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Autore: John Spangler    26/06/2016    4 recensioni
Tutti noi ci siamo sempre chiesti come sarebbe viaggiare nel tempo, e cosa potremmo fare una volta arrivati nel passato. Ma cosa succederebbe se a viaggiare nel passato fosse una persona animata da intenzioni non proprio buone? Cosa succederebbe se Akainu viaggiasse indietro nel tempo e usasse la sua conoscenza del futuro per cambiare il mondo? Per scoprirlo, leggete questa storia.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Back in time

 

Da qualche parte nel Nuovo Mondo

Qualche giorno dopo la sconfitta di Doflamingo

 

Anche quando era tranquillo, il Grand'Ammiraglio Sakazuki emanava un'aura terrificante che spingeva la maggior parte delle persone a stargli alla larga.

 

Provate a immaginare che atmosfera doveva esserci in quel particolare momento, col Grand'Ammiraglio che non faceva che ripensare al disastro appena accaduto a Dressrosa. I vari marines presenti nella base avevano paura anche solo a pensare di guardarlo. Da quando era arrivato lì, Sakazuki aveva pronunciato pochissime parole, preferendo starsene in un angolo del corridoio a pensare o a osservare gli esperimenti che venivano condotti nel laboratorio che aveva davanti.

 

A sua memoria, Sakazuki non si era mai infuriato così tanto. Quello che era successo era a dir poco inconcepibile. Il mondo si era praticamente piegato alla volontà di quel miserabile di Doflamingo. Per non parlare della sua sconfitta, o meglio, di coloro che lo avevano sconfitto, e di quello che era venuto fuori dopo. Al solo pensiero, si sentiva ribollire dalla rabbia. E quell'imbecille di Fujitora...se fosse tornato indietro senza aver compiuto la sua missione, cioè portargli le teste di Cappello di Paglia e Law, lo avrebbe ammazzato di persona.

 

Imprecò e diede un pugno alla parete metallica, facendo morire di paura alcuni degli scienziati lì presenti. C'erano giorni in cui aveva l'impressione che diventare Grand'Ammiraglio della Marina non fosse stata una buona idea, e che forse sarebbe stato meglio dimettersi. Ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Aveva dedicato alla Marina e alla Giustizia la maggior parte della sua vita, e avrebbe continuato a farlo fino al giorno della sua morte, qualunque cosa accadesse. Lui era un vero marine, non come quell'idiota di Kuzan, che si era dimesso dopo il loro scontro a Punk Hazard.

 

Se solo non ci fosse quel ragazzino, pensò il marine accendendosi un sigaro coi suoi poteri. Buona parte della sua furia era rivolta verso Rufy Cappello di Paglia, il giovane pirata che sembrava portare guai ovunque andasse. Se solo gli avesse fatto la cortesia di crepare una buona volta, il suo lavoro sarebbe stato molto più semplice.

 

- Ehm...signore?-

 

Uno degli scienziati, un ragazzo magro e con degli occhiali spessi e tondi, gli si era avvicinato e lo guardava intimorito.

 

- Che c'è?- chiese infastidito.

 

- Ehm...volevo solo...ricordarle che...ehm...che qui non si può fumare. Ecco, se...- Un'occhiata del Grand'Ammiraglio lo zittì di colpo.- Ehm...come non detto, signore. Fumi pure se vuole.- Al che il ragazzo scappò via come un fulmine.

 

Sakazuki sbuffò. Non aveva mai sopportato gli scienziati. Li considerava un branco di idioti senza spina dorsale, che si nascondevano nei loro laboratori per sfuggire a problemi che si potevano risolvere con un pò di forza bruta. Tuttavia, doveva riconoscere che avevano una certa utilità. Senza di loro, la Marina non avrebbe avuto tutta quella serie di diavolerie tecnologiche che le avevano permesso negli anni di svolgere al meglio la sua funzione, come ad esempio il rivestimento di agalmatolite per il fondo delle navi da guerra o i Pacifista. In particolare, l'avanzamento tecnologico degli ultimi anni era dovuto interamente al dottor Vegapunk. Il Grand'Ammiraglio aveva incontrato diverse volte lo scienziato, e doveva ammettere di provare una certa ammirazione per lui, nonostante tutto. Era davvero una persona come si deve.

