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Autore: Ale_R    21/06/2016    0 recensioni
[Evan Peters]
Quel giorno a Torino mi sarei aspettato una delle solite giornate noiose di università, ma certo non mi sarei aspettato di incontrare il mio idolo in giro per la città... eppure a volte succedono strane cose, impossibili da spiegare.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

7 Giugno.

Parte 3.

 

Dall'albergo a cinque stelle alla stazione ci voleva poco; bastavano appena cinque minuti per accedere da una hall tranquilla e di classe ad un ingresso affollato e pieno di gente strepitante.

Giunto alla stazione notai subito che avevo perso il treno delle 6:15 per Bardonecchia, ma poco male, avrei preso quello successivo, che era già pronto al binario.

Ancora non riuscivo a credere alla fortuna che avevo avuto, ma allo stesso tempo mi reputavo un idiota perchè avevo permesso ad Evan di andarsene senza nemmeno una foto o un autografo... forse non mi sarei dovuto fidare. Eppure era una parte di me: mi fidavo sempre delle persone, era più forte di me.

E inoltre l'aveva promesso, quindi sicuramente si sarebbe fatto vivo!

Posai lo zaino a quadri verde della Jansport su un sedile e mi sedetti su quello accanto tirando fuori dalla tasca dei pantaloncini il mio cellulare, un Samsung S5, e delle cuffie azzurre che subito attaccai, per poi staccarle frettolosamente.

Il vagone era vuoto ed io avevo un gran bisogno di parlare con qualcuno: entrai su WhatsApp e cliccai sulla chat del mio migliore amico: rimasi qualche istante a fissare l'ultimo accesso... 14:27.

Sapevo che doveva essere in giro con la fidanzata, ma decisi comunque di cliccare sul tasto del microfono per registrare un audio:

Hola... guarda, è un sacco difficile da spiegare, ma.... HO INCONTRATO EVAN PETERS!! AHAHA ok, ok so che non ci crederai, ma ci siamo incontrati per caso in giro e siamo stati circa venti minuti... si venti minuti penso” e rimasi un attimo muto a riflettere concordando poi con un cenno del capo convinto che dovevano essere stai venti, fantastici, minuti, “abbiamo parlato e riso e scherzato e ora lui ha il mio numero e spero solo che mi contatti!!!

Va beh, fammi sapere cosa ne pensi!”.

Mandato l'audio scrissi subito un messaggio sotto.

Ascoltalo quando puoi :)”

Poi entrai in un'altra chat denominata Marvel nel quale scrissi che che dovevano ascoltare il vocale che stavo mandando, quindi inoltrai il messaggio creato poco prima.

La Marvel beh, penso che tutti sappiano cosa sia, ma in questo caso si trattava di un gruppo su WhatsApp nel quale si trovavano due ragazze, fra cui la mia migliore amica, e un altro ragazzo.

Era stato creato nell'Estate nel 2013 quando Ilaria aveva invitato me, Luis e Fabi (la mia migliore amica per l'appunto) a prendere un gelato, così da poterci vedere tutti e quattro prima dell'inizio della scuola.

Avevamo passato una bella serata e infine quel gruppo sull'app era rimasto e spesso accadeva che ci vedessimo ancora dal vivo e che parlassimo di vari argomenti in esso.

 

LUIS: “Ma chi è Evan Peters?”

FABI: “E' la nuova fissazione di Alessandro. Adesso si è inventato che l'ha incontrato. Tu fumi caro mio!!”

L: “Ahahaha Ale si fa le canne!!!!”

Io: “Raaaaagaaaaa vi assicuro che ci siamo incontrati; fidatevi cavolo!”

ILARIA: “Dai racconta un po... cosa avreste fatto a Narnia?”

 

Sbuffai insoddisfatto, poi raccontai in breve l'incontro e tutto il resto facendo sembrare Evan un eroe della Grecia antica che nulla aveva da invidiare ad un Eracle o ad Enea.

Cavolo... devo studiare latino!!”

 

I: “Quindi in questa tua bellissima storia mi stai dicendo che non hai nemmeno una foto/autografo o cose del genere? Beh si allora ci credo...”

Io: “Aspetto mi contatti lui!!!”

I: “Ah si già. Sicuramente...”

 

Continuammo così per un po', ma sapevo bene che non sarebbe cambiato nulla: non erano convincibili; la mia migliore amica addirittura mi scrisse in chat privata dicendomi di non fare l'idiota, ma ero troppo arrabbiato per risponderle in quel momento.

Ilaria però aveva ragione: me n'ero andato così senza nemmeno una foto... mi ero forse fidato troppo?

Decisi di non pensarci e mi concentrai sul resto del viaggio in treno: i palazzi e le luci della città si stavano allontanando, sostituite da campi in mietitura e paesini sempre più piccoli e caratteristici.

Quando scesi alla mia fermata fui subito attaccato da un vento impetuoso, ma noi della Val Susa ne eravamo oramai abituati.

