Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: H a n a e    27/06/2016    4 recensioni
[NaLu] [AU] [OOC]
Lucy era stanca di vedere il mondo in bianco e nero, voleva sperimentare nuovi colori.
Non ne poteva più di vivere in una felicità apparente, di sopravvivere in quella degli altri. Voleva la sua di felicità.
Lucy voleva dare un tocco di colore alla sua vita e Natsu di colori a disposizione ne aveva tanti.
Si dice che esista l’amore a prima vista, ma in questo caso anche quello a primo scontro non è da meno.
•••••••••
---Dal testo---
~“Soffrire a volte significa solamente soffrire. Non è come molti dicono. Non rende più forte. Non aiuta a crescere e non forma il carattere. Fa solo male.
E Lucy era stanca di soffrire e basta, quella situazione la stava distruggendo.”
~“-Sai, Natsu, ogni volta che siamo vicini, per qualche strana ragione desidero sempre che ci sia una prossima volta. Credo che ci sia qualcosa di sbagliato in me.-
-Vuoi sapere un’altra cosa, Lu? Provo la stessa identica sensazione. Forse c’è qualcosa di sbagliato anche in me. Credo però che insieme riusciremo a capirne il perché, ti va di provare?.-”

⭐⭐⭐⭐⭐⭐
✴E n j o y i t✴
🌸H a n a e🌸
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10






 
“La chiamiamo per informala che il signor Natsu Dragneel è stato appena ricoverato d’urgenza.”
La paura, il vuoto al cuore e la stratta allo stomaco che Lucy provò nell’udire quelle parole è un ricordo che si sarebbe portata dietro per tutta la vita.
Le spalle sbattute contro il muro grigio e freddo del pianerottolo in cerca urgente di un sostegno solido, capace di sostenerla in quel momento che sembrava surreale.
Le mani le tremavano fortissime e il telefono, stretto compulsivamente tra le dita sottili ormai diventate bianche, rischiava di essere spezzato in due.
Le gambe erano molli e incapaci di reggere il suo peso, perciò fu costretta ad accasciarsi a terra e a stringere le gambe al petto in cerca di un momento per pensare lucidamente.
Le lacrime però scendevano senza controllo e rigavano le guance arrossate per l’agitazione, le sembrava di rivivere l’incubo della morte dei suoi genitori e al solo pensiero di tutto quel dolore le veniva un attacco di panico. Non poteva perdere anche Natsu, non per aver ignorato le sue raccomandazioni ed essere uscito lo stesso debole e malato com’era.
Il respiro sempre più affannato e veloce non l’aiutava a far smettere il cuore di battere e la testa di pulsare. Non riusciva a pensare concretamente.
Il miagolio di Happy da dietro la porta era diventato più forte e Lucy fu costretta a tapparsi le orecchie con le mani, come faceva da bambina ogni volta che un lampo rimbombava per i corridoio di casa sua.
No, no non poteva essere accaduto realmente, quello doveva essere un incubo, Natsu non poteva essere finito all’ospedale.
Doveva fare qualcosa, non poteva starsene lì seduta per terra con le mani in mano a piangere, doveva vederlo assolutamente.
Sì alzò in fretta, raccogliendo la tracolla gettata accanto alla porta e, assicurando a Happy che sarebbe tornata corse fuori.
L’impatto del suo volto bagnato con l’aria fredda della sera la fece sentire più lucida.
Ancora una volta ricorse al servizio dei taxi e si fece portare di corsa in ospedale.
 
 
Una volta scesa e pagato il tassista cercò l’entrata per i visitatori, l’uomo l’aveva lasciata nel parcheggio e adesso non riusciva a ritrovarsi.
Intanto il suo cuore aveva ricominciato a battere forte e le mani a tremare.
Quando riuscì ad entrare prese un respiro profondo e il più veloce che poté si recò al bancone delle informazioni per chiedere di Natsu.
“Salve, come posso aiutarla?” le domandò l’infermiera con il camice bianco e dei buffi capelli lunghi blu elettrico. Era molto giovane per essere lì dentro.
Lucy cercò di apparire il più calma possibile e stringendo i lembi della gonna sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi – più per confortare se stessa che per altro: “Sono qui per vedere Natsu Dragneel, mi avete chiamata per avvertirmi”
L’infermiera alzò lo sguardo su di lei e con un “Oh” pronunciato a fior di labbra prese una cartella clinica e sbucò da dietro il grande tavolo facendo segno a Lucy di seguirla.
La giovane dai capelli lunghi la condusse in un lungo corridoio pieno di stanze numerate, per poi salire le scale di alcuni piani.
