Titolo:
Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.377 (Fidipù)
Note: Buon salve salvino! Eccomi qua con un nuovo capitolo fresco
fresco! E siamo a meno nove capitoli dalla fine di Miraculous Heroes e,
vorrei già avvisarvi, che non vi lascerò tanto presto perché le avventure
dei sei miracolati (coff...eroi...coff) parigini avranno un seguito (già
in fase di scrittura). Sì, vi tormenterò ancora e per tanto tempo: mi
dispiace per voi.
In questo capitolo...beh, finalmente c'è la tanto fatidica e attesa serata
della Settimana della moda e finalmente qualcosa verrà allo scoperto,
inoltre vi presenterò Iris
Apfel: signora newyorkese, diventata un'icona della moda per il suo
stile particolare (forse la conoscete per la pubblicità di un'auto che ha
fatto qualche mese fa). Che posso dire? Mi è sembrata un'idea carina
inserirla e, controllando il regolamento di EFP, ho notato che potevo
farlo e quindi...beh, salutate Iris!
Detto questo, passo ai soliti ringraziamenti di rito: un grazie a chi
legge e perde un po' del suo tempo per seguire questa mia storia; un
grazie a chi commenta qui e su FB nel gruppo italiano di Miraculous
Ladybug; un grazie a chi inserisce questa mia storia in una delle sue
liste e...Grazie, davvero, grazie: lo so, sono ripetitiva ma ci tengo a
ringraziarvi sempre perché se alla fine sono arrivata a completare
Miraculous Heroes e a iniziare il suo seguito, oltre che alla mia passione
viscerale per la scrittura e la serie originale, lo devo anche a tutti
voi.
Quindi grazie.
«Sei
scappato.» sentenziò Gabriel Agreste, osservando il figlio nel monitor e
scuotendo il capo, quando Adrien abbozzò un sorriso: «Potevi lasciare
tutto a Nathalie.»
«Volevo andare a prenderla io.» dichiarò Adrien, allentandosi un poco la
cravatta nera e slacciandosi il primo bottone della camicia candida: «E
poi pensi davvero che io mi fidi di Nathalie al momento? Lo pensi
veramente?»
Gabriel si portò l’indice destro alla fronte, massaggiandosela e
sospirando: «Torna immediatamente qua.» dichiarò, mentre l’auto si fermava
davanti la boulangerie dei Dupain-Cheng: «Immediatamente.»
«Il tempo di recuperare la mia bella e torno.» dichiarò il figlio,
strizzandogli l’occhio e sgusciando fuori dalla macchina; si sistemò il
completo nero, strattonando leggermente la giacca e dando una leggera
ripulita ai pantaloni dallo sporco invisibile che poteva essersi deposto
mentre era in auto.
«Sbaglio o qualcuno è nervoso?» domandò Plagg, uscendo fuori dal suo
nascondiglio e fissandolo con sguardo malizioso il suo umano: «Cosa ci
sarà mai da essere nervosi, dico io.»
«Stranamente hai ragione…»
«Sai chi mi ricordi in questo momento?»
«Mh. No?»
«Te stesso a quattordici anni.» sentenziò il kwami, ridacchiando: «Lo
stesso nervosismo e la stessa ansia…»
«Il gatto perde il pelo ma non il vizio.» cantilenò il ragazzo,
raggiungendo la porta della boulangerie e sospirando: «Mi sembra di essere
tornato a quando l’andai a prendere per il nostro primo appuntamento…»
allungò una mano davanti a sé, osservando le dita curate: «Guarda, sto
tremando. Io.»
«Oh. Apri quella porta e falla finita!» sbottò Plagg, rintanandosi
all’interno della giacca e dandogli un piccolo colpetto contro il petto,
quasi a esortazione.
«Avanti. Sei Adrien Agreste!» sibilò il ragazzo, spingendo la porta e
sorridendo a Tom che, dietro il bancone, stava mettendo via le poche cose
avanzate della giornata: «Buonasera!» esclamò, facendo voltare il gigante
bonaccione e sorridendo allo sguardo di allegria che gli vide in volto:
«Sono venuto a prendere Marinette.»
