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Autore: Annie B    29/06/2016    2 recensioni
Breve Fan Fiction ambientata prima di Cob, è un "What if" che seguirà il corso dei libri, ma partendo dal presupposto che Clarissa e Jonathan siano cresciuti insieme a Idris sotto la guida di Valentine, in assenza di Jocelyn.
"Clary iniziava a chiedersi se fuori da quelle quattro mura, esistesse davvero qualcuno che un giorno avrebbe attratto il suo interesse, chi mai poteva essere forte come suo fratello, coraggioso come lui, altrettanto bello da sembrare un angelo? Ma poi che importanza aveva? In fin dei conti lei era una shadowhunter, l'amore non esisteva e nemmeno la libertà, la sua vita era votata alla guerra, al giorno in cui Valentine avrebbe dichiarato di nuovo guerra a Idris, ma con due armi indistruttibili: lei e Jonathan."
Genere: Erotico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti, Valentine Morgenstern
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Buona sera lettrici! Come promesso, sono tornata con l'aggiornamento!
C'è ancora qualcuna che segue la storia? Mi fate sapere?
Un bacio, Annie.
:*
 
 
 
 
-Tu...tu eri morto. Ti ho visto morire.- balbettò Jace sconvolto.
Clary avrebbe voluto mettersi in mezzo, ma era come se tra Jace e suo padre si estendesse un campo di forza che le impediva di parlare, probabilmente era solo lo shock di esserselo trovato lì, insieme a Jace.
Non era stata abbastanza svelta, probabilmente Magnus aveva avvisato Hodge, che di conseguenza aveva informato Valentine. Se la casa di Kara non aveva le giuste protezioni, per suo padre non doveva essere stato difficile trovarla.
-Come mi ha trovato?- gli ringhiò contro Clary lo stesso, solo per farlo parlare d'altro. Conosceva suo padre, non vedeva l'ora di metterla contro Jace, ne era certa, così sarebbe rimasta sola, costretta a tornare dalla sua parte.
-Non è stato difficile Clarissa, mi aspettavo qualcosa di meglio da mia figlia-
Jace continuava a guardarli sconcertato, le sue labbra mimarono la parola “figlia”, mentre con un'espressione inorridita, si voltò verso Clary cercando di dire qualcosa.
-Jace no, non è come pensi.- provò ad abbozzare lei, sentendosi completamente disarmata, in balia della crudeltà che suo padre stava riversando anche su di lui.
-Dammi la Coppa Clarissa, è il momento che tu e tuo fratello,- disse guardando Jace -Torniate a casa con me.-
Jace facendo un passo avanti, fronteggiando Valentine, ritrovò il controllo della propria voce e disse piatto -Tu non sei mio padre. Ti ho visto morire.-
Valentine sospirò, spiegando -Non mi hai visto morire, hai visto quello che ho dovuto metterti davanti per tenerti al sicuro. Ma ora sono qui, mi dispiace per quello che hai passato, torna a casa con me, a Idris.-
-No! Nessuno di noi verrà con te! Ti ucciderò prima che tu faccia ancora del male a Jonathan o a me!- urlò Clary tirando indietro Jace e fissandolo intensamente -Non fidarti di lui, è un bugiardo, Jace credi a me, dobbiamo andarcene via di qui, non ascoltarlo vuole solo manipolarti.-
Jace la fissò sconcertato -E tu no? Mi stai chiedendo di scegliere tra fidarmi di te, che fin ora mi hai solo mentito, o di lui, che dice di essere davvero mio padre?-
-Io sono tuo padre, Jonathan. Posso provarlo.- disse Valentine tranquillo -Lei invece, ti ha solo detto bugie.-
-Provarlo? Come?- domandò Jace scettico.
-Sei cresciuto con me, Jonathan, ti ho addestrato, ti ho insegnato la debolezza che c'è nell'amore, ti ho reso il miglior guerriero che Idris abbia mai avuto, conosco il tuo cuore come me stesso.-
Clary stava per ribadire ancora una volta quanto Valentine fosse solo un bugiardo manipolatore, ma proprio in quel momento, un portale si aprì sfarfallando in mezzo a loro e terribile come un Principe dell'Inferno, argentato ed etereo come una visione, ne fece capolino Jonathan.
Prima che chiunque potesse avere il tempo di razionalizzare un pensiero, le labbra di suo fratello si piegarono in un sorriso affilato mostrando i suoi denti bianchissimi.
