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Autore: LyraB    17/04/2009    3 recensioni
Per salvare Narnia non basterà recuperare il Calice della Creazione: bisognerà distinguere gli amici dai nemici, scoprire di chi ci si può fidare, affrontare i propri sentimenti e sconfiggere le proprie paure... anche quelle inconfessabili.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ballare
NdA: questo capitolo, come promesso, è dedicato a PrincessJiu. Lo so, lo so che mi hai ripetuto tante volte che non lo volevi, ma io ci tenevo davvero. Se non fosse stato per te, forse non avrei avuto così tanta voglia di andare avanti a scrivere questa storia! Grazie di cuore!


XIX

Vuoi ballare con me?

Aprii gli occhi lentamente, mentre mi sentivo le palpebre pesanti come pietra.
Mi guardai attorno, e nella penombra riconobbi la stanza di Cair Paravel dove ero rimasta prima di partire per Calormen.
Mi stropicciai gli occhi e sentii il mio stomaco emettere un brontolio sordo, nel silenzio calmo della stanza vuota. Mi alzai e tirai le tende, guardando fuori. Era una giornata velata, il cielo azzurrino era accecante per il sole che splendeva al di là del leggero strato di nuvole. Doveva essere mattino inoltrato, e probabilmente nessuno era passato a svegliarmi, perché io mi potessi riposare.
Mi diressi verso la stanza da bagno, decisa a rilassarmi un po'.
Mentre l'acqua calda e la schiuma al profumo di rosa mi cullavano, la mia mente corse all'avventura che avevamo vissuto. Avevo perso la cognizione del tempo, ma almeno quattro o cinque mesi erano passati, ne ero certa. Osservai i miei capelli, molto più lunghi e biondi di quanto non fossero mai stati a casa, e sorrisi tra me e me: quanto ero cambiata, dentro e fuori! Non mi sentivo male, però, solo un po' incerta. Cosa avremmo fatto ora? Saremmo rimasti per sempre felici e contenti a Cair Paravel? Quanto mi sarebbe piaciuto!
Uscii dalla vasca avvolgendomi in una delle morbide vestaglie color pervinca e andai nell'altra stanza. Mentre ero nella vasca qualcuno si era preoccupato del mio povero stomaco borbottante, perchè sul tavolino sotto la finestra era magicamente comparso un vassoio con una tazza di zuppa fumante, pane bianco e morbidissimo, dell'arrosto dall'aspetto invitante e una intera ciotola di macedonia profumata. Mi vestii e lasciai i capelli sciolti ad asciugare mentre mangiavo con piacere tutte quelle cose buone. Poi infilai le scarpe e mi decisi ad andare a cercare Peter.
Uscii dalla stanza e imboccai il corridoio che portava alla sua stanza, e a metà strada incrociai Lexander.
- Buongiorno Lexander – Dissi con un sorriso.
I suoi occhi scivolarono sui miei capelli sciolti e lui sorrise di rimando.
- Buongiorno a voi, Elizabeth. Credo che dovreste legare la vostra bella chioma, mia cara, altrimenti qualcuno potrebbe fare pensieri poco casti su di voi! -
Io arrossii bruscamente e risposi:
- Oh, scusate, non sapevo che fosse poco educato... -
- No, Elizabeth.. sei bellissima. - Disse lui, con un sussurro e un'espressione sincera negli occhi.
Mi sfiorò i capelli con una mano e poi mi superò, sparendo lungo il corridoio alle mie spalle. Il mio cuore galoppava come un cavallo impazzito. Che diavolo mi stava succedendo?
Anzi, no: che diavolo stava succedendo a Lexander? Non si era mai comportato così!
Scossi la testa furiosamente e tirai dritto, diretta alla stanza di Peter.
Bussai piano, e aprii la porta cercando di non fare rumore. Peter stava dormendo nel suo letto, le tende della stanza però erano aperte, così notai il colorito sano del suo viso e l'espressione tranquilla che aveva. Lo raggiunsi, ma inciampai e finii in ginocchio sul tappeto accanto al letto. Mi sollevai imbarazzata  e mi inginocchiai sul bordo del materasso, appoggiando il viso sulla coperta.
