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Autore: Dihanabi    26/06/2016    2 recensioni
Questa è una raccolta di One shot su Jungkook e Taehyung, Vkook. Sono piccoli momenti di una vita insieme. Amicizia e forse di più.
Dal primo capitolo:
"Erano fredde, le notti, in Corea. Il bianco della candida neve era illuminato a tratti dalle luci dei giganteschi palazzi di Seoul. Il vento si era calmato, è vero, ma il gelo sembrava essersi intrufolato all'interno delle case. Jungkook odiava il riscaldamento troppo alto di quel luogo, e lo aveva spento. Non se ne pentì quando fu costretto a dormire stretto al suo hyung per non tremare."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The sounds of our kisses

Taehyung era diverso, e questo, Jungkook, lo aveva sempre saputo.
Non era uno di quei ragazzi che si vantava di esserlo, quasi a farlo per moda, come ormai facevano la maggior parte degli adolescenti per sentirsi speciali. Non era nemmeno uno di quelli che si preoccupava del suo modo di essere.
Lui, in realtà, non se ne era mai nemmeno reso conto, o semplicemente non ci aveva mai pensato.
Taehyung era semplicemente se stesso, e forse questo era il motivo per cui Jungkook si stava lentamente innamorando di lui.

Lo osservava, in maniera forse leggermente indiscreta. La sera stava calando e tutti i ragazzi erano stanchi. C’era chi, come Jimin, schiacciava un pisolino sulla spalla di Hoseok, e chi, come Namjoon, non proferiva più una parola, con le cuffie alle orecchie.
Poi c’era Taehyung, che cercava di trattenere una risata altrimenti troppo rumorosa, mentre confabula su cosa Jungkook non sa insieme a Hoseok.

Jungkook, semplicemente, li osservava.

Spesso si chiedeva dove trovassero le energie, quei due, sempre pronti a fare casino in qualunque istante della loro vita. Eppure Jungkook era così stanco, quel giorno, con la mente così pesante e ogni parte del corpo indolenzita.
Quando arrivarono finalmente in hotel gli sembrava fosse passata una vita in quel lungo viaggio in macchina, e quasi si immaginò di ritrovarsi con i capelli bianchi e le rughe sul viso mentre si accingeva ad uscire dal veicolo. Il suo cellulare, però, sembrava contare appena un quarto d'ora in più.
Jungkook si sbrigò ad entrare, senza pensarci due volte prima di andare nella sua camera. Taehyung gli si affiancò, seguendolo, e lasciando indietro gli altri.

Delle volte, a Taehyung, sembrava che Jungkook fosse sempre un passo avanti a tutti. Si sentiva frustrato per questo motivo. Non che lo invidiasse o cose del genere, semplicemente non voleva essere lasciato indietro da lui, e se per questo avrebbe dovuto correre lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.

Jungkook gli sorrise, ne vederlo. Condividevano la stanza, come nella maggior parte dei casi quando erano costretti a sostare in hotel.
Gli altri si erano tutti separati tra le loro stanze, senza lasciare più alcuna traccia. Il minore non ci pensò due volte ad entrare in bagno e farsi una doccia. Quando ne uscì, con indosso un accappatoio e i capelli gocciolanti, trovò Taehyung seduto sul letto, a gambe incrociate e il cellulare stretto tra le mani, che fissava il vuoto.

Jungkook si perse nelle iridi scure senza neanche la minima voglia di mantenere il controllo. Taehyung però non se ne accorse, perso com’era nel suo mondo.
Jungkook spesso si chiedeva cosa passasse per la sua mente in quei momenti, ma era una cosa che probabilmente non gli era data sapere. Allora fissava quegli occhi cercando di capire, ma vi trovava solo il vuoto.
Quando erano trainee gli avevano dato “blank tae” come soprannome proprio per questo motivo.
Non era mai riuscito, Jungkook, in tutti quegli anni, a decifrare quel particolare sguardo.
Osservava solo le folte ciglia svolazzare e il taglio perfetto dei suoi grandi occhi, senza mai capire cosa stessero cercando di dire.
Solo vuoto.

“Tae.” lo chiamò a bassa voce, rendendosi conto solo dopo di averlo sussurrato, per poi chiamarlo più forte.
Il più grande sembrava non sentirlo, e lui aveva quasi paura di rovinare la quiete in cui quest’ultimo era finito solamente per dirgli che la doccia era libera.
Non disse nient’altro, e optò per sistemare la sua roba e stendersi sul letto, sentendo immediatamente il corpo rilassarsi.
Poco prima di addormentarsi sentì l’acqua scorrere, e capì che Taehyung era finalmente in bagno. Chiuse gli occhi, e non li riaprì per un bel po’.

