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Autore: lallipumbaa    22/06/2016    1 recensioni
Tom Hiddleston - Nuovo Personaggio - Benedict Cumberbatch
Cosa succede se una ragazza incontra un attore che ha fatto il suo stesso percorso e che ora è stato lanciato nella fama? Cosa succede se la ragazza in questione continua a trovarselo tra i piedi? E se lei viene trasportata inaspettatamente nello stesso mondo dorato?
Le avventure e il percorso di Laila, studentessa della RADA, e delle persone che la circondano.
Solo che, senza saperlo, si troverà in questa situazione: HIDDLESBATCHED.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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–CAPITOLO 7–
“Un rapporto da non rovinare”


Quella mattina si preparò arrivando puntualissima in agenzia. Christian la fece entrare nel suo ufficio e la sua collaboratrice era lì, porgendo i vari documenti da firmare. L’uomo le spiegava ogni cosa egregiamente. Come avrebbe funzionato il rapporto, cosa sarebbe successo dopo, i vari appuntamenti da prendere. 
Dopo un paio d’ore, il suo futuro era cominciato. 
Per continuare la conversazione uscirono a pranzo in un ristorante su Oxford Street e lui le spiegò i suoi progetti per farla crescere e per farla conoscere. Aveva capito che le interessavano sia il teatro che il cinema (dopotutto i maggiori introiti per un attore arrivavano dalla seconda). 
Aveva già fissato l’appuntamento col fotografo per farle fare un nuovo e migliore book fotografico. Si sarebbe impegnato per farla conoscere. Nel frattempo che lei avrebbe finito la RADA – praticamente in un paio di mesi – avrebbe voluto farle fare qualche audizione, molte audizioni. Sapeva sicuramente che avrebbe avuto un sacco di porte sbattute in faccia, un sacco di critiche e un sacco di no. Non era assolutamente un lavoro facile quello che aveva scelto, ma sapeva che voleva che quello diventasse il suo lavoro.

Arrivarono le 19.30 e lei si era finita di preparare. Le aveva mandato un messaggio dicendola ti tenersi pronta per quell’ora e che si sarebbero trovati all’entrata. Si diede un’ultima occhiata allo specchio. Aveva tenuto il tutto molto naturale, si era fatta una coda bassa elegante. Orecchini semplici, la collana col punto luce che indossava giorno e notte da oramai 5 anni, un vestito blu con mezze maniche, scollo a barca, gonna a ruota che arrivava sopra le ginocchia e delle decolleté con cinturino alla caviglia. 
Prese la giacca e la clutch e chiuse casa. Era in ansia. 
Che diavolo gli è preso? Fuori a cena? D’accordo che parte tra due giorni, però… lui è lui e io sono io. È un miracolo che siamo amici. Se ci vedessero in giro insieme poi comincerebbero a pensar male… già quell’imbecille di Joanne pensa che tra me e lui ci sia tensione sessuale, ci mancano solo i tabloid inglesi e ciao! 
Arrivò all’entrata trovandolo che l’aspettava. Era meraviglioso. Stava indossando un completo nero, elegante. L’aveva sdrammatizzato lasciando sbottonati i primi bottoni della camicia. I capelli ricci biondi sistemati, perfettamente sbarbato e gli occhi a terra che si guardavano le scarpe. Quando sentì il suono dei tacchi sul pavimento alzò lo sguardo verso di lei, rivolgendole uno dei sorrisi radiosi. 
“Ciao.” La salutò con voce profonda. Dovette trattenersi dal bloccarsi. Quando la vide con quel vestito, sistemata elegantemente, le gambe lunghe, il collo lungo completamente libero. Woah
“Scusami, sono in ritardo!” gli disse scendendo i tre scalini per arrivare a lui 
“Cinque minuti non sono considerati ritardo!” le rispose sorridendole. 
“Ho perso un po’ di tempo per- bè, fa nulla.” Laila, piantala di blaterare!! 
