Dunque.
Per cominciare, ho iniziato questa shot
per partecipare a un contest che era lo “Shampoo mania” di Hachi92
e Hika-chan. Poi mi sono impapocchiata e non ho
partecipato, ma la fic è rimasta. Eccola a
voi.
So che è un po’ strana, e forse non chiarissima.
Molto si può almeno intuire avendo letto “Uno dopo
l’altro”, anche se temo che per il quadro completo di quel periodo
dovrete attendere ancora qualche settimana.
Comunque, criticate pure.
Buona lettura.
suni
Niente di male
L’acqua
calda gli scorre sulla pelle piacevolmente, rilassando i muscoli affaticati dal
lungo viaggio di ritorno da Suna. Naruto aumenta un
po’ la potenza del getto d’acqua, sollevando il viso verso il
soffione e abbandonandosi alla carezza rigenerante della pioggia tiepida che gli
scorre giù, sul torace e lungo le gambe indolenzite. Con un sbuffo umido
allunga la mano ad afferrare il flacone dello shampoo, strizza gli occhi pieni
d’acqua mentre svita il tappo e poi si riempie l’incavo della mano
generosamente. Allunga il braccio alla cieca per posare la boccetta e quella
sbatte contro la parete, gli scivola tra le dita e cade a terra.
Ovviamente
non l’aveva chiusa.
Ovviamente
si rovescia tutto lo shampoo.
“Ops,” borbotta Naruto, sfregandosi i capelli gonfi di
schiuma con una mano mentre si china per raccogliere il flacone. Storce le
labbra in una smorfia nel constatare che si è svuotato quasi
completamente e che soltanto poche gocce di liquido sono rimaste sul fondo,
solitarie e sparute. Scrolla le spalle con noncuranza, posandolo lì
dov’era, e riprende a massaggiarsi i capelli socchiudendo gli occhi
soddisfatto. Si ributta sotto l’acqua per sciacquarsi e rimane pigramente
lì, beato e rilassato.
Soltanto
dopo parecchi minuti si decide drammaticamente ad interrompere quel piacere
privato e chiude il getto, afferra l’accappatoio accanto alla doccia e ci
si tuffa dentro, strofinando la stoffa morbida contro la guancia. Infine,
tronfio e appagato, infila la porta del bagno balzellando in corridoio.
Sorride
di slancio nel vedere la sagoma di Sasuke, in divisa regolamentare, salire in
quel momento le scale con passo fermo. Si pianta in mezzo al passaggio con un
ghigno allegro.
“Ciao.
Sono tornato,” annuncia contento, rimirando il compagno che solleva gli
occhi su di lui rallentando l’andatura.
Sasuke
accenna un sorriso minimo e poi lo scruta da capo a piedi, inespressivo.
“E’
il mio accappatoio,” osserva atono, immobilizzandosi ad un passo da lui.
Naruto
si stringe nelle spalle, sporgendosi in avanti per abbracciarlo.
“Ho
preso il primo che capitava,” commenta indifferente, allungandosi verso
le labbra di Sasuke.
“Sì,
beh, hai preso il mio,” continua il genio glaciale.
Naruto
rimane perfettamente immobile per un paio di secondi, con la testa protesa in avanti
e la bocca ad un soffio da quella serrata sdegnosamente di Sasuke. Sbuffa,
assottigliando gli occhi con risentimento.
“Capito,”
borbotta torvo, voltandosi per tornare sui suoi passi e già slacciandosi
il nodo che chiude il tessuto intorno alla sua vita. “Arrogante,
antipatico teme,” sussurra truce tra sé e sé.
“Hai
detto qualcosa, dobe?” lo apostrofa Sasuke
tagliente, oltrepassando il bagno per raggiungere la camera da letto.
“Che
sono contento di vederti dopo una settimana di missione,” risponde Naruto
sarcastico, indossando il proprio accappatoio arancione.
“Oh.
Mh, anch’io,” biascica Sasuke
recalcitrante, evidentemente imbarazzato dal fare quell’ammissione
scottante. Naruto lo guarda perplesso dalla soglia della stanza: non ha capito
la battuta, pare.
L’ironia,
questa sconosciuta.
Mentre
Sasuke si sfila la maglia Naruto gli s’avvicina sornione, fa scorrere i
palmi delle mani sui suoi fianchi chiari e snelli e appoggia il petto contro la
sua schiena, strofinandogli il naso contro il collo.
