Videogiochi > Final Fantasy IX
Segui la storia  |       
Autore: Aoboshi    29/06/2016    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si sentiva un'anima in pena, stava passeggiando lì davanti da praticamente un'ora. Distrattamente lanciava uno sguardo al lungo corridoio; il mago nero era davanti alla porta dove lo aveva lasciato 
Maledizione.
Kuja tornò indietro. Cosa accidenti gli importava se si fosse svegliata o no, se il mago vigilava ancora, voleva dire che stava ancora dormendo. Sussultò, no, Cassandra non stava dormendo, la ragazza era perduta, non addormentata. Era passata una settimana, da quando aveva lasciato la reggia. Kuja aveva raggiunto Alexandria, misurandosi con l'orrido pachiderma. Ogni volta la trovava sempre più grassa, se non l'avesse fatta fuori in un tempo ragionevole, quel pallone con le braccia, avrebbe potuto divorare Gaya e addio ai sogni di conquista di Garland. La permanenza nel castello era stata insostenibile, era stato sul punto di folgorare quel bisonte con la corona innumerevoli volte, lei, il suo stupido regno e qualsiasi altra cosa. Problemi, problemi su problemi. La principessa era stata persino rapita, un ulteriore contenitore di eidolon semovente che non collaborava. Kuja strinse i punti, l'ira era diventata una compagna immancabile dei suoi globuli rossi.  
Perchè non si sveglia!?
I piedi lo riportarono allo sbocco del corridoio, il mago nero era ancora lì fermo. Le nocche di Kuja si fecero ancora più pallide e tese. Inutili, stupidi fantocci! Neppure il walzer n°1 era riuscito a concludere qualcosa di buono; quel suo dannato fratello lo aveva sconfitto.
Perchè non si sveglia!?
Quell'odiosa domanda lo stava facendo impazzire. I primi giorni ad Alexandria, aveva cercato di chiudere occhio, Branhe gli aveva allestito una camera meravigliosa nel castello, grande, ariosa ed elegante; un letto sontuoso con coperte di seta e broccato, i cuscini in piume d'oca, ma, era riuscito a dormire!? 
Macché...
Si era rigirato in quelle coperte elegantissime sino all'alba. Il primo giorno, data la straordinaria bruttezza della sovrana del regno, si disse che forse era rimasto traumatizzato, ma doveva smettere di incolpare il grasso di Brahne di qualsiasi cosa, anche perchè, le nobilissime cicce, questa volta non c'entravano davvero nulla. 
Perchè quello stupido fantoccio era ancora lì!? Perchè non correva da lui a dirgli che la stupida occupatrice illecita di letti si era svegliata!?
Kuja tornò sui suoi passi per l'ennesima volta. Si barcamenava lì davanti senza posa, spiava il mago nero come se fosse chissà quale nemico. Fece per andar via, lui aveva cose molto più importanti da fare; lo stupido fantoccio lo avrebbe chiamato, se avesse avuto novità. Inutile, i piedi lo riportarono indietro, proprio come era successo ad Alexandria. I suoi programmi erano ben diversi, doveva ritrovare Garnet e estrarle quei maledetti eidolon, schiacciare quella formica di suo fratello e allestire la flotta della palla di ciccia travestita da regina. La sua permanenza ad Alexandria doveva essere molto più lunga, ma, per la sua insofferenza, era volato sino a Toleno. Dato che le notti le passava insonni, tanto valeva seguire qualche spettacolo. Le tragedie avevano sempre avuto un effetto catartico su di lui, ma ancora una volta...
All'esasperazione, quando ormai la domanda “sarà sveglia?” era diventata una sorta di litania initerrotta nel suo cervello, si era lanciato giù da uno dei ricchi balconi, saltando in groppa al suo drago argenteo, il quale aveva emesso per tutto il viaggio grugniti accusatori.  
E' per il potere!
Lo aveva detto al drago, lo aveva ripetuto a se stesso. Non gli importava un accidente della ragazza, voleva solo poter disporre liberamente della sua forza, riuscendo così a finire Garland una volta per tutte e poi, perchè no, convincere la damina rimanere lì con lui. Non le aveva neppure mai chiesto quale libro preferisse, o se avesse mai visto una tragedia. Se si fosse svegliata, magari l'avrebbe potuta portare a Toleno a vederne una, le avrebbe recitato i suoi passi preferiti.