“Sei bellissima stasera.” Il suo commento le fece mancare un colpo al cuore.
Arrossì di botto prima di rispondergli “Anche tu. Cioè. Non che tu sia bellissima. Oh gosh… let’s start this again. You’re handsome.” Gli disse sorridendo.
Ma perché non me ne sto zitta? 

Era davvero adorabile quando andava in palla. Le porse il braccio “Andiamo?” 
“Certo! Ma aspetta che mi metto la giacca.” 
“Oh, non ti servirà.” le disse facendole l’occhiolino. 
“C-Come non mi servirà?” “Fidati!”. 
Lei accettò il suo braccio e lui la fece voltare verso il corridoio da dov’era venuta. 
“Ma??” “Fidati…”. Salirono in ascensore e le chiese di chiudere gli occhi “Questa non è la parte in cui si scopre che tu sei un maniaco omicida, vero?”. 
Il tono preoccupato lo fece ridacchiare. “No, non è quella parte!” 
“Oh per fortuna, cominciavo a preoccuparmi.” Sentì l’ascensore salire di più fino a quando non si assestò ad un piano. Le porte si aprirono e sentì le mani dell’uomo appoggiarsi delicatamente sulle sue spalle facendola girare leggermente e conducendola verso una direzione. 
“Posso aprire gli occhi?” “Non ancora…”. Con la vista fuori uso gli altri sensi si erano acutizzati in un attimo: la voce di lui arrivava quasi improvvisa, profonda, dall’accento inglese più bello che avesse mai sentito. Il tocco leggero delle mani di lui sulle sue spalle. Sembrava che la sua pelle scottasse sotto le sue mani. 
“Ok, ferma altrimenti vai a sbattere.” “Ops!”. 
Qualcosa fece rumore, sembrava una porta, e la fece proseguire. Qualcosa si richiuse dietro di lei. Le fece fare un altro paio di passi e la fece fermare “Ok. Ora puoi aprire gli occhi!”.
Li aprì trovandosi nel soggiorno di casa sua. C’era entrata il giorno prima ma c’era stata poco tempo ed era in preda all’ansia per ammirarla. Era spaziosa, luminosa e pulita. Tutto era nei toni del bianco e del legno a parte qualche pezzo di arredamento che dava colore. Avendo l’attico, casa sua era molto più grande ed era fornita anche di soppalco. “Casa tua confronto alla mia sembra una reggia!” 
“È un po’ diversa, sì! Comunque oggi niente ristorante… oggi cucinerò io per te!” 
“Oh oh! Che onore!” 
“Voglio avere un tuo parere: chi è più pignolo di un’italiana sulla pasta dopotutto?” le disse prendendole la mano e portandola a fare un tour della casa. Ogni stanza era meravigliosa. Ordinata. 
Laila, vergognati. Casa tua sembra un magazzino. E questa è la casa di un uomo!! Sì, mettiamo in conto che ha anche 3 stanze in più eh? pensò mentre faceva scorrere lo sguardo sulle stanze. Passarono davanti alla camera da letto: letto matrimoniale perfettamente fatto, lenzuola candide. Ebbe un flash mentale di loro due sul letto. Sbatté le palpebre. 
LAILA CONTEGNO!! Joanne, dannata, mi metti la pulce nell’orecchio!! 
“Bene, fa’ come se fossi a casa tua!” le disse quando tornarono al soggiorno. Non l’aveva visto, ma il tavolo era già apparecchiato per due. “Vuoi che ti dia una mano?” 
“Assolutamente no! Tu sei l’ospite! Tra l’altro, sono un maleducato. Hai ancora in mano giacca e borsa. Dammi tranquillamente.” Le prese gli indumenti dalle braccia e li andò a posare all’attaccapanni vicino all’entrata. Notò che c’era una scarpiera. Quando le ripassò di fianco per andare in cucina gli chiese “Hai detto che posso fare come se fossi a casa mia, giusto?” 
