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Autore: giulji    29/06/2016    3 recensioni
*STORIA INTERATTIVA* ( iscrizioni chiuse)
Il mondo della mitologia greca sta sparendo a causa di un misterioso incidente legato alla falce di Crono, servirà compiere una spedizione che come meta ha il più antico passato.
Ma qualcosa in questo viaggio andrà storto...
Come se la caveranno dei semidei contemporanei nelle epoche più remote?
Com'era la vita in quel tempo?
La situazione verrà risolta o finirà tutto nel nulla?
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Gli Dèi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Incendio purpureo-

 

Nicole si ricopriva imperterritamente il corpo con un olio profumato della miglior marca.

Aveva indosso solamente un asciugamano sorretto dalla chiusura delle sue braccia ed un turbante gocciolante in testa, eppure appariva bellissima nello specchio che continuava a guardare.

La cabina di Afrodite odorava di un pesante profumo alle rose, ormai diffuso oltre che nel bagno pure nella stanza da letto.

La finestra era aperta, con la serranda abbassata, in modo tale che la luce solare la illuminasse, passando inevitabilmente i suoi raggi sul rosa onnipresente delle pareti ed illuminando i volti dei personaggi famosi appesi nei poster.

Lust era sdraiato sul suo letto, sfogliava con scarso interesse un giornaletto che aveva trovato nel cesto dentro l'armadio, una di quelle riviste per teenegers sceme che parlava degli scandali riguardanti persone di dubbia fama.

L'unico motivo per cui continuava a voltare pagina era per cercare di scorgere il suo volto piacente tra quei mille insulsi ragazzini, era sicuro che avrebbe trovato almeno un poster che lo raffigurava, ed a quel punto l'avrebbe attaccato vicino agli altri.

“Nicole cara, ci vuole ancora molto perché tu esca dal bagno?” urlò retoricamente sollevando svogliatamente la testa dal cuscino.

“Non so come tu tratti la tua pelle, ma la mia ha bisogno d'attenzione, e non chiamarmi cara!” rispose in maniera acida, senza aprire neppure la porta del bagno.

Lust sollevò gli occhi al cielo facendole i versi sottovoce, se quella ragazza non fosse stata così bella e ricca avrebbe probabilmente già cercato di cacciarla dalla stanza.

In quel momento la sua altra compagna di cabina fece irruzione.

Harmony spalancò la porta della stanza facendola sbattere rumorosamente.

Sembrava irritata, tanto che il suo perfetto viso angelico era occupato da piccole rughe contratte all'altezza della fronte.

“Oddio no, non dirmi che anche tu hai il ciclo perché giuro che non vi potrei sopportare in due.”

“Ma stai zitto! Fosse il ciclo non sarei così turbata. È che ultimamente ho questi mal di testa improvvisi e non riesco a ricordare alcune cose. Sto impazzendo, se questa situazione non si risolve subito finirò con l'uccidere qualcuno!” strillò camminando avanti ed indietro ripetutamente, accompagnata da gestualità nevrotiche.

“Se vuoi vado a comprare dello xanax!” consigliò la voce di Nicole, proveniente dal bagno.

“Va al diavolo!” rispose sottovoce l'altra, troppo agitata per poter seriamente litigare.

Nicole uscì dal bagno avvolta da una nuvola di vapore, aveva ancora indosso solo degli asciugamani.

“Quanto cavolo ci mette ad arrivare quella checca isterica di Neos?” sbraitò massaggiandosi la faccia.

“Pensavo foste amici...” ribatté Lust che stava ancora supino ed annoiato sul suo letto rosso fuoco.

“Oh ti prego, secondo te una come me può essere amica di uno come lui? È ovvio che io faccia finta di sopportarlo solo per farmi portare da lui quelle buonissime creme per il viso. C'è da riconoscerglielo, sono stupende.”

“Capisco...” rispose il ragazzo, che finalmente aveva trovato un articolo che riguardava se e lo stava leggendo molto soddisfatto. Parlavano del suo scandalo con la modella bionda, quella che aveva lasciato con il cuore in pezzi e che adesso lo accusava di essere un “ragazzo facile”. L'articolo s'intitolava: Bello e Maledetto, ridacchiò.

Fu questioni di attimi prima che qualcuno bussasse alla porta della cabina. Harmony andò ad aprire senza nemmeno chiedere chi fosse o senza preoccuparsi del fatto che la sua coinquilina fosse quasi totalmente nuda, d'altronde neppure a Nicole sembrava importare.

