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Autore: Once upon a December    16/04/2009    1 recensioni
Aveva buttato il suo sangue, il suo retaggio, il suo potere.
E per cosa? Per l'amicizia?
Una smorfia apparve istantaneamente sul volto di Bellatrix, mentre la mano stringeva sempre di più la presa sui ricci.
Amicizia. Valore da Grifondoro.
Valore da chi ha bisogno degli altri, valore da deboli.
Valore da codardi.

Non è una Sirius/Bellatrix, ma una storia con loro due protagonisti.
Genere: Generale, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28 Ottobre 1981
Dipartimento degli Auror


“ ‘giorno Jefferson.”
“ Black…”
Lo salutò con un cenno del capo. Sirius, svogliato, si avvicinò alla macchinetta del caffè e premette qualche pulsante.
Ristretto. Amaro.
Sbadigliò sonoramente, mentre sistemava meglio la spilla da Auror appuntata sul petto e la macchinetta iniziava a stridere nel tentativo di produrre un caffè che fosse anche solo vagamente bevibile.
“Allora…uhm…novità su qualche fronte?” chiese, senza guardare il collega.
Jefferson sospirò.
“Sempre meno Auror sono disposti a missioni rischiose, lo sai bene… Moody è a dir poco nervoso.”
“Ah.” commentò Sirius, asciutto, mentre prelevava il caffè e lo portava alle labbra.
“E, senti…” proseguì, dopo appena un sorso “…roba importante questa settimana?”
Cercò con scarso successo di mantenere un tono noncurante.
Una smorfia. Che schifo di caffè.
Jefferson alzò scetticamente un sopracciglio.
“Non ci provare, Black.”
“Senti…” Sirius si avvicinò, dopo aver lasciato cadere nel cestino della spazzatura il bicchiere ancora mezzo pieno. “…è una questione importante, d’accordo?”
L’altro sbuffò.
“No Sirius, non siamo affatto d’accordo… per la miseria, ma le hai viste le pareti? Ognuna di quelle foto mostra uno stramaledetto figlio di puttana che sta facendo a pezzi la gente e che NOI dobbiamo gettare a marcire in qualche cella di Azkaban…lo capisci o no, Black?”
Ascoltò in silenzio, mentre gli occhi grigi esaminavano le fin troppo conosciute fotografie dei cari Mangiamorte.
“Lo so.”
“E allora non mi dire cazzate.”
“Robert…” posò le mani sulla scrivania, fissando il collega negli occhi “…ne ho bisogno.”
Jefferson aveva le sue giuste ragioni, certo. Ma quello che doveva fare lui non era meno importante. E pericoloso.
L’Auror alla scrivania si guardò intorno con un sospiro, titubante, poi riportò gli occhi su Sirius.
“Quanti giorni?”
“Non lo so…”
“Cazzo, Black…”
“Non molti. Vedrai. Parola mia.”
Qualche istante di teso silenzio.
“Va bene.” sospirò infine l’altro. “Ti copro io.”
Sirius si aprì in un affascinante sorriso…se al posto di Jefferson si fosse trovata una donna avrebbe avuto molte meno difficoltà ad ottenere quello che voleva.
“Grazie, Rob…” strizzò l’occhio.
“Sparisci.”
Non se lo fece ripetere due volte.



~



Il cielo era già prossimo all’imbrunire quando Sirius uscì di casa, senza alcun bagaglio che non fosse il suo mantello nero.
Sentiva alla bocca dello stomaco una sensazione che si situava, confusa, a metà tra l’eccitazione e un’ardente paura. Le informazioni che aveva raccolto al Dipartimento erano abbastanza precise per permettergli di dirigersi con buone speranze nel luogo in cui pensava dovesse trovarsi il Covo.
Il Covo dei Mangiamorte, si intende.
Sì, l’idea poteva sembrare folle. Forse lo era davvero.
Sirius l’aveva maturata non più di due giorni prima, in qualche istante di completo ozio.
All’interno dell’Ordine c’era una talpa. Una spia, un traditore, insomma.
E quello era chiaro ai più.
Il problema, però, rimaneva sempre lo stesso: chi?
Doveva essere qualcuno molto vicino ai Potter, data la celerità con cui i Mangiamorte apprendevano ogni loro spostamento. Gli indiziati, dunque, non erano molti.
Silente. L’idea l’aveva fatto ridere per una buona decina di minuti.
Lui, Sirius. No, a quanto ricordava non aveva ancora deciso di farsi stampare un teschio sul braccio.
Peter. Anche quest’idea faceva ridere non poco.
Remus. Beh, Remus…
All’inizio si era rifiutato di poterlo credere un traditore. Non poteva farlo, non l’avrebbe mai fatto.
Erano troppo amici, erano fratelli… Come poteva tradirli?
Eppure, pian piano, giorno dopo giorno, la convinzione che il traditore fosse lui si era fatta sempre più concreta nella mente di Sirius. E, si rendeva conto, che se lui era davvero il traditore…Lily e James erano più che mai in pericolo. Troppo vicino a loro. Troppo pericoloso.
A confermare la sua ipotesi, Remus lo fissava con diffidenza, da qualche giorno.
Aveva forse compreso i suoi sospetti?
Traditore o meno, il dubbio non poteva continuare ad attanagliare lui e a minacciare i Potter.
Quindi, la sua mente brillante quanto ingenua aveva elaborato un piano “infallibile”.
Aveva una vaga idea di dove si trovasse il covo.
Sarebbe bastato recarsi lì e fingersi pentito, chiedendo di potersi unire ai Mangiamorte. Da lì avrebbe potuto spiare qualsiasi loro mossa e scoprire, finalmente, chi era il voltafaccia.
Sapeva che non era semplice, sapeva benissimo che Voldemort non era affatto uno stupido e che poteva scoprirlo con facilità, se commetteva il minimo sbaglio.
Ma, si sa, il coraggio dei Grifondoro spesso supera anche il buonsenso…