«Oh certo! Ciao, Adrien.» Tom uscì da dietro l’angusto spazio, pulendosi
le mani al grembiule: «E’ ancora su. Sua madre sta dando gli ultimi
ritocchi: oggi ho avuto la casa invasa di ragazze! Sono venute alcune
compagne di scuola di Marinette per aiutarla a prepararsi e…beh, io mi
sono rintanato in negozio.»
Adrien annuì alla piccola cronaca del genitore della ragazza, mentre
questi lo scortava nel laboratorio e verso la porta, che dava accesso alle
scale del palazzo: «Io ho avuto a che fare con stilisti pazzi, truccatrici
assatanate e fotografi che dicono solo “Pensa alla pasta di mamma!”»
ribatté Adrien, fermandosi alla fine delle scale e poggiandosi al
corrimano: «Sinceramente non so chi ha avuto la giornata peggiore, Tom.»
«Oh davvero? Povero mon minou.» esclamò dall’alto la voce di Marinette;
Adrien osservò il padre voltarsi verso l’alto e anche lui fece lo stesso,
pronto a rimbeccare la sua dolce lady ma ogni parola gli morì in gola alla
vista della ragazza: si staccò dal corrimano, facendo un passo indietro e
osservandola scendere i gradini, con la gonna del vestito rosso – corta
sul davanti e lunga nella parte posteriore – che ondeggiava a ogni passo;
il corpino era tagliato sopra il seno e adornato da un colletto dorato,
che richiamava le origini cinesi della ragazza con gli alamari, e che si
attaccava al vestito sotto le ascelle.
«Sei…» il ragazzo allungò una mano e prese quella della ragazza,
aiutandola a scendere gli ultimi gradini: «…bellissima.» mormorò, facendo
vagare lo sguardo verde sui capelli, tirati su e adornati con alcuni
fermagli orientali, e sul volto finemente truccato, passando nuovamente in
rassegna l’abito e per finire sui sandali, ridacchiando alla vista delle
dita di lei arricciate: «Tacchi?»
«Lila ha insistito che li mettessi.» sbuffò Marinette, facendo un vago
cenno con la mano, mentre sua madre volava letteralmente giù dalle scale,
sorridendo allegra e facendo vagare lo sguardo dalla figlia al ragazzo:
«Mamma vorrebbe farci una foto…»
«Oh. Va bene.» esclamò ridente Adrien, voltandosi verso Sabine e passando
un braccio attorno alle spalle della ragazza: «Va bene così, Sabine?»
«Perfetti!» sentenziò la donna, alzando la macchina fotografica che teneva
gelosamente fra le mani e scattando alcune foto, ridacchiando: «E’ così
strano vedervi vestiti così; anche tu, Adrien, di solito sei sempre…beh, è
raro vederti così elegante.»
«Se mi vestissi sempre così, distruggerei i cuori di troppe fanciulle,
Sabine.» sentenziò Adrien, posando una mano sulla schiena nuda di
Marinette – giusto! Come aveva fatto a dimenticarsi di quel piccolo
particolare del vestito? –; sorrise, carezzandola lentamente e
scivolando verso il basso, osservandola muoversi a disagio e con le guance
tinte di rosso: «Dovremmo andare. Mio padre mi ha intimato di tornare
subito…»
La ragazza annuì, salutando i genitori e seguendolo fuori dall’abitazione,
rabbrividendo per il freddo, nonostante lo scialle che la madre le aveva
messo attorno alle spalle: «Montiamo subito in macchina, my lady?»
«Direi di sì.»
Adrien sorrise, allungando il passo e aprendole la portiera: «Ti assicuro
che la macchina e la Fondazione Vuitton sono riscaldate.» le assicurò,
osservandola sedersi nell’abitacolo: «E nel caso posso pensarci io a
riscaldarti.» concluse, facendole l’occhiolino e chiudendo la portiera, in
modo da bloccare qualsiasi risposta da parte della ragazza.
