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Autore: arsea    26/06/2016    5 recensioni
Post Apocalypse e possibili spoiler!
Charles ed Erik non sono così lontani come è stato in passato, ma l'ennesimo tradimento è troppo vicino per poter essere cancellato. Charles non può permettersi più di perdonare, anche se è certo che il ci sarà presto un'altra occasione per farlo. Non può permettersi di credere alle parole di Erik. Non può più permettersi di credere in Erik e basta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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C'è un istante, prima del risveglio vero e proprio, in cui non ci rendiamo conto di essere davvero svegli, ciò che ci mostrano le nostre palpebre sollevate si fonde e confonde per qualche secondo con ciò che aveva occupato le nostre percezioni quando esse erano chiuse, sogno e realtà coincidono in un trepidante istante, finché gli altri sensi, i ricordi e la consapevolezza ci fanno definitivamente scivolare nella veglia più o meno consolatoria.
Una volta Charles gli aveva descritto quel momento dal suo punto di vista, gli aveva raccontato che non lo sperimentava da quando aveva undici anni, da quando la sua mutazione era entrata nella sua vita.
Al contrario, aveva avuto bisogno di parecchio tempo prima di imparare a dormire in mezzo alle voci invece, tutto il suo sforzo si concentrava nel trasformarle in un mormorio di sottofondo che potesse condire i suoi sogni senza disturbarlo, ma al mattino inevitabilmente, quando era più vulnerabile, lo assalivano senza alcun argine, lo aggredivano, e il suo sonno più che sfumare nel risveglio veniva letteralmente frantumato da quest'ultimo, dandogli anzi il più delle volte la sgradevole sensazione che i propri incubi notturni lo perseguitassero anche da sveglio.
Ebbe modo di assistere esattamente a questo fenomeno mentre Charles tornava in sé la mattina seguente, dopo più di quindici ore d'incoscienza: le labbra rubiconde si strinsero in una linea sottile, a palesare fastidio o persino dolore, dopodiché gli occhi si aprirono, semplicemente, non languidi e non assonnati, pareva che li avesse solo chiusi per un attimo, infine un respiro profondo accompagnò un sussurro che non riuscì ad identificare meglio << Comincia a diventare un'abitudine >> disse poi, a voce più alta, l'accento di cui andava tanto fiero che scivolava sulle lettere quasi in una carezza << Che cosa? >> domandò senza preoccuparsi di mostrare la propria presenza visto che doveva essergli già chiara.
Charles si puntellò con le mani al materasso e sollevò i proprio peso con gesti dettati dall'abitudine per permettersi di sedere contro la testata ricolma di cuscini << Farmi sballottare dal mio potere, naturalmente. Non è semplice abituarsi al nuovo livello >> non aveva niente dello sguardo terrificato del giorno prima.
Ma questa volta non gli avrebbe semplicemente permesso di far finta di nulla: << Cosa è successo mentre eri collegato a Cerebro? >> domandò senza preamboli, tradendo l'impazienza e l'ansia che lo avevano attanagliato per tutta la notte.
Avrebbe voluto avere un bersaglio su cui concentrarsi, invece si era costretto a restare fermo immobile a quel capezzale, la mascella contratta e le braccia incrociate mentre cercava di pensare con lucidità.
Charles si massaggiò la radice del naso e poi la fronte, dando in un sospiro stanco mentre si aggiornava di quanto accaduto intorno a sé. Erano informazioni già in suo possesso naturalmente, il suo potere non si “spegneva” solo per lasciarlo dormire, ma le registrò nel proprio io cosciente dopo essersi accertato che fossero affidabili e non parto della sua fantasia << Ho scoperto chi è questo mutante >> disse infine, tornando a guardarlo << La sua è una capacità a dir poco stupefacente, proprio come hai supposto tu. Può rubare i poteri di un altro mutante, usarli come fossero suoi >> << Con “rubarli” intendi che ne priva il legittimo possessore? >> << Esattamente >> << Come? >> Charles si strinse nelle spalle, scrollando il capo << Questo è tutto ciò che ho scoperto >> avrebbe potuto sapere molto di più, Erik conosceva il suo potere abbastanza da averlo temuto in passato, ma nell'ascoltare quell'ammissione ripensò al suo shock e si rialzò in piedi.