~



28 Ottobre 1981
Covo dei Mangiamorte

“S-s-s-sì, p-p-p-padrone! Le d-d-dico che i P-potter stanno per c-cambiare c-casa!” farfugliò l'omino rivolgendosi all'Oscuro Signore.
Se si dovesse prendere costui come esempio di qualche comportamento umano questo sarebbe senza alcun dubbio la codardia. Strano pensare al fatto che in quanto Grifondoro sarebbe dovuto essere l'esemplificazione del coraggio.
"La tua informazione è preziosa, Codaliscia" gli rispose l'Oscuro. Il senso del soprannome Codaliscia sfugge ancor oggi a gran parte dell'umanità.
"Mi perdoni, mio Signore" si intromise Lucius "Ma come possiamo essere certi che non menta? Potrebbe essere un modo per trarci in un'imboscata".
Intelligente Malfoy, allora non aveva perso quel minimo di cervello che aveva con la nascita del pargoletto.
"Dubiti del mio giudizio, Lucius?" il Signore Oscuro era calmo, eppure le sue parole ebbero il potere di incutere terrore a ciascuno dei Mangiamorte lì presenti. Pura essenza di malvagità, ecco chi era. Probabilmente lo pensò anche l'omino dato che cominciò a battere sonoramente i denti per la paura.
“No, mio Signore, certo che no!” rispose Lucius. Avrebbe voluto sembrare tranquillo, ma la sua voce si incrinò alla fine della frase, tradendo l'angoscia che sicuramente gli stava scorrendo lungo la spina dorsale.
“Ottima risposta. Dunque, Codaliscia, stavi per dirci dove si trasferiranno la Mezzosangue e il Traditore” il tono non era persuasivo, non era convincente, era imperativo.
“Io a-ancora n-n-non lo so, m-mio s-signore”. Sentendo le parole dell'omuncolo la più grande delle sorelle Black sbuffò, com'era possibile che uno che faceva una soffiata non sapesse dare la notizia più importante?
“Qualche problema, Bellatrix?” la donna sobbalzò nel sentire il suo nome, non avrebbe mai dovuto tradire i propri pensieri.
“Assolutamente no, mio Signore” rispose, cercando di mettere quanta più adulazione poteva nelle sue parole. Forse riuscì a convincerlo, perché il mago si girò nuovamente verso l'omuncolo.
“Facci avere tue notizie, Codaliscia, al più presto. Ora vai” di nuovo il tono usato non ammise repliche.
“C-c-certo! B-beh, a-a-arrivederci!” balbettò la spia, cercò persino di fare il simpatico agitando quella sua mano da topo.
Bellatrix lo salutò con una smorfia di disprezzo.



~



Eccola, finalmente.
Sirius si fermò, dopo quasi due ore di cammino. Ricordava vagamente dove fosse situata, ma per ritrovarla gli era occorso più tempo di quanto lui stesso aveva immaginato. La dimora estiva dei Black si stagliava a poche centinaia di metri, imponente e lugubre.
Quanto tempo aveva trascorso fra quelle mura, quante vacanze, quante corse con suo fratello Regulus… E ora era il covo dei Mangiamorte.
Non riuscì a trattenere una smorfia di puro disgusto.
Beh, d'accordo, quella casa non era mai stata propriamente piena di bontà, ma almeno un tempo non era piena di stupida gente incappucciata con la mania per i tatuaggi sull'avambraccio sinistro.
O almeno... forse tutta quella gente passava già a fare visita ai suoi "cari" genitori, ma lui non vi prestava la minima attenzione. Il giovane Auror tirò un sospiro profondo, l'avventura stava per avere inizio. Si avviò lentamente verso la grande casa, percependo distintamente l'aura di magia oscura che le faceva da scudo.
Avanzava a fatica, aprendosi un varco tra la sterpaglia incurata con la bacchetta. Oh, il Diffindo.
Santo incantesimo.
Qualcosa sibilò alla sua destra, ma Sirius non si fermò. Solo un mormorio disgustato, tra un passo e un altro "schifose serpi..." Si fermò, finalmente, davanti alla porta d’ebano, imponente come il resto della casa. Il legno dell’uscio era decorato, se così si poteva dire, con lo stemma dell'antica famiglia, della sua antica famiglia.
Non fu necessario bussare, l'entrata si aprì davanti alla sua persona senza alcun rumore.
Si umettò le labbra con la punta della lingua, cercando di restare quanto più tranquillo possibile.
Rilassò qualche istante i muscoli del collo, poi fece un passo avanti, facendo il suo ingresso nella magione dei Black.
Non ci volle molto, come previsto.
Due sonori schiocchi.
Un istante dopo due figure incappucciate gli puntavano la bacchetta alla gola, mentre la sua gli sfuggiva dalla mano destra.

















Primo capitolo della nostra prima FF a quattro mani =)
Che dire, in origine doveva essere una one-shot, ma ci siamo fatte prendere la mano!
La parte scritta in rosso è opera di Miriam, così come l'immagine col titolo, mentre quella scritta in verde è di Silvia.
Vi invitiamo a lasciare qualche recensione per dirci cosa ve ne pare ^^
Grazie!
  
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