrambe furono pronte scesero assieme le scale, camminando a fianco ma senza toccarsi, come se fosse più imbarazzante del solito. Era troppo tardi per la colazione, ma troppo presto per il pranzo quindi decisero di fare una passeggiata sulle rive del lago.

Prima di uscire dalla struttura Clarke si bloccò guardando la mano di Lexa, non sapendo che fare. Le riusciva più difficile comportarsi come aveva sempre fatto da quando sapeva di averla ferita. La sua titubanza fece però sorridere leggermente Lexa, la quale, senza nemmeno incrociare il suo sguardo, intrecciò le loro dita e prese a raccontarle del giorno precedente, dirigendosi verso lo specchio d'acqua.

Clarke senza volere arrossì, lasciando che, per una volta, fosse Lexa a guidarla e ad intrattenerla, ascoltando il racconto senza interromperla, spiandone il profilo e stringendo quella mano fredda che avrebbe scaldato con la sua.

Fu una passeggiata piacevole, con la brezza fresca che scompigliava loro i capelli di tanto in tanto, con lo starnazzare delle anatre di sottofondo, e la voce regolare di Lexa che Clarke credeva di non aver mai ascoltato così a lungo.

Ad un tratto la mora si bloccò, ponendosi di fronte a lei. Le afferrò una ciocca, sistemandola dal lato corretto del capo.

-Non ti sei ancora lamentata per la fame – mormorò, mantenendo il piccolo sorriso che dal mattino non l'abbandonava. Clarke sbatté ripetutamente le palpebre.

-No-Non volevo interromperti, però se vuoi andare sono più che d'accordo- rispose, attorcigliandosi i capelli con una leggera agitazione. La realtà era che il pensiero non l'aveva nemmeno sfiorata, stava bene così, sentiva di non aver bisogno di altro.

Lexa la guardò intensamente ancora per poco, poi annuì e le due ripercorsero i propri passi per raggiungere il loro solito tavolo dove avrebbero consumato il pranzo.

Appena giunsero i signori Murphy li accolsero calorosamente, esprimendo il loro dispiacere per non averle viste il giorno precedente all'escursione nel bosco. Le due si scusarono dicendo che avevano preferito una giornata in tranquillità. Come al solito le parole del Signor Murphy non finivano mai e, finché la moglie non lo costrinse a prendere posto al tavolo, continuò ad intrattenere le ragazze, invitandole al corso di musica che si sarebbe svolto al pomeriggio.

Lexa e Clarke mangiarono in tranquillità, ma, appena ebbero finito, i due signori proposero loro un'altra passeggiata nel bosco in cui il giorno precedente non erano state. L'uomo fece loro da guida, narrando tutto ciò che aveva imparato, come se ormai quel posto gli fosse noto quanto le sue tasche.

Dopo poco tempo solo Clarke era rimasta ad ascoltarlo dato che Marie, con una scusa, aveva allontanato Lexa per mostrarle alcune piante particolari.

-Ho parlato con Lexa di quello che mi aveva detto – iniziò ad un tratto Clarke, lasciando di stucco l'uomo, a cui non fu dato il tempo di replicare – lei non è stato del tutto sincero con me- disse fermamente la ragazza, puntandogli l'indice contro, ma il suo viso non era duro.

L'uomo prese a rigirarsi i baffi tra le dita, sbuffando.

-Lo so, mi scusi.. E' che volevo incuriosirla per discuterne con la Signorina Woods, non l'ho fatto con cattive intenzioni – disse, evidentemente mortificato.

-In ogni caso, penso di aver trovato un buon compromesso per entrambi – rivelò la giovane, sorridendo soddisfatta.

-Mi dica!- si affrettò lui, ora molto interessato.

-No! Ne discuterà con Lexa come si deve- negò la bionda, guardandolo però amichevolmente. Rimase un attimo interdetto, dopodiché scoppiò in una risata genuina.

-Ha ragione, è giusto così. Sa è che Lexa con lei è totalmente diversa, che mi sembra molto più facile farle arrivare una notizia o una decisione attraverso le sue parole piuttosto che le mie...- osservò l'uomo, continuando a camminare al fianco di Clarke – si vede proprio quanto è innamorata di lei, non torva?- domandò, voltandosi ora in cerca di un assenso della ragazza.

Clarke sbarrò gli occhi e arrossì tutto d'un colpo, affrettandosi ad annuire.

-Sa, vedere voi mi ricorda un po' me e Marie da giovani. Lei era così riservata, non parlava mai con nessuno.. mentre io, bé non sono cambiato molto d'allora, a parte nell'aspetto!- esclamò portandosi le mani sulla pancia e ridacchiando – ma quando era con me non le mancavano mai le parole. Mi raccontava delle sue passioni, dei suoi sogni e della sua giornata, anche se era stata noiosa. Insomma finiva che io stavo zitto, ci crede?? E si vede che allo stesso modo la Signorina Woods riserva certe attenzioni solo a lei e a nessun altro. La conosco da qualche anno e prima di vederla in sua compagnia mai avevo visto un sorriso su quelle labbra!- esclamò Alex, tenendo gli occhi fissi sulle donne davanti a lui.

