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Autore: suni    17/04/2009    13 recensioni
Si gira prono e strofina i capelli biondi col cappuccio dell’accappatoio per asciugarli almeno un po’, quindi afferra un libro a caso dal comodino di Sasuke e prende a sfogliarlo distrattamente.
Poi ne sfoglia un secondo.
Dei, quant’è lento il teme.
“Naruto!” esplode improvvisa la voce irata di Sasuke, perfettamente udibile e vibrante sdegno anche attraverso porte e pareti. “Pezzo d’idiota, hai finito lo shampoo!”
Lui sgrana gli occhi di soprassalto, ricordando solo in quel momento l’infausto evento. Si rizza a sedere di scatto: è una cosa grave. Potenzialmente stavolta Sasuke potrebbe ucciderlo davvero, per una cosa del genere.

Legata a Konoha, mattina e successive.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina'
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Niente di male

 

Dunque.

Per cominciare, ho iniziato questa shot per partecipare a un contest che era lo “Shampoo mania” di Hachi92 e Hika-chan. Poi mi sono impapocchiata e non ho partecipato, ma la fic è rimasta. Eccola a voi.

So che è un po’ strana, e forse non chiarissima. Molto si può almeno intuire avendo letto “Uno dopo l’altro”, anche se temo che per il quadro completo di quel periodo dovrete attendere ancora qualche settimana.

Comunque, criticate pure.

Buona lettura.

suni

 

 

Niente di male

 

 

 

 

L’acqua calda gli scorre sulla pelle piacevolmente, rilassando i muscoli affaticati dal lungo viaggio di ritorno da Suna. Naruto aumenta un po’ la potenza del getto d’acqua, sollevando il viso verso il soffione e abbandonandosi alla carezza rigenerante della pioggia tiepida che gli scorre giù, sul torace e lungo le gambe indolenzite. Con un sbuffo umido allunga la mano ad afferrare il flacone dello shampoo, strizza gli occhi pieni d’acqua mentre svita il tappo e poi si riempie l’incavo della mano generosamente. Allunga il braccio alla cieca per posare la boccetta e quella sbatte contro la parete, gli scivola tra le dita e cade a terra.

Ovviamente non l’aveva chiusa.

Ovviamente si rovescia tutto lo shampoo.

Ops,” borbotta Naruto, sfregandosi i capelli gonfi di schiuma con una mano mentre si china per raccogliere il flacone. Storce le labbra in una smorfia nel constatare che si è svuotato quasi completamente e che soltanto poche gocce di liquido sono rimaste sul fondo, solitarie e sparute. Scrolla le spalle con noncuranza, posandolo lì dov’era, e riprende a massaggiarsi i capelli socchiudendo gli occhi soddisfatto. Si ributta sotto l’acqua per sciacquarsi e rimane pigramente lì, beato e rilassato.

Soltanto dopo parecchi minuti si decide drammaticamente ad interrompere quel piacere privato e chiude il getto, afferra l’accappatoio accanto alla doccia e ci si tuffa dentro, strofinando la stoffa morbida contro la guancia. Infine, tronfio e appagato, infila la porta del bagno balzellando in corridoio.

Sorride di slancio nel vedere la sagoma di Sasuke, in divisa regolamentare, salire in quel momento le scale con passo fermo. Si pianta in mezzo al passaggio con un ghigno allegro.

“Ciao. Sono tornato,” annuncia contento, rimirando il compagno che solleva gli occhi su di lui rallentando l’andatura.

Sasuke accenna un sorriso minimo e poi lo scruta da capo a piedi, inespressivo.

“E’ il mio accappatoio,” osserva atono, immobilizzandosi ad un passo da lui.

Naruto si stringe nelle spalle, sporgendosi in avanti per abbracciarlo.

“Ho preso il primo che capitava,” commenta indifferente, allungandosi verso le labbra di Sasuke.

“Sì, beh, hai preso il mio,” continua il genio glaciale.

Naruto rimane perfettamente immobile per un paio di secondi, con la testa protesa in avanti e la bocca ad un soffio da quella serrata sdegnosamente di Sasuke. Sbuffa, assottigliando gli occhi con risentimento.

“Capito,” borbotta torvo, voltandosi per tornare sui suoi passi e già slacciandosi il nodo che chiude il tessuto intorno alla sua vita. “Arrogante, antipatico teme,” sussurra truce tra sé e sé.