«La pietra filosofale.»
«Il prigioniero di Azkaban!»
«Ma non puoi iniziare a vedere la saga dal terzo!» sbottò Vooxi,
incrociando le zampette e volando davanti il viso della ragazza,
imbronciandosi: «E’ come iniziare un pasto dal contorno.»
«La pietra filosofale la sappiamo a memoria.» sentenziò Lila, infilando il
cucchiaio nella ciotola di yogurt e frutta che si era fatta per cena,
prendendone una generosa dose: «E poi nel Prigioniero di Azkaban c’è Gary
Oldman: per poco ma c’è.»
«Tu non puoi voler vedere un film in base agli attori! La magia! Devi
seguire la magia di quel magico mondo, quella sensazione che scaturisce
dal tuo cuore e…»
«E Pietra Filosofale sia.» sbuffò la ragazza, scuotendo il capo e
afferrando il dvd del film, poggiato sul tavolinetto basso davanti al
divano: «Basta che la pianti!»
Marinette si portò le mani alla bocca, osservando la sala ove era riunita
la creme de la creme della moda: «Quello è Issei Miyake. E sta parlando
con Junya Watanabe!» esclamò, tenendo lo sguardo sui due stilisti
giapponesi, prima di girarsi e inspirare profondamente: «Quello è…quello
è…»
Adrien ridacchiò, prendendole la mano e mettendosela nell’incavo del
braccio: «Jean-Paul Gaultier sì. E quello accanto a lui è Valentino, il
famoso stilista italiano.»
«Posso morire…»
«Gradirei non diventare vedovo prima del tempo.» sentenziò Adrien,
baciandole la tempia e ridacchiando: «Mentre là abbiamo Chloé Bourgeois.»
indicando la loro compagna di classe che, al braccio del padre, stava
facendo gli onori di casa: «Cosa cavolo…»
«Se ti stai chiedendo se quel vestito è veramente fatto di rete…» esordì
Rafael dietro di loro, facendoli voltare entrambi: «Sì. Ho avuto modo di
vederlo da vicino e posso dire che è tutto un vedere, tranne per parti
essenziali, coperte da un apposito disegno.»
«Com’è che tu hai avuto modo di vederlo da vicino, pennuto?»
«Stavo sfuggendo alla cara Iris.» spiegò Rafael, sospirando pesantemente e
facendo scoppiare a ridere l’altro: «Ridi poco, amico. Guarda che sei
anche tu sulla lista dei possibili candidati al posto di marito, liberato
dopo la morte di Carl.»
«Sono felicemente fidanzato, quindi ti lascio Iris.»
«Chi è Iris?»
«Io.» decretò una donna anziana, avvicinandosi al terzetto e studiandoli
da dietro gli occhiali dalla montatura rotonda ed esagerata: «Iris Apfel,
signorina.» si presentò, fermandosi accanto a Rafael e poggiando il peso
sul bastone da passeggio, sorridendo divertita: «E’ la tua fidanzata,
Adrien?»
«Sì.» dichiarò il biondo, stringendo Marinette a sé e voltandosi verso la
ragazza: «Conosci Iris Apfel?»
«Se la conosco? Come faccio a non conoscerla! E’ un’icona nel campo della
moda!» esclamò Marinette a voce alta, portandosi poi una mano alla bocca e
arrossendo vistosamente, mentre il ragazzo accanto a lei scuoteva il capo
e Rafael alzava gli occhi al cielo: «M-mi p-perdani…peroni…perdoni…»
«Tipa interessante.» sentenziò l’anziana, indicandola con il bastone e
sorridendo: «Come ti chiami, ragazza?»
«Ma-ma-marin-nette Du-dupain-Cheng.»
