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Autore: Celeste_08    28/06/2016    2 recensioni
Lui è Jorge Blanco. Karateka di fama nazionale, alle prese con la sua prima sfida internazionale.
Lei è Martina Stoessel, cintura nera dal talento indubbio, ma con un passato tormentato alle spalle, passato che non smette di inseguirla.
Jorge usa il Karate come scusa per isolarsi dal mondo degli affetti; Martina ne ha fatto un'arma per seppellire il proprio passato. O per prenderlo a calci.
Ridder Van Kooten, campionissimo olandese, e Pasquale Di Nuzzo, orgoglio tricolore, sono la squadra di Jorge. E la sua linea di confine fra conflitto interiore e mondo esterno.
Mercedes Lambre e Adrian Salzedo sono rispettivamente la fisioterapista e il maestro di Martina. E di quest'ultima non hanno a cuore solo il benessere fisico...
Como fa da sfondo a un avvincente incontro sul tatami. Una danza quasi mortale fra Martina e Jorge, che porterà uno dei due atleti ad un lungo viaggio alla scoperta di sé.
Nessuno si salva da solo, qui. Accetta di affrontare il tuo tormento. Fallo con me.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Jorge Blanco, Sorpresa
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Jorge che cazzo, apri!"
Diciamo che stavo sognando un bacio di Martina, perciò svegliarsi così non è il massimo.
Apro del tutto gli occhi e lei è accanto a me, con il bel viso teso.
"Credo stiano cercando me..."
La bacio e la rassicuro:
"Vedremo."
Mi alzo e mi infilo al volo i pantaloni del pigiama, dopodiché apro la porta.
"Alleluja, volevo chiamare l'esercito."
Pasquale è già vestito e sembra furioso.
"Cosa ti serve? Non partiamo più alle 10?"
Mi fissa e sembra non capire perché sembro così assente. 
"Jorge... La tua bella amica non si trova, ed il suo maestro è furioso. Le cose sono due: o è con te o è sparita. In entrambi i casi Adrian sembra pronto a fare una guerra. Serve a nulla ricordarti che abbiamo una gara domani?"
Merda. Faccio cenno a Pasquale di aspettare e mi giro, ma Martina è già dietro di me. Indossando i suoi leggings e il sopra della mia tuta. È uno schianto, e ho un groppo in gola quando capisco l'enormità di quello che ho fatto. 
"Ragazzi... Con Adrian parlo io. Pasquale, se vuoi scusarmi.." E con ciò esce dalla mia stanza, e adesso sì che sto male. Adrian non ci metterà molto a capire tutto.
Pasquale aspetta che lei sia entrata nell'ascensore e poi entra nella nostra suite, chiudendo la porta e trascinandomi nella sua camera. 
"Mi spieghi cosa cazzo ti prende? Possibile che non capisci che questa gara per me e Rid significa tutto? Che Salzedo è un maestro importante e può aprirci le porte del mondiale? Come cazzo puoi farci questo? Adesso sarà furioso, tu sarai a pezzi e la squadra andrà a puttane. Lo capisci???"
Abbasso lo sguardo. 
"Senti è capitata nel momento peggiore, però è una cosa bellissima e non puoi capire cosa ci sia dietro. Lei è come me. Lei è la mia energia perché lei sa qual è la strada."
Pasquale mi fissa
"Energia? Strada?"
Ricambio il suo sguardo. 
"Lei ha una storia difficile alle spalle. Come me. Io posso curarla. Perché lei ha già curato me. Non è che non abbia a cuore la qualificazione ma siamo atleti per arrivare alla fine. Io ho capito qual è ora lo scopo del Karate, io so cosa devo fare per vincere. E lo so perché c'è lei qui, con me e per me. Forse dovrei parlare io col maestro." 
Pasquale mi fissa sconvolto.
"Senti capitano, non ci ho capito un cazzo, ma ho capito che stai male. Adesso stai con noi, domani facciamo la gara e poi parliamo delle prospettive. Okay?"
Per niente, ma non mi lascia scelta. Mi trascina nella mia stanza e mi aiuta a raccogliere le mie cose. Quando chiudiamo la borsa da viaggio, Rid arriva con un caffè e un muffin.
"Ti serviranno. Mangia."
Prigioniero nella mia squadra. E forse, se fossi in loro non potrei far a meno di stare dalla loro parte e comportarmi come stanno facendo loro. 