“Giusto!” 
“Ok!”. Se ne andò alla scarpiera slacciandosi i cinturini delle scarpe, togliendosele e rimanendo a piedi nudi sulla moquette. Lo raggiunse in cucina e sentì lo sfrigolare dell’olio e un profumo divino di capperi e aglio fresco. 
“Ti serve questo pezzo di bancone?” gli chiese facendolo ridere 
“No, perché?” 
“Così mi ci posso sedere sopra!” gli rispose dandosi la spinta con le mani e sedendosi sul marmo. 
“La vista è migliore?” 
“Direi di sì!” gli rispose sorridendo “Oh, il profumo promette bene! E siamo solo al soffritto! Oooh olive! Posso prenderne una?” chiese allungando la mano verso il tagliere con gli ingredienti. 
“Giù le mani dalla frutta!” le disse, ma con un sorrisino lei prese un’oliva nera dal mucchio “Ladra.” 
“Lo so! Io in cucina sono tremenda!”. Sorrise, mentre le veniva in mente un ricordo d’infanzia. 
“Un penny per i tuoi pensieri.” 
“Nulla… stavo pensando che anche quando ero piccola a casa di mia nonna il posto all’angolo sul pianale della cucina era il mio. Come i gatti. Avevo una visione su tutta la stanza e potevo far andare avanti e indietro i piedi.” 
“Cosa che stai facendo anche adesso.” 
“Oh davvero? Ah sì! Nemmeno me ne accorgevo!”. Tom nel frattempo che parlavano continuava sicuro la preparazione del sugo. Buttò gli spaghetti nell’acqua bollente e lei gli buttò lì un piccolo segreto: un filo d’olio nell’acqua di cottura degli spaghetti evitava che si attaccassero. 
“Italians can cook after all. I didn’t know that!” 
“Little trick! You need just a little bit, but it helps!”. Parlarono di tutto, senza momenti di silenzio imbarazzante. Quando finì di cucinare il piatto mise la pasta nei piatti e la guardò “Madam, please, let’s go to supper!”. Laila scivolò giù dal bancone e lo seguì al tavolo. Aveva un aspetto divino. Si sedette e la guardò: si stava godendo la vista del piatto. Prese la forchetta e lo guardò “Buon appetito?” “Buon appetito!”.
 La vide prendere una forchettata di pasta, arrotolarla sulla forchetta e avvicinare gli spaghetti alla bocca. La vide posare la forchetta, assaporare il tutto, provare ogni singolo sapore. La vide passarsi la punta della lingua su un angolo di labbro e alzare lo sguardo verso di lui. Si trattenne dall’alzarsi di scatto e prenderle il volto e baciarla dall’altra parte del tavolo. “Tom, è una meraviglia!” commentò lei guardandolo negli occhi. 
“Sono promosso?” le chiese sorridendo soddisfatto “A pieni voti direi!!”. 
Continuarono la conversazione in cucina, parlando meglio del loro passato, dei loro interessi. Era come se si conoscessero da una vita. Ogni volta che stava in sua compagnia si sentiva sereno, felice, a suo agio. Sentiva che con lei poteva aprirsi e parlarle di tutto. Gli stava raccontando degli anni in Australia. 
“Non ci credo… sai surfare!” 
“Eh, abitando lì per forza o per amore impari! Comunque sono 3 anni che non prendo la tavola! Credo di aver perso tutto!!”. Gesticolava tantissimo. Adorava quella sua caratteristica. Poteva comunicare qualsiasi cosa con le mani. Laila lo guardò quasi persa. Tom era nel pieno di un monologo e stava citando Shakespeare a tutto andare. Quell’uomo era prettamente incredibile. Ad un certo punto, probabilmente vedendo guardando l’espressione sul suo volto si fermò “Ehm… sto parlando troppo vero? Scusami, quando parlo di certe cose comincio a sproloquiare!” 
