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Autore: Ale_R    14/06/2016    0 recensioni
[Evan Peters]
Quel giorno a Torino mi sarei aspettato una delle solite giornate noiose di università, ma certo non mi sarei aspettato di incontrare il mio idolo in giro per la città... eppure a volte succedono strane cose, impossibili da spiegare.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  1. Capitolo 2

 

7 Giugno.

Parte 2.

 

Io in realtà non sono bravissimo con l'inglese, ma posso dire che me la so cavare, anche perchè da poco mi sono iscritto ad app come Duolingo e Memrise proprio perchè desidero, dopo l'estate, provare a fare il test per l'acquisizione del PET (Prelimary English Test). Ecco, un'altra cosa da fare durante l'estate, oltre il latino, è studiare l'inglese.

Comunque non era stato difficile riconoscerlo anche se indossava degli occhiali da sole granata: lo “stalkeravo” (ma con ingenuità ovviamente) su tutti i social network e conoscevo benissimo la sua voce.

Aveva in mano una cartina di Torino (tenuta storta) e da ciò che avevo capito si era perso... potevo aiutarlo... dovevo aiutarlo... era lui... era lì... davanti a me.

  • Scusa, posso aiutarti?- pronunciai timidamente con il mio strano inglese, - mi è sembrato di aver capito che ti sei perso.-

  • Ah, parlavo così forte.- mi rispose lui scherzando.

Sorrisi debolmente, intimidito dalla sua presenza, dovendo abbassare lo sguardo dopo che i miei occhi incontrarono i suoi da dietro le lenti colorate.

Ebbi un fremito e dovetti trattenere un lungo respiro per riprendere il controllo di me.

Nel frattempo mi guardava con attenzione come se si aspettasse che dovessi svenire da un momento all'altro, ma non c'era nessun rischio, e capendo che non avrei risposto decise di continuare lui il discorso.

  • Comunque sì. Ho preso un taxi nel pomeriggio dall'aeroporto di... Casele?- chiese interrogativo per poi continuare vedendo da parte mia un cenno di affermazione. - Ok. E sono andato all'albergo nel quale alloggio, sai non sono di qui.-

Mi sorrise ed io, se avessi potuto, mi sarei sciolto lì: non perchè ho strane tendenze omosessuali, ma perchè è senza alcun dubbio il mio attore preferito; non perchè sia bello, ma semplicemente perchè sebbene giovane, soli ventinove anni, rappresenta quello che a mio parere è un attore completo.

  • Beh si... io so benissimo chi sei.-

Sembrava sorpreso, ma nemmeno troppo. Non smise di sorridere, ma anzi si tolse gli occhiali e subito notai come i suoi occhi marroni avessero iniziato a scrutarmi.

  • X-Men?-

  • American Horror Story principalmente.-

  • Capisco. Beh, comunque mi hanno insegnato le buone maniere quindi...- e allungò la mano, - Evan Peters.-

Gliela presi senza però riuscire a stringerla con troppa forza e rimasi imbambolato a farle dondolare.

  • Invece tu ti chiami?-

  • Ah si...- dissi riprendendo coscienza di cosa stesse succedendo, - io sono Alessandro.-

  • Bene.- continuo lui godendosi il momento, - ti stavo comunque dicendo che sono arrivato all'albergo e dopo aver lasciato le valigie ho chiesto una cartina e mi sono allontanato; solo che adesso vorrei tornare lì dato che ho fame, ma non ho il portafoglio e non ho potuto nemmeno comprare una sim italiana quindi non posso utilizzare internet e nemmeno chiamare... e sto morendo di fame.-

Ripensai al mezzo panino che avevo in borsa, ma mi sembrò estremamente stupido offrirglielo... guadagnava migliaia di dollari all'anno.

  • E dove alloggi? Magari posso aiutarti.-

  • Emh...- iniziò a riflettere come se avesse dimenticato una battuta (Evan Peters non dimentica le sue battute, è una cosa alla quale non posso credere).

  • Non avere paura, non ho intenzione di dirlo a qualche giornale scandalistico e ai paparazzi.-

  • No, no...- sapevo bene che non era convinto, ma alla fine mi guardo con aria vittoriosa, - Prinsipi dai Piemondè?-

Iniziai a ridere abbassando lo sguardo.

  • Si ok! Lo conosco il Principi di Piemonte; è qui vicino.-

  • Ottimo, me lo indicheresti?- e mi allungò la cartina.

  • E rischiare che ti perda? Di nuovo? Io devo andare in quella direzione, se vuoi ti accompagno fin lì.-

Non sembrava molto convinto e io non volevo insistere, ma alla fine accettò.

I primi passi, tempo di uscire dalla piazza, li facemmo in silenzio e questo mi disturbò non poco: ero lì con lui, era la mia occasione di passare qualche minuto dal vivo con lui dopo le intere giornate che avevamo passato insieme, ma divisi da uno schermo e nelle quali lui neanche sapeva della mia insistenza.