“Hai detto qualcosa, dobe?” lo apostrofa Sasuke tagliente, oltrepassando il bagno per raggiungere la camera da letto.

“Che sono contento di vederti dopo una settimana di missione,” risponde Naruto sarcastico, indossando il proprio accappatoio arancione.

“Oh. Mh, anch’io,” biascica Sasuke recalcitrante, evidentemente imbarazzato dal fare quell’ammissione scottante. Naruto lo guarda perplesso dalla soglia della stanza: non ha capito la battuta, pare.

L’ironia, questa sconosciuta.

Mentre Sasuke si sfila la maglia Naruto gli s’avvicina sornione, fa scorrere i palmi delle mani sui suoi fianchi chiari e snelli e appoggia il petto contro la sua schiena, strofinandogli il naso contro il collo. 

“Morbido,” borbotta tra sé, beato.

“E’ il gioco delle associazioni mentali?” sussurra Sasuke insolente, storcendo indietro il collo per catturare le sue labbra in un bacio impellente. Naruto asseconda il gesto e lo attira verso di sé, piegando la testa per approfondire il contatto. Indietreggia verso il bordo del letto ma Sasuke fa resistenza, si scioglie dal suo abbraccio e scosta appena il viso dal suo.

“Fai fare una doccia anche a me,” sussurra rauco, arretrando verso la soglia.

“Dopo,” ribatte Naruto afferrando il suo polso per cercare di trattenerlo.

“Adesso,” insiste Sasuke sfuggendogli. Naruto sbuffa rumorosamente, lasciandosi cadere indietro sul letto mentre Sasuke fa per uscire.

“Non vale, teme!” protesta stizzoso, allargando le braccia. “Non puoi iniziare a spogliarti davanti a me e poi andartene via,” aggiunge piccato, sollevando la testa sulla scomparsa del genio in corridoio.

Sasuke non si degna nemmeno di rispondergli.

“Faccio un bagno,” annuncia invece prima di chiudersi la porta alle spalle.

“Oh, no! Che palle,” esclama Naruto lagnoso. “Ci metterai due ore, Sas’ke!”

Sospira lungamente, infastidito. Sakura è molto più veloce di Sasuke, quando si tratta di cose da bagno, come lavarsi e pettinarsi. Sakura. Ogni volta che quello psicotico del teme chiude quella porta è per non riemergerne per almeno un’ora, ad essere fortunati. Se poi fa il bagno, è la fine.

Naruto continua a sospirare con l’aria di un martire, appesantito dalla mezza eccitazione suscitatagli dal breve contatto col compagno. Si gira prono e strofina i capelli biondi col cappuccio dell’accappatoio per asciugarli almeno un po’, quindi afferra un libro a caso dal comodino di Sasuke e prende a sfogliarlo distrattamente.

Poi ne sfoglia un secondo.

Dei, quant’è lento il teme.

“Naruto!” esplode improvvisa la voce irata di Sasuke, perfettamente udibile e vibrante sdegno anche attraverso porte e pareti. “Pezzo d’idiota, hai finito lo shampoo!”

Lui sgrana gli occhi di soprassalto, ricordando solo in quel momento l’infausto evento. Si rizza a sedere di scatto: è una cosa grave. Potenzialmente stavolta Sasuke potrebbe ucciderlo davvero, per una cosa del genere.

“Oh, sì,” esclama con enfasi, curandosi di usare un tono che possa suonare mortificato alle egocentriche orecchie dell’altro. “Mi sono dimenticato di dirtelo,” precisa, trotterellando verso l’uscio del bagno.

“Di questo me n’ero accorto da solo, dobe” sentenzia Sasuke altezzoso. “Vammelo a ricomprare.”   

Naruto si blocca, allibito, con la bocca semiaperta e la fronte corrugata con incredulità.

“Non puoi usare il fondo di quello?” ribatte, contrariato.

“Non mi basta,” replica Sasuke con sufficienza.

Naruto emette l’ennesimo sospiro rassegnato. Quant’è capriccioso quel ragazzo. Come abbia fatto una persona semplice e spontanea come lui a innamorarsi di quel figlio di papà petulante è un mistero su cui gli piacerebbe molto far luce, un giorno o l’altro.

