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Autore: Billie_Jean    17/04/2009    3 recensioni
«Questa storia del reclutamento è una faccenda molto strana…mai successo prima.» disse il signor Denver nel silenzio, rotto solo dagli animali notturni fuori dalla stalla «Tuttavia pensiamo di sapere cosa succede. Il Re sta cercando di creare un esercito… per essere pronto a combattere.»
«Combattere?» domandò Marienne preoccupata. [..] «Perché cerca ragazzi tra i 16 e i 19 anni? Perché solo così giovani?» domandò Donny.[...]«Perché è così essenziale che io e Bill non ci presentiamo?>> domandò Tom.[...] «Cosa? Cosa non sappiamo?» esclamò Bill, sempre più agitato. [...] «La vostra storia.»
Hallo, leute! Eccomi qui, sono di nuovo io, con questa fan fiction Fantasy, ambientata in un altro mondo e in cui, ovviamente i Tokio Hotel non esistono. Godetevi la lettura![INTERROTTA]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 3
Il reclutamento


Erano passate due settimane dall’ultima visita in paese di Bill e Tom, ed era il giorno della Festa della Polenta, una festa paesana dedicata appunto a questo cibo, che aveva salvato il paese da una carestia circa un secolo prima. Come in ogni festa paesana c’erano balli, canti e, occasionalmente, anche spettacoli di magia.
Avevano da poco terminato tutti quanti di lavarsi e vestirsi il più elegantemente possibile, e stavano preparando il carro, di solito pieno di paglia, che avrebbero usato per portare tutta la famiglia in paese.
Una volta calmato Harry, ritrovato il fermacapelli di Giselle e impedito a Colette di portarsi dietro di nascosto Penna, il grosso gattone grigio che faceva sempre e solo le fusa, erano pronti a partire. I genitori erano seduti davanti insieme a Colette e Kierren, con il signor Denver alla guida del carro, mentre tutti gli altri erano ammucchiati dietro, e a dire la verità stavano piuttosto comodi, se non fosse stato per i sobbalzi del carro che per Bill furono davvero tremendi. Un po’ grazie all’aiuto del padre di Georg, il signor Farrant, le costole di Bill erano quasi a posto, ma non abbastanza da non fargli provare un gran male ogni volta che il carro sobbalzava. Anche i lividi di entrambi i gemelli stavano scomparendo, compreso quello enorme sul petto di Bill, ancora segreto, ma restavano sempre ben visibili.
Così, con il vento della sera che scompigliava loro i capelli, Bill e Tom erano seduti allegri e spensierati in mezzo ai loro fratelli, e presto arrivarono in paese, dove la festa stava per cominciare. Mangiarono tantissima polenta, poi, verso la fine del tramonto, tutte le ragazze del paese si esibirono in una danza complicata ma molto bella da vedere. Furono poi tutti invitati a ballare, cercando un partner a caso, prima di uno scambio altrettanto imprevedibile. Bill si ritrovò a ballare prima con la signora Ruddelgrauf, poi con la moglie del macellaio e infine con Giselle. Era il penultimo scambio e Bill non poté fare a meno di notare che Giselle continuava a guardarsi intorno di scatto, cercando di farlo passare per un gesto naturale.
 «Che cos’hai Giselle?» le chiese allora Bill «Sembra che tu abbia un tic…» poi Daniel, un ragazzino di tredici anni, cugino di secondo grado di Georg, passò loro accanto con una partner molto carina che Bill non riconobbe, e Giselle diventò color del tramonto.
 «Oh oh…qui qualcuno ha preso una cotta…» sussurrò Bill, in modo che solo la sorella potesse sentirlo.
 «Non è vero!» bisbigliò Giselle di rimando, passando da color tramonto a rosso scarlatto.
 «Andiamo, non cercare di darmela a bere! Da quant’è che ti piace?» domandò Bill ridacchiando, prima di farla roteare su se stessa.
 «Non mi piace! Non è mai successo nulla! È carino e basta…» Giselle sembrò essersi tradita e si morse il labbro, imbarazzatissima. Era sempre stata una ragazzina timida e molto dolce, e Bill le voleva un gran bene. Era forse la usa preferita, tra tutti i fratelli minori.
 «Dai Giselle, non lo dico a nessuno! Promesso!» insisté il ragazzo, divertito e curioso. Giselle si morse di nuovo il labbro, indecisa.
 «Oh, e va bene! D’accordo, è vero, hai indovinato.» sbottò infastidita.
 «Stai tranquilla, non è mica un reato! Anzi, la sai una cosa? Dovrebbe mancare poco al prossimo cambio…» Bill e Giselle si spostarono più sulla destra, dove ballavano Daniel e la ragazza carina, e Giselle, intuite le intenzioni del fratello, bisbigliò agitata:
 «Oh no Bill, ti prego, non farlo non potrei…»
 «Non dire stupidaggini Giselle, dai sei pronta? Ci siamo quasi…» la interruppe il ragazzo, ridacchiando. Adorava sua sorella, era la preferita di Bill fra tutti i membri della sua famiglia, escluso Tom. Ma quello, ovviamene, non era paragonabile a nient’altro.
 «No, no, no! Ti prego davvero non…» supplicò un ultima volta la ragazzina, disperata, ma in quel momento il signor Ballucci, sindaco del villaggio, annunciò il cambio di partner.
 «Troppo tardi!» sghignazzò Bill, spingendo leggermente Giselle verso il suo principe azzurro, e la ragazzina per l’emozione inciampò finendo dritta tra le braccia di Daniel. Bill le ammiccò divertito poi rivolse le sue attenzioni alla ragazza carina che fino a quel momento aveva ballato con l’oggetto dei sogni di sua sorella, e che in quel momento stava ballando con lui.
 «Ciao Bill» disse lei, sorridendo.
 «Lynne? Sei tu?! Non ti avevo…sei uno schianto!» replicò
Lynne arrossì e rispose:
 «Grazie. Anche tu lo sei.»
Bill le sorrise e lei ricambiò.

