Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: M a r t    23/06/2016    2 recensioni
Namjoon si ritrova a dover tenere d'occhio parecchi legami, senza preoccuparsi dei suoi che vanno a scontrarsi.
Jimin e Jungkook cercano di trovarne uno che vada bene per loro.
Taehyung se ne ritrova troppi fra le mani e non riesce a gestirli.
***
{Ispirato ad I NEED U} {slash/het} {jikook} {altre pairings}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo X
 




 



 
È inconcepibile che non ci sia la neve. Seokjin ha deciso di rischiare il tutto per tutto, buttandosi tra la folla chiassosa e frenetica della vigilia di Natale, per comprare delle nuove palline e altre decorazioni per l'enorme albero che occupa il salone suo e di Mina. I ramoscelli sintetici sparsi sul pavimento sarebbero rimasti lì fino al suo ritorno, ad aspettare di essere spazzati via da lui stesso mentre, sempre da solo, avrebbe addobbato con tanta cura e amore il loro albero di Natale.
A Mina il Natale non piace, o almeno, non le piace da quando è incinta. Ultimamente non c'è niente che la mantenga di buon umore, pensa solo ed esclusivamente al parto e non vede l'ora che quel piccolo essere all'interno del suo utero possa uscire fuori e restituirle la sua linea perfetta. Seokjin ha rinunciato a scoprire il sesso del bambino, è diventato molto bravo a pensare a giocattoli e colori neutrali né da maschio, né da femmina e Mina ha sorriso soddisfatta carezzandogli i capelli. Poi gli ha rivelato che era un maschietto quello che porta in grembo da ormai nove mesi.
 
Quindi ha già comprato tutine azzurre e rosse e imparato a costruire aeroplani di carta stagnola, ha memorizzato le regole del calcio ed è corso dal suocero che l'ha accolto a braccia aperte e una bottiglia alcolica. Avevano festeggiato fino a tardi e Mina li aveva guardati insieme alla madre dal divano in pelle rossa, sembrava commossa, a stento tratteneva le lacrime. Seokjin aveva dato la colpa agli ormoni. 
Il futuro nonno poi aveva riso e con la sua voce bassa e grassa aveva tirato fuori un'affermazione che un po' gli era sembrata triste. 
- Speriamo che venga bello come il papà e intelligente come la mamma! 
Non che fosse una questione d'orgoglio o che si sentisse ferito nell'essere considerato il bello tra i due, ma bisogna sapere che ci son molte più cose che non son state dette, magari per dimenticanza o magari di proposito. Fatto sta che Seokjin aveva annuito, non troppo convinto, e che nel ritorno a casa aveva ascoltato le silenziose scuse di Mina passate attraverso le loro mani congiunte. 
 
Da lì il bambino ha cominciato a scalciare, avvertendo del suo imminente arrivo e Seokjin almeno tre volte al giorno parla di quanto sia importante posticipare il parto per far si che loro figlio nasca con dei polmoni da urlo. In tutti i sensi.
Mina si è solo lamentata: - Comincia a fare male, non lo terrò più di quanto basta, quando vorrà uscire, uscirà! Non gli metterò il freno a mano ancor prima di essere nato! 
Del resto non ha tutti i torti, ma si vuol mettere a confronto un'intera vita in salute rispetto a qualche giorno di dolori? Ed ecco che con questa frase Seokjin si è guadagnato il ruolo di arredatore e incaricato dei regali per le vacanze natalizie, mentre la sua compagna si carezza la pancia gonfia e ascolta musica classica per istruire già da ora il suo bambino. 
- La musica potrà sempre aiutarlo quando noi non potremmo, bisogna fargliela amare subito. 
Là non aveva avuto nulla da ridire, anzi, si trovava molto d'accordo con questo modo di pensare e aveva addirittura preso in considerazione di affettare qualche verdura vicino all'enorme pancione, perché magari suo figlio avrebbe potuto trovare un riparo sicuro anche nella cucina. Ancora gli fa strano, quel possessivo vicino alla parola 'figlio', non crede che ci si abituerà mai. Per Mina è più facile, lei l'ha percepito per tutti quei nove mesi, l'ha conosciuto senza averlo mai visto. Il legame tra una madre e il suo bambino è molto più intimo di quel che sembra, a volte supera persino le conoscenze umane, ma va rafforzato per renderlo indistruttibile. Seokjin si impegnerà per formarne uno tanto forte, nonostante non sappia ancora come si regga un neonato in braccio, non sappia calmare un pianto incontrollato senza prenderne parte e non ha la più pallida idea di quanto possa essere figo il punk rock, perché magari a suo figlio piacerà quel genere energico e dall'aspetto pericoloso, un po' intimidatorio. Suo figlio. Ah, ci risiamo.
 