“Oh no… stavo solo pensando che se stavi cercando di fare colpo su di me c’eri già riuscito al primo mi dispiace che mi hai detto.” Lo vide sorridere e arrossire un po’. Notò i piatti vuoti e si alzò prendendole il suo. 
“E ora madame… il dolce!” 
“Posso darti una mano?” 
“No, sei l’ospite!” 
“Ma mi sento inutile! Ok, ti seguo!”. Arrivati in cucina lei riprese il posto d’onore sul bancone mentre lui prendeva il dolce dal frigorifero. Aprì il forno e mise dentro due contenitori di alluminio con dentro dell’impasto puntando il timer. E si rivoltò verso di lei, avvicinandosi. Sentì il suo cuore battere all’impazzata e sperò che in quell’esatto momento lui non lo vedesse. Si mise davanti a lei, guardandola. Nonostante lei fosse seduta abbastanza in alto, lui era ancora più alto di lei. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si avvicinò ancora di più per sussurrarle: 
If music be the food of love, play on; 
Give me excess of it, that, surfeiting,
The appetite may sicken, and so die.
That strain again! it had a dying fall:
O, it came o'er my ear like the sweet sound,
That breathes upon a bank of violets,
Stealing and giving odour! Enough; no more:

'Tis not so sweet now as it was before.” 
Laila capì subito di cosa si trattava: era la Dodicesima Notte, la prima battuta di Orsino. Trattenne il respiro mentre glielo sussurrava dolcemente e quando finì, lei prese un respiro e continuò, finendo la citazione.
O spirit of love! How quick and fresh art thou,
That, notwithstanding thy capacity
Receiveth as the sea, nought enters there,
Of what validity and pitch soe'er,
But falls into abatement and low price,
Even in a minute: so full of shapes is fancy
That it alone is high fantastical.” 
“Don’t do this to me…
” le disse, appoggiando la fronte alla sua, chiudendo gli occhi, quasi sofferente. 
“Do what to you?” gli chiese, sussurrando anche lei. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, il respiro diventava poco a poco irregolare. 
“All this…”. Fu un sussurro, nulla di più. 
“You started…”
Le prese le mani, stringendole tra le sue, gliele lasciò andare facendo poi scorrere le mani sulle sue braccia fino ad appoggiargliele sul viso. 
“Tom, please…” 
“May I feel said he.” Le disse sempre sussurrando.  
No, non doveva dirmela! La conosceva a memoria e Dio solo sapeva l’effetto che le faceva. Alla fine cedette. “I'll squeal said she.” “Just once said he.” “It's fun said she.” “May I touch said he.” “How much said she.” “A lot said he.” “Why not said she.” “Let's go said he.” “Not too far said she.” “What's too far said he.” “Where you are said she.” “May I stay said he.” “Which way said she.” “Like this said he.” “If you kiss said she.” 
Tom si spostò leggermente così da guardarla negli occhi. Le stava muovendo tutto dentro. 
“May I move said he.” “Is it love said she.” “If you're willing said he.” “But you're killing said she.” 
La stava uccidendo. Davvero. “But it's life said he.” “But your wife said she.” “Now said he.” “Ow said she.” Spostò il viso verso il suo collo, inalando il suo profumo mentre con le dita le accarezzava la pelle del collo, sentendo il battito del suo cuore. Veloce, intenso. Appoggiò leggermente le labbra alla pelle e continuò.
“Tiptop said he.” “Don't stop said she.” “Oh no said he.” “Go slow said she.” “Cccome? said he.” “Ummm said she.” “You're divine! said he.” “You are Mine said she.” 
