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Autore: frivolippa    28/06/2016    3 recensioni
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova storia sempre sulle nostre due amate Callie e Arizona..
Di solito le mie storie iniziano sempre con una tragedia perché penso che è proprio dopo la tempesta che ti accorgi che la vita forse ti sta dando una seconda possibilità e sta a noi saperla sfruttare al massimo. Spero vi piaccia 😊
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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All’improvviso un pensiero si insinua nella tua testa: vorrei un bambino. Lo scacci in fretta, non è il momento giusto, come farei con il lavoro e poi no, non abbiamo ancora sistemato tutta la casa. Però, però... Quanta confusione in testa. 

SEATTLE

-Dottoressa Robbins è Janet al cellulare – 
Ero nel bel mezzo di un intervento, avevo appena riparato una malformazione su un piccolo cuoricino ancora dentro la pancia della sua mamma quando il mio cellulare prese a suonare:
-Corinne risponda e dica a Janet che la richiamerò appena avrò terminato l’intervento – .

-Dottoressa Robbins, Janet dice che è urgente e che non può aspettare – 
Sbuffai, che ci sarà di così urgente pensai tra me e me, Sofia che fa i capricci perchè vuole qualcosa e Janet non sa se poterglielo comprare:
-Dica a Janet di comprare a Sofia qualsiasi cosa voglia –

-Dottoressa Robbins, Janet insiste che vuole parlare ora con lei –
-La metta in viva voce Corinne – aspettai un secondo e continuai: -Janet, sono nel bel mezzo di un operazione,  cosa c’è di così urgente da non poter aspettare? –
Ciò che percepivo nella stanza erano solo i singhiozzi di Janet che non riusciva a parlare, incominciai ad agitarmi tanto da dovermi fermare con le mani nella placenta della mia paziente:
-Janet per favore dimmi cosa è successo –
-So.. So.. Sofia è scomparsa –

La bomba atomica era stata sganciata, nella sala operatoria 2 calò il silenzio, Corinne senza che io dicessi una parola si avvicinò a me e mi mise due mani sulle spalle:
-Dottoressa Robbins, il dottor Karev sta arrivando, la prego di togliere le mani da dentro la paziente e ... –
Non le lasciai il tempo di finire la frase perchè ero già fuori la sala, buttai i guanti ed il camice lungo la strada e correndo raggiunsi la macchina.

Più mi avvicinavo alla piscina dove Janet e Sofia si erano recate quella mattina più sirene della polizia che illuminavano tutto il piazzale vedevo:
-Signora mi dispiace, ma non può entrare nel parcheggio della piscina – un poliziotto mi bloccò mentre stavo entrando nel parcheggio.
-Senta, io sono la madre della bimba per cui voi siete qui –
-Mi fornisca i documenti per cortesia – 
Presi dal cruscotto la patente e il foglio del riconoscimento di maternità che portavo sempre con me, scesi dalla macchina e glieli porsi.
-Ho qui una signora che dice di essere la mamma di Sofia Sloan Torres – ci fu un attimo di silenzio: -il numero di patente è: AR45 –
Mentre il poliziotto procedeva alla mia identificazione io non potetti più resistere e corsi verso l’entrata:
-Signora non può andare, dove correeee – lo sentii gridare dietro di me, ma non mi importava, avevo aspettato fin troppo.

Trovai Janet in un angolo, seduta, un fazzoletto in mano e due uomini accanto a lei, mi avviai a passò molto svelto:
-Janet – 
Appena mi vide la disperazione prese spazio sul suo viso:
-Dottoressa Robbins io.. – le lacrime e i singhiozzi ebbero la meglio;
Dovevo mantenere la calma, avrei potuto fare un macello, mi conoscevo bene, così iniziai a contare fino a dieci prima di parlare:
-Janet, vuoi dirmi cosa è successo? –
-Scusi ma lei chi è? – mi chiese uno dei due poliziotti;
-Sono la dottoressa Arizona Robbins, mamma di Sofia Sloan Torres –
-Ah mi scusi signora, non lo sapevamo, piacere sono il tenete Barnet e ci stiamo occupando dell’accaduto, vedrà che risolveremo tutto –
Assentii al tizio con la testa e poi rivolsi nuovamente lo sguardo verso Janet e con molta calma le chiesi nuovamente:
-Janet, puoi dirmi come sono andate le cose e perchè Sofia non è qui? -
-Mi dispiace signora, ma Janet deve rispondere alle nostre domande e non alle sue per il momento-.
Quella risposta fece scattare quel non so che, come se qualcuno avesse spinto un interruttore:
-Forse qui non è chiaro il fatto che io sono la madre di Sofia, che sono qui e che nessuno mi ha detto come sono andate le cose- il mio tono era un tantino tanto alto, ma non mi importava nulla: -voglio sapere dove è mia figlia Janet, ti pago per starle attenta e non per perderla –
Janet continuava a non guardarmi negli occhi e a non rispondere, così feci un passo avanti, la obbligai ad alzarsi dalla sedia e a guardarmi negli occhi:
-Cazzo Janet, dimmi come sono andate le cose prima che combini qualcosa di cui potrei pentirmi –
I poliziotti si avvicinarono e si frapposero tra me e Janet:
-Mas finiremo l’interrogatorio in commissariato, signorina Janet ci segua e lei signora Robbins venga anche ma non potrà stare con l’interrogata, saremmo noi a venirla ad avvisare di quanto accaduto appena avremmo il quadro completo della situazione –

