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Autore: Melian1312    27/06/2016    0 recensioni
"Miei Valar! Aredhel, presto vieni qui!"
Spronai il cavallo e lo raggiunsi. Elros era inginocchiato accanto ad un... un Megacero enorme che sembrava voler proteggere qualcosa tra o vicino alle sue zampe. Mi avvicinai ancora e il mio cuore perse un colpo: a terra giaceva il corpo di Thranduil.
Guardandomi intorno notai che nella radura c'erano altri corpi, questa volta di orchi. Elros mi guardò con aria preoccupata: l'elfo non si muoveva.
Feci segno alla guardia di spostarsi per permettermi di dare un'occhiata. Il Re giaceva privo di sensi ed era pallido, molto pallido, TROPPO pallido, sembrava morto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Radagast, Thranduil, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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** Thranduil's PoV **

Camminavo per le strade della città contando i caduti. Erano centinaia; era stata davvero una strage. Tuttavia la ritirata era ormai impossibile: le truppe degli orchi ci avrebbero assalito sicuramente durante il viaggio e ciò ci sarebbe costato almeno il doppio dei caduti di oggi.

Mentre camminavo incontrai un gruppo di guaritori che accompagnavano delle donne e bambini in un luogo più sicuro. Vidi poi Elros correre affannato tra i vicoli, apparentemente stava cercando qualcosa oqualcuno.

Lo seguii e mi trovai davanti alla guardia inginocchiata davanti a un corpo. Non riuscivo a vederlo bene, poiché Elros vi era chinato sopra e ne copriva metà busto. Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla, si spostò e mi permise di vedere chi fosse.

Mi si gelò il sangue nelle vene: era Aredhel.

Mi chinai su di lei e le posai due dita sulla giugulare; sentii Elros trattenere il fiato.

"È v-viva?"

Annuii: c'era battito. Appena feci il cenno la guardia si rilassò: evidentemente era molto preoccupato per lei. Sollevai con facilità il corpo svenuto; mi scesero dei brividi lungo la schiena quando la sua testa si appoggiò involontariamente sulla mia spalla e quando sentii il suo corpo rilassarsi contro il mio.

"Mio Signore, l'ospedale è dall'altra parte del campo."

"Lo so, tuttavia se non l'hai notato non abbiamo più un ospedale: gli orchi l'hanno distrutto. Detto ciò concluderei che il posto più sicuro dove tenerla sia la mia tenda, non sei d'accordo?"

Entrai poi, senza aspettare la risposta, nella tenda e deposi il corpo sul letto. Ordinai che Elros chiamasse un guaritore. Notai poi una cosa che dapprima non avevo notato: un piccolo neo a forma di mezzaluna sul polso, era molto strano, ricordavo di aver letto qualcosa a riguardo...

"Come sta, mio signore?" chiese la guardia.

"Poteva andarle peggio, la lama le ha tagliato il ventre, ma la ferita non è profonda e guarirà presto."

Sentii Elros tirare un sospiro di sollievo.

"Vi conoscete da molto voi due?" chiesi incuriosito dalle sue reazioni.

"Siamo stati giovani assieme. Lei era una principessa e aveva appena perso i suoi genitori, uccisi dagli orchi. Era distrutta e facemmo amicizia subito. Facevamo tutto insieme. Poi i miei genitori decisero di trasferirsi a Bosco Atro, da allora ci sentimmo raramente, ma la nostra amicizia non terminò."

Annuii e appena arrivò il guaritore uscii e cercai Mithrandir. Lo incontrai dopo poco, e gli chiesi che cosa potesse significare un così particolare simbolo.

"È il simbolo che identificava coloro che una volta erano chiamate Guardiane. Tuttavia non posso dirvi molto su di loro: sono scomparse tanto tempo fa. Dovreste chiedere a Radagast, tempo addietro ne era ossessionato, ma adesso ha smesso di cercarle."

"Mandagli un messaggio, vorrei parlargli il prima possibile."

Due giorni dopo arrivò al l'accampamento lo stregone. Fu più veloce di quanto avessi potuto immaginare.

"Ho sentito che mi cercavate per sapere qualcosa in più sulle Guardiane."

"Esatto, vorrei sapere chi erano e che cosa facevano."

"Erano state create dai Valar per proteggere e preservare ciò che Eru, il Creatore, amava di più: le foreste. Troppo spesso esse venivano distrutte dalla cupidigia e dalla ricerca del potere attraverso le guerre, il legno e il cibo che vi ricavavano erano beni preziosi per gli eserciti."

"E in che modo le proteggevano e preservavano? Stai parlando al femminile, immagino siano solo donne."

"Non proprio, mio Signore, non sono solo donne, ci sono anche uomini, ma più raramente dispongono del potere che è stato affidato alle dame."

"Di che tipo di potere dispongono? Ne parli con estremo rispetto."

"Un potere enorme, un grande dono: esse infatti potevano comandare al loro corpo di trasformarsi in un lupo. Uno splendido lupo, più grande di quelli normali. Questo grande potere si manifesta in modo molto chiaro nelle donne abbastanza forti per sopportare una trasformazione del genere. Tuttavia anche gli uomini possono beneficiarne; ma è raro che succeda."

"E come si riconoscono? La mezzaluna è il loro simbolo, ma è possibile che sia un riconoscimento?"

"A dire il vero non lo so, ma se posso chiedere, perché vi interessa tanto, avete trovato un simile simbolo su qualcosa o qualcuno?"

