Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Calipso19    29/06/2016    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ora siamo legati più che mai.

 

 

Natale era passato, come un appuntamento mai fissato ma sicuro, e per la prima volta nella sua vita le era sembrato un giorno di festa e di pura allegria, senza preoccupazioni.

Soddisfatta per il tempo che aveva dedicato alla sua famiglia Jackie pensò che, nelle ore seguenti a quel giorno festoso, fosse ora di tornare e di riprendere in mano le redini della sua carriera.

C'era un fratello da trovare, e doveva anche tornare in America al più presto.

Inoltre, cominciava a piangere per la mancanza di un caro amico.

 

La mattina di quel 26 dicembre 1982 Luca le consegnò una lettera arrivata fresca fresca da oltre oceano. 

Era una busta color panna e chi l'aveva spedita aveva di sicuro una gran notorietà, considerata la raffinatezza della carta e la velocità con cui era stata spedita.

Era di Q, Quincy Jones, il mitico produttore che le scriveva per augurarle buon Natale, per avere sue notizie e, seppur in modo quasi invisibile, pregarla per tornare al più presto.

Dalle parole e dalla grafia un poco disordinata si capiva che era una lettera scritta senza pensare.

Quell'uomo le voleva bene, e su quello non c'erano dubbi.

 

Jackie strinse la carta al petto, stropicciandola un poco, strizzando gli occhi dalla felicità.

 

- Buone notizie a quanto vedo! - s'informo il fratello biondo, premuroso più che mai. 

 

- E' di Quincy Jones, il produttore dell'album di Michael, nonché mio superiore in campo lavorativo. Per me però è come un padre! - esclamò la ragazza.

 

Si precipitò dal soggiorno più grande alla stanza accanto, dopo aver superato un vasto corridoio, dove vi era il sediolo preferito da nonno Andrew e, un tempo, anche da Anna. 

Si sedette sulla vecchia sedia di quercia e raccolse l'occorrente necessario per inviare una risposta all'uomo oltreoceano. 

Luca la seguì, curioso e tutto sommato felice del fatto che la sorella abbia molte amicizie laggiù.

 

- A proposito di.. uhm.. Michael Jackson ..- cominciò, poggiandole le grandi mani sulle esili spalle. - Ma non ti ha inviato alcuna lettera? Voglio dire, siamo nel periodo di Natale: tutti si scambiano biglietti e auguri!

 

- Oh lo so, ma il fatto è che ho lasciato Michael in un lago di lavoro. Sono certa che sarà stato impegnato con le riprese dei videoclip - rispose la castana in tono neutro ma gentile. - Ma non importa: ho lasciato io qualcosa per lui. E poi, entro il 10 di Gennaio devo essere assolutamente di ritorno: ho un lavoro e non voglio perderlo.

 

Luca annuì, pensando al domani, quando sarebbero partiti loro due insieme, per la Spagna.

Un viaggio senza meta, dove chissà cosa mai sarebbe potuto accadere accadere.

 

- Tu lo sai che è da pazzi andare a cercare Guglielmo vero? Lo sai che un'altra persona al tuo posto avrebbe lasciato perdere? 

 

- Si, ma non io. Non voglio lasciar perdere. Mi importa molto. 

 

- Ma sai anche che se troveremo ciò che stiamo cercando non potrebbe essere come ce lo ricordiamo, vero?

 

- Si, lo so. Ma sono disposta a rischiare, e tu?

 

Il fratello non rispose, ma nel suo silenzio pieno di dubbi Jackie intuì che l'avrebbe appoggiata.

Si, l'aiutava ma non la capiva completamente, e questo la faceva soffrire. 

Avrebbe voluto comprendere di più il fratello, stargli più vicino, dimostrargli come poteva il suo amore.

Alzò la mano che non era occupata a scrivere per appoggiarla su quella del fratello, ancora sulla sua spalla, e accarezzarla dolcemente. 

Era un gesto d'affetto, quotidiano e spontaneo in una famiglia normale, così speciale e ricco di sentimento in una famiglia come la loro, lontana e vicina al tempo stesso. 

 

Quella notte, l'ultima in quella casa dalle mura azzurrine, nonostante le lenzuola pulite e il caldo piumone che l'avvolgeva, Jackie non riusciva ad abbandonarsi al sonno. 

Era tormentata da strani pensieri.

La partenza di lei e il fratello era fissata per il giorno dopo, alle 7:00 del mattino in punto, all'aeroporto, e forse quello o il fuso orario a cui non si era ancora completamente abituata contribuivano a tenerla sveglia, in uno stato di angoscia e preoccupazione.

Più che per la missione in Spagna, ciò che la metteva in soggezione era partire col fratello Luca, con cui si sentiva tanto legata quanto.. Estranea.

Lo adorava, lo amava come si ama un fratello, appunto, ma qualcosa la bloccava dal manifestargli tutto il suo affetto.

Era diverso da Fabiana, poiché lei era una donna, ed aveva forse più sensibilità e pazienza. 

 

Stufa delle coperte così calde ma vuote che l'avvolgevano si alzò e scese in cucina, senza passare dal salotto.

Si versò dell'acqua fresca, facendo ben attenzione a non rovesciarla, poiché era scesa in completo buio. 

Pensò di esser sola, ma si sbagliava.