«Nome grazioso.» dichiarò Iris, annuendo con la testa: «Vestito molto
bello. Mi piace questa tonalità rossa! Devo chiedere a tuo padre, Adrien,
di farmene uno più o meno simile: anche se preferirei essere più coperta
sulle spalle, magari una bella casacca alla cinese…»
«In verità questo vestito l’ha disegnato Marinette.» le spiegò Adrien,
sorridendo: «E’ un Marinette Dupain-Cheng originale. Mio padre l’ho solo
fatto cucire alla sua maison.»
«Quindi sei una stilista, Marinette?»
«Mi piacerebbe divertal…diventu…diventarlo.»
Iris Apfel annuì, piegando le labbra dipinte di arancio e socchiudendo gli
occhi dietro le lenti rotonde: «Se questo vestito rappresenta solo un
quarto del tuo talento, Marinette, lasciatelo dire: andrai alla grande in
questo mondo! Sarai circondata da squali, ma immagino che il peggiore,
Gabriel Agreste, ti proteggerà! Il padre di questo bel signorino qui,
immagino, ti ha preso sotto la sua ala e spero di indossare qualcosa di
tuo, prima o poi.»
«Gr-grazie.»
«Meno timida, figliola. E spalle alte! Hai poco seno, ma un bel viso e
degli occhi meravigliosi! Mostrali al mondo!»
«Sì.»
Il telefono squillò, facendole abbassare il volume della tv: «Cosa vuoi,
Alex?» domandò secca Sarah, osservando gli attori del telefilm continuare
la scena ma senza voce: fantastico! Ora non avrebbe saputo cosa Cesare
stava dicendo a Lucrezia!
«Ehi, bel modo di rispondere al telefono!»
«Stavo guardando I Borgia, fa tu!»
«I Borgia?»
«E’ una serie tv storica, mi sono appassionata vedendo le repliche qui in
Francia.»
«Ci capisci qualcosa almeno?»
«Il mio francese è notevolmente migliorato.» dichiarò orgogliosa la
ragazza, sorridendo alla kwami che si era appisolata sul divano: «Allora?
Sentivi la mancanza della tua amica?»
«Fra le altre cose sì.»
«Come fra le altre cose?»
«Ehi, sono un uomo impegnato! Comunque ieri stavo sfogliando una rivista
di mia madre e l’ho vista…»
«Chi? Tua madre?»
«No. Coeur Noir.»
Wei sorrise all’anziano, accettando il piatto di zuppa che gli era stata
offerta: «Immagino che sei venuto qua con uno scopo, Wei.» mormorò Fu,
sedendosi anche lui e passando le bacchette al ragazzo: «Non solo per fare
compagnia a un vecchio durante la cena.»
«Perché non ci dice cosa sa su Coeur Noir? Sarebbe molto meglio per noi
sapere contro chi o cosa stiamo combattando.»
Fu immerse le bacchette nel liquido caldo, girando e catturando un po’ di
verdure: «Sono un vecchio orgoglioso, che non vuole farvi conoscere gli
sbagli che ha fatto in basso. Raccontarvi di Coeur Noir, narrarvi tutto
ciò che so, vorrebbe dire questo per me, oltre che rivangare un passato
che avevo cercato di seppellire.»
«Il suo orgoglio è più importante delle nostre vite?»
Fu alzò lo sguardo, incontrando quello serio di Wei e annuendo: «Avrei
voluto avere la tua saggezza, Wei. Forse avrei salvato la vita a due miei
cari amici e non li avrei pianti o forse no…»
«Maestro…»
«Stai andando alla grande, Marinette!» esclamò Tikki, uscendo dalla
pochette e sorridendo alla ragazza, che si era rintanata nel bagno: «A
parte quando hai versato addosso lo champagne a quel tipo e quando hai
balbettato Buonasera a Valentino. Per il resto sei stata fenomenale!»
«Uno pensa che con il tempo, certe cose migliorino…» sospirò Marinette,
osservandosi nello specchio del bagno e sorridendo al suo riflesso: «Ma
rimango sempre la stessa imbranata.»