Ad ogni passo Lucy sentiva le gambe sempre più molli e il fatto che l’infermiera non avesse detto una parola non la rassicurava affatto, anzi, aveva l’effetto opposto.
“Lei deve essere la signorina Lucy Heartphilia, dico bene?”
“Esattamente” confermò accelerando il passo per riuscire a starle più vicina, lungo il corridoio erano disposte alcune sedie per l’attesa dei visitatori.
“E deduco che lei sia la fidanzata del paziente Dragneel”
Lucy arrossì tutto d’un botto e balbettando cercò di negare, anche se avrebbe voluto che quelle parole fossero vere.
“No no! È-è solo una persona a me molto cara…”
L’infermiera ridacchiò e diede un’occhiata veloce alla carella clinica che teneva accostata al petto per poi fermarsi alla stanza numerata ‘X777’.
Prima di aprire la porta la ragazza si girò verso Lucy e la guardò negli occhi.
“Sei stata la prima persona che abbiamo trovato tra i suoi contatti del cellulare; eri tra i preferiti,” spiegò consegnandole appunto il telefono di Natsu, preso dalle sue mani tremanti.
“Non è messo molto bene e non sappiamo cosa sia successo, stiamo aspettando che si svegli per saperlo, perché ha preso una bella botta in testa, talmente forte da causargli un trauma cranico e farlo svenire; ha alcune costole rotte, una spalla lussata, un occhio nero e un polso slogato, oltre a lividi sparsi per tutto il corpo. I medici hanno dedotto che sia stato picchiato molto forte. Lei ha per caso qualche idea di chi sia stato?”
Lucy scosse la testa in segno di negazione, cercando di trattenere le lacrime che ormai premevano per scendere.
“Ha anche una febbre molto alta, perciò credo che ci voglia molto più tempo del previsto prima che si svegli, nonostante i medicinali adesso non dobbiamo far altro che affidarci al tempo e aspettare.”
Lucy abbassò lo sguardo sempre più abbattuta e preoccupata.
L’infermiera inaspettatamente le prese la mano e la strinse nelle sue regalandole un sorriso caldo e rassicurante; proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
“Adesso devi stare tranquilla, quello è un ragazzo forte, qualche giorno di riposo e si riprenderà, ne sono sicura.”
Lucy si asciugò una lacrima sfuggita al suo controllo con il dorso della mano libera e le fece un sorriso debole ma comunque sincero.
“Di qualunque cosa hai bisogno non esitare a chiamarmi, io sono Wendy.”
Lucy la ringraziò debolmente ma comunque di cuore e una volta entrata quello che vide le frantumò il cuore in mille pezzi.
Natsu era disteso su uno di quei letti bianchi tipici degli ospedali, con la testa fasciata da delle garze bianche con alcune ciocche di capelli rosa ribelli che fuoriuscivano, una flebo e altri aghi attaccati al braccio destro, il polso sinistro fasciato, un occhio nero e altre garze avvolte attorno al busto.
L’odore di disinfettante contribuì a farla scoppiare in un pianto disperato, come se le avessero tagliato delle cipolle sotto gli occhi.
Quell’aspetto non era quello di Natsu, Natsu non aveva quel colorito pallido o quell’espressione tormentata e sofferente.
La ragazza si avvicinò piano al lato del letto, quello libero con una sedia accanto e ci si sedette, sbottonandosi il cappotto e poggiandolo insieme alla tracolla sul letto accanto.
Con la punta delle dita sfiorò quelle di Natsu per poi posare la sua mano su quella di lui, per stringerla nelle sue e portarla alle labbra carnose, quelle labbra che erano state tante volte vittime dei baci passionali di Natsu e ve ne posò uno delicato.
Rimase diverso tempo con le sue dita intrecciate in quelle di Natsu e si beò di quel contatto così rassicurante, di certo non nel migliore dei luoghi o nelle migliori delle circostanze, però l’importante era che adesso fosse lì con lei.
Quando l’avevano chiamata aveva avuto così tanta paura, una paura che conosceva fin troppo bene e sapere che c’era una possibilità di perdere il ragazzo che amava la corrodeva dentro e si sentiva morire al solo pensiero di quella sofferenza così insopportabile.
Con una mano scostò una ciocca di capelli color ciliegio troppo lunga che era andata a posarsi sulla punta del naso, sollevandosi ad ogni boccata d’aria presa dal rosa; aveva proprio bisogno di tagliarseli quei capelli.
Mentre continuava a stare seduta su quella scomoda sedia sentì delle voci provenire dal corridoio e le sembrò anche di riconoscerle.
 

“Come hai potuto!”
“I-io non volevo… non era mia intenzione!”