“E vabbè, li laverai meglio un’altra volta, i capelli,” conclude minimizzando.

“Naruto, tu hai finito lo shampoo, tu lo vai a comprare. Adesso. E’ una regola base della convivenza civile,” lo riprende Sasuke minaccioso.

Ha parlato il disadatto sociale.

“Oh, dei,” sbotta Naruto, incamminandosi velocemente verso la camera da letto per vestirsi alla veloce. Infila i pantaloni e la prima maglietta pulita che gli capita a tiro e mette sommariamente una felpa, prima di tornare verso l’esterno.

“Lo sai cosa sei, teme?” gracchia irritato, ripassando davanti al bagno. “Sei un totale rompiballe!”

Non ascolta nemmeno la risposta bellicosa di Sasuke, scende le scale di corsa e si butta fuori, direzione Konoha città.

 

 

La vecchia Michiko è dietro al banco, alla cassa, intenta a risolvere un sudoku. Soltanto due o tre clienti vagano tra gli scaffali del negozio, è quasi l’ora di chiusura. Naruto sorride solare, lanciando un saluto, e l’anziana commerciante gliene restituisce uno altrettanto cordiale ma sdentato mentre lui si dirige senza esitare verso il comparto dei prodotti per l’igiene personale. Individua il ripiano degli shampoo a colpo d’occhio e ne abbranca uno, ruotandolo in mano. Si guarda intorno per un paio di secondi, rimuginando alacremente per ricordarsi se in casa Uchiha o da lui c’è urgente bisogno di qualche altra cosa, quindi decide di no e si avvia a pagare.

“Come va?” chiede allegro, porgendole il prodotto.

“Bene, Uzumaki-san,” replica la nonnina con la sua voce tremula, mentre lui le porge i soldi. “E’ andato tutto bene a Suna?”

Lui annuisce con baldanza, ghigna sfacciato.

“Certo, c’ero io!” risponde scherzoso.

Michiko ridacchia divertita mentre lui riprende lo shampoo dal banco e le fa un segno di saluto sventolandolo con enfasi, prima di tornare all’esterno. In tre minuti è di nuovo a casa di Sasuke e si introduce in bagno senza nemmeno bussare.

“Ecco il tuo shampoo,” annuncia ostile, prima di sorridere involontariamente.

Sasuke è allungato nella vasca, con gli occhi socchiusi. L’alto dei pettorali e le spalle emergono a fior d’acqua, come le punte dei piedi. Potrebbe essere un annegato, non fosse per le dita che giocherellano con una ciocca nera di capelli bagnati.

“Alla buon’ora,” commenta, raddrizzando la testa. “Credevo di dover mettere la muffa.”

“Ma se ho fatto in un lampo!” lo rimbecca Naruto indignato, scalmanandosi.

Sasuke annuisce condiscendente e allunga il braccio, e Naruto ne approfitta per chinarsi su di lui e sporgersi a baciarlo, irruento. Sasuke scivola leggermente sul fondo della vasca e si afferra al bordo, ricambiando il bacio con particolare docilità. Alla fine, sotto sotto, gli è mancato anche lui, mentre era a Suna. Al pensiero Naruto sorride, facendo scorrere le labbra ad occhi chiusi sui suoi zigomi e poi giù, lungo la gola.

“Questo non è il mio shampoo, dobe.”

Naruto solleva le palpebre di soprassalto, fastidiosamente interrotto sul più bello da un Sasuke improvvisamente rigido e ritroso.

“Eh?” miagola stupito.

“Questo non è il mio shampoo, dobe. Questa è una di quelle schifezze che usa la gente come te per ritrovarsi in testa cespugli di filo spinato,” spiega Sasuke magnanimo, non senza esibito sprezzo.

“Ma fa lo stesso!” geme Naruto esasperato, spintonandolo piano.

“No che non fa lo stesso, idiota,” replica Sasuke gelido, assottigliando gli occhi con la sua raccapricciante espressione da adepto di Orochimaru. “Io voglio il mio, non userò questa roba.”

“Oh, giusto, altrimenti le tue belle chiome non saranno sufficientemente morbide e lucenti da far andare le ragazze a sbattere contro i muri mentre si girano a guardarti passare,” commenta Naruto asciutto, voltandosi e incrociando le braccia al petto con risentimento.

