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Autore: cin75    22/06/2016    4 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie, di pezzi di vita, di tanti "diversi" Jared e Jensen. A volte saranno storie tristi, a volte comiche, a volte romantiche. Saranno quello che mi ispirerà il mio animo nel momento in cui le scrivo. Quindi sperate sempre che io sia felice!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jared era uscito di casa e non riusciva a pensare ad altro che al casino che aveva combinato Jensen. Odiava quando era lui a dover fare l’economo di casa. Odiava doversi sentire sempre quello responsabile soprattutto quando, conoscendo la comunque, responsabilità di Jensen, a volta il compagno faceva quei colpi di testa così….fuori di testa!!
 
Loro due si erano incontrati, piaciuti, innamorati e persi l’uno dell’altro talmente velocemente  che risero come pazzi di quella stessa “velocità” la prima sera nell’appartamento che avevano deciso di condividere.
Ma si amavano, avevano capito che era davvero amore, quello con la A non maiuscola ma stratosferica, visibile dalla luna e sapevano, quindi,  che tutto sarebbe andato bene.
Perché non avevano agito di testa, ma soprattutto di cuore e Jared era uno di quelli che credeva che il cuore difficilmente sbagliava.
 
Ma quei 1200 dollari avrebbero fatto decisamente comodo alle loro finanze e Jensen lo sapeva , quindi Jared davvero non capiva, non riusciva a spiegarsi il perché di un gesto simile da parte dell’altro.
Ma si rese comunque anche conto che non è che avesse dato modo al compagno di spiegarsi. Gli aveva solo urlato contro rimproverandolo di essere stato uno sconsiderato. Si rese conto di essersi comportato esattamente come si comportava suo padre, quando non gli lasciava mai la possibilità di spiegarsi.
E lui odiava quei momenti di dittatura paterna! Dio, se li odiava!!!
Fece dietro front e tornò verso casa sua e di Jensen.
 
Quando entrò nell’appartamento, lo trovò al buio. Non c’era odore di cucina, nemmeno di pizza o di un qualsiasi altro take-away.
Si sentì paradossalmente in colpa. Perché c’era solo un motivo che impediva a Jensen di mangiare ed era lo star male emotivamente più che fisicamente.
 
Il giovane andò verso la loro camera da letto e sentì provenire dall’interno una musica soffusa.
“Oddio! Nina Simone!” sussurrò affranto Jared ma anche commosso, perchè sapeva che  ogni volta che Jensen ascoltava quella cantante, era perché si sentiva in colpa, perché sapeva di aver sbagliato e perché stava cercando un modo per rimediare e solo la voce calda e tranquilla della Simone, della sua cadenza blues dolcemente disperata, riusciva a mostrargli lucidamente cosa fare.
Lentamente , Jared, aprì la porta ed entrando appena, vide Jensen seduto alla piccola scrivania accanto alla finestra della camera. I suoi occhi erano lucidi, più del solito. I suoi lineamenti tristi, fin troppo. La sua postura era appesantita dalla litigata avuta - o non avuta - quella mattina.
Jensen forse si era accorto della sua presenza o forse no, o forse voleva solo continuare a sentire Nina Simone che diceva “Tu non sai che cos’è la vita quando ami qualcuno nel modo in cui io amo te!
“Jensen….”
Jensen si voltò verso di lui e un sorriso amaro apparve e scomparve immediatamente dal suo viso. Non disse niente ma si alzò dal suo posto e fece per spegnere lo stereo da cui proveniva la musica.
“No. Non spegnere.” lo fermò Jared avanzando ancora verso di lui.
 Jensen si fermò e ancora non disse niente.
“Possiamo parlare?!” chiese dolcemente e decisamente meno arrabbiato di come lo era quella mattina.
Jensen annuì appena abbassando solo di un po' il volume dello stereo.
I suoi movimenti erano lenti, quasi centellinati. Andò a sedersi sul bordo del letto e guardando Jared che lo osservava quasi addolorato per quella mestizia che il maggiore mostrava, attese che il giovane parlasse.