Un giorno gli insegnerà a bollire l'acqua, a fare le addizioni, a riordinare la camera e a non rispondere male alla mamma se vuole fargli mettere il giaccone quando fa freddo. Gli mostrerà la bellezza dei tramonti e la magia della neve. Spera che ce ne sia più di quanta ce n'è oggi. Gli sembra strano l'inverno, se può definirlo così. Non riesce neanche a sentire la fastidiosa sensazione di imminente caduta provocata dal ghiaccio formato sui marciapiedi, ma ne è anche sollevato perché in questi modo può proseguire a passo sicuro verso il suo negozio preferito d'addobbi. Si respira un'aria più natalizia nei negozi che per le strade, ma quello non è a causa della mancanza di neve, solo che la gente non riesce ad essere gentile tutto l'anno, figuriamoci nel giorno della vigilia! 
Le palline sono tutte graziose, di diversi colori e forme, ne viene sommerso una volta messo piede nel suo adorato negozio. Ci sono anche molti angeli da mettere sulla punta dell'albero, ma Mina li detesta quindi prende una stella semplice e non troppo sfarzosa e va alla ricerca di altri addobbi. 
Dei regali si è già preoccupato qualche giorno fa e si è organizzato per comprare un pensierino per il compleanno di Taehyung insieme a Namjoon. In origine aveva invitato anche Yoongi, ma questi aveva rifiutato perché a quanto pare aveva già comprato qualcosa. 
Paga alla cassa con un grande sorriso, le festività lo mettono di buon umore, nonostante tutte le complicanze che queste portano con sé. Dovrebbe cominciare a usare la scusa del "Natale non è solo regali" per evitare di sprecare ingenti somme di denaro per compare cose a persone che a fatica conosce e delle quali difficilmente azzeccherà i gusti. I suoi a quanto pare sono strani e nessuno riesce ad immaginarseli, lo nota quando entra in una caffetteria e la signorina che lo serve storce il naso all'udire la sua richiesta.
Quando ritorna a casa ha lo stomaco pieno e i piedi che gli fanno male. Sul pavimento una distesa di verde sintetico. 


 
✄✄✄



 
Avrebbe fatto meglio ad usare il cellulare. Del resto sua madre glielo aveva comprato per un motivo, ma lui è troppo spaventato dal futuro e le nuove tecnologie per diventarne dipendente, perciò gli risulta molto semplice non farne un grande uso. Però avrebbe fatto meglio a usare il cellulare. Sicuramente in questo momento si sentirebbe meno a disagio in un quartiere che non conosce e di lusso, così distante dalla sua normalità fatta di offerte di carità e preghiere addolorate ma ricolme di speranza per quelli che non possono permetterselo. Il denaro non gli ha mai fatto gola, neanche prima di lasciarsi agli insegnamenti di Gesù. 
  Jimin si trascina dove lo porta la sua memoria e arriva senza difficoltà alcuna alla grande abitazione dei Jeon. È enorme e intimidatoria, sospira appena prima di avvicinarsi cautamente e bussare. Gli apre una domestica e lui chiede di Jungkook. 
Jungkook.
Ci ha pensato lungo, ai fatti avvenuti tra loro, alle mani congiunte e quell'unico bacio che aspettava di non essere più solo, che era in attesa di altri suoi simili. Sospira ancora, stavolta più profondamente, come se gli mancasse l'aria nei polmoni e non riuscisse a riportarcela dentro. Fattore principale: ansia. 
Ormai tutta la sua esistenza viene logorata dall'ansia. O dall'amore, ma di questo Jimin non vuole parlare perché riporta a ferite chiuse nei modi peggiori e a dolori mai spenti, che si prolungano nel tempo e non sembrano intenti a prosciugarsi. Jimin s'innamora troppo facilmente, un indizio è il fatto che si sia preso una cotta per Jungkook la prima volta che l'aveva incontrato ad uno degli incontri. Un po' s'illude che stavolta sia diverso -lo fa sempre- che stavolta sarà una cosa seria, che può superare le sue paure. Ma in realtà è già completamente cosciente che andrà a finire come tutte le altre volte: un cuore spezzato e un addio mediocre. Jimin s'innamora anche delle persone sbagliate, solitamente. 
 