“Morbido,”
borbotta tra sé, beato.
“E’
il gioco delle associazioni mentali?” sussurra Sasuke insolente,
storcendo indietro il collo per catturare le sue labbra in un bacio impellente.
Naruto asseconda il gesto e lo attira verso di sé, piegando la testa per
approfondire il contatto. Indietreggia verso il bordo del letto ma Sasuke fa
resistenza, si scioglie dal suo abbraccio e scosta appena il viso dal suo.
“Fai
fare una doccia anche a me,” sussurra rauco, arretrando verso la soglia.
“Dopo,”
ribatte Naruto afferrando il suo polso per cercare di trattenerlo.
“Adesso,”
insiste Sasuke sfuggendogli. Naruto sbuffa rumorosamente, lasciandosi cadere
indietro sul letto mentre Sasuke fa per uscire.
“Non
vale, teme!” protesta stizzoso, allargando le braccia. “Non puoi
iniziare a spogliarti davanti a me e poi andartene via,” aggiunge
piccato, sollevando la testa sulla scomparsa del genio in corridoio.
Sasuke
non si degna nemmeno di rispondergli.
“Faccio
un bagno,” annuncia invece prima di chiudersi la porta alle spalle.
“Oh,
no! Che palle,” esclama Naruto lagnoso. “Ci metterai due ore,
Sas’ke!”
Sospira
lungamente, infastidito. Sakura è molto più veloce di Sasuke,
quando si tratta di cose da bagno, come lavarsi e pettinarsi. Sakura. Ogni volta che quello psicotico
del teme chiude quella porta è per non riemergerne per almeno
un’ora, ad essere fortunati. Se poi fa il bagno, è la fine.
Naruto
continua a sospirare con l’aria di un martire, appesantito dalla mezza
eccitazione suscitatagli dal breve contatto col compagno. Si gira prono e
strofina i capelli biondi col cappuccio dell’accappatoio per asciugarli
almeno un po’, quindi afferra un libro a caso dal comodino di Sasuke e
prende a sfogliarlo distrattamente.
Poi
ne sfoglia un secondo.
Dei,
quant’è lento il teme.
“Naruto!”
esplode improvvisa la voce irata di Sasuke, perfettamente udibile e vibrante
sdegno anche attraverso porte e pareti. “Pezzo d’idiota, hai finito
lo shampoo!”
Lui
sgrana gli occhi di soprassalto, ricordando solo in quel momento
l’infausto evento. Si rizza a sedere di scatto: è una cosa grave.
Potenzialmente stavolta Sasuke potrebbe ucciderlo davvero, per una cosa del
genere.
“Oh,
sì,” esclama con enfasi, curandosi di usare un tono che possa
suonare mortificato alle egocentriche orecchie dell’altro. “Mi sono
dimenticato di dirtelo,” precisa, trotterellando verso l’uscio del
bagno.
“Di
questo me n’ero accorto da solo, dobe”
sentenzia Sasuke altezzoso. “Vammelo a ricomprare.”
Naruto
si blocca, allibito, con la bocca semiaperta e la fronte corrugata con
incredulità.
“Non
puoi usare il fondo di quello?” ribatte, contrariato.
“Non
mi basta,” replica Sasuke con sufficienza.
Naruto
emette l’ennesimo sospiro rassegnato. Quant’è capriccioso
quel ragazzo. Come abbia fatto una persona semplice e spontanea come lui a
innamorarsi di quel figlio di papà petulante è un mistero su cui
gli piacerebbe molto far luce, un giorno o l’altro.
“E
vabbè, li laverai meglio un’altra volta,
i capelli,” conclude minimizzando.
“Naruto,
tu hai finito lo shampoo, tu lo vai a comprare. Adesso. E’ una regola
base della convivenza civile,” lo riprende Sasuke minaccioso.
Ha
parlato il disadatto sociale.
“Oh,
dei,” sbotta Naruto, incamminandosi velocemente verso la camera da letto
per vestirsi alla veloce. Infila i pantaloni e la prima maglietta pulita che
gli capita a tiro e mette sommariamente una felpa, prima di tornare verso
l’esterno.
“Lo
sai cosa sei, teme?” gracchia irritato, ripassando davanti al bagno.
