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Autore: L S Blackrose    25/06/2016    2 recensioni
Eric è uno dei leader degli Intrepidi. Freddo, calcolatore, spietato e crudele.
Ma non è sempre stato così. Cosa lo ha portato ad odiare a tal punto i Divergenti?
In questo prequel di Divergent, il suo destino si intreccerà a quello di Zelda, una ragazza tenace e potente come una freccia infuocata.
Può un cuore di ghiaccio ardere come fuoco?
Un cuore di pietra può spezzarsi?
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dal capitolo 4 (Eric)
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Sto per aprire bocca, per invitare le reclute a dare inizio al loro cammino negli Intrepidi, quando un movimento al limite estremo del mio campo visivo mi obbliga a voltare il capo.
Ormai davo per scontato che le disgrazie fossero finite, invece una figura esile si lancia dall’ultimo vagone del treno e fende l’aria come un proiettile.
A causa della luce del sole che mi arriva dritta in faccia, in un primo momento metto a fuoco soltanto una macchia indistinta, blu e nera.
Nella frazione di secondo che segue, sono costretto a spingere l’autocontrollo al massimo della potenza per non mostrare nessuna emozione, per mantenere la mia posa autorevole e l’espressione gelida.
Perché sono talmente esterrefatto da non riuscire a credere ai miei stessi occhi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Zeke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Zeric - Flame of ice'
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Capitolo 48

 






If there's no end
There can be no beginning

So breathe your life in my shades of grey
Or kill the lights and we'll fade away

(Poets of the Fall)


 


 

Zelda


 

Il ciondolo vibra a contatto con le mie dita. Mi affretto ad aprire il medaglione e premere il piccolo pulsante al centro, poi rimango in attesa. Seduti sul cornicione a poca distanza da me, Eric e Leslie non mi perdono di vista. Più precisamente, hanno gli occhi puntati sulla collana che tengo tra le mani e la scrutano, rispettivamente, con impazienza e aspettativa. Lo sguardo che io rivolgo al ciondolo, al contrario, è di totale ammirazione. Per quanto sia stata abituata fin da piccola alla tecnologia avanzata in puro stile Erudita, non posso non sorprendermi nel toccare con mano l'ultimo modello nel campo dei dispositivi di comunicazione a distanza.

Quando Damien mi ha consegnato la collana, appartenuta in precedenza a nostra madre, non mi ha illustrato nel dettaglio le modifiche che vi aveva apportato. Credevo si trattasse di un banale cerca-persone formato ridotto, collegato con il gemello posseduto da mio fratello. Damien l'aveva definito 'trasmittente', ma io non avevo veramente afferrato il concetto finché non l'ho aperto e osservato meglio.

Geniale. Si poteva definire solo in quel modo l'opera di sofisticata ingegneria racchiusa tra le mie mani. Oltre al bottoncino posto di lato (il pulsante di attivazione) e a quello interno (che avvia la chiamata), Damien ha installato un minuscolo schermo nel lato libero del ciondolo, dove appaiono in successione i messaggi in codice che lui mi sta inviando.

Mentre attendo la fine della risposta, e nel frattempo decifro e memorizzo le singole lettere, sorrido tra me: mio fratello, quel genio incompreso, è riuscito a trasformare un semplice gioiello in una futuristica versione dei walkie talkie con cui ci divertivamo a giocare da bambini.

La mamma sarebbe così fiera di lui! Papà ha sempre spronato Damien affinché studiasse medicina, ma alla fine ha dovuto arrendersi all'evidenza: il suo terzogenito non avrebbe mai maneggiato un bisturi con la stessa maestria con cui manipola cavi, software e codici informatici.

Sullo schermo del medaglione appaiono altri due simboli, poi la comunicazione termina con un lungo bip. Tre punti, una linea, un altro punto. Se la memoria non mi inganna, dovrebbero significare qualcosa come 'ricevuto' o 'inteso'. Perfetto.

Richiamo con un cenno i miei due compagni d'avventura. Eric si piazza al mio fianco in neanche mezzo secondo, il braccio ancora alzato nell'atto di disattivare l'unica videocamera posta sul tetto con il suo aggeggio distorci-frequenze.

- Damien ha detto di tenerci pronti. Il treno dovrebbe arrivare a momenti - comunico, e Leslie accoglie le mie parole con un gridolino emozionato.

L'occhiata che Eric le riserva congelerebbe un vulcano in eruzione. - Qualcuno mi può spiegare cosa ci fa lei qui? - sibila, e suppongo che si stia rivolgendo a me, dal momento che sono l'unica altra persona presente.

Alzo gli occhi al cielo. - Qualcuno ti direbbe che, siccome è lei il nocciolo della questione, ha tutto il diritto di partecipare alla nostra piccola riunione notturna - affermo, risoluta. E prima che il Capofazione possa ribattere, gli porgo la collana perché me la riagganci attorno al collo. Lui mugugna qualcosa a proposito delle mie idee avventate e potenzialmente suicide, poi mi scosta i capelli da un lato e richiude velocemente il gancetto. Nel farlo, coglie l'occasione per posarmi un paio di baci poco sotto la nuca, provocandomi un brivido.

Con un ghigno compiaciuto sul volto, Eric fa un passo indietro e si avvicina al bordo del tetto per scrutare i binari. Un fischio prolungato preannuncia l'arrivo del treno, i cui fari fendono l'oscurità della notte e illuminano di riflessi ramati i lunghi capelli di Leslie, che le svolazzano attorno al viso quando inizia a correre lungo il cornicione. La imito, lasciando il Capofazione in coda al gruppo. Saltiamo nel primo vagone disponibile, poi ci appiattiamo contro la parete per fare spazio ad Eric.