Jared andò a prendersi la sedia su cui prima era seduto Jensen e la sistemò in maniera tale che fossero uno di fronte all’altro.
“Non voglio litigare. Non mi piace litigare con te. Litigare davvero con te.” e sorrise quando Jensen addolcì lo sguardo a quel prologo. “Voglio solo sapere perché? Non è da te fare cose del genere. Tu non sei uno che fa follie del genere. O meglio, di follie ne fai ma mai, mai hai messo a rischio la nostra vita.” gli fece presente Jared cercando di non facendo sembrare quelle sue parole un ennesimo rimprovero. Lui voleva solo capire.
“Nemmeno adesso volevo metterci a rischio, credimi, Jared!” disse finalmente.
“Lo so, lo so. Ed è per questo che non  mi spiego perché tu…”
“L’ho fatto per paura!” confessò finalmente.
“Paura?!”, si sorprese. “ Di chi? Di cosa?”
“Di perderti!” confessò guardandolo negli occhi.
 
E non mentiva, perché Jensen non sapeva mentirgli e Jared lo sapeva. Perché Jensen non riusciva a sostenere il suo sguardo quando sapeva che stava mentendo.
Ma ora Jensen lo stava fissando dritto negli occhi.
 
“Perdermi?” chiese colpito da quella confessione. “Ma di che cosa stai parlando, Jensen?!”
Jensen fece un respiro profondo e ormai sapeva che dopo quella sua uscita, se avesse provato a finire lì il discorso, Jared, al contrario, non glielo avrebbe permesso. E allora  decise di mettere in pratica il consiglio che Misha qualche ora prima gli aveva dato per telefono
 
“Sii sincero perché è ciò che merita Jared. Digli la verità e dopo che lui ti avrà preso a schiaffi, chiedi perdono. Ancora. Ti perdonerà, perché come te, anche lui non vive se non può amarti.”
“Grazie, Misha!”
“E poi ricordarti: se ti piace , conquistalo. Se te lo porti a letto, sposatelo!!”
 
Jensen guardò intensamente Jared che aspettava ancora una spiegazione a quella sua così assurda confessione.
“E’ così che ci siamo conosciuti, Jared. Tu a servire cocktail e io al di là del bancone.”
“Non ti seguo, Jensen. Che cosa c’entra questo con il fatto che tu hai paura di…”
“Non lavori più nei soliti bar alberghieri. Ora hai un tuo giro, ti sei fatto un nome e ti richiedono i più facoltosi manager della città per servire ai loro party. Feste di Misha comprese!!” confessò quasi con esasperazione.
“Ma cosa…”
“E se un giorno a chiederti da bere non fosse un semplice responsabile di reparto, ma uno alla ….Christian Grey? Se a darti il suo numero di telefono fosse qualcuno che può offrirti una vita migliore di quella che posso darti io? Se fosse uno che gli Armani se li fa cucire su misura invece di andarli a prendere in affitto?” confessò con una punta di terrore ed imbarazzo.
“Dimmi che stai scherzando, Jensen!!”  fece decisamente sbalordito, Jared.
“No. Perché credi che io abbia preso a venire alle feste in cui lavoravi? Davvero pensavi che lo facessi per dar man forte a Misha? Misha è un anfitrione eccellente e non ha bisogno di me per sopportare tutti quei Paperon de’ Paperoni a cui spilla soldi per beneficenza. Io venivo a quelle feste per te. Per poterti …oddio!!, come è imbarazzante..ma sì, è così….lo facevo per tenerti d’occhio!” confessò quasi con esasperazione quella sua debolezza.
“Tenermi d’occhio?!” gli fece eco Jared che ormai , anche se completamente sconcertato, lasciava che Jensen gli dicesse tutto.
“Ma non perché non mi fidassi di te. Io ci avrei messo la mano sul fuoco per te, ma era degli altri che non mi fidavo. Era del modo come alcuni di loro ti guardavano che non mi fidavo e che mi facevano impazzire dalla gelosia.” confessò ancora.
“Gli altri? Quali altri?!” chiese non capendo a chi Jensen si stesse riferendo.
“La seconda volta che venni alla festa, convinto da Misha, vidi uno di quei damerini metterti nel taschino oltre alla mancia anche un biglietto da visita e quando vidi che tu non lo gettasti via, non lo so….qualcosa è scattato. Paura, terrore, insicurezza…chiamalo come vuoi e allora ho iniziato ad affittare quello stupido vestito e a venire ad ogni festa per  vedere chi….”