Si guardarono dritti negli occhi per qualche secondo che sembrò un’eternità. Nel frattempo il timer del forno suonò, ma nessuno dei due sembrò accorgersene.  Tom aveva portato quasi al bordo del bancone il corpo della ragazza che con le gambe si reggeva al suo corpo. Una mano su una gamba di lei, oramai scoperta e l’altra sulla sua nuca, mentre le mani di lei gli scivolavano dai capelli alla nuca. 
“It’s going to change everything, do you know that?” gli chiese, respirando a fatica. 
“I know… I’m not afraid.” 
“Kiss me, please…”. Glielo chiese dolorante, supplichevole. Sentiva un dolore in tutto il corpo. Tensione. Era quella di cui parlava Joanne? Non le importava. In quel momento c’erano solo lei e Tom. Nient’altro. Avvicinò il volto a quello di lei, appoggiando le labbra sulle sue. Erano morbide, invitanti. Le prese il viso tra le mani. 
“Like this?” “Again…” gli sussurrò ad occhi chiusi. Quella volta la baciò con più passione, stringendola a sé, sentendo le gambe di lei stringersi attorno alla vita. Fece scorrere le mani sulle sue gambe arrivando in fondo fino agli slip. Avvertì pizzo “Mmmh… I like what I’m feeling…” commentò staccandosi un secondo da lei. 
“You’re lucky: I chose the good ones.” Gli rispose a un filo dalle sue labbra facendolo sorridere prima di tornare alla carica. Gli sfilò la giacca e cominciò a sbottonargli la camicia candida mentre lui la teneva impegnata con le sue labbra. Baciava da dio. E le sue mani, quelle meravigliose mani dalle dita affusolate, sul suo corpo la facevano andare a fuoco. Sentiva il suo desiderio salire alle stelle, e sentiva anche quello di lui invadere il suo corpo. Sentì un odore pungente… quasi… di bruciato? 

L’uomo spalancò gli occhi e si staccò da lei “Cazzo il dolce!!!” inveì lui spegnendo immediatamente il forno e aprendo lo sportello. I due pirottini erano lì, fermi, con dentro l’impasto fumante. Bruciacchiato. 
“Ops.” Commentò lei mentre li tirava fuori appoggiandoli nel lavandino. 
“Vedi? Questa è tutta colpa tua.” Le disse sorridendo con un angolo della bocca e lanciandole un’occhiata bieca. 
“Mia? Sei tu che mi sei saltato addosso, caro mio.” Gli rispose scendendo dal bancone. 
“Io?” 
“Sì, caro. Tu e quel diavolo di May I feel said he.” Si voltò, dandogli le spalle, per poi lanciargli un’occhiata da dietro la spalla. La stava guardando famelico. Serio. Gli occhi azzurro cielo fissi sui suoi. 
“No, non pensarci nemmeno!” esclamò correndo verso il salotto. Non fu una buona idea: Tom la raggiunse quasi subito e la tirò a sé abbracciandola da dietro. 
“Credi di scapparmi?” 
“Ahahahahah no no! Non sia mai!” gli rispose ridendo e godendo dell’abbraccio. Sentì le labbra di lui correre sulla pelle del collo e della spalla. Le abbassò la cerniera del vestito liberandole la schiena facendo scorrere una mano sulla pelle nuda arrivando al seno. Sospirò mentre sentiva la mano dell’uomo scorrere verso il basso ventre alzando la gonna. 
“You’re ravishing…” le sussurrò all’orecchio facendole venire i brividi, mentre scostava delicatamente il pizzo degli slip. Trattenne il respiro, sapendo cosa l’aspettava. 