Non fu la canzone rumorosa che avevano impostato come sveglia, a rovinare il suo sonno, bensì delle mani sul suo braccio che lo scuotevano leggermente e una voce profonda chiamare il suo nome.
Istintivamente si girò dall’altra parte, cercando di ignorare il suo fastidioso compagno di camera che disturbava il suo tanto calmo dormire.
Non servì a niente, però. Avrebbe dovuto ricordarsi quanto Taehyung poteva risultare testardo e insistente quando aveva qualcosa in mente.
Un richiamo più forte, proprio a due centimetri dal suo orecchio, lo fece saltare improvvisamente.
Si girò intorno, spaesato, solo per incontrare il sorriso un po’ squadrato di Taehyung.
“Che cazzo Tae, lasciami dormire.” rispose seccato, cercando di tornare con la schiena sul materasso, ma fallendo, perché V afferrò immediatamente il suo polso, strattonandolo e costringendolo ad alzarsi.
“Questo hotel ha un tetto bellissimo, sai.” disse il maggiore, come ad invogliarlo a fare quello che lui voleva.
Jungkook, però, sembrava davvero disinteressato in quel momento, troppo stanco e assonnato anche solo per capire le sue parole.
Taehyung però continuava a tirarlo e alla fine si ritrovò in piedi contro la sua volontà.
I corridoi dell’hotel sembravano tutti uguali, contornati da porte del medesimo colore. A Jungkook sembrava surreale quel momento, come staccato dalla realtà. Vedeva sfocato, macchie di colore in movimento, mentre il più grande lo trascinava velocemente.
In tutto quello, percepiva soltanto le lunghe dita di Taehyung strette alle sue. Non sentiva le sue gambe, il suo respiro, o il suo cuore. Non sentiva l’aria o le terra sotto i piedi.
Solo quella sensazione al petto e le dita del più grande gli arrivavano forti e chiare.
Si sentiva come in un sogno che andava sbiadendo. Irreale. Fluttuante. Inesistente.
Pensò di stare ancora sognando, dormiente nel letto della camera di hotel.

Quando Taehyung aprì una porta più spessa delle altre, che dava verso un’uscita, Jungkook percepì un sottile strato di freddo avvolgerlo completamente.
L’aria era forte e pizzicava sulla sua pelle scoperta, procurandogli qualche brivido.
A lui piaceva però. Per quanto tutto quello sembrasse solo un sogno lontano, lo faceva sentire vivo.
Gli erano sempre piaciute le sensazioni forti. Gli piaceva il freddo pungente delle notti di neve, il caldo asfissiante di luglio, i muscoli indolenziti dopo gli allenamenti, il sudore sulla pelle. Gli piaceva fare l’idiota e ridere sino a star male, e anche piangere come un disperato per qualche anime. Più di ogni altra cosa, in realtà, gli piaceva stare sul palco. Quella, però, era un’altra storia.

“Guarda!” gridò Taehyung entusiasta, come un bambino che vede per la prima volta un arcobaleno, mentre indicava la vista della città di notte.
“Dovevi vederlo. Scusa se ti ho svegliato.” sussurrò invece, quasi in un piccolo broncio infantile.
Jungkook scosse la testa, sorridendo. Non gli dava fastidio, tutto sommato.
Amava avere quei piccoli momenti solo che Taehyung, e sentiva il cuore gonfiarsi ogni volta che il maggiore, tra tutti, scegliesse proprio lui per vivere certe cose.

L’aria era comunque orribilmente inquinata, non permettendogli di vedere alcuna stella nel cielo buio.
La città, invece, era piena di migliaia, forse milioni, di luci tutte diverse.
Taehyung aveva ragione, era di sicuro uno spettacolo da non perdere. L’hotel era composto da un palazzo davvero, davvero, alto e permetteva di vedere molto in quella, seppur buia, nottata.

Il profilo di Taehyung risultava così perfetto illuminato dalle flebili luci, che avrebbe fatto invidia a qualunque divinità. Jungkook si rese conto che l’impulso di baciarlo stava crescendo sempre più forte dentro di lui.
Non aveva mai trovato quel sentimento sbagliato. Non gli importava se Taehyung fosse un uomo, o se fosse il suo migliore amico. Quando il suo cuore batteva in quel modo si sentiva così giusto, così vivo.
Non si era mai preoccupato di dare una definizione a quei suoi sentimenti, o al loro rapporto, e Taehyung non aveva mai detto nulla a riguardo.
Gli sorrideva. Di quel bellissimo sorriso un po' squadrato che mozzava il fiato a tutte le loro fan, e anche al giovane Jungkook. E a lui andava bene.
Non aveva bisogno di definizioni, di certezze, o di promesse. Voleva solo quel sorriso nella sua vita, e lo aveva.
Si rese conto di fissarlo con un sorriso ebete dopo davvero troppi minuti. Taehyung lo guardava con un sorriso sfrontato, e lui non riusciva a distogliere lo sguardo. Anche perché quei grandi occhi brillavano di mille sfumature diverse, ed erano bellissimi.

I loro visi si avvicinarono ad una lentezza quasi esasperante, ma allo stesso tempo gradevole. Non avevano nessuna fretta, solo tanta voglia di assaporare quell’attimo fino a che gli era possibile.
Le labbra di Jungkook erano umide e morbide, come si poggiarono su quelle dell’altro ragazzo.
Lo sentì ampliare ancora di più il sorriso, mentre lo baciava, e inevitabilmente sentì una stretta al cuore.
Taehyung teneva una mano sulla sua guancia, delicata, un tocco fantasma che gli mandava a fuoco l’intero viso.
Si sentiva ancora un po’ impacciato, il più piccolo, troppo inesperto per azzardare grandi cose, eppure non esitò a socchiudere le labbra sotto la pressione della lingua dell’altro.
Era così bella, la sensazione delle ciocche morbide del ragazzo tra le sue dita, della mano sulla sua anca e l’altra ad accarezzare il volto. Erano così morbide le labbra e belli i piccoli suoni che producevano i loro baci.
Taehyung rise, della sua risata bassa e naturale, mentre poggiava la fronte alle sua. Gli occhi che non si staccavano dai suoi e i capelli completamente scompigliati.
Jungkook respirò sulle sue labbra, prima di congiungerle ancora, e ancora, con l’intento di andare avanti così fino al sorgere del sole.

 

 

Nda
E poi devono tornare a staccarsi e vivere la loro vita da idol, sigh.
Mi scuso per il capitolo molto brutto, cercherò di farmi perdonare con il prossimo.
Alla prossima
Bye

Dihanabi

  
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