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Autore: svrridimi    25/06/2016    0 recensioni
Si aspettava fosse un demone a portarlo all' Inferno e invece era l' Angelo più bello.
Kate, diciotto anni, diplomata in scienze sociali è una giovane donna che abita a Houston insieme al padre e alla matrigna. Vive una vita riservata, intenta a domare i demoni che le sussurrano nella mente, inconsapevole che gli stessi demoni che perseguitano i suoi incubi sono i diavoli che l' hanno brutalmente strappata alle sue vite precedenti. Alexander è un guerriero di Dafæ, una città creata da Dio dopo aver segregato Lucifero agli Inferi. Il suo compito è proteggere l' ignaro Angelo caduto Katelyn - nata dall' Arcangelo Ariel e il guerriero Joseph Garcia - la quale è l' unica arma per Satana di impossessarsi del regno dei Cieli. Kate e Alexander sono così diversi da scontrarsi eppure così necessari per completarsi. In tutte le vite durante le quali si sono amati non sono riusciti a sconfiggere il demonio ma il tempo a loro disposizione sta per finire e questa volta non si ripresenterà un'altra possibilità. In un mondo abitato dai figli della notte, i figli della luna e angeli seguaci di Lucifero, riusciranno Kate e Alexander a salvare la Terra dalle grinfie del male?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vienna, Austria, 16 Settembre 1802

Abbassò il viso e con sguardo accorto controllò se si fossero create striature sul corpetto di pizzo rosa cipria ornato con del merletto del medesimo colore. Un sorriso compiaciuto le alleggiò sulle labbra constatando che il vestito non si fosse rovinato nonostante le lunghe danze a cui aveva partecipato e che continuavano imperterrite a susseguirsi nella sala principale del castello Belvedere, nel quartiere di Landstraße.
Le dita affusolate sfiorarono appena il pizzo e si soffermarono al ciondolo d' oro che portava al collo, accarezzò la pietra di rubino incastonata in un cerchio ovale decorato da piccole pietre di cristallo e rialzando lo sguardo sospirò impazientita. Era ora. Lui sarebbe dovuto essere lì ormai, ma tra i vasti giardini, le statue delle ninfe e gli angeli non riusciva a scorgerlo. Si chiese se avesse cambiato idea e se quindi non sarebbe arrivato come invece le poche parole della pergamena - che era stata lasciata sull'uscio della porta della sua camera - promettevano. 
Se venissi a prendervi questa notte, verreste via con me? Aspettatemi accanto la fontana dell'Angelo Ezechiele, appena fuori il castello. Ho bisogno di parlarvi.
La giovane si alzò  in punta di piedi e i suoi occhi guizzarono veloci attorno tutto il perimetro del giardino, si morse il labbro ansiosa di vederlo comparire tra le siepi ben tosate e le fontane d' acqua ornate da statue rappresentanti sfingi alate. La sua mente vagò come una stella cadente mentre si immaginava come sarebbe stato vestito e dove l' avrebbe portata.

La ragazza sussultò e spalancò gli occhi, presa alla sprovvista. Dopo appena qualche attimo di esitazione riconobbe la voce calma e cristallina che aveva parlato e l' espressione guardinga sul suo volto scomparve. Le piccole rughe sulla fronte si districarono facendo ritornare la pelle dorata liscia. Si voltò velocemente e sorrise cordiale al giovane uomo che aveva dinanzi. Il ragazzo scorse in quell' allungamento di labbra un non so che di malizioso, che di certo non si addiceva a una giovan donna dell' 800. Ricambiò il sorriso con la stessa punta di malizia e fece un passo corto verso di lei.

Lui le si inchinò e fece per prenderle l' esile mano - che giaceva sulla gonna ampia del vestito in taffetà - per lasciarvici un lieve bacio, quando la sentì ridacchiare. Le sopracciglia di lui si sollevarono mentre la guardava incuriosito ma lei parve non farci caso e sfiorando le dita lunghe di lui fece intrecciare le loro mani.

Disse in un sussurro appena udibile.


La mano di lui lasciò le dita della ragazza e si posò leggera sul suo fianco avvicinandola:

Esordì accarezzandole con il palmo gli zigomi della guancia.

Giulietta fece scorrere le sue mani lungo il petto del ragazzo, sentendo sotto le dita il tessuto liscio della stoffa. Indossava un completo francese di stile barocco, le cuciture e le decorazioni di ghirigori d' oro si alternavano al blu notte dell' abito in un gioco di luce ed ombre che richiamava la dissimilitudine tra il bianco della pelle candida e i capelli scuri che si posavano sulla fronte larga.