“Rilassati…” le disse, la voce bassa, prima di baciarla facendola concentrare su altro. Quando sentì le sue dita al punto dove tutto il calore si stava concentrando gemette leggermente attaccata alle labbra di lui. Era bravo, era dannatamente bravo. Ad un certo punto le sfilò il vestito facendoglielo scivolare fino ai piedi, lasciandola così in intimo. Laila si voltò verso di lui. Era ancora troppo vestito. Finì di sbottonargli la camicia lanciandola sul divano poco distante da loro. Per poi essere ritirata a sé dall’uomo. Si sentiva amata, desiderata… la stava abbracciando tenendola a sé, quasi come per evitare che potesse scappare da un momento all’altro. Ma non se ne sarebbe mai voluta andare. Si sentì prendere in braccio, ma rimase a occhi chiusi godendosi il momento. Li riaprì solo quando la sua pelle si andò ad appoggiare sul tessuto fresco del copripiumone.

Riaprì gli occhi la mattina dopo. Si stiracchiò e sentì un peso sulla parte destra del suo corpo. Abbassò la testa e sorrise. Ancora nel mondo dei sogni e accoccolata sulla sua parte destra, Laila dormiva di fianco a lui. Rimase sotto le coperte per evitare di svegliarla muovendosi e cominciò a passarle le dita tra i capelli: quella notte era stata una delle più belle della sua vita. Anche se sapeva di aver fatto un errore enorme, dato che di lì a due giorni sarebbe dovuto partire per gli States e sarebbe tornato solo tra qualche mese, ma se non si fosse buttato l’avrebbe rimpianto per tutta la vita. Ad un certo punto la sentì muoversi e mugugnare qualcosa. La vide cominciare a stiracchiarsi come un gatto fino a stirare ogni fibra di ogni muscolo del corpo per poi girarsi dall’altra parte, prendere il cuscino e abbracciarlo continuando a dormire. Se la rise: era strana, ma gli piaceva da morire.
Quando Laila si svegliò si stiracchiò, allungando tutto. Mamma che nottata!! Pensò sorridendo. 
Aveva fatto una stronzata, se lo sentiva. Ma tutto era stato così bello… e poi era partito con quella poesia che solo Dio sapeva (e ora anche Tom) quanto le facesse effetto. Tom si era già alzato. Prese l’intimo e trovò una maglietta a maniche corte piegata sulla cassettiera di fianco al letto, indossandola poi. Si legò i capelli alla meno peggio e uscì dalla camera, diretta verso il soggiorno. Trovò l’uomo in piedi che sistemava il tavolo. Quando si accorse di lei si girò sorridendole. 
“Ehy, buongiorno!” 
“Buongiorno… ma mi chiamavi e ti aiutavo!” 
“Figurati… eri ancora nel mondo dei sogni!!” 
“Ti prego dimmi che non ho russato.” Commentò coprendosi il viso con le mani. 
“Un po’, ma nulla di debilitante. Dovresti sentire Chris!” le rispose ridendo e avvicinandosi per darle un bacio sulla fronte. 
“Chris chi?” 
“Chris Hemsworth!” 
“Ah, Thor!! Thor russa??” 
“Assolutamente sì! … e tu potresti fargli concorrenza!” 
“Ma allora!!!! Mi avevi detto che non l’avevo fatto!!!” esclamò nascondendo ancora il suo visto mentre l’uomo l’abbracciava ridendo. 
“Vuoi qualcosa da mangiare?” 
“Ehm… del caffè andrà benissimo.” Parlarono per un po’ mentre sistemavano il tavolo e pulivano le stoviglie della sera prima e, davanti ad una tazza di caffè entrambi cominciarono. 
“Devo dirti una cosa. No, prima tu. No, tu.” Si guardarono e cominciarono a ridere. Tom, imbarazzato, cominciò. 
“Senti, riguardo a stanotte. Sono stato un idiota. Mi dispiace.” 
“No, non ti preoccupare. Ci sono stata anche io. Siamo stati idioti entrambi.” 
“Anche perché dopodomani parto e non ci potremo vedere per un po’ di tempo. E non voglio che tu rimanga qui ad aspettarmi… tu stai per cominciare la tua carriera e non vorrei che rinunciassi a qualche incarico per evitare di non stare con me. So che è un comportamento da stronzo, mi dispiace-”. 