-Papà, sono Ari – 
Era stato un gesto istintivo, ero seduta su una sedia in un lungo corridoio semi buio, in una stanza a me indefinita c’era Janet sotto interrogatorio:
-Arizona cosa è successo? –
Non c’era uomo che mi conoscesse meglio di lui, del colonnello Robbins, presi fiato, provai a parlare ma le parole mi morirono in gola:
-Arizona respira e parla – il tono di mio padre era perentorio.
-Sofia è scomparsa – dissi tutto d’un fiato.
-Sarò lì nel più breve tempo possibile – 

La conversazione si chiuse lì e fu proprio in quel momento che mi resi conto che ero sola, che non avevo nulla, in quel corridoio nella semi oscurità c’ero io e basta, io che non mi sarei mai e poi mai perdonata se fosse successo qualcosa a mia figlia, a Sofia, la mia unica ragione di vita. 
Il mio pensiero volò verso Callie, dopo questa non mi avrebbe mai perdonato, per mesi gli ho tenuto nascosto l’esistenza di sua figlia ed ora era anche sparita.
Mi rannicchiai sulla sedia stringendo le ginocchia al petto e aspettai minuti interminabili.

CALIFORNIA

Mi alzai così bruscamente da far cadere la sedia a terra, Barbara incominciò a piangere e vidi il viso del colonnello incupirsi sempre di più:
-Io devo tornare a Seattle – le parole mi uscirono di getto senza pensarci due volte, presi il giacchetto di pelle in mano quando la voce del colonnello mi fermò costringendomi a girare:
-Aspetta Callie, fammi fare una telefonata – 

I minuti che passarono da quando il colonnello Robbins lasciò la stanza a quando tornò sembrarono ore.
-Andremo in elicottero – disse rientrando nella stanza vestito in uniforme mentre si aggiustava il cappello in testa.
La signora Barbara annuì prendendo la borsa e io mi limitai a seguirli fuori.
Il viaggio verso la pista di decollo fu molto silenzioso, ognuno era immerso nei suoi pensieri, la pioggia picchiava forte fuori dai finestrini, avevo mille pensieri, mia figlia era scomparsa e provavo dentro un senso di vuoto enorme.

-Colonnello Robbins è un piacere rivederla – 
Un ragazzo alto, biondo con gli stessi occhi azzurri di Arizona e in uniforme ci accolse quando scendemmo dall’auto.
Forse era Tim, ma non poteva esserlo visto che lui era morto anni prima segnando la vita dei Robbins.
-Arthur vieni qui e fatti dare un bacio – 
La signora Barbara si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò calorosamente:
-Ciao zia – poi si rivolse a me: -Ciao Callie, ben rivista, mi dispiace che ci rincontriamo in questa circostanza – 
Io annuii senza dire una parola:
-Arthur ragazzo, sei pronto? – 
-Certo, seguitemi – rispose.

-Ecco, prendete queste – ci passò delle cuffie: - il viaggio sarà un pò turbolento visto il tempo, ma tra meno di un’ora saremo a Seattle e una volta lì ci sarà una macchina della Marina militare ad aspettarvi e vi porterà in commissariato. Inoltre zio o meglio colonnello, mi scusi, questo è il fascicolo sul tenente Barnet che sta seguendo il caso sulla scomparsa di Sofia – 

“ la scomparsa di Sofia “ mi gelò il sangue il sentir pronunciare quella frase, non avrei mai e poi mai immaginato di poter stare davvero vivendo quella situazione, in meno di quarantotto ore avevo fatto la scoperta dell’America: una moglie, una storia assurda messa su per farmi rinnamorare e una figlia, sangue del mio sangue, un’amore incondizionato che stava ardendo dentro me, chiusi gli occhi e sentii una lacrima scendermi lungo il viso.