Clarke ne fu molto felice, perché in quel momento il suo volto esprimeva molto più emozioni di quanto avrebbe voluto. Cercò di non pensare a quello che le era appena stato detto, ma non era così semplice. Ora la sua mentre si snodava tra tutti i ricordi di Lexa in compagnia sua o di altri, e non rammentava un momento di quella settimana in cui non avrebbe dato ragione al Signor Murphy. D'altro canto non capiva perché tutto ciò la scombussolasse a tal punto: dopotutto Lexa stava solo fingendo.. giusto?

Vide che la ragazza di voltò, cercando i suoi occhi e alzò un sopracciglio come a chiederle se tutto fosse ok. Clarke si affrettò a sorriderle e annuire, distogliendo lo sguardo subito dopo.

Mezz'oretta dopo la loro breve escursione si era già conclusa e i quattro si accingevano ad entrare nella sala dove si sarebbe tenuta la lezione di musica.

Diversamente dagli altri giorni l'affluenza non era altissima, ma sarebbe stato più gestibile per l'insegnante. Quest'ultima aveva portato tre tipi di strumenti : chitarre, violini e flauti. Avrebbe fatto un corso di base sullo strumento favorito dalla maggioranza.

La chitarra prevalse totalmente, ma Clarke notò che Lexa non aveva espresso preferenze. La donna iniziò a spiegare le basi sulla chitarra : il principio di funzionamento, cosa significava e perché era necessario accordarla, un breve ripasso nulle note e come impugnarla correttamente.

Dopodiché iniziò a far vedere come pizzicare le corde e come produrre una scala. Fece una veloce rappresentazione, poi invitò i partecipanti ad iniziare a ripetere quello che avevano appena visto fare.

Clarke ai tempi del liceo aveva preso lezioni di canto, ma non aveva mai imparato a suonare la chitarra. In ogni caso non se la cavava affatto male, la sua scala aveva un suono sensato rispetto a quello di molti altri. Si voltò poi notando con quanta facilità e destrezza Lexa aveva già eseguito il compito almeno due volte.

-La sai già suonare, questo è barare!- sibilò, guardandola storto. Lexa sorrise, scuotendo il capo.

-No, non so suonarla- disse solo, continuando a tenere gli occhi sulle corde. Clarke strinse le labbra e s'impegnò di più per riuscire ad eguagliarla, senza però effettivamente riuscirci. Al suo fianco invece il Signor Murphy rideva divertito perché sbagliava una nota sì e una no, un po' a causa delle dita ingombranti, un po' perché vedeva quanto questo facesse sorridere la moglie.

Continuarono a provare la scala finché più o meno tutti non erano arrivati ad averla svolta correttamente almeno due volte. In seguito, dato che voleva essere una lezione piacevole, l'insegnante fece provare loro alcune brevi canzoncine, fatte di poche semplici note ripetute. Insomma, alla fine della lezione la piccola orchestra di principianti era riuscita a ripetere uno di quei motivetti senza errori troppo gravi.

In generale comunque fu molo divertente e le due ragazze lo seguirono in allegria dall'inizio alla fine, anche se la bionda era “delusa” perché Lexa alla fine riusciva sempre meglio di lei con la chitarra.

Al termine l'insegnante si complimentò per l'impegno e la partecipazione e li invitò ad un piccolo buffet nella sala a fianco.

Ormai tutti erano usciti dalla stanza, anche Clarke e i signori Murphy erano sulla porta quando la bionda si accorse che Lexa non era al suo fianco.

Si girò e la vide ancora seduta sulla sedia, ma ora impugnava, in un modo che sembrava davvero abituale, un violino color mogano. La mora le lanciò uno sguardo veloce, trovando due occhi azzurri sorpresi ad osservarla, dopodiché iniziò a pizzicare le corde.

Clarke tornò verso di lei, iniziando a riconoscere quel ritmo famoso, mentre anche il Signor Murphy canticchiava a bocca chiusa, osservando la ragazza incuriosito.

-When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me iniziò ad intonare l'uomo a bassa voce, invitando la moglie in un ballo lento, mentre Clarke, ora seduta di fronte a Lexa, era incacata dai suoi movimenti fluidi e dal suono limpido dello strumento.

Ad un tratto gli occhi verdi della giovane s'intrecciarono col chiaro cielo delle iridi di Clarke, e lì rimasero, come se fosse impossibile spostarli da altre parti.