“Sei un totale rompiballe!”
Non
ascolta nemmeno la risposta bellicosa di Sasuke, scende le scale di corsa e si
butta fuori, direzione Konoha città.
La
vecchia Michiko è dietro al banco, alla cassa,
intenta a risolvere un sudoku. Soltanto due o tre
clienti vagano tra gli scaffali del negozio, è quasi l’ora di
chiusura. Naruto sorride solare, lanciando un saluto, e l’anziana
commerciante gliene restituisce uno altrettanto cordiale ma sdentato mentre lui
si dirige senza esitare verso il comparto dei prodotti per l’igiene
personale. Individua il ripiano degli shampoo a colpo d’occhio e ne
abbranca uno, ruotandolo in mano. Si guarda intorno per un paio di secondi,
rimuginando alacremente per ricordarsi se in casa Uchiha o da lui c’è
urgente bisogno di qualche altra cosa, quindi decide di no e si avvia a pagare.
“Come
va?” chiede allegro, porgendole il prodotto.
“Bene,
Uzumaki-san,” replica la nonnina con la sua
voce tremula, mentre lui le porge i soldi. “E’ andato tutto bene a Suna?”
Lui
annuisce con baldanza, ghigna sfacciato.
“Certo,
c’ero io!” risponde scherzoso.
Michiko
ridacchia divertita mentre lui riprende lo shampoo dal banco e le fa un segno
di saluto sventolandolo con enfasi, prima di tornare all’esterno. In tre
minuti è di nuovo a casa di Sasuke e si introduce in bagno senza nemmeno
bussare.
“Ecco
il tuo shampoo,” annuncia ostile, prima di sorridere involontariamente.
Sasuke
è allungato nella vasca, con gli occhi socchiusi. L’alto dei
pettorali e le spalle emergono a fior d’acqua, come le punte dei piedi.
Potrebbe essere un annegato, non fosse per le dita che giocherellano con una
ciocca nera di capelli bagnati.
“Alla
buon’ora,” commenta, raddrizzando la testa. “Credevo di dover
mettere la muffa.”
“Ma
se ho fatto in un lampo!” lo rimbecca Naruto indignato, scalmanandosi.
Sasuke
annuisce condiscendente e allunga il braccio, e Naruto ne approfitta per
chinarsi su di lui e sporgersi a baciarlo, irruento. Sasuke scivola leggermente
sul fondo della vasca e si afferra al bordo, ricambiando il bacio con
particolare docilità. Alla fine, sotto sotto,
gli è mancato anche lui, mentre era a Suna. Al
pensiero Naruto sorride, facendo scorrere le labbra ad occhi chiusi sui suoi
zigomi e poi giù, lungo la gola.
“Questo
non è il mio shampoo, dobe.”
Naruto
solleva le palpebre di soprassalto, fastidiosamente interrotto sul più
bello da un Sasuke improvvisamente rigido e ritroso.
“Eh?”
miagola stupito.
“Questo
non è il mio shampoo, dobe. Questa è
una di quelle schifezze che usa la gente come te per ritrovarsi in testa
cespugli di filo spinato,” spiega Sasuke magnanimo, non senza esibito
sprezzo.
“Ma
fa lo stesso!” geme Naruto esasperato, spintonandolo piano.
“No
che non fa lo stesso, idiota,” replica Sasuke gelido, assottigliando gli
occhi con la sua raccapricciante espressione da adepto di Orochimaru. “Io
voglio il mio, non userò questa roba.”
“Oh,
giusto, altrimenti le tue belle chiome non saranno sufficientemente morbide e
lucenti da far andare le ragazze a sbattere contro i muri mentre si girano a
guardarti passare,” commenta Naruto asciutto, voltandosi e incrociando le
braccia al petto con risentimento.
“Quello
che ti pare. Vai a comprare il mio.”
“Manco
morto.”
“Adesso.”
“Scortatelo,
teme!”
“Naruto,
la mia pazienza ha dei limiti.”
“Pazienza
è una parola che nel tuo vocabolario non è mai esistita, ma io
non vado comunque da nessuna parte.”
Sasuke
ringhia.
“Non
farmelo ripetere più, dobe.”
“Ma
lo sai che sei ossessivo? La gente normale a un certo punto lascia
semplicemente perdere le cose. Non sta a rovinarsi la vita con infinite
fissazioni che…”
“Naruto,
tu mi sei corso dietro per tre anni.”