Quanto invidio la prestanza fisica del mio ragazzo! Non gli occorrono che pochi movimenti ben calibrati per salire a bordo, e, quando si rialza, non ha nemmeno un capello fuori posto. A differenza di noi ragazze, che sfoggiamo una pettinatura che assomiglia più a un covone di fieno che all'ordinata cascata di boccoli che questa sera Melanie ci ha acconciato personalmente. Leslie ed io siamo sgattaiolate fuori dal dormitorio alcune ore dopo la fine della festicciola data dai nostri compagni per celebrare le ultime ore da iniziati. Domani sera saremo Intrepidi a tutti gli effetti. Se riusciremo a superare il test finale, naturalmente.

Mi stringo le braccia al petto e cerco di reprimere i pensieri negativi. Ce la farò, devo farcela. Il fallimento non è contemplato.

Eric richiude il portellone del vagone e ci si appoggia contro con la schiena. - Allora, dov'è il caro fratellino? - chiede, scrocchiando le nocche come se si stesse preparando ad un incontro di pugilato. Nella penombra dello scompartimento non riesco a interpretare bene la sua espressione, per cui prego che non abbia intenzione di sfogare l'ira che sta trattenendo tutto il giorno su mio fratello.

Ormai ho imparato a conoscerlo e fiuto a chilometri di distanza il preludio di uno dei suoi frequenti attacchi di rabbia. Stamattina sono riuscita a prevenirne uno, appena prima che raggiungesse il limite, prima che il turbine di fuoco che infuria dentro la sua anima di ghiaccio superasse gli argini e facesse terra bruciata tutt'intorno. Per fortuna ho trovato un metodo a prova di bomba per farlo calmare e impedirgli di commettere qualche crimine violento: è sufficiente un mio bacio per cancellare la furia distruttiva che rende le sue iridi affilate come lame.

Eric intercetta il mio sguardo e mi strizza l'occhio. Questo atteggiamento giocoso mi fa tirare un sospiro di sollievo: temevo decidesse di portare avanti anche questa sera la sua personale campagna anti-Blackburn - rivolta principalmente contro Alfred, ma senza disdegnare gli altri componenti della mia famiglia. Invece il mio ragazzo sembra stranamente di buon umore. - Piccola, sei sicura che sia riuscito veramente a prendere il treno? Forse siamo stati un po' troppo ottimisti - riflette, e la luce della luna che filtra tra le fessure del tetto del vagone illumina di sfuggita il suo ghigno. - Voglio dire, il massimo di attività motoria che gli Eruditi si concedono equivale a spostare il mouse da una parte all'altra della scrivania. E non credo proprio si possa classificare come 'sport' -.

- Ti ringrazio per la fiducia, cognatino - sbotta una voce per nulla allegra, proveniente dal buio alla mia destra.

La chioma scarmigliata di Damien fa capolino dalla porta mezza divelta che collega il nostro scompartimento al successivo. Con una spinta, mio fratello si libera dei pezzi di metallo che gli sbarrano la strada e ci raggiunge, sorreggendosi alla parete con un braccio per non perdere l'equilibrio.

Saluta Eric e me con un cenno sbrigativo, troppo impegnato a fissare Leslie con un'espressione che mai, nemmeno tra mille anni, avrei pensato di scorgere sul suo viso. Si avvicina alla mia amica lentamente, barcollando a causa degli scossoni del vagone, senza distogliere lo sguardo da quello di lei. La scena pare tratta direttamente da uno dei vecchi film strappalacrime che guardavo assieme alla mamma, quasi trattengo il fiato in attesa di vedere come andrà a finire.

Vai, fratello. In barba a James che diceva che non...

Forse ho cantato vittoria troppo presto. Mentre lo incito mentalmente, Damien rovina tutta quella squisita premessa inciampando nei propri piedi.

Sono quasi tentata di coprirmi gli occhi con le mani, ma, grazie al cielo, all'ultimo mio fratello ritrova la stabilità necessaria a risparmiargli un contatto ravvicinato con il pavimento lercio del vagone. E' vero, frana lo stesso addosso a Leslie, però va detto lo fa con una certa eleganza. Lei gli circonda in automatico la vita con le braccia per sorreggerlo e ciò che accade in seguito rispecchia esattamente la scena da film che avevo in mente.

Sospiro trasognata e mi accorgo della vicinanza di Eric solo quando lui mi tira a sé con entrambe le mani. Lo sento respirare contro il mio orecchio e borbottare un infastidito: - Ma che diavolo hanno tutti, oggi? Prima lo spettacolino dei tuoi amichetti a colazione, adesso questo -. Da come lo dice, sembra si stia riferendo a un qualche genere di reato punibile con la morte, invece che a una semplice coppia impegnata in un un bacio appassionato.

Appoggio la schiena contro il suo petto e inclino il capo, permettendogli di baciarmi più agevolmente il collo. - E scommetto che tu non vuoi essere da meno -.

La sua risata mi scuote la schiena. - Certo che no. Ma se ora ti baciassi come vorrei, senza trattenermi, probabilmente finiremmo per traumatizzare irreversibilmente i due piccioncini laggiù -.

Ne dubito fortemente. I due piccioncini in questione sono avvinghiati l'uno all'altra con un trasporto tale da farmi quasi sentire in imbarazzo. Sono talmente presi da quello che stanno facendo che non noterebbero nemmeno l'esplosione di una granata.