Si avvicinò di qualche passo, sostenendo lo sguardo dell'altro, e quando sedette sul letto ebbe premura di non essere né troppo vicino né troppo lontano, ben conscio di quanto fragile fosse il terreno che voleva calpestare << Ti ha spaventato >> non fu una domanda perché se lo fosse stata non avrebbe ricevuto risposta.
Fu solo un sussurro però, non poteva essere qualcosa di diverso << So che niente può far vacillare la roccia d'uomo che sei, ti ho visto disobbedire allo stesso Apocalisse pur del tutto incapace di combattere o fuggire, eppure ieri sei andato nel panico, Charles. Puoi far credere a tutti gli altri quello che vuoi, puoi cancellare la nostra memoria o ripeterci che è stato l'intensificarsi del tuo potere a causare il tuo collasso, ma io so. Quell'uomo ti spaventa in un modo che non credevo nemmeno possibile per uno come te. Spiegami perché, te ne prego >> << Non ho alcuna necessità di farlo. È un nemico pericoloso, che mi ha sorpreso e sconcertato. Non c'è altro oltre a questo >> a questo punto Erik esaurì la pazienza: << Quindi non è affatto vero che per la prima volta nella tua vita sei stato tu la marionetta di qualcun altro e questo ti ha terrorizzato abbastanza da non farti nemmeno dormire la notte >> Charles divenne una statua di marmo davanti ai suoi occhi, proprio come era accaduto nell'aereo; un momento era il gentile Professor X e il successivo uno spietato involucro di rabbia ribollente << Non è vero che tu, tu che non uccideresti per aver salva la vita, sei disposto a farlo invece per non subire più lo stesso trattamento. Vuoi uccidere questo Collezionista perché potrebbe essere forte abbastanza da usarti, da piegarti, e te in questo momento sei così instabile che probabilmente glielo renderesti persino facile. Vuoi ucciderlo perché piuttosto che far del male con le tue capacità sei disposto a morire, ma non a divenire schiavo. Anzi, pur di mantenere il tuo maledettissimo controllo, perché di questo si parla, preferisci persino consegnarti alla CIA, prima che, parole tue, siano loro a venire a prenderti. Ma per qualche assurdo motivo riesci persino a colpevolizzarti per questo! Riesci a trovare qualcosa di cui biasimarti, non è così? >> << Sono più forte di così >> azzannò il professore << Non puoi usare la manipolazione mentale su te stesso, Charles >> dichiarò il tedesco << Dover essere più forte di così ed esserlo davvero sono due cose ben distinte >> << E adesso che lo hai capito in quale modo fantasioso hai intenzione di affondare nel mio fianco scoperto? >> lo sfidò, con voce tanto tagliente da bruciare sulla pelle, ma Erik non si lasciò abbattere dal proprio rimorso, non adesso che era così vicino << Non riuscirai a farmi deviare il discorso questa volta, nemmeno così. Sei diventato un discreto manipolatore in mia assenza, persino peggiore di quel che eri >> << Non osare darmi del manipolatore. Se lo fossi stato non saremmo a questo adesso. Se lo fossi stato non sarebbe successo niente >> terminò in un sibilò rancoroso, fosco, colmo di qualcosa di profondo e maligno almeno quanto il rammarico di Erik << Charles, ho bisogno di sapere se puoi affrontare il Collezionista >> << Cosa ti fa credere che io non possa? Ho vissuto vent'anni senza di te, Erik, ho affrontato altri ostacoli senza aver bisogno del tuo aiuto, quindi non vedo davvero perché questa volta debba essere diverso >> << Perché naturalmente tu puoi superare qualsiasi