 

In quel momento, Vegapunk era nel suo laboratorio assieme a diversi assistenti. Sakazuki lo vide attraverso la vetrata mentre faceva dei cenni ad alcuni di loro e, contemporaneamente, trafficava con un macchinario che somigliava vagamente a un enorme forno, ma che, a detta dello scienziato, era in realtà una macchina del tempo.

 

Il pensiero lo spinse a ridacchiare. Una macchina del tempo. Sì, come no. Eppure, nonostante il suo scetticismo, una parte di lui si era incuriosita e aveva deciso di venire a dare un'occhiata. Col cervello che si ritrovava, Vegapunk sarebbe anche stato capace di realizzare una roba simile. E poi, il suo ruolo istituzionale gli imponeva di presenziare agli eventi che potevano avere una qualche importanza per il Governo.

 

Dall'altra parte del vetro, Vegapunk si girò, lo vide e lo salutò. Sakazuki ricambiò il gesto e tornò a dedicarsi al suo sigaro.

 

Poi, all'improvviso, ovunque iniziarono a lampeggiare delle luci rosse, seguite da degli allarmi assordanti. Gli scienziati e le altre persone presenti nel laboratorio sembrarono andare nel panico.

 

Incuriosito, Sakazuki entrò nel laboratorio.- Che sta succedendo?-

 

Vegapunk corse verso di lui. Sembrava terrorizzato.- Grand'Ammiraglio, deve andarsene da qui. Quello che ha appena sentito era il segnale di un malfunzionamento dei macchinari.-

 

- E allora? Che pericolo c'è?-

 

- C'è, eccome! La macchina potrebbe anche esplodere. Io e i miei uomini faremo tutto il possibile per evitarlo, ma per favore, si allontani comunque da qui.-

 

Sakazuki fece per ribattere, ma proprio quando stava per aprire bocca, la previsione di Vegapunk si avverò. La macchina esplose, e un'ondata di energia investì tutti i presenti.

 

Il Grand'Ammiraglio ebbe a malapena il tempo di chiedersi cosa stava succedendo, che l'ondata di energia colpì anche lui. Fu scagliato con violenza contro la parete, e il mondo attorno a lui cominciò a svanire. Alla fine perse i sensi.

 

Quando rinvenne, si accorse di essere sdraiato su quella che sembrava della pietra. Si accorse anche di alcune voci che provenivano da punti imprecisati attorno a lui.

 

- Ma da dove diavolo è spuntato, questo qui?-

 

- Che ne so, è apparso all'improvviso.-

 

- Che sia un qualche tipo di Frutto del Diavolo?-

 

- Ehi, guardate l'uniforme che indossa. E' un marine come noi.-

 

- Svelti, qualcuno vada a chiamare il Grand'Ammiraglio!-

 

Quella frase lo fece tornare completamente in sè. Grand'Ammiraglio? Era lui il Grand'Ammiraglio! Com'era possibile che non lo avessero riconosciuto? E soprattutto, cosa diavolo era successo? Dov'era Vegapunk?

 

Lentamente, si mise in piedi e si guardò attorno. C'erano parecchi marines che lo guardavano con espressioni che andavano dallo stupore all'inquietudine, e alcuni di loro stavano perfino mettendo mano alle loro armi d'ordinanza.

 

Poi, un'occhiata agli edifici lo lasciò di stucco. Avevano tutti un'aria incredibilmente familiare. Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe detto che si trattava di una zona di Marineford. La vecchia Marineford, così com'era quando lui aveva iniziato l'addestramento. Non poteva essere. Dopo la Battaglia per la Supremazia, quel posto aveva perso l'aspetto di un tempo.

 

- Qualcuno può spiegarmi che diavolo sta succedendo?-

 

Quella voce...gli era familiare anche quella, ma...non era possibile che fosse lui.