Dopo alcuni minuti, probabilmente stufo di rivestire i panni del guardone, Eric batte un pugno contro la parete del vagone, facendo sobbalzare sia me che la dolce coppietta. Damien e Leslie sembrano rendersi conto solo in quell'istante di non essere soli e sfoggiano la stessa sfumatura di rosso sulle guance, visibile grazie alla luce della torcia che il Capofazione gli sta puntando contro. - Se avete finito -, proferisce il mio ragazzo, tagliente come scaglie di vetro, - ci sarebbero questioni più urgenti da risolvere -.

Damien si schiarisce nervosamente la voce. Nonostante sia chiaramente a disagio, non accenna a lasciare andare Leslie. - Giusto - concorda, puntando finalmente gli occhi su di me. Ricambia il sorriso che gli sto rivolgendo solo finché non si accorge delle braccia di Eric avvolte poco sotto il mio seno. L'espressione che gli attraversa il viso non è delle più felici, ma capisce da solo che non è in condizioni di muovere proteste. Specialmente non dopo lo spettacolo che lui e Leslie ci hanno offerto.

Mio fratello fa un respiro profondo e, quando riprende a parlare, il suo tono risulta controllato come al solito. - Non so come facciate voi Intrepidi a considerare questi treni un mezzo di trasporto sicuro. Sono riuscito a prendere questo solo dopo aver tentato tre volte e per poco non ci rimetto un braccio -.

- Peccato non aver potuto assistere - replica Eric, e questa volta intervengo a difesa di Damien tirandogli una gomitata in pieno stomaco. Di sicuro fa più male a me che a lui, che si limita ad accusare il colpo in silenzio. Gli do le spalle, quindi non posso decifrare la sua espressione, ma colgo il sorriso nella sua voce. - Non abbiamo molto tempo. In media, un treno impiega circa un'ora e mezza per compiere il giro dell'intera città. Contando che la tua fermata dista mezz'ora dalla nostra, ti conviene cominciare a parlare, Lasso -.

A beneficio di Damien va detto che non coglie la provocazione, né decide di rispondere all'insulto ricevuto. Si limita a lanciare un'occhiata di fuoco al Capofazione, per poi infilare una mano nella tasca della giacca. Ne estrae un portachiavi a forma di foglia e a quella vista quasi mi commuovo.

Lui nota la mia espressione e rotea gli occhi. - Sì, lo ammetto, ho tenuto tutti i tuoi regalini, anche i più orrendi. Non ho buttato neanche quella specie di lucertola di terracotta che mi hai dato quando andavi all'asilo -.

- In realtà era un alligatore. Un Melanosuchus niger. Si sono estinti da secoli, ma in alcune vecchie leggende si narra che portassero fortuna - preciso, senza potermi trattenere. Dietro di me sento Eric ridacchiare sottovoce e lo ripago con un'altra gomitata. Sicuramente domani mi spunterà un livido sul braccio, ma almeno me lo sarò procurato per una buona causa.

- Già, mi ricordo. Hai sempre avuto una strana passione per i rettili - afferma Damien, guardando intenzionalmente il Capofazione e le sue mani posate sui miei fianchi.

Prima che il mio ragazzo possa ribattere a tono, Leslie si inserisce nella conversazione e, come d'abitudine, tenta di riappacificare gli animi. Solo che stavolta lo fa con decisione, da vera Intrepida. - Direi di terminare qui la gara di insulti, considerato che siete in parità, che il tempo scarseggia e che Zelda ed io vi troviamo estremamente noiosi. Senza offesa - puntualizza, ed io annuisco per ribadire il concetto. Dopo aver debitamente applaudito l'eloquenza di Leslie.

- In futuro avrete tutto il tempo di scannarvi a vicenda. Ora pensiamo alle cose importanti - aggiungo, e mi cimento in un riassunto di tutto quello che James ci ha detto nel pomeriggio, a partire dall'annuncio della divergenza di Leslie per arrivare alla scoperta dei veri colpevoli della morte di suo padre.

Damien non batte ciglio nemmeno quando accenno alle anomalie riscontrate nelle mie simulazioni: ciò mi fa supporre che ne fosse già a conoscenza, o che lo sospettasse. - Non nasconderò di aver dato un'occhiata ai tuoi test, tanto per sicurezza - ammette, facendo girare il portachiavi attorno all'indice. - Ad un primo esame, non ho rilevato quasi nulla. Solo alla terza visione ho individuato delle alterazioni nei codici di sorgente -.

Corrugo le sopracciglia di fronte a quell'ammissione. - Ma la sorgente non è stabilita dal programmatore in fase di programmazione? -.

- Esattamente - conferma lui, con un rigido cenno del capo. - E il dettaglio più stupefacente è che i codici cominciavano a cambiare durante il test, non all'inizio o alla fine. Ciò esclude un errore di sistema o un'irregolarità nella normale procedura di simulazione -. Damien esita, poi mi porge il portachiavi. Solo adesso noto che accanto alla foglia è appesa una chiavetta USB. - Ecco, potrete farvi un'idea voi stessi. Ho inserito tutti i file in mio possesso, le mie ricerche e le registrazioni dei test tuoi e di Leslie. I dati si distruggeranno automaticamente dopo la prima visualizzazione -.

Afferro con mano tremante il piccolo oggetto e lo fisso con lo stesso terrore che riserverei ad un cucciolo di scorpione. Damien, purtroppo, non ha ancora finito. Quando pronuncia la frase seguente, sento il sangue abbandonare del tutto il mio volto e le gambe tremare. - Se le mie ipotesi non sono errate, tu non hai semplicemente alterato le simulazioni: tu le hai manipolate a tuo piacimento -.

Se non fossi appiccicata ad Eric, sarei caduta in ginocchio a quella rivelazione. - Come può essere? -. La voce mi esce strozzata e gracchiante, fatico a riconoscerla come mia. - Xavier e Melanie mi hanno battuta in velocità in quasi tutte le simulazioni. Ho perfino avuto un attacco di panico dopo la prova con il nuovo siero. Se fosse come dici, sarei la prima in classifica! -.