- Ti ho sentito entrare, sai? - Disse cercando di trattenere un sorriso.
- Non sono mai stata aggraziata. - Riposi arrossendo. - Come ti senti? -
- Molto bene. -
- Il tuo braccio? -
- Tutto a posto. Qualche giorno e sarà come nuovo. -
- Perdonami, Peter, sono stata così imbranata anche come infermiera... ho davvero tanto da imparare! - Esclamai piena di dispiacere per quello che avevo combinato.
Lui sorrise, poi si tese verso di me e mi prese un braccio, tirandomi verso di lui. Mi lasciai tirare, sfilando le scarpe, e scivolando sotto le coperte assieme a lui.
- Profumi di rosa. - Disse in un sussurro.
- Merito del bagnoschiuma. - Risposi io, altrettanto sottovoce.
Peter mi baciò su un orecchio, e poi sulla bocca.
Mi rannicchiai contro il suo fianco, e chiusi gli occhi. Mi piaceva così tanto il caldo tepore del suo braccio attorno alle mie spalle. Senza rendermene conto mi addormentai di nuovo.
Aprii di nuovo gli occhi, e mi resi immediatamente conto che il sole era sceso, lanciando i suoi dardi arancione e amaranto attraverso le finestre della stanza.
Peter era sparito, al suo posto c'era solo un biglietto:
“Mi dispiaceva svegliare la mia bella addormentata... ti aspetto nella sala da ballo. Un bacio.”
Ancora scombussolata, scesi dal letto e mi infilai le mie scarpe. Prima di uscire mi specchiai e vidi i miei capelli tutti spettinati. Li legai come potevo con uno dei nastri che stringevano le maniche del vestito e poi scesi nella sala da ballo.
Peter mi aspettava lì, intento a parlare con Alderian. Non appena mi vide, troncò la conversazione e Alderian si allontanò con aria sospetta.
- Ti stavo aspettando. - Disse.
- Eccomi. -
- Vieni, andiamo nell'altra stanza. - Disse.
Mi portò in una piccola stanza comunicante a quella, molto spaziosa e senza nessun mobile.
- Che facciamo qui? - Domandai io.
- Devo insegnarti una cosa. -
Incuriosita, lo guardai sfilarsi la benda con cui si reggeva il braccio al collo e avvicinarsi a me passandosi le mani tra i capelli, come faceva sempre quando era imbarazzato.
Mi prese una mano, e con l'altra mi tirò vicino a sé.
- Hey, Peter, che fai? - Dissi ridendo.
- Chiudi gli occhi e non pensare. - Disse lui con un sorriso.
Lo fissai con uno sguardo poco tranquillo.
- E non essere così sospettosa... Fidati di me, fai come ti ho detto. -
Chiusi gli occhi, ma ancora non ero convinta di quello che stavo facendo.
- Ora lasciati portare. - Disse lui.
Fece un passo in avanti, e mi pestò un piede.
- Ahi! Che diavolo sta succedendo? - Esclamai io, aprendo gli occhi. - Peter Pevensie, non starai cercando di farmi ballare?! -
Lui arrossì un momento, poi mi guardò negli occhi ridendo.
- Beh, a dire la verità sarebbe quella l'intenzione... -
Il sangue mi andò alla testa in un istante e come al solito persi la calma.
- Non pensarci nemmeno! Io sono la persona più scoordinata e imbranata di questo mondo, non penserai di essere capace di farmi imparare! - Esclamai alzando la voce.
- Stasera ci sarà una festa in nostro onore, è nostro dovere aprire le danze! - Gridò lui.
- Non mi interessa! Io non so ballare! Farei la figura della stupida davanti a tutti, incespicando in un ridicolo vestito di trine e pizzi oppure pestando i piedi al mio sfortunato cavaliere! - Urlai.