“E
non fare tanto il fiscale!” strepita Naruto, punto sul vivo. “Va
bene, va bene, ti vado a cambiare lo shampoo! E la prossima volta che un pazzo
furioso vorrà usare il tuo corpo per esperimenti genetici mi
guarderò bene dall’oppormi!” sbraita, afferrando il flacone
vuoto e scrutandolo astioso. “Shampoo
ristrutturante agli estratti di aloe e camomilla. Districa e ravviva i capelli,
rendendoli naturalmente serici e brillanti, bla bla bla. Sei veramente un
finocchio, Sas’ke!”
Non
fa in tempo a riprendere fiato dopo quella tirata esplosiva che la mano di
Sasuke gli si abbatte sul collo, sbattendolo al muro. L’interezza del
corpo del genio lo schiaccia alla parete e il suo nero sguardo omicida lo
perfora.
“Pazienza
finita,” lo informa Sasuke in un sibilo aggressivo.
Ma
Naruto deglutisce senza rispondere.
Nudo,
sta dicendo insistentemente il suo cervello. Addosso e nudo.
“Ma
piantala, esaltato,” replica noncurante, spintonandolo via con forza.
Sasuke arretra di un passo, preso in contropiede, e lui ne approfitta per
assalirlo a sua volta con intenti decisamente meno violenti. Rimbalzano contro
il muro in un intrico che è a metà tra la rissa e la copulazione
selvaggia, poi Sasuke gli scappa di nuovo.
“Il
mio shampoo,” protesta, boccheggiando.
Naruto
non fa commenti, socchiude gli occhi con stoica resistenza e infila porta in
assoluto silenzio.
Avrebbe
dovuto lasciarlo sottoterra con Orochimaru.
La
vecchia Michiko sta sistemando i conti in cassa
quando Naruto sbuca dalla porta per la seconda volta, passandosi la mano tra i
capelli dietro la nuca.
“Sono
ancora in tempo? Ho sbagliato shampoo,” afferma impacciato.
“Certo,
serviti pure, Uzumaki-san,” risponde la donna
benevola. “C’è sempre un minuto per l’eroe di
Konoha,” aggiunge con approvazione.
Lui
sorride imbarazzato, schernendosi. Per tutta l’infanzia è stato
rifiutato all’incirca da tutti e non si abituerà mai del tutto
all’aperta ammirazione dei concittadini.
“Non
è il caso,” borbotta arrossendo. Studia l’espositore degli
shampoo, leggendone le etichette una per una. Le scorre tutte due volte ma di
quello in questione non c’è traccia. Per sicurezza caccia fuori
dalla tasca il flacone vuoto per confrontarlo con gli altri, ma non
c’è proprio nulla di simile. Nemmeno la marca sembra essere
presente.
“Ma
com’è possibile?” brontola incerto, continuando a far
rimbalzare gli occhi tra le proprie mani e lo scaffale.
“Qualche
problema?” lo interroga la vecchia Michiko
disponibile.
“Sto
cercando un shampoo particolare,” inizia Naruto, sentendosi demenziale.
“Ma non c’è. Forse non è più in
commercio,” ipotizza perplesso.
“Fa’
vedere,” lo invita la vecchietta tendendo la mano.
Naruto
passa il flacone incriminato tra le dita grinzose della donna, che aggrotta il
viso e assottiglia gli occhi per leggere, quindi glielo restituisce con una
smorfia.
“E’
un prodotto specializzato. Io non lo vendo, dovresti andare alla bottega del
naturale di Miya,” gli spiega, senza
particolare acredine. “Non ti facevo così attento a queste cose,
sai? Sei proprio diventato un ragazzone per bene.”
Naruto
si fa violaceo e vorrebbe rispondere che il ragazzone per bene non è
lui, ma il nukenin facinoroso Uchiha Sasuke;
però poi lascia perdere, borbotta che infatti lo shampoo è per
un’altra persona e si defila con mortale imbarazzo.
Tempo
tre ore e tutta Konoha penserà che sia fissato coi capelli. Lui.
La
bottega del naturale, ovviamente, è esattamente al capo opposto del
villaggio. Naruto vi si dirige giurando vendetta per tutto quell’incomodo
e quella vergogna e oltrepassa la soglia scampanellante con una smorfia truce.