Mio fratello scuote solennemente la testa. - Non è questione di quanto tempo ci si impiega, ma di come lo si impiega. Noi Divergenti -, e indica Leslie e se stesso, - possiamo sfruttare le nostre capacità per accelerare il processo, e quindi risultare più veloci a superare una simulazione, ma non controllare gli effetti del siero. Ovvero quello che fai tu -.

Il groppo che mi preme in gola si ingigantisce fin quasi a soffocarmi. Deglutisco a fatica e pongo una delle domande che mi ronza nella mente da quando James ed Eric hanno accennato alla mia anormalità nei test. - Se...se non sono Divergente, allora cosa sono? -.

- A dire il vero … -.

- Zelda -. La voce di Eric si sovrappone a quella di mio fratello, trasmettendomi un'inaspettata sensazione di calore. Con un'abile mossa, il Capofazione mi fa voltare verso di lui e mi prende il mento tra due dita, obbligandomi ad inclinare il viso verso il suo. - Tu sei Zelda. La mia ragazza. La sorella del qui presente genio informatico con aspirazioni suicide. L'amica di Leslie, di Melanie e, purtroppo, anche dei gemelli fastidiosi -.

Non so se mi stupisca di più il suo sguardo serio, eppure dolce, o il fatto che abbia pronunciato correttamente i nomi dei miei amici. Il Capofazione tende ad appioppare dei nomignoli, spesso nient'affatto carini, alle persone che non gli vanno particolarmente a genio. Secondo la sua personale classificazione, Quattro è 'il Rigido', Xavier 'il gemello antipatico' e James...beh, dipende dal momento. Nel suo caso, gli epiteti offensivi si sprecano.

- Tu sei te stessa. Niente di più, niente di meno. Non lasciarti condizionare dalle parole di tuo fratello - mi esorta, fulminando Damien con un'occhiata. - E tu, Erudito, vedi di piantarla. Zelda non ha bisogno di altro stress, né delle tue insinuazioni senza senso. Ho promesso di non denunciarti a Jeanine e di non alzare un dito su di te, ma se farai soffrire la mia ragazza o la metterai in pericolo... -. Eric fa una pausa eloquente e allunga una mano per afferrare il colletto della camicia di Damien. - … scappare non ti servirà. Perché io ti cercherò. Non mi darò pace finché non ti avrò trovato. E quando accadrà -, il suo pugno si stringe sulla cravatta di mio fratello, facendolo boccheggiare, - ti spezzerò le ossa, una ad una, lentamente. Finché non mi implorerai di ucciderti -.

Il suo tono mi fa rabbrividire. Non sta scherzando, è mortalmente serio. Se si stesse rivolgendo in quel modo a me, mi sarei già precipitata giù dal treno pur di sfuggirgli. Ancora una volta mi ritrovo ad ammirare il sangue freddo di Damien. Fino ad un mese fa pensavo fosse il peggiore dei codardi, lo accusavo di avermi abbandonata e di essere sparito dalla mia vita senza prima aver fatto nulla per aiutarmi a contrastare il resto della famiglia. Ora conosco le ragioni che l'hanno spinto a scappare e la mia stima per lui non fa che crescere di giorno in giorno. E mi spinge a mediare la discussione prima che degeneri irrimediabilmente.

Appoggio una mano sul petto di Eric, attirando la sua attenzione e interrompendo la cruenta sequenza di minacce. - E sentiamo, cosa ci faresti con le ossa di Damien? Una collana? Una cintura? -.

Eric ricambia il mio sorriso ironico con uno letale quanto il morso di una vipera. - Idee interessanti, ma io pensavo a qualcosa di più divertente. Non so, magari usarle per giocare a Shangai -. Mentre lo dice, fa scorrere gli occhi sul corpo di Damien come se stesse valutando mentalmente le misure del suo apparato scheletrico. - Qualcosa mi verrà in mente. Sei avvisato, Lasso -.

La mascella di Damien ha un guizzo. Per un attimo credo stia per dare il via all'ennesimo duello verbale, invece...scoppia a ridere. Una risata allegra, piena, divertita. - Shangai, eh? Beh, sempre meglio che rimanere alla mercé di Jeanine e dei suoi esperimenti scientifici -.

Mi strizza l'occhio, mentre Leslie ridacchia sottovoce. Anche Eric perde un po' del suo cipiglio truce in favore di un'espressione più civile. Accetta la mano che Damien gli porge e la stringe, siglando così l'inizio dell'alleanza e della lotta contro i progetti distruttivi di Jeanine.

- Fate attenzione domani - ci avverte Damien, qualche minuto prima che il treno arrivi alla sua fermata, in pieno quartiere erudita. - Quest'anno la prova finale della vostra iniziazione non sarà una passeggiata. Il siero è stato nuovamente potenziato e calibrato sulla base dei risultati delle simulazioni -. Notando l'espressione scoraggiata di Leslie, addolcisce il tono. - Ho piena fiducia in voi, conosco le vostre capacità e so che supererete il test senza problemi. Solo, state attente -.

Damien posa un ultimo bacio sulle labbra di Leslie e, dopo una strizzata d'occhio e un rigido cenno del capo (rivolti rispettivamente a me e ad Eric), prende la rincorsa e salta oltre il bordo del vagone.



 

* * *
 


 

Alfred mi viene incontro, camminando tranquillamente. Tiene le mani in tasca e mi guarda con quel suo tipico cipiglio farcito di supponenza. Rimango immobile ad osservarlo, sapendo benissimo cosa mi aspetta.