E' per il potere...   
Kuja spiò ancora da dietro l'angolo del corridoio, il mago nero era ancora lì davanti, fermo e impassibile. 
Maledizione
Il jenoma si riportò spalle al muro, e se il mago lo avesse visto, e se magari quella stupida e il fantoccio si fossero messi d'accordo per giocargli quel tiro!? Era plausibile, quell'odiosa donna era capace di conquistare le persone a suon di … di... o insomma a suon di quello che sapeva fare meglio, ovvero essere fastidiosamente Cassandra.  Kuja si lasciò scivolare sul muro, si portò una mano sulla fronte: quello era il risultato di una settimana buona di insonnia. Ormai non riusciva neppure più a seguire il flusso dei suoi stessi pensieri. Era sfinito e la stanchezza permetteva a domande come “perché faccio tutto questo?”, “perchè io?” o simili, di torturarlo senza posa. L'attività, almeno, lo teneva occupato e distante da quelle domande velenose a cui si era aggiunta anche “e se non si svegliasse?”.
Kuja sospirò e fece per alzarsi in piedi, era ridicolo, davvero ridicolo, le unghie gli penetrarono nel palmo, il dolore lo risollevò appena.
Non si sveglierà...
Quella constatazione lo svuotò, il jenoma si trascinò sino alla stanza della musica, aveva bisogno di riversare la sua angoscia in qualcosa o avrebbe distrutto la reggia del deserto in un battito di ciglia. La strada fu dannatamente lunga, ma non appena vide il grande pianoforte nero come la pece, riprese a respirare. Le mani scivolarono sulla tastiera, dipingendo tristi paesaggi e sensazioni. Kuja cercò di annullarsi in quel flusso di note e pensieri, chiuse persino gli occhi, voleva andare lontano, in un mondo dove, magari, la damina addormentata avrebbe riaperto gli occhi solo per lui. 

-Kuja!-
Non può essere...
Il mago sgranò gli occhi. Non era possibile...
Era lì, sulla soglia, circondata da scariche elettriche saettanti, i capelli mossi si arricciavano attorno al viso, sospinti dalla tensione, gli occhi brillavano per la rabbia e per il potere, dando alla pelle una sfumatura perlacea. Era una visione, indossava giusto una veste da notte lunga e candida, segno che i maghi neri avevano fatto il loro lavoro nell'accudirla, ma intravedendo le spalle sottili e l'incavo elegante di quel collo da cigno, pensare ai maghi neri era impossibile. Era lì, era sveglia, questo era l'importante.
-Cassandra!-
Kuja si alzò di scatto dallo sgabello, le mani ricaddero pesantemente sulla tastiera, producendo una cacofonia indescrivibile, sebbene, nella testa del jenoma, risuonava solo il suo nome, quello che lei aveva pronunciato. 
-Sei sveglia...-

Da quando era uscita dalla camera come una furia, sino alla soglia della stanza della musica, Cassandra aveva avuto un solo obiettivo: fare al forno quell'avvoltoio travestito da odalisca. Poi era successa una cosa strana: i colpi erano già scoppiettanti nelle sue mani, lei lo aveva chiamato, così, per farsi vedere bene mentre gli scagliava addosso le sfere di energia ad alto voltaggio e lui si era voltato. In un secondo, tutta l'acredine e la rabbia erano svanite, trasportate via da quel blu impossibile delle iridi del mago. I colpi energetici si erano così dissolti nelle sue mani e, di colpo, la ragazza si era dimenticata del perchè fosse lì.
-Cassandra...- la voce del mago era stata un sussurro, aveva gli occhi sgranati, da quando era lì non gli aveva mai visto quell'espressione – Siete sveglia...-
No, non era più molto sicura di esserlo. Forse in realtà dormiva ancora e quello era uno strano sogno in cui un mago folle suonava il piano per una damina addormentata. Era lei, o Kuja sembrava davvero felice di vederla?
Sei indubbiamente tu!