“Heylà ragazzi! Sono venuto a portare le creme alla splendida Nicole!” trillò Neos Andrew con quel sorriso bianco stampato perennemente sulla bocca. Era un ragazzo simpatico e semplice, con una passione per la moda e per i pettegolezzi.

“Oh tesoro, sei un vero amico!” rispose lei facendo gli occhi da cerbiatto.

Lust ed Harmony scambiarono una breve occhiata contrariata per quel comportamento falso.

Lei non se ne curò e si diresse davanti all'enorme specchio della stanza, cominciando a spalmarsi la crema, che aveva praticamente strappato dalle mani dell'ultimo arrivato, sul viso.

“Allora, avete novità?” domandò Neos accomodandosi su uno dei letti vuoti. Nessuno gli rispose, si limitarono a scrollare le spalle o negare con la testa.

“E tu?” s'informò Harmony, cercando di far cessare la sua emicrania.

“Niente di nuovo, tranne ovviamente per quella storia del falò che ci sarà stasera.

Parteciperò sicuramente, spero accada qualcosa d'interessante.”

Gli occhi celesti di Harmony si fecero finalmente attenti, e domandò con tono leggermente acuto.

“Falò? Di che parli?”

“Oddio, non ne sapete niente?”

Un silenzio nervoso si diffuse nella stanza.

“Sono stato invitato da una ragazzina dai capelli rossi a partecipare ad un falò serale, per provare a conoscerci un po' e fornirci informazioni riguardo il campo, o almeno, così diceva il foglietto.”

Harmony esultò mentalmente, probabilmente qualcuno le avrebbe chiarito le idee, sorrise sommessamente.

“Puoi contare sulla mia presenza!”Neos le fece un occhiolino.

Un aura di gelo ricopriva ugualmente quello spazio ristretto, e la fonte di quella negatività si stagliava davanti ad uno specchio, ora immobile come una statua.

“Ripeti un attimo. Sei stato invitato da una ragazzina dai capelli rossi... ed io... no?” gridò Nicole, lo sguardo furente e le mani strette in due pugni.

“Voi ne sapevate qualcosa?”

“In effetti una ragazzina aveva provato ad avvicinarsi verso di me a colazione, ma sono andato via: era così sciatta, e poi non avevo voglia di intraprendere conversazione” rispose Lust che sembrava pensieroso.

“E nessuno ha invitato me? Nemmeno un accenno!Perché?”

Nessuno seppe rispondere.

“Oh, adesso vado a cercarla e glielo chiedo di persona. Sarà una lezione per insegnare a tutti cosa cosa succede quando qualcuno osa escludere Nicole Queen” decretò infine, togliendo il turbante con un gesto secco e liberando i suoi finissimi capelli scuri.

“Tesoro, non fare tutte queste scenate... sembrava una tipa timida, magari se n'è scordata.”

“Non provare a chiamarmi tesoro e non dirmi cosa devo fare. Anzi, ora che mi hai portato le creme vattene, non fai parte di questa cabina.”

 

-

 

Alexander si stava dirigendo in quella che sembrava un'armeria, non capiva il come mai in un luogo simile, esattamente in un campeggio per ragazzi, vi fosse proprio un'armeria, ma fin tanto che lui ci poteva passare le giornate lavorando il ferro e provando a creare modellini vari, non si faceva domande.

Il caldo era abbastanza afoso, ma lui ormai era abituato alle alte temperature.

In mezzo al campo giravano ragazzi di varie età, parlavano tra di loro e sembravano spensierati.

Lui da quando era arrivato si rese conto di non aver mai familiarizzato con qualcuno, eppure non ne faceva un dramma, sapeva stare benissimo anche da solo.

Un pezzo di ferro gli era caduto dal pesante zaino che portava in spalla, si chinò per raccoglierlo e rimetterlo al suo posto, facendolo la ruggine sfregò contro la sua maglietta, sporcandola a sua volta.

Avrebbe dovuto farsi una doccia appena tornato in cabina.

Stava per riprendere la strada quando la sua attenzione fu attirata dal suono della voce trillante di una ragazza che inveiva a poca distanza da lui.

Camminava come una forsennata su dei tacchi parecchio alti, gli venne quasi da ridere, era patetico vestirsi in un simile modo per passare delle vacanze in pseudo natura.