Jungkook lo saluta con un sorriso radioso, uno di quelli che non gli ha mai mostrato. Decide quindi di non parlare proprio ora di ciò che è accaduto e di andare subito a comprare un regalo per Taehyung. Non è stato proprio in programma quello di farlo assieme, ma ormai Yoongi se n'era già preoccupato, Namjoon e Seokjin anche si erano dati alla pazza gioia per negozi e Hoseok non rispondeva al cellulare. Di farglielo da solo non se ne parlava proprio, sarebbe stato imbarazzante tutto quanto, dalla consegna del regalo alla logorante attesa mentre il festeggiato si apprestava a lacerare la carta persino con i denti pur di soddisfare la sua curiosità. Jimin sentiva quel gesto come qualcosa di incredibilmente intimo, che magari avrebbe condiviso da solo con Taehyung, ma che si rifiutava categoricamente di mettere in atto di fronte ad occhi indiscreti. Non aveva nulla da confessare di così tanto importante, poi, né tantomeno possedeva un'aria strafottente, non come Yoongi. 
Fortunatamente Jungkook era del suo stesso avviso, più o meno. In realtà non aveva idea di cosa regalare al compagno di corso, quindi aveva accettato volentieri l'inaspettato invito. 
 
Dopo aver passeggiato per ore in giro per i negozi del centro, aver mangiato un panino caldo per strada e essersi scambiati qualche innocente bacetto, riescono a trovare un bel regalo per il loro amico. Una bella giacca a vento, di qualità e parecchio carina. Taehyung odia stare troppo in casa, riesce a non pensare troppo al senso di chiuso solo se distratto da un'altra presenza, quindi è abituato a uscire, e il freddo rigido invernale mischiato al vento caratteristico della loro zona non sono proprio un bel toccasana per lui, date le sue giacchette malconce e leggere, quasi estive.
Jungkook spende molto più della metà per pagare il regalo e Jimin inizialmente si lamenta, perché è ingiusto approfittarsi del denaro degli altri e lui non vuole essere ingiusto. Quando Jungkook poi lo bacia un'altra volta, più pigramente ma sempre in maniera dolce, Jimin è costretto ad essere sincero.
Si siedono su una panchina, in uno spazio verde più isolato a causa della tarda sera. I lampioni illuminano le strade che pian piano cominciano a svuotarsi mentre la gente si reca verso la propria casa. Jimin farà lo stesso, probabilmente senza Jungkook.
 
- Ho pensato a quello che è successo l'altro giorno. - non è specifico, non lo è mai, e questa volta non ce n'è bisogno perché Jungkook ha capito a cosa si sta riferendo. La sua mascella si contrae e Jimin ci rivede tensione.
 
- Ok.
 
- Non posso farlo.
 
- Perché? 
 
- Perché no. - risposta stupida e dettata dall'ansia causata a sua volta da un'incontrollabile fretta di allontanarsi da lui e dalle sue labbra che non gli hanno dato pace tutto il pomeriggio. Jungkook alza un sopracciglio. Fantastico, ora è pure infastidito.
 
- "Perché no"? Cos'hai cinque anni? Sei serio? 
 
- Sei gay? - domanda stupida, ritenta un'altra volta.
 
- Che c'è, ora vuoi anche etichettarmi? - Jungkook è già balzato sulla difensiva. Magari è ferito, Jimin non può saperlo con certezza.
 
- No, è solo c— ti piacciono i ragazzi? 
 
- Mi piace quel che mi piace.
 
- E cosa ti piace, esattamente? 
 
- Tu. - colpito e affondato.
 
- Io sono gay, - era da tanto che non lo ammetteva. Gli dà una sensazione strana, gli fa schifo a dirla tutta - Ma non voglio esserlo, non posso esserlo, Jungkook. Lo capisci? 
 
- No.
 
- Oh, ti prego! - quasi si mette le mani tra i capelli mentre trattiene le sue lacrime d'esasperazione - Non posso fare questo con te! 
 
- Si che puoi.
 
- No che non posso! - adesso si sta mordendo il labbro talmente forte che s'aspetta di sentire il sapore ferroso del sangue in bocca in qualsiasi momento.
 
- Perché?! Non ti piaccio? Ok. Non ti piace baciarmi? D'accordo, ma devi dirmi perché
 
Jimin comincia a piangere.
 
- Che c'è? - la sua voce è più bassa e dolce, non gli è mai piaciuto vedere le lacrime altrui. 
 
- Baciarti,- dice e si ancora con le mani piccole e paffute sulle sue grandi e ampie spalle, sorride amaramente - Baciarti mi piace troppo. Più di quanto dovrebbe. Mi piace così tanto che non smetterei mai di farlo, ma non posso iniziare questa cosa con te, perché mi fa così bene che riporta alla mente quei ricordi così felici che ho cercato di nascondere con tanta di quella cura, Jungkook.
 
