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Autore: Ambaraba    28/06/2016    1 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo 10

CAPITOLO DIECI.

    Scarponi, giacche, armi, zaini, metallo e cuoio: l'orda disordinata dei guerriglieri viene preannunciata da questo e dal fragore dei passi decisi e pesanti, che rimbombano tra le pareti e i corridoi. I soldati della Resistenza attraversano la Cittò sotterranea come un'onda che sta per emergere dal sottosuolo, spandendo tutt'intorno l'odore delle pelli, del lubrificanti per armi, e il profumo caratteristico della battaglia: ruggine, terra, eccitazione e tensione.
    Dean e Castiel aprono la fila, e tutta la Città si affaccia alle porte e si riversa nei viali per guardarli passare. La sfilata di uomini e androidi, tutti equamente armati, cenciosi e ruvidi, è un balsamo per le speranze di tutti coloro che ancora credono di poter essere liberati. Di poter tornare in superficie, un giorno... E far parte di un mondo libero.
    Gadreel non ha la minima idea di cosa fare, perciò si unisce alla schiera e cerca di stare al passo con gli altri e imitare ciò che fanno. Il robot è silenzioso e teso, e si muove con poca scioltezza in quel gruppo di cui, in fondo, sa di non fare davvero parte. Gli altri guerrieri invece camminano baldanzosi, ridono e scherzano, si spintonano allegramente. Sembra quasi che stiano andando a una festa, piuttosto che in battaglia: è un modo come un altro per alleggerire la tensione, per non farsi frenare dalla paura. Tra tutti loro si respira lo stato di allerta selvatica e quasi primordiale degli animali che si apprestano a conquistare un territorio.
    Anche Gadreel è diviso tra sentimenti diversissimi. Da una parte, l'euforia di poter finalmente salire in superficie e guardare con i propri occhi quel mondo che gli è stato raccontato, ma che non ha ancora visto; dall'altra, il timore di non essere all'altezza e di combinare qualche guaio. E, infine... Il disagio e il dispiacere provocati dalla reazione di Sam, poche ore prima. L'umano è stato abbastanza chiaro sul fatto di non voler saperne più nulla di lui, ma Gadreel non riesce comunque a non pensarci. Gli dispiace che sia andata così, gli dispiace tantissimo, soprattutto perché non riesce a capirne il motivo. Si era tranquillizzato un po', credendo di aver trovato un punto di riferimento e un amico in Sam, ma evidentemente si sbagliava. Il robot non può e non vuole obbligare nessuno ad essere suo amico: sarebbe sbagliato, e di questo Gadreel ne è consapevole. Però...
Però Sam un po' gli manca. Il Sam del primo giorno. Quello che lo ha trattato con gentilezza e lo ha fatto sentire un po' meno solo.
    Seguendo il gruppo indisciplinato di ribelli – che sembrano una scolaresca in gita, - Gadreel attraversa corridoi e porte tagliafuoco, scende di un livello e si ritrova in una specie di enorme garage illuminato dalle solite, inevitabili, insostituibili plafoniere al neon. Su un lato della stanza è sistemato un lungo tavolo di metallo illuminato da faretti; nel mezzo, invece, si trova un grosso furgone - che dev'essere appartenuto al corpo di Polizia della Città, una volta, perché è rimasta ancora una traccia dei colori e degli stemmi, quasi del tutto scrostati, lungo la fiancata.
    Gadreel si sforza di ignorare qualsiasi pensiero al di fuori della discesa in campo imminente: deve essere concentrato sul presente, sul qui e ora, se vuole rendersi davvero utile.
    Alcuni soldati passano in fila davanti al tavolo per prendere armi aggiuntive e munizioni. Sono tutti più composti e silenziosi, ora che la risalita in superficie è solo questione di minuti.
Dean sorveglia la situazione, appoggiato alla parete, – lo sguardo duro e la mandibola serrata, già proiettato nello stato d'animo dell'assalto, - poi nota l'umanoide e gli fa cenno di avvicinarsi. Gadreel si affretta ad obbedire.
    «Allora, pivellino,» dice l'uomo, quando il robot è abbastanza vicino. «Sai sparare?»
Gadreel scuote la testa, desolato.
    «Combattere all'arma bianca?»
    «No...»
    «A mani nude?»
    «N-nemmeno...»
Dean solleva un sopracciglio e poi scuote la testa, roteando gli occhi al cielo con aria sarcastica.
    «Uao. Andiamo alla grande,» commenta. Poi sparisce sotto il bancone, afferra un grosso zaino verde mimetico e glielo lancia. «Facciamo così: oggi cominciamo con qualcosa di più facile.»
Gadreel apre la borsa. Dentro ci sono visori, cavi, un piccolo schermo che emette un
bip costante e una specie di microfono.
    «
Telecomunicazioni, hai presente? Prendi un binocolo, studi la zona, e se vedi qualcosa di strano avverti gli altri. Pensi di potercela fare?», gli chiede Dean, e Gadreel annuisce cercando di sembrare sicuro di sé anche se non lo è affatto.
    «Va bene...»
    «Adesso raggiungi gli altri al furgone, Gadreel.» L'ordine, più gentile e quieto, arriva da Castiel. Che gli dà una pacca di incoraggiamento e accenna un sorriso. «Sarai affiancato da Gabriel, per i primi tempi. Vi conoscete già e ti aiuterà ad ambientarti. Per qualunque problema, ad ogni modo, puoi cercare me. D'accordo?»
    Gadreel balbetta un
grazie intimidito, e poi obbedisce. In poche ore ha appreso molte cose e ne ha fatte altre per la primissima volta: è tutto così nuovo e complicato, per lui, da fargli quasi girare la testa. E chissà quanto altro imparerà, durante la sua prima missione! La prospettiva lo rincuora e gli solleva leggermente gli angoli della bocca in un sorriso fiducioso che però si affievolisce poco dopo. Quando torneranno, gli piacerebbe poter parlare di come è andata e confidarsi, confrontarsi con...
    ... Già, con chi?, si chiede il robot, improvvisamente tornato alla realtà. Lui non ha amici: non ne ha più. Il suo primo pensiero era stato di parlarne con Sam, ma questo non è più possibile...
    Gadreel prende educatamente posto su una delle lunghe sedute all'interno del furgone e così rimane, in silenzio. Dovrà cavarsela da solo. È meglio che si abitui presto a farlo, pensa. A quanto pare, Chuck era l'unico a cui importasse di lui...
    Ma Chuck non c più.