cosa. Tu non hai bisogno di nessuno, non c'è montagna che Charles Xavier non possa scalare, anche a costo di gettar via tutto ciò che è. L'hai detto anche tu che perdi un pezzo di te stesso ogni volta >> << Con te >> lo freddò << Certo, se ti fa sentire meglio puoi accusarmi di tutto ciò che vuoi, ma non sono il tuo unico nemico, e questo lo sappiamo entrambi. Posso essere pessimo, sono pessimo, il mostro di Shaw in tutto e per tutto, ma non puoi accusarmi anche per quello che sei adesso! Non sono stato io a infettare il tuo cervello come un dannato virus, non questa volta, non sono io a volerti controllare, non ho mai voluto controllarti! >> << Tu mi hai consegnato a lui! >> ululò l'uomo adesso, con tale veemenza che la sua telecinesi reagì incidendo una profonda crepa nello specchio sopra la cassettiera, anche se nessuno dei due se ne preoccupò << Nonostante questo dannatissimo corpo che non mi risponde mi hai posato ai suoi piedi come l'offerta al dio che credeva di essere! >> gridò, gli occhi colmi di lacrime brucianti << Io ti ho solo cercato per offrirti una mano tesa! >> ansimò straziato << Quando l'intero mondo non voleva altro che convincersi che tu fossi morto, io ti ho offerto aiuto, ti ho aperto le porte della mia casa, e anche adesso, dopo quello che hai fatto, sei di nuovo qui! >> << Il fatto che tu non voglia odiarmi non significa non odiarmi in realtà >> sentenziò Erik con fare greve << Vorrei che fosse così semplice! >> fece Charles, straziato << Tu non me l'hai mai reso semplice >> lo accusò, ancora rancoroso, rabbioso, le lacrime rendevano gli occhi assurdamente azzurri quasi lucenti nella penombra della stanza << Quello che è davvero assurdo è che per quanto alle tue spalle non vi sia che distruzione e morte, quell'angolo di luce dentro di te non si affievolisce mai di nulla! >> C'è del buono in te, Erik, io l'ho visto << Hai rivoltato l'intero pianeta in preda al dolore, alla rabbia, annegato com'eri nella disperazione, ma nemmeno per un momento hai provato sollievo nello sfacelo che recavi! Perché non ti compiaci degli scempi che fai? Perché non strazi le carni dei tuoi avversari e non infierisci sugli indifesi? Dopo tutto questo tempo, la tua luce brilla ancora! >> un pugno impotente si abbatté sul materasso, si strinse sul lenzuolo, palesando il tremore che scuoteva tutto il suo corpo, come se lui stesso non fosse abituato alla tempesta d'emozioni che lo stava attraversando << Ma sopratutto perché di contro vacilla la mia luce, io che dovrei incarnare la speranza che tutti cercano in me, perché ogni giorno la sento spegnersi un po' di più, inevitabilmente, irrimediabilmente, senza che io possa fare alcunché per arrestarne il degrado? Perché sono tormentato da visioni e desideri che non mi appartengono e non mi devono appartenere?! Tu sei il mostro! Tu sei l'assassino! Io non sono te! >> gridò con tutta la forza di chi cova la più cocente delle disperazioni.
Erik lo guardò senza parlare per un lungo momento, stupito per la sua reazione ma finalmente anche consapevole di quello che gli stava succedendo: Charles, per la prima volta da quando lo conosceva, stava riconsiderando le proprie convinzioni.
Lasciò che si calmasse un poco, che si appoggiasse alla testata del letto come svuotato, sfinito da quel se stesso soffocato così in profondità, e non turbò il silenzio nemmeno dopo, quando l'unico suono era quello prodotto dai loro respiri.