-Clarissa. Padre.- disse tranquillo, -Jonathan.- concluse guardando Jace.
-Che cosa ci fai qui?- chiesero all'unisono Clary e Valentine.
-Chi sei?- domandò Jace con la faccia di uno che stava seriamente iniziando a perdere la presa sulla realtà.
Jonathan liquidando la domanda di Jace scrollando un braccio disse solo -Le presentazioni un'altra volta.- poi rivolgendosi a Clary disse -Vieni con me o vai con loro?-
Clary si sentiva scoppiare il cervello, avrebbe voluto che esistesse un modo per tirare via Jace da quel casino, per fare stare zitto Jonathan prima che dicesse qualcosa di potenzialmente distruttivo e sicuramente crudele, per impedire a loro padre di manipolare Jace con le sue bugie, ma non riuscì a dire niente, né trovare alcuna soluzione che potesse risolvere un disastro di quella portata.
Valentine accarezzò con la mano l'elsa della spada che aveva appesa alla cintura, guardando Jonathan come se fosse la cosa peggiore che avesse mai visto in tutta la sua vita, poi sibilò -Se torni a casa subito, puoi ancora rimanere vivo.-
Ma Jonathan scosse il capo facendo ondeggiare i morbidi capelli argentati e fece schioccare le labbra in un verso di disappunto -No, penso che non lo farò, padre. Clarissa viene a casa con me, tu randagio da che parte stai?- chiese rivolto a Jace.
Jace lo fissò come se fosse un fantasma, poi guardò Clary, in cerca di un aiuto con lo sguardo perso.
-Jonathan può scegliere da solo se venire via con suo padre o affidarsi a due bugiardi che nemmeno conosce.- dichiarò Valentine incrociando le braccia sul torace e osservando Jace piatto.
-Clary...dimmi la verità, per una volta.- la implorò Jace -Lui è davvero mio padre? Non è un incantesimo?-
Clary si sentì stringere lo stomaco -È più complicato di così, Jace.- fu tutto quello che riuscì a dire.
Lui la guardò deluso, con un dolore negli occhi che era peggio di qualunque cosa Clary avesse mai visto, ma in meno di un secondo, quel dolore si trasformò in rabbia.
-Niente più bugie. Se questo è il tuo modo di mantenere la parola, non ho motivo di credere a nient altro di quello che dirai.- disse Jace glaciale.
Jonathan, accanto a Clary, rise come se trovasse l'intera faccenda estremamente divertente -Quanto sei melodrammatico.- poi sbuffò -Basta, sono stanco. Clarissa, non lasciare che prendano la Coppa e andiamocene.-
-Sì, credo che andarvene sia la cosa migliore.- confermò Jace, ma poi aggiunse -Però la Coppa rimane qui.-
-Jace no! Tu non vuoi che lui abbia la Coppa, credimi!- lo implorò Clary nella tenue speranza di farlo ragionare.
Jace abbassò il capo, come se rimanere teso e in guardia, gli stesse costando uno sforzo enorme, sembrava schiacciato -No, non voglio probabilmente. Ma non è nemmeno giusto che la prenda tu. Sei una bugiarda e una traditrice. Se lui è davvero mio padre, il mio posto è con lui.-
-Sono fiero di te, Jonathan. Sapevo che non mi avresti mai deluso. Dì a tua sorella di essere ragionevole e andiamocene, tra poco arriveranno quelli del Conclave.- disse Valentine orgoglioso, osservando Jace con uno sguardo che a lei e Jonathan non aveva mai riservato.
Come Jace sentì la parola “sorella”, il suo viso si contrasse in una smorfia di disgusto, Clary non avrebbe saputo dire se per sé stesso o per lei, ma lui non disse niente in merito, le si rivolse senza guardarla -Dammi la Coppa, non voglio combattere con te.-
Clary trasalì, sentendo il respiro che le chiudeva la gola come se invece che ossigeno avesse deglutito sassi. Combattere con Jace... fino a due giorni prima avrebbe venduto l'anima per farlo, ma ora, il solo pensiero le faceva rivoltare lo stomaco.
Tuttavia, la risata sprezzante di Jonathan le risparmiò di dover rispondere -Combattere con lei?- sghignazzò sistemandosi davanti a Clary e cingendole la vita con un braccio -Non riusciresti nemmeno a toccarla, sei bello Jace, non voglio rovinarti la faccia. Sparisci, noi tre ci rivedremo presto.-
-La Coppa.- latrò Valentine facendo minacciosamente fischiare la spada estraendola dalla cintura con uno scatto netto.