    «Prima uscita!» esclama Gabriel con un gran sorriso, tirando una gomitata scherzosa sul fianco del suo nuovo compagno di missione. «Come ti senti?»
    «Non lo so,» risponde Gadreel, con la massima sincerità. Non sa come si sente: sono tante emozioni diverse, mescolate tutte insieme, a cui riesce a malapena a dare un nome. Se ne sta seduto un po' impettito contro la parete del furgone, che vibra ad ogni movimento. Sono in viaggio da pochi minuti e il retro del camioncino
è cieco: non si vede nulla di ciò che c'è fuori. Chissà dove stanno andando.
    Gabriel tiene posato sulle gambe, con naturalezza, un fucile che è quasi più grande di lui.
    «Sei agitato,
è normale,» lo rassicura, comprensivo. «Sai, nemmeno io ci sono abituato... Io sono un messaggero, più che altro. Ma se c bisogno di una mano, non posso tirarmi indietro.»
    «Neanch'io sono tagliato per il combattimento... Ma
immagino che si veda,» ribatte un'altra voce. Appartiene a un omino piccolino e smilzo, con una zazzera di capelli castani spettinati e la faccia buffa. Sembra uno di quei topini stilizzati dei cartoni animati, o un gatto senza pelo. «L'ultima volta mi ha salvato la vita quest'omaccione qui,» aggiunge, indicando l'uomo piazzato - con gli occhi azzurri, un po' di barba e due braccia da taglialegna - che gli siede accanto. «Lui sì che è portato.»
    «È stata solo fortuna,» si schermisce l'omaccione, con un lieve sorriso. Ha lo sguardo tranquillo, un'aria solida e sicura di sé che in Gadreel ispira immediatamente fiducia. «
Nessuno è infallibile, ma ognuno fa quello che può.»
    «Comunque, questi sono Garth e Benny,» dice Gabriel, indicando a Gadreel i due uomini appena conosciuti. «Ragazzi, questo
è Gadreel.»
    «Oh, lo so,» risponde Garth con un calore sincero, offrendogli la mano. «Io sono quello che ti ha trovato, nel caso non te lo avessero detto.»
    «Ah... Be'... Allora grazie,» risponde l'androide, impacciato, tentando un sorriso e stringendogli la mano.
    «È bello rivederti in piedi,» gli dice Benny, salutandolo allo stesso modo. Gadreel comincia a sentirsi un po' meno perso, tra quegli uomini e quegli androidi che sembrano averlo ben accolto.
    «Allora,» continua Gabriel, rivolgendosi direttamente a lui. «Da oggi, finché non avrai imparato le basi, io sarò il tuo
maestro e il tuo mentore,» declama, con eccessiva enfasi. Gadreel lo trova buffo e sorride con maggiore scioltezza.
    «
Io di solito esco in coppia con Balthazar... Ma, come sai, è tra coloro che sono stati catturati. Èprincipalmente per lui che ho accettato di partecipare alla missione. Rivoglio il mio amico, e lo rivoglio tutto intero,» afferma il messaggero, con una certa decisione.
Gadreel lo ascolta con attenzione, e poi non può fare a meno di fare qualche domanda.
    «Cosa succede a quelli che vengono catturati?»
Stavolta
è Benny a prendere la parola.
    «Metatron li riprogramma e li mette al suo servizio,» spiega, posando i calmi occhi chiari sul nuovo arrivato. «Si infila nei loro sistemi per renderli fedeli e pronti a uccidere in suo nome, che lo vogliano oppure no.» Anche la sua voce è bassa e quieta. Tutto, di quell'uomo, trasmette una sensazione di tranquillità e stabilità. Gadreel riesce a comprendere come mai gli altri sembrino così rassicurati dalla sua sola presenza.
    «Ma è terribile,» esclama l'androide, con un sussulto sgomento.
    «Già,» concorda Garth, serio. «
Fortunatamente, se riusciamo a prenderli, possiamo riprogrammarli a nostra volta e farli tornare com'erano. Purtroppo, però, recuperarli non 
è sempre facile...», sospira. «Sai, è difficile cercare di ragionare con qualcuno che vuole soltanto aprirti in due come una scatola di sardine.»
    Dal modo in cui Gadreel sbianca e ammutolisce di colpo, è facile intuire che i racconti dei suoi commilitoni lo abbiano alquanto spaventato. Così, Benny gli mette una delle sue mani forti sulla spalla, per rincuorarlo.
    «Tranquillo... Tieni gli occhi aperti, resta con i compagni e vedrai che andrà tutto bene,» gli dice, sorridendogli.
Gadreel annuisce lentamente, poco convinto. È ancora molto teso e insicuro, ma farà del suo meglio. Farà tutto ciò che può per aiutare queste persone...
    È stato creato per questo, dopotutto.

  
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