Nove. Ho superato con successo nove situazioni dettate dalle mie paure più segrete, alcune delle quali veramente terrificanti. Come può esserlo rimanere rinchiusi in una cella buia e stretta, impotente e terrorizzata, o guardare i tuoi amici morire uno dopo l'altro senza poter far nulla per salvarli. In quei casi, come mi era stato suggerito in precedenza da Quattro, ho chiuso gli occhi, tentando di regolarizzare il ritmo del respiro, in attesa che il siero decidesse di lasciarmi proseguire.

Non è stato semplice. Non lo è stato affatto. Ma ho stretto i denti e tenuto sotto controllo il lato del mio cervello che mi suggeriva di reagire e combattere contro la simulazione.

Forse comincio a capire cosa intendeva Damien quando ha accennato alla mia capacità di manipolare il siero. Durante i test precedenti ho agito senza pensare, attirando così i sospetti dei supervisori e di mio fratello, escogitando dei metodi alternativi per sfuggire alle mie paure. Invece la chiave era affrontarle di petto, fare ciò che il siero ordinava di fare. Buttarmi in mezzo alle fiamme, sparare ai miei amici, gettarmi in una piscina piena di serpenti. Ed ora, prendere la tazza che Alfred mi porge con leziosa gentilezza.

Non posso trattenere una smorfia di disgusto alla vista della sostanza viscida che riempie il contenitore fino all'orlo. Dall'odore sembra si tratti di cioccolata calda, ma potrebbe anche essere fango, per quanto mi riguarda. La troverei comunque ripugnante, come qualsiasi dono proveniente da Alfred.

- Bevila - mi ordina lui, in tono suadente. Alle sue parole, la sostanza misteriosa inizia a gorgogliare e un filo di vapore si alza dalla tazza. - Bevila tutta, Zelda -.

No, non farlo.

Il mio cervello si impunta e per un secondo mi vedo nell'atto di rovesciare tazza e contenuto sui capelli perfettamente pettinati di mio fratello. Ma non posso. Devo sottomettermi alla volontà del siero, non ribellarmi. Questa è la prova finale, ci sono anche alcuni collaboratori di Jeanine venuti apposta per studiare le nostre performance e il buon funzionamento del nuovo siero.

Se sospettassero qualcosa...

Senza esitazioni muovo un passo avanti e afferro con sicurezza il manico della tazza. Sono un'Intrepida e noi crediamo nella libertà dalla paura, penso mentre la sostanza vischiosa mi scivola giù in gola.

Lotto contro la nausea e termino a fatica di bere, prima che uno spasmo allo stomaco mi faccia quasi piegare in due dal dolore. La tazza cade a terra e Alfred sorride. - Brava bambina -. Mi tocca una guancia con le sue lunghe dita fredde e la mia pelle comincia a bruciare. Cado in ginocchio, contorcendomi, scossa da spasmi alle gambe e al petto. Chiudo gli occhi e mi lascio vincere dal dolore.

D'un tratto avverto un tocco caldo sulle spalle, lasciate scoperte dal top. Riapro le palpebre con cautela e scopro di poter respirare liberamente, senza quell'orribile costrizione a livello delle costole.

Quattro è inginocchiato al mio fianco e mi guarda con circospezione. La sensazione di calore che avverto ai lati del collo è data dalle sue mani, che si soffermano sulle mie braccia e fanno leva per rimettermi in piedi. - Stai bene? - mormora, squadrandomi in cerca di ferite o chissà che altro.

- Sì - rispondo, e, mentre osservo le pareti coperte di disegni colorati della stanza dello scenario della paura, comprendo che il test è ufficialmente terminato.

Col cuore in gola osservo il team di Eruditi uscire dalla cabina di supervisione, ma loro non mi degnano nemmeno di un saluto. Escono in tutta fretta, seguiti dai cinque Capifazione Intrepidi. Eric evita accuratamente di guardarmi, invece James mi strizza l'occhio con complicità. Capisco dall'occhiata che mi lancia che niente è andato storto, che il mio test non ha riportato anomalie.

Sospiro di sollievo e prendo con mani tremanti il bicchiere che Quattro mi porge, colmo di acqua fresca. - Te la sei cavata alla grande, Zelda - approva il mio istruttore con un sorriso che mi infiamma d'orgoglio. - Mi stupirei se finissi dopo i primi cinque. Sei stata una tra le più veloci, nonostante avessi più di nove paure da superare -.

Finisco di bere e scrollo le spalle. - A me basta diventare Intrepida a tutti gli effetti, non mi interessa il posto in classifica -.

Quattro amplia il suo sorriso. - Se riuscissi a trasmettere almeno un quarto della tua umiltà ad Eric, di sicuro qui dentro vivremmo tutti molto, molto meglio -. Scuote la testa e si incammina lungo la scalinata che conduce al Pozzo. Lo seguo all'istante, diretta alla mensa. Quando raggiungo la tavolata riservata agli iniziati, mi fiondo sul primo vassoio che mi capita tra le mani. - Ehi, quello è il mio pranzo! - esclama Xavier, scandalizzato, tentando di recuperare il piatto che gli ho sottratto.

- Era - specifico, cominciando a tagliuzzare un hamburger. Notando la mia voracità, Xavier smette di protestare e mi passa anche un muffin ai mirtilli, uno dei tanti che aveva impilato sul proprio vassoio. - E' stata dura? - chiede, comprensivo.

Annuisco - unica risposta possibile visto che ho la bocca piena di patatine fritte - e lui mi dà una pacca solidale sul braccio, prima di riprendere a chiacchierare con gli altri maschi.