Permise a Charles di essere lui a farlo, a riappropriarsi di se stesso prima di parlare ancora, più controllato adesso << Quando è entrato nella mia testa è stato come essere toccati da una stella >> disse << È stato magnifico, bellissimo, ho assorbito nel tempo di un respiro una quantità di informazioni che nemmeno sapevo di essere in grado di immagazzinare. Ho imparato cinque lingue con quel semplice contatto, Erik. Ho avuto ad un palmo di distanza il concetto stesso di conoscenza, la comprensione nella sua forma più pura e genuina, del tipo che ti lascia completamente soddisfatto e senza alcuna domanda irrisolta. En Sabah Nur non mi ha offerto il potere, che già sapevo di possedere, mi ha mostrato cosa avrei potuto ottenere grazie a quel potere, cosa mi stavo negando. Ho visto la pace nella sottomissione dei violenti e dei malvagi. Ho visto criminali di tutto il mondo costituirsi perché io glielo ordinavo, soldati gettare le armi e corrotti rinunciare alle atrocità. È stato così che è riuscito ad accedere ai responsabili degli armamenti. Dentro di me sapevo già chi erano, avevo già solleticato il mio inconscio con quella possibilità, lui l’ha semplicemente trasformata in realtà, facendo quello che io non potevo, quello che io non osavo >> Erik non osò interromperlo, sapeva che per quel fiume in piena non poteva essere una diga ma al massimo uno scoglio: Charles parlava ma sembrava essersi dimenticato della sua presenza, pur restandone perfettamente cosciente, e temeva che anche il più piccolo movimento avrebbe infranto il momento << So benissimo che non è giusto. So che noi siamo le nostre scelte, che il libero arbitrio è qualcosa che nemmeno io dovrei ledere, eppure…! Ho amato quella sensazione. L'ho amata così tanto che ora non riesco a liberarmene, è come una sostanza viscida e vischiosa che mi è penetrata in mezzo al petto, in mezzo al cranio, impedendomi alle volte anche solo di pensare >> gli occhi turchesi si fissarono sui suoi, ma non sembravano vederli davvero, era con se stesso che Charles stava facendo i conti, non con lui << Ho aperto questa scuola perché i mutanti ne hanno bisogno. Posso aiutarli, posso guidarli, è questa la mia missione, il mio compito, proteggerli è la mia priorità. Perché desidero di più Erik? Io… io non credo di poter continuare così ancora per molto... >> confessò infine prendendosi il volto tra le mani << Non ho potuto fare nulla in Egitto e tutto a causa delle mie regole. Se avessi manipolato la tua mente quando ne avevo la possibilità, strappandoti a lui per portarti qui, al sicuro, forse avremmo potuto sconfiggerlo insieme, senza le morti che sono avvenute. Se non avessi chiuso gli occhi e le orecchie ai mutanti di tutto il mondo che cercavano il mio aiuto forse Angel, o quelli come lui, non sarebbero morti. Proteggete chi non ne ha. Così ho detto, lo ricordo, ma mentre il Cairo veniva demolita cosa ho potuto fare io? Chi ho protetto io?! Non merito i loro sguardi, non capisci?! >> sibilò, indicando la porta, i ragazzi, la scuola, il mondo intero probabilmente << Non sono il leader di niente e di nessuno, non sono nulla. Perché quando En Sabah Nur distruggeva le mie protezioni psichiche per prendere il controllo del mio corpo, l'ha fatto usando la mia arroganza, la mia presunzione, i miei desideri! Io volevo dominare il mondo, Erik! Non più intrappolato in questo guscio di carne morta, ma libero, libero davvero, di usare le mie capacità senza curarmi di chi possano ferire, di smettere  di preoccuparmi per ogni dannato respiro! >>  la sua voce si spezzò, e anche il suo respiro, mentre un unico, singolo singhiozzo gli spezzava il fiato.
Lo ingoiò, trattenne con feroce accanimento le lacrime, continuando a guardarlo come se fosse di fronte al proprio doloroso riflesso << Non sono meno malvagio di lui, solo più codardo >> mormorò con un filo di voce e un sorriso sprezzante, mentre stringeva i pugni sul lenzuolo con tale forza da farli sbiancare << Come posso trovare la forza di combattere questo Collezionista adesso se a malapena mi ritengo degno di respirare ancora? È tutto inutile. Lui mi troverà, forse mi ha già trovato, e da quello che ho visto di lui non impiegherà molto a capire come usarmi. Mi strapperà l'unica cosa che mi resta ancora, lo so. Non posso difendermi, è inevitabile >> Erik non aveva mai visto quella cupezza nel suo sguardo, nemmeno prima di Washington.
C'era arrendevolezza in quell'uomo che gli era parso sempre incrollabile, non aveva più la forza per lottare, qualsiasi cosa lo avesse portato fino ad oggi si era completamente estinta.
Si era sbagliato nel giudicarlo la luce di speranza dei suoi mutanti, perché in Charles Xavier ogni speranza era morta insieme al rispetto per se stesso << Proprio così >> lo sentì dire, in risposta ai suoi pensieri << Ti è tanto inaccettabile che tu possieda delle debolezze? >> chiese allora il tedesco, con la rudezza che lo caratterizzava nonostante la fragilità dell'altro.
