Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: DeniseCecilia    24/06/2016    8 recensioni
Una fanfic dedicata a Judy, a Nick e a un possibile "noi".
Alle scelte che il mondo ci chiede di fare e che non possiamo ignorare, se vogliamo crescere.
Ma che, in fondo, sono soltanto nostre, e di chi amiamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Stu Hopps, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima o poi i nostri due ragazzuoli dovevano cominciare a confrontarsi davvero con il mondo intorno, ed io putroppo non potevo lasciarli amoreggiare del tutto indisturbati: perciò ecco qua, in questo e nel prossimo capitolo bisognerà render conto di quel che stiamo facendo...
... grazie di cuore a tutti i lettori, commentanti e silenti, della prima ora e recenti! <3

 



XII. Spazzolino
 

"Buongiorno", disse Nick ai due conigli di mezza età che lo scrutavano dagli scalini di casa sua. "Scusate se ci ho messo un po' ad aprire. Cercavate Judy, suppongo".
"In effetti sì", rispose il padre di lei. Stu, se ben ricordava. "Eravamo in città per un incontro di affari, e abbiamo pensato di fare una sorpresa a nostra figlia. Ma la sorpresa l'ha fatta lei a noi".
Il coniglio aveva espresso quell'osservazione in tono neutro, ma Nick non poté evitare di chiedersi a cosa si riferisse. Dopotutto lui e Judy avevano appena avuto il tempo di guardarsi in faccia e dirsi Okay, facciamolo. I suoi non potevano averne idea, anche se prima o poi l'argomento sarebbe saltato fuori. Non oggi, pregò tra sé e sé tutti i suoi antenati.
"Mio marito vuole dire che siamo stati al vostro Distretto", precisò dopo un attimo Bonnie. "Ma avevate già staccato. E quel simpatico ghepardo alla reception ci ha suggerito di passare di qui. Dice che state sempre insieme, voi due", aggiunse ancora, sorridendo.
Nick cominciò seriamente a preoccuparsi. Il sorriso di una madre, quando parla della propria figlia femmina, spesso nasconde lame affilatissime. Anzi, più sembra dolce e disponibile, più la madre in questione è pronta a ghermirti se solo osi fare un passo falso. E lui, a suoi occhi, era ancora una potenziale insidia.
Si scostò dal riquadro della porta e con un gesto aereo del braccio li invitò ad entrare. "Clawhauser, sì. Forse ha un tantino esagerato" cercò di minimizzare l'affermazione del collega, mentre loro si facevano strada "però come sapete io e Judy... beh, siamo buoni amici".
Aveva avuto modo di conoscere i genitori di Judy un fine settimana che i due avevano trascorso in città, con l'idea di capire meglio che tipo di vita facesse la figlia. Non si era trattenuto a lungo con loro, e aveva preferito evitare di scortarli nell'immenso giro turistico che avevano intrapreso. La sua Carotina, ovvio, aveva subito tentato di incastrarlo nel tour de force familiare; ma per fortuna lui aveva trovato una scusa credibile e se n'era tirato fuori dignitosamente. Non che la cosa l'avesse infastidito, ma si considerava di troppo. Loro erano la sua famiglia. Lui... un'altra cosa.
"Mamma! Papà!". La coniglietta aveva appena raggiunto l'improbabile trio nell'ingresso dell'appartamento. Mentre lei cominciava un fuoco di fila di domande – Che ci fate in città? Che ci fate qua? Perché non mi avete avvisata? – Nick ragionò che si trovava in inferiorità numerica. Era in casa sua, sì, ma quello non era più il suo territorio.
Inoltre lui e Judy stavano ora in una zona grigia. E le zone grigie, per definizione, sono difficili da gestire.
"Venite pure. Per di qua". Li accompagnò nel salotto, che gli parve in uno stato abbastanza decente, interrompendo l'interrogatorio della sua partner a Bonnie e Stu. In fondo, in quel frangente sentiva di compatirli. Sapeva cosa significava dover rendere conto a Judy di averle omesso – nascosto – qualcosa.
Fece un po' di spazio sul tavolino davanti al divano, e gli fece segno di accomodarsi. Poi lasciò loro un momento per ambientarsi, mentre andava a recuperare due sedie dalla cucina per sé e Judy, che posizionò ai lati. Non gli capitava praticamente mai di avere ospiti, e non s'era mai curato di comprare delle sedute in più.