-Non ora. Voglio venire con te, devi spiegarmi come stanno le cose, poi deciderò se aiutarti a riprenderla. Scegli, se sei mio padre, scegli: o me o la Coppa. Non puoi averci entrambi ora.- disse Jace parandosi davanti a lui, ritrovandosi con la lama della spada pericolosamente vicina alla gola.
Clary sapeva cosa sarebbe successo, Valentine non avrebbe mai rinunciato alla Coppa Mortale, nemmeno per uno dei suoi figli, liberandosi dal braccio di Jonathan, scattò in avanti nel tentativo di spingere via Jace dalla traiettoria della spada, ma con occhi increduli, vide suo padre riporre l'arma e tendere la mano a Jace -Sei mio figlio, torneremo a prenderci la Coppa insieme, ma ora quel che importa è averti ritrovato.-
Per un attimo Clary credette di essere impazzita, forse il veleno di un demone le stava dando le allucinazioni, o forse era una specie di malattia mondana che aveva sicuramente contratto a New York! Ma suo padre non poteva aver detto una cosa del genere! Le veniva da vomitare, sentiva l'acido nello stomaco muoversi su e giù minacciando pericolosamente di schizzare definitivamente su. Valentine non aveva mai considerato lei e Jonathan in quel modo, mai.
Fece un passo indietro, più ferita di quanto non avrebbe creduto, ma il colpo di grazia fu vedere Jace che avvicinandosi a Valentine, le lanciava un'occhiata confusa e arrabbiata al tempo stesso, prima di venir risucchiato nel vortice di un portale che, comparso dietro di loro, li portò via da New York. Chissà dove.
Jonathan tirando un sospiro di sollievo quando li vide scomparire, si voltò verso di lei -Allora, come stai?-
Clary si sentiva ancora parecchio scioccata, il corpo di Karissa era riverso a terra nel sangue, unico testimone del passaggio di Valentine. Jace era svanito con lui, cosa sarebbe successo ora?
Almeno era con suo fratello, poteva andare peggio dopotutto. Si girò verso di lui e nascose il viso nella sua spalla, abbracciandolo.
-Hey, va tutto bene. Abbiamo la Coppa, andrà tutto bene.- le disse lui accarezzandole i capelli e stringendola, poi le sollevò il viso per guardarla.
-No che non andrà bene, Jace non doveva andare con lui e noi cosa faremo adesso? Non possiamo tornare a casa e non possiamo certo andare al Conclave! È un disastro!- si lamentò Clary scontrosa.
Jonathan la studiò stupito, con un'ombra di disappunto negli occhi -Cosa c'entra Jace? A proposito, dal momento che avevi la Coppa, perché non l'hai ammazzato? Avremmo un pensiero in meno adesso!-
Clary si scostò da lui e scosse il capo -Non è come pensavamo, Jace è... a posto.-
Suo fratello rispose disgustato -A posto? Ti è bastato passare due giorni con lui per dimenticare gli ultimi quindici anni? Scordatelo. Mi hai capito Clarissa? Puoi avere chi ti pare, chiunque tu voglia, ma non lui! Sono stato zitto per non complicare le cose adesso, ma la prossima volta che io e Jace incroceremo la strada, se non ci penserai tu lo ucciderò io. Ci ha portato via la nostra casa! La nostra vita, nostro padre, cos'altro vuoi che abbia? Non si prenderà anche mia sorella.-
Clary arrabbiandosi rispose -Jace non ci ha preso proprio niente! Se c'è qualcuno con cui dobbiamo prendercela, quello è nostro padre! È lui che ha rovinato la vita a tutti noi, incluso Jace! E ora lo manipolerà e lo farà diventare come...- si morse la lingua, stava per dire qualcosa di molto stupido.
-Lo farà diventare come...cosa, Clarissa? Come me? Come te?- ringhiò Jonathan furente.
-Non volevo dire questo...- si scusò Clary -Non c'è niente di male in te, ma...-
-Ma? Non vuoi che il tuo nuovo ragazzo diventi un mostro? Ci sei andata a letto? Dimmi la verità!- gli urlò addosso.
Era inquietante, non l'aveva mai visto così arrabbiato con lei, non le aveva mai urlato in quel modo.