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, quando poi gli occhi del mago scesero lungo il suo volto sino al collo e poi...
Ehi tu!
Cassandra si riscosse coprendosi seno e spalle con le braccia, certo, aveva la camicia da notte, ma era sottile   come l'aria, in pratica. 
Eh ora come ne esco...
Si disse che la prossima volta che avrebbe voluto folgorare qualcuno, non si sarebbe dovuta lasciar distrarre, voleva usare l'effetto sorpresa, ma il suo ospite sembrava un pezzo avanti, lui e il suo stupido sguardo disarmante da “sono felice di vederti”. Sbuffò, era felice di rivedere i suoi poteri, non lei.            
Per lo meno, quando vide l'espressione un po' contrariata del mago, non appena lei si era coperta, si lasciò sfuggire un sorriso divertito e, anche il suo ospite, parve uscire fuori dal sogno, facendo tornare tutto alla normalità: lei prigioniera di un pazzo maniaco ossessivo compulsivo.
-Pare abbiate preso alla lettere il “fate come a casa vostra”...- gli occhi del mago mandarono un guizzo.
-Non mi pare di avervelo mai sentito dire!- commentò Cassandra.   
– Molte dame troverebbero disdicevole tale abbigliamento!- la piccò il mago.
Cassandra lo guardò stranita – Non mi sembra, che stiate facendo molto per non guardare...- 
Kuja non trattenne un sorriso – E voi per coprire...-
Questa volta la ragazza non riuscì a non diventare l'equivalente di un grosso pomodoro di Dali. 
Fortunatamente, si ricordò di essere lì prigioniera e che, in effetti, un rapitore non aveva poi tutte queste ragioni di criticare il suo abbigliamento, soprattutto visto ciò che lui indossava. Certo, lei era in camicia da notte, ma quello che faceva capolino sotto il pareo velato del mago, era quasi sicura fosse il genere di intimo in voga tra le cortigiane di Toleno. In quel momento però furono raggiunti da una moltitudine di quei cosi strani e goffi, molto simili a spaventapasseri con ampi sombreri. 
-MiO SignoRE!- chiamò uno di loro con voce meccanica. Cassandra li osservò meglio, il loro volto era scuro, il grosso cappello impediva di vedere i lineamenti di quei cosi, solo gli occhi spiccavano luminosi.
-lA Sua OSPite sI E' SveGLiaTA!-   
Cassandra spostò lo sguardo smarrito dai grossi spaventa passeri al padrone di casa. 
Cos'era, oltre a rapire le fanciulle adesso Kuja si dava anche al voodoo!? Cosa erano tutte quelle bambole lì? Era rimasta talmente sorpresa da non accorgersi dello scatto del suo ospite. Kuja si era portato accanto a lei, prendendole la mano e alzandola sino alla spalla. La ragazza rabbrividì al contatto, Kuja parve accorgersene, perchè sorrise sardonico.
-Me ne sono accorto- rispose con voce tagliente alla sue bambole – Ma avrei preferito saperlo con un certo margine di anticipo!-
Cassandra si schiarì la voce.
-Avete dunque qualcosa di interessante da dire, madame?- 
Cassandra abbassò lo sguardo e cercò di resistere alla tentazione di schiaffeggiarlo. 
-Vi avrebbero avvisata, vostra grazia - la ragazza accennò un inchino per rendere più ridicola quella farsa – Se non avessero avuto...- ripensò a come aveva fatto saltare la porta della camera -... un contrattempo!-
Lo sguardo di Kuja si illuminò, Cassandra poteva scorgervi una certa preoccupazione, solo allora, sospettò che la stanza in cui era stata, fosse proprio quella del mago. 
-Quale genere di contrattempo!?-
Cassandra abbassò lo sguardo e borbottò -Ho fatto saltare la porta...- 
Kuja si voltò verso di lei, per un istante sembrò sorpreso, ma la sua espressione tornò strafottente come sempre – Ebbene... trovate qualcosa di adatto alla nostra ospite, per quanto piacevole, tale abbigliamento potrebbe distrarci dalla cena...- la guardò di sottecchi e Cassandra lasciò vagare gli occhi per non incontrare quelli del mago – E affrettatevi a sistemare la porta...Ah, accendete il grammofono, ora che andate-
-Sì SIGnoRE!- le bambole si inchinarono e, dopo poco, barcollarono via. Cassandra li osservò ipnotizzata mentre si allontanavano. Kuja ne approfittò per lasciar scivolare la mano della giovane nella sua, passando delicatamente l'altra sulla vita sottile di lei. Quando Cassandra se ne accorse, era già nel gioco delle braccia del mago e la musica aveva cominciato a diffondersi dolcemente in quella sala. 