Sussultò appena sentì dei passi, per poi accorgersi che provenivano dal soggiorno, e non sembravano dirigersi verso di lei.

Tuttalpiù, sembravano produrre sul pavimento un suono rapido e quasi ritmico, come una coreografia di danza molto precisa.

Un ritmo accelerato che le era familiare.

Si avvicinò e notò, al di sotto dell'uscio della porta, una debole luce, e delle ombre in movimento.

Si chiese cosa stesse succedendo e, spinta più dalla curiosità che dal timore, si accostò alla porta, che spinse delicatamente, spostandola di poco più di un centimetro.

Nella stanza c'era Luca.

Le voltava le spalle, rivolto al debole fuoco ardente del camino, concentrato in una danza silenziosa.

Era una sequenza dal ritmo serrato, duro, e Jackie sforzò la mente per ricordarsi dove l'aveva sentito.

Poi, il lampo.

Era Billie Jean. Suo fratello l'aveva ascoltata direttamente da lei, dalla cassetta che aveva portato per loro, per condividere la bravura della persona a lei più cara.

Sorpresa, restò a fissarlo per un tempo indeterminato, compiaciuta dal fatto che il fratello si era messo a ballare quella musica che pareva a lui così ostile, perché creata da uno sconosciuto che si prendeva cura della sorella.

Evidentemente gli piaceva, eccome.

Ma come poteva non piacere la perfezione?

Decisa, bussò piano alla porta e Luca si interruppe subito, voltandosi di scatto verso di lei e fissandola con gli occhi colmi di sorpresa.

Jackie notò alla luce del fuoco le gote infiammate per l'imbarazzo.

Sorrise timida come per dirgli scusa.

 

- Ancora sveglia? - parlò lui per primo. - E' tardi, e domani partiamo. Possibile che tu non voglia riposarti un minimo?

 

- Non sono l'unica a non voler riposare allora. - ribatté lei. - Che cosa facevi? 

 

- Niente, danzavo.. lo sai che frequento una scuola di danza professionale.

 

- Si, ma conosco questa musica. E' Billie Jean vero? Allora ti piace!

 

- La musica è bella. - rispose lui in tono severo, come se dovesse ammettere qualcosa di molto difficile. - E di colui che la creata che non mi fido così come ti fidi tu.. 

 

- Perché? - quelle parole addolorarono Jackie, poiché il fratello sapeva che Michael si era sempre preso cura di lei e l'aveva sempre salvata da qualsiasi difficoltà. Questa sua ostilità nei confronti dell'amico americano la delusero profondamente.

 

- Comprendimi Mon Pon. Per me è uno sconosciuto, e poi è gente di spettacolo, persone che non vivono le giornate come le viviamo noi. Per loro il mondo è diverso…

 

- Ma Luca, sono persone come noi! Qual'è la differenza? Solo perché la loro professione li porta al centro di un palco e sotto i riflettori non vuol dire che siano diversi! E tu dovresti saperlo, dato che anche tu lavori a teatro!

 

- Non alzare i toni con me. - rispose lui, calmo. - E sai che non è la stessa cosa. Non siamo sullo stesso livello. Io posso andare in giro tranquillamente, senza per forza dovermi travestire o esser scortato dalle guardie del corpo. 

 

Seguì un attimo di silenzio, composto da mali pensieri e vecchi rancori.

 

- Mi dispiace che la pensi così di Michael. Lui si è preso sempre cura di me. E mi fido più di lui che del mio stesso padre.

 

- Allora per questo sono d'accordo con te. E sono anche contento che con te ci sia Albert. Di lui mi fido, l'ho conosciuto e ci andavo d'accordo.

 

Si voltò a fissare il camino. Jackie restò a guardarlo.

 

- Cantavo questa canzone perchè oltre a essere bella, è anche molto particolare. Cioè.. ha qualcosa di strano. Come qualcosa di irraggiungibile che non riesco a capire. - si voltò di nuovo verso. Il suo volto era completamente diverso. I suoi occhi erano luminosi, come ispirati. - E' bello. E' emozionante. E'.. travolgente. Questo lo devo proprio ammettere.

 

Jackie sorrise.

 

- E' proprio questo l'effetto che deve dare. Sono contenta di aver avuto l'onore di ascoltarla per prima, dopo Michael ovviamente. Non è come un vortice? 

 

- Si, è la creazione di un genio. Questo devo riconoscerlo. Non lo conosco e non mi fido, ma il tuo Michael è proprio bravo. - Anche Luca sorrise.

 

- Quando lo conoscerai, cambierai idea su di lui. Michael è una persona squisita e sono sicura che andreste molto d'accordo. - E mentre pronunciava quelle parole, si chiese se Michael e il fratello potessero mai incontrarsi. 

 

Notò distrattamente l'espressione del fratello dopo che ebbe finito di parlare di Michael: era seria, come dispiaciuta e attraversata da qualcosa che non riusciva a cogliere a prima vista. 

Un lampo di gelosia.

Subito, si avvicinò a lui abbandonando ogni timore e si alzò sulle punte per abbracciarlo.

 

- E naturalmente, sono felice nonostante tutto questo, di avere una famiglia fantastica e un fratello così paziente. 

 

Lui lasciò andare un gemito commosso e la strinse. Forte.

Forse era quello ciò di cui avevano bisogno, entrambi.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Calipso19