- Io sono convinto che puoi imparare. - Disse lui, abbandonando le urla e sorridendo con aria adorabile.
- Eh no, bello... non pensare di convincermi facendomi gli occhi dolci. -
Peter mi si avvicinò, sempre con quello sguardo adorabile negli occhi e sorridendo a mezza bocca.
- Elie, su, che cosa ti costa... non trovi che sarebbe proprio come in una favola? -
Mi voltai dandogli le spalle per non cedere al suo sorriso.
- No, no e poi no. -
Mi abbracciò da dietro e mi diede un bacio sull'orecchio.
- Sono irremovibile. Elizabeth Graham non si fa smuovere da queste bassezze! -
Ma ormai ero perfettamente consapevole che stavo solo facendo le scene. Entro qualche minuto sarei caduta tra le sue braccia, troppo coinvolta da quel suo delizioso modo di convincermi.
- Dai, Elie... non vuoi ballare con me? - Mi sussurrò nell'orecchio.
Mi voltai e affogai per un istante nell'azzurro dei suoi occhi.
- Va bene. Ma non ti lamentare se ti pesto i piedi o sono scoordinata. -
- Promesso. - Disse lui con aria trionfante.
Per un eterno pomeriggio mi trascinò per la stanza, facendomi piroettare e volteggiare senza che io potessi dire nulla. Alla fine mi resi conto che scivolavamo sul pavimento, perfettamente coordinati, sorridendo come due imbecilli e guardandoci negli occhi.
Quando finalmente ci fermammo, Peter sorrise.
- Non dirmi che è stato difficile. -
- Invece sì. - Risposi mettendo il broncio.
- Certo che sei cocciuta, eh? - Disse lui innervosito.
- Come un mulo. - Dissi io, sempre col muso.
Poi gli feci una linguaccia, e Peter scoppiò a ridere. Rise di cuore, e la sua risata rimbombò nella stanza vuota. Era una risata così bella che anche io mi misi a ridere.
- Ora vai a prepararti, su. Ci saranno tutte le persone importanti di Narnia, stasera. -
- Sarai orgoglioso della tua ballerina. - Risposi io, salendo le scale diretta alla mia stanza.
Qualche ora dopo, quando scesi verso la sala da ballo, mi sentivo tutta un fermento. Ogni singola cellula del mio corpo sembrava palpitare, tremendamente emozionata.
Quella festa era per me e per Peter, per noi, e si sarebbe parlato di lei per generazioni – o almeno questo era quanto mi aveva detto Emeraude, mentre mi aiutava a prepararmi.
L'organza del mio vestito scivolò sulle scarpette da ballo di seta verde che indossavo. Cercavo di reggere l'abito con tutta la grazia di cui ero capace, cercando di tenere a mente tutte le raccomandazioni di Emeraude:
“Non stringerlo con troppa forza e non sollevarlo troppo, ma non lasciarlo cadere o finirai per inciamparci. Mi raccomando, quando balli, non guardare negli occhi il tuo cavaliere, o penserà che sei una maleducata. E non dire per nessuna ragione al mondo che sei innamorata di Peter.”
Ci avevo pensato bene, ma in fondo non ne capivo la ragione: noi due ci amavamo, perchè doveva  rimanere segreto? La risposta di Emeraude era stata “è così e basta”, quindi non le avevo chiesto di più. Se mi fossi ricordata, l'avrei chiesto a Peter, più tardi.
Mi sentivo seminuda, con quella scollatura che mi ritrovavo, ma a quanto pare era normale per una fanciulla di Narnia, quindi non avevo potuto protestare. Per fortuna ero riuscita a impormi e quindi non avevo messo nessun tipo di trucco. Ero una ragazza semplice, e – eroina o no – così volevo apparire. Le maniche di velo smeraldino mi sfioravano le braccia  e ricadevano svasate sulle mani. Avevo discusso con Emeradue anche per i capelli, lei pretendeva che li acconciassi solo un po', io invece li volevo legati. Non volevo ripetere la scena del pomeriggio con Lexander.