Si stava dirigendo da una poveretta con i capelli rossi, che la guardava stranita, non sapendo palesemente come comportarsi.

“TU!” tuonò la mora con gli occhi iniettati di sangue.

“Come hai osato non invitarmi al falò di stasera?”

Falò? Pensò Alec tra se e se, non ne aveva sentito parlare neppure lui, ma a differenza di quella pazza vestita come una barbie non aveva alcun interesse nell'andarci.

“S-scusa, avevo finito le copie del programma e-e poi non ti avevo visto a colazione” balbettò quella completamente spaesata.

“Hai il coraggio di dirmi di non avermi visto! Non hai visto me! Ma andiamo, come si fa a non notarmi? Non sono una sciatta invisibile come te.

Probabilmente nella tua inutile vita nessuno ti ha mai notato, ma non puoi rifilare la scusa che usano tutti con te a me, proprio non puoi!” sentenziò velenosa.

Alec decise di intromettersi per placare la situazione, non era solito immischiarsi in faccende che non lo riguardavano, ma quella scena gli stava facendo seriamente venire i nervi, e non poté restare fermo a guardare.

“Ohi! Vedi di darti una calmata e frenare le parole, si è scusata, ora sei a conoscenza del falò, non c'è bisogno di discutere ulteriormente” disse con una voce profonda che fece voltare entrambe nella sua direzione.

“ E tu chi saresti?” domandò la mora puntandogli un dito contro e squadrandolo dall'alto in basso.

“Non è importante.”

“Sei vestito come un barbone, di quelli che fanno proprio schifo, ed hai comunque il coraggio di venire ed intrometterti senza nemmeno degnarti di dare una risposta alle mie domande?

Levati dalla mia vista e vai a farti una doccia, sto per vomitare.”

“Io non vado da nessuna parte, puoi continuare all'infinito con questi tuoi infimi insulti, ma sappi che non mi fanno ne caldo ne freddo. Ti conviene dileguarti se non vuoi che sia io a trascinarti di peso, non vorrei sporcarti con i miei vestiti da barbone, sai com'è.”

Nicole lo guardò per un lungo istante, la sua espressione poteva incenerire chiunque, ma Alexander di certo non avrebbe tremato davanti a quella svitata firmata dalla testa ai piedi.

Lei si voltò nuovamente verso la rossa.

“Inutile ameba senza spina dorsale, ora come ora ti sei fatta salvare da questo sgorbio sudato, ma fidati che se ti metti contro di me, non ci sarà mai alcun luogo dove fuggire.

Ci vediamo al falò” disse con un falso sorriso smagliante, intendendo l'ultima frase come una specie di minaccia fra le righe.

La ragazzina era bianca con un lenzuolo e sbatteva le palpebre senza comprendere.

Si voltò da Alec porgendogli un flebile ringraziamento, ancora persa nei suoi pensieri.

Il ragazzo se ne andò senza dare alcuna risposta, riprese il suo tragitto per l'officina.

Quella sera sarebbe andato al falò di malavoglia, voleva assicurarsi che si evitassero spargimenti di sangue.

 

-

 

Erik si allontanava dal campo mezzosangue per dirigersi nella zona dell'albero di Thalia.

Doveva cominciare a prendere la legna utile per il falò ed ammassarla.

Non aveva più a disposizione le ninfe ne altri spiriti della natura, quindi si sarebbe dovuto procurare il legname da se, ed inoltre accendere una fiamma non era così semplice come sembrava, tanto meno non farla cessare e tenerla di dimensioni ampie.

Si era aiutato utilizzando una base di fogli e carta di giornale non compressi, così che venisse meglio accender il fuoco, ed ora cercava i rami necessari.

Aveva deciso di inoltrarsi in una zona distante dalle cabine perché per il processo che era intenzionato a mettere in atto quella sera era meglio non avvicinarsi troppo al resto del campo, ed inoltre temeva che potesse divampare un incendio vista era la sua inettitudine con il fuoco.

Gli avrebbe fatto comodo un figlio di Efesto, eppure l'unico che si trovava nel campo era sparito dalla sua cabina, ed era meglio non coinvolgerlo anche per altri motivi…

Mentre tagliava i rami spessi di un basso albero con un sega manuale, sentì dei suoni provenire dalla distesa verde oscurata da alti alberi.

Infilò rapidamente una mano dentro la sua giacca di pelle, ma tastando la tasca interna si rese conto di aver dimenticato la sua arma in cabina.