Un cane in lontananza abbaiava contro il cielo che si stava facendo sempre più cupo e guardando verso Torino notai alcuni lampi dietro alla Sacra di San Michele, un complesso architettonico simbolo del Piemonte.

Mentre salivo sulla mia piccola macchinina guardai distrattamente il telefono sperando di trovare qualcosa di suo, ma la schermata mi indicava solo l'ora, mentre dietro, sullo lo sfondo, un Guilmon mi guardava confuso.

Il resta della serata fu silenziosa e stranamente noiosa: avevo bisogno di una svolta, ma niente.

Pensai di parlarne con la mia ragazza, ma sapevo benissimo che in quel momento era impegnata con altre cose e non poteva starmi dietro, inoltre mi sentivo troppo nervoso e avevo paura di prendermela con lei e aggredirla solo per sfogare tutto lo stress che sentivo in corpo.

Com'era possibile che una giornata iniziata normalmente divenisse poi fantastica e infine stressante e ricca di ansia, paura e insoddisfazione?

Mi sdraiai nel letto e accesi la televisione mentre la speranza si stava affievolendo: erano oramai passate più di quattro ore e se avesse voluto scrivermi l'avrebbe fatto.

Magari si è addormentato a causa del jet lag” pensai scusandolo, ma mi sembrava una scusa così debole.

Su Fine Living davano “Spie al ristorante”, eppure non riuscivo a godermi il programma.

Il telefono si illuminò e un balzo mi toccò il cuore ridandomi speranza, ma era solamente Angelo.

A: “Evan Peters eh?”

Chiese con un tono di voce che sapevo essere ironico.

 

Io: “Lascia stare; tanto non posso provarlo e so bene che nemmeno tu mi credi!!”

A: “Io vorrei crederti, ma capisci anche tu che è impossibile no? Mettimi nei miei panni dai...”

Io: “Lo so bene che non è facile e mi sto odiando perchè nemmeno un autografo gli ho chiesto, eppure in quel momento mi sembrava la cosa più giusta: fidarmi di lui. Forse ho sbagliato. Eppure in lui ho visto qualcosa e ci ho sperato...”

A: “Sperato cosa esattamente?”

Io: “Di diventare amici... ok adesso mi sento un idiota...”

A: “Amici eh? Beh è un pensiero cercare amici... ma sembra tanto che adesso tu te ne sia inventato uno!!”

Io: “Va beh dai... tanto è inutile pensarci... ”

A: “Dai!! Non te la prendere”.

 

Non risposi a quel messaggio, non ne avevo voglia, decisi invece di andare in bagno a lavarmi i denti per poi andare a letto... uscito dalla stanza il cellulare sul letto iniziò a vibrare, ma io non potevo sentirlo.

 

Io sono sicuro che lui fosse Evan e serberò di questo pomeriggio un bel ricordo, ma avrei voluto che la nostra storia durasse di più! Va beh... fine dei giochi.” pensavo distrattamente mentre mi spazzolavo i denti.

Feci un sorriso al mio riflesso che mi rispose con uno sguardo molto semplice, ma dal quale potevo leggere le parole “SEI UN IDIOTA!”

Rientrai in camera mia e notai che la spia del mio cellulare lampeggiava: una chiamata persa.

Il numero iniziava con 011- quindi si trattava di Torino o periferia, ma chi mi aveva chiamato? Il cervello gridava un nome, ma non volevo ascoltarlo e farmi altre illusioni. Poi nuovamente vibrò: una email.

 

Ciao Alessandro...

senti: ti ringrazio per il bel pomeriggio trascorso insieme, è sempre fantastico incontrare un fan anche perchè senza di voi a sostenermi e a volermi bene io beh... non sarei nulla.

Comunque ho pensato alle tue parole prima di lasciarci – e anzi ti ringrazio ancora per avermi ricondotto all'hotel – e una mail te la dovevo, anche solo per salutarti, te lo avevo promesso.

Quindi tornato in camera ho subito disfatto la valigia e poi ci ho pensato lungamente... e mi sono addormentato – stupido jet lag!” sorrisi pensando che era come pensavo, “e volevo dirti che a me sta benissimo vederci ancora in giro per Torino e avere una guida che è anche fan, almeno avrò un trattamento migliore e mi mostrerai il meglio. Ho provato a chiamarti, ma non hai risposto, magari dormi anche tu, non lo so. In qualunque caso guarda, io domani sbrigo alcune faccende, e mi compro anche una sim, poi ti scrivo e ci mettiamo d'accordo su quando vederci e simili questioni.

Grazie ancora per oggi... bye

E.P”

 

Lo sapevo. Ne ero certo!

Inoltrai l'email a tutti, era la mia vendetta – anche se ancora non bastò in quanto dopo l'email mi chiesero prove più tangibili come foto e cose così! -.

Decisi di rispondere brevemente e poi tornai a guardare la televisione: “Spie al ristorante” era ad un tratto molto divertente.

 

 

   
 
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