“Quello che ti pare. Vai a comprare il mio.”

“Manco morto.”

“Adesso.”

“Scortatelo, teme!”

“Naruto, la mia pazienza ha dei limiti.”

“Pazienza è una parola che nel tuo vocabolario non è mai esistita, ma io non vado comunque da nessuna parte.”  

Sasuke ringhia.

“Non farmelo ripetere più, dobe.”

“Ma lo sai che sei ossessivo? La gente normale a un certo punto lascia semplicemente perdere le cose. Non sta a rovinarsi la vita con infinite fissazioni che…”

“Naruto, tu mi sei corso dietro per tre anni.”

“E non fare tanto il fiscale!” strepita Naruto, punto sul vivo. “Va bene, va bene, ti vado a cambiare lo shampoo! E la prossima volta che un pazzo furioso vorrà usare il tuo corpo per esperimenti genetici mi guarderò bene dall’oppormi!” sbraita, afferrando il flacone vuoto e scrutandolo astioso. “Shampoo ristrutturante agli estratti di aloe e camomilla. Districa e ravviva i capelli, rendendoli naturalmente serici e brillanti, bla bla bla. Sei veramente un finocchio, Sas’ke!”

Non fa in tempo a riprendere fiato dopo quella tirata esplosiva che la mano di Sasuke gli si abbatte sul collo, sbattendolo al muro. L’interezza del corpo del genio lo schiaccia alla parete e il suo nero sguardo omicida lo perfora.

“Pazienza finita,” lo informa Sasuke in un sibilo aggressivo.

Ma Naruto deglutisce senza rispondere.

Nudo, sta dicendo insistentemente il suo cervello. Addosso e nudo.

“Ma piantala, esaltato,” replica noncurante, spintonandolo via con forza. Sasuke arretra di un passo, preso in contropiede, e lui ne approfitta per assalirlo a sua volta con intenti decisamente meno violenti. Rimbalzano contro il muro in un intrico che è a metà tra la rissa e la copulazione selvaggia, poi Sasuke gli scappa di nuovo.

“Il mio shampoo,” protesta, boccheggiando.

Naruto non fa commenti, socchiude gli occhi con stoica resistenza e infila porta in assoluto silenzio.

Avrebbe dovuto lasciarlo sottoterra con Orochimaru.

La vecchia Michiko sta sistemando i conti in cassa quando Naruto sbuca dalla porta per la seconda volta, passandosi la mano tra i capelli dietro la nuca.

“Sono ancora in tempo? Ho sbagliato shampoo,” afferma impacciato.

“Certo, serviti pure, Uzumaki-san,” risponde la donna benevola. “C’è sempre un minuto per l’eroe di Konoha,” aggiunge con approvazione.

Lui sorride imbarazzato, schernendosi. Per tutta l’infanzia è stato rifiutato all’incirca da tutti e non si abituerà mai del tutto all’aperta ammirazione dei concittadini.

“Non è il caso,” borbotta arrossendo. Studia l’espositore degli shampoo, leggendone le etichette una per una. Le scorre tutte due volte ma di quello in questione non c’è traccia. Per sicurezza caccia fuori dalla tasca il flacone vuoto per confrontarlo con gli altri, ma non c’è proprio nulla di simile. Nemmeno la marca sembra essere presente.

“Ma com’è possibile?” brontola incerto, continuando a far rimbalzare gli occhi tra le proprie mani e lo scaffale.

“Qualche problema?” lo interroga la vecchia Michiko disponibile.

“Sto cercando un shampoo particolare,” inizia Naruto, sentendosi demenziale. “Ma non c’è. Forse non è più in commercio,” ipotizza perplesso.

“Fa’ vedere,” lo invita la vecchietta tendendo la mano.

Naruto passa il flacone incriminato tra le dita grinzose della donna, che aggrotta il viso e assottiglia gli occhi per leggere, quindi glielo restituisce con una smorfia.

“E’ un prodotto specializzato. Io non lo vendo, dovresti andare alla bottega del naturale di Miya,” gli spiega, senza particolare acredine. “Non ti facevo così attento a queste cose, sai? Sei proprio diventato un ragazzone per bene.”

Naruto si fa violaceo e vorrebbe rispondere che il ragazzone per bene non è lui, ma il nukenin facinoroso Uchiha Sasuke; però poi lascia perdere, borbotta che infatti lo shampoo è per un’altra persona e si defila con mortale imbarazzo.