Melanie e Felix siedono alla parte opposta del tavolo e sono uno tra le braccia dell'altra, intenti a scambiarsi baci e carezze.

- Sono disgustosi, vero? - commenta Leslie con una risatina, nel vedermi alzare gli occhi al cielo. - Almeno durante i pasti potrebbero scollarsi. O eventualmente cercare una stanza, o un ripostiglio -. Nel pronunciare l'ultima parola, mi fa l'occhiolino. Sbocconcia un pezzo di torta al cioccolato e si riempie il bicchiere di succo d'arancia. L'odore dolciastro del cacao mi colpisce come un pugno, facendomi passare l'appetito. Metto giù le posate e prendo un bel respiro.

Aver completato lo scenario della paura non significa aver eliminato definitivamente le mie paure. Ora le conosco, so quali sono e quante. Ma non è sufficiente lottare contro i propri incubi per farli sparire. Una fiamma solitaria non basta ad illuminare la notte. Le ombre torneranno a perseguitarmi - lo faranno sempre -, perché vivono in me, fanno parte di me.

Ascolto svogliatamente i discorsi tra Xavier e Scott finché sulla sala non piomba il silenzio. Qualcuno batte le mani a ritmo sui tavoli, mentre Max si alza in piedi.

Il momento è giunto, penso, stringendo le mani in grembo. Il Capofazione abbraccia tutti noi con uno sguardo, poi estrae un oggetto minuscolo dalla tasca della giacca. Assomiglia al telecomando anti-videocamere di Eric e, molto probabilmente, è di foggia erudita. - Tra pochi secondi vi presenterò la classifica finale. Iniziati, in piedi - ordina, e noi obbediamo all'istante, schizzando in piedi neanche le panche si fossero improvvisamente rivestite di spilli.

Azzardo un'occhiata in direzione dei Capifazione, radunati attorno a Max. Eric è appoggiato con un fianco al tavolo, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo puntato verso il lato opposto della mensa. Come poco fa, sembra stia facendo di tutto pur di non rischiare di incrociare i miei occhi. Sento l'irritazione serpeggiarmi sulla nuca: ho la gola secca, il respiro corto, l'ansia a mille e il mio ragazzo si rifiuta di guardarmi. Non chiedo molto; un'occhiata veloce, una breve manifestazione di sostegno, invece nulla. Come se non conoscesse i miei dubbi e le mie paure.

Quando sto per rinunciare e voltarmi verso il muro sul quale verrà proiettata la classifica, le iridi color fumo di Eric intercettano le mie: si posano sul mio viso e lì rimangono. Basta quel breve contatto a smorzare il panico che si è annidato nel mio ventre sotto forma di insetti svolazzanti. Il cuore batte forte contro le costole, ogni pulsazione mi rimbomba nelle tempie. Al mio fianco sento Leslie trattenere il fiato e Xavier irrigidirsi non appena Max preme il pulsante sul telecomando.

Mi occorre più tempo del dovuto per mettere a fuoco la lista di nomi, ma noto subito quello che cercavo: il mio è tra quelli e tanto mi basta. Leggo quelle cinque lettere parecchie volte, per assicurarmi di averle viste davvero, e sento gli occhi farsi lucidi dall'emozione. Ce l'ho fatta. D'ora in poi nessuno potrà separarmi dalla mia nuova famiglia, dai miei amici, da una casa che sento mia molto più di quella in cui sono cresciuta.

Da Eric.

Avverto a malapena le urla di gioia dei miei compagni. La figura distante del mio Capofazione assorbe tutta la mia attenzione: si è tolto di dosso l'atteggiamento distaccato che l'aveva accompagnato per tutta la mattina e sorride apertamente. Un sorrisetto molto arrogante - a mio esclusivo beneficio, ne sono certa. Sicuramente starà pensando “te l'avevo detto, no? Non c'era nulla da temere”, ma, al di là dell'ironia chiaramente percepibile, i suoi occhi brillano d'orgoglio. E d'aspettativa.

Un ricordo inaspettato bussa alle porte della mente e il mio “oh” di comprensione non si sente nemmeno in mezzo alle chiacchiere degli altri Intrepidi, raccolti attorno a Xavier per acclamarlo con tutti gli onori degni del primo classificato. Risento la voce roca di Eric nell'orecchio, le sue labbra sfiorarmi il collo, come se fosse realmente vicino a me e non al lato opposto della mensa.

Non appena uscirà la classifica finale, non appena leggerai il tuo nome tra quelli degli ammessi negli Intrepidi, mi cercherai tra la folla e verrai da me.

La promessa - il patto stipulato quella notte, nel buio della sua stanza -, risuona nel mio cervello con la stessa prepotenza di una sirena antincendio. Tuttavia, conoscendo Eric e le sue idee imprevedibili, molto probabilmente un rintocco funebre risulterebbe più appropriato.

Al solito, il mio ragazzo dà l'impressione di leggermi nella mente a proprio piacimento: infatti, senza farsi notare da altri, con due dita mi fa segno di raggiungerlo.

Per un attimo sono tentata di girare i tacchi e darmela a gambe. L'espressione sfacciatamente compiaciuta sul suo volto non lascia presagire nulla di buono, ma decido di rischiare. Non è nella mia natura rimangiarmi la parola data e, in fin dei conti, cosa potrebbe inventarsi di così terribile? Dopo essermi misurata con il lato oscuro di me stessa nello scenario e aver superato la tanto temuta iniziazione, posso affrontare qualsiasi cosa.