Un intenso odore d’incenso lo accoglie immediatamente facendogli
pizzicare il naso.
“Posso
essere utile?” domanda un’estranea che stabilisce essere tale Miya. Anche perché, vista l’ora, non
c’è più nessun altro.
“Sto
cercando questo,” borbotta lui, porgendole il flacone vuoto.
“Oh,
sì, certo, lo prendo subito. Serve altro?” risponde la donna,
infilandosi tra gli scaffali.
“No,
grazie,” risponde subito lui.
La
sente armeggiare con le boccette per qualche secondo, poi la vede tornare con
un sorriso di scuse.
“Mi
dispiace, avevo dimenticato che l’ho finito. Arriverà
lunedì,” dice la donna, desolata.
Naruto
sgrana gli occhi, atterrito. Se non trova quel dannato shampoo Sasuke gli
darà il tormento.
“Oh,
no. Ne è sicura? Forse ne è rimasto uno da qualche parte,”
ipotizza speranzoso, saltellando qui e là per guardarsi intorno.
“No,
no. È un prodotto che richiedono in pochi e non ne abbiamo una grossa
riserva. Ora che ci penso ho venduto gli ultimi due flaconi a Uchiha sama
l’altro giorno.”
Naruto
si immobilizza di schianto, assottigliando gli occhi e arricciando le labbra
con un moto di genuina violenza.
“Uchiha?”
ripete sordo.
La
donna annuisce, ignara.
“E’
un mio cliente abituale. Si serve…” inizia, senza troppo
entusiasmo.
“Due flaconi?” la interrompe lui,
serrando i pugni truce.
“Sì,
ne ha presi…”
“Grazie,”
esclama Naruto, meditando atroci propositi omicidi. “Tornerò la
settimana prossima, buonasera.”
Adesso
lo ammazza, decide di slancio.
La
porta sbatte alle sue spalle e poi Naruto sale le scale due a due, già
pronto all’aggressione fisica. In quella la porta del bagno si spalanca
su Sasuke nel suo accappatoio blu, placido e noncurante.
“Mi
sono ricordato che avevo una boccetta di riserva,” annuncia il genio con
tutta tranquillità, entrando regalmente in camera da letto.
“Mi
hai fatto fare il giro di Konoha accumulando figure di merda!” strepita
Naruto imbestialito, andandogli dietro. “Adesso ti rompo la testa,
brutta specie di…”
E
s’interrompe di botto, a ritmo perfetto con la caduta
dell’accappatoio di Sasuke sul pavimento. Deglutisce rumorosamente, lasciando
vagare lo sguardo sull’insieme di quel corpo la cui unica imperfezione
consiste nella cicatrice chiara che gli deturpa il fianco, ricordo del
passaggio di Madara. Poi scuote la testa e ritorna
all’attacco, implacabile.
“…Stronzetto
viziato!” conclude inviperito. “E poi che ha di speciale questo
cazzo di shampoo? E’ uguale a qualunque altro, è…”
“Lo
usava mia madre,” lo interrompe Sasuke seccamente, spalancando
l’anta dell’armadio in cerca di biancheria. La sua silhouette
scompare dietro il legno. “Quando ci lavava lo metteva anche a noi. E
ridendo diceva che eravamo così belli perché lei si curava di noi
con tanto, tanto amore.”
Pronuncia
le frasi freddamente, con scherno e quasi denigrazione, eppure Naruto se la
sente nelle vene, l’amarezza infinita che scorre sotto quelle parole.
Sembra quasi di sentire la voce a lui sconosciuta di Mikoto
Uchiha che vezzeggia i suoi bambini.
Sbuffa,
parzialmente placato e con un moto di dispiacere genuino.
“Comunque
me lo potevi dire che ne avevi un altro,” conclude, risentito.
“Me
ne sono dimenticato,” risponde Sasuke, ancora invisibile dietro
l’armadio. “Non è come se ti avessi ammazzato, è
soltanto uno shampoo. Non dà fastidio a nessuno. Non è come se
dessi fuoco al palazzo dell’Hokage,” continua atono. I suoi piedi
sono immobili, ancorati al pavimento.
Naruto
li fissa per qualche secondo con un leggero malessere, scuote vivacemente la
testa. Gli pare di vederla sorridere, Mikoto, con il
sorriso di sfacciata luminosità che ornava anche il viso del piccolo
Sasuke la prima volta che lui l’ha visto, quando ancora non era orfano.