 

Da dietro il gruppetto di marines che lo circondava emerse un ufficiale. Sakazuki strabuzzò gli occhi. Era...era proprio lui. Ma come...era tutto così assurdo. Com'era possibile che fosse così giovane?

 

- C-comandante Kong?-

 

L'altro marine lo guardò storto.- Che diavolo stai dicendo? Io sono il CAPITANO Kong.-

 

***

 

Da qualche parte nella Rotta Maggiore

 

I due uomini uscirono dalla taverna l'uno con un braccio sulle spalle dell'altro. Entrambi erano visibilmente ubriachi e cantavano a squarciagola.

 

- IL LIQUOOOOREEE DI BIIINKSSSSS!!!- berciò uno dei due, un vigoroso giovanotto con i capelli neri e un cappello di paglia in testa.

 

L'altro, che era invece biondo e portava gli occhiali, gli fece eco con un rutto. I passanti li guardavano disgustati.

 

Il ragazzo col cappello di paglia si pulì la bocca con la manica della camicia e rise.- Porco diavolo, Ray, sei davvero una spugna!-

 

- Senti chi parla. Tu hai bevuto molto più di me, Roger.-

 

Quei due giovani ubriaconi altro non erano che Gol D. Roger e Silvers Rayleigh, ovvero colui che in futuro sarebbe diventato il Re dei Pirati e il suo vice. Tuttavia, quel tempo non era ancora giunto. Ora erano semplicemente due giovani pirati con tanta voglia di fare baldoria. Erano sbarcati con la loro nave qualche ora prima, e in pochi minuti l'intera ciurma si era sparpagliata in varie zone del porto. Alcuni ne avevano approfittato per far visita ai bordelli locali, altri avevano deciso di tentare la loro fortuna nelle case da gioco. Altri ancora, come loro due, si erano invece fiondati in qualche bettola con l'unico scopo di uscirne ubriachi fradici. E come chiunque avrebbe potuto vedere, la loro missione era stata un successo.

 

Roger si massaggiò una tempia.- Mmh...mi sa che ho bevuto un pò troppo. Mi scoppia la testa.-

 

- Che ti sia di lezione...HIC! Piuttosto, che facciamo adesso?-

 

- Boh. Cerchiamo un'altra taverna?-

 

- Ma sì, perchè no.- I due risero sguaiatamente e si allontanarono da lì.

 

Purtroppo, tutto l'alcol che avevano in corpo aveva compromesso seriamente il loro senso dell'orientamento, e, senza volerlo, si addentrarono nella zona abbandonata del porto. Andarono avanti per circa un quarto d'ora, fermandosi solo quando si accorsero di avere davanti il mare.

 

- Oh...ma dove siamo finiti?- esclamò Rayleigh.

 

- Non so...ma di sicuro qui non c'è una taverna e neanche del rum.-

 

- Mi sa che hai ragione...dai, torniamo indietro.-

 

- Fermi dove siete!- abbaiò all'improvviso una voce autoritaria alle loro spalle. I due pirati si voltarono e si trovarono davanti un drappello di marines con tanto di ufficiale.

 

In circostanze normali, avrebbero iniziato a combattere, oppure sarebbero scappati. Tuttavia, oltre al senso dell'orientamento, l'alcol aveva intaccato anche tutte le altre loro facoltà mentali, Ambizione inclusa. Perciò, i due giovani si limitarono a ridacchiare.

 

- Guarda un pò chi c'è! I ragazzi in divisa.-

 

- Siete venuti anche voi per farvi un goccio? Se è così, unitevi a noi!-

 

- Siete voi Silvers Rayleigh e Gol D. Roger?- domandò l'ufficiale, le braccia conserte e lo sguardo glaciale.

 

- Ehi, hai sentito, Ray? Sanno i nostri nomi!-

 

- Non ci credo, siamo già così famosi?-

 

- Siete voi, sì o no?!- urlò spazientito il marine.

 

- Eeehii, non ti arrabbiare, amico. Sì, siamo noooi...- biascicò Roger.