-Cosa? Mai sei scemo? Certo che no! E non chiamarlo “il mio nuovo ragazzo”! Come ti vengono in mente certe cose?- replicò Clary arrossendo e dandogli la schiena.
Jonathan calmandosi, almeno apparentemente, rispose -Beh, qualunque cosa sia quello che c'è tra voi due, fattene una ragione, un paio di settimane con Valentine e non lo riconoscerai più. Lo trasformerà in quello che vuole e Jace, ammettiamolo, non è forte come noi. Si farà manovrare come un burattino finché non porterà nostro padre alla Coppa e poi probabilmente, sarà lui stesso a sbarazzarsene.-
Il tono di Jonathan sembrava ferito, ma lei conosceva suo fratello, sapeva che non era il tipico ragazzo sensibile, non era facile riuscire a fargli provare qualcosa che non fosse la rabbia, possibile che Jace riuscisse a fargli provare gelosia?
-Non ucciderà Jace, l'hai visto tu stesso, poteva farlo ora e costringermi a dargli la Coppa, ma ha scelto Jace. Ha scelto lui, invece che noi o la cosa che ha cercato per quindici anni. Lui gli vuole bene.- disse Clary, questa volta era la sua di voce a essere incrinata dal dolore.
Suo fratello si mise a ridere, gettando indietro la testa e piegandosi con le mani sulle ginocchia come se si stesse proprio piegando in due dalle risate, la stava prendendo in giro -Sei sul serio così ingenua? Ma che cos'ha l'aria di questo posto? Ti hanno fatto il lavaggio del cervello? Nostro padre non ama nessuno se non sé stesso! Dopo la morte di nostra madre non è più stato capace di amare niente. Voleva che Jace si fidasse di lui e gli ha dimostrato che poteva farlo con quella scenetta patetica! Smettila con queste assurdità, voglio andarmene.-
-E dove? Dove pensi di andare?- replicò Clary nervosa. -Non a Idris immagino.- aggiunse scettica.
-No, decisamente non a Idris, non so dove possa essere nostro padre, ma tornare a casa sarebbe stupido, ci servono alleati, non posso fermarlo da solo, non ancora.- rispose Jonathan con aria pensierosa.
-Alleati? Chi si alleerà con i figli di Valentine?- fece Clary sarcastica.
Jonathan fece schioccare le labbra e ghignò -La domanda non è chi si alleerà con i figli di Valentine, la domanda, è chi si alleerà con chi possiede la Coppa Mortale. In questo momento, possiamo venderla al miglior offerente, tutti vorranno stringere alleanze con noi.-
Clary lo guardò disgustata -Parli di Nascosti? Non lavorerò con dei Nascosti! Mai!-
-Non essere così superficiale, nostro padre ha esagerato, i Nascosti non sono così male, possono tornarci utili.- cercò di calmarla Jon, ma lei non ne voleva sapere.
-NO. Te lo puoi scordare. Solo perché ti piace entrare nel letto delle fate non vuol dire che io sia tenuta a fare lo stesso! O i Nascosti o me Jonathan.-
-Stai facendo i capricci sorellina, credo che tu abbia bisogno di dormire un po', ne riparleremo quando sarai tranquilla.-
-Non sto facendo i capricci, non puoi fidarti di loro Jon! Non puoi dire sul serio, e poi, tanta fatica per prendere la Coppa per cederla a loro? Possiamo fare qualunque cosa ora, non siamo noi a dover cercare alleati, chiunque voglia qualcosa, dovrà venire da noi, dovremo solo spargere la voce che abbiamo la Coppa.- ribatté Clary cocciuta.
Suo fratello sorrise -Ma io non intendo dare la Coppa proprio a nessuno, è nostra. Ho solo detto che promettendola a qualcuno, quel qualcuno ci sarà fedele fino a che non avrà svolto il suo compito. Per questa notte dormiremo qui a New York, da domani cominceremo a muoverci.-
-Domani ne riparleremo.- borbottò Clary poco contenta.
-Dai sorellina, smettila di tenere il muso, siamo insieme, via da casa, divertiamoci per una volta no?- le sorrise Jonathan ammiccante.
Clary non riuscì a non ricambiare con un sorriso, era vero, per la prima volta dopo quindici anni, erano insieme lontani da Valentine e la sua ombra asfissiante, potevano prendersi almeno una sera per divertirsi come ragazzi della loro età.