-Miranda sono incinta- 
Ero radiosa, felice come non lo ero mai stata prima, Miranda mi guardò con fare interrogativo:
-Lo so, lo so cosa stai pensando, ma lo voglio, Arizona lo vuole e Mark, bhe Mark è stato il donatore inaspettato, sono felice Bailey, come non lo sono mai stata –
-Ed io lo sono per te, davvero tanto, vi meritate la felicità – 
-So che mi cambierà la vita, ma non fa nulla, sono finalmente pronta per questo passo, era da tanto che volevo farlo ma io e Arizona non trovavamo mai il coraggio di parlarne –
Vidi Miranda sorridere e sedersi poi vicino a me, mi prese le mani tra le sue:
-Callie, voglio dirti delle cose che io ho avuto la fortuna di imparare prima di te, voglio dirti tutte quelle cose che ai corsi preparto non ti insegnano, voglio dirti che le ferite che lasciano la gravidanza guariscono, ma diventare madre lascerà in te una ferita emotiva così profonda che ti renderà per sempre vulnerabile. Tesoro, da oggi la tua vita cambierà, non ci sarà mai una volta in cui non leggerai un giornale senza chiederti: “ E se si fosse trattato di mio figlio? “ , ogni disastro aereo, ogni incendio ti tormenterà. Non sarai più indifferente a tutte quelle foto con i bambini che soffrono la fame, ti chiederai sempre se possa esistere cosa peggiore del veder morire il proprio figlio. Diventare madre Callie, ti renderà un’orsa allo stato primitivo, che protegge il suo cucciolo a tutti i costi. All’urlo “ mamma “ lascerai tutto, anche il bisturi nel bel mezzo della più importante operazione della tua carriera e lo farai senza un momento di esitazione. 
Ti renderai conto ben presto, che tutti gli anni che hai speso per diventare l’ortopedico di fama mondiale quale sei, non saranno serviti a nulla, perché verrai dirottata alla maternità. Potrai lasciare tuo figlio alle cure della migliore tata del paese, ma un giorno capiterà che sei nel bel mezzo di un intervento e penserai all’odore tipico di bimbo, all’odore di pannolino e borotalco e l’unica cosa che vorrai fare è andare a casa da lui per assicurati personalmente che stia bene.
Per quanto tu in sala operatoria sia sicura dei tuoi gesti, a casa con il tuo bimbo tirerai ad indovinare, la tua priorità sarà la sua vita Callie e pregherai ogni giorni affinché ti venga dato del tempo in più per poter vedere realizzati tutti i sogni di tuo figlio, per poterlo accompagnare all’altare, per poterlo sostenere nelle scelte e per rialzarlo ogni volta che cadrà. 
Diventare madre ti cambierà la vita ed è l’unica cosa che riesce a rendermi umano tanto da farmi commuovere ora mentre ti dico queste cose – 
La vidi tirare su con il naso mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime come anche le mie che rigavano il mi viso.
-Grazie Miranda – 

Sentii una mano scuotermi un braccio:
-Callie tesoro, siamo arrivati – 
La voce di Barbara mi riportò alla realtà, avevo un gran mal di testa, avevo fatto un sogno che però la mia testa mi diceva che l’avevo già vissuto personalmente. 
Scendemmo dall’elicottero e come ci aveva detto Arthur c’era una macchina ad aspettarci, il giovane autista salutò il colonnello Robbins con il saluto militare mettendosi sull’attenti e poi aprì gentilmente le portiere a me e a Barbara.
Il tragitto fu breve e silenzioso, tutti eravamo immersi nei nostri pensieri.

SEATTLE 

CALLIE

Arrivammo al comando di polizia, una strana sensazione aleggiava dentro di me, il colonnello Robbins scese al volo dall’auto senza dare il tempo di parcheggiare e si diresse dentro a passo svelto. 
Io e la signora Barbara fummo scortate dentro dal tenente misterioso visto che non si era presentato.
I corridoi sembravano non finire mai, avevo un solo desiderio quello di poter abbracciare la mia ragazza anzi no, mia moglie ed affrontare con lei tutta questa situazione. 