 

L'ufficiale annuì.- Molto bene.- Si spostò di lato, in modo da lasciare libero lo spazio tra i suoi uomini e i due pirati.- Uomini, fuoco!-

 

Come è stato detto prima, in futuro Gol D. Roger e Silvers Rayleigh sarebbero diventati due celebri pirati. Tuttavia, si trattava del futuro di un altro mondo, uno molto diverso da questo qui.

 

In questo mondo, Roger e Rayleigh furono uccisi da un gruppo di marines nella zona abbandonata di un porto qualunque su un'isola qualunque della Rotta Maggiore. I loro corpi crivellati di proiettili caddero a terra con un tonfo sordo, e il cappello di paglia di Roger scivolò via dalla testa del suo proprietario. Essendo quella zona lontana delle strade più trafficate, nessuno si accorse di nulla. Una fine ingloriosa, per due giovani così promettenti.

 

L'ufficiale guardò soddisfatto i due cadaveri.- Ottimo lavoro, uomini.-

 

- Cosa dobbiamo farne dei corpi, signore?- chiese uno dei marines.

 

Indicò alcune grosse pietre che giacevano in un angolo.- Mettetegli quelle in tasca e buttateli in acqua. Gli ordini erano di non lasciare tracce.- Ed erano ordini davvero strani, riflettè il marine mentre i suoi sottoposti eseguivano l'ordine. Cercare e uccidere tutti i membri della ciurma comandata da Gol D. Roger e Silvers Rayleigh, due giovani pirati che avevano da poco iniziato a solcare i mari. Perchè mai i suoi superiori avessero deciso una roba simile non lo aveva ancora capito. Ciò nonostante, aveva obbedito senza discutere. Gli ordini erano ordini.

 

Con la coda dell'occhio notò il cappello di paglia di uno dei due pirati, volato via a un paio di metri di distanza da lui. Vi si avvicinò e lo raccolse, fermandosi a contemplarlo. Era davvero un bel cappello. Per un attimo fu tentato di conservarlo e portarselo a casa, ma poi si rammentò degli ordini. Non doveva lasciare tracce.

 

Strappò il cappello in più parti e gettò tutto in acqua, proprio mentre i suoi uomini facevano lo stesso coi cadaveri dei due giovani pirati. Rimase un attimo ad osservare i corpi che si inabissavano, e alla fine se ne andò, seguito dagli altri marines.

 

E fu così che la Grande Era della Pirateria morì prima ancora di nascere.

 

***

 

Villaggio di Foosha, Mare Orientale

 

Monkey D. Garp aveva lo sguardo fisso sulla piccola bara che veniva ricoperta di terra dal becchino. Accanto a lui, Sengoku e Tsuru rimanevano in silenzio, ancora sconvolti dalla tragedia che aveva colpito il loro amico.

 

Erano tutti e tre in missione nella Rotta Maggiore quando li aveva raggiunti la notizia di un attacco pirata al villaggio di Foosha. Garp era ripartito all'istante per la sua isola natia, e loro non avevano potuto fare altro che seguirlo.

 

Purtroppo, non avevano potuto fare molto. Quando erano arrivati, i pirati se ne erano andati già da un pezzo, lasciandosi dietro una scia di morte e distruzione. Buona parte del villaggio era stata rasa al suolo, e molti dei suoi abitanti erano stati barbaramente uccisi.

 

Tra questi, anche Dragon, il giovane figlio di Garp.

 

Per il marine era stato un brutto colpo. Sua moglie era morta di parto, e ora che Dragon l'aveva raggiunta non gli rimaneva più nessuno al mondo.

 

Nessuno a parte noi due, riflettè Sengoku mentre il becchino finiva il suo lavoro e se ne andava. Lui, Garp e Tsuru erano sempre stati molto uniti, fin da quando avevano iniziato l'addestramento. Erano più che amici. Erano la cosa più vicina a una famiglia che gli fosse rimasta. Non sarebbe stato facile, ma avrebbero fatto di tutto per sostenere Garp e cercare di lenire il suo dolore.

 

Tsuru mise una mano sulla spalla di Garp.- Andiamocene, adesso, Garp. Hai bisogno di riposare.-

 

Il marine rimase a fissare la tomba di suo figlio.- Perchè?- esclamò dopo un attimo di silenzio.