********
Tom aveva ballato con sua madre e con una ragazzina amica di Benedetta, poi, quando arrivarono al terzo cambio si ritrovò con la moglie del sindaco, che a differenza del marito stava ballando, e notò Bill, lì vicino, danzare con Giselle, che era appena arrossita. Si stava giusto chiedendo come mai, quando vide passargli di fianco Francisca, che con una smorfia stava ballando quel lento con Fardon, e non potè fare a meno di notare quanto fosse carina.
Il ragazzo continuò a seguirla con lo sguardo, senza degnare della minima attenzione la signora Ballucci, che blaterava senza sosta su ogni povera anima che le capitasse sott’occhio. Tom potè solo sospirare di sollievo quando il sindaco annunciò l’ultimo cambio, e afferrò Francisca che si era appena liberata da Fardon. Aveva i capelli biondi, che di solito erano ricci, raccolti in una strana acconciatura dietro la testa, che doveva essere una treccia arrotolata in uno chignon, e uno sguardo intrigante che a Tom piacque immensamente.
 «Wow…stai ancora meglio del solito oggi.» le disse Tom.
 «Grazie...anche tu stai molto bene stasera.» rispose Francisca, spalancando gli occhi. Tom perse la testa. Chi se ne fregava del fatto che erano in mezzo ad una folla, nella quale si trovavano, da qualche parte, tutti i membri della sua famiglia, chi se ne fregava se poi Colias l’avrebbe preso a pugni fino a farlo vomitare, chi se ne fregava, pensò, un momento prima di baciarla.

********

Parecchio tempo dopo la festa finì. Con un ultimo saluto alle ragazze, Bill e Tom si avviarono verso il resto della loro famiglia, comunicandosi l’accaduto con un solo sguardo. Lungo la strada incontrarono Giselle, tutta rossa e accaldata, che correva anche lei verso il punto in cui si trovavano i genitori, insieme agli altri fratelli.
 «Ehi Giselle, tutto bene?» domandò Bill, con uno sguardo d’intesa. Giselle gli lanciò un’occhiataccia, ma sorrise, poi corse avanti. Bill liquidò lo sguardo interrogativo di Tom con un:
«Ti spiego più tardi». Quando raggiunsero gli altri, notarono che stavano con un sacco di altre persone, osservando, o meglio ascoltando, quello che un manifesto magico, gridava:

Per ordine di Sua maestà Re Pentagon de Mirallas, sovrano del Regno della terra di Envarlasia, governatore degli oceani e delle isole del sud, imperatore dei boschi dell’ovest e dei monti del nord, ecc., da questo momento tutti i giovani maschi di età compresa fra i sedici e i diciannove anni sono obbligati a prendere parte al reclutamento che avrà luogo in ogni città, paese o contea del regno. I disertori verranno puniti con la prigione, così come i ribelli.
Lunga vita a Sua Maestà!