Da quando il campo non era più un luogo “magico” non si era in alcun modo preoccupato dei mostri o di pericoli simili, e solo ora se ne stava crucciando, come avrebbe fatto a combattere senza nessun aiuto e privo dei suoi poteri semi-divini?

Fece un balzo verso il rumore, tenendo la sega sollevata a mezz'aria, pronto ad attaccare in qualunque direzione.

Avanzava con il passo felpato verso il possibile pericolo.

Quando ad un certo punto una figura saltò dai cespugli, prendendolo di spalle, dalla parte opposta da cui aspettava l'eventuale attacco.

Il misterioso nemico gli immobilizzò il corpo frazionando un braccio dietro la schiena.

Aveva una lama di quello che sembrava bronzo celeste puntata alla gola, non poteva far alcun movimento.

“Onestamente mi aspettavo una sicurezza maggiore, non possedete neppure una barriera protettiva! Cosa vi dice il cervello?

Avevo sentito che voi greci siete estremamente approssimativi rispetto a noi, ma non pensavo fino a questo punto.”

La figura lo lasciò andare, andando a pararsi davanti ad i suoi occhi.

Si trattava di una ragazza che possedeva più o meno la sua età, aveva lunghi capelli corvini e degli occhi purpurei che lo fissavano circospetti e ristretti in due fessure, nella mano sinistra teneva stretta una lancia di frassino.

Risalendo il percorso del suo braccio Erik poté notare l'inconfondibile tatuaggio nero che si tendeva sopra il muscolo.

“Ragazze, venite fuori” decretò essa, facendo un rapido cenno con la mano.

Dal bosco si avvicinarono alcune sagome che Erik non aveva minimamente percepito.

Un'alta ragazza dai capelli castani e mossi che ricadevano sulle spalle lo accerchiò con aria solenne, aveva dei tratti latini e degli occhi intensi, l'altra invece era una piccoletta dal fisico esile e dal colorito bianchissimo, i suoi occhi erano più tremolanti ed insicuri, eppure il suo gladio dalla lama d'oro non riusciva a far tranquillizzare Erik.

“Allora, qual buon vento porta delle giovani romane come voi da queste parti? Il campo Giove ha definitivamente deciso di dichiararci guerra?” domandò retoricamente continuando a stare sul chi vive.

“Magari fosse questo il motivo. Ci portano venti peggiori, parecchio.”

“Sii più chiara.”

Ripeté le stesse parole con cui da giorni i suoi compagni lo perseguitavano.

“Forse sarebbe meglio dirigerci in un luogo più appartato, e poi il messaggio non è diretto ad un qualsiasi semidio scarso nel corpo a corpo, il messaggio è per Chirone ed eventualmente per i capo cabina.”

“Chi ti dice che io non lo sia?”
“La tua faccia da idiota. Ora, ci conduci nella sala grande o vuoi che ci arriviamo da sole? Risulterebbe maleducato temo.”

Erik condusse le ragazze all'interno del campo con finta galanteria.

Le strade erano quasi vuote fatta eccezione per qualche figlio di, presumibilmente, Apollo ed Afrodite, che prendeva il sole supino sul prato verde difronte al laghetto.

Raggiunsero la casa grande senza intoppi. Erik aprì la porta che scricchiolò sotto la sua pressione di leva, un aria viziata fuoriuscì dall'interno, facendo tossire la ragazza più bassa.

Le tre si guardarono intorno leggermente spaesate, notando la polvere accumulata e la desolazione completa di quel posto.

“Beh, perché non c'è nessuno? Violet ti aveva chiesto di farci parlare con il direttore.” ribadì la ragazza dai tratti ispanici: Aysha, simulando una tranquillità che veniva smentita dalla rigidità delle sue spalle.

“Io vi consiglio di accomodarvi, perché vorrei tanto dirvi che Chirone è impegnato con gli allenamenti o che non è momentaneamente al campo, ma il problema è che non è al campo da quasi una settimana.

E non c'è nessun altro che potrà aiutarvi, eccetto me ovviamente.”

Violet fece scorrere gli occhi violacei sopra le teste dei diversi animali impagliati che arredavano quella stanza, era sempre più incerta su quella situazione.

“Ragazze, per noi è meglio accomodarci e sentire cos'ha da dire questo semidio, non possiamo tornare al campo Giove senza risposte, è stato il pretore in persona a spedirci qui.” decretò infine.