"Ho sentito - dissi evitando di rispondergli - che tempo fa ne eri ossessionato, però adesso hai smesso di cercarle, perché?"

"Ho semplicemente perso la speranza di trovarle, voi non avete idea di quanto tempo ho speso cercandole."

Sentito ciò lo congedai, avevo appreso abbastanza sulle Guardiane.

Ma perché Radagast aveva smesso di cercarle, che le avesse trovate? E poi perché c'era il simbolo delle Guardiane sul polso di Aredhel? Che lei fosse una di loro? No, non era possibile: come aveva detto Mithrandir era un ordine scomparso ormai da tempo. O forse no? Tornai alla mia tenda: nell'accampamento. Entrai e posai lo sguardo sulla figura distesa sul letto. Dormiva. Era davvero bellissima: la luce soffusa faceva risplendere i suoi meravigliosi capelli d'oro. I suoi lineamenti perfetti erano distesi, pareva tranquilla.

Era molto pallida, comprensibile visto ciò che aveva passato.

Mi avvicinai al letto. La mia mano si avvicinò quasi automaticamente alla sua pelle morbida e calda. La sfiorai con due dita. Dalla spalla scesi fino al polso, soffermandomi sul neo... Se tutto quello che mi aveva detto Radagast non erano menzogne, Aredhel poteva essere una Guardiana? Non mi sembrava vero, non poteva essere vero. Il corpo della giovane sussultò e io staccai la mano di scatto. Come se mi fossi svegliato da un sogno.

Poco dopo dovetti guidare il mio esercito contro gli orchi.

Prima di uscire chiamai uno dei miei più fidati elfi della guardia reale: Feren

"Bada bene che non le accada nulla o giuro sui Valar che te la farò pagare molto cara!" ringhiai, forse con troppa foga.

L'elfo annuì di rimando e mi promise che nessuno di indesiderato avrebbe varcato la soglia della tenda.

Poi partii. La battaglia durò per ore, fu stancante per tutti, soldati e comandanti. Tornammo al campo che era ormai scesa la notte. Tornai nella mia tenda, feci per togliermi l'armatura quando una voce debole ma chiara mi fece voltare di scatto:

"Com'è andata, mio signore?"

Ah, già; Aredhel era rimasta nella mia tenda. Il ricordo dello schiaffo era ancora viva e nitida nei miei ricordi.

"Bene, abbiamo tenuto a bada quelle creature immonde e disgustose."

"Ti ho preparato qualcosa di caldo da bere, fuori ha ricominciato a nevicare e pensavo..."

Mi voltai, stupito da quel gesto. Lei mi stava porgendo una tazza fumante; doveva essere una tisana o qualcosa di quel genere. Quando allungai la mano per prenderla lei mi sorrise dolcemente.

"Avresti dovuto restare a letto, sei ancora debole... Come fai ad essere ancora in piedi dopo una ferita del genere?! Dovresti essere ancora sdraiata dolorante sul letto..." dissi gelido.

"Sto bene, ti ricordo che sono una guaritrice e so come prendermi cura di me stessa. Ma grazie per l'interessamento sire." rispose sarcastica. Feci finta di non aver sentito l'ultima frase.

"Non hai risposto alla domanda: come fai ad essere ancora in piedi?!"

"Che ti importa di come faccio? L'importante è che riesca a farlo, no?!"

Sospirai e iniziai a sfilarmi l'armatura di dosso.

"Sei ferito?" chiese.

"No, sto bene, grazie."

"Ma davvero? Eppure fai fatica a muovere le braccia." osservò.

Ed era vero: avevo tutti i muscoli delle spalle e della schiena indolenziti, calcolando anche che avevo preso un forte colpo fermato dal l'armatura esattamente in mezzo alle scapole. Sfortunatamente l'acciaio elfico ferma solo la lama, ma non gli urti.

"Posso provare una cosa, mio Signore? Solo un tentativo..." chiese lei avvicinandosi.

"Se proprio devi.." sbuffai io, anche se un po' diffidente.

Lei mi aiutò a slacciare i lacci dell'armatura. Di solito non mi piaceva essere aiutato, ma Aredhel aveva ragione: le braccia mi stavano creando non pochi problemi...

La principessa si pose dietro di me e mise le sue mani sulle mie spalle, vicino al mio collo.

"Ma che stai...?"

"Fidati di me.. - disse dolcemente - Ma tu non ti fidi mai di nessuno?!"

"Quando sei un Re è difficile porre fiducia nelle persone..."

"Eppure Elrond si fida di me."

"Elrond è Elrond e io sono io, non puoi paragonarci."

"Sarà..."

Ignorai il suo commento contraendo la mascella per non risponderle male. Anche se mi costò molta fatica.

Poi iniziò a muovere concentricamente le mani, premendo i pollici tra le mie scapole.

"Rilassati, respira profondamente."

Emisi un sospiro e a poco a poco mi rilassa, mentre sentivo tutti i muscoli della schiena provare sollievo e piacere da quel massaggio. Ma non era solo quello: sentivo un lieve calore soffuso provenire dalle sue mani; non sapevo come spiegarlo, ma era come una sarta di magia benefica... pensai che fosse magia, ricordando ciò che aveva detto Radagast, allora acuii i sensi, ma appena lo feci il calore sparì, come se lei se ne fosse accorta.

"Sarebbe meglio che ti sdraiassi..."

   
 
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