Il ragazzo disse qualcos'altro, ma alle orecchie di Giulietta giunsero solo bassi ronzii. Il viso di lui si era avvicinato e con la punta del naso le stava tracciando linee, intervallate a cerchi immaginari su una porzione di pelle lasciata scoperta dal vestito, qualche centimetro sotto le clavicole. Lei rabbrividì e senza muoversi il giovane uomo le chiese se sentisse freddo, ma nello stesso istante in cui la tirò a sé stringendola tra le braccia possenti, Giulietta capì che non voleva davvero ricevere una risposta. Rimase in silenzio mentre un sorrisino allusivo le piegò appena le labbra fini e rosee.

Parlò mentre sentiva il respiro di lui sulla pelle:


Rispose lentamente lui tornando a guardarla. Le guance e la cute del naso di entrambi si erano colorate di un leggero rosa - più evidente nella carnagione chiara del ragazzo che in quella olivastra di Giulietta - per via dell'aria fredda e pungente che graffiava i loro corpi. L' uomo ricoprì il viso minuto della fanciulla con le mani strofinando i pollici sulle guance di lei nel tentativo di riscaldarla:


Chiese con un improvviso luccichio negli occhi scuri. Giulietta annuì e si strinse al petto di lui:


Lei sollevò un sopracciglio e percorse rapida mentalmente la sua serata chiedendosi come lei fosse apparsa dall'esterno.


Mormorò lui con sguardo assente, probabilmente rievocando la scena, pensò Giulietta:

Senza dire nulla il ragazzo le prese una mano e fece un breve inchino. Giulietta sentì l' altra mano di lui accarezzarle il fianco e posò la sua, sulla spalla del ragazzo seguendo i suoi passi lenti. Un timido sorriso le increspò le labbra osservando lo sguardo affettuoso del giovane che la scrutava senza malizia:



Rispose lui seguendo il tempo della sinfonia che a Giulietta parve molto malinconica.

Il giovane represse una risata e soffermando il suo sguardo oltre la figura di Giulietta, fissò cupo le ombre scure del castello di Belvedere riflesse sul pavimento di roccia. Gli parve di scorgere un movimento oltre le siepi ma i suoi occhi non furono abbastanza veloci da identificarlo. Sarà stato uno scoiattolo o qualche altro piccolo e innocuo animaletto, pensò stanco. 

Parlò con tono riflessivo:


Il ragazzo, che nel frattempo era ritornato a guardare Giulietta le sorrise e si fermò puntando i piedi sulla roccia. La giovane lo guardò confusa, si formarono lievi rughe sulla sua fronte e le labbra fini si dischiusero:

Lui scosse lentamente il capo:

Con il mento fece un cenno alla fontana dell'Angelo Ezechiele e condusse Giulietta stringendo con dolcezza le corte dita della mano tra le sue più lunghe e ingenti. Aspettò che la fanciulla si sedesse, dopodiché fece lo stesso accomodandosi al suo fianco. Notò che lo sguardo di Giulietta era concentrato mentre fissava rapita il fondo della fontana marmorea. Seguì il suo sguardo e lesse ad alta voce le lettere impresse sul fondo in carattere corsivo che avevano catturato l' attenzione della fanciulla:

Chiese gentile ritornando ad ammirare il viso serafico della ragazza. Lei scosse decisa il capo e il giovane tradusse:


Lei annuì e rimase in silenzio per una manciata di secondi assorta nei suoi pensieri. Suo padre l' aveva sempre incitata a imparare il latino ma lei cocciuta aveva regolarmente declinato la proposta.
Il giovane notò che il corpo della ragazza si era irrigidito, le dita della mano che giaceva sulla gonna stringevano con forza la stoffa e l' espressione sul volto angelico palesemente intimorita. Il giovane cercò il suo sguardo e spostando con delicatezza il viso di lei con il pollice e l' indice la guardò apprensivo:

Le labbra di Giulietta si strinsero ma respirando a fondo parlò con voce piccola:

Il ragazzo strinse i denti. Stava per succedere? Era possibile che a distanza di diciannove anni esattamente il giorno del compleanno di Giulietta riaccadesse? Sì, era possibile. Gli incubi che prendevano possesso delle sue notti sarebbero potuti diventare realtà, in fondo era già successo altre volte. Impaurito da questa prospettiva si alzò velocemente in piedi e la tirò a sé rapido. Vide l' espressione sorpresa contrarre i lineamenti morbidi di lei che dopo appena qualche attimo si rilassò tra le sue braccia:

Fece lei sorridendo ma il ragazzo colse lo sguardo lontano dei suoi occhi e un senso di angoscia gli contrasse le viscere. Fa che non sia quello che penso. Pregò implorante. 