Tempo tre ore e tutta Konoha penserà che sia fissato coi capelli. Lui.

La bottega del naturale, ovviamente, è esattamente al capo opposto del villaggio. Naruto vi si dirige giurando vendetta per tutto quell’incomodo e quella vergogna e oltrepassa la soglia scampanellante con una smorfia truce. Un intenso odore d’incenso lo accoglie immediatamente facendogli pizzicare il naso.

“Posso essere utile?” domanda un’estranea che stabilisce essere tale Miya. Anche perché, vista l’ora, non c’è più nessun altro.

“Sto cercando questo,” borbotta lui, porgendole il flacone vuoto.

“Oh, sì, certo, lo prendo subito. Serve altro?” risponde la donna, infilandosi tra gli scaffali.

“No, grazie,” risponde subito lui.

La sente armeggiare con le boccette per qualche secondo, poi la vede tornare con un sorriso di scuse.

“Mi dispiace, avevo dimenticato che l’ho finito. Arriverà lunedì,” dice la donna, desolata.

Naruto sgrana gli occhi, atterrito. Se non trova quel dannato shampoo Sasuke gli darà il tormento.

“Oh, no. Ne è sicura? Forse ne è rimasto uno da qualche parte,” ipotizza speranzoso, saltellando qui e là per guardarsi intorno.

“No, no. È un prodotto che richiedono in pochi e non ne abbiamo una grossa riserva. Ora che ci penso ho venduto gli ultimi due flaconi a Uchiha sama l’altro giorno.”

Naruto si immobilizza di schianto, assottigliando gli occhi e arricciando le labbra con un moto di genuina violenza.

“Uchiha?” ripete sordo.

La donna annuisce, ignara.

“E’ un mio cliente abituale. Si serve…” inizia, senza troppo entusiasmo.

Due flaconi?” la interrompe lui, serrando i pugni truce.

“Sì, ne ha presi…”

“Grazie,” esclama Naruto, meditando atroci propositi omicidi. “Tornerò la settimana prossima, buonasera.”

Adesso lo ammazza, decide di slancio.

 

 

La porta sbatte alle sue spalle e poi Naruto sale le scale due a due, già pronto all’aggressione fisica. In quella la porta del bagno si spalanca su Sasuke nel suo accappatoio blu, placido e noncurante.

“Mi sono ricordato che avevo una boccetta di riserva,” annuncia il genio con tutta tranquillità, entrando regalmente in camera da letto.

“Mi hai fatto fare il giro di Konoha accumulando figure di merda!” strepita Naruto imbestialito, andandogli dietro. “Adesso ti rompo la testa, brutta specie di…”

E s’interrompe di botto, a ritmo perfetto con la caduta dell’accappatoio di Sasuke sul pavimento. Deglutisce rumorosamente, lasciando vagare lo sguardo sull’insieme di quel corpo la cui unica imperfezione consiste nella cicatrice chiara che gli deturpa il fianco, ricordo del passaggio di Madara. Poi scuote la testa e ritorna all’attacco, implacabile.

“…Stronzetto viziato!” conclude inviperito. “E poi che ha di speciale questo cazzo di shampoo? E’ uguale a qualunque altro, è…”

“Lo usava mia madre,” lo interrompe Sasuke seccamente, spalancando l’anta dell’armadio in cerca di biancheria. La sua silhouette scompare dietro il legno. “Quando ci lavava lo metteva anche a noi. E ridendo diceva che eravamo così belli perché lei si curava di noi con tanto, tanto amore.”

Pronuncia le frasi freddamente, con scherno e quasi denigrazione, eppure Naruto se la sente nelle vene, l’amarezza infinita che scorre sotto quelle parole. Sembra quasi di sentire la voce a lui sconosciuta di Mikoto Uchiha che vezzeggia i suoi bambini.

Sbuffa, parzialmente placato e con un moto di dispiacere genuino.

“Comunque me lo potevi dire che ne avevi un altro,” conclude, risentito.

“Me ne sono dimenticato,” risponde Sasuke, ancora invisibile dietro l’armadio. “Non è come se ti avessi ammazzato, è soltanto uno shampoo. Non dà fastidio a nessuno. Non è come se dessi fuoco al palazzo dell’Hokage,” continua atono. I suoi piedi sono immobili, ancorati al pavimento.