«Sei cresciuta così tanto, Marinette! Ed io sono orgogliosa di…» la kwami
si fermò, voltandosi verso la porta e volando veloce nella borsa della
ragazza, poco prima l’uscio del bagno si aprisse e una donna entrasse:
Marinette respirò profondamente, riconoscendo immediatamente la stilista
americana che era entrata e le sorrideva affabile.
«Parlavi con lo specchio?» le domandò la nuova arrivata, sorridendo: «Lo
faccio anch’io a volte.»
«Ah…eh…mh…»
«Willhelmina Hart.» si presentò la donna, porgendole la mano e con un
sorriso affabile sul volto: «Ti ho vista insieme al rampollo degli
Agreste, immagino che tu sia la ragazza di Adriennuccio.» Marinette annuì
con la testa, aggrottando le sopracciglia e allungando una mano per
stringere quella che le era stata offerta: Willhelmina sorrise, chiudendo
le dita attorno a quelle di Marinette e tirandola verso di sé: «Graziosi
orecchini.» mormorò, allungando la mano libera e portando dietro
l’orecchio un ciuffo moro: «Mi sembra di averli già visti tempo fa.»
sentenziò, passando il polpastrello sulla pietra scura e sorridendo:
«Tanto tempo fa…»
«Madame Hart…» mormorò Marinette, sentendosi a disagio e cercando di
liberarsi dalla stretta dell’altra; fece un passo indietro, ma il tacco le
slittò sulle mattonelle, facendola cadere rovinosamente a terra mentre
Willhelmina si aggrappò al lavandino e si voltò verso lo specchio,
osservando irata il suo riflesso: «Mi…mi scusi, io…»
La donna si voltò verso di lei, prendendola per le spalle e guardandola
disperata: «Tu sei la Portatrice del Miraculous della Coccinella, vero?»
le chiese, respirando profondamente: «Non ho molto tempo, lui prenderà
nuovamente il controllo di questo corpo ed io mi ritroverò di nuovo in
quel posto.»
«Ma cosa…»
«Ascolta attentamente ciò che ti dirò adesso. D’accordo?»
«Cosa?»
«Promettimelo!»
«Va bene.»
Willhelmina sorrise, annuendo con la testa: «Io ho sbagliato, ho cercato
di combattere voi Portatori e di prendere i Miraculous: pensavo di
riuscire a controllarlo, di avere la forza sufficiente per tenerlo
soggiogato ma invece…» si fermò, scuotendo il capo: «Lo specchio. Lo
specchio è il suo punto debole, ricordatelo. Solo in questo modo potrai
sconfiggerlo.»
«Lo specchio?»
«Chiedi al piccolo Fu. Lui ti potrà dire tutto.»
«Ma…»
La donna la lasciò andare, arretrando di un passo e sorridendo alla
ragazza: «Mi dispiace per tutto quello che ho combinato finora. Finché non
mi ha posseduta completamente non mi sono accorta di tutto il male che
avevo causato.» mormorò, poggiando una mano sulla maniglia della porta:
«Dì a Fu che ha fatto un’ottima scelta con la Portatrice del Miraculous
della Coccinella, anzi no, con tutti i Portatori: siete stati avversari
fantastici.»
«Ma cosa…?»
«Ricordati. Lo specchio.» ripeté nuovamente la donna, abbassando la
maniglia e fuggendo via; Marinette si rialzò, afferrando la pochette e
uscendo dal bagno, guardandosi attorno per cercare di ritrovarla.
«Marinette!» esclamò Rafael, facendole un cenno con la mano e
raggiungendola: «Adrien è stato catturato da Chloé, ma ha dichiarato che
si sarebbe liberato e…ehi. Che cosa è successo?»
«Non lo so, sinceramente.» mormorò la ragazza, portandosi una mano al
petto e sentendo il cuore battere furiosamente, si voltò verso il modello
che la fissava curioso e cercò di respirare a fondo, ritrovando un po’ di
calma: «Ho il sospetto di aver appena incontrato Coeur Noir.»