 

 

Il mio rapporto con Evan Peters, se di rapporto si può parlare, era iniziato nel gennaio di quell'anno, quando per la prima volta Angelo, il mio migliore amico, mi aveva proposto di guardare American Horror Story; la prima stagione, Murder House, la guardammo praticamente assieme, ma quelle successive le continuai da solo.

Questo telefilm - il cui autore è Ryan Murphy, un genio a mio parere, ricordato per celebri serie televisive come Glee, Nip/Tuck e Scream Queens – ha la particolarità di cambiare le vicende da una stagione all''altra, la trama, senza però mutare il proprio cast e il signorino Peters aveva partecipato a tutte.

Ed eccolo lì, dal primo episodio quel ragazzino biondiccio di poca importanza: Tate Langdon. Non mi diede molto, ma la serie in sé non era malvagia, anzi. E poi iniziai la seconda stagione: Asylum... Kit Walker.

Wow... la stagione più bella a mio parere e lì c'era lui, Kit, un personaggio eccezionale e così diverso da quell'adolescente così insopportabile che mi ero sorbito nella stagione precedente.

Lo amai, non c'erano dubbi, e fu da lì che iniziò l'ossessione “Evan Peters”.

Ma poi iniziò la terza stagione, Coven, ed Evan era di nuovo un adolescente noioso e inutile, Kyle Spencer, ma almeno la serie in sé era bella e in realtà Evan mostrò che il potenziale c'era.

Freak Show fu noiosissima, ma Jimmy Darling era un qualcosa di sorprendente: un ragazzo con le mani da aragosta che desiderava solamente avere una vita normale... ed Evan era in grado di rappresentare ogni sfaccettatura del disagio, della paura, del desiderio di essere libero...

E infine Hotel, la serie che aveva ricevuto più critiche.

In sé le meritava per il fatto che era lontanissima da ciò che è American Horror Story, ma James Patrick March... no, non ci sono parole per spiegare l'entusiasmo che quel personaggio, che quel ragazzo poco più che adolescente rappresentava in maniera sublime, mi dava.

Avevo amato ogni aspetto di lui e ne avevo fatto il mio sfondo Facebook/ WhatsApp per settimane.

Come detto avevo iniziato questa serie a gennaio... per finirla ad aprile e sarebbe una bugia negare che la guardavo, non esclusivamente, per lui.

L'avevo poi anche visto in X-Men: Giorni di un futuro passato... ma compariva appena, quindi nessun giudizio; adesso mi mancava solo l'ultima pellicola con Pietro Maximoff.

Comunque adoravo Evan, assolutamente!

 

 

Cosa potevo fare però per non perdere l'occasione?

Mi schiarii la gola e provai ad aprire un dialogo.

  • Quindi sei in Italia come turista o per lavoro?-

  • No no, sono qui come turista, avevo bisogno di staccare un po' dalla vita frenetica americana; avevo bisogno di ritrovare un po' me stesso... e la pace.-

  • Capisco.-

E capivo veramente.

Il 18 maggio, quindi nemmeno un mese prima, si era lasciato con la sua ragazza, con la quale stava da tre anni: Emma Roberts.

Anche la Roberts è un'attrice interessante e capace, ma non l'ho mai vista degna di stare al fianco di Evan e quando si erano lasciati avevo gioito, mentre lui ne era uscito distrutto: un viaggio in Italia non poteva che fargli bene.

Guardandolo, sorrisi debolmente e mi intenerì: quei capelli castani, ma che ero abituato a vedere anche biondi (sebbene penso che castani gli stiano decisamente meglio), quel volto da bambino e uomo allo stesso tempo... mi ero affezionato a lui nel corso di American Horror Story, mi ero innamorato dei suoi personaggi e avevo imparato a stimarlo... avrei voluto abbracciarlo per poi dirgli che tutto si sarebbe risolto, ma forse era meglio evitare.

In fondo tutti coloro che hanno guardato la serie televisiva si sono un po' sentiti in dovere di proteggere Tate... e Kit... e Kyle... e Jimmy... e March, no forse March no!

Decisi invece di incoraggiarlo.

  • Hai fatto bene a venire in Italia, vedrai che quando tornerai a Los Angeles sarai più tranquillo.-

  • Penso starò prima un po' dai miei a...-

  • a St. Louis.-

Si fermò leggermente spaventato e poi sorrise divertito.

  • Tu non sei un semplice spettatore di Ahs vero? Sei decisamente un mio fan!-

  • Beh a dir la verità si.-

  • È ovvio! Altrimenti non mi avresti nemmeno riconosciuto poco prima.- e mi diede una pacca sulla spalla.

  • Beh si mi piace molto il modo che hai di recitare.-

  • E solo quello direi...- disse guardando la mia fedina, - cioè non sei innamorato di me o cose del genere spero?-

  • Amo come reciti... davvero molto.-

  • Si, ma insomma... non hai fantasie su di me... vero?-

Non risposi subito, ma semplicemente perchè la situazione mi stava divertendo e volevo mantenere quella suspance ancora per qualche secondo, ma alla fine lo rassicurai: ero al cento per cento eterosessuale.