Jensen stava per concludere quella sua onesta confessione , quando uno schiaffo, come previsto da Misha, gli arrivò in pieno viso.
Per alcuni momenti , Jensen, rimase con il viso girato verso il punto in cui il ceffone lo aveva costretto. Deglutì. Iniziò a sentire un lieve bruciore sulla guancia.

“Tu sei… un grandissimo…figlio di puttana!!” lo apostrofò Jared , tirandosi su e gettando via con un calcio maldestro,  la sedia su cui aveva ascoltato tutto quello che aveva avuto da dire Jensen.
Il maggiore si voltò a guardarlo, sorpreso da quella reazione. Sia da quella verbale che fisica.
“Jared, io…” ma anche questa volta non fece in tempo a finire, perché Jared lo afferrò per il colletto della camicia e lo costrinse ad alzarsi. Jensen era certo che lo avrebbe colpito ancora. Ed era certo di meritarselo.
Invece ciò che fece Jared, fu semplicemente - semplicemente? – spingerlo con forza sul letto.
Jensen finì di peso, quasi al centro del materasso, tanto fu forte la spinta del compagno.
Un attimo dopo, Jared gli era addosso e si appropriava con passione delle sue labbra.
“Davvero credi che io….possa lasciarti….”, fece baciandogli con vigore la base del collo. “…rinunciare a te..”,  salendo piano verso la mandibola di Jensen contratta dal piacere e dalla sorpresa. “…a quello che c’è tra noi…”, seguendo languidamente la linea del mento. “…alle tue labbra…”, appropriandosene quasi con appassionata voracità. “…ai tuoi occhi che sento su di me, anche quando siamo lontani…”, permettendo all’altro di respirare appena prima di baciarlo di nuovo. “…alle tue mani che sono le uniche a sapere come toccarmi per farmi impazzire…”mentre anche le sue, ora, si muovevano lente ma appassionate lungo il corpo di Jensen, che decisamente sconvolto da quello che stava succedendo , decise di non reagire, e di lasciare che Jared lo rimproverasse un altro po’.
Jared lo guardò talmente intensamente che Jensen pensò gli stesse leggendo l’anima e questa sensazione lo fece tremare, mentre il compagno, per un attimo, guardò verso lo stereo ancora acceso, come a voler dar ragione alle parole che ne venivano fuori “Tu non sai cos’è la vita quando ami qualcuno nel modo in cui io amo te!”.
Tornò a fissare Jensen, che decisamente sconvolto, piacevolmente sconvolto, dal modo in cui Jared stava dibattendo le sue ragioni, ora, gli aveva afferrato i fianchi per tenerselo vicino.
“Tu credi davvero che io possa rinunciare all’amore che ci lega in questo modo meraviglioso e assurdo?!” baciandolo ancora ma adesso con più dolcezza e intimità.
Prima di rispondere, a Jensen vennero in mente ancora la parole di Misha: Era stato sincero, le aveva prese da Jared e ora doveva chiedere perdono.
“Perdonami. Perdonami , amore mio.  So che tu non faresti mai una cosa del genere. Lo so, ti giuro che lo so. Ma sono io che sono….”
“Pazzo?!” finì per lui, Jared, che nel frattempo si stava lentamente adoperando per sfilargli la maglietta.
“Sì. Di te.  Di come sei. Di come mi fai essere. Di come mi ami. Di come ti fai amare. Amo tutto di te. Quello che si vede e anche quello che non si vede. Quello che mostri agli altri e quello che mostri solo a me.” mentre assecondava i movimenti di Jared che lo stava finendo di spogliare, sfilandogli con gesti lenti ma decisi il jeans che indossava. “Amo la tua voce quando risuona cristallina in una risata e  quando invece è la tristezza a renderla paradossalmente dolce. Amo i tuoi occhi che sanno guardarmi fin dentro l’anima. Amo il tuo corpo che sa amarmi fin dentro l’anima.” e anche i pantaloni di Jared finirono ben lontani da loro.
