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Autore: Boris96    26/06/2016    2 recensioni
Una giovanissima Integra Hellsing compie un viaggio a Roma insieme al padre, e qui compie il primo incontro con l'acerrimo antagonista di tanti anni dopo...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arthur Hellsin, Enrico Maxwell, Integra Farburke Wingates Hellsing
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Roma, estate inoltrata. Integra aveva deciso di seguire suo padre in quel viaggio di lavoro più per curiosità che altro, da un lato avrebbe voluto rimanere a casa a studiare sotto i pomeriggi plumbei della campagna britannica, dall’altro sapeva che suo padre, furbo qual era, avrebbe sicuramente trasformato quel viaggio in una vacanza, e così era stato.

Avevano girato per la città nel più completo caos della stagione alta, tra il caldo afoso che ascendeva tra le mattonelle lucide e levigate e dall’asfalto, pullulante e trafficato.

Non era la prima volta che viaggiava con suo padre, ma era da molto che non passava in rassegna così tanti  bar e gelaterie. Dopotutto, il caldo della capitale d’Italia era quasi africano in confronto al sole capriccioso delle loro terre, verdeggianti e scalmanate. Roma era una vecchia città un tempo invincibile e vittoriosa, e ora sembrava svendersi tra i souvenir del Colosseo o della lupa capitolina tra i negozi. Dopo qualche giorno la pelle di suo padre bruciava d’un rosso paonazzo, e quella di Integra, nonostante avesse ereditato dalla madre il colorito leggermente mulatto delle indiane, non era da meno, anzi si era fatto quasi aranciato.

Si comprarono due cappelli da una bancarella: suo padre uno di paglia semplice con un cordino rosso, e lei uno celeste a falda larga, intonato col suo vestito. Suo pare le disse che lo portava divinamente, e Integra ci credette, anche se preferiva di gran lunga portare la tuta da scherma.

La tappa del giorno era Città del Vaticano.

Per quanto riguarda le altre destinazioni, avevano seguito una cartina che si era fatta sgualcita e umidiccia a forza di adoperarla, ma in questo caso non ne avevano avuto bisogno: gli italiani parlavano l’inglese poco e male, ma in questo caso non era stato difficile seguire una serie di ragazze filippine vestite da suore, incastrate nella bolgia di un autobus con bagagli e tutto, capeggiate da una matrona occhialuta vestita di nero.

Più si avvicinavano alla Città, più le orde si facevano numerose insieme a rosari, santini e souvenir che riempivano le bancherelle insieme alle solite magliette e portachiavi.

Man mano che si avvicinavano, Integra poteva intravedere sempre di più le colonne che abbracciavano la piazza, bianca e lucente sotto il sole, dove serpeggiava una colonna di persone in attesa per entrare.

Arrivati, Integra la guardò estasiata: mai, in tutta la sua vita, aveva creduto possibile l’esistenza di un luogo sacro che inducesse sentimenti così contrastanti; imponenza, bellezza, potere, arroganza, meraviglia…

Quel luogo era totalmente infestato dal passato, emanava un fulcro di energia abnorme, esacerbato dal caldo. Integra osservò affascinata la varietà di persone di nazionalità diverse che si rifugiavano tra le colonne, pellegrini diversi di età, sesso, abbigliamento e forse persino credo cercavano sollievo all’ombra, come in un oasi nel deserto della città.

Fu allora che perse suo padre.

Integra si voltò più volte a destra e sinistra, ma non lo vide; si avvicinò alla fontana, convinta che il padre vi avesse cercato un po’ di refrigerio, ma trovò solo persone intente a scattarsi foto o a rinfrescarsi i polsi, nessuna traccia di lui. Si guardò attorno un po’ spaventata, togliendosi il cappello e stringendolo tra le mani, come prova tangibile che il padre era rimasto al suo fianco fino a pochi minuti prima.

Cominciò a vagare sotto il sole, totalmente abbacinata. Andò poi al riparo sotto le colonne, tra gente distesa s riposarsi e altra che consumava il pranzo, e fu lì che lo vide. Era un prete alto, molto giovane, leggeva un piccolo breviario nero che stringeva tra le mani esangui, dalle dita lunghe. D’un tratto si tastò il petto e ne trasse un pacchetto di sigarette. Con qualche colpetto ne estrasse una tanto da lambirla con le labbra, poi si tastò la tasca per prendere un accendino che, vedendo il suo volto contrariato, Integra capì che non aveva. Non seppe esattamente perché, ma quando lo vide si bloccò improvvisamente, stanca e assolata, convinta di aver perso totalmente le tracce del genitore.

Imbambolata com’era lì davanti, lui la notò, le lanciò uno sguardo stranito, quasi insolente, gli zigomi alti leggermente arrossati dal caldo. Integra balbettò qualche parola in inglese, confusa, per chiedergli aiuto, forse perché sembrava tremendamente atavico, del posto. Il giovane prete la guardò ancora più serio, gli occhi come un mare in tempesta, strattonò il collo della giacca di una figura che sedeva presso di lui e che Integra non aveva neanche notato prima; un altro prete probabilmente. Disse qualcosa in quella lingua fatta di “t” e di “r” che Integra non capiva, sinuosa e sibilante come un serpente che strisciava nella carta.

L’altro prete si alzò un po’ assonnato, molto più alto dell’altro, il busto e le spalle muscolose come quelle di un lottatore. A sentirlo, aveva quel grottesco accento scozzese che nel sentirlo Integra ricordò le bottiglie di scotch del padre nella vetrina, quelle dall’odore così acre da bruciarle gli occhi e le narici.

I due preti non sembravano capirsi, ma Integra non aveva staccato gli occhi dal più giovane: aveva una strana aria, il viso dai lineamenti dritti, regolari, incorniciato dai capelli chiarissimi che scendevano sulla spalla in una piccola coda di cavallo, argentea e vezzosa come quella di una ragazza…eppure l’espressione era dura, severa, abituata a dare ordini, e la voce melliflua e sorniona di chi sa cavarsela anche con i superiori, completamente conscio della propria posizione.

Si sentì afferrare morbidamente un braccio e con sollievo si accorse che si trattava del padre…le aveva comprato un gelato alla vaniglia, il suo preferito, e ovviamente uno per sé, obbligatamente al limone. Aveva deciso che la coda per entrare in chiesa era troppo lunga e il sole troppo scottante per entrare, così le propose di farsi un giretto in zona per non perdere la giornata.

Prima di andarsene lanciò un’ultima occhiata ai due preti che ora avevano smesso di litigare e la guardavano andarsene, soprattutto il più giovane con il volto da angelo e la sigaretta finalmente accesa tra le labbra morbide e arroganti.

In qualche modo era sicura che avrebbe avuto a che fare con lei ancora, la sua mente aveva preso questa ostinata decisione. Quando gliene parlò a suo padre, lui lo prese come uno scherzo e ci rise sopra, dicendo che come innamorato aveva trovato un tipo piuttosto difficile.

Eppure, anche se dopo tanti anni Integra non ricordava più quell’episodio, suo padre sarebbe rimasto basito se avesse scoperto la posizione e il ruolo che Enrico Maxwell, il prete di allora, aveva assunto nel corso delle ultime tenebre che l’organizzazione Hellsing vide.

 

   
 
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