"Ha una bella casa, signor Wilde" gli disse Bonnie quando li raggiunse. "Forse troppo essenziale per i miei gusti, ma curata". La coniglia stava sinceramente ammirando le travi a vista del soffitto. "Dettagli così non si devono vedere molto di frequente in città".
"La ringrazio. Ma la prego, mi chiami Nick. Anche se ci siamo visti una sola volta, ormai ci conosciamo, no?", replicò lui.
"Certo, scusami. Vale anche per te. E' che non ci sono abituata: Judy ti nomina spesso, ma con quattrocento chilometri di mezzo, ormai mi sembra di non conoscere più nemmeno lei".
La coniglietta fece un respiro profondo e tentò di mascherare la sua insofferenza per quell'argomento dando qualche colpo di tosse.
"Mia moglie è sempre stata appassionata di architettura", fece allora Stu annuendo, con uno sfavillìo negli occhi. In trent'anni di matrimonio, era diventato un maestro nel cambiare argomento. "Pensa che da ragazza avrebbe voluto diventare interior designer. Giusto, Bonnie?".
"Giusto, Stu", rispose la coniglia aggiustandosi un po' la gonna. "Ma è stato tanto tempo fa. Oggi quasi non distinguo più una lampada da un attaccapanni", si schernì. "E poi il mio era un solo un sogno, sapevo che i miei non potevano permettersi di mandarmi all'università".
Ci fu un attimo di silenzio. Inevitabile pensare a Judy, al suo sogno che, a differenza della madre, era riuscita a coronare. Inevitabile per Nick pensare che, chissà, se Bonnie avesse seguito un percorso diverso forse per lui non ci sarebbe mai stata nessuna Carotina.
La volpe si schiarì un po' la gola, poi soggiunse: "Sono sicuro che hai avuto molte altre soddisfazioni nella vita". Un po' mentiva, non ne era affatto sicuro. Ma voleva cercare di riportare quella insolita conversazione su un binario più allegro.
"Oh, naturalmente" rispose Bonnie. Poi, guardandolo dritto negli occhi: "Judy è stata la prima delle mie duecentosettantasei soddisfazioni più grandi". Fece una piccola pausa. "So che non dovrei dirlo, e di certo non lo farò mai davanti agli altri miei figli, ma lei e Joshua, il suo fratello di poco minore, hanno un posto speciale nel mio cuore". Si fermò a cercare la zampa di Judy, prendendola nella sua senza tuttavia distogliere lo sguardo da Nick. "Non potrei sopportare che le capiti qualcosa di brutto".
Nick non sapeva cosa rispondere. Era un'affermazione così naturale, ed incontestabile, da non ammettere replica. Avrebbe voluto assicurare alla madre che si sarebbe preso cura di Judy, che l'avrebbe protetta – e intendeva davvero farlo – ma sapeva che non aveva garanzie sufficienti da offrire. Erano mammiferi, con tutti i loro limiti. Ed erano poliziotti. Per quanto il solo pensiero lo facesse rabbrividire, si rendeva conto che un giorno o l'altro avrebbe potuto anche perderla.
"Farò del mio meglio per evitarlo", assicurò infine. "E' tutto quello che posso dire". Sentiva un peso opprimergli il petto.
Bonnie annuì, con un che di minaccioso che le gravitava negli occhi.
"Mamma, adesso basta con questi discorsi tetri, d'accordo? So che mi vuoi bene. Anche io te ne voglio molto. Ma non intendo tornarci su ogni volta che ci vediamo, lo sai. Adesso perché non ci beviamo qualcosa e mi raccontate chi siete venuti ad incontrare?", disse Judy rialzandosi.
"Già, ancora non vi ho offerto nulla da bere" notò Nick dandosi una zampa sulla fronte, alzandosi a sua volta. "Dovete scusarmi".
"Penso che un succo di carote andrà benissimo per entrambi", stabilì Judy guardando i genitori in attesa di conferma.
"Sì, certo. Sarebbe perfetto, grazie", annuì Stu.
"Oh, anche per me. Ti ringrazio", gli fece eco Bonnie; chiedendosi quanto tempo, in realtà, sua figlia trascorreva in quella casa perché fosse necessario tenere del succo di carote in frigorifero.
Judy e Nick si eclissarono in cucina.