Laila gli prese il volto tra le mani “Credo che se non ti fermo adesso mi vai avanti con i mi dispiace per tutta la giornata.” Gli disse facendolo sorridere. “Tom, non ti preoccupare. Ci stavo pensando anche io. Ma in senso contrario. Tu andrai via adesso e ci saranno molte altre volte dove andrai via per mesi e io non voglio che tu rinunci a qualcosa per stare con me a Londra.” 
L’uomo la guardò “Però non voglio perderti.” 
“Non succederà, perché anche io non voglio perdere te.” Si guardarono negli occhi e si abbracciarono stretti, come per godere di quell’attimo, di quella notte per un’ultima volta. Come se si fossero lasciati dopo una lunga ed estenuante decisione. 
“Mi mancherai davvero tanto quando te ne andrai.” 
“Mi mancherai anche tu… ti posso mandare foto idiote dal set?” 
“Devi farlo!! E in caso di buone notizie posso intasarti whatsapp?” 
“Certo che puoi farlo! E se non è piena notte sta’ tranquilla che in caso di buone notizie ti chiamo!”. Le diede un bacio sulla fronte e appoggiò la guancia sulla sua testa.

Passarono un paio di giorni e Tom partì. Christian le aveva riempito l’agenda di impegni e a parte le ore che doveva trascorrere in RADA e i turni al Disney Store le rimaneva davvero poco tempo per sé. Il servizio fotografico per il book fu qualcosa di assurdo. Una truccatrice professionale (nientepopodimeno che Sam Chapman delle Pixiwoo che quando la vide quasi non ci voleva credere) e un parrucchiere professionale, una stylist, un fotografo assurdo. Passarono da look naturali a look più carichi, da foto naturali a foto in bianco e nero. Quando il book fu pronto Christian la chiamò in ufficio e scelsero insieme le foto migliori. Si innamorò di due. Erano entrambe foto in bianco e nero: in una stava sorridendo e nell’altra era pensierosa, appoggiata allo stipite della finestra. Erano entrambi scatti rubati. Non era in posa plastica, era naturale. Era lei. Le audizioni cominciarono subito dopo. La faceva correre avanti e indietro da una parte all’altra di Londra. In quei mesi si sentì riempire di critiche, ma sapeva perfettamente che quel periodo avrebbe dovuto passarlo: nessuno si era evitato quei no, quelle porte in faccia e non era detto che dopo che si veniva conosciuti quei no non continuavano ad esserci.
Riuscì ad ottenere un ruolo marginale in una puntata di Casuality, una serie televisiva cult basata sui medici che continuava dagli anni 80, e un’altra comparsata in un’altra serie televisiva per un paio di puntate. Sentì Tom parecchie volte e si tennero in contatto anche con messaggi. Lui le mandò davvero foto idiote dal set, una in particolare la fece ridere per una buona mezz’ora.

Per il teatro ancora nulla. Quando, a fine agosto, una buona notizia arrivò.

:::::::::::::::::::::ANGOLINO DEL DISAGIO:::::::::::::::::::
Lo sapete che vi voglio bene, vero? Ma tanto, vero?
E questo capitolo da quadratino rosso è capitato di pubblicarlo quasi dopo l’uscita di quelle ehm… opere d’arte dove Tom è bellamente in boxer spaparanzato sul letto… giuro che è una coincidenza ^_^”
Comunque!! “May I feel” l’ho scoperta guardando un video dove Tommuccio caro (te va) la legge. 
Ecco il link. https://www.youtube.com/watch?v=qm51nf6Xc9E 
Vi sfido ad arrivare alla fine del video lucide.

Grazie mille per seguirmi nei miei monologhi e scleri.
Grazie mille a klonoa75 per la recensione nel capitolo scorso (spero che questo ti piaccia!)
Vi mando tutto il mio ammòre e alla prossima! <3
Lalli :3
   
 
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