Si sedettero nel vasto divano maculato, quell'arredamento kitsch era colpa del terribile gusto estetico del signor D.

“Cominciate voi. Perché siete qui?”

“Cose strane stanno accadendo nel nostro campo. I contatti con gli dei sono completamente cessati, neppure i mani ed i lari sono più comparsi, ne i mostri e tutto ciò che appartiene alla nostra mitologia. I poteri nostrani si stanno indebolendo e nessuno si spiega questa situazione.”
“Voi ricordate qual è il vostro genitore divino?”

“Certo che sì, che genere di domande fai?”

“Dovevo immaginare che questa storia avrebbe avuto ripercussione anche su di voi...”

“Quale storia? Meno male che ero io a dover esser maggiormente chiara.”

“Okay, vi spiegherò dal principio...”

Erik si soffermò nel raccontare cos'aveva scatenato quel domino di eventi: del ritrovamento della falce, del responso dell'oracolo e del viaggio proibito di suo fratello.

Alla fine del suo discorso erano tutte senza parole, gli occhi vitrei e preoccupati.

“Dev'essere successo qualcosa nel passato.”

“Santo cielo, è una situazione orribile, stando così le cose potremo addirittura cessare di vivere noi stessi semidei...” mormorò la ragazzina dai capelli ramati, che Erik aveva sentito chiamar dalle altre come: Deanne.

“Hai un fratello veramente incosciente, lasciatelo dire.”

“Cosa dicono gli altri ragazzi del campo? E perché quando l'abbiamo attraversato pareva così svuotato?”

“Loro non ricordano nulla della mitologia greca e credono che questo sia un semplice campo estivo, io ho una vaga memoria perché appartengo alla stirpe di Crono, ma temo che presto cadrò in balia dell'oblio, per questo devo agire stasera.

Molti ragazzi sono andati via, tra i quali i nostri eroi più promettenti”

Gli occhi delle tre si fecero vigili ed attenti.

“Cosa intendi per agire?”

“Sono in possesso della falce di Crono.”

“Non avrai intenzione di...”
“L'unico metodo per risistemare le cose è riavvolgere il nastro, devo fare questo viaggio.”
“Non essere sciocco, da solo non saresti comunque capace di far nulla nel passato, e poi, come hai intenzione di attivare il potere dell'arma di tuo padre?”

“Non partirò da solo, ho intenzione di coinvolgere dei miei compagni stasera al falò, e sono entrato in possesso di alcuni dei libri proibiti del rituale.”

“Ma se non ricordano nulla… Hai intenzione di attirarli con l'inganno? Potrebbero rimetterci la vita ed è una cosa estremamente crudele.

Ed in più, come sei entrato in possesso di quei tomi?

Solo in pochi hanno il permesso di sfogliarli, e si dice che chiunque li prenda senza l'adeguato permesso cadrà nelle mani del male.”
“Un piccolo sacrificio per un grande risultato, si può fare solo così.

E siamo senza sorveglianza, ho potuto visitare la biblioteca dell'oracolo senza problemi, e quei libri sono privi della magia di cui erano intrinsechi, come tutto il resto.”

Violet, Deanne ed Aysha sapevano che non sarebbe servito a nulla opporsi, capivano che quello sarebbe stato il solo modo per provare a far cambiare le cose, anche se pericoloso e precario.

“Sorveglieremo il rito.” fu l'unica condizione che imposero.

Un sorrisetto furbo spuntò sul viso in penombra di Erik.

“Come desiderate...”

-

Ethan era arrivato al falò prima di tutti quanti. Non aveva mai tenuto particolarmente alla partecipazione di quegli stupidi eventi, eppure nella sua cabina era rimasto da solo e rischiava di morir per la noia.

Inizialmente aveva una compagna di stanza, Lara, una ragazza davvero interessante e socievole, eppure dopo sole due notti era fuggita da quel posto che pareva un corso di sopravvivenza solitario nel nulla, e non un luogo creato per degli adolescenti che volevano passare l'estate a non pensare.

Di certo non la biasimava, sarebbe scappato pure lui e molto volentieri; Tutto il giorno non faceva che dormire, girare nel campo privo di qualsiasi attrattiva normale e mangiare.

Per altro, le attrattive c'erano, aveva visitato quel posto per intero, ma si trattava di un armeria, un poligono di tiro, addirittura un bunker sotterraneo.