 

"E così, Joshua si sta appassionando all'agronomia", rilevò Judy mentre giocherellava col suo bicchiere.
Nick si stava rilassando adesso, ascoltando i discorsi, finalmente più leggeri, della famigliola. Poteva farsi da parte ed assistere, sembrava che la tensione si fosse allentata.
"Infatti" riprese Stu. "A dire la verità, è per lui che abbiamo deciso di fare un salto in città oggi. Stiamo valutando di vendere anche pomodori, quest'anno, e quindi abbiamo bisogno di un fornitore di sementi affidabile".
"Ah, è di questo che si tratta. Vi siete incontrati con un fornitore. E vi ha convinti?", chiese Judy.
"Oh, sì tesoro. Ne parlerò con tuo padre e Josh, ma il signor McAvoy ci piace. Probabilmente torneremo la prossima settimana per definire i dettagli. Pensa che l'abbiamo contattato attraverso un forum di coltivatori, in rete, sai", aggiunse Bonnie, con una punta di orgoglio nella voce.
"In rete, mamma?".
"Sì! Vedi, Josh ha fatto una ricerca, si è iscritto a ben tre forum di piccoli coltivatori, e in questo abbiamo trovato il nostro uomo. Abbiamo anche chattato". Il nostro uomo. Ora Bonnie parlava come una poliziotta. O, semplicemente, come qualcuno che abbia una grande passione. Judy la capiva.
"E' interessante. E mi fa piacere che tu ti diverta", le sorrise Judy. "Fate attenzione con le chat pubbliche, però. Non si sa mai chi ci si incontra". Era insolito che fosse lei a fare una raccomandazione a sua madre, ma dopotutto quello era il suo campo.
"Ci sarebbe anche un'altra cosa", continuò la coniglia più grande un poco in imbarazzo. Strano, pensò Judy notando la sua reazione.
"Un'altra cosa riguardo a... cosa?".
"Possiamo parlare un momento da sole?", ribatté la madre.
All'unisono, come se un vento gelido li avesse sfiorati, i quattro mammiferi si irrigidirono. Nick chiuse gli occhi e si passò una zampa sul muso. Che altro stava per succedere, ora?

 

Passarono meno di tre minuti prima dell'esplosione.
Nick non immaginava che la voce carezzevole di Judy potesse raggiungere acuti tanto alti, e quando il COSA! della sua coniglietta tuonò fra le pareti della cucina, a pochi metri, sobbalzò. Dopodiché si fiondò nella stanza, dove le due mammifere stavano parland... discutend... lottando era il termine più corretto.
"Mamma! Non esiste, non voglio crederci. Come ti sei permessa... mi hai esposto in vetrina come una bambola..." stava urlando Judy, il dito puntato contro la madre. "Tu...!", disse ancora, senz'altro aggiungere, congestionata dal suo stesso sfogo.
Nick le si avvicinò con cautela. Voleva attirare la sua attenzione, provare a a calmarla, non farsi aggredire a sua volta.
"Mi dispiace, tesoro" sentì Bonnie pigolare, mentre lui poggiava una zampa sulla spalla di Judy. "Mi dispiace davvero. Io non credevo di far nulla di male... non intendevo certo danneggiarti".
"Che cosa, Bonnie? Di cosa state parlando, se è lecito?", si permise di chiedere Nick, cominciando ad accarezzare la schiena di Judy, disegnandole lenti cerchi in mezzo alle scapole.
"Nick, è stata mia madre. Cosa accidenti avevi in mente, mamma? Hai capito, non c'era di mezzo uno squilibrato né uno scherzo di pessimo gusto. Sei stata tu", spiattellò la coniglietta, senza saper decidere a chi indirizzare la sua invettiva.
La volpe ancora non aveva afferrato, ma Bonnie era ammutolita.
"Judy", si rivolse allora alla partner. "Guardami. Guarda me".
Si ritrovò addosso uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo, se fosse stato lui l'oggetto della sua rabbia. Le prese il muso tra le zampe.
"Perché non spieghi a me cosa non va, uh? Dal principio".
Judy stava iperventilando.
A quel punto Stu Hopps si affacciò timidamente sulla soglia, e lì stette.
Tutti attesero che la coniglietta riacquisisse il controllo di sé.
"Nick, è stata mia madre ad iscrivermi a quel sito, MeetFurr. Su suggerimento di un'amica, pure. Riesci a crederci?".
"I fatti, Judy", le ricordò.
"Sì. Dice che mi ha iscritta più di una settimana fa, prima ancora di costringermi ad uscire con Harry, sai quel coniglio, prima che parlassimo e le ripetessi che non voglio intrusioni".
Judy rilasciò un sospiro stanco.
"E' così, tesoro mio. Pensavo potesse aiutarti a conoscere qualcuno. Ma poi abbiamo avuto quella discussione, e non me la sono sentita di raccontartelo. Credimi, volevo farlo. Ma mi è sembrato il momento più sbagliato", si scusò di nuovo Bonnie, mortificata.
"Non si tratta solo di me, mamma", Judy parlò, lo sguardo fisso su Nick. "Io sono una poliziotta, adesso. E persino piuttosto conosciuta, anche se non ho chiesto io di diventarlo. Tutto quello che dico e che faccio può avere delle conseguenze sul buon nome della ZPD".
Anche chi scelgo come compagno, pensò di sfuggita, un po' tristemente, lasciandosi cullare dalle zampe della volpe salde sul suo viso.
"Ho il dovere di essere all'altezza. Non per l'apparenza, non perché Lionheart possa evitare domande spinose alle conferenze stampa. Ma perché se noi abbiamo una buona reputazione, le persone si fideranno. Ci chiederanno aiuto, anziché temerci quando ci vedono, come capita a volte. E noi potremo darglielo, potremo aiutarli davvero, non solo a parole".
Bonnie osò muoversi soltanto quando vide la figlia lasciarsi sfuggire le prime lacrime. Ma dovette aspettare il suo turno per abbracciarla, perché Nick fu più svelto di lei, e se la tirò contro. Proprio come sotto quel ponte.
Non era il caso di farsi tanti riguardi per la presenza dei genitori: Judy aveva bisogno di una dose di coccole, ora.
"Tranquilla, Carotina", si limitò a dire. "Va tutto bene".