“Non
ho detto questo. Non…”
“Non
faccio niente di male, non do fastidio a nessuno,” lo interrompe Sasuke,
e Naruto si rende conto che il soggetto della conversazione è cambiato,
scivolando in un campo delicato.
“No,
ovviamente no. Sas’ke…” inizia, facendo il giro intorno
all’anta. Sasuke ha la mano poggiata sulla biancheria, lo sguardo fisso
davanti a sé e privo di qualunque sfumatura.
“Ho
il diritto di usare lo shampoo che mi pare. Ho il diritto di lasciare quegli
stemmi sui muri. Non fa male a nessuno. Sto facendo tutto come va bene a
te.”
È
a questo punto che Naruto strizza gli occhi, sentendosi stringere lo stomaco a
quelle parole che conosce già, pronunciate con altero, composto malumore.
“Lo
so,” mormora con voce strozzata.
“Sono
una brava persona. Non dico mai niente, non faccio mai niente. Tutto come
arrangia te.”
Naruto
si porta una mano all’orecchio involontariamente, coprendolo.
“Basta,
per favore.”
“Mi
sono dimenticato che avevo un altro flacone. Mi dispiace. Ma non è che
ti abbia mandato a cercare la base nord di Orochimaru. Non l’ho neanche
fatto apposta.”
Parla
con calma, quasi come se la cosa non lo riguardasse. È dritto e
dignitoso, nemmeno stesse combattendo contro qualcuno.
“Non
fa niente,” replica Naruto con urgenza “Ok?
Solo…basta.”
Solleva
di nuovo gli occhi su Sasuke, che è ancora immobile, svestito e gli
dà i tre quarti senza guardarlo. Sembra esitare per qualche secondo e
poi parla ancora, grave.
“Faccio
tutto per te. Sono rimasto vivo anche se non volevo, per te.”
“Dei,
perché non smetti mai quando te lo chiedo?” sbotta Naruto,
calciando in terra. “Perché devi essere stronzo e farmi pesare le
cose, eh? Per un cazzo di shampoo, poi!”
Sasuke
scuote lentamente lenta, assorto.
“Non
so.”
Cretino
indisponente.
Naruto
espira nervosamente, passandosi la mano sul viso.
“Dei,
che bello tornare a casa. Stavo meglio a Suna,”
osserva, sarcastico.
“Sì,
Konoha è quel che è.”
Quella
risposta apatica fa scattare l’ultima molla che lo teneva ancorato alla
quiete. Naruto stringe rabbiosamente il pugno e lo sbatte contro la parete,
amareggiato.
“E
vattene! Se dev’essere un tormento stare qui,
se ogni giorno dev’essere una sofferenza,
vattene! Non sarò io la causa di…” urla impotente.
La
mano di Sasuke si posa delicatamente e imperiosamente sulla sua bocca, mentre
le labbra sulla tempia. Poi scivolano a sostituire le dita, leggere, e il suo
corpo si avvicina con sicurezza. Naruto si ritrae e prende fiato, chiudendo gli
occhi.
“Non
mi va, adesso,” mormora, poggiando la fronte contro lo zigomo del genio.
“Sono
qui perché ho le mie ragioni,” sussurra Sasuke, apparentemente
senza badargli. “E’ una mia scelta, no? Nessuno mi costringe.
Lasciamo perdere.”
“No.
Tu colpisci e fai finta di niente, lo hai sempre fatto. Ti è permesso
tutto. No, non lasciamo perdere. Smettila, Sas’ke,” intima Naruto
iroso, allontanando di scatto la sua mano dal proprio ventre.
Sasuke
si allontana da lui di un passo, guarda in terra come se cercasse qualcosa.
“Va
bene,” mormora con sussiego, voltandogli le spalle. Lui lo guarda
iniziare a vestirsi con un insieme
di dispiacere e ansia, agitato senza sapere razionalmente perché.
È come se lo sentisse allontanarsi ogni volta che discutono a questo
modo, pare quasi di avvertire la voragine che si apre in mezzo a loro e che
sembra sempre impossibile da ricucire, come lo è sembrata in quegli anni
che vorrebbe dimenticare ma che forse non saprà mai rimuovere del tutto
dalla memoria.