 

Gli altri due si scambiarono un'occhiata.- Perchè che cosa, Garp?- chiese Sengoku.

 

- Perchè...- Una lacrima gli scivolò sulla guancia.- Perchè...l'hanno ucciso? Era solo...solo un bambino.-

 

Sengoku e Tsuru non sapevano cosa rispondere.

 

- Gli piaceva correre, e giocare nei boschi, fare la lotta.- Singhiozzò.- Era un discolo, ma gli volevo bene...perchè l'hanno ucciso?-

 

Tsuru disse la prima cosa che le venne in mente.- I pirati sono dei mostri.-

 

Garp annuì.- Già, i pirati.- Sospirò e abbassò la testa. Un pò alla volta, la sua espressione cominciò a incupirsi, fino a trasformarsi in una maschera di rabbia e odio che spaventò i suoi amici.

 

- Garp...- Sengoku non aveva mai visto il suo amico in quel modo.

 

Alla fine, Garp riprese a parlare.- Pirati...feccia che infesta i mari. Pensano di poter fare quello che vogliono, rubano, distruggono e uccidono innocenti...- Strinse le mani a pugno tanto da lasciare il segno delle unghie sulla pelle.- Sengoku, Tsuru...ascoltate le mie parole. Giuro sulla tomba di mio figlio, e su quella di tutte le altre vittime innocenti di Foosha, che non avrò pace finchè ogni singolo pirata che abbia mai solcato i mari non avrà avuto la fine che merita. Lo giuro!-

 

Sengoku e Tsuru rimasero ammutoliti.

 

In un altro mondo, Monkey D. Garp diventò famoso come l'Eroe della Marina, campione della Giustizia. Padre di Monkey D. Dragon, il fondatore dell'Armata Rivoluzionaria, e nonno del pirata Rufy Cappello di Paglia.

 

Ma in questo mondo, devastato dalla morte di suo figlio, Monkey D. Garp divenne noto come Garp il Demone, flagello dei pirati, un marine la cui ferocia lo rese a poco a poco indistinguibile da coloro che combatteva.

 

***

 

Isola di Ohara, Mare Occidentale

 

Da quando si era arruolato in Marina, Zephyr aveva avuto modo più e più volte di vedere a cosa potesse arrivare la crudeltà dei pirati. Tuttavia, niente di ciò che aveva visto si avvicinava anche solo lontanamente al macabro spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi quando scese dalla nave assieme ai suoi uomini.

 

L'isola di Ohara era stata completamente distrutta.

 

Ovunque si girasse, vedeva solo case distrutte e mucchi di cadaveri. In lontananza, i resti fumanti di quello che doveva essere stato un albero gigantesco.

 

- Oh mio...- mormorò il marine accanto a lui.- Chi può aver fatto questo?-

 

- Pirati. O almeno, così diceva il messaggio che abbiamo ricevuto..- rispose Zephyr.

 

- Ma...non ha senso. Perchè avrebbero fatto una cosa del genere?-

 

- E te lo chiedi anche? I pirati sono criminali.- Anche se doveva ammettere che qualcosa di strano c'era. Ohara era un'isola di studiosi. L'unica cosa di valore che vi si poteva trovare erano i testi antichi delle sue biblioteche, ma cosa avrebbero dovuto farsene dei pirati? A meno che non fossero giunti lì in cerca di qualche oggetto di valore, e, delusi, avessero deciso di distruggere l'isola. Così la cosa aveva un senso, ma quale pirata sarebbe stato capace di una cosa simile? Di quelli che conosceva lui, non gliene veniva in mente nessuno. Forse si trattava di un novellino, qualcuno intenzionato a farsi un nome...

 

Il corso dei suoi pensieri si interruppe quando udì un gemito provenire da un mucchio di cadaveri alla sua destra.

 

- Cos'è stato?-

 

Il gemito si ripetè.