Si aspettava soltanto di trovare un paio di agenti del FBI ad annunciargli che il C.Mezzosangue era una loro base segreta e che sarebbero stati tutti nuove reclute dei servizi segreti.

In quel momento gli mancava Oliver, tanto che in preda ad una crisi si era messo a preparare le valigie, non che avesse molta roba con se, con il fine di scappare, ma le aveva disfatte la sera stessa.

L'idea di dover incontrare suo padre gli toglieva tutto l'entusiasmo in un solo botto.

Così preda della noia più totale si era recato là, nella speranza di conoscere qualcuno quanto meno interessante.

Dovette ammettere che il falò era proprio grande, uno dei più grandi fuochi che avesse mai visto.

Gli ricordava un cassonetto in fiamme che aveva trovato vicino ad una zona che frequentava di tanto in tanto, forse le proporzioni della grandezza non erano proprio paragonabili.

Inizialmente un solo ragazzo dai lunghi capelli neri stava leggendo un tomo polveroso in una strana lingua dall'alfabeto irriconoscibile, aveva provato ad avvicinarsi ma subito dietro di lui aveva notato la presenza di tre ragazze vestite come giovani ranger della foresta che lo squadravano con aria assassina.

Così aveva fatto retromarcia e si era seduto in disparte davanti al grande focolare in attesa degli altri.

Ormai la notte era arrivata, ed in quel posto imboscato, in cui si udiva solo il lontano gracchiare di qualche uccello selvatico, stava giungendo una corrente fresca, che trasportava con se il fumo dovuto al fuoco rossastro.

Nel cielo ormai cominciavano a spuntare le prime stelle, e per un momento il ragazzo rimase quasi incantato nel fissarle, magari non sarebbe stato così terribile fare il boyscout.

Scosse la testa deridendosi, la noia gli stava proprio arrecando pensieri estranei alla sua personalità.

Un'alta figura si diresse sgraziatamente attorno al fuoco, per un attimo la sua ombra ingrandita dalla luce arancione parve quella di un gigante. Stava cominciando ad arrivare qualcuno finalmente.

Per un attimo Ethan temette di aver intravisto un fantasma, ma questo si avvicinò al fuoco che ne illuminò il volto, notò che si trattava solamente di un ragazzo dalla pelle cadaverica, non che lui avesse una carnagione molto più abbronzata.

Sembrava parecchio nervoso e brusco, si era buttato sul terreno senza un minimo di grazia, facendo innalzare della polvere.

La luce del fuoco faceva risaltare la sua chioma castana, ed il ragazzo si chiese se quelle sfumature ramate appartenessero ad un gioco di riflessi o fossero reali.

Gli occhi erano due pozzi castano scuri, si muovevano da una parte all'altra del bosco, senza stare mai fermi, con le ombre che gli davano un aria seriamente spettrale.

Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, ne sfilò una e se la portò alla bocca, accendendola nel fuoco.

Ethan decise che sarebbe stata una scusa per socializzare, pensò che poi gli avrebbe fatto comodo rilassarsi un pochino con del fumo.

“Hey, me ne passi una?” domandò una volta che lo raggiunse.

Quello si girò e dopo averlo squadrato rispose con un secco “no”.

Ethan strabuzzò gli occhi per qualche istante “Il fumo e l'arroganza uccidono, spero che non sia il tuo caso. O forse spero che lo sia?”.

Detto ciò si allontanò tornando per sedersi dove stava inizialmente.

Ma che problemi avevano quei ragazzi? Sperò che non fosse dovuto un'ennesima volta ai pregiudizi per il suo abbigliamento punk, anche perché il ragazzo con cui aveva parlato non sembrava molto più classico di lui nel vestire.

Concluse che si trattava solo di cafonaggine e tornò a sdraiarsi sullo sporco terriccio con gli occhi puntati verso il nero del cielo.

Presto arrivò la ragazzina dai capelli rossi, quella che gli aveva distribuito il programma.

Era accompagnata da due gemelli omozigoti dalle facce allegre e rilassate, la sua era leggermente più tesa.

Dopo pochi istanti ne comprese anche il motivo.

Arrivò una ragazza vestita come l'ultimo prototipo di topmodel che lanciava cenni e sguardi velenosi verso Mela, la quale tentava disperatamente di ignorarla.

Man mano i posti intorno a lui si riempirono, contò rapidamente in quanti erano constatando che raggiungevano una ventina.