Quando scendiamo nella hall alle 10, il check out dura un istante ed in troppo poco tempo ci ritroviamo sul pulmino per Como. L'aria è pesante. Adrian è livido.
"Blanco. Dobbiamo parlare."
Martina si alza e si allontana con lo sguardo basso. Ha la tuta istituzionale e il viso stanco, ma è bella lo stesso e dalla sua espressione so che sta soffrendo quanto me. 
"Blanco quello che è successo è gravissimo. Non sono disposto a tollerare tresche nella squadra delle qualificazioni mondiali, meno che mai se un membro della squadra è garanzia di successo."
Lo fisso in silenzio e poi abbasso lo sguardo. 
"Sensei.."
"Meno stronzate. Dimenticati di lei e portateci al mondiale." Si avvicina al mio viso e mi costringe ad alzare lo sguardo.
"Coso.. Non ti azzardare a fare giochetti. Tanto per lei sarai uno dei tanti amanti. Ti dimenticherà in fretta, vedrai."
Ed in quel momento, un'illuminazione. A Salzedo non importa nulla dei mondiali: a lui interessa solo avere Martina. E adesso so perché lei è triste. Lei non lo vuole. Lui non l'hai mai avuta.
"Perfetto, allora. Però vede sensei S... Almeno io l'ho avuta."
Diventa livido e mi fa cenno di allontanarmi, cosa che faccio più che volentieri. 
Non so come, ma Tini.. Voy por ti. 
Raggiungo Rid e Pasquale e incrocio i loro sguardi furiosi. Faccio per aprire bocca, ma Pasquale mi blocca. 
"Non peggiorare le cose, amico."
Sospiro e guardo fuori dal finestrino... Mi piace questo paesaggio, ma non mi piace non poterlo condividere con lei.
Lei che in questo momento è seduta nei primissimi posti, abbracciata alla bionda fisioterapista. Mercedes Lambre... 
«Ti consiglio di scoprire perché il Karate sia tanto importante per lei».
Me lo aveva consigliato lei, parlando di Martina. 
Un passo avanti lo ho fatto ieri sera: lei lo usa come scudo per le emozioni. Le hanno fatto male in passato e ora lei scherma tutto dietro uno sguardo di ghiaccio e mosse letali. Però non mi torna qualcosa nel suo combattimento. È precisa, è veloce ed è letale, ma combatte ferita. Da cosa e perché non lo so. Combatte come un animale in gabbia. È strano, perché ha tutto: bellezza, intelligenza, leggerezza, onestà, fierezza... Mi chiedo quale sia il suo vero tormento. 
Il mio è la paura. Non ho la sua tecnica, non ho la sua velocità, il mio kumite non è preciso e plastico come il risultato di un calcolo algebrico, però la mia determinazione è immensa. È la paura di sentirmi piccolo ed impotente a tenermi saldo durante la gara. Nella mia carriera, solo il maestro mi ha buttato giù. E in qualche modo, le sconfitte per mano del maestro non le percepisco come problemi. Idem quelle per mano della ragazza con gli occhi tristi, bella come il sole dell'alba ma irraggiungibile come la luna sul mare. 
"Siamo arrivati."
Pasquale mi scuote e mi rendo conto che i miei pensieri mi hanno tenuto impegnato fino a destinazione. Scendiamo dal pulmino e seguiamo Salzedo e la senpai all'interno della grezza struttura di fronte cui è parcheggiato il nostro mezzo. L'hotel sembra una caserma: grigio e squadrato, ha tutta l'aria di un ritiro sobrio per sportivi. L'interno è moderno ma essenziale, tutto rigorosamente comandato in remoto: dalle tende alle finestre fino alle porte scorrevoli. Ci accoglie un tale, che indovino messicano dall'accento identico al mio, con i capelli scuri e lunghi alle spalle e occhi grandi da bambino. 
"Buongiorno Keikenkai, ben arrivati Tini e Adrian." Ah, sarà un tale del loro staff.
"Ciao Xabi." Adrian risponde così al suo saluto e poi senza congedarsi scompare alla nostra vista percorrendo una rampa di scale che deve portare al piano superiore. 
Restiamo solo noi atleti. 
"Keikenkai, io sono Xabiani Ponce de Leon, e sono il maestro di meditazione trascendentale. Martina già mi conosce, ma vorrei conoscere voi. Avete venti minuti per sistemarvi e poi vi aspetto dabbasso per la meditazione. Domande?"