Naruto li fissa per qualche secondo con un leggero malessere, scuote vivacemente la testa. Gli pare di vederla sorridere, Mikoto, con il sorriso di sfacciata luminosità che ornava anche il viso del piccolo Sasuke la prima volta che lui l’ha visto, quando ancora non era orfano.

“Non ho detto questo. Non…”

“Non faccio niente di male, non do fastidio a nessuno,” lo interrompe Sasuke, e Naruto si rende conto che il soggetto della conversazione è cambiato, scivolando in un campo delicato.

“No, ovviamente no. Sas’ke…” inizia, facendo il giro intorno all’anta. Sasuke ha la mano poggiata sulla biancheria, lo sguardo fisso davanti a sé e privo di qualunque sfumatura.

“Ho il diritto di usare lo shampoo che mi pare. Ho il diritto di lasciare quegli stemmi sui muri. Non fa male a nessuno. Sto facendo tutto come va bene a te.”

È a questo punto che Naruto strizza gli occhi, sentendosi stringere lo stomaco a quelle parole che conosce già, pronunciate con altero, composto malumore.

“Lo so,” mormora con voce strozzata.

“Sono una brava persona. Non dico mai niente, non faccio mai niente. Tutto come arrangia te.”

Naruto si porta una mano all’orecchio involontariamente, coprendolo.

“Basta, per favore.”

“Mi sono dimenticato che avevo un altro flacone. Mi dispiace. Ma non è che ti abbia mandato a cercare la base nord di Orochimaru. Non l’ho neanche fatto apposta.”

Parla con calma, quasi come se la cosa non lo riguardasse. È dritto e dignitoso, nemmeno stesse combattendo contro qualcuno.

“Non fa niente,” replica Naruto con urgenza “Ok? Solo…basta.”

Solleva di nuovo gli occhi su Sasuke, che è ancora immobile, svestito e gli dà i tre quarti senza guardarlo. Sembra esitare per qualche secondo e poi parla ancora, grave.

“Faccio tutto per te. Sono rimasto vivo anche se non volevo, per te.”

“Dei, perché non smetti mai quando te lo chiedo?” sbotta Naruto, calciando in terra. “Perché devi essere stronzo e farmi pesare le cose, eh? Per un cazzo di shampoo, poi!”

Sasuke scuote lentamente lenta, assorto.

“Non so.”

Cretino indisponente.

Naruto espira nervosamente, passandosi la mano sul viso.

“Dei, che bello tornare a casa. Stavo meglio a Suna,” osserva, sarcastico.

“Sì, Konoha è quel che è.”

Quella risposta apatica fa scattare l’ultima molla che lo teneva ancorato alla quiete. Naruto stringe rabbiosamente il pugno e lo sbatte contro la parete, amareggiato.

“E vattene! Se dev’essere un tormento stare qui, se ogni giorno dev’essere una sofferenza, vattene! Non sarò io la causa di…” urla impotente.

La mano di Sasuke si posa delicatamente e imperiosamente sulla sua bocca, mentre le labbra sulla tempia. Poi scivolano a sostituire le dita, leggere, e il suo corpo si avvicina con sicurezza. Naruto si ritrae e prende fiato, chiudendo gli occhi.

“Non mi va, adesso,” mormora, poggiando la fronte contro lo zigomo del genio.

“Sono qui perché ho le mie ragioni,” sussurra Sasuke, apparentemente senza badargli. “E’ una mia scelta, no? Nessuno mi costringe. Lasciamo perdere.”

“No. Tu colpisci e fai finta di niente, lo hai sempre fatto. Ti è permesso tutto. No, non lasciamo perdere. Smettila, Sas’ke,” intima Naruto iroso, allontanando di scatto la sua mano dal proprio ventre.

Sasuke si allontana da lui di un passo, guarda in terra come se cercasse qualcosa.

“Va bene,” mormora con sussiego, voltandogli le spalle. Lui lo guarda iniziare a  vestirsi con un insieme di dispiacere e ansia, agitato senza sapere razionalmente perché. È come se lo sentisse allontanarsi ogni volta che discutono a questo modo, pare quasi di avvertire la voragine che si apre in mezzo a loro e che sembra sempre impossibile da ricucire, come lo è sembrata in quegli anni che vorrebbe dimenticare ma che forse non saprà mai rimuovere del tutto dalla memoria.