Mormorò Giulietta facendo una smorfia di dolore. Il ragazzo sapeva che quella brutta sensazione che stava tormentando la sua amata si stava trasformando in dolore fisico, aveva già vissuto quel momento. Si ripeteva in ogni vita che passavano assieme, solo che lui a differenza di Giulietta ricordava. Lei invece era ignara di tutto, ignara di tutte le vite che aveva vissuto e che le erano state strappate brutalmente e ignara di quello che sarebbe accaduto a breve.

Il ragazzo rimase in silenzio incapace di proferire parola. Quella sera avrebbe voluto chiederle la mano, aveva già precedentemente parlato con il padre di lei ricevendo il consenso ma in quell'istante realizzò che non sarebbe mai successo, che loro due nonostante tutte le vite, tutti i primi sguardi e i primi baci non sarebbero mai riusciti ad invecchiare l' uno al fianco dell'altra.

Esordì lui carezzandole la guancia:

Gli mancava nonostante tutto, lei gli mancava sempre. Era in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue paure, i gesti e le parole. Lei viveva nella parte buona che c'era in lui e riusciva a far sentire amata anche quella cattiva, perché in fondo era vero. Anche i mostri si innamorano.

Chiese lei ingenuamente. Senza che l' avesse fatto appositamente o notato si era avvicinata al petto di lui stringendo tra le dita il completo francese come per paura che il loro tempo fosse già finito. Le sue mani indugiarono sul colletto mentre aspettava una risposta che non arrivò. Giulietta lo prese come un sì e inclinando leggermente il viso di lato pensò che eppure ci sarebbe dovuto essere un posto per loro lì fuori dove avrebbero potuto amarsi senza nascondersi alla luce del sole:

La sua voce ridotta a un sussurro venne attutita maggiormente dal fruscio del vento che soffiava violento, ma lui riuscì ugualmente a udirla. Sentì le dita di lei intrufolarsi tra i suoi capelli appena sopra la base del collo e piegandosi leggermente si avvicinò alla fanciulla. Dapprima posò dolcemente le labbra sulle sue sfiorandole appena, poi con più forza lambì il labbro inferiore di Giulietta che si lasciò scappare un verso gutturale. Con un movimento fluido della mano il giovane le cinse la base della nuca e le loro lingue si scontrarono decise. Sentì l' angoscia pervaderlo mentre le sue braccia cingevano il corpo di lei. Cercò di scacciare il pensiero che quello sarebbe stato il loro ultimo bacio in quella vita ma i demoni che tormentavano la sua anima non gli permisero di pensare ad altro. La giovane leccò il labbro di lui prima di morderlo appena ma improvvisamente si ritrasse con forza e perse l' equilibrio. Le braccia possenti del ragazzo la trattennero mentre preoccupato esaminava meticoloso il viso di Giulietta che nel frattempo venne invasa da un intenso e improvviso pulsare nel centro della fronte che le fece arricciare il naso.
Il giovane cercò il suo sguardo ma lei aveva le palpebre chiuse mentre le sue labbra producevano leggeri ronzii tormentati. Il corpo di Giulietta era ancora lì, il ragazzo poteva sentirla respirare affannosamente e mormorò allarmato un susseguirsi infinito delle stesse parole. Chiamò il nome di lei, le chiese ripetutamente se riuscisse a sentirlo e le promise che sarebbe andato tutto bene ma mentre pronunciava quelle stesse parole un pensiero sfregiò violento la sua mente. Stava per accadere. Lui l' avrebbe persa nuovamente senza che fosse in grado di fare qualcosa per impedirlo. Gli occhi di lui luccicarono mentre un senso di angoscia lo sovrastava:

La pregò con voce strozzata molto diversa dal tono calmo e condiscendente che usava avere. Come se fosse riuscita a sentirlo la fanciulla riaprì gli occhi rivelando un'anomala ombra negli occhi marroni; era come un velo che copriva il suo sguardo rendendolo lontano e inanimato. Sì. Stava accadendo. Lui buttò la testa all' indietro e fissando il manto di cielo stellato pregò un Dio che non gli avrebbe dato ascolto. Chiuse gli occhi in attesa e una lacrima gli percorse ribelle la guancia. Non sentì più il corpo dell'amata tra le braccia e sospirò faticosamente. Abbassò riluttante lo sguardo consapevole di cosa avrebbe trovato e si piegò inginocchiandosi con espressione avvilita. Il suo sguardo si soffermò sulle pietre che costituivano il pavimento dei giardini e respirando faticosamente sfiorò le piume bianche delle ali che erano tutto quello che rimaneva di Giulietta.
   
 
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