“Non era tua intenzione?! Guarda che hai combinato!”
“Ma io volevo solo che non ti facesse del male…!”
“Devi smetterla di immischiarti nei fatti miei. Sono grande abbastanza da sapere quello che faccio!”
 

Lucy si alzò di scatto, conscia di chi fossero le persone che stavano litigando proprio lì fuori.
Corse ad aprire la porta, lasciando bruscamente le dita di Natsu.
Una volta aperta l’unica barriera che li separava non ebbe più dubbi sul fatto che quelli fossero Lisanna ed Elfman.
L’albina non appena la vide ammutolì e dopo aver posato lo sguardo prima su di lei e poi sulla stanza in cui era Natsu corse via, verso le scale antincendio, il più lontano possibile.
“Lisanna!” tentò di chiamarla invano, non l’avrebbe mai ascoltata.
Però lei aveva bisogno di parlare assolutamente, non poteva rimandare ancora e fare la codarda, facendo soffrire se stessa e lei.
Così si fece coraggio e iniziò a camminare verso la direzione in cui era scappata, prima a passo lento e poi di corsa, passando anche davanti ad Elfman, che l’aveva guardata in un modo che non si sarebbe mai aspettata.
Aver incontrato i suoi occhi blu era stato come un colpo al cuore e per un momento, per un singolo istante accantonò il fatto che fosse stato lui a far finire Natsu all’ospedale, in gravi condizioni.
Ancora non comprendeva per quale motivo quel ragazzo avesse agito in quel modo, ma sapeva che di certo picchiare qualcuno fino a fargli perdere conoscenza non era la soluzione giusta e lei non lo avrebbe perdonato tanto facilmente; neanche se in quelle pozze blu poteva leggere il pentimento delle sue azioni.
Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi a parlare anche con lui, almeno per sapere il perché di tutta quella violenza.
In quel momento la priorità era parlare con Lisanna e visto che entrambe avevano cercato di fuggire da quel giorno che prima o poi sarebbe arrivato ora che lei aveva preso il coraggio che le serviva per parlarle doveva fare la prima mossa.
Accelerò il passo fino a correre; aprì la porta con un colpo di avambraccio e si fermò davanti alle scale antincendio, c’erano due direzioni e non aveva idea di quale Lisanna avesse preso.
Quelle scale le sembrava rappresentassero la sua vita, o la vita delle persone in generale e le scelte, quando si è costretti a decidere fra due strade e si è sempre indecisi, fino alla fine, anche quando ormai si è giunti a destinazione e ci si domanda se l’altra direzione non fosse stata meglio di quella appena presa; perché purtroppo l’uomo avrà sempre dei rimpianti e dei rimorsi con cui convivere e lei, fino ad ora non aveva fatto altro che averne – un po’ per colpa sua e un po’ anche per altre persone e occasioni mancate e momenti non vissuti. Perciò sapeva che questa volta non poteva per forza prendere la strada più facile e ignorare un sentimento forte come l’amore, anche se non era suo. Questa non era lei, andava contro i suo buoni propositi.
Quasi quasi però si faceva indietro e tornava da Natsu, ignorando lo sguardo colpevole di Elfman e l’immagine di Lisanna in lacrime e magari sopprimeva anche quel suo modo di essere una volta per tutte in un angolino remoto della sua anima, consapevole però, che un giorno sarebbe tornato e allora avrebbe dovuto farci i conti per davvero.
Controvoglia – perché lo ammetteva, il solo pensiero di un confronto la terrorizzava – decise di scendere giù per le scale e controllare se fosse uscita dall’edificio, magari con un po’ di fortuna la riusciva ad incontrare; però una volta al piano terra dell’edificio ospedaliero non vide nessuno e pensò davvero che se ne fosse andata, infondo che cosa ci stava a fare lì.
Riprese le scale per tornare da Natsu, in quel momento aveva solo voglia di stargli accanto e stringergli la mano forte, così forte che si sarebbe svegliato dal dolore e le avrebbe sorriso, perché lo faceva sempre.
Mancavano alcuni gradini dalla porta che dava sul corridoio e già da quella distanza riusciva a vedere alcuni ciuffi dei capelli di Elfman, che evidentemente era rimasto lì ad aspettare.
Non sapeva se sarebbe mai entrato e tantomeno credeva che lei lo avrebbe fatto entrare.
Una volta davanti alla porta alzò lo sguardo alle scale che probabilmente portavano al tetto; poteva andare a dare una controllata anche lì sopra, dubitava che fosse andata lì e comunque un po’ di aria fresca l’avrebbe aiutata sicuramente.