“Faccio cena,” afferma nervosamente, scompigliandosi i capelli. “Mangi?”

“Sì.”

 

 

Un pasto in assoluto silenzio, accompagnato dal solo rumore delle bacchette contro i piatti.

Sasuke ha pronunciato un’unica frase, “mi passi la salsa?”, e Naruto ha risposto unicamente “tieni”. Poi ha sparecchiato e ha vagato senza meta da una stanza all’altra mentre Sasuke faceva i piatti, dicendosi che doveva tornare a casa propria senza riuscire a farlo.

“Io vado,” annuncia infine con riluttanza, quando lo vede asciugarsi le mani nella cucina linda.

Sasuke lo osserva in silenzio per qualche secondo.

“E’ strettamente necessario?” chiede infine, senza intonazione.

Naruto scrolla la testa, afferrando la giubba.

“Né sì né no,” mormora incerto.

“Vorrei dormire con te. Trovo molto stupida una crisi per uno shampoo, anche se conoscendoci non riesco a stupirmi.”

Sentire quelle parole pronunciate dalle labbra di Sasuke, così schiette e impacciate, è strano; Naruto solleva lo sguardo con stupore e mentre il senso della frase lo illumina ridacchia scioccamente, in modo incontrollato.

“E quando abbiamo litigato per quanto sale mettere nell’acqua delle tagliatelle…” aggiunge, senza smettere di ridere con scherzosa cautela.

“E per scegliere la suoneria della sveglia.”

“E quella volta che ci siamo picchiati per decidere quali gusti di gelato comprare.”

“Tu pensi solo alla roba da mangiare, Naruto.”

Lui scoppia a ridere di gusto, avvicinandosi a Sasuke. Ondeggia scioccamente, sfiorandolo e ritraendosi senza riuscire davvero a toccarlo finché non è il genio a tirarlo verso di sé. Lui gli annega il viso nei capelli e li annusa.

Ha un buon profumo, quello shampoo.

Ma Naruto pensa che sia meglio non dirlo, questo, e si lascia spintonare su per le scale con le labbra agganciate a quelle di Sasuke, le sue mani addosso e la sua pelle contro. Si fa spogliare a strattoni e riscopre il corpo chiaro dell’amante com’era poco fa, nudo e scattante sotto i suoi polpastrelli. Assapora il suo respiro annaspante e i suoi gemiti leggerissimi, lo sente tendersi e inarcarsi quando penetra in lui e sussultare al tocco della sua mano che accompagna ogni spinta scorrendo sulla sua erezione. Ha le unghie di Sasuke piantate nella schiena quando lo sente sussultare e sciogliersi nell’orgasmo, chiudendo gli occhi e buttando la testa indietro.

“Ti amo.”

Curiosamente le due parole sussurrate di Sasuke arrivano alle sue orecchie proprio appena ha iniziato a venire e la scossa dentro è ancora più trascinante, lo fa gemere forte di piacere e, da qualche parte dentro di sé, di assoluta euforia.

Non gliel’aveva mai detto, questo. Non è che lui non lo sapesse – non ha il minimo dubbio in merito da tempo – ma sentirlo dire da quella voce è diverso. E Naruto rimane lì addosso a Sasuke, attaccato, respirandogli contro la pelle. Il genio è immobile e lui intuisce senza bisogno di guardarlo in faccia che la confessione l’ha imbarazzato oltre misura, ma anche se si offenderà a morte Naruto ridacchia, semplicemente perché è troppo contento per non farlo.

“Sì, beh, anche io,” bofonchia deliziato.

Sasuke non risponde: gli volta solo le spalle, mettendosi sul fianco. Dev’essere rosso come un pomodoro e vergognato a morte e Naruto ride ancora, allacciandogli un braccio intorno alla vita.

“Non è male, litigare per lo shampoo.”

Il silenzio successivo è così lungo e tranquillo che Naruto sta già quasi dormendo, appoggiato alla spalla dell’altro, quando Sasuke finalmente risponde.

“Non è male neanche Konoha,” sussurra piano.

Naruto gli morde piano la spalla, ma solo perché urlare d’euforia sarebbe fuori luogo.

 

 

 

   
 
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