“Faccio
cena,” afferma nervosamente, scompigliandosi i capelli.
“Mangi?”
“Sì.”
Un
pasto in assoluto silenzio, accompagnato dal solo rumore delle bacchette contro
i piatti.
Sasuke
ha pronunciato un’unica frase, “mi passi la salsa?”, e Naruto
ha risposto unicamente “tieni”. Poi ha sparecchiato e ha vagato senza
meta da una stanza all’altra mentre Sasuke faceva i piatti, dicendosi che
doveva tornare a casa propria senza riuscire a farlo.
“Io
vado,” annuncia infine con riluttanza, quando lo vede asciugarsi le mani
nella cucina linda.
Sasuke
lo osserva in silenzio per qualche secondo.
“E’
strettamente necessario?” chiede infine, senza intonazione.
Naruto
scrolla la testa, afferrando la giubba.
“Né
sì né no,” mormora incerto.
“Vorrei
dormire con te. Trovo molto stupida una crisi per uno shampoo, anche se conoscendoci
non riesco a stupirmi.”
Sentire
quelle parole pronunciate dalle labbra di Sasuke, così schiette e
impacciate, è strano; Naruto solleva lo sguardo con stupore e mentre il
senso della frase lo illumina ridacchia scioccamente, in modo incontrollato.
“E
quando abbiamo litigato per quanto sale mettere nell’acqua delle
tagliatelle…” aggiunge, senza smettere di ridere con scherzosa
cautela.
“E
per scegliere la suoneria della sveglia.”
“E
quella volta che ci siamo picchiati per decidere quali gusti di gelato comprare.”
“Tu
pensi solo alla roba da mangiare, Naruto.”
Lui
scoppia a ridere di gusto, avvicinandosi a Sasuke. Ondeggia scioccamente,
sfiorandolo e ritraendosi senza riuscire davvero a toccarlo finché non
è il genio a tirarlo verso di sé. Lui gli annega il viso nei
capelli e li annusa.
Ha
un buon profumo, quello shampoo.
Ma
Naruto pensa che sia meglio non dirlo, questo, e si lascia spintonare su per le
scale con le labbra agganciate a quelle di Sasuke, le sue mani addosso e la sua
pelle contro. Si fa spogliare a strattoni e riscopre il corpo chiaro
dell’amante com’era poco fa, nudo e scattante sotto i suoi
polpastrelli. Assapora il suo respiro annaspante e i suoi gemiti leggerissimi,
lo sente tendersi e inarcarsi quando penetra in lui e sussultare al tocco della
sua mano che accompagna ogni spinta scorrendo sulla sua erezione. Ha le unghie
di Sasuke piantate nella schiena quando lo sente sussultare e sciogliersi
nell’orgasmo, chiudendo gli occhi e buttando la testa indietro.
“Ti
amo.”
Curiosamente
le due parole sussurrate di Sasuke arrivano alle sue orecchie proprio appena ha
iniziato a venire e la scossa dentro è ancora più trascinante, lo
fa gemere forte di piacere e, da qualche parte dentro di sé, di assoluta
euforia.
Non
gliel’aveva mai detto, questo. Non è che lui non lo sapesse
– non ha il minimo dubbio in merito da tempo – ma sentirlo dire da
quella voce è diverso. E Naruto rimane lì addosso a Sasuke,
attaccato, respirandogli contro la pelle. Il genio è immobile e lui
intuisce senza bisogno di guardarlo in faccia che la confessione l’ha
imbarazzato oltre misura, ma anche se si offenderà a morte Naruto
ridacchia, semplicemente perché è troppo contento per non farlo.
“Sì,
beh, anche io,” bofonchia deliziato.
Sasuke
non risponde: gli volta solo le spalle, mettendosi sul fianco. Dev’essere rosso come un pomodoro e vergognato a
morte e Naruto ride ancora, allacciandogli un braccio intorno alla vita.
“Non
è male, litigare per lo shampoo.”
Il
silenzio successivo è così lungo e tranquillo che Naruto sta
già quasi dormendo, appoggiato alla spalla dell’altro, quando
Sasuke finalmente risponde.
“Non
è male neanche Konoha,” sussurra piano.
Naruto
gli morde piano la spalla, ma solo perché urlare d’euforia sarebbe
fuori luogo.