E un altro bacio e suoi sensuali suoni fecero da colonna sonora agli ultimi indumenti che raggiunsero il pavimento, lasciando i due amanti nudi e stretti uno tra le braccia dell’altro.
“Perdonami, per favore , perdonami!” sembrò quasi supplicare prima di baciarlo ancora ed essere baciato con la stessa voluttà.
“Dimmi che lunedì riporterai indietro quel vestito. Non ne hai bisogno, non più!” richiese con calma.
“Ho chiamato il proprietario del negozio. Ha fatto un eccezione. Se lo è già ripreso!” indicando la sedia vuota dove “l’arma del delitto” era sempre stata.
“Bravo il mio ragazzo!!” sibilò malizioso Jared mentre lo baciava ancora, ma con una lentezza più sensuale.
“Jared..”
“Mmmh?!” mugugnò il giovane mentre scendeva piano lungo il suo collo teso e mentre le dita delle mani si intrecciavano per sopportare le scariche di piacere che bacio dopo bacio,  li facevano fremere.
“So…so..che questo è…è il momento meno adatto per chiedertelo, ma…io…io devo farlo!” biascicò Jensen, pregando con tutto se stesso , di non combinare un altro casino.
“Devi chiedermi cosa?!” replicò Jared mentre si sistemava meglio accanto al corpo del compagno, incastrando le loro gambe in un sensuale intreccio, così da potersi accarezzare intimamente.
“Perché…”
“Perché..cosa?!”
“Perché quella sera….oddio!!...” dovette però esclamare Jensen quando una mano di Jared si adoperò calda e decisa a stuzzicare la sua virilità.
“Continua se ci riesci!” lo provocò Jared, baciandogli le labbra appena schiuse.
“Quel…quel bigliettino da visita …perché non lo hai buttato….come….come hai fatto con gli altri?!” e non appena finì quella sua domanda, Jensen se ne pentì amaramente, poiché vide Jared fermarsi e issarsi su di lui per fissarlo severamente.
Ma il panico che gli attanagliò in quel preciso momento, svanì miracolosamente non appena Jared gli sorrise tranquillo.
“Perché quel bigliettino me lo diede Richard Speight della Speight & Benedict, una società che si occupa di formazioni professionali.” spiegò con calma e forse anche una certa vena di dolcezza. “Mi disse che mi avrebbe ricontattato e lo ha fatto. Mi vuole nella sua sede il mese prossimo perché vorrebbe che tenessi un corso di barman. Naturalmente retribuito e decisamente ben pagato!”
Jensen a quella risposta deglutì. Ne aveva fatta un'altra. Non grave ma comunque si sentì in colpa. Abbassò lo sguardo colpevole e sussurrò un sincero “Mi dispiace!”
Jared di tutta risposta, gli carezzò il viso e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
“Ascolta. Che ne dici di buttarci questa storia alle spalle e riprendere da dove abbiamo lasciato la sera della festa di Misha?!” suggerì con dolcezza, Jared.
“Beh!! quella sera ci siamo ….divertiti parecchio!” rispose malizioso il compagno.
“In verità io avrei una o due idee per divertirci anche adesso. Siamo a buon punto…” fece schiacciandosi contro il corpo di Jensen che istintivamente si inarcò contro il suo. “…e mi piacere usare le mani non solo per fare dei cocktail strepitosi. In questo momento , a dire la verità, mi piacerebbe usarle per fare ben altro!”
“Credimi, puoi usare le tue mani per fare quello che vuoi!” esclamò entusiasta Jensen che gli portò velocemente le braccia intorno al collo per poterselo avvicinare il più possibile.
“Sarai il mio cocktail più buono!” scherzò il giovane.
“Non vedo l’ora che tu mi assaggi!” lo stuzzicò l’altro gettandosi in un bacio decisamente mozzafiato.