 

Le sei di sera, e tutto andava bene, per davvero.
Se sfogarsi in quel modo era servito alla coniglietta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e poi riappacificarsi con la madre anziché tenersi dentro un cruccio; Nick tutto sommato sentiva di poter accettare quel piccolo attentato alle sue coronarie.
"Te lo devo dire, Carotina" – aveva ormai rinunciato a fingersi distaccato – "mi hai fatto prendere un colpo, prima. Non farlo più, ho una certa età io. Potrei restarci secco". Già, all'età non aveva ancora pensato. Sarebbe stata un problema anche quella, per i suoi genitori, ci avrebbe messo la zampa sul fuoco.
"Ora non esagerare, Mirtillino" lo canzonò lei. "All'ultima visita medica sei risultato perfettamente sano e di robusta costituzione".
Se Bonnie e Stu Hopps erano rimasti stupiti nell'udire per la prima volta quei vezzeggiativi, non lo diedero a vedere.
"Appunto, Carotina, se vuoi mantenermi in forma devi stare attenta".
"Nessun problema, Mirtillino. Se è questo che vuoi, vado subito ad occuparmi della tua scorta di patatine sufficiente per un decennio, in caso scoppiasse una guerra atomica. Il fritto fa male, anche imbustato, sai", rincarò la coniglietta.
"Ma non puoi! E se scoppiasse davvero una guerra, Carotina? Come sopravviveremo? Sto seriamente pensando di chiamare il Telefono Azzurro per i Diritti Mammiferi", replicò Nick, mettendo su il broncio.
"Ehm", fece una terza voce.
Nick e Judy si voltarono simultaneamente.
"Ehm, scusate. Mi chiedevo se fosse possibile usare la toilette, prima di salutarvi e andare", disse Bonnie.
"Oh, sì, certo. Venga, le mostro dov'è", rispose Nick, accompagnandola.
Non l'avesse mai fatto.
Al suo ritorno in salotto, Bonnie brandiva nella zampa, ben visibile, uno spazzolino da denti: la setola piuttosto larga, da incisivo, il manico rosa.
Recuperata la sua sicurezza dopo lo scontro con la figlia, non perse tempo in convenevoli.
"Judy, dimmi che questo non è uno dei tuoi spazzolini", la pregò.
"Beh, mamma, temo di non poterlo fare, perché lo è. E' il mio spazzolino, quello. Ti dispiacerebbe dirmi cosa fai col mio spazzolino nella zampa?".
Bonnie ignorò la domanda, considerandola retorica.
"Ti dispiacerebbe dirmi tu cosa ci fa il tuo spazzolino qui, nel bagno del signor Wilde? Cioè, scusa, di Nick?".
"Mi serve perché ogni tanto dormo qui, mamma", fu la secca risposta.
"Come, dormi qui" ripeté atona la madre. "Judy, rispondimi sinceramente", aggiunse dopo un attimo. "Tu non vivi qui, vero?".
Bonnie ripensò al letto che aveva visto, di passaggio nella camera. Che aveva osservato con cura, in verità, come fosse stato un reperto fossile da cui ricavare informazioni preziose sul passato. Era rifatto bene, ma le sagome che vi erano impresse parlavano chiaro: di recente qualcuno vi si era steso. Se i suoi occhi non la tradivano, quel qualcuno aveva la forma di una volpe, a destra. E di un coniglio, a sinistra.
Ripensò al letto, sì. Alla volpe, che aveva aperto loro la porta ravviandosi il pelo, la camicia stazzonata, niente cravatta. E fece due più due.
"Tu non vivi qui, vero?", chiese di nuovo Bonnie, non avendo ricevuto risposta.
"No, mamma. Non vivo qui. Ho il mio appartamento, come sai, e che vi ho mostrato. Ma ogni tanto, ripeto, dormo qui. Sul divano. Per comodità, quando facciamo tardi".
Ecco una cosa che forse doveva evitare di dire. Fare tardi, che cosa terribile. Ma non aveva voglia di spendersi per contenere le ansie di sua madre, non quel giorno. "E' da quando avevo tre anni che mi fai una testa così ripetendomi di lavarmi i denti ogni sera, giustamente, e adesso che ne ho ventiquattro suonati ti lamenti perché ti do retta?".
La faccenda stava diventando surreale.
"Via, Bonnie", interloquì Nick, puntando sul buonsenso. "E' solo uno spazzolino. Non un cassetto, o un intero armadio". Non intendeva stuzzicare nessuno. C'era una bella differenza tra spazzolino e cassetto.
"Non ho bisogno di un cassetto, Nick, ho il mio armadietto in centrale per i cambi quando non posso rientrare a casa", gli fece notare Judy, subito molto più rilassata. Sembrava un'altra, quando si rivolgeva a lui.
"Lo so, Carotina", le rispose la volpe. "Comunque, se volessi, un cassetto libero per te ce l'ho", soggiunse contraddicendo quanto aveva appena affermato. Volpe idiota, si disse. Così la madre si preoccupa ancora di più.
Judy non rispose immediatamente.
Guardò Nick negli occhi, voleva capire se la sua era una battuta per sdrammatizzare – una delle sue battute maldestre. Ma non lo era, lo capì dalla sua espressione genuinamente impacciata.
"Se ne potrebbe parlare", disse dunque la coniglietta, con studiata lentezza. "Non adesso, però. Adesso mamma e papà sono stanchi, e vogliono tornare all'albergo" dichiarò. "Ciao mamma, ciao papà. Buonanotte", li salutò meccanicamente prendendoli entrambi sotto braccio e trascinandoli verso la porta. Ci fu appena il modo di scambiarsi un paio di "Arrivederci" volanti, e i due conigli sparirono inghiottiti dalla strada.