-Mi chiedo se non si ardito sperare che una dama avvezza a presentarsi in abiti da notte, abbia ricevuto ugualmente lezioni di danza...- 
Cassandra si voltò verso di lui disorientata, la parola “danza” la fece trasalire, ma ormai era tardi e Kuja si stava già sapientemente muovendo nella sala, guidandola in quella pratica misteriosa che la spaventava forse più di Ultima stessa.
Cassandra stava annaspando. Perduta nel panico più completo, cercò di obiettare qualcosa, ma Kuja le fece fare una giravolta impedendole di proferire parola. Kuja si dimostrò estremamente bravo, conduceva quel ballo con maestria, schivando i passi falsi della sua compagna, sembrava tranquillo e rilassato come mai la sua ospite l'aveva visto. Sembrava un gatto persiano, con gli occhi socchiusi, la bocca leggermente incurvata nel suo solito sorrisetto irriverente, i capelli lisci e sottili che si muovevano appena lambendogli il volto chiaro. La vetrata della sala lasciava filtrare il blu della sera, avvolta dalle luci soffuse delle candele, accarezzata dal flusso della melodia e cullata dal compagno di ballo, Cassandra smise di pensare troppo ai suoi piedi. Kuja si era lanciato in quel valzer a suo rischio e pericolo, se anche lei gli avesse schiacciato un piede (per un po' aveva pensato di pestarglielo di proposito), si sarebbe sentita sollevata da qualsivoglia responsabilità. 
Kuja l'allontanava e avvicinava, senza lasciarla mai, ogni volta che le riprendeva la vita, stringendola a sé, Cassandra tratteneva il respiro. Si accorse solo allora che il mago giocava con le sue dita, intrecciandovi talvolta le proprie o lasciando scivolare la mano di lei nel palmo. Le danze alternavano ritmi più tranquilli a pezzi più vivaci, Cassandra si sorprese di quanto potesse essere bello e non riuscì a fare a meno di sorridere. Forse non si era mai svegliata e quello era semplicemente uno strano sogno in cui il suo ospite era meno sgradevole di quanto in realtà si era dimostrato. 
-Non siete arrabbiato?- chiese ad un tratto la ragazza.
Kuja le fece fare un'altra giravolta e la riprese, gli occhi questa volta tradirono una certa instabilità, cui lei era abitata scorgervi ormai -Intendo... quella era la vostra stanza e...-
Il mago parve rilassarsi impercettibilmente, aprendo il solito sorrisetto.
-Ho avuto ospiti peggiori!- rispose semplicemente. Cassandra si chiese se il mago non rapisse giovani donne con cadenza semestrale, ma preferì non chiedere, stranamente Kuja sembrava poco incline alle chiacchiere, evento più unico che raro, visto i precedenti. 
Il mago la guardò esitante, si schiarì appena la voce -Spero che... il soggiorno sia stato di vostro gradimento!- 
Cassandra in quel momento sussultò, non si era aspettata di continuare a parlare, fissò per qualche istante il mago, il quale le restituì lo stesso sguardo intenso di quando l'aveva vista nella stanza. Entrambi rimasero intrecciati in quell'intrico di sguardi, la musica si era affievolita e loro poco alla volta si erano fermati. Cassandra non badò al fatto di essere molto più vicina al mago di quanto non fosse mai stata, ma era talmente bello fissare quelle iridi dall'anima color lapislazzuli e i contorni zaffiro, da dimenticare tutto il resto. Poco alla volta la pupilla si era dilatata, fagocitando l'anima più chiara di quegli occhi incredibili, eppure Cassandra li trovò ugualmente belli. Si era aspettata che il suo strano ospite si rotolasse nella colonia o in qualche altro veleno per il naso, invece, non c'erano invadenti zaffate di profumo. Era difficile stabilire quale odore avesse, era buono e le ricordava qualcosa, la ragazza chiuse gli occhi per metterlo a fuoco. A volte, anche quando era a Daguerrero, lo faceva per ricordare gli odori di Oeilvert o di Madain Sari. Fu un momento fugace, Kuja aveva un odore che ricordava molto bene, sapeva di “stelle”, un po' come suo padre, ma in maniera diversa; l'unica parola che le venne per descrivere l'odore di Kuja fu “casa”. Quella parola le tolse il respiro, Cassandra sussultò, riaprendo gli occhi impanicata. Il viso di Kuja sfiorava il suo e anche lui aveva gli occhi socchiusi.