In realtà da quel momento in poi tutto fu un qualcosa da mozzare il fiato. Ogni carezza, ogni bacio, ogni volta che la pelle si scontrava frizionandosi voluttuosamente, sudata, lucida.
Gli ansimi, i fremiti, i movimenti dei loro corpi intrecciati che passavano dall’essere strenuamente lenti a incredibilmente appassionati per poi rallentare ancora come se cercassero di ritardare il più possibile il fine ultimo di quel loro fare l’amore.
Ma quando perfino i loro corpi si rifiutarono di concedere altro tempo, i due amanti, si abbandonarono al piacere più completo e profondo che quell’amplesso potesse concedergli.
Si strinsero forte , le loro mani si cercarono quasi istericamente quando l’orgasmo li raggiunse caldo e stordente fino a lasciarli esausti e appagati e felici e vicini. Tanto vicini da poter sentire l’uno il furioso battito del cuore dell’altro.
 
“Devo confessarti una cosa, piccolo!” fece Jensen, mentre Jared cercava il giusto incastro post-amore accanto al corpo del compagno.
“Che cosa?! ma ti prego….”, fece guardandolo atterrito. “…dimmi che non hai comprato qualche altra assurdità.” ma entrambi risero.
“No, tranquillo. Ho imparato la lezione.”,  ci tenne a precisare Jensen, tirandoselo vicino.“Ho chiamato Misha, quando te ne sei andato!”
“Ok. E?”
“E contro ogni mia volontà mi sono ritrovato a seguire i suoi consigli!” ammise affranto.
“O mio Dio!! Non ti riconosco più. Stai lontano da me!!” scherzò Jared allontanandosi appena ma solo perché sapeva che Jensen lo avrebbe attirato ancora di più verso di lui. E così fu, infatti.  “E cosa ti ha consigliato Mr. Wise Man!?”
“In verità ha detto poco.” ammise mostrando sorpresa.
“Davvero? Misha?!” scherzò Jared.
“Già!! Ha detto che avrei dovuto dirti la verità, cosa che ho fatto. Che le avrei prese..”
“Cosa che hai fatto!” convenne compiaciuto Jared.
“Già e a proposito. Hai un destro pesante, amore mio. Dovrò stare attento a farti incavolare la prossima volta.”,  concordò Jensen, passandosi la mano sulla guancia colpita. “E che avrei dovuto chiedere perdono e dato dove siamo e quello che abbiamo appena fatto, credo di essere stato perdonato.”
“Non cullarti troppo su questo ultimo  punto.” lo stuzzicò Jared.
“In realtà l’ultimo punto è un altro. Una sorta di regola di vita, a sentire Misha!” riflettè Jensen, incuriosendo il compagno che si issò piano su un gomito per poterlo guardare.
“Sarebbe?”
“Se ti piace, conquistalo. Se te lo porti a letto, sposatelo!” recitò, ripetendo il mantra dell’amico Misha.
“Jensen , ma cosa…”
“Noi ci piacciamo e decisamente siamo andati anche oltre il semplice piacersi. Ci siamo conquistati a vicenda….” iniziò a dire, guardando Jared.
“Jensen…”
“ Sull’andare a letto insieme, beh!! se solo questa stanza potesse parlare.” fece con aria quasi soddisfatta.

E poi tirandosi appena un po’ più su, così da poter poggiare la schiena alla spalliera del letto e guardare Jared dritto negli occhi: “ Quindi, amore mio….”
“Oddio, Jensen!” sospirò Jared che forse aveva intuito dove quel discorso sarebbe andato a parare.
“Sposami, Jared. Fa’ di me un uomo onesto!” e lo disse con tutto l’amore e la sincerità che poteva mostrare e dimostrare a Jared.
Il giovane completamente basito e sorpreso da quella inaspettata proposta, chiuse per un attimo gli occhi, respirò affondo e in un attimo provò a pensare alla sua vita senza Jensen.
Riaprì gli occhi e seppe cosa rispondere.

“Sì.”
 


Vivo e respiro per te 
                                                                                                                                  Ma a che serve, se non ho te?
                                                                                       Tu non sai che cos’è la vita
se ami qualcuno
                                                                                                               nel modo in cui io amo te.”

(To love somebody, Nina Simone)
   
 
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