 

"Credo che, adesso, gradirei uno dei tuoi trecento pacchetti di patatine. Ritiro quel che ho detto: il fritto fa bene alla salute, anzi fa benissimo, specie in giornate come questa", esalò Judy con un filo di voce.
"Come vuoi. Ma forse sarebbe il caso di fare anche un po' di spesa, visto che la dispensa è vuota", rispose Nick. "E subito, prima che ci passi la voglia. A meno che tu non preferisca ordinare qualcosa a domicilio".
Judy rifletté.
"No, ci sto. Prendere una boccata d'aria, è quello che ci vuole. Prima che i miei si rifacciano vivi, perché vedrai, torneranno e vorranno sistemare le cose. Ormai lo sai, noi coniglietti siamo emotivi", disse sorridendo. "Non riusciamo a darci pace finché non ci siamo chiariti".
"Già", rise Nick. "Avevo avuto quest'impressione. Ma a questo proposito, Carotina, non ti pare di essere stata un po' brusca nel cacciarli via così?", le chiese dolcemente grattandole la base delle orecchie.
"Uhm, forse. Ma Nick, sul serio... è bastato uno spazzolino per farle credere che vivessi qui. Cosa farà quando le diremo che stiamo insieme? E' assurdo", commentò lei. "Anzi, quasi quasi potremmo vivere insieme davvero, così almeno avrebbe un valido motivo per farsi i filmini", aggiunse, incrociando le braccia.
"Corri veloce, tu", rispose la volpe. "E mi piace".
Sì, la cosa gli piaceva. Persino troppo. Procedi con ordine, si disse.
"Senti un po', faremo così".
Judy lo ascoltò curiosa.
"Facciamo la spesa. Spieghiamo ai tuoi qualche cosetta. Ci sposiamo. E tu vieni a vivere con me, finalmente. Ti sta bene questo programma?".
Puntava in alto, altissimo. Ma 'fanculo, avevano solo una vita.
La coniglietta non rispose. Raccolse le chiavi di casa, le lanciò a Nick e infilò la porta con un balzo, lasciandoselo dietro.
"Muoviamoci, Mirtillino. Prima cominciamo, prima arriviamo al traguardo", lo sollecitò.
Nick non si fece pregare.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: DeniseCecilia