Così, gradino per gradino arrivò fino in cima e con sua grande sorpresa trovò Lisanna, seduta su uno dei comignoli con le gambe compresse contro il petto e il mento poggiato sulle ginocchia.
Lucy una volta aver chiuso la porta alle sue spalle rimase a guardarla da dietro, indecisa se andare o no, perché era sicura che preferisse mille volte stare da sola, al freddo e su un tetto di un ospedale che in sua compagnia.
Avrebbe dovuto lasciarla in pace, almeno per il momento e magari aspettare che scendesse, oppure sperare in un qualche tipo di segno nel giro dei prossimo 60 secondi.
Come se l’albina l’avesse letta nel pensiero si girò e trasalì, sorpresa di trovare Lucy lì con lei.
La bionda poté avvertire il forte disagio che c’era nell’aria e che provavano entrambe. Le mani sudate e il continuo muoversi di Lisanna da dove era seduta ne erano una chiara prova.
Visto che non sapeva che dire e ormai era troppo tardi per tornare indietro avanzò di diversi passi, rimanendo comunque lontana da Lisanna.
Mandò giù quel groppo che le era rimasto in gola dal momento in cui l’aveva vista.
“Posso sedermi?” domandò timidamente.
Lisanna le fece un debole cenno di assenso con la testa e si spostò di lato, lasciando tanto spazio quanto bastava per farla sedere.
Lucy si sedé e mantenne la testa bassa sui suoi piedi, come se in quel momento fossero una delle cose più interessanti del mondo. Di tanto in tanto con la coda dell’occhio sbirciava l’albina in cerca di qualche segnale o qualcosa che le desse la possibilità di parlare.
Quella specie di gioco andò avanti per diversi minuti fino a quando entrambe non incrociarono lo sguardo dell’altra e furono costrette a dire qualcosa, qualunque cosa. Quel silenzio stava stretto ad entrambe.
“Mi dispiace…” sussurrò Lisanna.
Lucy la guardò attentamente e Lisanna fece lo stesso. Non riusciva a capire per quale motivo si sentisse dispiaciuta, anzi, era lei che avrebbe dovuto scusarsi.
“È-è tutta colpa mia!” disse ricominciando a piangere e Lucy, abbastanza titubante per cercare di calmarla le appoggiò delicatamente una mano sulla schiena. Lisanna sobbalzò dalla sorpresa e quelle che prima erano lacrime diventarono singhiozzi.
“Io non credo sia colpa tua. A dire il vero non credo sia colpa di nessuno per ciò che è successo…” il debole sorriso che si venne a dipingere sulle labbra di Lucy fu abbastanza inaspettato per le due, “è semplicemente successo che ci siamo innamorate della stessa persona.”
Lisanna girò la testa verso la parte opposta a quella della bionda e prese un lungo respiro, trattenendo il fiato per alcuni istanti, e poi buttò l’aria fuori; creando una nuvoletta di vapore.
“Non è giusto però…” sussurrò “io ci ho provato così tanto, mentre tu sei arrivata e nemmeno il tempo di un battito di ciglia che era già così distante da me; io volevo solo che mi amasse…”
Il cuore di Lucy si fece piccolo piccolo ed ebbe la sensazione che qualcuno glielo stesse comprimendo fino a farlo sbriciolare e diventare polvere.
“Ho anche creduto che ricambiasse, per un breve istante, ma poi vi ho visti insieme, il modo in cui ti guardava e un sorriso che con me non ha mai avuto. È stato allora che ho capito di averlo perso per sempre e il mio cuore si è spezzato.”
Sentire tutte quelle cose, quei sentimenti e quella sofferenza per Lucy fu davvero una tortura. Non poteva neanche immaginare come lei stessa fosse stata in grado di far sentire una persona tanto male.
“Ti ho odiata, sai? Perché eri tu la causa della mia sofferenza; e ho cercato anche di riprendermi Natsu in un modo davvero penoso, ma poi mi sono fatta schifo da sola,” la ragazza dagli occhi blu si girò ancora, questa volta verso di Lucy e con le lacrime agli occhi le disse: “io amo Natsu più di ogni altra cosa; c’è sempre stato per me e anche solo la sua presenza mi rende la giornata migliore. Amo il suo modo di essere, di parlare, di vivere la vita. Credevo che sarei stata io la ragazza che l’avrebbe fatto sentire completo e che lui avrebbe amato, così come io amavo lui; lo credevano tutti” un singhiozzo le spezzò la voce e alcune lacrime scesero “però lui ama te…”
Ormai anche Lucy aveva iniziato a piangere, silenziosamente, perché aveva paura di disturbare e rovinare quell’atmosfera così intima e delicata che si era andata a creare tra le due ragazze.