 

- Aspetta...forse lì c'è qualcuno vivo. Svelti, andate a controllare!-

 

Gli altri marines cominciarono a spostare i cadaveri del mucchio, e alla fine Zephyr ebbe conferma della sua ipotesi. Infatti, nascosta nel mucchio vi era una donna ancora viva, anche se dal suo aspetto sembrava che non le mancasse molto, che stringeva a sè una bambina molto piccola.

 

La donna alzò lo sguardo e accennò un sorriso.- La Marina...grazie al cielo...-

 

- Signora, può dirmi cosa è successo qui?- le chiese Zephyr.

 

- Pirati...sono arrivati all'alba. Hanno...distrutto tutto...-

 

Zephyr deglutì. Ecco un'ulteriore conferma. Sentì un'ondata di rabbia attraversargli il corpo, e promise a sè stesso di trovare i responsabili.- Non si preoccupi, signora, penseremo noi a quei macellai. Prima però dobbiamo portare lei e la bambina al sicuro. Ce la fa a reggersi in piedi?-

 

- No, ma...non importa. Ormai mi manca poco. Vi chiedo solo di...mia figlia...- Le braccia tremanti, mosse la bambina verso il marine.

 

Zephyr annuì e prese in braccio la bambina.- La porteremo con noi. Com'è che si chiama?-

 

- O-olvia. N-nico Olvia.- A quel punto la donna chiuse gli occhi e morì, e la bambina scoppiò a piangere.

 

- Buona, piccola. E' tutto a posto. Ci penserò io a te.- Zephyr si strinse la bambina al petto a cercò di calmarla. Dopo un pò smise di piangere e chiuse gli occhi.

 

Zephyr si rivolse ai suoi uomini.- Svelti, setacciate la zona. Potrebbero esserci altri sopravvissuti.- Gli altri corsero in tutte le direzioni, mentre lui rimase lì con la bambina.

 

Mostri...solo dei mostri potrebbero aver fatto questo, pensò guardandosi attorno. Accarezzò i capelli della piccola Olvia. Povera bambina. Ma non preoccuparti, ci penserò io a te. Ti crescerò, e darò la caccia ai mostri che hanno distrutto la tua casa. Te lo prometto.

 

***

 

Molti anni dopo l'arrivo di Sakazuki nel passato

Marineford

 

Sakazuki tossì e posò sulla scrivania il rapporto che aveva appena ricevuto, sorridendo di soddisfazione. Un agente del CP0 travestito da uomo-pesce era riuscito ad uccidere Fisher Tiger, dileguandosi subito dopo. Un'altra parte del suo piano riuscita perfettamente.

 

Superato lo sbigottimento iniziale dopo essersi reso conto di essere davvero arrivato nel passato, aveva deciso di approfittare dell'occasione per fare qualcosa che fino a poco tempo prima avrebbe considerato impossibile: cambiare il passato.

 

I Cinque Astri di Saggezza si erano subito interessati al suo racconto, e insieme avevano elaborato un piano che molti avrebbero giudicato crudele, ma che avrebbe reso il mondo un posto migliore.

 

Ora, senza Roger, non ci sarebbe stata nessuna Grande Era della Pirateria. Nessuno che avrebbe ispirato gli altri pirati col suo esempio.

 

Senza Dragon, non ci sarebbero stati nè l'Armata Rivoluzionaria, nè Cappello di Paglia. E con Garp infuriato per la morte di suo figlio, aveva avuto un enorme contributo al suo piano.

 

Senza gli studiosi dell'isola di Ohara, nessuno avrebbe potuto decifrare i Poignee Griffe e utilizzare le Armi Ancestrali. Un solo abitante dell'isola era sopravvissuto, cioè Nico Olvia, ma Sakazuki aveva deciso di lasciarla stare. Anni dopo, era diventata un elemento di spicco della Marina. E, cosa ancora più importante, non aveva avuto figlie.

 

Per alcune cose aveva dovuto aspettare un pò, come ad esempio per eliminare Fisher Tiger, che all'epoca del suo viaggio nel tempo non era ancora nato. O per uccidere Doflamingo e la sua famiglia dopo che avevano lasciato Marijoa. Ma alla fine ci era riuscito.