Svoltammo l’angolo e ancora nulla, udimmo solo delle urla e la voce del Colonello Robbins che risuonava nei corridoi, accellerammo istintivamente il passo fino a fermarci davanti alla porta da cui provenivano le urla:
-Badi bene a come parla tenete Barnet, forse lei non sa con chi ha a che fare, se voglio la distruggo in un solo momento, mi dica cosa ha scoperto sulla scomparsa di mia nipote prima che le metta le mani addosso - 
-Io non sono tenuto a dirle un bel nulla, questo è il mio lavoro e so io come svolgerlo –
-1987, sparatoria a Little Italy, fu ucciso un ragazzino di dieci anni che portava una pistola giocattolo e lei gli ha sparato senza nessun ritegno, è riuscito ad infangare il tutto, ma io ho qui le prove che è stato lei con la sua negligenza, quindi ora si metta a lavoro per ritrovare mia nipote oppure il prossimo posto dove finirà è a Tent City – fece una pausa: - e mi dica dove è mia figlia e perché soprattutto quando mi ha chiamato non sapeva nulla, nemmeno la dinamica della situazione-
-La dottoressa Robbins è stata allontanata da Janet in quando l’ha aggredita verbalmente ed ho ritenuto opportuno tenerla a distanza in quanto avrebbe solo impedito la mia conversazione con la baby sitter della bambina – 
-Se non le dispiace si faccia da parte e mi faccia parlare con questa Janet –
-Ma lei non può-
-1987 si ricordi questo Barnet – 

ARIZONA

Sto impazzendo, non ce la posso più fare, non posso più rimanere qui, nessuno è venuto ad avvisarmi, sono passate quasi due ore, mi sono distrutta le unghie, ho preso a calci un secchio per i rifiuti ed ora sono di nuovo seduta su queste maledette e scomode sedie. 
Prendo il cellulare, nessuna chiamata, nessun messaggio, devo avvisare Callie, lei è la madre di Sofia ed è giusto che sappia ciò che sta succedendo alla nostra bambina ora. 
“ Sofia ma dove sei finita amore mio “ penso tra me e me mentre guardo il blocca schermo del mio cellulare che ritrae me, Callie e Sofia. 
Sono incanta a guardare quell’immagine quando vengo riportata alla realtà da una voce che conosco fin troppo bene: il Colonello Robbins.
Mi alzo di scatto, infilo il cellulare nella tasca di dietro del pantalone e inizio a correre lungo il corridoio seguendo le urla della sua voce.

Svolto l’angolo e mi blocco, riconoscerei quella figura in qualsiasi parte del mondo e tra mille persone: Calliope.
Callie era lì, mia moglie era lì, mia moglie sapeva di Sofia allora..
-Arizona – 
Mia madre mi chiamò da lontano e incominciò a camminare verso di me, Callie si voltò, i nostri occhi entrarono in contatto, mi sentii morire in quel preciso momento.
Mia madre mi abbracciò e incominciò a piangere, ma io ero inerme, continuai a guardare mia moglie che mi scrutava, avevo rovinato tutto, ora non c’era più possibilità per noi. 
Abbassai lo sguardo, non potevo più guardarla, gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi lasciai stringere da mia madre.

-Se siamo una famiglia dobbiamo affrontare tutto questo insieme – 
Mia madre slacciò le sue braccia da me e fece un passo di lato, io alzai lo sguardo e la vidi davanti a me, mi sentivo gli occhi rossi e gonfi, sentii la sua mano posarsi sulla mia guancia e mi attirò a se.
Avvolsi le miei braccia intorno a lei e l’unico rumore che si sentiva erano i nostri singhiozzi che si mescolavano al tirare su con il naso di mia madre. 

-Calliope Torres e Arizona Robbins? – 
Il tenente Barnet era uscito fuori dalla stanza dove stavano interrogando Janet e ci chiamò, ci slegammo dall’abbraccio:
-Ci dica – fu la risposta di Callie;
-Se volete seguirmi – fece con tono cupo.
Mi prese la mano e seguimmo il tenente in una nuova stanza. 


All’improvviso un pensiero si insinua nella tua testa: vorrei un bambino. Lo scacci in fretta, non è il momento giusto, come farei con il lavoro e poi no, non abbiamo ancora sistemato tutta la casa. Però, però... poi una sera, una birra di troppo, la confusione della perdita dell’amore della tua vita, il tuo migliore amico che vuole un sorbetto, tu che vuoi un sorbetto.. Il ritorno dell’amore, lo scoprire che sei incinta, la tua compagna che accetta tutto e decide di formare con te una famiglia, la tua famiglia che proteggerai a costo della tua vita stessa. 


   
 
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