Vide Charles provare rancore per lui in quel momento, si permise di farlo, di accogliere quella voce oscura che gli ricordava ogni giorno a causa di chi era in quella situazione.
Sarebbe stato facile dare tutta la colpa a lui, in parte era proprio ciò che Erik desiderava, ma la loro non era mai stata la strada delle scelte facili << Non guardarmi in quel modo. Sappiamo entrambi che è questo il vero problema. Oppure hai sempre pensato che la tua cosiddetta “bontà” fosse innata? Non siamo in una favola, Charles: se tu non avessi provato almeno una volta la tentazione di cedere all'onnipotenza che il tuo potere decanta saresti quanto esista di più vicino al divino >> il telepate sbuffò scuotendo il capo, come se considerasse assurde le sue parole << Per quanto vuoi far durare questa tua autocommiserazione? >> << Come osi? >> sibilò, ma Erik non si lasciò intimidire << È così inaccettabile per l'eccelso Charles Xavier che un mutante dai poteri pressoché illimitati sia stato capace di sfruttare le sue ridicole debolezze per quasi piegarlo. Perché mi sembra che continui a dimenticare la parte fondamentale: tu non ti sei affatto arreso a lui, ricordi? Hai lottato, hai continuato a farlo fino alla fine. Stremato, sofferente, senza alcuna speranza di vittoria, eppure hai stretto i denti e hai combattuto >> il professore corrugò la fronte, come se non capisse dove voleva arrivare << Oppure il tuo orgoglio non vuole accettare che tu abbia avuto bisogno d'aiuto? >> << Non dire assurdità >> gli ringhiò contro << Non può essere che questo >> ribatté invece il signore dei metalli scrollando le spalle << Hai paura adesso, ma solo perché sarai costretto a chiedere aiuto. A me, ai tuoi ragazzi, hai paura perché non puoi affrontare da solo questo nemico. Sei forse l'uomo più intelligente in questa casa, amico mio, eppure vuoi mollare solo e soltanto perché hai bisogno di noi. Preferisci lasciarti distruggere piuttosto che dimostrare a te stesso che non puoi farcela da solo. Almeno su una cosa hai ragione: sei un codardo >> lo accusò, lasciandolo senza parole per un lungo momento, ma il successivo Erik sentì una forte stilettata al petto, uno strattone, quindi un pugno lo colpì in pieno viso, con forza tale da spaccargli il labbro.
Sentì il sapore ramato del sangue prima del dolore, che era poco dopotutto, anche se il professore non si era trattenuto << Rimangiatelo >> gli sibilò furibondo, del tutto incurante del fatto che in un corpo a corpo non avrebbe avuto scampo.
Ma del resto Erik non aveva l'elmetto, quindi era comunque in vantaggio << Se anche lo facessi a cosa servirebbe? Puoi togliermelo dalla testa, ma non puoi toglierlo dalla tua >> fece con un sorriso ironico, massaggiandosi la mascella << Continui a piangere la tua condizione come se fossi un umano, come se ti servissero davvero le gambe per essere grande come sei. Da quando la tua arrogante presunzione dura come il diamante si è trasformata in questa patetica sindrome d'inferiorità? Non ti s'addice, per niente, senza contare che è del tutto fuori luogo nell'uomo che può costringere l'intero mondo a strisciare sotto i suoi piedi >> << Non voglio niente di simile! >> esclamò Charles indignato << Quello che vuoi o non vuoi è irrilevante. Parlo di quello che puoi adesso. Per quanto ancora vuoi indossare la maschera del mite professore? Oppure ti sei così abituato ad essa in questi dieci anni che non ricordi più chi sei? Sei un maledetto mutante, Charles! Non sei fatto per arrenderti agli eventi o alle persone. Desideri governare questo mondo perché sei nato per farlo. Noi siamo nati per farlo! >> << Non spetta a te dirmi per cosa sono o non sono nato! >> gridò il telepate rabbioso << Qualcuno deve pur avere questo compito >> fece Erik scrollando le spalle << Questa pantomima del “siamo tutti uguali” deve aver stufato anche te ormai >> << No, affatto >> azzannò l'altro trai denti, ma prima che potesse anticipare la sua mossa Erik lo afferrò per il bavero, arrivandogli vicino abbastanza da poter notare le minuscole screziature di blu nelle sue iridi, e palesò altrettanta rabbia << Allora smetti di comportarti come se fosse così >> minacciò cupo, lasciandolo senza parole, gli occhi spalancati d'incredulità.