Il venti era sempre stato un numero fortunato per quanto gli riguardava, chissà se avrebbe continuato ad esserlo.

Accanto ad egli si sedette una bellissima ragazza dagli occhi color ghiaccio ed i capelli scuri.

Nonostante indossasse gli abiti scuri e larghi riuscì ad intravedere benissimo le forme perfette, aveva un fisico impeccabile.

Gli tornò in mente il volto ridente del suo amico Oliver, riscosse la testa, doveva evitare di pensare a quella storia.

Quando tornò a sollevare lo sguardo gli occhi magnetici della misteriosa ragazza erano piantati nei suoi.

“Piacere, Artemis” gli disse allungando una mano verso la sua, si domandò se avesse letto nei suoi pensieri.

“Ethan, e non ci posso credere! Qualcuno mi ha rivolto la parola. Pensavo che questo campeggio ospitasse solo snob psicopatiche ed una marea di svitati”

Indirizzò il suo sguardo al ragazzo con cui aveva provato a parlare poco prima, Artemis emise una risatina consapevole.

“Tieni sempre la guardia alta. Nulla ti dice che pure io non sia una psicopatica.”
“Effettivamente s'intuiva, sì, hai proprio le fattezze di una gelida assassina, sarà meglio che mi allontani o mi armi di coltello”.

Lei non ebbe il tempo di rispondere, che Erik, mollando finalmente il polveroso libro, si schiarì la voce, cominciando un discorso.

“Siamo parecchi stasera, non avrei potuto essere più felice.”

“Che inquietante prefazione da setta satanica” commentò il ragazzo che fumava, a quanto pareva il suo nome era Peter.

“Così mi ferisci!

Intanto che io porto qui una cosa voi cominciate a presentarvi, facendo il giro dei posti.

Comincia tu Mel, e poi passa la parola al tipo biondo che ci sta provando con te.”

Quest'ultimo tossì quasi affogando nella sua stessa saliva, e Mela divenne rossa come i suoi capelli.

“Io m-mi chiamo Melancholia McAnis, ma preferisco esser chiamata Mela o Mel. Ehm...”

Non sapeva come continuare ed era palesemente a disagio, quell'Erik doveva essere una persona proprio sadica per costringere una ragazzo tanto timida a rompere il ghiaccio.

Sfortunatamente decise di proseguire la mora che le rifilava occhiate assassine dall'inizio della serata.

“Ed indossi un vestiario degno di quello della mia trisavola, sfigata.”

Delle risatine soffuse fecero eco vicino a quest'ultima, ma Ethan non riuscì ad individuare i volti nascosti dall'alto fuoco.

“Almeno non si veste come una baby prostituta” disse a voce alta Artemis, facendo diventare Nicole rossa dall'ira.

“Rimangiati subito quello che hai detto o ti assicuro che-”

“Ragazze, per favore, continuiamo il giro senza scatenare inutili risse da bar” intervenne a quel punto un ragazzo con la maglietta sporca di ruggine, interrompendo la palpabile tensione.

Nicole continuò a bisbigliare insulti sottovoce, con l'approvazione di qualche scema che annuiva.

Si ricominciò con il giro di presentazione.

“Io mi chiamo Charlie, ho un fratello gemello e non ci stavo provando con Mela...” era vistosamente imbarazzato.

Fu il turno delle ragazze vestite come ranger, che si limitarono ad affermare che non facevano parte del campeggio e che non dovevano dunque diffondere “informazioni personali”, neppure fossero delle residenti alla casa bianca.

Ethan osservava le persone continuare il giro, alcuni con espressioni strane od odiose, caratteri più variopinti di cui avrebbe voluto ammazzar qualcuno e qualcun altro conoscere, poi giunse il suo turno.

“Io mi chiamo Ethan e non sono un alcolista quindi non intendo rispondere a quest'interrogatorio.”

“E non dovrai farlo, grazie al mio intervento” rispose Erik, tornando da chissà dove.

Portava con se un affare enorme richiuso ed avvolto intorno ad un telo bianco.

Ethan non aveva idea di cosa fosse, ma emanava una strana energia, un energia che scaturiva adrenalina nel suo corpo.

Senza nessun preavviso, Erik gettò l'affare misterioso nel fuoco.

Tutti seguirono il gesto con gli occhi, come ipnotizzati.

Nemmeno Ethan si sentiva tanto lucido, più gli attimi passavano e più sentiva di star perdendo razionalità.