-Ok, dimmi cos'hai in mente e sono tua...- gli disse ridacchiando.
Jonathan le si avvicinò e tirandola per i fianchi la baciò sulle labbra -Sì, lo sei.- mormorò piano.
-Andiamo, ho sempre voluto vedere una suite come si deve.- le disse poi prendendola per la mano e tirandola verso la porta della serra sul tetto, che conduceva di sotto.
Quando passarono accanto al corpo di Kara, Clary distolse lo sguardo, sentendosi terribilmente in colpa, era una Nascosta sì, ma era amica di Jace e li aveva ospitati, era solo colpa loro se ora era morta...
-Non ci pensare. Per sta sera ci siamo solo noi.- le disse Jonathan notando il suo sguardo.
-Dove vuoi andare?- chiese Clary cercando di distrarsi.
Jonathan sorrise allegro, non lo aveva mai visto così di buon umore, soprattutto considerato l'attacco di rabbia di poco prima.
-Al St. Regis, è favoloso da quanto ne so.-
Quando rideva in quel modo e si comportava esattamente come un ragazzo di sedici anni, spensierato e felice, Clary non poteva fare a meno di pensare che fosse davvero bellissimo, se fosse stato un mondano, le ragazze avrebbero fatto la fila per lui.
Si ritrovò compiaciuta a pensare che invece lui era solo suo, nel mondo dei Nephilim non esisteva e non c'erano mai state ragazze che attirassero le sue attenzioni sul serio, le fate che si portava a letto non erano niente, Clary sapeva che l'affetto di Jonathan, se così si poteva definire, era esclusivamente per lei.
-È un hotel di lusso?- gli chiese seguendolo giù per le scale.
-Sì, molto di lusso sorellina. Ci tratteranno come Re e Regina.- sorrise compiaciuto lui.
-E tu come faresti a conoscerlo?- gli chiese lei nascondendo un sorriso.
-Racconti per lo più.- rispose Jonathan tranquillo.
Erano dentro l'ascensore ora, Clary pensò un'ultima volta al corpo di Kara che giaceva privo di vita nella sua amata serra, le dispiaceva che fosse morta anche se era una fata, ma certo non poteva farci niente.
Cercando ancora una volta di distrarsi, chiese a suo fratello -Come pensi di pagarla una suite in un hotel di lusso nel cuore di New York? Non credo che papà ti abbia lasciato dei soldi quando sei scappato per venire a cercarmi.- era sarcastica.
Jonathan ridacchiò -Non sono scappato in realtà, quando ha annunciato che sarebbe venuto a New York mi ha detto di rimanere a casa e io l'ho fatto. Solo che prima di lasciarlo andare, gli ho tracciato una runa di localizzazione sulla giacca.- confessò divertito -Per il denaro non sarà un problema, lo prenderemo a un mondano e non se ne accorgerà nemmeno.
-Ora vuoi metterti anche a rubare?- lo rimbeccò Clary.
-Sono un assassino Clarissa, rubare un portafogli non mi crea particolari turbe di coscienza.- rispose lui divertito, come se stesse parlando di comprare un tipo di frutta o un altro.
-Fai come vuoi...- borbottò Clary -Ma che ne valga la pena.-
-Fidati di me, per sta sera, non penserai a niente di brutto. Sono così contento, non puoi esserlo anche tu?-
Pensandoci bene, non c'erano molti motivi per essere contenta in quel momento, ma era anche vero che per una volta, avrebbe potuto finalmente godersi la libertà insieme a Jonathan, l'unica persona che avesse mai amato da quando era nata. Forse valeva la pena sorridere e dimenticare per ventiquattro ore le cose brutte, tanto non sarebbero andate da nessuna parte.
-Sono contenta di essere insieme a te.- gli rispose sorridendo e lasciando le loro mani intrecciate mentre Jonathan la conduceva fuori dal grattacielo di Kara.
Girarono per una ventina di minuti, entrambi marchiati in modo da essere invisibili ai mondani, Clary osservò suo fratello fare incetta di portafogli e carte di credito da un paio di newyorchesi dall'aria decisamente benestante, storse il naso ma non disse nulla, rubare non era brutto come uccidere in fondo.
Quando arrivarono davanti al St. Regis, Clary guardò meravigliata la hall, era una cosa talmente lussuosa, che probabilmente una suite lì dentro sarebbe costata almeno duemila dollari a notte, ma era la cosa più bella che avesse mai visto, e dall'aria comoda e accogliente soprattutto.