Il manifesto magico tacque per una decina di secondi. Bill e Tom si scambiarono uno sguardo preoccupato. Cos’era quella storia? Perché il Re aveva ordinato un reclutamento di giovani tra i sedici e i diciannove anni? La signora Denver impose a tutti il silenzio, finchè non fossero arrivati a casa e tutti, stupiti, obbedirono. Sia Bill che Tom notarono quanto innaturalmente preoccupata e tesa fosse la madre, e con la testa piena di domande, rimasero a riflettere per tutto il tragitto. Una volta arrivati alla fattoria, il silenzio si ruppe, e tutti quanti presero a dar voce ai propri pensieri, gridando per farsi sentire sopra gli altri. Il frastuono era terribile.
 «Silenzio ragazzi, silenzio, andiamo fate silenzio…SILENZIOOOO!» strillò la signora Denver. I ragazzi si zittirono all’istante, e la quiete parve innaturale.
 «Bene.» disse «Ora che mi ascoltate, voglio avvertirvi che questo reclutamento non è affatto una cosa buona, perché vuol dire che il Re ha qualcosa di strano in testa.»
“In altre parole” pensò Tom “ha in mente di creare un esercito e fare la guerra a chissà chi.”
 «Cioè è malato?» domandò Colette, che dal basso dei suoi cinque anni non aveva capito.
 «No, piccola, non è malato, volevo dire che ha delle idee un po’ strane.» spiegò con un sorriso la mamma.
 «Ahhh» mormorò Colette, che continuava a non capire.
 «Ad ogni modo» proseguì il signor Denver «è certo che chiunque prenda parte al reclutamento andrà in contro a problemi ancora più gravi di chi non lo farà.» Bill si sentì gelare quando lui guardò verso i gemelli «Una cosa è sicura:» proseguì l’uomo «in questa famiglia non ci sarà nessuno a presentarsi alle guardie.» dicendo questo, nonostante le proteste di tutti che volevano capire di più, i ragazzi Denver vennero congedati.
 «Ma è assurdo! Non possono non dirci più di così! Insomma, questa cosa ci riguarda in primo piano! Siamo gli unici qui di età compresa fra i sedici e i diciannove anni… Non possono non dirci altro!» bisbigliò Tom furiosamente un po’ di tempo dopo, mentre tutti gli altri dormivano, tranne lui e Bill.
 «Lo so…questa cosa del reclutamento non mi piace per niente…insomma, cosa avrà in mente il Re? So che non è molto amato, ma cosa sta succedendo? Raduna un esercito?» rispose Bill, il più piano possibile. La luce della luna entrava dalla finestra sporca, illuminando i volti dei due fratelli stesi sulla paglia.
 «Forse vogliono farci un lavaggio del cervello o chissà cosa per poi farci andare a combattere contro chissà chi…» sussurrò Tom, in una visione pessimista degli eventi.
 «Ma perché solo dai sedici ai diciannove anni? Voglio dire, avrebbero potuto reclutare ragazzi più grandi, più forti…che razza di casino!» mormorò Bill. Contemporaneamente e controvoglia sbadigliarono. Erano pieni di interrogativi, ma il sonno vinse e, come una sola persona, si addormentarono all’istante.
Un secondo, che in realtà era un’ora, dopo, vennero entrambi svegliati da un leggero scossone. Bill aprì gli occhi. Alla luce della luna potè vedere la madre, che si premeva un dito sulle labbra e intimava loro di seguirli. Bill si alzò in piedi e la seguì, senza la minima idea di cosa stava succedendo, e da quello che poteva vedere, Tom aveva capito altrettanto.
Li condussero nella stalla, dove li aspettavano, seduti su mucchi di paglia alla luce di alcune torce, il signor Denver, Rudolfo, Donny, Marienne e Derryck, la cui aria assonnata tradiva l’eccitazione che precede una scoperta eccitante.
 «Cosa succede?» domandò appena li vide entrare.
 «Credo che vorremmo saperlo tutti.» aggiunse Marienne, una ragazza alta e robusta, con i capelli biondi perennemente arruffati.
La signora Denver inspirò profondamente e scambiò un’occhiata col marito.
 «Vogliamo che sappiate del reclutamento.» disse.
L’interesse dei ragazzi si risvegliò di colpo.
 «Questa storia del reclutamento è una faccenda molto strana…mai successo prima.» disse il signor Denver nel silenzio rotto solo dagli animali notturni fuori dalla stalla «Tuttavia pensiamo di sapere cosa succede. Il Re sta cercando di creare un esercito…per essere pronto a combattere.»
 «Combattere?» domandò Marienne preoccupata.
 «Già. Se vuole combattere allora qualcuno vorrà combatterlo… e siccome finora non ha fatto ancora nulla, o quasi, di molto grave, significa che lo farà. Bisogna stare molto all’erta.» spiegò la signora Denver senza abbandonare il tono ansioso.
 «Perché cerca ragazzi tra i sedici e i diciannove anni? Perché solo così giovani?» domandò Donny.
 «Questo non lo sappiamo, ma di certo non deve essere una cosa rassicurante. E di sicuro voi due» la signora Denver si rivolse a Bill e Tom «non vi presenterete. Non potete assolutamente. Dovete scappare. Non sappiamo bene cosa succede ma voi assolutamente non andrete.»
 «Perché è così essenziale che io e Bill non ci presentiamo?» domandò Tom.
La signora Denver scambiò uno sguardo teso e preoccupato con il marito e sospirò.
 «Sapevo che sarebbe arrivato il momento. Speravo che non sarebbe dovuto succedere in queste circostanze, ma non è possibile che non sappiate.» mormorò, guardando le maine che teneva giunte in grembo.
 «Cosa? Cosa non sappiamo?» esclamò Bill, sempre più agitato. Non gli piaceva affatto come si stavano mettendo gli eventi. Dopo l’ennesimo sospiro che non fece che aumentare l’agitazione di Bill, la signora Denver, nel silenzio più assoluto, disse infine:
 «La vostra storia.»
Per poco Bill non esplose. La loro storia? Che storia? Cosa significava? L’avevano fatto morire di preoccupazione per una storia che conosceva già? O era qualcos’altro? Tom, invece, viveva come in una realtà alternativa. Nulla gli pareva reale, quella notte, nella stalla illuminata dalla candela. Poteva percepire il respiro affannoso di Bill e l’ansia di sua madre. La suspense era quasi palpabile.
 «La nostra storia?» ripeté ebetemente. La signora Denver annuì e prese fiato.