Nonostante tutti quegli anni passanti, nessuna sua espressione ricordava il ragazzo di Oxford che era stato quanto quella << Non condivido né condividerò mai le tue idee >> chiarì per prima cosa << Non comprendo il tuo continuo capire e perdonare. Immagino però che richieda sforzo, e non accetto che l'uomo che ho sempre considerato l'unica mia degna nemesi smetta di agire come ha sempre creduto giusto solo perché è stanco. Siamo tutti stanchi, Charles. Di combattere, di non farlo, di vedere i nostri sogni e speranze calpestati dall'altrui incuria. Ma se fossimo destinati a vivere come persone normali, con vite normali e affetti normali, a cosa servirebbero le nostre anormali capacità? È la tua telepatia ad aver modellato questo carattere assurdamente incline alla mediazione o è la tua personalità ad aver sottomesso la telepatia? Sono sopravvissuto ad un campo di concentramento perché sono spietato e malvagio o è la mia malvagità l'unico risultato possibile dopo aver visto quegli orrori? >> << Tu non sei malvagio >> sussurrò Charles, quegli occhi incredibili e meravigliosi che lo fissavano come avevano fatto un tempo, come avevano fatto sempre, come se quel che vedevano fosse anch'esso incredibile e meraviglioso.
Erik sarebbe stato capace di uccidere per il modo in cui lo guardava, anzi, lo avrebbe fatto senz'altro << Non riesci a capire che proprio il fatto che tu ne sia così convinto è la prova inconfutabile che in te non esiste malvagità alcuna? >> vide le lacrime minacciare di versarsi, le labbra fremere, era così vicino che poteva contare le minuscole efelidi sul suo naso e sentire il suo fiato caldo sulla pelle.
Voleva baciarlo. Dio se voleva farlo, ma si trattenne << Solo perché tu non riesci a vederla non significa che non vi sia >> << Sei umano, Charles, il più umano dei mutanti. Devi davvero soffrire così per l'oscurità che inevitabilmente risiede in ciascuno di noi? >> le mani del telepate si sollevarono a prendergli il viso, con delicatezza, immensa delicatezza, come se Erik fosse un fragile oggetto di cristallo invece che l'uomo che lo aveva ferito e quasi ucciso in più di un'occasione.
Le pupille vagarono lungo i contorni del suo volto, come se lo vedessero per la prima volta, e sotto quello sguardo la presa del tedesco sul suo colletto si allentò, indebolita dal suo cuore che accelerava senza possibilità di scampo.
Charles doveva riuscire a sentirlo senz'altro, era assordante, impossibile che non lo sentisse << Perché non sei rimasto? >> gli chiese, un sussurro appena << Sono qui adesso >> << Resterai? >> << Chiedimelo, Charles. Ordinami di restare e io lo farò >> il professore divorò la poca distanza che li separava e premette le proprie labbra sulle sue << Resta >> sussurrò, un ordine imprescindibile anche senza nessuna capacità ad animarlo, se non la morbidezza accecante della sua bocca rossa.
E il suo odore, sì, qualcosa di simile a carta impolverata e sapone, neutro, affatto invadente, dolce come lo era il proprietario << Resta qui >> ripeté, le dita che salivano ad intrecciarsi alle ciocche di Erik mentre la piccola lingua lo accarezzava nel bacio e gentile lo attirava a sé.
Finalmente si permise di cingerlo con le braccia, lo strinse, avvolse quel corpo agognato col proprio quasi temesse potesse sparire da un momento all'altro << Non mi hai mai chiesto di restare >> gli disse senza parlare, avvertendo la sua presenza dentro di sé, e quasi si odiò per questo quando lo vide scostarsi per guardarlo << L'ho fatto invece >> << Hai chiesto se lo volessi io, come se a te non importasse >> il telepate aggrottò le sopracciglia, poi sorrise, infine rise, una delle sue bellissime risate di un tempo, capaci di far brillare il sole anche in mezzo ad una tempesta.