Quando arrivarono alla reception, mano nella mano, l'uomo che sedeva dietro il banco alzò lo sguardo e gli dedicò la sua attenzione, inizialmente abbastanza scettico.
Clary indossava ancora la giacca di pelle della divisa, aveva la manica strappata e per finire la scena, doveva essere anche parecchio spettinata e con l'aria stravolta.
Jonathan almeno, con la sua camicia bianca e le maniche arrotolate sulle braccia sode, e i jeans casual portati con la disinvoltura di un modello di Kalvin Clein, faceva senz'altro un impressione migliore.
L'uomo alla reception si rivolse loro con un tono annoiato, sicuro di non avere davanti due clienti degni di interesse -Come posso aiutarvi?- chiese osservandoli con lo sguardo di una triglia.
Jonathan sfoderò un sorriso smagliante e rispose educato -Vorremmo una suite in cui alloggiare questa notte.-
L'uomo, che, notò Clary grazie alla targhetta che aveva sulla giacca del completo, si chiamava Carl, li guardò entrambi con aria scettica e chiese -Lei e la sua fidanzata pensate di pagare con carta di credito?-
Jonathan tirò fuori dalla tasca dei jeans una mazzetta arrotolata di pezzi da venti, spessa quanto una mela e la mostrò a Carl.
-Contanti signore, è un problema?- chiese con una voce di miele.
Carl sembrò improvvisamente scoprire qualcosa di interessante in loro, drizzando la schiena e parlando più animatamente, rispose -Ma certo, contanti! Nessun problema, quale suite desiderano i signori?-
Jonathan senza nemmeno pensarci rispose pacato -La Royal, se disponibile.-
-Ma naturalmente, prego, seguitemi.- disse Carl facendo il giro del banco e accompagnandoli verso gli ascensori.
Un ragazzo scattò all'istante sull'attenti e con un sorriso a trentadue denti chiese -Posso prendere le borse dei signori?-
Clary lo guardò come a scusarsi, con un mezzo sorriso divertito sulle labbra, poi suo fratello rispose -Non ce ne sarà bisogno, ci tratterremo solo una notte e non abbiamo bagagli.-
-Vi accompagno personalmente alla Suite Royal.- disse Carl cortese, premendo il tasto di chiamata dell'ascensore.
Quando entrarono, Jonathan le rivolse un sorriso radioso e per un attimo Clary si perse nei suoi occhi neri, che alle luci chiare dell'ascensore, sembravano rilucere di un'oscurità profonda.
Non vide che piano chiamò Carl, ma dopo poche manciate di secondi, le porte si aprirono silenziosamente lasciandoli davanti a un doppio battente laccato in avorio.
-La Suite Royal, signore.- disse Carl rivolto a Jonathan -Spero che lei e la sua ragazza vi troverete bene, devo comunicarvi che l'orario del check out è previsto per le 12.00-
-Benissimo, preferiamo pagare ora se non è un problema, non sappiamo ancora se andremo via di mattina presto o meno, ma non vogliamo doverci trattenere oltre nel caso avessimo fretta.- spiegò Jonathan tirando fuori di nuovo quel mucchio di soldi impressionante.
Carl lo guardò un po' stupito, - Sono quattromila e seicento dollari, ma...- Prima che continuasse, Jonathan tirò fuori il denaro necessario a pagare la Suite e in aggiunta lasciò mille dollari nelle mani di Carl -Per il disturbo.- disse con un sorriso di vetro, poi aggiunse -E per evitare di essere disturbati, inoltre non occorrerà che ci registri.-
Carl fissò un momento Jonathan, poi i mille dollari di mancia che aveva in mano, infine piegando il capo in un piccolo inchino disse -Buona notte signori, tornate presto a trovarci.- dopo di che si defilò nell'ascensore senza aggiungere una parola.
Clary ridacchiò -Sei un vero conquistatore. Mi chiedo come tu l'abbia convinto.-
Jonathan infilando la chiave nella toppa della porta, sorrise -Il denaro per i mondani, è come gli strumenti mortali per noi, venderebbero l'anima pur di averlo.-
La porta della suite si chiuse dietro di loro e Clary posò gli occhi sulla cosa più lussuosa che avesse mai visto o sognato potesse esistere.
-È solo per noi.- le mormorò Jonathan all'orecchio abbracciandola da dietro -per tutta la notte.-
   
 
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