Cosa sta...
-SIGnorE!- la voce metallica fece saltare entrambi, Cassandra fece un balzo indietro, voltandosi verso la bambola dietro di lei, fece di tutto, per non riportare lo sguardo sul suo ospite. Il pupazzo teneva sul braccio dei vestiti, la stoffa era scarlatta e lucida come il raso.
-Oh, avete fatto in fretta...- tono stranamente neutro per uno abituato a declamare ogni sua frase come la massima di un grande filosofo, pensò Cassandra.
-Mia cara- la ragazza fece un altro salto, sulle prime temette che l'avesse sentita, ma se Kuja avesse potuto leggerle nella mente, forse non sarebbe stato poi così gentile con lei – Credo sia arrivata l'ora di cena, vi ringrazio per avermi dedicato del tempo- Kuja accennò un inchino.
Smettila di sorridere come un'ebete, scema!
Cassandra scosse la testa, sì, doveva togliersi quell'aria trasognata; quel posto puntava a farla impazzire, cosa sarebbe accaduto se fosse finita come il suo ospite? Avrebbe cominciato ad indossare veletti e perizomi anche lei!? Rabbrividì al solo pensiero. Kuja prese l'abito dalle braccia del suo sottoposto e lo porse alla ragazza -La taglia credo sia quella giusta- 
Ehi tu, la zona occhi è più alta, più alta ti dico!?
-Non vi dispiace se ho scelto qualcosa di più vivace rispetto ai suoi soliti indumenti...-
Oddio, definisci “vivace”! 
L'incubo di dover indossare un abito “vivace” come quello del suo ospite la raggelò, o meglio, la fece diventare paonazza per l'imbarazzo. In effetti, il quantitativo di vesti sul corpo di Kuja era davvero scarso.  
Meno male che ci ho pensato solo ora... 
Almeno in apparenza, la foggia degli abiti era simile a quella che aveva indossato sino a quel momento, sperò di non avere sorprese. La ragazza prese il vestito dalle mani del suo ospite e accennò anch'ella un inchino. 
-Grazie!- bofonchiò. Non alzò lo sguardo, non aveva il coraggio di guardarlo. Rimasero così qualche secondo, forse lui sperava di inchiodarla con una delle sue occhiate, ma la ragazza non azzardò ad alzare la testa.
-Bene, la cena sarà servita tra poco, spero di vedervi in orario...-
-E se volessi riposarmi un po'?- lo apostrofò la ragazza prima di andarsene, questa volta si voltò verso Kuja, il quale la guardò divertito 
-Ritengo vi siate riposata abbastanza, se lo giudicate necessario... potremmo aumentare le attività notturne se il posto le viene a noia...- 
Cassandra si pentì immediatamente della piccata, bofonchiò un “è già tutto troppo attivo, grazie” e sgattaiolò via seguita dal mago nero. Kuja la fissò finché la figura sottile della sua ospite non svanì dietro l'arcata, improvvisamente, quella settimana, non gli parve più così nefasta. 


Image and video hosting by TinyPic
NdA: Ehilà signori, partono le note scuse di Aoboshi ^.^ Perdonate l'italiano scorretto, gli errori di grammatica e la pessima narrazione, spero che per le meno il capitolo non sia troppo noioso o eccessivamente romantico o simili, sto aggiornando in stile tartaruga, un bacio a tutti!
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy IX / Vai alla pagina dell'autore: Aoboshi