Così avevo una crocchia di trecce e riccioli sulla nuca, con un nastro verde a decorarla.
Ero dietro la porta della sala da ballo. Presi un gran respiro ed entrai.
C'erano principi e principesse, fauni ed elfi, animali parlanti e perfino qualche strano essere che non riconobbi.
- Elizabeth! Siete meravigliosa! - Esclamò Alderian, facendomi il baciamano.
- Anche voi, Principe Alderian. - Risposi io, con una piccola riverenza.
- Vedo che siete diventata una perfetta lady di Narnia! Ne sono felice. - Disse con un sorriso.
In quel momento sopraggiunse Lexander, molto affascinante nel suo completo grigio scuro.
- Fratellino, dì ad Elizabeth quanto è bella questa sera! - Disse Alderian a Lexander.
- Lei è sempre bellissima, fratello! - Rispose l'altro.
- Mi fate arrossire! - Esclamai io.
Allora vidi tra la folla una figura che conoscevo. Salutai i due principi e mi avvicinai alla grossa ranocchia con le antenne.
- Draconis! - Esclamai felice.
- Oh... oh! Lady Elizabeth, come sono felice di vedervi! - Disse il Clumsie, riconoscendomi.
- Non potrò mai sdebitarmi per tutto quello che hai fatto per me e Peter, ti ringrazio di cuore, non so proprio cosa dire... - Iniziai, snocciolando una serie di circostanze in cui ci aveva aiutato.
- Smettetela, Lady Elizabeth... siamo noi che vi dobbiamo la vita, avete salvato la nostra bella terra! Godetevi questa festa, ve la siete meritata. - Disse Draconis con un sorriso.
Non era mai stato tanto cortese e gentile, e gli sorrisi con affetto.
- Trovata! - Esclamò una voce divertita alle mie spalle.
Mi voltai e vidi un bellissimo Peter sorridermi. Indossava uno stupendo completo azzurro chiaro, e i suoi occhi splendevano come pezzetti di cielo.
- Un bacio alla mia ballerina. - Disse, facendomi il baciamano.
Qualche minuto dopo re Aldian prese la parola, e con un lunghissimo discorso raccontò le nostre peripezie, ci ringraziò davanti a tutti e poi si augurò che la festa fosse di nostro gradimento.
- Bene, ora apriamo le danze! - Esclamò con brio.
Un'orchestrina di fauni e castori attaccò un dolce valzer e Peter mi tese una mano.
Nel momento di esitazione che ebbi, notai che già qualche coppia aveva iniziato a ballare.
- Mi sfugge il senso della frase “dobbiamo aprire le danze” o era solo una scusa? - Dissi.
- Davvero l'ho detto? - Disse Peter distogliendo lo sguardo con finto imbarazzo.
Poi mi guardò e mi tese di nuovo la mano.
- Potrei essere offesa, sai? - Dissi, prendendogli la mano.
Scivolammo leggeri al centro della pista. Il mio abito verde frusciava leggero ad ogni passo, e più danzavamo più mi scordavo del resto della sala, di Aldian, Alderian e Lexander e di tutto il resto. Ballavamo guardandoci negli occhi, isolati dal resto del mondo.
- Domani devo mostrarti una cosa. - Disse lui in un sussurro.
- Perchè non stasera? -
- No, devo sistemare ancora delle cose. Abbi pazienza. - Disse lui con l'aria di chi la sapeva lunga.
La musica finì, e in uno scroscio di applausi noi ballerini ci ritirammo.
L'orchestra attaccò un altro pezzo, ma io e Peter ci sedemmo a parlare con alcuni giovani di Narnia. Le ore passarono, leggere e piacevoli, e mi stavo divertendo molto.
Verso la fine della serata, Lexander mi si avvicinò.
- Vuoi ballare, Elizabeth? - Disse.
Io guardai Peter, seduto accanto a me.
- Guarda che non hai mica bisogno della mia approvazione! - Esclamò lui ridendo.
- Lexander, sono una frana a ballare, non mi va di pestarvi i piedi. - Risposi poi.