Tornò a baciarlo senza aggiungere altro, lasciò che lo spingesse contro la testata del letto e continuò a sorridere contro i suoi baci, limitandosi a ricambiarlo mentre le sue mani gli cingevano la nuca << Va meglio? >> gli chiese quando lo sentì rilassarsi come creta nella sua stretta, il volto deliziosamente arrossato, gli occhi di nuovo lucenti, le labbra vogliosamente umide.
Doveva essere sicuramente consapevole dell'effetto che provocava, Erik sperò che lo fosse anche se era certo del contrario, perché altrimenti significava che lo stava seducendo spudoratamente e tutto lo sforzo che stava compiendo nel non cedere ai suoi istinti era inutile << Decisamente >> fu la risposta soddisfatta, leggermente languida, seguita da un'altra risata leggera, quindi scosse il capo come se trovasse assurda tutta la situazione.
Chiunque l'avrebbe fatto, niente di cui stupirsi << Dobbiamo andare a Yale >> disse poi, senza incupirsi, tranquillo, solo che adesso era davvero tranquillo, colmo di quella fiducia in se stesso che era sia la sua maggiore forza che la sua più grande debolezza.
Erik la amò come l'aveva sempre amata, niente disegnava una corona sulla fronte di Charles Xavier quanto la certezza di meritarla << Sicuro di volerlo incontrare? >> Erik si rimise dritto con un certo sforzo di autodisciplina, ricacciando indietro la voglia di prolungare quel momento fino all'esasperazione.
Non era ciò che Charles voleva però, era facile immaginarlo, e si accontentò di vincere la battaglia senza aspirare a far capitolare l'intero forte in una volta sola << Non sarò solo, giusto? >> gli disse, una leggera nota amara che gli macchiava il tono, ma Erik si affrettò a dissiparla: << Ti adorano, non capisci? Non leggi le loro menti? Se chiedessi loro la luna, se chiedessi a me la luna, non ci soffermeremmo nemmeno a chiederci il perché di una simile richiesta >> << E in che modo questo dovrebbe tranquillizzarmi? >> Charles si issò con incredibile naturalezza, gettò oltre il bordo del letto le gambe incredibilmente magre sotto ai pantaloni del giorno prima e Erik si alzò per permettergli di raggiungere la sedia a rotelle, anche se non fu meno doloroso del solito sopportare il sospiro di sollievo con cui sedette dopo lo sforzo << Devo incontrarlo >> lo sentì dire subito dopo, e anche se gli dava le spalle immaginò comunque l’ombra sul suo volto << Ne ho bisogno, Erik. Forse è come dici tu, forse sono più orgoglioso e presuntuoso di quanto credessi, ma se non lo incontrassi non riuscirei nemmeno a dormire la notte >> Erik mormorò un assenso senza muoversi, anche se le sue mani prudevano dalla voglia di riempirsi della consistenza dell’altro uomo << Dove possiamo trovarlo? Non conosciamo nemmeno il suo vero nome >> << Sì invece >> disse Charles ruotando la sedia per tornare a guardarlo, i suoi incredibili occhi azzurri di nuovo colmi della determinazione di un tempo << Il suo nome è Saman Devine ed è professore di Storia all’università di Yale>> << E tu come fai a saperlo? >> il telepate indicò la stanza con un gesto della mano, ma intendeva in realtà l’intero edificio: << Perché ho riconosciuto il suo volto. È uno dei mutanti che ho contattato perché venisse a lavorare qui alla scuola >> dichiarò infine con un sospiro.


NA: Spero di essere riuscita a rimettere in riga il Charles depresso che abbiamo visto finora, ma non posso davvero promettere che non spunterà fuori di nuovo in futuro XD XD
Ho DOVUTO però metterci quel bacio... andiamo, anche io ho i miei limiti!
A mio parere, il semplice fatto che Charles riesca a resistere dal saltare addosso ad Erik ogni volta che lo vede tradisce un incredibile self control inglese! XD
   
 
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