Lascia che le sue guance si bagnino un altro po' mentre Jungkook lo tiene stretto in un caldo abbraccio fatto di necessità e di aspettativa. Aspetta con pazienza che Jimin prenda una decisione tra le sue braccia, che continui a parlare e gli chieda quello che aspetta di chiedergli da molto più tempo di quanto è effettivamente quello che hanno passato assieme da quanto si conoscono. È una domanda lecita, di quelle che prima o poi vanno fatte e che escono spontanee. Perciò Jungkook già sa cosa rispondere, eppure non ha idea di cosa aspettarsi. Richiama a sé un po' di pazienza e dona tutta la sua più completa attenzione a Jimin quando questi gli prende le mani tra le sue e lo guarda dritto negli occhi. 
 
- Mi ami? 
 
- Non ancora. - vorrebbe, comunque. È deciso ad innamorarsi di Jimin, perché Jimin è così tante belle cose e lui vuole scoprirle tutte. Ma non siamo padroni del nostro cuore, non si può mettergli fretta, né si possono discutere le sue decisioni, motivo per il quale usiamo troppo spesso il cervello e ce ne pentiamo. 
 
- Io sì. Io ti amo.
 
- E com'è? Essere innamorati, intendo.
 
- È intenso. - Jimin non ha altre parole per descriverlo, non vuole perdersi a parlare di quanto possa essere doloroso ma al contempo stesso meraviglioso. Jungkook dovrà scoprirlo da solo e magari, ci spera, con lui. E poi un dubbio si propone nelle loro teste, è così ovvio che neanche lo esprimono ad alta volte. Hanno ancora le mani intrecciate e i loro corpi vicini hanno dato vita ad un piacevole calore che li protegge dal freddo. Le temperature si sono abbassate e le strade si son fatte deserte, Jimin ha le guance asciutte e ridacchia appena, sollevato, quando Jungkook si trattiene dal congiungere le loro labbra optando per strusciare la punta del suo naso contro quella guancia rossa e paffuta. 
 
- Quindi ora che si fa? 
 
- Amici.
 
- Gli amici non si baciano, hyung. Giusto? 
 
- Giusto.
 
- Ok.
 
Ci sarebbero altre mille cose da tirare in ballo, altre mille curiosità che Jungkook si vorrebbe togliere, ma i guai sono sempre più vicini quando non si possono vedere a causa della mancanza di luce solare e non vuole che Jimin ne incontri qualcuno nel suo ritorno a casa. Eppure si dividono appena ne hanno l'occasione, dopo un po' non riescono a sopportare più la presenza l'uno dell'altro, si sentono soffocare dalle loro stesse regole, da ciò che da soli si sono imposti. Nessuno ha mai detto a Jimin quali decisioni prendere sulla sua vita privata e sentimentale, nessuno è mai riuscito a costringere Jungkook a fare qualcosa che non vuole fare. E nessuno li ha mai obbligati ad innamorarsi, o a provarci almeno, ad entrare in quel groviglio di sentimenti contrastanti e incomprensioni infondate, di desideri irrealizzabili e di sbalzi d'umore incontrollati legati ad una parte di noi stessi possessiva e mal fidente, insicura, nascosta in un angolo remoto del nostro cuore che si apre solo quando questo viene aperto appieno, sfruttato per il suo vero e primo uso. Hanno deciso tutto da soli, hanno preso loro questa strada a senso unico e non è il momento di lamentarsene. Almeno per oggi, il discorso è rimandato al futuro, ad un domani lontano o vicino. Jimin è sicuro che sarà un errore.
















 
Angolo autrice~
 
Hello! Lo so che mi odiate, lo so. Vi capisco e vi rispetto, amen. So che questo capitolo è corto, con pochi personaggi e con Seokjin, ma io faccio quel che posso, suvvia. 
E, sì, anche se molti di voi non avranno ancora capito perché ci sia bisogno di concentrarci anche sul mio bias wrecker, che a primo impatto sembra non abbia molto impatto sulla storia, è IMPORTANTE. Magari non esageratamente, ma ha un'importanza come quella degli altri personaggi e bla bla bla un po' sto blaterando perché ci tengo a evitarmi le legnate per via della jikook.
 
Lo so che eravate felici per il bacio cioè anche io lo ero ma è complicato!! Questi due li farò soffrire parecchio, mi spiace, ma è così che va la vita quando non riesci ad accettare te stesso e ti innamori di quel bias di Jeon Jungkook, capita. Sappiate solo che mi odio quanto voi state odiando me in questo momento, ok, bene. Spinti da motivi differenti, salpiamo sulla stessa barca. 
Inoltre, il capitolo non è eccessivamente lungo ma ho scritto tutto quello che avevo in corpo e sono soddisfatta così, potete anche linciarmi. 
 
Vi amo comunque, e anche molto di più se recensite grz 
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo !!
 
happy chestnuts ~
   
 
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