  • No, ma io non ho problemi con i gay; assolutamente, ma sai, volevo capire chi avevo davanti.-

  • E ora lo sai.-

Fece un movimento affermativo con la testa mentre io ero felice che quel silenzio fosse oramai caduto.

  • Quindi American Horror Story eh? Cosa ti è piaciuto così tanto?-

  • Beh tutto, ma tu sei stato sorprendente.-

  • Ahahah troppo gentile; è solo il mio lavoro.-

A quanto pare è, o finge di essere, anche una persona molto umile... ma magari invece sta recitando anche in questo momento”. Questo pensiero mi colpì come un fulmine: quand'è che un attore smette di recitare?

Cercai di scrollarmi questo pensiero mentre ne sopraggiungeva un altro.

  • Ma a proposito! Ma che ci fai tu qui? In questo periodo non dovrebbero esserci le riprese della sesta stagione?-

  • Sono cominciate proprio oggi a dir la verità, ma per il momento non hanno bisogno di me da quello che mi hanno detto, ma non so altro.-

  • Spero solo che non ti pongano su un secondo piano come hanno fatto nella scorsa.-

  • Pensi che in Hotel mi abbiano messo un po' da parte?- mi chiese mentre guardava il cielo da dietro i suoi occhiali da sole che, ora potevo leggere, erano di una celebre marca italiana; ma non mi diede tempo di rispondere perchè subito riprese la parola. - Direi che hai ragione, ma sai dovevano dare più spazio ai nuovi membri del cast.-

  • Intendi Lady Gaga e Matt Bomer?-

  • Si, ma non solo.-

  • Beh, comunque ho adorato March.-

  • In effetti è stato un personaggio che mi è proprio venuto bene, chissà che magari prima o poi non ricompaia.-

  • Lo spero proprio anche io.-

Il discorso sembrava essersi concluso e uno strano imbarazzo ci stava avvolgendo; notai che avevamo da poco superato la Rinascente, il che voleva chiaramente dire che eravamo quasi arrivati.

  • Chissà, magari mentre sono qui incontro anche Berlusconi.-

  • Lo conosci?-

  • Tutti gli americani lo conoscono; è un uomo molto divertente.-

  • Già, peccato che non sia un comico.-

  • Attualmente è ancora il vostro uomo di sedia?-

  • Il cosa?-

  • L'uomo di sedia.-

Non stavo assolutamente capendo cosa stesse dicendo.

  • Chairman means president.-

  • Ah! No... no... non è più il nostro presidente.-

  • Ok.-

Mi sentii un sacco in imbarazzo per quella gaffe, ma mi incoraggiai ricordandomi che anche i migliori possono sbagliare.

  • Ah, ma siamo arrivati...- disse lui guardando le spalle dell'albergo, - beh non posso far altro che ringraziarti.- e mi diede un abbraccio del tipo “bella zio... stasera spacchiamo tutto”.

Sapevo bene che non avevo molte possibilità di rincontrarlo a Torino, ma sarebbe stata la cosa che più avrei desiderato.

Si staccò e mi sorrise sentendosi probabilmente in imbarazzo come me, sapendo che ci saremmo dovuti dividere: gli arrivederci e gli addii hanno sempre un qualcosa di strano al loro interno.

  • Beh io andrei allora.-

  • Aspetta!- gridai un po' troppo forte, sapevo bene che sarebbe stato umiliante, ma se fosse andata male non sarebbe mutato nulla, - guarda, come ti dicevo prima sono un tuo grande fan e... non so... magari hai bisogno di compagnia nei prossimi giorni... anche per non perderti... e qualcuno che ti faccia visitare Torino: io lo farei gratis, ti porterei nei posti migliori e non ti farei mai annoiare...-

  • Vorresti essere quindi la mia squillo non a pagamento?-

  • Non intendevo quello...- risposi sorridendo,- potrei essere una specie di... amico.-

  • A bro...- sembrava tentennante,- lasciami il tuo numero, mi farò sentire te lo assicuro... mi serve solo una sim italiana, poi ti contatterò-

  • Lo prometti?-

  • Certo.-

  • Evan... voglio sentire le parole “lo prometto” uscire dalla tua bocca.-

  • I promise.-

Presi il telefono e gli scrissii i miei dati.

  • Vedi che ho messo anche l'e-mail... almeno puoi con il wifi utilizzare internet e scrivermi...-

  • Hai fatto bene.-

  • Mi fido eh... quindi non ti chiedo nè una foto nè un autografo visto che ci rivedremo.-

  • Certamente!- rispose lui sorridendo, poi si allontanò verso la struttura, mentre io continuavo il mio viaggio verso la stazione di Porta Nuova.

     

   
 
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