- Ti prego, Elizabeth. Ci terrei molto. -
- Non lamentatevi, dopo, però. - Dissi spazientita.
Lasciai che Lexander mi guidasse al centro della pista. La sua mano si intrecciò alla mia e l'altra mi strinse contro di sé. Memore degli avvertimenti di Emeraude, non lo fissai negli occhi, ma guardavo il suo viso o il colletto ricamato del suo completo.
- Sei così bella, Elizabeth. - Disse lui.
Io abbassai lo sguardo. Stare con lui mi metteva a disagio, mi faceva sentire come se fossi stata nuda. Non sapevo cosa rispondere a quella frase.
- Alza gli occhi, ti prego. Non avere paura. - Disse lui con un sorriso.
Mi costrinsi a fare come diceva, in fondo era solo un ragazzo, ed era sempre stato carino con me.
Sorrisi imbarazzata mentre continuavamo a ballare.
- Non dici niente? - Disse poi.
- Non saprei cosa dirvi. - Replicai io, continuando a dargli del voi per non accorciare ancora la distanza – che già sentivo breve – tra di noi.
Mi guardò negli occhi, per un tempo che mi sembrò infinito. Quando la musica finì, aprì la bocca.
Sentivo che mi stava per dire qualcosa di importante, e non sapevo se volevo sentirlo.
- Grazie per questo ballo, principe Lexander. - Dissi precipitosamente.
Meno di un istante dopo ero di nuovo accanto a Peter, dove mi sentivo protetta.
Lexander era ancora al centro della stanza, ma un momento dopo si avviò dalla parte opposta a quella dove stavo io, scomparendo tra la folla.
Quando la festa finì, Peter mi accompagnò nella mia stanza. Da quando avevo ballato con Lexander mi sentivo inquieta, come se avessi qualcosa da temere, e non avevo parlato molto.
- Sei strana, Elie. Che ti succede? -
- Niente. Sciocchezze da ragazzina. - Dissi io, abbassando gli occhi.
Peter mi sollevò il viso con una mano.
- Non sto scherzando, lo vedo che c'è qualcosa che ti spaventa. -
Mi guardai intorno nervosa, come se potesse esserci qualcuno. Ma il corridoio era deserto, e solo la luce delle fiaccole alle pareti stava sentendo il nostro dialogo.
- Vedi... è... è Lexander. Non mi ha fatto niente, è solo che mi mette a disagio. - Dissi io.
Peter sorrise e istintivamente mi abbracciò.
- Lexander ha dei modi molto schietti, ti capisco. Ma non c'è bisogno di agitarsi, ok? - Disse.
Peter mi sciolse dall'abbraccio e mi baciò sulla bocca.
- Non mi inviti a entrare? - Disse con un sorriso malizioso.
- Stasera sono molto stanca. - Risposi, aprendo la porta.
- Cattiva. - Rispose lui, con aria delusa.
Gli stampai un altro bacio sulla bocca e poi entrai nella mia stanza, svestendomi in fretta e buttandomi sul letto. Quella sensazione di inquietudine non svanì fino a quando il sonno non prese il sopravvento.

--***--
NdA: Beh, che ne pensate? è un capitolo eterno, lo so, lo so... è che a volte non riesco a fermare le mie mani che vanno sulla tastiera!
Questo Lexander mi piace molto, così sincero e diretto! è diverso da Peter, sempre timido, ma mi piace lo stesso! Devo ancora decidere come fare evolvere le cose tra lui ed Elizabeth... però sarebbe un ottimo rivale del nostro principe Pevensie, che ne pensate?
Magari anche Elizabeth lo trova interessante, in mezzo tra questi due bei cavalieri, diversi come il diavolo e l'acqua santa!
Ringrazio per l'ennesima volta chi legge, chi segue, chi recensisce (Benedettaaaaaa thanks!!^^) e chi ha messo la storia tra i preferiti.
Siamo agli sgoccioli ormai....
                                                                      ... o forse no??
   
 
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