Risoluta, comincio a farmi largo tra la folla esultante e punto verso il tavolo dei Capifazione. Eric intuisce le mie mosse e si sposta a sua volta, venendomi incontro. Si piazza esattamente al centro della sala, sempre con quel sorriso insolente piantato in faccia. Abbassa le braccia lungo i fianchi e, catturati da quel movimento, i miei occhi scorrono automaticamente dalle sue ampie spalle ai muscoli del torace: la maglietta che indossa è - ovviamente - nera, talmente attillata da sottolineare ogni curva degli addominali. Non indossa il suo solito gilet di pelle, né la spessa cintura per le armi. I jeans scuri infilati negli anfibi sono strappati all'altezza delle ginocchia e gli fasciano le cosce come una seconda pelle. Se aggiungiamo anche i piercing e i tatuaggi in bella vista, l'insieme è un concentrato di virilità che dà alla testa. Non c'è da stupirsi se le ragazze che gli passano accanto gli lanciano continue, lunghe e neanche troppo velate occhiate provocanti. Senza armi né divisa e con quel ghigno sulle labbra, Eric assomiglia più a un delinquente che a un soldato. Ed è maledettamente attraente, tanto da bloccarmi il respiro.

Non mi rendo conto di aver interrotto la mia determinata marcia attraverso la mensa finché lui non alza gli occhi al soffitto ed, esasperato dalla mia titubanza (io sarei più propensa a definirlo shock anafilattico dettato da troppo testosterone nell'aria), percorre i pochi metri che ci separano a lunghi passi.

Arrivato talmente vicino da sovrastarmi e obbligarmi a inclinare il capo per guardarlo negli occhi, Eric continua imperterrito a sfoggiare quel suo ghigno saputo. - Quinto posto. Un buon piazzamento, complimenti piccola - esordisce, protendendo una mano e afferrando tra due dita una mia ciocca di capelli sfuggita alla coda. La attorciglia lentamente attorno all'indice. - E noto con piacere che non ti sei dimenticata del nostro piccolo accordo -.

Faccio spallucce, lasciandolo libero di giocherellare con i miei capelli. - Mantengo sempre la parola data, dovresti saperlo. Ora cosa hai intenzione di fare? -.

Attendo che mi risponda e che rimetta a posto la mia ciocca ribelle, invece, imprevedibile come sempre, lui allunga la mano libera per sciogliere l'elastico che tiene imprigionata la mia folta chioma, facendomela ricadere sulle spalle in onde disordinate. Eric approfitta del mio momento di incertezza per passarmi un braccio attorno alla vita e sospingermi contro di sé.

Il contatto con il suo corpo mi trasmette un brivido che si propaga fino alle dita dei piedi e il mio cuore ha un sussulto più forte dei precedenti. Nella mia testa lo paragono al suono prodotto da una freccia che, dopo aver attraversato un percorso irto d'insidie, si ricongiunge al bersaglio, colpendolo in pieno centro.

Eric affonda le dita tra i miei capelli, posando il palmo sulla mia nuca, e concentra lo sguardo sulle mie labbra. - L'intenzione iniziale era di prenderti per mano, condurti in giro per la Residenza e presentarti ad ogni singolo Intrepido come la mia ragazza. Poi minacciare pubblicamente i tuoi ammiratori, a cominciare dal gemello biondo e da Zeke, che in questo momento mi stanno guardando come se volessero attaccarmi al muro al posto della bacheca degli avvisi -. Faccio per voltarmi e verificare di persona le sue parole, ma lui non me lo permette. - Ho cambiato idea a metà strada. Sprecherei troppo tempo ed energie, e, francamente, non ne varrebbe la pena. Molto meglio un approccio più diretto e pratico -.

- E quale sareb... -.

Eric non mi lascia nemmeno terminare la frase: china la testa e le sue labbra volano sulle mie, lambendole con una delicatezza che mi sorprende più di tutti gli intrighi che aveva architettato per rendere pubblica la nostra relazione.

Mi aspettavo un bacio molto più rude, una vera e propria rivendicazione del territorio, da perfetto maschio alfa. Un bacio carico di possesso, un concentrato di passione che avrebbe fatto arrossire perfino quel libertino di James. Al contrario, la sua bocca sulla mia sembra quasi esitare: mi sfiora appena, i piercing tracciano senza fretta il contorno delle mie labbra.

Capisco la sua tattica solo quando mi schiaccio contro di lui, alzandomi in punta di piedi per passargli le braccia attorno al collo, smaniando un contatto più profondo.

Eric vuole che sia io a condurre il gioco: in questo modo, tutti capiranno che l'ho scelto di mia volontà e non potranno accusarlo di avermi messo le mani addosso come un maniaco. Avvinghiata a lui come sono ora, è facile scordarsi che solo poche persone sono a conoscenza della nostra storia e che la maggior parte dei membri della fazione ha assistito ai nostri battibecchi e crede che tra noi scorra solo odio.

Realizzo in un attimo come deve apparire la scena agli occhi dei più: di sicuro molti Intrepidi staranno pensando che sia l'ennesima ingenua, soggiogata dal fascino dannato dell'esperto Capofazione. La ragazzina che si farà usare e poi verrà gettata via, perché tutti conoscono le abitudini di Eric e nessuna fa eccezione.

Una trovata ingegnosa, quella del mio ragazzo. Lasciare che sia io a sedurre lui. E' a prova di obiezioni di qualunque sorta. D'altronde, chi contesterebbe la sua buona fede? Il suo bacio era innocente quanto quello di un bambino, sono io che poi l'ho trasformato in un qualcosa di più focoso e meno adatto ai minori. Geniale, assolutamente geniale. È in questi momenti che riesco ad intravedere sprazzi della sua inscindibile personalità erudita. Controllata, calcolatrice, meticolosa e attenta ad ogni dettaglio, anche il più insignificante.

Così simile alla mia.