Mille pensieri le frullarono in mente. Si chiese perché Lexa lo stesse facendo, se la canzone era stata scelta o era quella che si ricordava meglio, perché fosse così difficile interrompere il loro contatto visivo e perché ora sentiva che la sua temperatura corporea era salita di qualche grado.

Come avrebbe voluto sapere leggere quella ragazza e capire le vere motivazioni che la muovevano. Ma no, Lexa non era mai facile da decifrare. Non lo era stata il giorno prima, quando era convinta che l'avrebbe cacciata per averle mentito, e non lo sarebbe stata oggi.

Rimase ammaliata per tutta la durata della performance, e, anche una volta che terminò, si destò solo quando sentì i coniugi applaudire e congratularsi con Lexa, la quale era visibilmente imbarazzata. Clarke aspettò che i due uscissero e le lasciassero sole, per alzarsi. Osservò l'altra riporre con cura il violino e l'archetto, per poi raggiungerla. Aveva un'espressione stranita, come se volesse indicare che non era successo nulla di strano. Clarke rise, abbassando il capo.

-Sei buffa... ma molto brava- mormorò la bionda, alzando ora gli occhi. Lexa arrossì e provò a ribattere, ma le parole le morirono in gola. Il viso di Clarke era così luminoso e allo stesso tempo lievemente arrossato. Gli occhi della mora corsero dalle sue gote al piccolo neo che le piaceva così tanto, poi e alla sue labbra, spostandosi però velocemente di nuovo nei suoi occhi.

Clarke sentì un'irrefrenabile voglia di eliminare quella distanza che le separava. Dovette usare tutte le sue forze per cacciare quel pensiero e togliere dalla mente certe idee.

Niente baci sulle labbra Clarke, è la regola! Si ammonì mentalmente. Prese un lungo respiro e afferrò la mano di Lexa, tirandola leggermente.

-Buffet?- domandò, cercando di allentare la tensione quasi palpabile. Lexa sbatacchiò le ciglia, poi annuì, come sollevata.

Le due passarono il resto del pomeriggio sul largo cortile davanti all'hotel in compagnia dei coniugi Murphy, i quali per la prima volta si permisero di fare domande a Lexa, chiedendole quali fossero i suoi interessi. Diversamente da quello che avrebbe creduto, la ragazza si sbottonò un poco. Clarke per tutto il tempo strinse la mano della donna tra le sue, osservando le lunghe dita affusolate che frequentemente Lexa legava con le sue, come per farle sapere che no, non si era semplicemente scordata una mano lì, ma che era esattamente dove voleva.

Cena e serata passarono altrettanto veloci e ben presto le due si trovarono sdraiate a fianco, nel letto.

-Oggi ho detto al Signor Murphy che hai pensato ad un nuovo accordo – disse Clarke, con la testa appoggiata al cuscino e lo sguardo su Lexa, la quale era sdraiata su di un fianco, voltata verso di lei.

-Bene, che ha detto?- chiese. A Clarke vennero in mente le considerazioni che l'uomo aveva fatto riguardo il loro rapporto, ma cercò di non esplicitarle sul suo volto.

-Voleva sapere di più, ma gli ho detto che ne dovrà parlare con te, giustamente – rispose la ragazza, sorridendo appena. Lexa le sorrise a sua volta.

-Ottimo, domani o dopodomani ceneremo con loro allora, per accordarci!– decise la donna. Clarke annuì, poi l'altra spense la luce.

-Buonanotte Clarke- sussurrò, con un fil di voce.

-Notte Lexa- rispose prontamente quella, girandosi e dandole la schiena. Si morse il labbro inferiore. Ancora due giorni. Due soli giorni. E poi? Terminati quelli che ne sarebbe stato di quello che era il loro..rapporto?!


 

Anche Lexa si voltò di lato. Due giorni. Sarebbe riuscita a resistere ancora per quarantotto ore? E dopo, cosa avrebbe fatto? Sarebbe davvero riuscita a lasciarla andare?


 


 


 

Hey :)

Allora per questo capitolo devo sottolineare due cose

-Adoro il violino, proprio tantissimo. La canzone è ovviamente "Stand By Me" di Ben E.King, se non l'avete mai sentita o siete davvero giovani, o non vivete sulla terra v.v Purtroppo non ho trovato in rete una performance che mi convincesse fino in fondo con solista violino, quella che mi è piaciuta di più è questa, se vi va di sentirla!

-Sì, lo so che molti si aspettavano il bacio, MA metterlo in questo capitolo non mi sembrava in linea con quello che ho fatto finora. Mi spiego : diversamente da Lexa, Clarke ha capito solo ora di provare qualcosa per lei e, dato che ho sempre voluto prendere tutto con calma, non volevo affrettarmi ora. Spero non mi odierete troppo ç_ç


 

Come al solito grazie ad ogni lettore e doppie grazie ai recensori <3

A presto,

Tem_93

  
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