Rid sbatte gli occhi assonnati e Pasquale crolla la testa sul petto. 
"Grazie, maestro Xabiani. A dopo."
Una receptionist ci consegna le chiavi delle stanze e ci indirizza agli ascensori. 
Nello specchio, incrocio lo sguardo di Martina, impassibile come quello di un giocatore di poker. Come vorrei sentire il suono della sua voce... Ma so che è disturbata dalla presenza dei miei compagni.
Eppure, come se mi avesse letto nel pensiero, quando le porte si aprono dice:
"Xabi è il migliore dei preparatori. Ma ha una tecnica inusuale, basta che ignoriate il disagio nei primi momenti." E con questo si allontana nel corridoio, dandoci le spalle.
"Ma voi avete idea di cosa sia la meditazione trascendentale?"
Chiede Rid
"Sì ma personalmente non la ho mai provata. So che ci si deve rilassare, lasciar vagare i pensieri e liberarsi della negatività e delle emozioni. Ci si dovrebbe sentire carichi a molla al termine."
Pasquale e i suoi esempi. 
Entrando nella nostra stanza, non posso fare a meno di notare che somiglia davvero alla camerata di una caserma. Tre letti, tre sedie, tre tavoli, un bagno. 
Posiamo le borse, indossiamo i karetegi e strette le cinture ci chiudiamo la porta alle spalle. Direzione dojo.
Entrando, notiamo che Martina e Xabi sono già lì, nella posizione di seiza e lei ha gli occhi chiusi, rilassati come se dormisse. 
Xabi ci indica con un gesto di imitarla e ci affrettiamo ad eseguire.
Martina sembra non accorgersi di noi, mentre eseguiamo la respirazione secondo le indicazioni del maestro. 
"Adesso cercate di visualizzare la vostra più grande paura e datele forma. Concentratevi e focalizzatevi sul vostro tormento più grande: dovrete dargli un nome. Solo così lo potrete dominare."
Chiudo gli occhi e torno alla mia infanzia.
 

La paura nella mia testa ha la forma di un uomo ed è grigia e marrone. Un ometto grigio e marrone che mi impedisce di pensare lucidamente. 
Da lontano sento Xabi che sussurra in qualche punto vicino a me:
"Dominala. Esiste solo nella tua testa. Controllala".
Cerco di immaginare come sarebbe un combattimento con quell'ometto grigio e marrone che diventa grande nel mio cervello. Lui non sa che sono forte. E improvvisamente mi ricordo la tecnica di Martina.
Lui combatte con i pugni, ed è più forte di me. Ma io sono piccolo nella mia testa e non posso rispondere con un pugno. Sgambetto e lui diventa più grosso. Sto per cedere, ma poi un'altra figura arriva nella mia mente. Sa di torta e di fresco, mi ricorda la mamma. E in quel momento voglio che quella sensazione di pace duri per sempre, così nella mia testa tirò un calcio e l'ometto grigio e marrone scompare come polvere. Dove è la mamma? Il profumo è rimasto, adesso è una carezza, dita leggere come quelle di un'amante. La mia amante. Il profumo prende forma nella mia testa e diventa un boccolo di seta, i capelli di Martina. Vorrei allungare le mani e toccarli e nel vedere che non ci arrivo... Sospiro.

"Eccellente, Jorge. Espira e apri gli occhi." Il comando mi riporta alla realtà e mi ritrovo seduto nella posizione di seiza, la fronte sudata ma la testa piacevolmente vuota. O meglio... Rilassata. Mi sento... Rilassato. Elastico. Pronto.
Martina mi guarda e il suo sguardo è oro puro. 
"Kiritsu Kuro Obi. Hai vinto te stesso, ora sei pronto per la gara."
La fisso e poi fisso gli altri.
Xabiani sembra soddisfatto. 
"Puoi ritirarti, Jorge. Tu per oggi hai finito."
Mi congedo e noto Rid e Pasquale ancora tesi nel loro sforzo. Quando chiudo la porta del dojo alle mie spalle mi sento stanco come dopo una corsa, ma vitale come se fossi appena sceso dal letto dopo un sonno ristoratore. 
Arrivo nella mia stanza e mi stendo sul letto. Il cuscino sa di pulito ed è fresco ed io non impiego tanto per scivolare nel più dolce degli oblii. 


   
 
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