Incurante di essere in bella vista, al cospetto di tre quarti della mia nuova fazione e tra le braccia di uno degli esemplari maschili più gettonati, do ad Eric esattamente ciò che si aspettava, un bacio che non scorderà tanto facilmente. Ci stacchiamo ansanti, con le labbra gonfie e, nel mio caso, con i capelli in uno stato pietoso. L'espressione stralunata con cui Eric ricambia il mio sorriso mi riempie di soddisfazione. Voleva lo spettacolo, l'ha ottenuto.

Dalla folla che ci circonda, dopo qualche secondo di stallo e silenzio di tomba, partono fischi e applausi inaspettati. I commenti che arrivano dal mio tavolo sono i più imbarazzanti di tutti, specialmente quelli proferiti da Melanie. Anche gli altri Intrepidi non ci risparmiano frecciatine e battutine pungenti.

- Dateci dentro, ragazzi! -.

- Ma trovatevi una stanza, per la miseria -.

- Sempre a lui tutte le fortune... -.

- Avete visto come gli è saltata addosso? Che donna. Zelda sei tutte noi! -.

- Perché non ha scelto me? Perché lui? Perché? -.

- Mi passi un'altra fetta di torta? -.

Nel mezzo delle chiacchiere, l'unico che non perde il proprio aplomb è Quattro. Seduto tranquillamente sulla panca, non pare essersi accorto del trambusto che io e il mio ragazzo abbiamo scatenato. Si limita a scroccare il dolce dal piatto di Zeke, troppo impegnato a recitare la parte dell'innamorato respinto per accorgersi del furto.

- Credo proprio che il tuo piano abbia funzionato. Nella fazione non si parlerà d'altro per almeno una settimana - bofonchio, affondando la guancia nell'incavo del braccio di Eric. - Spero che tu sia contento -.

- Oh sì - replica, con il trionfo nella voce. Mi accarezza le spalle e il collo, ogni centimetro di pelle lasciato scoperto dal top. - Sono molto, molto contento -. Fa scorrere un dito lungo la cerniera che tiene chiuso l'indumento, arrivando alla base della mia schiena. - E lo sarei ancora di più se potessi rapirti e spogliarti di questo affare scollato e invitante, ma, purtroppo, Max e James mi hanno assoldato e intimato di aiutarli con i preparativi per la festa di stasera. Non ho potuto oppormi, dannazione. Quei due non accettato un 'no' come risposta -.

Ridacchio del suo tono indispettito e, per la prima volta dopo settimane - o forse anni -, mi sento completamente felice. Tanto che non riesco a spegnere il sorriso stupido che mi danza sulle labbra, nemmeno quando incrocio lo sguardo color nocciola di Josie.

L'Intrepida dai capelli rossi mi osserva dal tavolo del buffet con espressione ironica, indugiando con gli occhi sulle braccia di Eric avvolte attorno alla mia vita. Poi fa spallucce, come se quella scena non la toccasse più di tanto, e, inaspettatamente, alza il bicchiere nella mia direzione, dedicandomi un brindisi.

Scioccata da quella - seppur riluttante - dimostrazione di rispetto, rimango ancora più stupita quando Eric si stacca da me e, con una rapida occhiata, fulmina chiunque stia ancora confabulando su di noi. - Che avete da guardare? Volete il bis? -.

Alla nostra sinistra, William fa un fischio d'approvazione e James, al suo fianco, finge di asciugarsi una lacrima di commozione. - Il mio piccolo -, lo sento mormorare, - avete visto? E' diventato un vero rubacuori. Ha preso tutto da me -.

Max fa una risata roca. - Eric ha trovato pane per i suoi denti. Sono una bella coppia, voi che dite? -.

- Che siete dei pettegoli senza speranza. Io vorrei solo mangiare in santa pace, una volta tanto. James, ti spiacerebbe passarmi una mela? -. Josie si sporge per indicargli uno dei frutti, mettendo in mostra la generosa scollatura del vestito. E troncando definitivamente la conversazione.

Anche se avessero continuato a sparlare di noi, non me ne sarebbe potuto importare di meno. Incitato dai fischi degli Intrepidi, Eric mi sta baciando di nuovo. Concedendo al nostro pubblico un bis di tutto rispetto.
















 

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Ciao a tutti! Vi sono mancata? Avete per caso voglia di tirarmi qualche bel pomodoro maturo? E' comprensibile. Mi scuso per avervi fatto aspettare così tanto, ma spero che la lunghezza del nuovo capitolo - e il contenuto, ovviamente! - bastino a perdonare il ritardo (almeno un pochino).

E' finita l'iniziazione! Evviva! Siete contenti? Scommetto di sì, è da più di 40 capitoli che vi annoio con le mille paranoie di Zelda. Finalmente è diventata Intrepida a tutti gli effetti, andrà a vivere assieme ad Eric e vivranno tutti felici e cont...ah no, ho sbagliato storia. Non siamo nel mondo Disney, quindi aspettatevi di tutto ;)

Dovrebbero mancare meno di dieci capitoli alla fine, farò il possibile per postarne uno (o due, tempo permettendo) al mese. Non abbandonatemi, continuate a seguire la storia, abbiate fiducia!

Come sempre, resto in attesa dei vostri commenti, pensieri, consigli. Fate contenta questa povera autrice, postate una recensione. Anche piccola piccola.

Un bacione a tutti,

Lizz


 

p.s. AAA cercasi fan del Trono di Spade con cui fangirlare. Sto leggendo i libri e ho bisogno di qualcuno che mi capisca. Sono circondata da babbani, mondani e profani. Se anche voi siete fan della saga di Martin, raggiungetemi su Fb!


 

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