“Poi le cose mi sono sfuggite di mano e con esse anche i miei sentimenti, fino ad arrivare a questo punto…”
"Lisanna" Lucy le prese le mani e le strinse nelle sue, costringendola a prestarle attenzione "tu non sai quanto io sia dispiaciuta per come ti sei sentita. Mi sono domandata diverse volte nella mia vita se fosse il caso di andarmene e togliere il disturbo per sempre, ma poi ho incontrato Natsu e le cose sono cambiate; per una volta mi sono sentita felice e amata da qualcuno per davvero! Ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi."
A Lucy pizzicavano gli occhi in quel momento, un po' per l'emozione di raccontare a qualcun altro che non sia stata se stessa come si fosse sentita in tutto questo tempo.
"Io ho sofferto con te e per te. Capivo e capisco tutt'ora come ti senti e magari non te ne rendi conto, ma sono state più le volte che avevo i sensi di colpa che quelle in cui ero davvero felice" tutto ciò che sentiva lo stava esprimendo e parola per parola si sentiva più vicina a Lisanna.
"Non appena ho capito i tuoi sentimenti ho pensato che fosse stato meglio lasciar perdere Natsu... ma non ci sono riuscita. Più passavano i giorni e più mi innamoravo di lui" nel suo racconto Lucy non poteva fare a meno di sorridere nostalgicamente, ripensando a tutti quei momenti così speciali.
Lisanna aveva ricominciato a piangere e cercava di trattenere i singhiozzi goffamente, rendendoli ancora più rumorosi. Lucy però continuò a parlare e parlare, con una grinta e determinazione che non aveva fino a poco fa. Non poteva fermarsi proprio ora, non poteva smettere di parlare dell’amore che era nato nel suo cuore e ormai non pensava neanche più che tutta quella conversazione fosse nata per riappacificarsi con Lisanna e per sentirsi più libera dai sensi di colpa, per direi di averci provato, almeno; adesso provava gusto e soddisfazione nel raccontare la sua felicità. Sentiva che era quella la cosa giusta da fare e per una volta non dubitò delle sue scelte.
“Io lo amo Lisanna, lo amo proprio come lo ami tu e mi dispiace, ma io non posso mettermi da parte. Non mi sono mai sentita così felice in tutta la mia vita e non potrei mai essere tanto stupida da lasciar andare via la mia unica occasione.”
“Fino ad ora non ho avuto il coraggio di fronteggiarti e dirti come mi sento; non l’ho mai fatto in tutta la mia vita a dire il vero. Per tutto questo tempo ho pensato a come ti sentissi tu,” disse puntandole un dito contro il petto “e non a come mi sentissi io e ho sbagliato. Perciò mi dispiace immensamente farti soffrire, ma io mai e poi mai rinuncerei a Natsu.”
Gli occhi di Lisanna si spalancarono e più lacrime uscirono, andando a bagnare il maglione che indossava. Lucy le poggiò le mani sulle spalle e delicatamente la spinse contro di sé per abbracciarla e l’albina – per suo grande sollievo – non la respinse, anzi, la strinse forte.
Era sicura del fatto che anche il momento della ragazza di incontrare qualcuno che ricambiasse il suo amore sarebbe arrivato e che doveva solo continuare a crederci.
Sicuramente era stata dura e non aveva programmato che quella ‘chiacchierata’ prendesse quella piega, ma nonostante tutto si sentiva comunque libera e anche più leggera. Magari Lisanna non avrebbe mai accettato quella sua presa di posizione, ma confidò nel fatto che capisse.






































Angolo autrice:
Tadaaaannnnn!
Sono finalmente tornata e non vedevo l'ora!
Che ve ne pare? Vi aspettavate qualcosa del genere oppure uno 'scontro' totalmente diverso tra le due? Molto probabilmente alcune cose non vi saranno ancora totalmente chiare. Tipo il perché Elfman ha fatto ciò che ha fatto, che cosa succederà con Purehito (visto che molti di voi mi hanno chiesto di lui) e molto altro.
Ho già in mente tutto e in massimo uno o due capitolo (magari anche tre ^.^) troverete risposta a tutte le vostre domande e, a questo punto, ritengo necessario annunciarvi che la storia non andrà avanti ancora per molto. Ormai siamo agli sgoccioli! Però non voglio farvi rattristare troppo per il momento!
Diciamo che non ho molto da dire riguardo al capitolo, anche perché penso parli da solo.
Spero che anche questa volta non ho deluso nessuno e un bacio,

Hanae 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: H a n a e