“Credete nelle storie di spettri e nelle prove di coraggio? Perché ho intenzione di fare un gioco. Dopodiché vi darò tutte le informazioni necessarie.” disse Erik con un ghigno beffardo.

Si udiva solo il suono delle cicale in lontananza.

“Prendetevi per mano!” ordinò con una voce autoritaria.

Ethan provò a ribellarsi, non aveva intenzione di obbedire ai deliri di un pazzo.

Eppure le sue braccia si muovevano da sole, si sentiva soggiogato da una forza invisibile, una forza a cui opporsi sarebbe risultato vano.

Tutti, chi più riluttante chi meno afferrarono la presa con la persona al proprio fianco, seguendo, senza riuscire realmente a connettere la mente, tutto ciò che veniva ordinato.

Poi Erik chiuse gli occhi ed iniziò a sussurrare strane parole in una lingua che Ethan sentiva di conoscere, finì addirittura con l'individuare qualche terminologia.

“mente… tempo… offerta” un fiume di termini senza un apparente nesso.

Pian piano iniziarono tutti ad alzarsi in piedi, avanzando passo dopo passo verso il fuoco.

Più Erik parlava più risultava impossibile controllarsi. Ethan stava provando una sensazione quasi sconosciuta, una sensazione simili al terrore.

Il loro tragitto continuò fino a quando la distanza con le fiamme era minima ed una persona normale avrebbe temuto il peggio, avrebbe temuto che la sua stoffa prendesse fuoco mettendo fine ai suoi giorni da torcia umana.

Eppure erano tutti come in dormiveglia, nessuno fiatava e rompeva quel magico momento.

Era quello il controllo mentale che spesso mostravano nei film fantascientifici? Non lo sapeva.

Sapeva solo quanto fosse terribile quello stato di trance da cui non riusciva a risvegliarsi.

Il fuoco improvvisamente iniziò a crescere e mutare.

Le lingue di piro raggiungevano il cielo con salti improvvisi, ed il loro colore non era più rosso ed arancione, ma viola.

Guardando meglio si accorse della fonte da cui proveniva quell'energia incontrollabile.

Quello strano oggetto che era stato gettato tra le fiamme stava generando le fiamme purpuree, consumando il fuoco stesso.

Il lenzuolo bianco era scomparso, lasciando chiaramente vedere la sagoma di una falce, una falce splendente ricamata in argento, minimamente arrugginita o rovinata, che si beava tra le fiamme.

Tutti cominciarono a saltellare sul posto sotto ordine di Erik, che continuava il suo ruolo da strano profeta, sembravano davvero delle povere vittime di un qualche rito satanico.

“Accogliete la forza!” fu l'ultimo comando.

Tutti fecero un salto all'unisono buttandosi senza remore e freni nell'enorme fuoco.

Le ragazze-ranger che erano state fuori dal cerchio fino a quel momento, anch'esse rapite dal potere fluente della falce, si sollevarono di scatto da terra, gli occhi sbarrati, e si buttarono con loro urlando.

Ethan era confuso, tutti lo erano.

Abbassò gli occhi sul suo corpo. Non stava bruciando, non stava morendo, e non era nel falò.

Tutt'intorno a lui c'era un vuoto cosparso di piccole luci colorate. Che stesse delirando?

Pareva che lo spazio che lo circondava si stesse muovendo, non riuscì ad individuare nessuno dei suoi compagni. Sentiva uno strano formicolio diffondersi nel corpo, una nausea lo pervase.

Stava… viaggiando?


 

Nda: Heylà!

Questo era l'ultimo capitolo d'introduzione, dopo ciò inizierà il vero viaggio. Spero che sia stato abbastanza chiaro, non esitate nel rendermi partecipe di qualunque correzione od accorgimento. ^^

Ovviamente anche in questo capitolo ho reso più partecipi alcuni oc piuttosto che altri, che verranno inseriti od approfonditi le volte seguenti.

I nuovi personaggi comparsi sono:

Nicole di Aphrodite_son_.

Lust e Neos di Scarlett Blue Sakura.

Harmony e Peter di DarkDemon .

Alexander e Violet di JCM_.

Aysha di theTORNgirl

Daenne di Kaira Jackson.

Ethan di C o c o.

Artemis di Regina di cuori15.

Spero di aver rappresentato bene i vostri oc, nel caso contrario fatemelo sapere, mi piacerebbe avere una vostra opinione.

Alla prossima <3

   
 
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