 

Purtroppo, alcuni elementi gli erano sfuggiti. Kaido e Big Mom erano riusciti lo stesso a dare vita ai loro imperi criminali, anche se erano un pò più deboli rispetto a quelli della sua linea temporale d'origine. Con altri invece aveva avuto più fortuna: Barbabianca e Shiki, non avendo Roger a fare da cuscinetto, avevano dato vita a una rivalità culminata in quella che molti definivano "la Battaglia per la Supremazia", uno scontro brutale in cui i due pirati si erano uccisi a vicenda assieme alle loro ciurme (Tra i morti, c'era stato anche Marshall D. Teach).

 

Nel complesso, sebbene non avesse cancellato del tutto i pirati, poteva ritenersi soddisfatto. C'erano andati di mezzo parecchi innocenti, ma lui non se ne curava più di tanto. In fondo, erano morti per la Giustizia.

 

Sorrise e poi tossì di nuovo. Ora c'era soltanto un'ultima cosa di cui doveva occuparsi.

 

Qualcuno bussò alla porta.- Avanti.-

 

Nella stanza entrò un altro marine, molto più giovane di lui.

 

- Santo...- L'altro marine lo osservava sbigottito.

 

- Lo so, è strano, ma è la realtà. Siediti.- Attese che l'altro si sedesse e poi riprese a parlare.- I Cinque Astri di Saggezza ti hanno detto tutto?-

 

L'altro annuì.

 

- Bene. Allora non perdiamo tempo.- Aprì un cassetto e ne tirò fuori una pistola, per poi posarla sulla scrivania.- Avanti, prendila.-

 

Il marine più giovane obbedì.- E' proprio necessario?-

 

- Sì. Ormai ho fatto quello che dovevo fare. E poi tu sei l'unico da cui accetterei una cosa del genere.-

 

- Ma...voglio dire...-

 

- Piantala di balbettare!- Mollò un pugno sulla scrivania.- Sai in che condizioni mi trovo. Preferisco morire, piuttosto che consumarmi un pò alla volta per colpa di una fottuta malattia!-

 

Qualche anno prima, aveva scoperto di avere un tumore al cervello. Il dottor Vegapunk (La sua controparte più giovane, uno dei pochi a sapere del suo viaggio nel tempo) aveva attribuito la cosa al macchinario che l'aveva spedito nel passato. Per un pò di tempo era riuscito a combatterlo con dei farmaci creati da Vegapunk, ma alla fine lo scienziato aveva dovuto arrendersi. Perciò, Sakazuki aveva deciso di convocare la persona che ora aveva davanti.

 

Il marine più giovane annuì.- E' quello che penso anch'io.-

 

Sakazuki sorrise.- Non mi sorprende. In fondo, tu e io siamo la stessa persona.- Tossì.- Adesso però basta parlare. Fai quello che devi, Sakazuki.-

 

Il Sakazuki più giovane guardò un attimo la pistola, un'arma speciale caricata con proiettili di agalmatolite. Poi la puntò verso la sua controparte più anziana, e sparò.

 

Prima che il proiettile lo raggiungesse, il marine si concesse un ultimo sorriso, pensando a tutto ciò che aveva fatto in nome della Giustizia. Poi il colpo lo centrò dritto in mezzo agli occhi, e il mondo attorno a lui svanì.

 

 

NOTA DELL’AUTORE: Non so se qui su EFP ce ne sono, ma su fanfiction.net ci sono un sacco di storie in cui un personaggio di One Piece torna indietro nel tempo. Solitamente si tratta di Rufy, ma a volte anche di altri. Tutte queste storie hanno in comune alcune cose: a viaggiare nel tempo è sempre un personaggio buono, e la cosa avviene senza una spiegazione razionale (nella maggior parte dei casi, almeno). Perciò ho deciso di scrivere questa storia, che vuole essere una sorta di decostruzione del genere “personaggio viaggia indietro nel tempo e cambia il futuro”. Che ve ne pare? Vi è piaciuta? Vi ha fatto vomitare? (Spero di no) Fatemelo sapere con una bella recensione.

 

  
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