_*_*_*_*_

Hallo leute!
Come al solito sono in ritardo con il capitolo, per un quintale di motivi con cui non vi tedierò.
Spero che vi sia piaciuto, ad essere sincera non è tra i miei preferiti, ma spero di riscattarmi con i prossimi.
Un grosso bacio.
ArY_EnGeL

Pikkola Tokietta: Fabry, mia adoratissima! Non so se l'hai notato, ma ti adoro di più ogni recensione e capitolo che passa! Mi dispiace tanto del ritardo, sono stata malata e devo rivedreli i capitoli! Quanto alla festa della polenta, uhm, non so, potremmo organizzarla noi, non credi? A me non dispiacerebbe! Purtroppo per Gustav... (aspetta ora stai pensando che non ci sarà?) Gustav non indosserà nessun perizoma, ma lo incontreranno in... Ops, non devo rivelare troppo! Non arrabbiarti con Colias, è solo un poveretto dopotutto... e poi i supertwins non si fanno intimidire da loro... Nè ORA.......Nè MAI! Buahahahahah! risata sadica, sono matta! xD
Ti voglio tanto bene tesoro, senza di te non sarebbe lo stesso! Al prossimo capitolo, un bacione!

Midnight tears: Meno male che sei ancora qui! Sono felice che questa storia ti piaccia! Bill e Tom si somigliano tanto perchè.. non so, penso che mi piace! scusa tanto, non posso scriverti di pi, se non non posto in temppo! un bacione e grazie mille per i complimenti!
   
 
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